CULTURA- Pagina 2

Lingue scandinave al Premio Mario Lattes per la Traduzione

La quarta edizione del Premio biennale promosso dalla “Fondazione Bottari Lattes”.

Iscrizioni fino al 19 gennaio 2026

Monforte d’Alba (Cuneo)

A sottolineare, ai fini del successo e della buona fortuna di un libro scritto in altra lingua che non sia (per noi) quella italiana e dove dunque abbia messo mano e competenza la figura di un buon traduttore, ci paiono davvero significative le parole di Italo Calvino ricordate proprio dai promotori del “Premio per la Traduzione” dedicato all’indimenticato Mario Lattes (1923 – 2001), dalla “Fondazione Bottari Lattes” (nata in sua memoria nel 2009 a Monforte d’Alba per volontà della moglie Caterina Bottari Lattes), in collaborazione con l’Associazione “Castello di Perno”.

Scriveva, dunque, Italo Calvino“Il traduttore letterario è colui che mette in gioco tutto sé stesso per tradurre l’intraducibile”. Parole ben chiare, che non permettono dilettantismi e facili pressapochismi. Avendo, quale sentiero non facile da percorrere, le parole di Calvino e ormai giunto alla sua quarta edizione (dopo l’esordio nel 2020), quest’anno il “Premio”– dopo la scelta della prima edizione incentrata sulla lingua araba e di quelle successive che hanno visto le selezioni della lingua cinese e di quella ispano-americana – ha quindi inteso rivolgersi a testi tradotti dalle “lingue scandinave”“sullo sfondo delle differenze istituzionali che le distinguono – dicono i rappresentanti della Giuria – queste presentano tra di loro forti affinità e sono legate indissolubilmente tra loro per storia, ambiente geografico, clima e immaginario”.

Il bando, in scadenza lunedì 19 gennaio 2026 e scaricabile sul sito www.fondazionebottarilattes.it, è aperto alle opere di “Narrativa Contemporanea” tradotte ed edite in Italia nel corso del 2024 e del 2025.

La selezione delle opere si articola in due fasi: in un primo momento la “Giuria stabile” (formata da traduttori e docenti di alto prestigio), tenendo conto della capacità del traduttore di rendere in italiano la qualità letteraria del testo, indica tre romanzi finalisti. Successivamente, una “Giuria specialistica” esperta della lingua in oggetto, valuta a sua volta la terzina, decretando il nome del vincitore o della vincitrice.

Della “Giuria stabile” fanno parte: Anna Battaglia (già docente di “Lingua francese” all’“Università di Torino” e traduttrice, tra le diverse opere, di “Oiseaux” di Saint-John Perse), Melita Cataldi (è stata docente di “Letteratura anglo-irlandese” all’“Università di Torino”, ha tradotto tra gli altri, testi dall’antico irlandese, William Butler Yeats e poeti del Novecento come Hutchinson e Heaney), Mario Marchetti (traduttore di lungo corso dal francese e dall’inglese per le case editrici “Einaudi” e “Bollati-Boringhieri”, presidente del “Premio Italo Calvino”, autore di saggi e recensioni) ed Antonietta Pastore (scrittrice e traduttrice dal giapponese, a lei si deve la traduzione di numerose opere di Haruki Murakami e di autori come Soseki Natsume, Kobo Abe, Yasushi Inoue).

Tre sono, invece, gli esperti che in questa quarta edizione compongono la “Giuria specialistica”Daniela Marcheschi (docente, critica letteraria e saggista, attualmente in forza al “CEG-Centro de Estudos Globais” dell’“Universidade Aberta” di Lisbona per “Letterature e Ipermedia”), Lorenzo Lozzi Gallo (professore ordinario di “Filologia e Linguistica germanica” presso l’“Università Pegaso”) e Franco Perrelli (già “ordinario” di “Discipline dello Spettacolo” nelle “Università” di Torino e Bari, nonché vincitore nel 2009 del “Premio Pirandello” per la “saggistica teatrale”).

I nomi dei tre traduttori finalisti saranno resi noti a mezzo stampa entro la fine del mese di maggio 2026, mentre il nome del traduttore vincitore sarà annunciato nel corso della premiazione che si svolgerà sabato 27 giugno al Castello di Perno (Cuneo). In palio, un premio di 3mila Euro.

Realizzato, come detto, dalla “Fondazione Bottari Lattes” in collaborazione con l’Associazione “Castello di Perno”, il “Premio Mario Lattes per la Traduzione” fruisce anche del sostegno di “Regione Piemonte”.

g.m.

Nelle foto: “Fondazione Bottari Lattes” e “Castello di Perno”

L’Opera dei Ragazzi compie 30 anni. Dal Teatro Regio al Festival MITO 

Il teatro musicale dell’Opera dei Ragazzi festeggia 30 anni di attività, splendido esempio del futuro musicale casalese che ha lo scopo di avvicinare e unire in modo operativo bambini e ragazzi di diverse culture fino al superamento degli esami in Conservatorio. La geniale idea di Erika Patrucco maturò nel 1985 a soli 16 anni con la variazione dei programmi scolastici del Ministero dell’Istruzione, inserendo l’educazione musicale nelle scuole elementari. In questa occasione, la Regione Piemonte chiamò un grande didatta musicale, il torinese Sergio Liberovici (1930-1991), compositore di origine ebraica, etnomunologo e fondatore del Teatro Stabile di Torino. Liberovici fondò il Teatro per Ragazzi e con Giulio Castagnoli l’Opera dei Bambini, componendo opere per le scuole con la collaborazione di Luciano Berio e dei pittori Ugo Nespolo, Mauro Chessa e Francesco Casorati, figlio del celebre Felice.

