CULTURA- Pagina 38

Maria Callas e la stilista Elvira Leonardi Bouyeure, in arte Biki

Nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale, a Torino, in via Verdi 9, nell’ambito di “Icona Callas” si terrà martedì 12 dicembre la masterclass sulla storia del rapporto speciale tra le due donne

 

Martedì 12 dicembre alle ore 11:00, presso l’Aula Magna della Cavallerizza Reale in via Verdi 9, a Torino, si terrà una masterclass che fa parte di una serie di lezioni magistrali che fino al 14 dicembre indagheranno la figura di Maria Callas secondo una prospettiva transmediale e multidisciplinare.

La masterclass del 12 dicembre fa parte del programma “Icona Callas” e narra la storia del rapporto speciale tra il soprano greco e la stilista Elvira Leonardi Bouyeure, in arte Biki, conosciuta come la sarta della Callas. La masterclass prevede il dialogo tra Simona Segre-Reinach, docente di Cultura della Moda all’Università di Bologna e la Prorettrice dell’Università di Torino Giulia Carluccio.

Simona Segre-Reinach è autrice del volume “Biki-visioni francesi per una moda italiana” che ricostruisce il rapporto speciale tra Maria Callas e Biki, nata nel 1906 e scomparsa nel 1999. Si tratta della storia di un sodalizio, ma anche di una figura pionieristica della moda italiana e internazionale, il cui contributo fu fondamentale nella creazione dell’immagine iconica della Callas. Biki, insieme al genero e couturier Alain Reinaud, disegnarono gran parte del guardaroba del soprano, dai primi abiti per la nuova silhouette, ottenuta con grandi sacrifici, fino alle mise più grandiose per gli intensi anni vissuti accanto ad Aristotele Onassis.

 

Mara Martellotta

A Bardonecchia la mostra fotografica ispirata al cinema “Art for film”

 

Il cinema che diventa fotografia o la fotografia che diventa cinema. Inaugurata, oggi, nella sala mostre del Palazzo delle Feste di Bardonecchia, l’esposizione “Art for film”. Undici scatti di Paolo Angelillo per un progetto curato da Sabrina Sottile, che ha già riscosso grande successo, lo scorso anno, al Museo del Cinema di Torino. Un racconto inedito dedicato al grande cinema girato e prodotto in Piemonte. Si tratta del primo appuntamento della rassegna “Scena 1312”, organizzata dal Comune di Bardonecchia e da Estemporanea, che propone spettacoli, mostre e presentazioni letterarie.

“L’idea è nata nel 2020 – racconta Sabrina Sottile – in occasione dell’appuntamento ‘Torino città del cinema’. Un progetto nato anche dalla mia grande passione per il cinema, che ha trovato in Paolo Angelillo il perfetto interprete”.

“Ho accettato di buon grado questa idea – aggiunge Paolo Angelillo – e mi sono adoperato per riuscire a tradurre ogni pellicola in un fotogramma”.

Tra i pezzi esposti a Bardonecchia non manca qualche interessante curiosità.
A cominciare dalla fotografia di
“Venuto al mondo” ispirato al film di Sergio Castellitto, che “fa da ponte – spiega Angelillo – tra due miei progetti fotografici, il primo “Caravaggio reloaded”, dove si reinterpretavano i quadri di Caravaggio ed Art for film. Questo quadro è assolutamente ispirato alla Deposizione di Caravaggio”. Ed ancora, la fotografia “Dopo Mezzanotte”, “realizzata in una sala del Museo del Cinema che oggi non c’è più e che rappresenta in un certo senso, quindi, un pezzo di storia “.

Dove è stato possibile i set fotografici sono stati realizzati proprio dove sono stati girati i film. Si veda “Italian Job” girato a Palazzo Madama sullo Scalone dello Juvarra o “Guerra e pace” nel Castello del Valentino”.

Un racconto di cinema e fotografia, che ha conquistato il pubblico presente, oggi, all’inaugurazione e che potrà essere visto fino al prossimo 22 dicembre al Palazzo delle Feste di Bardonecchia.

 

“Lee Miller. Photographer & Surrealist” Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

Cento scatti raccontano la vita e l’opera della grande fotografa americana che osò “profanare” la vasca da bagno che fu del Führer.

