CULTURA- Pagina 2

La GAM guarda al futuro: MVRDV vince il concorso per la riqualificazione  

La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino si prepara a voltare pagina. È stato proclamato oggi, 18 dicembre 2025, al Collegio Carlo Alberto, il vincitore del Concorso Internazionale di progettazione per il grande Piano di riqualificazione, rilancio e valorizzazione del museo: il team guidato dallo studio MVRDV,  BALANCE ArchitetturaEP&S Group,dott. Michelangelo Di Gioia e il prof. Filippo Busato. Il concorso, promosso dalla Fondazione Torino Musei e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, in collaborazione con la Città di Torino e con il supporto della Fondazione per l’Architettura / Torino, ha premiato una proposta capace di coniugare visione contemporanea, qualità progettuale e rispetto della storia dell’edificio. Alla proclamazione erano presenti Marco Gilli, Presidente della Compagnia di San Paolo e della giuria, il Sindaco Stefano Lo Russo e il Presidente della Fondazione Torino Musei Massimo Broccio.

La Fondazione Compagnia di San Paolo sosterrà l’intero intervento, dal valore complessivo di 27,5 milioni di euro, accompagnando tutte le fasi della realizzazione accanto alla Fondazione Torino Musei: un investimento che si configura come uno dei più rilevanti in Italia per ambizione e impatto nel campo dei musei.

Collegati in diretta, i progettisti vincitori hanno illustrato l’idea guida del progetto: preservare e valorizzare gli elementi storici della GAM, aprendola però in modo deciso alla città. Infatti giardino e piazza diventeranno spazi attraversabili, parte integrante di un museo concepito come luogo vivo e inclusivo, capace di estendere la fruizione a tutti i livelli dell’edificio e di offrire grande flessibilità per le future esposizioni.

«La GAM è stata la prima galleria d’arte moderna d’Italia e continua ad avere un ruolo strategico per Torino», ha sottolineato il Sindaco Stefano Lo Russo, evidenziando come il concorso internazionale rappresenti un passaggio fondamentale per rilanciarne il prestigio nazionale e internazionale e aprire una nuova fase della sua storia. Per Massimo Broccio, Presidente della Fondazione Torino Musei, si tratta di «una giornata storica» per la città: «Grazie al supporto decisivo della Compagnia di San Paolo prende avvio il progetto più importante del nostro Piano Strategico». Un intervento che raccoglie lo spirito innovativo che ha segnato la nascita della GAM e lo proietta nel futuro, affrontando le sfide della sostenibilità, dell’innovazione tecnologica e dei nuovi modelli di fruizione museale, con una forte attenzione all’inclusione e al ruolo sociale del museo.

Con questa scelta, Torino affida il futuro della sua galleria più antica a una visione che intreccia memoria e innovazione, rafforzando il ruolo della GAM come punto di riferimento culturale della città e del panorama internazionale.

Valeria Rombolà

Gli States… in cornice

Al “Forte di Bard”, grande mostra fotografica incentrata sul “racconto” degli Stati Uniti d’America con foto in arrivo dall’Agenzia “Magnum Photos”

Fino all’8 marzo 2026

Bard (Aosta)

Polo culturale d’eccellenza della Vallée, il sabaudo “Forte di Bard” appare sempre più orientato a diventare un vero e proprio “centro nevralgico” per quanto riguarda le esposizioni dedicate all’arte fotografica. Da poco conclusesi le rassegne “Oltre lo scatto” e “Gianfranco Ferré, dentro l’obiettivo”, e ancora in corso “Bird Photographer of the Year 2025”, l’ottocentesca Fortezza torna a proporre una nuova esposizione, a soggetto gli “States”, attingendo niente meno che dagli Archivi dell’Agenzia “Magnum Photos”, una delle più importanti Agenzie Fotografiche a livello mondiale, oggi guidata da Cristina de Middel e fondata ( inizialmente con due sedi, a New York e a Parigi) nel 1947 da Maestri del calibro di un Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger, William (detto Bill) e Rita Vandivert.

“Magnum America. United States”, é il titolo dell’attuale rassegna allestita nelle sale delle “Cantine” fino a domenica 8 marzo 2026, promossa, nel solco di un’ormai consolidata collaborazione sul fronte della fotografia storica e del costume dal “Forte” valdostano e da “Magnum”, e curata dalla critica d’arte Andrèa Holzherr, responsabile della promozione dell’“Archivio Magnum”. Organizzata in capitoli decennali, dagli anni ’40 ai giorni nostri, “l’esposizione – sottolineano gli organizzatori – ha quale primo obiettivo quello di porre a confronto persone ed eventi ordinari e straordinari, offrendo un’interpretazione commovente del passato e del presente degli Stati Uniti d’America, mettendone al contempo in discussione il futuro”. Il futuro di un Paese, cui “Magnum Photos” fin dai suoi inizi ha guardato con interesse e profonda analisi critica, com’era e com’é necessario per una nazione da sempre simbolo di “libertà” e “abbondanza”, ma anche di tensioni sociali, sconvolgimenti culturali e divisioni politiche non di poco conto e quasi sempre proiettate, nel bene e nel male, sul destino del resto del Pianeta.