 

Erika sviluppò il progetto nel 1994 con un saggio delle scuole elementari di San Domenico nel Teatro di Casale Monferrato, eseguendo “La serva padrona” di Pergolesi, avvicinando così gli alunni dell’anno scolastico al mondo musicale dell’opera sotto l’egida dei Compositori Associati di Torino. Nel 1995 la Patrucco fondò a Casale l’Opera dei Ragazzi sulla scia di Liberovici e Castagnoli. Non sono mancate le occasioni di crescita di questa affermata realtà casalese che ha ricevuto il premio della Fondazione CRT, dal Teatro Regio al Festival MITO eseguendo Le nozze di Figaro e il Flauto Magico di Mozart, La Cenerentola di Rossini, l’Elisir d’Amore di Donizetti e Giacomo Puccini al Piccolo Regio di Torino con allestimento di Ugo Nespolo. Nel 2003 fondò a Casale il Coro Ghescer, costola dell’Opera dei Ragazzi, ponte interculturale e interreligioso creato da un’idea di Elio Carmi, presidente della Comunità Ebraica di Casale. Questa sinergia musicale integra il Coro MusicaInsieme della scuola casalese Primaria San Paolo, affiancando un’orchestra di giovani violoncellisti dell’Opera dei Ragazzi.

Erika ha partecipato a registrazioni per Rai Radio Tre, Nuova Fonit Cetra, Festival Asti Teatro, Teatro Stabile e Teatro Regio di Torino. Si è diplomata in violoncello con i maestri Brancaleon e Destefano, primo violoncello dell’Orchestra Rai e Teatro Regio, sempre presente nelle rassegne della splendida Sinagoga casalese. Nel 2024 è stato istituito il premio intitolato al padre Mario Patrucco, borsa di studio per le nuove generazioni consegnato nel Palazzo Gozzani di Treville, sede della Filarmonica, durante il Festival Echos del maestro Sergio Marchegiani. Le origini mantovane del ramo nobiliare materno risalgono al 1535 con i Passera, consignori di Gaiola e Moiola in Valle Stura, antica famiglia decurionale “de Platea” di Cuneo e con i Nuvoli, conti di Grinzane Cavour, San Damiano d’Asti, Moncalieri e Revigliasco. Nella vicina Trofarello, in antichità Truffarello, ritroviamo i conti Nuvoli dal 1663 al 1671 con Baldassarre, Giovanni Domenico e Giuseppe Antonio. Lo stemma in gesso nella tomba di famiglia dei conti Passera e Nuvoli del cimitero di Moncalieri è fedelmente ricostruito nelle armi dei catasti del comune torinese, rappresentato nel Blasonario Subalpino delle famiglie piemontesi.
Nell’altare dell’imponente monumento funebre, una lapide della cappella risalente al 1688 ne descrive l’acquisto del conte Giovanni Vincenzo Nuvoli, depositario dell’ossario di famiglia come da testamento. Lo stemma dei conti Nuvoli è raffigurato dal sole d’oro uscente da una nuvola d’argento con bordatura indentata d’argento e rosso dal motto “Cum sole nevus”, ossia “Con il nuovo sole”. La discendenza dell’antica e nobile casata è rappresentata in epoca recente da Passera Arturo (1880-1955), marito della contessa Nuvoli Camilla (1884-1925) dalla cui figlia Erica Passera (1916-1966) nacque nel 1944 Luciana Gavazza, pianista, madre di Erika e moglie di Mario Patrucco (1943-2018), violista, musicologo, critico musicale e liutaio. I festeggiamenti per la ricorrenza dell’Opera dei Ragazzi sono previsti per la prossima primavera.
Armano Luigi Gozzano 

Storie di fumetti resistenti

“Churubusco” si riferisce principalmente alla Battaglia di Churubusco del 1847, durante la guerra messico-statunitense, una vittoria americana decisiva che portò alla caduta di Città del Messico.  Infine é anche il titolo di un graphic novel di Andrea Ferraris che racconta la battaglia da una prospettiva diversa.  Il disegnatore di graphic Nobel genovese torna a Torino il 5 dicembre con “Storie di fumetti resistenti” all’Emporio Altromercato via San Marino 65 telefono info: 011 3249540.

Sarà presentata anche la graphic novel la cicatrice disegnata su tremiladuecento chilometri è lungo il confine tra Messico e Stati Uniti, più di un terzo dei quali segnato dal muro. La frontiera. Quella che un tempo era l’icona della conquista dell’occidente, oggi è una ferita della società contemporanea, una cicatrice, attorno alla quale si alternano oscurità e luce, violenza e umanità. Su quei territori gli autori si sono spinti in prima persona, per guardare i paesaggi, ascoltare le voci e raccogliere le storie di chi vive in prima linea quella realtà.
Il risultato è un libro a fumetti che è narrazione e testimonianza, invenzione stilistica e rigore documentario, una fusione di linguaggi per restituire la complessità della frontiera. Disegnata e elaborata con Renato Ciocca. Qui di seguito i curriculum dei nostri:

Andrea Ferraris, dopo il liceo artistico, frequenta un corso di grafica e scenografia tenuto da Gianni Polidori ed Emanuele Luzzati. Lavora a Milano come aiuto-scenografo per la televisione e ad Alessandria per il teatro lirico, quindi decide di assecondare una sua grande passione iscrivendosi ad un corso di fumetto a Bologna dove conosce, tra gli altri, Marcello Jori, Vittorio Giardino ed Andrea Pazienza.

Nel 1992 comincia una collaborazione con Disney Italia realizzando, per oltre 15 anni, storie di Topolino e Paperino. Nel 2007 si trasferisce a Barcellona per lavorare nello studio creativo di Egmont, editore di Copenaghen. Disegna tuttora per Egmont storie di Donald Duck su quattro strisce seguendo lo stile di Carl Barks. Ha disegnato illustrazioni e fumetti per Alias La Lettura inserti dei quotidiani Manifesto Corriere della Sera. Collabora con la rivista Internazionale.