Fino al 7 gennaio 2024

Un incidente miracolosamente evitato. Da lì, l’inizio di una carriera artistica da “mille e una notte”. 1925: una graziosa studentessa dell’“Art Students League” di New York, cammina tranquillamente per le strade di Manhattan quando d’improvviso un’auto rischia di investirla. Per lei avrebbero potuto esserci gravi conseguenze, se un passante non fosse riuscito a trattenerla per un braccio evitandole seri guai. Incontro salvifico. Il destino aveva in mente ben altre cose per il futuro di quella giovane. Il suo nome: Elizabeth “Lee” Miller, nata nel 1907 a Poughkeepsie, nello Stato di New York, elegante e bella da togliere il fiato. Lui, il provvidenziale “angelo custode”: nientemeno che Condé Nest, editore di “Vanity Fair” e di “Vogue”, che, folgorato da “cotanta beltade”, le propone un contratto da fotomodella, dedicandole pochi anni dopo una copertina su “Vogue”. Lee diventa in breve una delle modelle più richieste dalle riviste di moda, ritratta da fotografi di gran calibro. Fra tutti e tanti: Man Ray, di cui fu, non solo modella, ma altresì musa ispiratrice ed amante. E forse proprio la frequentazione con il leggendario artista e padre della “fotografia surrealista” instillò in lei il desiderio di cambiar mestiere e “postazione”. Di stare cioè non più davanti, ma dietro l’obiettivo fotografico. Nel 1929 si trasferisce a Parigi, collabora con Ray e, insieme, sviluppano la tecnica della “solarizzazione”, così chiamata dai “dagherrotipisti”. Sue le parole di allora: “Preferisco fare una foto che essere una foto”. E fino agli anni ’50 (quando, dopo il secondo matrimonio con il pittore surrealista Roland Penrose e una vita accolta in tutte le sue estreme – e anche dolorose – sfaccettature, diventò soprattutto “Lady Penrose”, preferendo alla macchina fotografica, l’arte della cucina, anch’essa, estrosa e impeccabile) Lee Miller fu fotografa di “sguardo surrealista” di eccelsa bravura, eclettica senza limiti, tanto da diventare pur anche impavida corrispondente di guerra. A raccontarlo sono oggi i cento scatti (“Lee Miller. Photographer & Surrealist”), provenienti dall’“Archivio Lee Miller” presentati, fino al 7 gennaio del 2024, nelle antiche Cucine della “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, in una lodevolissima mostra  – a cura di “ONO Arte Contemporanea”, produzione “Next Exhibition” in collaborazione con l’“Associazione Culturale Dreams” – che ripercorre, sotto la curatela di Vittoria Mainoldi, la vicenda umana e professionale dell’artista americana, scomparsa a Chiddingly nel 1977, ponendo l’attenzione su immagini che travalicano il reale, “caratterizzate dall’uso di metafore, antitesi e paradossi visivi volti a rivelare la bellezza inconsueta della quotidianità”. Ricco e ben studiato il percorso espositivo. In parete si galoppa dalle prime “sperimentazioni” in studio a Parigi, al mondo della “moda” e della “pubblicità” con lavori realizzati nello studio di New York, fino alle poetiche “nature morte” e ai “paesaggi” (mirabile “Portrait of Space”) testimonianza del suo trasferimento al Cairo, dopo il matrimonio (1932) con l’uomo d’affari egiziano Aziz Eloui Bey. Assolutamente suggestivi e intriganti anche gli scatti dedicati agli artisti più famosi dell’epoca: da Charlie Chaplin, che posa con un candelabro in testa, a Picasso, a Ernst o alla superlativa Dora Maar, fino a Mirò a Magritte, al “ragazzo terribile” Cocteau e, ovviamente, a Man Ray. Poco prima dello scoppio della “Seconda Guerra Mondiale”, nel 1939, lascia l’Egitto per trasferirsi a Londra e, ignorando gli ordini dell’ambasciata americana di tornare in patria, inizia a lavorare come fotografa freelance per “Vogue”. Nel 1944 diventa corrispondente accreditata al seguito delle truppe americane e collaboratrice del fotografo David E. Scherman (da lei fotografato con in viso la maschera antigas) per le riviste “Life” e “Time”. E’ lei l’unica fotografa donna a seguire gli alleati durante il “D-Day” e a documentare le attività al fronte e durante la Liberazione. Le sue fotografie ci testimoniano anche gli orrori dei campi di concentramento di “Dachau” e “Buchenwald”. Ed é proprio nei giorni febbrili del dopo conflitto (1945), quando viene fatta la scoperta degli appartamenti di Hitler a Monaco di Baviera, che l’inarrestabile Miller scatta quella che diventa la sua fotografia più celebre, presente in mostra: l’“Autoritratto nella vasca da bagno del Führer”: Lee al centro, a sinistra sul bordo della vasca una fotografia di Hitler, a destra una statuetta di “Venere al bagno”, davanti sul tappetino bianco i suoi scarponi sporchi di fango, su uno sgabello la sua uniforme e l’orologio. Immagine iconica. Violenta e triste. Nonostante l’eccentrica bizzarria. “Per lavare via – scrisse Lee – la polvere di Dachau”.

Gianni Milani

“Lee Miller. Photographer & Surrealist”

“Palazzina di Caccia”, via Principe Amedeo 7, Stupinigi , Nichelino (Torino); tel. 011/6200634 o www.mostraleemiller.it

Fino al 7 gennaio 2024

Orari: dal mart. al ven. 10/17,30; sab. dom. e festivi 10/1830

Nelle foto: “Self Portrait with headband”, New York, 1932; “Portrait of Space”, Egypt, 1937; “David E. Sherman dressed for war”, Londra, 1943; “Picasso and Lee Miller in his studio”, Liberation of Paris, 1944

Caffetterie di Torino Paragonate a Libri Celebri: Un Tour da Raccontare

Le strade di Torino sono quotidianamente traboccanti di grandi storie di vita moderna, profumano di
aroma al caffè, e hanno spesso il suono delle pagine sfogliate dei giornali o dei libri.

Come capitoli di un libro, le caffetterie di Torino offrono esperienze uniche, simili alle trame di
celebri opere letterarie. Ognuna di esse racconta una storia avvincente, come se fosse parte
integrante di un romanzo indimenticabile.

Ma se collegassimo le caffetterie più rinomate di Torino a romanzi che hanno lasciato un’impronta
duratura nella letteratura, cosa verrebbe fuori? Scopriamolo!

Farmacia del Cambio: “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen
La Farmacia del Cambio, con la sua atmosfera elegante e raffinata, evoca il mondo di “Orgoglio e
Pregiudizio” di Jane Austen. Come l’eroina Elizabeth Bennet, che naviga tra le complesse dinamiche
sociali dell’Inghilterra del XIX secolo, i visitatori della Farmacia del Cambio si immergono in
un’atmosfera di classe e grazia. La trama del romanzo si svela tra chiacchiere intriganti, proprio come
le conversazioni che potrebbero svolgersi tra le pareti di questo luogo storico.


Caffè Platti: “La Solitudine dei Numeri Primi” di Paolo Giordano
Il Caffè Platti, con la sua eleganza senza tempo, richiama il romanzo di Paolo Giordano, “La
Solitudine dei Numeri Primi”. La trama del romanzo, che segue le vite di due personaggi accomunati
dalla loro singolarità, trova un riflesso nell’atmosfera unica del Caffè Platti. Come i protagonisti del
libro, i frequentatori del Platti sembrano portare con sé un alone di solitudine, avvolti da un’atmosfera
di raffinata melancolia.

