CULTURA- Pagina 2

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

DOMENICA 12 GENNAIO

Domenica 12 gennaio ore 10.30

ANIMALI FANTASTICI

GAM – attività per famiglie bambini dai 6 anni in su

Il percorso di visita alle rinnovate collezioni della GAM permetterà di scoprire come artisti diversi nel tempo abbiano saputo raccontare animali reali e fantastici, tra forme, colori e materiali. Da Carlo Pittara, Fortunato Depero fino a Mirko Basaldella i bambini potranno esplorare diversi generi artistici. Nelle sale dell’Educational Area i partecipanti ispirati dalle opere osservate creeranno con la tecnica del Frottage una collezione di animali fantastici popup.

Costo a bambino: euro 8 a partecipante (biglietto di ingresso al museo gratuito)

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com 

Prenotazione obbligatoria e pagamento online entro il venerdì alle ore 18

**Grazie alla collaborazione tra Fondazione Torino Musei e Biraghi, al termine dell’attività sarà offerta la merenda a tutti i partecipanti.

Domenica 12 gennaio ore 15

GEO-CROMIE

GAM – attività per adulti e bambini da 6 anni in su

La visita alla mostra di Mary Heilmann aprirà lo sguardo su un diverso modo di vedere e vivere il colore. Ciascuno dei suoi dipinti può essere visto come una traccia autobiografica, un segnale, con cui evoca un momento della sua vita evocando una realtà mentale dandole forma. Osservare le sue opere diventerà un gioco tra occhio e mente che continuamente si muovono da un senso di spazio a un altro.

Nelle sale dell’Educational Area, ispirati dalle opere viste nel percorso di visita, cercheremo di sperimentare con il colore creando un dialogo giocoso tra astrazione e figurazione.

Costo a bambino: euro 8 a partecipante (biglietto di ingresso al museo gratuito)

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com 

Prenotazione obbligatoria e pagamento online entro il venerdì alle ore 18

**Grazie alla collaborazione tra Fondazione Torino Musei e Biraghi, al termine dell’attività sarà offerta la merenda a tutti i partecipanti.

Domenica 12 gennaio ore 16

IL SOLE, IL SESAMO E GLI AQUILONI. LA FESTA INDIANA DI MAKAR SANKRANTI           

MAO – attività per famiglie

Passeggiando tra le statue provenienti dall’India e dal Sud-est asiatico, tra rappresentazioni di figure e miti dell’Induismo, scopriremo come si festeggia in diverse parti dell’India – e non solo – la prima festa dell’anno, quando il sole entra nel segno zodiacale del Capricorno e la primavera si avvicina. Nell’attività di laboratorio si potrà sperimentare come costruire un aquilone.

Da 6 anni in su

Prenotazione obbligatorio al 0114436927-8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

Costo: bambini € 7 per l’attività, adulti ingresso ridotto

GIOVEDI 16 GENNAIO

 

Giovedì 16 gennaio ore 18

INCONTRO CON LUIGI ONTANI

GAM – Luci d’Artista – conferenza nell’ambito di Accademia della Luce, Public program di Luci d’Artista

Intervengono:

Luigi Ontani, artista

Giulia Giambrone, curatrice, storica dell’arte, esperta dell’opera di Luigi Ontani

Emanuele Trevi, scrittore e critico letterario

Elena Volpato, curatore GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

Modera: Antonio Grulli, curatore Luci d’Artista

INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI DISPONIBILI

L’incontro con il Maestro Luigi Ontani di giovedì 16 gennaio è il momento per approfondire il lavoro di uno dei più influenti e riconosciuti artisti italiani nel mondo, e per analizzare la sua opera Scia’Mano, la Luce installata nei Giardini Sambuy in Piazza Carlo Felice creata appositamente per quest’ultima edizione di Luci d’Artista. La conferenza fa parte di Accademia della Luce, il Public Program di Luci d’Artista. Per l’occasione sono stati invitati un gruppo di critici e intellettuali di altissimo livello e prestigio che negli anni sono stati vicini al Maestro, accompagnandolo nei suoi viaggi in Italia così come nel lontano oriente, scrivendo per lui, curando mostre importanti e favorendo l’inserimento della sua opera nel contesto istituzionale. Giulia Giambrone è una giovane storica dell’arte e ricercatrice di base a Venezia: la sua tesi di laurea incentrata sull’opera di Luigi Ontani è stata l’occasione in cui si sono conosciuti. Emanuele Trevi è uno dei più grandi scrittori italiani, ha vinto il Premio Strega nel 2021 e collabora con il Corriere della Sera; da anni scrive regolarmente dell’opera del Maestro, e assieme hanno realizzato libri come quello del loro viaggio a Bali (Ontani a Bali, Humboldt Books, 2016, Milano). Elena Volpato ha inserito i primi seminali video di Luigi Ontani di fine anni sessanta nella collezione video della GAM di Torino, da lei ideata, e ha curato la mostra Alam Jiwa & Vanitas nel 2021 nello spazio Wunderkammer dello stesso museo.