Ecco allora, fra gli scatti in parete, l’iconica immagine di profilo di “Malcolm X” (Malcolm Little) attivista politico, leader nella lotta degli afroamericani per i “diritti umani”, assassinato durante un discorso pubblico ad Harlem all’età di soli 39 anni, da membri della “NOI – Nation of Islam”, gruppo “nazionalista nero” che predicava la creazione di una “nazione nera” separata all’interno degli States. Lo scatto è a firma della fotografa americana Eve Arnold, la prima free lance donna della “Magnum”. Di Bruce Gilden, ritrattista eccezionale di gente comune incontrata a Coney Island, piuttosto che a New York centro, è toccante il primo piano sofferente e affaticato di “Nathen”, ragazzo di campagna dell’Iowa, che non nasconde all’obiettivo la libera “voce” delle sue lacrime. E poi la grandiosa “Ella Fitzgerald” di Wayne Forest Miller, fra i primi fotografi occidentali a documentare la distruzione di Hiroshima, insieme al curioso caotico intrecciarsi di mani fra “John Fitzgerald Kennedy” e la folla dei sostenitori in un comizio per le “Presidenziali” del 1960.

Per molti dei fondatori europei di “Magnum”, l’America rappresentava “sia una nuova frontiera che un banco di prova per la narrazione fotografica”Robert Capa ha catturato il glamour di Hollywood e l’ottimismo del dopoguerra, mentre l’occhio attento di Henri Cartier-Bresson ha analizzato i rituali e i ritmi del Paese “con uno sguardo distaccato e antropologico”. Con la crescita dell’Agenzia, fotografi americani come Eve ArnoldElliott Erwitt e Bruce Davidson hanno contribuito con prospettive privilegiate, documentando tutto o quasi: dal movimento per i diritti civili e le proteste contro la “Guerra del Vietnam”, ai ritratti di comune quotidianità nelle piccole città e nelle grandi metropoli. Dai grandi trionfi ai più profondi traumi: il “V-day” (“Victory in Europa Day”), la Marcia su Washington, Woodstock, l’11 settembre, le campagne presidenziali, gli eventi sportivi, le manifestazioni culturali, i disastri naturali e le profonde cicatrici della disuguaglianza razziale ed economica. “Insieme, queste immagini formano un mosaico – concludono gli organizzatori – a volte celebrativo, a volte critico, sempre alla ricerca e che continua ad interrogarsi su cosa sia l’America e cosa potrebbe diventare”.

Gianni Milani

“Magnum America”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino all’8 marzo 2026

Orari: mart. – ven. 10/18; sab. – dom. e festivi 10/19. Lunedì chiuso

Nelle foto: Eve Arnold / Magnum Photos “Malcolm X”, Chicago, USA, 1961; Bruce Gilden / Magnum Photos “ Nathen, a farm boy”, Iowa, USA, 2017; Wayne Miller / Magnum Photos “Ella Fitzgerald”, Chicago, USA, 1948

Tosco e Zonghetti con Orietta Moscatelli sul romanzo “Stalingrado”

Mercoledì 17 dicembre, alle ore 18, presso il Circolo dei Lettori di Torino in via Bogino 9, è in calendario l’appuntamento “Fattori umani #3”, per il ciclo “Fattori umani – viaggi geopolitici fra letteratura, filosofia e tecnologie”, a cura di LIMES e Fondazione Circolo dei Lettori, in collaborazione con la casa editrice Adelphi. Protagonista dell’incontro sarà il romanzo “Stalingrado” di Vasilij Grossman: Pietro Tosco e Claudia Zonghetti dialogheranno con Orietta Moscatelli a partire dal romanzo incentrato sull’irrompere della guerra nelle vite dei personaggi e sull’intreccio tra la dimensione privata e la tragedia storica.

“Pur trattandosi di un romanzo storico – afferma la traduttrice Claudia Zonghetti – il focus è estremamente intimo: l’occhio di Grossman è puntato sulle vicende della famiglia Sapošnikov e dintorni, mentre le loro vite vengono sconvolte dall’imminente battaglia di Stalingrado. L’enorme offensiva di Hitler sul fronte orientale ha spinto le forze sovietiche a una ritirata prolungata, e Stalingrado, che sorge su una scogliera vicino al fiume Volga, è tutto ciò che separa i nazisti dalla steppa Kazaka, ricca di petrolio. La portata della storia raccontata da Grossman è immensa, contemporaneamente microscopica e panoramica, ed è proprio in questo approccio che risiede la sua potenza narrativa. Il romanzo si apre nell’aprile del 1942, quando il treno di Mussolini si ferma alla stazione di Salisburgo, dove Hitler è in attesa di discutere di una grande offensiva tedesca nella Russia meridionale. Subito dopo, il punto di vista è quello di un semplice contadino russo, Petr Semënovič Vavilov, che ha appena ricevuto i documenti per la convocazione e si preoccupa di non avere abbastanza tempo per lasciare alla propria famiglia la legna che li potrà tenere al caldo per il resto dell’inverno”.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. È possibile prenotare i posti nelle prime file tramite la carta Io Leggo di più. Sempre a Torino, lo scorso venerdì, è stata inaugurata la mostra “Vasilij Grossman – la forza dell’umano nell’uomo”, visitabile a ingresso libero fino al 31 gennaio 2026 presso il Polo del ‘900, in via del Carmine 14, a Torino.