Per Tunuè nel 2008 disegna, su testi di Giacomo Revelli, “Bottecchia”, racconto a fumetti della vita di Ottavio Bottecchia, ciclista degli anni 20, primo italiano a vincere il Tour de France.
Nel 2011 esce per Gallucci editore “Il Pinguino e la Gallina” e nel 2012, sempre per Gallucci “Cocco e Drilli” un altro libro illustrato per bambini.
Dal 2013 al 2016 vive a Parigi dove ha modo di ultimare “Churubusco”, suo primo lavoro come autore completo, racconto dell’italiano del Battaglione San Patrizio.
Churubusco è uscito in Italia per Coconino Press-Fandango, in Francia per Rackham editions, in Messico per La Cifra Editorial e, a novembre 2017, è prevista l’uscita negli Stati Uniti, per Fantagraphic. Dal 2017 vive e lavora a Torino.

Renato Chiocca è regista e sceneggiatore, lavora per il cinema, il teatro e la televisione. Ha girato documentari in Himalaya, a Lampedusa e in Tunisia, e numerosi tra cortometraggi, spot, videoclip e programmi tv. Tra cinema e fumetto ha diretto “Mattotti” (2006), sull’opera di Lorenzo Mattotti con la partecipazione del Premio Pulitzer Art Spiegelman, e “Una volta fuori” (2012), liberamente ispirato a Gli innocenti di Gipi.

Per apocalittici e integrati senza effetti collaterali o contro indicazioni.

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Aldo Colonna

Torino si prepara per la candidatura a Capitale Europea della Cultura

Si è riunito il Tavolo Strategico per la candidatura di Torino a Capitale Europea della Cultura 2033, che vede coinvolti Comune e Città Metropolitana di Torino, Regione Piemonte, Camera di commercio, Politecnico e Università degli Studi di Torino, Fondazione CRT e Fondazione Compagnia di San Paolo.

Presieduto dal sindaco Stefano Lo Russo, l’incontro ha visto la partecipazione dell’assessora regionale Marina Chiarelli, dell’assessora comunale Rosanna Purchia, del presidente della Camera di commercio Massimiliano Cipolletta, della vicerettrice del Politecnico Silvia Barbero, della rettrice dell’Università Cristina Prandi, della presidente della Fondazione CRT Anna Maria Poggi e di Matteo Bagnasco per la Fondazione Compagnia di San Paolo. La riunione ha rappresentato un tassello decisivo nel percorso verso la presentazione del dossier, offrendo agli enti l’occasione di fare il punto sulle attività in corso, consolidare una visione comune e delineare le priorità per i prossimi anni.

Nel corso del 2025 sono stati compiuti passi significativi: sono nati tre think tank dedicati a intelligenza artificiale, libro e democrazia, che hanno coinvolto università, fondazioni, realtà culturali e imprese in processi di ricerca e co-progettazione. Parallelamente, Università, Politecnico, CeVIS e Torino Social Impact hanno avviato la creazione di un sistema sperimentale di valutazione dell’impatto, mentre la Città ha mappato l’intero ecosistema culturale urbano e metropolitano. Grazie all’accordo con Fondazione Piemonte dal Vivo e Hangar Piemonte sono inoltre partiti percorsi di partecipazione e formazione rivolti a operatori culturali, reti civiche e cittadinanza, estesi all’intero territorio regionale.

Ha preso avvio anche un ampio programma di partecipazione civica: più di 200 volontarie e volontari stanno portando il progetto tra le persone in occasione di eventi e appuntamenti pubblici. A questo si aggiunge il progetto di creative bureaucracy, che coinvolge 60 dipendenti comunali in un percorso formativo orientato a favorire innovazione sociale e collaborazione tra uffici e settori.

La candidatura dispone ora anche di un logo ufficiale, ideato con la collaborazione di oltre cento studentesse e studenti delle scuole primarie e secondarie torinesi e presentato in occasione del concerto di San Giovanni in piazza Vittorio Veneto, portando il progetto in uno dei momenti simbolici della vita cittadina.

Sul piano europeo, Torino ha intensificato le relazioni con numerose città del continente, sviluppando un rapporto privilegiato con i Paesi Bassi – partner nel ciclo delle Capitali Europee della Cultura 2033 – e partecipando a reti e conferenze internazionali che hanno contribuito a posizionare la candidatura come luogo di sperimentazione e cooperazione culturale.

Il Tavolo Strategico ha definito le direttrici operative per il 2026, anno in cui si passerà dalla mappatura alla progettazione concreta, attraverso percorsi condivisi con istituzioni culturali, scuole, presidi sociali e reti artistiche. A livello internazionale, l’obiettivo sarà consolidare i rapporti con le Capitali Europee della Cultura passate e future e definire più compiutamente la dimensione europea della candidatura, in linea con le indicazioni dell’Unione Europea.