Tutte le info qui: https://www.gamtorino.it/it/evento/incontro-con-luigi-ontani-accademia-della-luce/

 


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Il museo di scienze compie un anno, record di visite

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Record di visite con oltre 10.000 partecipanti agli eventi culturali, 15.000 ingressi nei primi quattro mesi e 6.000 metri quadrati recuperati entro il 2028. Il presidente della Regione, Cirio e l’assessore Chiarelli: «Abbiamo le carte in regola per diventare il museo di Scienze più prestigioso d’Italia»

 Il museo di scienze compie un anno dalla sua rinascita dopo la riapertura del 12 gennaio 2024. Il museo era stato chiuso nel 2013 a seguito dell’esplosione di una bombola che ne aveva compromesso l’agibilità. Stop delle visite e inizio lavori di ripristino nel 2015: dieci anni dopo, i numeri raccontano di 190.000 mila visitatori nel 2024 di cui 25.000 da parte delle scuole e 10.000 adesioni agli eventi. Nei primi 4 mesi è stato registrato un vero e proprio assalto a un ritmo di 25.000 ingressi al mese.

 

I progetti di ripristino del 2024 sono proseguiti con l’affidamento della gara, tramite SCR, per la progettazione e l’allestimento di nuove sale espositive. Per questo piano sono stati sbloccati 3,8 milioni di euro, che consentiranno la riapertura di tutto il piano terra nel 2026, con altri 2.000 metri quadrati, facendo salire così a 4.000 metri quadrati gli spazi riqualificati dall’inizio dei lavori. È avanzato anche il piano per realizzazione di tre nuovi depositi, con l’apertura (non al pubblico) di spazi tecnici in oltre 2.000 metri quadrati. Al loro interno saranno conservati mammiferi, animali in alcol e altri reperti paleontologici.

Sul fronte finanziario, le cifre parlano, fino ad ora, di 12 milioni spesi dal 2015, di cui 8 di provenienza statale e 4 di provenienza regionale.

«Il Museo di Scienze sta vivendo un momento straordinario di crescita e rinascita – hanno sottolineato il presidente della regione Alberto Cirio e l’assessore alla Cultura, Marina Chiarelli –. Abbiamo le carte in regola per diventare il primo museo di scienze d’Italia per prestigio e attrattività con un patrimonio di circa 7 milioni di reperti. Stiamo perseguendo un modello di recupero economicamente sostenibile che possa rappresentare un esempio virtuoso per altre realtà museali nazionali. Vogliamo ampliare l’esperienza del museo con un collegamento outdoor, per offrire un contesto in cui scienza e natura possano dialogare in uno spazio aperto e coinvolgente. La nostra visione è quella di un ecosistema culturale interconnesso, in cui tutti i musei del territorio siano in rete e collaborino per rafforzare la nostra offerta turistica e scientifica».

Nel 2024 è stata buona la risposta del pubblico, ma soprattutto è stata buona la risposta agli eventi: una trentina tra conferenze, laboratori e attività teatrali e musicali, che hanno raccolto più di 10.000 adesioni anche grazie al contributo dell’era digitale e social: tra accessi Instagram, Facebook e sito il museo a totalizzato 437.000 visitatori virtuali. Proseguirà intanto anche quest’anno la programmazione di eventi tra dibattiti, eventi divulgativi e scientifici, rappresentazioni teatrali.

L’obiettivo del 2026 è anche la apertura della biblioteca. Ma non solo: con i fondi a disposizione la Regione conta tra due anni di completare tutto il piano interrato arrivando all’apertura del piano interrato e dei cortili nel 2027. Per questi due interventi serviranno circa 5 milioni che la Regione conta di recuperare tramite i Fondi FSC. Nel 2029: apertura del secondo piano. Entro il 2030 – sempre secondo le previsioni – tutto il museo dovrebbe essere riallestito.