Caffè Torino: “Il Grande Gatsby” di F. Scott Fitzgerald
Il Caffè Torino, situato in piazza San Carlo, trasporta i visitatori nel mondo glamour e simile ai
ruggenti anni ’20 de “Il Grande Gatsby”. La piazza stessa diventa un palcoscenico in cui si svolgono
storie di lusso e mistero, riflettendo il fascino ambiguo del romanzo di Fitzgerald. Gli ospiti del Caffè
Torino, sia nel locale che nella Piazza più bella di Torino, si trovano immersi in un’atmosfera di
opulenza e segreti, come se stessero partecipando a una delle feste sfarzose descritte nel libro.


Caffè Gerla: “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry
Il Caffè Gerla, con la sua atmosfera accogliente e familiare, si collega al mondo magico de “Il Piccolo
Principe”. Come il protagonista del libro che visita pianeti lontani, i visitatori del Gerla sembrano
viaggiare in un mondo di storie e incontri straordinari. La trama sottolinea il valore dell’amicizia e
dell’essenziale, elementi che emergono anche nella semplicità e nel calore del Caffè Gerla.

Caffè Elena: “Il Codice da Vinci” di Dan Brown
Il Caffè Elena, con la sua combinazione di modernità e tradizione, ricorda il mistero e l’intrigo de “Il
Codice da Vinci”. I visitatori possono sentire l’energia della scoperta mentre sorseggiano il loro caffè,
proprio come i protagonisti del romanzo di Dan Brown. L’atmosfera del Caffè Elena sembra essere
permeata da segreti nascosti e simboli enigmatici, invitando i clienti a immergersi in un mondo di
conoscenza e avventura.

Caffetteria al Bicerin: “Storie di Straordinaria Follia” di Charles Bukowski
La Caffetteria al Bicerin, con la sua atmosfera unica e il celebre Bicerin, evoca lo spirito ribelle e
anticonvenzionale di Charles Bukowski in “Storie di Straordinaria Follia”. Come i racconti di Bukowski
che esplorano la vita marginale e le eccentricità umane, la Caffetteria al Bicerin offre un rifugio per
coloro che cercano un’esperienza fuori dagli schemi, dove l’arte del caffè si intreccia con le storie più
stravaganti.

Baratti & Milano: “Colazione da Tiffany” di Truman Capote
Il Baratti & Milano, con la sua eleganza e la raffinatezza delle sue creazioni, ci trasporta nel mondo
glamour di “Colazione da Tiffany” . Come Holly Golightly, che ama immergersi nella bellezza e nel
lusso, i clienti del Baratti & Milano possono gustare prelibatezze squisite e caffè pregiato in un
ambiente che evoca lo stile e l’eleganza della protagonista di Capote.

Bar Zucca: “Gossip Girl” di Cecily von Ziegesar
Il Bar Zucca, emerge come il luogo ideale per chiunque sia in cerca di glamour, stile e un pizzico di
mistero. Questo affascinante caffè può essere paragonato, in molti aspetti, al mondo scintillante e
intrigante dei romanzi di “Gossip Girl”. Analogamente al legame dei personaggi di “Gossip Girl” con
l’alta società di Manhattan, il Bar Zucca diventa un punto di riferimento per l’alta società torinese. I
clienti, come veri e propri protagonisti di una trama sociale sembrano celare dietro un sorriso
enigmatico segreti e intrighi che si svelano solo sotto la luce soffusa del locale e sorseggiando caffè o
cocktail.

Caffetteria Mulassano: “L’Età dell’Innocenza” di Edith Wharton
La Caffetteria Mulassano, con la sua atmosfera un po’ da ruggenti anni ’20, ci riporta nell’era
aristocratica di “L’Età dell’Innocenza” di Edith Wharton. Come i personaggi del romanzo che navigano
tra convenzioni sociali e desideri proibiti, i visitatori del Mulassano possono sperimentare
un’atmosfera intrisa di nostalgia e eleganza, dove ogni dettaglio sembra raccontare una storia di
amori intensi e complicati.

Pasticceria Ghigo: “La Fabbrica di Cioccolato” di Roald Dahl
Come Willy Wonka crea cioccolato magico nella sua fabbrica, la Pasticceria Ghigo si distingue per
l’arte impeccabile nella creazione di incantevoli e squisiti dolci. Questa Pasticceria e Caffetteria è un
richiamo all’opera “La Fabbrica di Cioccolato” di Roald Dahl. Entrare nella Pasticceria Ghigo è come
aprire la porta della Fabbrica di Cioccolato: una varietà di delizie esposte come tentazioni irresistibili.
La selezione accurata di dolci e cioccolatini diventa la chiave per accedere a nuovi mondi di sapori,
così come i biglietti d’oro di Dahl erano la chiave per entrare nella fabbrica di Wonka.

Le caffetterie di Torino possono davvero diventare pagine di romanzi celebri, offrendo esperienze che
vanno ben oltre il semplice atto di bere un caffè. Ogni luogo, con la sua atmosfera unica e la sua
storia intrisa di cultura, si collega a romanzi che hanno plasmato la letteratura mondiale, creando un
connubio tra arte, gusto e narrazione che rende ogni visita un viaggio attraverso le pagine di storie
senza tempo.

Noi abbiamo sperimentato così, la prossima volta che entrerete in uno dei caffè celebri della città
torinese, provate anche voi e immaginate le opere che più vi sono care.

CRISTINA TAVERNITI

“Incipit Offresi”. Il tour continua … e siamo a nove edizioni

E’ attesa a Chivasso la nuova fermata della nona edizione del primo talent letterarioitinerante per aspiranti scrittori

Venerdì 1° dicembre, ore 18

Chivasso (Torino)

Dopo Cuorgné, sarà Chivasso ad ospitare, venerdì 1° dicembre (ore 18), presso la “Biblioteca Civica MoviMente” di piazzale XII maggio 1944 al civico 8, la nuova tappa della nona edizione di “Incipit Offresi”, il primo talent letterario itinerante dedicato agli aspiranti scrittori, ideato e promosso dalla “Fondazione ECM – Biblioteca Archimede”di Settimo Torinese, in sinergia con “Regione Piemonte”. A presentare l’appuntamento chivassese sarà l’autrice e attrice – comica Giorgia Goldini del torinese “Teatro della Caduta”.