Circolo dei Lettori – via Bogino 9, Torino

Il più grande palcoscenico d’Italia: Piemonte dal Vivo al primo posto

Per il triennio 2025–2027, il Ministero della Cultura ha promosso la Fondazione Piemonte dal Vivo al primo posto nella graduatoria dei Circuiti multidisciplinari del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo. È la prima volta che la Fondazione ottiene questo primato, con un punteggio di 80,92.

All’inizio di questa nuova triennalità, la Commissione Prosa del Ministero della Cultura ha riconosciuto un’eccellenza nel Circuito Regionale del Piemonte – dichiara Alessandro Voglino, Presidente della Commissione Prosa – per qualità, efficacia, diffusione e per effettività delle sue azioni in Italia. Noi lo consideriamo un modello perché i circuiti sono, secondo la nostra visione, uno degli strumenti principali per allungare le stagioni, per dare più vita agli spettacoli, per avere più luoghi di rappresentazione, che è la grande sfida del presente e del futuro del teatro italiano.

 

Sono diventata Presidente in un momento di grande crescita per Piemonte dal Vivo, un circuito che si è fatto interprete delle sfide della contemporaneità, cogliendo e facendo propri i molteplici segnali di innovazione – dichiara Manuela Lamberti, Presidente di Piemonte dal Vivo. Oltre all’attività tradizionale, infatti, il Circuito ha saputo sperimentare e integrare nuove traiettorie di sviluppo, nuovi linguaggi. L’innovazione tecnologica ci porta oggi a riflettere sulla transdisciplinarietà, elemento centrale del nostro tempo. Nel mio percorso intendo porre grande attenzione a questi mutamenti, tenendo la barra sulla centralità dell’uomo, ma accogliendo le grandi sfide che quest’epoca ci pone di fronte.

I dati confermano come in questi anni la Fondazione si sia fatta interprete del Programma Triennale della Cultura regionale, mettendo in pratica — nel quotidiano dei teatri, dei comuni, delle comunità — la visione strategica della Regione sullo spettacolo dal vivo e, più in generale, sul ruolo della cultura per lo sviluppo sostenibile, l’inclusione e il benessere dei territori.

Piemonte dal Vivo non è soltanto un Circuito, ma una vera infrastruttura culturale che cresce insieme ai suoi territori. È la voce dei teatri dei piccoli comuni, è lo sguardo dei ragazzi che si accende davanti a uno spettacolo, è l’emozione condivisa che unisce generazioni diverse – dichiara l’Assessore alla cultura della Regione Piemonte Marina Chiarelli Portare teatro, musica, danza e nuove forme d’arte in oltre 70 comuni significa offrire a ogni cittadino la possibilità di sentirsi parte di una comunità più ampia, viva e inclusiva. I risultati presentati oggi confermano questo valore: raccontano un Piemonte che investe con convinzione nella bellezza, nella partecipazione, nell’incontro e in un’idea di cultura accessibile e diffusa. Come Regione continueremo a sostenere questa energia, perché quando il Piemonte investe nella cultura investe nel futuro dei suoi territori, nella coesione delle comunità e nelle opportunità delle persone.

 

Tre modi di dire “Circuito”

Per il triennio 2025-2027 Piemonte dal Vivo sviluppa la propria azione intessendo fra loro tre assi fondamentali, a partire dalle 30 stagioni comunali in corso costruite con impronta multidisciplinare in sinergia con gli enti locali per portare sul territorio i vari linguaggi della messinscena, dal grande repertorio agli allestimenti più sperimentali, garantendo una proposta di alto profilo artistico per un totale in questa stagione di circa 300 repliche.

A questo primo asse, se ne intreccia un altro, il progetto Corto Circuito, che sostiene spazi rigenerati e nuove comunità culturali, favorendo lo sviluppo culturale attraverso pratiche contemporanee e processi partecipativi, con un totale di circa 180 repliche a stagione. Per il triennio 2025-2027 sono 20 le realtà di promozione teatrale coinvolte, attive in 26 comuni di cui 14 piccoli borghi. Corto Circuito alimenta luoghi presso cui le compagnie possano sperimentare in modo continuativo, generando innovazione artistica e coesione sociale: l’arte performativa diventa così motore di rinascita.