Addio al professor Georges Virlogeux

Caro direttore,

il 24 dicembre si è spento nella sua casa di Lançon de Provence dove viveva, e dove è stato per molti anni Sindaco stimato e benvoluto, il nostro carissimo amico e collaboratore professor Georges Virlogeux, curatore per il Centro Stuti Piemontesi del monumentale Epistolario azegliano. Professore onorario di letteratura e civiltà italiane nell’ Università di Aix-en-Provence, membro del Comitato Scientifico della rivista «Studi Piemontesi», del Comitato Scientifico per l’Edizione Nazionale delle Opere di Alessandro Manzoni, Socio Corrispondente della Deputazione Subalpina di Storia Patria, Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, lasciando un grande vuoto.

Virlogeux ha pubblicato saggi di argomento ottocentesco e di ecdotica dei carteggi in riviste francesi e italiane come la “Revue des études italiennes” (Paris), la “Revue d’études romanes” (Aix-en-Provence), “Rassegna storica del Risorgimento” (Roma), “Studi Piemontesi” (Torino), “Annali  manzoniani” (Milano) o in Atti di convegni di studi internazionali (Aix-en-Provence 1981,1983,1984,1985,1987, 1989;  San Salvatore Monferrato 1983; Nantes 1984; Saluzzo 1990;  Lecco 1990; Cagliari 1992; Stresa 1993).

Il suo maggior contributo è la raccolta, la cura e la pubblicazione, in dodici volumi dell’Epistolario di Massimo d’Azeglio, per le edizioni del Centro Studi Piemontesi di Torino (1987-2021).  L’ultima sua importante fatica è la pubblicazione tanto attesa del Carteggio di Luisa Maumary Blondel d’Azeglio 1820-1871, venuto alla luce in due volumi a Milano nel mese di dicembre 2023 per le edizioni del Centro Nazionale Studi Manzoniani. Questa raccolta, strettamente collegata all’Epistolario azegliano, ha regalato a Georges Virlogeux la soddisfazione di un lavoro lungo, complesso, accudito con sapienza e affetto, finalmente concluso, come scrive Rosanna Roccia nella Nota pubblicata sul numero di dicembre 2024 di “Studi Piemontesi”, che egli ha potuto ancora vedere e apprezzare.

Al Centro Studi Piemontesi Georges Virlogeux ha donato il suo archivio di studi e ricerche su Massimo d’Azeglio, volendo così confermare il profondo rapporto di collaborazione che per oltre quarant’anni lo ha legato alla Ca dë Studi Piemontèis.  La documentazione donata dal prof. Virlogeux era conservata nello studio-biblioteca all’ultimo piano della sua abitazione di Lançon-de-Pronvece. Nel mese di luglio del 2024 è stato realizzato il trasferimento a Torino di tutto il materiale documentario, composto da appunti di studio, minute di opere edite e inedite, dispense universitarie, corrispondenza d’ambito accademico e una nutrita serie di saggi e documenti su Massimo d’Azeglio.

Nei mesi di agosto e settembre del 2024 il Centro Studi Piemontesi ha promosso la schedatura, il riordino e l’inventariazione dell’intero fondo documentario, tramite la descrizione di 705 unità archivistiche, datate dal 1847 al 2023.

Insieme al fondo documentario, il prof. Virlogeux ha lasciato al Centro Studi Piemontesi anche una selezione di volumi della sua biblioteca privata, con opere di Massimo d’Azeglio in prima edizione e numerosi saggi di storia e critica letteraria dedicati all’Ottocento italiano, alla storia del Risorgimento e all’attività di Massimo d’Azeglio quale politico, artista e letterato.

Il “Fondo archivistico Georges Virlogeux”, sarà al più presto reso disponibile alla consultazione, mentre i volumi sono già schedati on-line come “Fondo Georges Virlogeux”, e collocati nella Biblioteca del Centro Studi Piemontesi.