A commento della riunione, il direttore della candidatura Agostino Riitano ha dichiarato:
“Questa riunione del Tavolo segna un passaggio significativo del nostro percorso – spiega Agostino Riitano, direttore della candidatura – e dimostra che Torino sta assumendo la candidatura a Capitale Europea della Cultura non come un esercizio formale, ma come un processo collettivo di interpretazione del presente e di immaginazione del futuro. In questi mesi abbiamo costruito un metodo, una rete e un orizzonte. Il metodo è quello della cooperazione tra istituzioni, università, fondazioni, comunità culturali e cittadini; una collaborazione che non si limita a sommare energie, ma produce una visione condivisa. La rete è quella che stiamo tessendo con le città europee, con cui non cerchiamo semplicemente alleanze, ma uno scambio di prospettive, linguaggi e responsabilità comuni. L’orizzonte è quello di una Torino che mette al centro le persone, che valorizza i talenti e le risorse vitali, che affronta le complessità del presente con curiosità, coraggio e spirito di apertura. Il 2026 sarà l’anno decisivo per trasformare gli indirizzi in progettualità, le intuizioni in programmi, le relazioni in partenariati strutturali. Sarà l’anno in cui il dossier inizierà a rivelare la sua forma, la sua architettura e la sua ambizione: raccontare una città che vuole proporre all’Europa un modello culturale fondato sul dialogo, sull’innovazione sociale, sulla prossimità, sulla qualità della vita urbana e sulla capacità di costruire fiducia. Torino sta dimostrando di avere una visione ampia, un’identità forte e una comunità pronta a partecipare. È da questa energia civile che nasce la candidatura e da questa energia continuerà a crescere”.

Il cammino verso il 2033 continuerà con il sostegno della Fondazione per la Cultura Torino, attraverso il coinvolgimento attivo di cittadini, istituzioni culturali, scuole, imprese e società civile. Nei prossimi mesi saranno presentati nuovi incontri pubblici, progetti di co-progettazione, azioni di comunicazione e iniziative territoriali che accompagneranno la redazione del dossier e il rafforzamento della dimensione europea della candidatura.

Passepartout all’appartamento di Ponente della Palazzina di Caccia di Stupinigi

Nei fine settimana del 6-7 dicembre e del 27-28  dicembre , alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, nel Torinese, sarà eccezionalmente possibile visitare l’appartamento di Ponente prima della conclusione dei lavori di restauro prevista per la prossima primavera.

Per quattro giornate ritorna dunque accessibile al pubblico il percorso Passepartout  nell’appartamento di Carlo Felice , speculare a quello di Levante, per una visita guidata straordinaria alla riscoperta degli spazi segreti normalmente chiusi al pubblico. Attualmente in corso di restauro, l’appartamento di Ponente  comprende gli ambienti un tempo appartenuti al re Carlo Felice e alla duchessa Cristina di Borbone.

Gli spazi furono ampliati nel Settecento,  sotto la direzione di Benedetto Alfieri, per accogliere le stanze di Vittorio Emenuele, duca d’Aosta e figlio di re Vittorio Amedeo III.
L’appartamento si apre con una spazio impreziosito da due statue in marmo dei fratelli Collino, raffiguranti Meleagro e Atalanta. Seguono due anticamere decorate nella seconda metà del Settecento.  Nella prima parte sono esposte grandi marine di Francesco Antoniani e nella seconda si trovano scene di vita agreste realizzate da Angela Palanca, grandi tele che venivano utilizzate come cartoni preparatori per gli arazzi. Le sovraporte , datate 1755, raffigurano vedute marine e sono attribuibili alla maniera dell’Antoniani.

Le visite guidate passpartout sono indicate nei seguenti giorni: sabato 6, domenica7, sabato 27 e domenica 28 dicembre  alle ore 10.30, 12, 14.30.
Possono partecipare solo adulti e ragazzi al di sopra dei 12 anni e i gruppi non possono essere superiori alle 15 persone. È necessario indossare un abbigliamento comodo e calzature chiuse. Lo spazio non è accessibile a persone con disabilità.

Mara Martellotta

Il Piemonte cresce con la cultura

Il Rapporto annuale 2024-2025 sulla cultura in Piemonte fotografa un sistema che mostra molteplici dinamiche positive, confermate anche dai primi dati del 2025.

Complessivamente, il documento predisposto dall’Osservatorio culturale mostra una crescita stabile nelle aree più strutturate, accompagnata da segnali di pressione sui grandi poli culturali e dalla persistenza di difficoltà nelle aree interne e nei musei più piccoli. La trasformazione digitale, in rapido sviluppo, richiede inoltre analisi più approfondite per orientare in modo efficace le politiche future.

Ad aprire la presentazione della relazione, svoltasi nel Museo regionale di Scienza naturali, sono stati l’assessore regionale alla Cultura Marina Chiarelli e il presidente di Ires Piemonte Alessandro Ciro Sciretti.

“Dal Rapporto arriva una conferma importante: il Piemonte crede nella cultura e dalla cultura trae energia, identità e sviluppo – ha sostenuto Chiarelli – I dati raccontano un sistema in crescita, trainato dai grandi poli metropolitani ma sostenuto dal lavoro diffuso di musei, biblioteche, teatri, festival, associazioni e reti territoriali. È un ecosistema che dimostra una straordinaria capacità di adattarsi, di rigenerarsi e di coinvolgere pubblici sempre più ampi. La Regione è stata accanto a questa crescita, investendo risorse, semplificando procedure, rafforzando le collaborazioni con le fondazioni bancarie, con il mondo accademico, con i comuni grandi e piccoli. Lo abbiamo fatto perché crediamo che la cultura generi benessere, occupazione, attrattività e qualità della vita. La crescita dei musei, la ripresa dello spettacolo dal vivo, il dinamismo della lettura e l’evoluzione dei consumi digitali sono segnali che dobbiamo saper interpretare per orientare le politiche dei prossimi anni. Ma questo Rapporto ci ricorda anche quali sfide abbiamo di fronte: la tenuta delle sale cinematografiche, le difficoltà dei territori più marginali, la pressione crescente sui grandi istituti culturali, la necessità di garantire continuità agli investimenti quando la stagione del Pnrr sarà conclusa”.