La terza direttrice è rivolta alle Nuove Generazioni, uno degli ambiti strategici della Fondazione. L’azione integra spettacoli, formazione e percorsi partecipativi, in dialogo con scuole e famiglie. Accanto alla programmazione per l’infanzia, cresce l’attenzione per il pubblico adolescente, con produzioni serali dedicate e attività di approfondimento, come il progetto Playtime. Esercizi per un futuro possibile per le scuole secondarie. I primi risultati di questo lavoro confluiranno nel volume Educare alla Bellezza, in uscita per Franco Angeli.

Nel corso del 2025, secondo i primi dati, la Fondazione Piemonte dal Vivo ha programmato circa 900 recite tra prosa, danza, musica e circo contemporaneo, raggiungendo 73 comuni in 8 province, attivando una rete composta da 156 spazi, tra teatri, luoghi non convenzionali e siti culturali. Una parte significativa di questa programmazione ha interessato le aree interne e i piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti: un’azione che conferma la vocazione del Circuito al riequilibrio territoriale e al contrasto della marginalità culturale.

Una Genealogia, dopo 60 anni di ricerche

Alla fine dell’estate 1964, compiuti i quindici anni, iniziavo le mie ricerche genealogiche. Oltre mezzo secolo dopo, non un bilancio ma alcune considerazioni sulla “piacevole arte”

Quando, coi pantaloni corti, varcai per la prima volta la porta dell’archivio parrocchiale di Agliè, nessun permesso speciale mi era stato concesso, ma mi si garantiva in sala la presenza di qualcuno pronto a soccorrermi, in caso di necessità. Il Concilio Vaticano II non era ancora concluso e la parrocchia, pur se di un piccolo comune e di grandezza minore, si avvaleva ancora di sacerdoti anziani che, soli,garantivano l’apertura al pubblico dei locali, mentre la presenza distudiosi pgrandi di me provava che ognuno avrebbe fatto le suericerche, senza obiezioni.

Recuperata da circa vent’anni la pace, l’Italia di allora aveva altri problemi che non interferire sullo studio della storia portato avanti negli archivi locali, e poiché, in mancanza di lauree specifiche, sopravvivevano degli appassionati “cultori di storia locale” che mettevano a portata di tutti gli esiti dei loro studi, dall’alto nessuno sembrava preoccuparsi di loro, poiché si considerava la loro materiauna sottoclasse inferiore” degna di poca attenzione. Intanto gli storicid’assalto, cioè quelli “moderni”, pronti a dire le loro verità più che non quella storica, ma convinti che la lettura del passato andasse filtrata dalle loro ideologie, dividevano la piazza, fuori degli atenei,con i lettori che leggevano il passato secondo la loro interpretazione.Insieme entrambi avrebbero fatto sì che la storia della famiglia e lagenealogia fossero addirittura stimate della “non storia” (tanto,nell’ultimo ventennio, io sentii affermare da uno di loro che, insediato in una biblioteca di provincia, era considerato un Marco Aurelio)!

L’argomento era tuttavia definito dal lemma: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo, e soltanto gli sprovveduti potevano credere giusto cancellare dagli interessi umani quegli argomenti, tanto naturali quanto importanti, che definiscono la situazione dell’individuo in relazione con i suoi parenti, con il pretesto di dare a tutti una maggiorelibertà (purtroppo però la situazione attuale oggi risente molto dei danni causati da loro)! Ma siamo ancora in tempo per lottare con forza a favore delle nostre tradizioni culturali per difendere quegli argomenti. Infatti, cacciato dalla porta, l’interesse per la storia famigliare ritorna, non solo dalle finestre ma, da ogni interstizioattraverso il quale possa trapelare, poiché è parte della nostra storia. Tutti abbiamo parenti, anche se oggi molti sono pronti a negarlo! E questo è così vero che, in ambito legale, è tuttora prevista la ricerca di parenti per definire le pendenze ereditarie.

Democraticamente, si è detto, la genealogia è un’ambizione pericolosa, una perversione coltivata da chi aspira a titoli nobiliari: si tratta di un vizio da estirpare, perché indegno di questo mondo e, quando qualcuno affronta il tema, magari per dire della gente comune, sfrontatamente si sostiene che sia una sfrontatezza pensare che tutti abbiano un passato degno della storia e si impedisce che siaraccontato Così, se in altri Paesi, studi del genere da sempre sonodifesi e mantenuti vivi, il Bel Paese li ha confinati tra i retaggi oziosi ammessi solo per quegli appassionati che, senza regole e con poche consuetudini, li coltivano. Così si è continuato, senza sdoganarli, a mantenerli sotto l’etichetta che li definisce oggetti di uso unico ed esclusivo dei direttamente interessati perché in essi coinvolti.