Alla domanda perché d’Azeglio?, Georges Virlogeux rispondeva così:  “Il 20 novembre 1987, presentando a Torino il primo volume dell’epistolario azegliano, io precorsi la curiosità del pubblico convenuto a Palazzo Carignano, riformulando la domanda ch’egli si poneva: come mai l’epistolario di Massimo d’Azeglio, la cui edizione si aspettava dal generale in capo dei risorgimentisti italiani, gli veniva ammannito da un ignoto gregario dell’italianismo francese. Gregario del resto sono rimasto, nel senso che non sono mai diventato uno storico del Risorgimento e sono tutt’ora un italianisant. Alberto Maria Ghisalberti, che lavorò per anni intorno all’ Azeglio, fu il miglior conoscitore del nostro. Ma fu come se l’epistolario fosse stato per lui insieme troppo e troppo poco. Troppo poco, perché la cura di un epistolario è una fatica da benedettino che sminuzza la materia e impedisce allo storico di spaziare in sintesi brillanti e intellettualmente eccitanti. Troppo, perché le molteplici responsabilità non gli lasciarono il tempo di occuparsene. E non lo fece. Io invece mi lasciai allettare da questa prospettiva di tempi lunghi, che permettono allo studioso di ripercorrere amorosamente, talvolta a misura di giornata, l’itinerario testuale e biografico del suo autore. Un acquerello giovanile di Massimo lo rappresenta in abito da pittore mentre antenati suoi lo guardano cipigliosi. Quando decisi di iniziare il lavoro, mi raffiguravo così, timoroso dello sguardo indagatore dei miei futuri colleghi italiani, e mi accontentavo di appropriarmi, con timore reverenziale, dei luoghi e dei personaggi che venivano prendendo corpo durante i miei brevi soggiorni torinesi. I portici di via Po, il palazzo di via d’Angennes, l’Accademia albertina furono le mete delle mie prime passeggiate. Le lettere, nella produzione azegliana, mi apparvero come un filo, non ancora ben tessuto, per scoprire personaggio, uomini e luoghi tutt’ insieme. Con la loro quantità e diversità, costituivano un piano di studio coerente e duraturo. Data la loro dispersione, dovetti poi spiemontizzarmi anch’io per andarne in cerca in altre provincie. Cercare e trovare in archivi pubblici e in biblioteche è certo una gioia, ma in archivi privati è occasione di contatti umani vari e preziosi. Esplorare questa fetta di storia e di geografia italiana, studiata a tavolino nell’ Università francese, creare collaborazioni fraterne e fiduciose, cercare e convincere un editore, stabilire con un imprevedibile pubblico legami di simpatia, di affetto, mi parve un’ambizione lodevole. Ecco perché mi sobbarcai. Mi resta un ultimo voto: veder morire Massimo d’Azeglio una seconda volta prima di me…  Georges Virlogeux”.

E almeno in questo è stato pienamente esaudito.

Albina Malerba

Centro Stuti Piemontesi

Le biblioteche storiche di Torino, patrimonio dei cittadini

Il Salone del libro è  importante per Torino, ma anche per l’Italia tutta. L’affluenza e’sempre in aumento e questo vuol dire che leggere è una attività fondamentale a cui non si rinuncia, fortunatamente; attraverso i libri ci arricchiamo, sono uno strumento essenziale per la nostra crescita intellettuale,  morale e spirituale, ogni volume che leggiamo lascia una traccia, sempre.

Torino e’ nota anche per le sue diverse e straordinarie biblioteche e alcune, oltre che rappresentare luoghi di culto per il lettore e lo studioso, rivestono una grande importanza storica e monumentale.

Tra le molte esistenti eccone alcune molto importanti, simbolidella Torino dedita alla cultura e alla formazione.

Biblioteca Reale conserva circa 200.000 volumi, una ricchezza voluta da Carlo Alberto di Savoia-Carignano. La prestigiosa collezione di volumi e disegni importanti come i 13 autografi di Leonardo Da Vinci e il suo Codice del Volo degli uccelli. Nel 1942 venne inaugurata la nuova sede con importanti e preziosi arredi, dopo la Seconda Guerra Mondiale divento’ una biblioteca pubblica. Fanno parte del complesso museale anche il Palazzo reale, L’Armeria, la Cappella della Sindone, la Galleria Sabauda, il Museo di Antichità e i Giardini Reali.

Biblioteca Nazionale Universitaria

Fondata all’incirca nel 1723 per volontà di Vittorio Amedeo II di Savoia che realizzò l’accorpamento della raccolta del Comune, quella della Regia Università e i libri della corona, oggi e’ una biblioteca statale pertinente alla direzione del Ministero della Cultura. Nel 1957 comincio’ l’edificazione della sede attuale, in piazza Carlo Alberto, che terminò nel 1973 con il trasferimento del patrimonio dai locali di via Po, dove si sviluppò il grave incendio del 1904 che distrusse molte delle 4.500 unita’ presenti. Nella collezione attuale troviamo manoscritti in lingua ebraica, in greco, in latino, 1600 incunaboli che ci riportano agli albori della stampa e quindi alle meta’ del 1450, incisioni e disegni di inestimabile valore.

Archivio di Stato

Composto da 4 sezioni e’ risultato di una storia secolare che in origine era il Tesoro di carte dei Conti Savoia risalente al XII  secolo anche se  i primi atti che ne documentarono l’esistenza sono del XIV.