“Per questo – ha anticipato l’assessore – la Regione sta già lavorando per costruire una programmazione pluriennale che permetta di consolidare quanto è stato avviato e di sostenere la transizione digitale, le reti bibliotecarie, i progetti per i giovani e la crescita dell’ecosistema creativo. La cultura è un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo del Piemonte e per questo continueremo a sostenerla con responsabilità, visione e ascolto dei territori, consapevoli che ogni euro investito in cultura produce valore sociale, coesione e nuove opportunità. I numeri ci dicono che siamo sulla strada giusta e ci motivano a fare ancora di più”.

Musei: incremento costante degli ingressi

Nel 2024 i musei piemontesi hanno registrato 7,76 milioni di visite, con una crescita del 9% rispetto all’anno precedente. La spinta principale arriva dal Sistema Museale Metropolitano, che concentra l’82% delle presenze e supera i 6,3 milioni di ingressi, grazie anche alla costante attrattività dei poli culturali torinesi. Nello specifico, hanno mantenuto e consolidato la loro centralità Museo Egizio, Museo Nazionale del Cinema, Musei reali e La Venaria Reale, che hanno accolto il 39% del totale dei visitatori in regione. Nel resto del territorio segnali positivi arrivano da province come Cuneo (+7,3%), Biella (+12% dovuto alla presenza di mostre di grande richiamo) e Alessandria (+13%).

Spettacolo dal vivo: partecipazione in aumento

Parallelamente, il comparto dello spettacolo dal vivo continua a mostrare un andamento favorevole: nel 2024 sono stati venduti 3,8 milioni di biglietti, +12% rispetto all’anno precedente, a fronte di una spesa al botteghino di 98,4 milioni di euro (+20% rispetto al 2023) e un incremento della spesa media per spettatore che passa da 21,6 euro del 2019 a 25,8 euro del 2024. Teatro e musica risultano particolarmente dinamici, anche grazie alla ripresa di festival e grandi eventi – in particolare dei concerti di musica leggera – che hanno rafforzato l’offerta culturale.

Cinema: fruizione nelle sale con recupero ancora incompleto

Diverso il quadro delle sale cinematografiche, che nel 2024 hanno fatto registrare circa 5 milioni di biglietti venduti al botteghino e incassi di 34,6 milioni di euro, con una diminuzione sul 2023 rispettivamente del 4,4% e del 3,3%. I multisale sono quelli che hanno registrato le maggiori difficoltà rispetto ai monosala che, grazie anche alle possibilità di costruzione di un’offerta più variegata e non vincolata esclusivamente ai titoli del momento, hanno mostrato una migliore tenuta. Il fenomeno riflette la tendenza nazionale.

Turismo culturale: presenze in aumento e ruolo centrale di Torino

Il 2024 è stato positivo anche per il turismo: il Piemonte ha registrato 6,28 milioni di arrivi e 16,89 milioni di presenze (+4,1% rispetto all’anno precedente), con una quota internazionale che raggiunge il 53%. Torino si conferma polo culturale centrale, mentre Langhe, Roero e Monferrato continuano a crescere grazie a un’offerta esperienziale diversificata.

Partecipazione: oltre l’80% dei cittadini coinvolti

Secondo l’Indagine Ires sul clima d’opinione, l’83% dei piemontesi ha partecipato ad almeno un’attività culturale nel 2024. Il coinvolgimento risulta particolarmente elevato tra i giovani, mentre resta più contenuto nelle fasce over65, presumibilmente perchè le difficoltà di accesso alla rete frenano l’utilizzo di una categoria di servizi e prodotti che potenzialmente potrebbero favorire il consumo culturale.

Biblioteche civiche

Nel 2024 gli iscritti attivi al prestito nelle 111 biblioteche civiche piemontesi crescono dell’11% rispetto al 2023 e diventano 245.300 ovvero coloro che hanno preso in prestito almeno un libro nell’ultimo anno realizzando 2 milioni di prestiti (+4,4%). La frequentazione dei cittadini così come l’utilizzo dei servizi bibliotecari varia molto nei diversi sistemi territoriali: dalle Valli di Lanzo (24%) al Basso Novarese (2%) e al Monferrato (3%) emergono differenze nelle capacità coinvolgimento e penetrazione dei presidi di pubblica lettura. Sul fronte occupazionale ed economico le biblioteche hanno impiegano oltre 1.000 addetti e utilizzato 21,8 milioni di euro.

Nei primi nove mesi del 2025 gli utenti unici della piattaforma MLOL che hanno utilizzato almeno uno dei servizi di lettura digitale offerti crescono a 20.000 rispetto ai 17.000 del 2024. Calano gli accessi alla piattaforma (-3,2%) e il numero di prestiti di e-book (-7%), mentre aumentano dell’8% le consultazioni di riviste e quotidiani. Si ricorda che nel 2025 è diventato operativo BI.TO, Biblioteche Integrate del Torinese, la nuova rete che unifica il Sistema Bibliotecario Urbano di Torino (BCT) con il Sistema Bibliotecario dell’Area Metropolitana (SBAM): un’unica tessera per accedere a 130 biblioteche e 2 milioni di titoli. Un progetto importante che ha visto l’Amministrazione regionale e quella comunale di Torino fianco a fianco nella realizzazione di un unico grande polo.

Digitale: una fruizione culturale in trasformazione

Le nuove modalità di consumo culturale si confermano in crescita: podcast, contenuti video brevi e gaming stanno modificando le abitudini dei pubblici, ampliando le forme di partecipazione soprattutto tra i più giovani.