Ma …. se i coinvolti non si interessano? Allora chi se ne occuperà?Dal momento che prodigiosamente gli interessi sono reali e comunque permangono, anche se ostacolati per questo sarà giusto parlarne e non credere che sia improprio, per questo in tanti, da tanto tempo e in tutto il mondo, si occupano ancora di questi argomenti… ma non sarà tutto facile e piano… no!

     

Ché incapperemo nelle affermazioni strabilianti di persone che, solo marginalmente, accettano che esista la genealogia, ma affermano che personaggi dallo stesso cognome, pur provenienti da comuni diversi della stessa provincia, non hanno nulla a spartire tra loro, e ci imbatteremo nelle affermazioni poco sensate di chi non ritiene possibile trovare in Piemonte cognomi di origine scandinava e, perciò,è convinto che non se ne debba parlare, se non ci sono documenti scritti …. Ma la genealogia è anche una ricerca degli ipotetici collegamenti tra lo scandinavo del Gotland e il Canavesano delle Valli, discendente diretto dal precedente, per via di un mercenario giunto in loco con una compagnia di ventura; o se personaggi dallo stesso cognome, sono presenti in regione, ma in valli tra loro non confinanti: infatti, come ignorare la gestione degli incarichi pubblici assegnati per concorso in passato, così come avveniva ancora dopo l’ultima guerra?

Davanti a tali dubbi esplicitati dagli scettici, non stupiremo, quando sentiremo, chi si atteggia a saputello, confondere la genealogia con l’araldica (pure questo si è dovuto sentire)

La vivacità delle storie umane, a prescindere da ciò che gli individui conoscono, può mettere a tacere il magistrato in pensione, che si presenta come studioso, ma ignora totalmente le vicende deiNormanni e sostiene che sono falsi i documenti degli archivi britannici, fondati da Guglielmo il Conquistatore (e, per sminuirlo,continuerà a dirlo bastardo), o che inattendibili, addirittura, sono gli scritti sui processi dei santi, raccolti dai padri bollandisti!

Ma torniamo a chi le genealogie le accetta, purché vengano tenute segrete e mai pubblicate, perché gli diremo di non temere perché lo strumento è già più che valido in ambito zoologico, laddove si parla di pedigree di cani, cavalli, vacche e canarini... Infatti, la società ha solo da avvantaggiarsi a sapere quali patrimoni di geni e di interessi portino avanti le generazioni umane! Ché, non c’è indiscrezione, in quello che si teme possano divulgare, ma, tra i pochi addetti, non cisono affatto segreti da tacere, infatti, come afferma la Bibbia, non c’è segreto che non sia poi udito proclamare dai tetti delle case! E c’è ben dell’altro, se solo potessi riferire dell’uno o dell’altro tra gli esempi che ho letto nelle carte (ma son cose cose che non si pensa di trovare scritte in atti religiosi e notarili): poiché la storia conserva memoria di tutto, basta saper cercare che si trova! E allora è meglio che chi sa,trovi le parole migliori per riferirne, ovvero, alludendo al passato, per raccontare la verità dei fatti!

Questo mio studio avrà un epilogo. Attualmente in fase di completamento un volume intero di oltre 300 (ma forse saranno 400) tavole, che conclude tanti approfondimenti e comprende tutte le genealogie che ho analizzato nel corso dei miei anni.

Carlo Alfonso Maria Burdet

(Dedico queste pagine a Isabella McKeefry, giovane neozelandesee ancora nostra cugina, che con noi divide, oltre lattenzione per genealogia e storia di famiglia, gli antenati del nostro nonnomaterno, contadini operosi sui campi, tra torbiera e brughiera, diSan Giovanni Canavese, una terra antica di palafitte e piroghe)

A Ivrea “Sul palco con la musica”

 

Incontro promosso dell’Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte, il Gospel

Nell’ambito della 32esima stagione musicale dell’Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte, ha preso il via un nuovo ciclo di incontri tenuti dalla musicologa Alice Fumero, dal titolo “Sul palco con la musica”, in collaborazione con OSGP e l’associazione K.I.T.E.

Il primo ciclo di incontri si conclude con l’appuntamento di mercoledì 17 dicembre all’Auditorium Mozart di Ivrea, alle ore 18, seguito dell’anteprima del Concerto di Natale del 19 dicembre dedicato al mondo del Gospel. “Sul palco con la musica” nasce con l’obiettivo di avvicinare il pubblico alla musica colta attraverso un linguaggio accessibile, diretto e appassionato. Gli incontri, a ingresso libero, si svolgono sul palcoscenico dell’Auditorium Mozart di Ivrea, offrendo agli spettatori l’esperienza unica di condividere lo spazio fisico e simbolico della musica. Non semplici ascoltatori, ma parte attiva del racconto e dell’esperienza artistica. Con un approccio divulgativo e coinvolgente, Alice Fumero accompagna il pubblico in un viaggio tra epoche in viaggi musicali diversi. Il calendario ha proposto due percorsi paralleli: “La musica raccontata da vicino” e “Musica e medicina”, proseguiti fino a docembre con appuntamenti dedicati a grandi autori. L’appuntamento di mercoledì 17 dicembre è dedicato a “Le radici del Gospel – viaggio tra storia, spiritualità e musica”. Il Gospel non è soltanto un genere musicale, ma un linguaggio dell’anima che affonda le proprie radici nella spiritualità di un popolo. L’incontro accompagna il pubblico alla scoperta delle origini di questi canti, nati dall’esperienza degli schiavi afroamericani, del loro legame con la fede e il desiderio di libertà. Si tratta di un percorso fra tradizione orale, evoluzione musicale e testimonianza culturale, per cogliere appieno la forza espressiva e il significato profondo del Concerto di Natale.