La biblioteca oggi e’ suddivisa in 3 settori: quella antica che custodisce volumi dal Medioevo al 1800, la nuova che contiene libri fino al 1930 circa e la corrente che arriva all’epoca attuale.

Sono conservati anche periodici, riviste scientifiche, dossier e studi culturali italiani e stranieri stampati dal 1593 fino ai giorni nostri.

Biblioteche Civiche Torinesi

Con 18 sedi in citta’ e punti di servizio in  2 ospedali e  3  carceri, le Biblioteche Civiche Torinesi rappresentano un patrimonio  condiviso di saperi e  un ponte tra culture e generazioni. Sono a disposizione oltre 500.000 libri, un tesoro di inestimabile di ricchezza culturale messo a disposizione dei cittadini. Spiccano tra le varie sedi edifici storici come Villa Amoretti, il Mausoleo della Bela Rosin o Andrea della Corte e altri piu’ moderni come il Dietrich Bonhoeffer, Natalia Ginzurg e poi il Bibliobus che sosta ogni giorno in diverse parti della citta’. Oltre alla consultazione e al prestito librario la biblioteca organizza eventi, corsi e laboratori dedicati alle varie fasce d’eta’ e diversi gruppi di lettura.

Centro Studi Piemontesi

La biblioteca  e’ nata nel 1969 in concomitanza con la fondazione del centro stesso che raccoglie volumi relativi alla cultura piemontese come la sua storia, la letteratura, il teatro, l’economia, l’arte, la civilta’.  La racconta e’ di circa 18.000 volumi moderni e 400 edizioni antiche, con un catalogo in costante aggiornamento anche in digitale su cui sono gia’ stati caricati 8.000 libri. E’ articolata in differenti fondi particolari legati ai maggiori  donatori come Mario Becchis o Renzo Gandolfo.

Centro Gobetti

Con una collezione, tra monografie e opuscoli, di 75.000 testi il centro e’ specializzato su alcune figure e correnti della cultura e della politica italiana del Novecento, sulla vicenda nazionale dall’Unità ai giorni nostri e sulla storia del pensiero politico contemporaneo. E’ un punto di riferimento per gli studiosi dell’antifascismo in chiave liberaldemocratica, per i cultori del pensiero di Piero Gobetti, Ada Prospero e Norberto Bobbio. Dal 1998 il centro e’ inserito nel Sistema Bibliotecario Nazionale e nel 2016 alcuni dei fondi librari sono stati trasferiti al Polo al ‘900 insieme a una parte della sua biblioteca generale.

Maria La Barbera

Fondazione Amendola inaugura l’installazione multimediale del Telero Lucania ’61

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Giovedì 9 l’inaugurazione dell’installazione multimediale del Telero Lucania ’61 con il Presidente Alberto Cirio, lunedì 20 conferenza stampa del progetto “Fiumi di culture” con l’Assessora Carlotta Salerno. Poi presentazione dei libri “Geopolitica dell’intelligenza artificiale” e “Il ministero Brodolini” e seminario sul pensiero politico medievale

L’inaugurazione dell’installazione multimediale del Telero Lucania ’61, in programma giovedì 9 gennaio 2025 con la presenza del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dell’Assessore del Comune di Torino Mimmo Carretta, aprirà un gennaio 2025 ricco di appuntamenti per la Fondazione Giorgio Amendola, da sempre protagonista nei percorsi di riqualificazione urbana e nella promozione di manifestazioni artistiche e culturali nel quartiere Barriera di Milano, a Torino. Tutti gli eventi, ospitati nella sede di via Tollegno 52, sono ad accesso gratuito.

9 gennaio 2025 – Installazione multimediale del Telero Lucania ’61 – Il Telero Lucania ’61, opera pittorica in cui Carlo Levi trasferì su tela i drammi e i volti narrati nel romanzo “Cristo si è fermato a Eboli”, rappresenta un vero e proprio viaggio nella questione meridionale. La sede della Fondazione Amendola ospita una copia del Telero, il cui originale è conservato a Palazzo Lanfranchi di Matera. Il 9 gennaio alle ore 18, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte di Carlo Levi, sarà presentata un’inedita traduzione del Telero in formato multimediale realizzata da Olo Creative Farm su commissione della Fondazione Giorgio Amendola, all’interno di un progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del PNRR, Next Generation EU.