Risorse economiche: investimenti in crescita

Nel 2023 le Amministrazioni pubbliche e le Fondazioni di origine bancaria piemontesi hanno destinato al settore della cultura 326,7 milioni di euro (+20,3% rispetto al 2022). Tale tendenza viene confermata anche dai dati del 2024 che segnano un aumento del 2,5%. Va sottolineato però che la dinamica di crescita deriva principalmente dai fondi Pnrr, che hanno sostenuto progetti di digitalizzazione, interventi su borghi e beni culturali, restauri e azioni di accessibilità. Dalla Rapporto emerge dunque la necessità di adottare uno sguardo di lungo periodo per programmare con attenzione la fase successiva al 2026, per garantire operatività nel lungo periodo agli interventi avviati.

Cultura e aree marginali

Il Piano Nazionale per le Aree Interne 2025 identifica in Piemonte 113 Comuni periferici (10%) e 18 ultraperiferici (2%), concentrati principalmente nelle province di Cuneo, Torino e Vercelli. Di questi 131 Comuni solo 74 dispongono di almeno un luogo culturale: si tratta in prevalenza di musei (39%) e biblioteche (34%), mentre teatri (3%) e cinema (4%) sono quasi assenti. La presenza diffusa di ecomusei (14%) valorizza il patrimonio paesaggistico.

(foto Mihai Bursuc

Convegno e “maratona” Satie

In occasione dell’anniversario dei 100 anni della morte di Eric Satie, l’Università e il Conservatorio di Torino organizzano il 5 e il 6 dicembre un convegno e una “Maratona” Satie nell’aula Terracini di Palazzo Nuovo. Iniziativa già svolta ad Honfleur (luogo natale e sede del museo Satie) il 31 ottobre e successivamente verrà riproposta a Catania il 9 e 10 dicembre. Il ricco programma prevede nei 2 giorni, l’alternarsi di professori e docenti italiani ed europei di varie università e conservatori. Dal pomeriggio del 5 ( ininterrottamente , notte compresa), nell’atrio di Palazzo Nuovo, si svolgerà la “maratona” Satie con uno Steinway grancoda e due maxi schermi, in programma l’esecuzione di Vexations, eseguita da 45 pianisti in successione per 840 volte… ! La sera del 5, concerto in Conservatorio degli allievi dedicato per intero a Satie.

Pier Luigi Fuggetta

Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento

Breve storia di Torino


1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi

 

4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento

 

Si è parlato finora dei Taurini, dei Romani, di Carlo Magno e dei Barbari, e ancora si sono citati Arduino e la contessa Adelaide, oggi invece ci occupiamo della Torino del Duecento, a cavallo delle lotte tra Imperatore, Papato e comuni e limminente arrivo dei Savoia, famiglia a cui lurbe si lega indissolubilmente.
I fatti risultano nuovamente intricati, sullo sfondo nuovi assetti scombussolano il territorio europeo e la nostra bella città si trova a galleggiare tra guerre e poteri che la vedono comunque coinvolta, anche se non proprio in prima linea.
È il 1155, Federico I di Hohenstaufen, meglio noto con lappellativo Barbarossa, viene eletto imperatore. Egli è convinto di poter risollevare le sorti del potere imperiale del Regno Italico, così nel 1158 indice unassemblea durante la quale presenta il suo puntiglioso programma, sostenendo di voler governare direttamente i territori italiani, di voler nominare personalmente i funzionari amministrativi, e infine di essere deciso a ripristinare limposizione fiscale.
Il piano tuttavia è tuttaltro che apprezzato, soprattutto dal papa e da molte città del nord, in primis Milano.
Tale malcontento porterà poi alla costituzione della Lega Lombarda (1167), voluta dal papa Alessandro III e dalla maggior parte dei comuni nordici, ormai abituati ad una indipendenza de facto.
Allinizio la Fortuna appoggia Barbarossa, tant’è che egli, dopo aver clamorosamente messo a ferro e fuoco Milano, entra trionfale a Torino il giorno di Ferragosto, insieme alla moglie, e qui, proprio nella cattedrale piemontese, viene incoronato.
Ma la Dea è cieca e volubile, e finisce per voltare le spalle allImperatore, che nel 1168 è costretto alla fuga attraverso Susa.

Negli anni seguenti accadono altri scontri tra il Barbarossa, che tenta una riconquista dei territori, e la Lega lombarda: le vicende non sostengono lImperatore, che, infine, nel 1183, dopo la sconfitta di Legnano (1174), sigla un trattato di pace con cui riconosce lautonomia alla città del nord Italia.
È bene ricordare tuttavia che Torino rimane sempre fedele allImperatore, non aderisce alla Lega e si ritrova ad essere nelle mani dei vescovi di turno o degli effimeri alleati del Barbarossa: dapprima infatti è il vescovo Carlo ad essere figura di riferimento per la cittadinanza, in seguito tale incarico è affidato a Milone e poi a Umberto III di Savoia. Federico I resta interessato a governare su Torino, a causa della strategica posizione geografica: a testimonianza  di ciò si sa che egli aveva una residenza, allinterno delle mura cittadine, in un vero e proprio palazzo imperiale. Nel tentativo di controllare lurbe e non solo- il Barbarossa istituisce dei nuovi funzionari: i podestà. Si tratta di amministratori e giudici che dovevano mantenere la pace e riscuotere pedaggi e tasse per conto dellImpero; queste figure rendono il sistema governativo più efficace e sottile, inoltre vantano una formazione legale nonché una schiera di collaboratori personali e possiedono una scorta armata. I podestàesercitano un incarico itinerante, dopo circa sei mesi essi devono spostarsi altrove, aspetto che li rende più imparziali nel giudizio, a confronto dei pubblici ufficiali o dei consoli locali.
Alla fine del XII secolo il comune di Torino si presenta tutto sommato tranquillo ed ordinato: consoli e podestà si susseguono ordinatamente, lassemblea cittadina si riunisce periodicamente e le decisioni che vengono prese durante tali incontri sono trascritte in un corpus che si affianca alle indicazioni designate affinchè si attui un buon governo.