Novità di questa edizione: la vincitrice o il vincitore di tappa si aggiudicherà un buono libri del valore di 50 euro. Non tanti, ma sempre ben accetti. Ma cos’è “Incipit Offresi”? Ne avevamo già più volte scritto. Ma per chi ancora non lo sapesse, informiamo trattarsi di un format letterario a tappe: la sfida si giocherà, per l’appunto, a colpi di “incipit” all’interno di Biblioteche e di luoghi di cultura, ma anche attraverso gare di scrittura e letture animate nei mercati. L’obiettivo – precisano gli organizzatori – non è premiare il romanzo inedito migliore, ma scovare nuovi talenti”.  In 8 anni “Incipit Offresi” ha scoperto più di 60 nuovi autori, pubblicato 70 libri e coinvolto più di 10mila persone, 30 case editrici e più di 50 Biblioteche e centri culturali. Incipit Trattasi insomma di un vero e proprio “talent della scrittura”, lo spazio dove tutti gli aspiranti scrittori possono presentare la propria idea di libro agli editori coinvolti nelle varie fasi del progetto.

I partecipanti, in una sfida uno contro uno, avranno 60 secondi di tempo per leggere il proprio “incipit” o raccontare il proprio libro. Il/la concorrente che, secondo il giudizio del pubblico in sala, avrà ottenuto più voti, passerà alla fase successiva, dove avrà ancora 30 secondi di tempo per la lettura del proprio “incipit” prima del giudizio della giuria tecnica che assegnerà un voto da 0 a 10. Una volta designato il/la vincitore/trice di tappa, si aprirà il voto del pubblico per il secondo classificato. Chi otterrà più voti potrà partecipare alla gara di ballottaggio. I primi classificati di ogni tappa e gli eventuali ripescaggi potranno accedere alle semifinali per giocarsi la possibilità di approdare alla finale, in programma a giugno 2024.

I concorrenti primo e secondo classificato riceveranno rispettivamente un premio in denaro di 1.500 e 750 euro; saranno inoltre messi in palio, fra tutti i partecipanti alla finale, il “Premio Italo Calvino”, “Indice dei Libri del Mese”, “Golem”, “Leone Verde”, “Circolo dei Lettori” ed eventuali altri premi assegnati dagli editori.

La partecipazione è gratuita e aperta agli scrittori, esordienti e non, maggiorenni, di tutte le nazionalità. I candidati dovranno presentare le prime righe della propria opera: l’“incipit”, appunto, inedito (le opere autopubblicate sono parificate alle inedite poiché prive di regolare distribuzione) per un massimo di mille battutecon le quali catturare l’attenzione dei lettori e una descrizione dei contenuti dell’opera (massimo, 1.800 battute). La gara si svolgerà in lingua italiana. La possibilità di partecipare alle tappe è garantita fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Il “Premio Incipit” e il “campionato” sono dedicati alla memoria di Eugenio Pintore(Bonorva- Ss, 1956 – Gassino-To, 2019), uno dei massimi bibliofili e cultori dell’“arte bibliotecaria”, già direttore della Biblioteca di Settimo Torinese, dal 2003 dirigente della “Regione Piemonte” con l’incarico di riorganizzare tutta la rete dei sistemi bibliotecari e di dare avvio al “Sistema Bibliotecario Area Metropolitana” di Torino (con la partecipazione di circa settanta Comuni della prima e della seconda cintura torinese), fino al 2008 quando assunse l’incarico di Dirigente del “Settore Regionale Biblioteche, Archivi e Istituti Culturali”, con la responsabilità sul patrimonio archivistico, gli istituti della cultura e l’editoria. A lui si devono anche i progetti “Nati per leggere” e “Lingua Madre” ( introdotto al “Salone Internazionale del Libro” di Torino), nonché l’attuazione della “Legge per la Piccola Editoria piemontese”, tesa a favorire la promozione e la diffusione delle opere degli editori locali, anche attraverso il sostegno alle traduzioni e la loro partecipazione alle principali “Fiere nazionali” ed internazionali.

Per info: “Incipit Offresi”, tel. 339/5214819 o www.incipitoffresi.it

g.m.

Con ‘Icona Callas’ l’Università di Torino si apre alla cittadinanza nel progetto UniVerso

Il mito di Maria Callas rivive nel programma di eventi promossi dall’Università degli Studi di Torino per i cento anni dalla suanascita, dal titolo “Icona Callas”, presentati lunedì 20 novembre scorso.

Si tratta di un palinsesto di iniziative organizzato dall’Università degli Studi di Torino nell’ambito del progetto UniVerso, che partirà il 6 dicembre prossimo per animare il palazzo del Rettoratoe altre location cittadine, con mostre, proiezioni, concerti, masterclass e un convegno internazionale di studi. Il tutto realizzato in collaborazione con Fondazione Teatro Regio di Torino, Archivio Storico Ricordi, Archivio Intesa San Paolo e Gallerie d’Italia, Marina Abramovic Institute,  Museo Nazionale del Cinema, Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi di Torino, Ono Arte,  Fondazione Ellenica di Cultura e con il patrocinio di Regione Piemonte,  Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Accademia Albertina di Belle Arti, Consulta Universitaria del Cinema, Fondazione Zeffirelli e con il supporto di Fondazione CRT.