10 gennaio 2025 – Presentazione del libro “Geopolitica dell’intelligenza artificiale” – Come sono nate e come funzionano le macchine “pensanti”? E quali saranno le ripercussioni sugli equilibri mondiali? A queste domande di estrema attualità prova a rispondere Alessandro Aresu nel libro “Geopolitica dell’intelligenza artificiale” (Feltrinelli, 2024). Venerdì 10 gennaio alle ore 18.30, l’autore ne parla con Nicolo Carboni, responsabile rapporti con il PSE del Partito Democratico, Juan Carlos De Martin, Professore ordinario del Politecnico di Torino, e Chiara Foglietta Assessora all’Innovazione della Città di Torino.

20 gennaio 2025 – Conferenza stampa del progetto “Fiumi di culture” – Conferenza stampa conclusiva del progetto “Fiumi di culture. Affluenze – Influenze – Confluenze”, che ha promosso il dialogo interculturale nella Città di Torino, in particolare con le comunità asiatiche e nordafricane di nuovi residenti, attraverso il riconoscimento e la valorizzazione del patrimonio multiculturale, con un approccio partecipativo che coinvolga attivamente la cittadinanza. Nell’occasione, ci sarà il lancio ufficiale della pagina web, in collaborazione con Vivo Interculturale. Il progetto ha come capofila Vol.To ETS – Centro Servizi Volontariato Torino, in collaborazione con i partner Associazione Mio MAO, Associazione Volontari Mio MAO, Fondazione Salvemini, Bocciofila Vanchiglietta Rami Secchi, Fondazione Giorgio Amendola e Associazione culturale Vera Nocentini. Appuntamento lunedì 20 gennaio alle ore 11, interverrà Carlotta Salerno, Assessora alle periferie e progetti di rigenerazione urbana della Città di Torino

23 gennaio – Seminario “Il pensiero politico medioevale” – A cura del Professor Luigino De Francesco, il seminario intitolato “Il pensiero politico medievale” è in programma giovedì 23 gennaio alle ore 17.30.

30 gennaio – Presentazione del libro “Il ministero Brodolini” – Frutto di lunghi studi su socialismo e welfare europeo, “Il ministero Brodolini. Poteri pubblici, welfare e Statuto dei lavoratori” di Paolo Borioni (Biblion, 2023) sarà presentato giovedì 30 gennaio alle 18. Dialogano con l’autore Annamaria Simonazzi, Presidente della Fondazione Brodolini, e Dimitri Buzio, Presidente LegaCoop Piemonte.

I giochi di parole da Gianni Rodari a Ersilia Zamponi

E’ passato più di mezzo secolo da quando, nel 1973, veniva pubblicata la Grammatica della fantasia di Gianni Rodari.

Un libro che rappresentava, come veniva precisato nel sottotitolo, una “introduzione all’arte di inventare storie“. È l’unico volume del più noto scrittore per l’infanzia, nato sul lago d’Orta a Omegna nel 1920, non dedicato alle storie, agli indovinelli e alle poesie, proponendo un contenuto teorico, dovuto alla paziente trascrizione a macchina da parte di una stagista di Reggio Emilia di appunti rimasti a lungo dimenticati. Le note in questione, scritte nelle seconda metà degli anni ’40, facevano parte della raccolta il Quaderno della fantasia. La Grammatica della fantasia è  una sorta di manuale utile a stimolare la creatività, dove Rodari offre spunti, suggerimenti e strumenti per chi crede in questa pedagogia , attribuendo il giusto valore educativo e didattico all’immaginazione. Partendo dalle parole o dalle lettere che le compongono, Gianni Rodari suggerisce 42 giochi attraverso immagini, nonsense, indovinelli e favole. Ogni gioco ha un forte valore simbolico che offre una infinità di possibilità creative, sia per il bambino che per l’insegnante, semplicemente mettendo in moto la propria fantasia. Attraverso questa Grammatica si apprende che le fiabe non sono intoccabili, che si può giocare con esse, smontandole e ricreandole, coinvolgendo i bambini  in prima persona nel loro processo formativo. La prova migliore della possibilità di imparare l’italiano in un modo divertente e creativo attraverso i giochi di parole, in piena continuità con il lavoro rodariano, è offerta da un altro libro molto bello, diventato ormai un classico: i Draghi locopei di Ersilia Zamponi, anch’essa omegnese. Pubblicato la prima volta nel 1986 da Einaudi, il libro dell’allora docente di lettere presso la Scuola media Gianni Rodari di Crusinallo esplicita bene l’uso intelligente fantasioso dei giochi di parole ( già il titolo dell’opera è l’anagramma dell’espressione “giochi di parole”).Il piacere dell’invenzione linguistica, l’emozione dell’intuire e dell’indovinare, la trasgressione del nonsense, l’intelligenza dell’ironia vengono stimolate magistralmente. Scriveva la Zamponi: “Giocando con le parole, i ragazzi arricchiscono il lessico; imparano ad apprezzare il vocabolario, che diventa potente alleato di gioco; colgono il valore della regola, la quale offre il principio di organizzazione e suggerisce la forma, in cui poi essi trovano la soddisfazione del risultato“. Un modo strepitoso di raccogliere l’eredità di Rodari, facendola vivere e respirare, rendendola più attuale che mai.