 

Tuttavia la Storia ci insegna che gli eventi sono in continuo mutamento, è infatti proprio durante questo tempo tranquillo che alcune famiglie particolarmente agiate si apprestano ad assumere il controllo della città. Spiccano tra l’élite urbana alcuni protagonisti, tra cui Pietro Porcello, i cui interessi si espandono dalla città al contado. Egli è funzionario amministrativo e vassallo del vescovo, per conto del quale gestisce addirittura un castello, inoltre è menzionato come console assai conosciuto e membro di alto rango nell’élite cittadina.
I cittadini più abbienti erano soliti autodefinirsi nobiles e facevano riferimento alle proprie famiglie come dinastie patrilineari, copiando le abitudini della nobiltà fondiaria.
Alla fine del XII secolo tali gruppi sono quasi una quindicina, tra questi è bene annoverare i Della Rovere, i Borgesio, i Calcagno, i Beccuti e gli Zucca, questi ultimi particolarmente legati alla realtàtorinese.
I nobiles fanno ovviamente coalizione compatta tra loro, grazie a legami matrimoniali intenti a mantenere questo status privilegiato. È possibile avere unidea di come tali famiglie vivessero e accumulassero terre e averi grazie ad uno specifico documento, il testamento di Enrico Maltraverso, redatto intorno al 1214.
Egli dispone che, dopo la sua dipartita, la ricchezza posseduta venga suddivisa tra le quattro figlie e alcune istituzioni ecclesiastiche; la fortuna della famiglia deriva dai possedimenti fondiari, costituiti da molti territori circoscritti a Torino e dintorni: ville, giardini, una macelleria, un vigneto e diversi appezzamenti di terreni agricoli. Tale Maltraverso, come altri elitari, possiede inoltre diversi beni sparsi tra città e campagna e ha il diritto di riscossione dei pedaggi a Rivoli.
Altri dettagli che si possono leggere nel testamento sono prima di tutto che una cospicua parte delleredità spetta alla figlia badessa del convento di San Pietro, ma poi che la parte più ingente di tutto il lascito è devoluta al monastero di San Solutore, dove lo stesso Maltraverso fa edificare una cappella in suo onore. Non è difficile comprendere il motivo di tale attenzione nei confronti della Santissima Chiesa: il pio Enrico tenta di placare linevitabile castigo divino che lo attende per aver praticato lusura durante buona parte della sua vita; il tentativo fa sorridere, ancora di più perché nemmeno dopo la morte Maltraverso mostra carità nei confronti dei creditori, al punto che incarica il collega usuraio Giovanni Cane di riscuotere i crediti precedenti.
Abbiamo alcune informazioni anche su questultimo losco figuro, il Signor Cane diventa presto uno degli uomini più facoltosi della città, ma anchegli pare avesse la coda di paglia: nel suo testamento, redatto nel 1244,  si legge di ingenti donazioni rivolte alla chiesa di San Francesco, con specifiche di ammenda per i propri peccati legati alla vita terrena.
Attraverso tali personaggi si evince che le ricchezze di certa élite torinese è spesso derivata da denaro ottenuto per mezzo di scambi, pagamenti di pedaggi o prestiti e non da attività commerciali o di qualsivoglia produzione. È poi chiaro il legame tra questi nobilesusurai e la Chiesa, che non disdegna di ricevere donazioni per finanziare enti ecclesiastici, ospedali o altre istituzioni religiose; nésono da dimenticare i rapporti più interpersonali tra le due categorie, come dimostrano i canonicati delle cattedrali o le posizioni allinterno dei monasteri più prestigiosi, affidate proprio a figli o figlie di questi ricchi nobiluomini, in modo da assicurare alle varie famiglie un avanzamento sociale e una stabile rete di appoggio costituita da politici e finanziatori: favori che garantiscono a questa esecrabile élite dominante una salda posizione di rilievo allinterno della gerarchia amministrativa comunale o ecclesiastica. É per via di questi spregiudicati che pian piano la figura del vescovo viene surclassata, fino al definitivo colpo di grazia dovuto allinsorgere delle insidie dei signori vicino a Torino, altri aspiranti al potere che si fanno forti della situazione problematica causata dalla contesa tra i comuni della Lega, lImperatore e il Papa.
Il vento sta cambiando ancora, questa volta sussurra il nome dei Savoia.

ALESSIA CAGNOTTO

Al Polo del ‘900 il 120⁰ anniversario di Vasilij Semënovič Grossman

Il Polo del ‘900 promuove, dal 12 dicembre prossimo, una mostra per il 120⁰ anniversario della nascita di Vasilij Semënovič Grossman dal titolo “Vasilij Grossman – la forza dell’umano nell’uomo”. L’esposizione verrà inaugurata alle ore 18 alla presenza dell’autorità, e rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2026. Curata da Anna Bonola, Maurizio Calusio, Claudia De Benedetti, Anna Krashnikova, Giovanni Maddalena, Raffaella Poggi, Michele Rosboch, Pietro Tosco e Julia Volokova, la mostra, a ingresso libero tutti i giorni, da lunedì al sabato dalle 9 alle 20, è proposta in occasione del 120⁰ anniversario della nascita dello scrittore, e offre un nuovo percorso di scoperta della sua opera. Ideata inizialmente per il Meeting di Rimini 2025, l’esposizione approda a Torino in un percorso che invita il visitatore a seguire le tappe essenziali della vita e della produzione di Grossman: dagli anni della formazione e dell’impegno socialista fino alla maturità, segnata da un realismo aperto al senso religioso e alla libertà della persona. L’allestimento presenta testimonianze, documenti, testi e fotografie inedite, che costituiscono la complessità e la profondità del mondo di Grossman. Nel cuore del percorso espositivo, il visitatore potrà assistere alla proiezione del cortometraggio “Una telefonata di Stalin”, tratto da un episodio di vita e destino diretto da Nicola Abbatangelo, con Alessandro Preziosi, e sceneggiature di Giovanni Maddalena. La produzione è a cura di Wonderage Production.