“Sul palco con la musica” rappresenta un’esperienza innovativa per il pubblico eporediese. Si tratta di un’occasione  per vivere la musica da vicino, scoprendone il linguaggio, la storia, le emozioni in modo diretto e partecipato. Un percorso che unisce divulgazione e ascolto, conoscenza e passione sul palco insieme alla musica.

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Orario segreteria Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte: corso Massimo D’Azeglio 69, Ivrea –  0125 641081 -segreteria@orchestragiivanile.it

Mara Martellotta

Il Centro Pannunzio ricorda Forattini

Mercoledì 17 dicembre a Torino

MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE ALLE ORE 17.30 preso la sede del Centro Pannunzio Pier Franco Quaglieni in dialogo con Cristiano BUSSOLA Consigliere dell’Ordine dei Giornalisti e direttore del quotidiano “Il Torinese” e Salvatore VULLO scrittore, ricorderà Giorgio FORATTINI.

Accademia delle Scienze: 50 anni di scoperte archeologiche in Siria

 Tra il 16 e il 17 dicembre l’Accademia delle Scienze di Torino ospiterà studiosi e accademici internazionali per per celebrare cinquant’anni di scoperte archeologiche in Siria.

La due giorni dal titolo “E la Siria incontrò l’Egitto: 50 anni di scoperte in Siria” vedrà la partecipazione di relatori provenienti da Francia, Italia e Siria per fare il punto su mezzo secolo di ricerche archeologiche, che hanno rivoluzionato la conoscenza di questa civiltà.

Era il 1975 quando gli archeologi portarono alla luce gli archivi reali di Ebla, a 60 km da Aleppo. Le migliaia di tavolette cuneiformi rovesciarono completamente la visione che fino ad allora si aveva della Siria antica: non più una semplice terra di passaggio tra Egitto e Mesopotamia, ma una civiltà ricca e potente già nella seconda metà del III millennio a.C., con fiorenti centri urbani e intensi scambi commerciali.

Da allora oltre di 110 missioni archeologiche internazionali hanno lavorato in Siria, riportando alla luce città leggendarie: Ebla, Mari, Ugarit, Palmira, e soprattutto Aleppo, la città abitata ininterrottamente da più tempo al mondo, documentata già nel 2350 a.C. E’ progredita così la comprensione di una civiltà sviluppatasi a cavallo tra Asia centrale, Mediterraneo ed Egitto.

Dopo i saluti istituzionali del presidente dell’Accademia delle Scienze di Torino, Marco Mezzalama, di Stefano Ravagnan, Ambasciatore italiano a Damasco, di Mohammed Yassin Saleh, Ministro della Cultura di Siria, di Anas Zeidan, Direttore generale delle Antichità della Siria, interverranno studiosi dell’Università di Lione, del CNRS francese, della Sapienza di Roma, dell’Università di Torino, del Politecnico e del CNR di Catania.

Tra i momenti particolarmente attesi ci sono gli interventi del professor Stefano De Martino dell’Università di Torino su “Il regno di Mittani e l’Egitto in Siria nel II millennio a.C.: nuove evidenze degli ultimi 50 anni” e l’intervento conclusivo del dottor Ahmad Karbotly, studioso siriano rifugiato in Italia, che affronterà il tema della distruzione del patrimonio culturale siriano dal 2011 al recente cambio di regime dell’8 dicembre 2024, tracciando prospettive per la ricostruzione futura.

Il convegno è aperto al pubblico con ingresso libero.

Il calendario di Porta Palazzo “In palmo di mano”