Marco Travaglini

Un anno record nei musei torinesi

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Museo Egizio
Più di  un milione di visitatori per l’Egizio, che ha compiuto 2 secoli. Nel 2024 sono stati 1.022.786 i visitatori, considerando anche i partecipanti agli eventi istituzionali, rispetto ai 1.061.157 ingressi del 2023.

Musei reali
73. 050 i biglietti staccati nel 2024, con un- crescita di 96.691 ingressi (+15.40%) rispetto ai 626.359 del 2023. Nelle festività tra giovedì 26 e martedì 31 dicembre, sono stati staccati 21.588 biglietti, +17% contro 18.420 dello stesso periodo del 2023.

Numeri in crescita e bilancio positivo: GAM, MAO, Palazzo Madama e Artissima hanno accolto 658.000 visitatori, confermando la qualità delle proposte culturali di quest’anno appena concluso.

Torino, 1 gennaio 2025 – La Fondazione Torino Musei chiude il 2024 con un bilancio estremamente positivo di oltre 658.000 presenze. Numeri in significativo aumento rispetto al 2023 che confermano l’interesse del pubblico per la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, il MAO Museo d’Arte Orientale, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica e Artissima e per le offerte di grande qualità proposte.

Nel 2024 ha preso concreto avvio, insieme alla nuova Direzione, il grande progetto di riqualificazione della GAM che, nonostante un mese di chiusura, ha staccato 290.354 biglietti.

Palazzo Madama ha accolto 243.733 visitatori e 89.795 persone hanno visitato il MAO.

A queste cifre vanno aggiunte le 34.200 presenze di Artissima, quarta linea culturale della Fondazione Torino Musei, registrate nei quattro giorni di apertura della fiera tra ospiti, visitatori e professionisti del settore. Grazie ad Artissima, nel mese di novembre Torino è il centro di una delle più dinamiche Art Week a livello internazionale. In particolare, a livello di sistema, l’edizione di quest’anno è stata senza dubbio la migliore Art Week di sempre, con al vertice la fiera e con un ruolo centrale della GAM e degli altri musei.

Nel 2024 i tre musei hanno inaugurato 29 mostre e progetti espositivi e organizzato 187 eventi destinati a tutti i pubblici: performance, conferenze, corsi di storia dell’arte, workshop e concerti hanno contribuito a rendere GAM, MAO e Palazzo Madama luoghi vivi e accoglienti.

Importante e costante l’azione dei nostri musei sul territorio: grazie allo straordinario impegno dei Dipartimenti Educazione e alla continua progettazione di stimolanti attività, sono stati oltre 64.000 – fra insegnanti, studenti, famiglie, adulti e persone con disabilità – gli utenti che hanno vissuto il museo in maniera attiva, partecipando alle numerose iniziative proposte.

La Fondazione Torino Musei ha infine realizzato e promosso la XXVII edizione di Luci d’Artista, quinta linea culturale della Fondazione Torino Musei, proseguendo nel percorso di rilancio a livello nazionale e internazionale della manifestazione, che sempre più si sta distinguendo quale progetto unico in Italia e si sta rivelando una vera istituzione di ricerca artistica permanente.

Il Museo Nazionale del Cinema di Torino chiude l’anno superando le 818.000 presenze alla Mole Antonelliana e il 2024 si conferma come il miglior anno di sempre. È un risultato importante che premia sia la politica museale intrapresa sia il pubblico nazionale e internazionale che continua a scegliere il Museo come una delle mete culturali più importanti in Italia.

“Il 2024 è ancora un anno mirabilis per il nostro Museo, che vola a più di 818.000 presenze – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. Un dato che conferma il posizionamento del nostro ente, il cui prestigio e valore sono unanimemente riconosciuti a livello nazionale e internazionale. Abbiamo fatto un buon lavoro, in sinergia con il territorio e con le istituzioni pubbliche e private. Nel 2025 consolideremo e implementeremo questa rete di rapporti e collaborazioni, con l’intento di diventare sempre di più un museo aperto, accessibile, coinvolgente e con un’offerta culturale alta”.