Il programma “Icona Callas” sarà aperto da alcune masterclass, la prima delle quali il 6 dicembre prossimo con la fumettista e illustratrice Vanna Vinci che, per Feltrinelli Comics, ha pubblicato la graphic novel ‘Io sono Maria Callas’, una biografia per immagini in cui il soprano è al contempo un personaggio da tragedia greca e una superstar. Il 7 dicembre Mario Riberi, docente di Storia del Diritto Medievale e Moderno all’Università di Torino, indagherà il rapporto tra diritto e opera lirica. L’11 dicembre prossimo Pierluigi Ledda, direttore dell’Archivio Storico Ricordi, condurrà il pubblico nell’esplorazione della Medea di Cherubini, un disco leggendario che sancì l’ingresso di casa Ricordi nel mondo della discografia come Dischi Ricordi, etichetta che pochi anni dopo avrebbe dato vita al fenomeno dei “cantautori”.

II 12 dicembre verrà indagato il rapporto tra Maria Callas e quella che era conosciuta come la sarta della soprano, Elvira Leonardi Bouyeure (1906-1999), in arte Biki. A farlo la docente di Storia della moda dell’Università di Bologna Simona Segre Reinach.

II 14 dicembre l’autore del libro Maria Callas, Alberto Bentoglio, illustrerà il profilo del soprano come cantante-attrice, nelle relazioni con i registi con cui ha lavorato.

Non mancherà la rassegna cinematografica,  dall’8 all’11 dicembre, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema dal titolo “Maria Callas e il cinema”. Verranno proiettati al cinema Massimo in via Verdi 18 la Medea di Pier Paolo Pasolini, Maria by Callas, “In her own words” di Tom Volf, “Callas forever”di Franco Zeffirelli e “Callas assoluta” di Philippe Kohly.

L’8 dicembre al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino si terrà il recital intitolato “100 +1: Maria Callas e Irene Papas”, ideato  e prodotto da Maria Mitsopoulou, per la regia di NIkaito Kontouri, che pone in relazione il percorso artistico di Maria Callas con quello di Irene Papas, altra icona della cultura greca del  Novecento, scomparsa lo scorso anno.

Quattro mostre inedite inaugureranno il 17 dicembre al palazzo del Rettorato, capaci di esplorare la figura di Maria Callas, attraversando diversi linguaggi. Saranno presenti dieciingrandimenti scenografici  che vestiranno il cortile del Rettorato per la  mostra fotografica “Maria Callas fuori dal palco. Ritratti dall’archivio Publifoto Intesa Sanpaolo”. Verrà poi allestito il nuovo spazio espositivo dall’Ateneo intitolato galleria di UniVerso  che ospiterà l’installazione video “Seven Deaths” di Marina Abramovic. Nella Sala Athenaeum, si terrà  una mostra in collaborazione con l’Archivio storico Ricordi dal titolo “Callas-Medea. Storia di un disco”, un percorso espositivo che ricostruisce la vicenda di un disco leggendario, Medea, attraverso preziosi materiali originali dell’epoca per la prima volta in mostra. Nellesale storiche della biblioteca Graf saranno esposte 25 tavole originali realizzate dalla fumettista Vanna Vinci, per la sua graphic novel “Io sono Maria Callas”. Da lunedì 18 a mercoledì 20 dicembre, al Teatro Regio, nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale e poi in quella del Rettorato, si riuniranno più di sessanta studiosi italiani e stranieri, che si confronteranno nel convegno internazionale “Maria Callas at 100: Opera, Celebrity, Myth”, per affrontare in una prospettiva multidisciplinare e transmediale la figura di Maria Callas, una personalità d’artista che ha segnato la storia dell’opera, ma anche più in generale l’immaginario, divenendo una vera e propria icona del ‘900.

Il convegno si aprirà domenica 17 dicembre alle ore 17:00 nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale, con una tavola rotonda dedicata ai grandi archivi in cui sono raccolti importanti documenti che raccontano la figura di Maria Callas da diverse prospettive. Gli interventi previsti sono di Pierluigi Ledda (Archivio Storico Ricordi), Simona Segre Reinach (Archivio Biki), Barbara Costa (Archivio Publifoto), Caterina d’Amico (Fondazione Zeffirelli) e Simone Solinas (Archivio Storico Editoriale Teatro Regio di Torino).

“Con il progetto ‘Icona Callas’ – ha dichiarato il Rettore dell’Università di Torino Stefano Geuna – il nostro programma di eventi culturali UniVerso dimostra di voler investire con sempre maggiore impatto l’obiettivo di aprire spazi universitari alla cittadinanza, e di contribuire da protagonista al potenziamento dell’offerta culturale del territorio. UniVerso è stato inaugurato nel 2021 e ha intrapreso un percorso guidato dall’idea di mettere in rete quel capitale di conoscenza che è la più grande risorsa strategica dell’Università, connettendola al fianco al più ampio sistema culturale di Torino e del Piemonte. Questo progetto nuovo e articolato è dedicato a un’artista che ha segnato il ‘900 e che ha un rapporto privilegiato con la nostra città, ed è una straordinaria dimostrazione dell’alto valore pubblico della divulgazione culturale. In un momento storico nel quale c’è molto da riaffermare il significato di ciò che è e che deve essere pubblico, anche grazie a ‘Icona Callas’, ognuno potrà fare esperienza dell’Università come spazio aperto per fruire di una proposta culturale di livello internazionale. Quale immagine migliore, quella di Callas, per rappresentare il pubblico come bene di tutti e alla portata di ognuno. Lei, che ha scritto le pagine più alte del melodramma, e che è stata a sua volta ‘melodramma’.”

“Il programma di eventi dedicati a Maria Callas nel centenario della nascita, ideati da UniVerso Università di Torino – ha dichiarato la Prorettrice dell’Università di Torino Giulia Carluccio – propone un percorso multidisciplinare e trasversale che intende offrire un ritratto sfaccettato di una delle più potenti icone del ‘900, ma anche evidenziare l’impatto che la grande artista continua ad avere nella cultura contemporanea. Attraverso diversi format, e con la preziosa collaborazione di numerose istituzioni culturali, con ‘Icona Callas’ UniVerso realizza un vero e proprio festival in cui esposizioni, performance, incontri e proiezioni si integrano con l’importante occasione di studio costituita dal convegno internazionale ‘Callas at 100’, in cui circa sessanta relatori e relatrici interverranno da diverse prospettive disciplinari per ricostruire l’arte, la vita e il mito di Maria Callas”.