Una piazza aperta come il palmo di una mano che fatica, accoglie, saluta e lavora. A Porta Palazzo, uno dei mercati più multiculturali d’Europa, convivono circa 55 gruppi differenti, ciascuno con le proprie storie e esperienze
Per narrare la pluralità delle identità di questo luogo, la Città di Torino, insieme all’Assessorato al Commercio e al MAO, Museo di Arte Orientale, presentano “In palmo di mano”, il calendario di Porta Palazzo 2026, esito di un progetto partecipato che ha coinvolto istituzioni, artisti, studenti e professionisti del territorio.
Il percorso è iniziato nell’ottobre 2025 con tre giornate di incontri rivolte alle classi de l liceo Artistico Passoni e un tour guidato dall’architetto Guido Scianca per esplorare la storia e la dinamica della piazza; la proiezione di film girati o ambientati al mercato, un successivo tour fotografico nel mercato, nel quale gli studenti hanno reinterpretato alcune scene dei film,  infine un workshop dedicato alla  creazione di font, condotto dal designer Hamza Tihouna.
Da questo lavoro sono nati i materiali  fotografici e, in particolare, un carattere tipografico originale, ispirato ai cartelli dei prezzi scritti a mano sulle bancarelle dove lingue, alfabeti e stili differenti si intrecciano in maniera imprevedibile, utilizzati per la realizzazione del calendario, il cui obiettivo finale è quello di restituire la ricchezza culturale e l’estrema vitalità di un mercato e di un intero quartiere, con le sue contraddizioni e ibridazione.
Contribuiscono a completare questo mosaico visivo  alcuni frame cinematografici del  Museo Nazionale del Cinema, che arricchiscono la narrazione con suggestioni filmiche e rimandi culturali legati alla città di Torino e alla sua storia culturale.

“Porta Palazzo  è un mercato unico, un luogo di lavoro, di scambi e di relazioni che rappresenta una risorsa sociale oltre che economica per la Città  di Torino, dove incontrare genti  e culture anche di Paesi lontani che qui convivono, immersi in una moltitudine di colori, odori e sapori – ha dichiarato Paolo Chiavarino, Assessore al Commercio- anche quest’anno la città realizza il Calendario di Porta Palazzo, progetto che in questa terza edizione,  dal titolo “In palmo di mano”, vede la preziosa collaborazione del MAO, che ne ha curato la realizzazione anche attraverso un laboratorio rivolto alle scuole e per la prima volta al Museo del Cinema. Viene presentato in una giornata, il 12 dicembre, alle soglie del Natale, dopo un anno che ha visto il restauro delle Tettoie dei Contadini e dei Casalinghi, la sistemazione delle esedra dell’area Ortofrutta e Merceria e il rifacimento della pavimentazione interna della Tettoia dell’Orologio, le cui pareti si arricchiscono da oggi di un percorso di immagini di Porta Palazzo. Il filo della memoria”.

Mara Martellotta

Ricordi di viaggio Dipinti dal Giappone al Castello di Agliè

Allestimento dei dipinti giapponesi restaurati e della Sala nuova

Dal 13 dicembre 2025

 

 

Rane musicanti che suonano tamburi, corvi, cortigiane con il parasole, donne allo specchio e uomini in volo su una mongolfiera riportati alla loro intensità originaria: al Castello di Agliè (TO) le Residenze reali sabaude restituiscono, dopo un importante intervento di restauro, un raro nucleo di 21 dipinti giapponesi ottocenteschi provenienti dalla collezione del duca Tomaso di Savoia-Genova e acquistati in Giappone durante il viaggio al comando della corvetta Vettor Pisani (1879-1881). L’allestimento, distribuito tra l’anticamera della Sala Cinese e la Sala Cinese, offre una lettura rinnovata della presenza dell’Oriente nella residenza sabauda e valorizza i kakemono su seta, mettendoli in dialogo con le armature da samurai del XVII secolo giunte ad Agliè tramite la medesima spedizione. Ricordi di viaggio. Dipinti dal Giappone al Castello di Agliè è un progetto che intreccia ricerca, conservazione e valorizzazione e, per la prima volta, permette di apprezzare l’intera collezione dopo il restauro. Completano l’esposizione, 28 vasi giapponesi da giardino in ceramica blu e bianca, acquistati a Yokohama nel 1880: antichi contenitori per bonsai originari soprattutto di Seto (provincia di Owari), già documentati negli inventari storici del Castello.

Le opere sono state oggetto di un articolato intervento di restauro a cura della Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, con il sostegno della Fondazione CRT – bando Cantieri Diffusi, erogato tramite Art Bonus, e il contributo del Ministero della cultura. L’intervento ha affrontato le criticità tipiche dei supporti orientali su montaggi occidentali, restituendo stabilità, leggibilità e qualità estetica a questo nucleo di dipinti rimasto a lungo arrotolato in deposito, che compare già nell’inventario del 1908, quando un corridoio del secondo piano fu denominato “Galleria detta del Giappone”, segno del radicamento della raccolta nella storia del Castello.