L’iniziativa, promossa dallo Study Center Vasilij Grossman, dal Centro Culturale Pier Giorgio Frassati ETS, dal Meeting di Rimini, è realizzato in collaborazione con l’Associazione Esserci, Fondazione Casale Ebraica ETS, Fondazione Grossman ETS e Fondazione Russia Cristiana. Attraverso materiale d’archivio e immagini, comprese diverse foto inedite e video, l’esposizione intende mettere in luce la centralità della verità, della libertà e della dignità umana nell’opera dello scrittore, proponendo una riflessione attuale sulla possibilità del bene anche nei contesti più drammatici della storia.

“Vasilij Grossman – la forza dell’umano nell’uomo” – 12 dicembre 2025 – 31 gennaio 2026 – Polo del ‘900, palazzo San Daniele, via del Carmine 14.

Mara Martellotta

E’ in arrivo a Ivrea “La grande invasione”

Appuntamento nel capoluogo canavesano per presentare la XIV edizione del “Festival della lettura”. Ospite lo scrittore Domenico Starnone

Venerdì 28 novembre, ore 18,30

Ivrea (Torino)

“… Piace agli eporediesi e vari viaggiatori
a semplici curiosi e veri intenditori,
pure a chi per dispetto alla sua signora
si evira impunemente a due passi dalla Dora.
Fra riva destra e riva sinistra non fa distinzione:
si tiene a
 Ivrea, è La grande invasione

Così simpaticamente, e con non poca goliardia, definiscono “in versi” la loro creatura, nata nel 2013, ad Ivrea, Marco Cassini e Gianmario Pilo. Il primo operante a Torino in “ADD editore” e a Milano per “Accento edizioni” e per la rivista multimediale “Lucy”; il secondo, fondatore delle case editrici “minimum fax” e “SUR”, nonché direttore didattico della “Scuola del libro” di Roma. Sono loro i geniali inventori de “La grande invasione”, l’eporediese “Festival della lettura” che si appresta ad inaugurare, dal 30 maggio al 2 giugno del prossimo anno, la sua XIV edizione, insieme alla più piccina “La piccola invasione” dedicata ai lettori più giovani e curata da Marianna Doria, studentessa di “Magistrale in Editoria” a “La Sapienza” di Roma, e Ludovica Giovine, studentessa di “Filologia letteratura e storia dell’antichità” a Torino.

I tempi non sono stretti, ma già venerdì 28 novembre prossimo, ad Ivrea si terrà un doppio appuntamento preparatorio all’arrivo dell’atteso Festival che “piace agli eporediesi e a vari viaggiatori” per citare ancora un versetto della succitata ironica presentazione a firma (almeno, penso) della coppia Cassini – Pilo.

Il ritrovo è alle 18,30, presso l’“Auditorium Mozart” (corso Massimo d’Azeglio, 69) e prevede, fra l’altro, un incontro con lo scrittore – anche per cinema e teatro – napoletano Domenico Starnone, “Premio Strega 2001” con il romanzo “Via Gemito”, che presenterà il suo ultimo libro “Destinazione errata” (Einaudi), attraverso cui l’autore aggiunge un nuovo tassello alla sua esplorazione della fragilità della coppia, luogo di delizie e di sofferenze, una “sintesi dei disastri di cui è capace il genere umano”.

Incontro “di qualità”, programmato non a caso per segnalare le alte aspettative del Festival e per svelarne alcuni passi importanti. Primo fra tutti il ritorno delle “Lezioni” della “Grande invasione”, guidate da professionisti esperti in diverse discipline, dalla Musica alla Storia, dalla Poesia alla Politica. Ognuno accompagnerà il pubblico in un ideale viaggio in tre tempi, ma ciascuna delle lezioni può essere ascoltata anche singolarmente.

Accanto al ritorno di ospiti eccellenti già presenti in passato, sono numerose le “new entry”: le firme musicali Maurizio Blatto e Giulia Cavaliere, i giornalisti e scrittori Stefano Liberti e Matteo Miavaldi, l’economista Alessandro Giraudo, il duo eporediese Claudio Bovo e Norberto Patrignani e il trio di scrittrici Viola ArdoneChiara Tagliaferri e Chiara Valerio.

L’impostazione delle lezioni di quest’anno, divise per “pacchetti tematici”, è frutto di un dialogo con il pubblico dell’“Invasione”: il programma è costruito in modo che lezioni di discipline simili non si sovrappongano, e che possano quindi essere seguite tutte, nell’arco della giornata, per un totale di 18 cicli e 54 lezioni tenute da 22 ospiti.

I biglietti verranno messi in vendita a partire da venerdì 28 novembre e si potranno acquistare presso la “Galleria del Libro” (via Palestro, 70; tel. 0125/641212 o ivrea@ubiklibri.it ) e online sulla piattaforma “Eventbrite”.

Ogni lezione ha il costo di 7 euro, ma sono previste diverse formule di abbonamento.

La copertina del “libretto” che contiene il programma delle “lezioni” è a cura dell’illustratore toscano Francesco Chiacchio, che sarà protagonista di una delle mostre programmate nell’ambio del “Festival”, in collaborazione con “Caracol Art Gallery”.

Per ulteriori info e aggiornamenti del programmawww.lagrandeinvasione.it

Gianni Milani

Nelle foto: Franco Chiacchio Cover programma lezioni “Grande invasione” (Ph. Ghirigori Agency); Domenico Starnone; Cover “Destinazione errata” di Starnone