“Due debutti diversissimi fra loro e in due fasi differenti della vita dell’artista – ha precisato il Sovrintendente del Teatro Regio Mathieu Jouvin, ricordando che i due grandi debutti che la Callas realizzò per il Teatro Regio furono il primo nel 1948, quando in una delle sue prime presenze in Italia Maria Callas interpretò per la prima volta il ruolo di Aida sotto la direzione di Tullio Serafin. Il secondo debutto avvenne esattamente cinquant’anni fa, quando il Teatro Regio le affidò, prima e unica volta per lei, la regia dei ‘Vespri siciliani’ di Giuseppe Verdi, che inaugurarono il nuovo teatro progettato da Carlo Mollino – abbiamo ricordato questa storica produzione con un concerto speciale prima dell’estate e ora siamo molto felici di contribuire al programma di ‘Icona Callas’”.

“Il nostro patrimonio musicale ci permette di ripercorrere il processo creativo dei grandi capolavori del melodramma italiano, nonché le vicende di Casa Ricordi, un’industria culturale stratificata e complessa”, ha dichiarato Pierluigi Ledda, Direttore dell’archivio storico Ricordi. “È con Maria Callas nel disco ‘Medea’ che l’editore milanese ha avviato nel 1958 la propria etichetta discografica, quella ‘Dischi Ricordi’ che sarebbe diventata la ‘casa dei cantautori’. La collaborazione a ‘Icona Callas’ ci permetterà di analizzare e condividere l’importante progetto artistico ricostruendo l’intreccio di vite e professionalità che ne ha permesso la genesi e il ruolo fondamentale che ebbe la ‘Divina’ a determinarne il successo”.

“Fu Pier Paolo Pasolini a mostrare al cinema, sotto un diverso punto di vista, il grande talento scenico della soprano – ha dichiarato il Direttore del Museo Nazionale del Cinema Domenico De Gaetano.

“Medea, con cui sia apre la programmazione dei film al Cinema Massimo nei giorni del convegno è testimonianza della versatilità di Maria Callas e della sua forza interpretativa, che vengono descritte e esaminate in altri momenti topici della sua vita e della sua carriera”.

“Non credo esista uno studente di canto di un conservatorio italiano che inizi i suoi studi senza guardare al mito di Maria Callas – conclude il Direttore del Conservatorio Statale di Musica Giuseppe Verdi, Francesco Pennarola – un mito che, in quanto tale, porta con sé grande musica, successo e soprattutto sogni. Una voce come quella di Maria Callas, la sua presenza scenica e la capacità di calarsi nei personaggi che portava in scena, sono il più straordinario modello per ogni cantante, ma posso tranquillamente dire per ogni musicista che deve affrontare il pubblico in recital e concerti”.

 

Mara Martellotta

Memorie squisite: la storia Ginori, un racconto itinerante del drammaturgo Luca Scarlini

In occasione dei vent’anni dell’associazione culturale Amici di Doccia

 

Mercoledì 29 novembre 2023 ore 17.30

 

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Sala Feste Piazza Castello, Torino

Fauno danzante, 1750 circa, porcellana

Torino, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, ospita, mercoledì 29 novembre alle ore 17.30Memorie squisite: la storia Ginori, un racconto itinerante dello scrittore e drammaturgo Luca Scarlini, dedicato alle vicende della manifattura Ginori, impiantata nel 1737 sulle colline di Sesto Fiorentino. È una storia tutta toscana quella della porcellana, nata quando il marchese Carlo Ginori (Firenze, 1702-Livorno, 1757) acquistò la Villa Buondelmonti per fondarvi la Manifattura di Doccia, così chiamata dal nome della località in cui si trovava e che ben presto divenne una delle più prolifiche e rinomate.

Palazzo Madama custodisce una raccolta di circa 200 porcellane di Doccia, in gran parte provenienti dalla collezione di Emanuele Tapparelli d’Azeglio, donata al museo nel 1874. Tra i capolavori, il Fauno danzante, replica in porcellana della celebre scultura antica conservata nella Tribuna degli Uffizi, e due vasi con il Trionfo di Nettuno e Galatea da originali in bronzo di Massimiliano Soldani Benzi.

Amici di Doccia, l’associazione culturale senza fini di lucro che dal 2003 promuove la ricerca, lo studio, la conservazione e valorizzazione dell’antica porcellana Ginori, una delle prime a essere prodotte in Italia e tra le più prestigiose in Europa, festeggia l’importante traguardo dei suoi vent’anni attraverso il monologo di Luca Scarlini, che ha narrato la vicenda della manifattura in alcuni dei luoghi più strettamente legati a essa.

L’appuntamento a Palazzo Madama è l’ultimo dei cinque incontri, che si sono svolti alla Biblioteca E. Ragionieri di Sesto Fiorentino, nel cortile di Palazzo Ginori a Firenze, al Museo Poldi Pezzoli di Milano e alla Pinacoteca dei Musei Capitolini di Roma.

Il ciclo è organizzato in collaborazione con il Museo Poldi Pezzoli a Milano, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – Musei Capitolini a Roma e Palazzo Madama a Torino, con il patrocinio del Comune di Sesto Fiorentino e della Fondazione Museo Archivio Richard Ginori della Manifattura di Doccia.

“Lo scopo dell’iniziativa – dice Livia Frescobaldi, presidente degli Amici di Doccia – è suscitare la curiosità e l’interesse del pubblico sull’incredibile storia della porcellana Ginori e abbiamo pensato che le mille vicende narrate da Scarlini, così avvincenti da sembrare uscite dalla migliore delle serie televisive, fossero assolutamente perfette per questo scopo”.

L’evento è reso possibile grazie al contributo di Bonhams.