La maggior parte dei dipinti – disegni ad inchiostro ed acquerelli su carta – porta la firma del noto pittore Kawanabe Kyōsai (1831-1889), autore di scenette satiriche, popolate di animali, caricature e rappresentazioni di vita quotidiana con personaggi giapponesi e occidentali realizzati con sorprendente rapidità esecutiva. Alcuni kakemono e dipinti sono opere a quattro mani (gassaku) nati durante i conviviali seki-ga, performance pittoriche di “pittura seduta” di moda in Giappone tra Otto e Novecento. Kyōsai in particolare è ricordato per il suo talento e l’instancabile attività che lo rendeva capace di dipingere per ore e ore e i rotoli della collezione attestano proprio questa produzione per il segno rapido e impalpabile e il tono a tratti dissacrante. Tra i suoi soggetti più ricorrenti, il corvo, a cui lega la sua fama; rane musicanti raffigurate mentre suonano tamburi, saltellano con altri strumenti o si prendono gioco di un serpente e diventano, nel mondo fantastico di Kyōsai, una rappresentazione della società per il potenziale comico che le caratterizza. In altri lavori l’artista utilizza tratti caricaturali per rappresentare gli uomini: nasi che si allungano all’infinito su cui si arrampicano strane creature, gambe sottili che si tendono per arrivare a cogliere rigogliosi frutti di kaki, giocatori di dakyu vestiti all’occidentale che si contendono la palla. Si distinguono poi i soggetti legati al mondo naturale e botanico, secondo una tradizione antica e identitaria della produzione giapponese: folti e flessuosi rami di bambù, canne e orchidee, e poi scene di genere, dalla figura femminile allo specchio alla cortigiana con il parasole, dai pescatori agli uomini in volo su una mongolfiera, mezzo di trasporto osservato con curiosità dal mondo orientale.

I vasi, invece, sono caratterizzati dall’invetriatura dal vivido colore blu intenso (ruri) ottenuta aggiungendo alla vetrina trasparente dell’ossido di cobalto. Sul fondo blu sono realizzate decorazioni con motivi geometrici o rilievi figurati come medaglioni, ventagli o motivi vegetali come corolle di crisantemo, rami di pino, foglie di loto o di felce e uccelli. Queste decorazioni più complesse erano modellate separatamente e applicate sulla superficie ceramica non ancora cotta, secondo la tecnica haritsuke. Estremamente tridimensionali, spesso di colore bianco, contribuivano a creare effetti di grande impatto visivo, volti a simulare il volo di gru e passeri fukura tra boschetti di bambù sullo sfondo di un intenso cielo blu. Oltre a questa tipologia, nella collezione è presente un unico esemplare di grande vaso dipinto con paesaggio e gru in blu e azzurro.

Il nuovo allestimento è arricchito dalla pubblicazione Ricordi di viaggio. Dipinti dal Giappone al Castello di Agliè, a cura di Laura Gallo e Giuseppe Milazzo; il volume, che offre approfondimenti sulle collezioni e sull’intervento di restauro, è realizzato da Editris ed è disponibile per l’acquisto direttamente sul sito dell’editore: www.editris2000.it.

 

«L’allestimento dei 21 dipinti e dei 28 vasi giapponesi – dichiara Filippo Masino, direttore delle Residenze reali sabaude – per noi è molto più di una semplice esposizione. Restituiamo al pubblico opere che per anni sono rimaste invisibili nei depositi, e delle quali ora possiamo cogliere la delicatezza, l’ironia e la forza espressiva, rivelando quanto le loro immagini abbiano dialogato nel tempo con la storia stessa del Castello. È il primo passo di un rinnovamento che vuole riportare il Castello di Agliè a raccontarsi attraverso le sue collezioni e un invito a riscoprire uno sguardo più intimo e più consapevole sul patrimonio che lo abita».

«Il restauro del nucleo di dipinti e degli oggetti giapponesi del Castello di Agliè rappresenta un gesto di cura verso un patrimonio che parla di incontri, di viaggi e di cultura condivisa – afferma la presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi –. Restituire al Castello la bellezza originaria di questi beni significa offrire al pubblico non solo opere straordinarie, ma anche una nuova possibilità di comprendere come il dialogo tra mondi lontani abbia segnato la nostra storia. Sostenere interventi che uniscono ricerca, conservazione e valorizzazione è per noi un impegno costante nella tutela del patrimonio e nella sua trasmissione alle comunità di oggi e di domani».

«L’intervento di restauro – precisa Alfonso Frugis, Presidente del Centro Conservazione Restauro “La Venaria Reale” – ha visto un coinvolgimento multidisciplinare tra i nostri Laboratori di Restauro delle aree Carta e Fotografia e Manufatti Tessili insieme ai Laboratori Scientifici e testimonia un impegno costante e un percorso condiviso tra il Centro e le Residenze reali sabaude promotrici di un rinnovamento museologico e museografico della storica residenza dinastica».

 

Oltre alla presentazione dei dipinti, sabato 13 dicembre, si inaugura anche la rinnovata Sala nuova, ripensata come spazio introduttivo al percorso museale. Il progetto comprende un nuovo impianto di illuminazione, pannelli grafici con una linea del tempo che ripercorre gli snodi fondamentali della storia del Castello e del Parco e un modello tattile tridimensionale dell’edificio che facilita l’orientamento dei visitatori. Nell’Ottocento la Sala nuova era destinata alle funzioni amministrative come Sala dell’Intendenza e conserva ancora oggi la volta originaria, il camino e una porta storica, valorizzati dal nuovo allestimento.