Luca Scarlini, scrittore, drammaturgo per teatri e musica, narratore, performance artist. Raccontatore d’arte, collabora con numerosi musei. Laureato in Storia dello Spettacolo all’Università di Firenze, insegna tecniche narrative presso la Scuola Holden di Torino, IED e ha collaborato con numerose istituzioni teatrali italiane e europee, tra cui il National Theatre di Londra, la compagnia Lod a Ghent, il Festival Opera XXI a Anversa, La Batie e il theatre amstramgram a Ginevra, lavorando in varie occasioni su temi di storia della scenografia.

Le fiabe piemontesi scelte da Calvino

Si terrà lunedì 27 novembre alle ore 17.00 presso la Sala Consiglio del Comune di Volvera, in via Roma 3, una conferenza per il centenario di nascita di Italo Calvino dal titolo: Le fiabe piemontesi scelte da Calvino. L’anima e il folklore del Piemonte divenuti immortali. Ospite della serata lo scrittore, docente e mitologo Paolo Battistel, che dialogherà sul tema delle fiabe piemontesi di Calvino con l’assessore all’istruzione e alle politiche sociali e giovanili Anna Rita Rocca.
L’evento – inserito all’interno dei festeggiamenti per il centenario della nascita di Calvino – desidera prendere in esame l’opera magistrale del grande scrittore italiano tradotto e studiato in tutto il mondo. Nella conferenza verranno trattate le dodici fiabe piemontesi inserite nella sua nota raccolta dal titolo Fiabe italiane, uscita in libreria per la prima volta nel 1956. Si analizzerà in chiave mitologica e antropologica questi antichi racconti ancestrali, facendo riferimento alle molteplici fonti del grande dell’intellettuale italiano, cercando di mettere in luce i molteplici elementi simbolici legati al mito e al folklore indoeuropeo. Dal Principe canarino al Re Crin fino alle disavventure del famoso Principe che sposò una rana, Calvino mette su carta i ricordi ancestrali e magici di una regione e di un popolo facendoli rinascere e consegnandoli all’immortalità della letteratura.
Sarà possibile acquistare l’ultimo libro di Paolo Battistel L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari Oligo Editore
Paolo Battistel, laureato in filosofia e specializzato in mitologia, è profondo conoscitore dei miti e delle leggende precristiane. Vanta numerose collaborazioni con testate giornalistiche e trasmissioni televisive nazionali e locali come Mistero e Mistero Experience. È speaker di Radio Giano (Università Roma Tre). Ha scritto la raccolta di fiabe occitane Lu Barban, il diavolo e le streghe; il saggio di storia locale Il mistero della Roccaforte dei Rosacroce; tre saggi d’argomento storico-mitologico: Il sangue di Caino, I figli di Lucifero e Il dio cornuto; ha scritto il saggio letterario J.R.R. Tolkien, il lungo sentiero tra ombra e luce. Il suo saggio sulle fiabe: La vera origine delle fiabe. Gli ultimi frammenti di un mondo perduto è diventato un bestseller. È appena uscito il suo ultimo libro L’arcolaio delle fiabe. Il femminile e la trasfigurazione nei racconti popolari. Vive e lavora a Torino come scrittore e docente.
Anna Rita Rocca, dal 2004 esercita l’attività libero professionale in qualità di psicoterapeuta, dal 2016 collabora con la Procura presso il Tribunale di Torino, occupandosi di minori vittime di violenza e maltrattamento. Assessore all’Istruzione e alle Politiche Sociali e Giovanili del Comune di Volvera dal 2019.

I caffè storici di Torino inseriti nella Historic Cafes Route

PATRIMONIO STORICO DELLA TRADIZIONE PIEMONTESE

Una tra le prime cose che ho apprezzato venendo a vivere a Torino sono stati i suoi eleganti caffe’, luoghi di memoria storica, regali e in linea con lo stile frugale di questa citta’ . Non era unicamente la voglia di qualcosa da consumare che mi attirava negli interni di questi ambienti, ma il desiderio di visitarli, di viverli, di ammirarne gli arredi, i particolari e di provare quella gradevole sensazione che ti riporta ad uno splendore del passatoimmaginando il passaggio di personaggi importanti, aristocratici, scrittori, letterati. L’Associazione Caffe’ Storici sa farne un ritratto perfetto riportandone, nella sua presentazione, le peculiaricaratteristiche “ Sono espressione di uno stile di vita, un modo di essere, di vivere, dal senso di sobrietà innato, quasi sommesso, senza eccessi: per quanto eleganti siano gli arredi di ognuno di loro e per quanto garbati siano i gesti di chi serve al banco o ai tavoli, non c’è mai ridondanza ed opulenza sulle pareti e nei banconi, ma raffinata armonia di linee e di colori”.

Queste meraviglie di tradizione e cultura sono state inserite nella Historic Cafes Route, itineraio internazionale dei caffe’ storici che ne riunisce circa 100 in tutta Europa. Il Piemonte rappresenta il maggior numero di caffe’ storici in Italia, solo a  Torino se ne contano 13 mentre gli altri 7 sono sparsi per tutta la regione. I locali torinesi sono: il Bicerin, il Caffe’ Elena, Stratta, Baratti, Florio, Caffe’ Mulassano, la Gelateria Pepino, Platti, il Caffe’ San Carlo, Caffe’ Torino, la Pasticceria Abrate, Pfatish e Moderna Torrefazione Caffe’. Oltre alla bellezza e al loro stile, questi luoghi sono depositari della trazione gastronomica del Piemonte, con i loro prodotti squisiti hanno fatto la felicita’ di centinaia dipalati e allo stesso tempo hanno fatto conoscere specialita’ come il Bicerin, il Pinguino, i Nocciolini o il tramezzino. La tradizione passa anche per la tavola, in questo caso per i tavolini, dove ci vengono servite delizie a cui e’ difficile rinunciare sia per noi cittadini che per chi, mosso da un sentito dire accertato, approda in questa favolosa citta’ e la celebra gustando le sue unicita’culinarie.

E’ necessario tutelare e promuovere queste eccellenze che fanno parte della nostra cultura e della nostra societa’ e a breve sara’istituito un elenco dei locali storici, “Veri tesori da scoprire e valorizzare” dice l’Assessore alla Culture della Regione PiemoneVittoria Poggio, che dovranno avere alcuni requisiti come almeno 70 anni di attivita’ e vincoli di tutela.

Cavour beveva il suo Bicerin nell’omonivo caffe’, Erminio Macario e Mario Soldati frequentavano  Mulassano, Cesare Pavese prediligeva il Bar Elena, Luigi Einaudi era un cliente di Platti, Benedetto Croce amava il Caffe’ San Carlo; storia e storie,vite vissute in luoghi unici e iconici, un passato glorioso da proteggere, una eredita’  importante da magnificare.

MARIA LA BARBERA

Fred Buscaglione, la vita veloce a ritmo di swing 

Il 23 novembre del 1921, cento e due anni fa, nasceva a Torino da una famiglia originaria di Graglia, nel biellese, Ferdinando Buscaglione, in arte Fred, il cantante più innovativo degli anni cinquanta.

La sua formazione musicale viaggiò su di un doppio binario: da una parte lo studio al Conservatorio Verdi (tra gli 11 e i 14 anni), dall’altro l’apprendistato nelle orchestrine jazz che si esibivano nei locali notturni delle città, suonando il contrabbasso. Iniziò la carriera come cantante grazie all’amico e avvocato Leo Chiosso, a cui si deve anche la scelta di Fred Buscaglione di interpretare un personaggio unico e singolare. Così, in un’epoca in cui la musica leggera italiana era ancora legata a motivi dei decenni precedenti o a rime un po’ melense, un poco banali, proponendo argomenti triti e ritriti, Buscaglione irruppe sulla scena con canzoni completamente diverse, come “Che bambola!”, “Teresa non sparare”, “Eri piccola così” (“T’ho veduta, t’ho seguita, t’ho fermata, t’ho baciata. Eri piccola, piccola, piccola… così!”). Fred, cantautore, musicista e attore, si presentò anche come un personaggio completamente diverso: niente aria ispirata e sofferente, nessun romanticismo zuccheroso o d’effetto. Si affermò come una caricatura da film, con la sigaretta all’angolo della bocca, i baffetti da gangster e le pose da duro viste nei polizieschi americani. Il successo non tardò ad arrivare e il suo primo 78 giri “Che bambola”, nel 1955, consentì al cantante torinese di fare un botto da quasi un milione di copie. Buscaglione entrò rapidamente nella schiera degli artisti più richiesti: il suo personaggio si impose come modello al punto da essere imitato su larga scala. I suoi comportamenti diventarono una sorta di status symbol, come — ad esempio — il suo viaggiare su una Ford Thunderbild color rosa quando in Italia circolavano soprattutto le Topolino e le Seicento. E fu proprio a bordo di quell’auto che, nel momento in cui il suo successo era salito alle stelle, il cantante “dal whisky facile” si schiantò contro un camion in una strada di Roma. Fred Buscaglione, popolare cantante di musica leggera è morto stamani a Roma, in un pauroso incidente stradale alle sei e venti, all’incrocio di via Rossini con via Paisiello”. Così giunse la notizia, in apertura del giornale radio, la mattina del 3 febbraio 1960. Poche ore prima, tra le lamiere della sua Thunderbird, comprata sette mesi prima per l’astronomica cifra di sei milioni di lire, si concludeva la rapida parabola del grande Fred.

Non aveva compiuto nemmeno 39 anni e il successo, quello vero, lo aveva raggiunto da non molto, essendosi fatto conoscere dal grande pubblico solo nel ’57, con l’apparizione in ” Musica alla ribalta”. La trasmissione Rai era una formidabile vetrina nella quale artisti del calibro di Renato Carosone, Henry Salvador e Gilbert Becaud si alternavano a cantanti meno noti. Dopo anni e anni di gavetta, finalmente, la celebrità. Le sue canzoni sono rimaste memorabili, fischiettate e canticchiate un po’ da tutti, iniziando da “Guarda che luna” (“Guarda che luna, guarda che mare,da questa notte senza te dovrò restare; folle d’amore vorrei morire mentre la luna di lassù mi sta a guardare..”) e da “Che notte” (“Che notte, che notte quella notte!Se ci penso mi sento le ossa rotte: beh, m’aspetta quella bionda che fa il pieno al Roxy Bar,l’amichetta tutta curve del capoccia Billy Carr” ). Di successo in successo , da “Cocco bello” all’autocelebrativa “A qualcuno piace Fred”, passando per “Porfirio Villarosa” (“Esta é la cancion de Porfirio Villarosa, che faceva el manoval alla Viscosa…Porfirio dalla bocca fascinosa, lo credevano spagnolo o portoghese, egli invece è torinese..”), Fred Buscagliene, dopo tanta gavetta, visse in fretta i suoi anni ruggenti. Lui stesso, in un intervista del ’59, su “Stampa Sera” raccontava, con una punta d’amarezza: “Sono diventato famoso troppo tardi.. Da vent’anni suono nei night club e nelle sale da ballo”. Così, in un Paese in bianco e nero che stava faticosamente uscendo dal dramma della guerra, con alti tassi di disoccupazione e analfabetismo, Buscaglione aveva scalato il successo con il suo spirito ribelle, irriverente e anticonformista. Come tanti altri personaggi dalla breve vita la sua leggenda non era destinata a spegnersi con lui. Sessantuno anni dopo, la stella di “Fred” Buscaglione brilla ancora, luminosa. Nessuno saprà mai dove se ne sia andato quel 3 febbraio del 1960 ma forse si è ritagliato un posto in qualche luogo che assomiglia al suo “cielo dei bar“.

Marco Travaglini