 

“I dati record del 2024 ci riempiono di soddisfazione e al contempo ci spingono a portare avanti quel percorso di rinnovamento che vuole far sì che il Museo Nazionale del Cinema sia sempre più un’eccellenza nel panorama culturale italiano e internazionale – commenta Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema. Con le mostre attive, Movie Icons e Serialmania, e con la prossima apertura della personale dedicata a James Cameron, il 2025 si annuncia come un altro anno eccezionale, ricco di contenuti e di ospiti di altissimo livello”.

Linea Cadorna, la Maginot italiana

Il sistema di fortificazioni che si  estende dall’Ossola alla Valtellina. Un enorme reticolo di trincee, postazioni di artiglieria, luoghi d’avvistamento, ospedaletti, strutture logistiche e centri di comando, collegate da centinaia di chilometri di strade e mulattiere, realizzato durante il periodo della prima guerra mondiale

Linea Cadorna” è il nome con cui è conosciuto  il sistema di fortificazioni che si  estende dall’Ossola alla Valtellina. Un enorme reticolo di trincee, postazioni di artiglieria, luoghi d’avvistamento, ospedaletti, strutture logistiche e centri di comando, collegate da centinaia di chilometri di strade e mulattiere, realizzato durante il periodo della prima guerra mondiale. Un’opera fortemente voluta dal generale Luigi Cadorna, capo di Stato Maggiore dell’Esercito (originario di Pallanza, sul lago Maggiore), con lo scopo di contrastare una eventuale invasione austro-tedesca proveniente dalla Svizzera.

Lo scoppio della guerra – il 23 luglio del 1914 –  e gli avvenimenti successivi tra cui l’invasione del Belgio neutrale e i cambi di alleanze tra le varie potenze europee, accentuarono i dubbi sulla volontà del governo elvetico di far rispettare la neutralità del proprio territorio. Così, una volta che l’Italia entrò in guerra  contro l’Austria  – il 24 maggio 1915 – , il generale Cadorna, per non incorrere in amare sorprese, ordinò di avviare i lavori difensivi, rendendo esecutivo il progetto di difesa già predisposto. Da quasi mezzo secolo erano stati redatti studi, progettazioni, ricognizioni, indagini geomorfologiche, pianificazioni strategiche, ricerche tecnologiche. E non si era stati con le mani in mano: a partire dal 1911 erano state erette le fortificazioni sul Montorfano, a difesa degli accessi dalla Val d’Ossola e dal Lago Maggiore,  e gli appostamenti per artiglieria sui monti Piambello, Scerré, Martica, Campo dei Fiori, Gino e Sighignola, tra le prealpi varesine e la comasca Val d’Intelvi. Anche la Svizzera, dal canto suo,  intensificò i lavori di fortificazione al confine con l’Italia, realizzando opere di sbarramento a Gordola, Magadino, Monte Ceneri e sui monti di Medaglia, nel canton Ticino. In realtà,tornando alla Linea Cadorna,quest’opera, nella terminologia militare dell’epoca, era definita come ” Frontiera Nord” o, per esteso, “sistema difensivo italiano alla Frontiera Nordverso la Svizzera”. E, ad onor del vero, più che una fortificazione collocata a ridosso della frontiera si tratta di una linea difensiva costruita in località più arretrate rispetto al confine, con lo scopo di presidiare  i punti nevralgici. Un’impresa mastodontica.

 

Basta scorrere, in sintesi,  la consistenza dei lavori eseguiti e delle spese sostenute per la loro realizzazione: “Sistemazione difensiva – Si svolge dalla Val d’Ossola alla Cresta orobica, attraverso le alture a sud del Lago di Lugano e con elementi in Val d’Aosta. Comprende 72 km di trinceramenti, 88 appostamenti per batterie, di cui 11 in caverna, mq 25000 di baraccamenti, 296 km di camionabile e 398 di carrarecce o mulattiere. La spesa complessiva sostenuta, tenuto conto dei 15-20000 operai ( con punte fino a trentamila, nel 1916, Ndr) che in media vi furono adibiti, può calcolarsi in circa 104 milioni”. Le ristrettezze finanziarie indussero ad un utilizzo oculato delle materie prime,recuperate sul territorio. Si aprirono cave di sabbia, venne drenata la ghiaia negli alvei di fiumi e torrenti; si produsse calce rimettendo in funzione vecchie fornaci e furono adottati ingegnosi sistemi di canalizzazione delle acque. Gli scalpellini ricavarono il  pietrame, boscaioli e falegnami il legname da opera, e così via. I requisiti per poter essere arruolati come manodopera, in quegli anni di fame e miseria, consistevano nel possedere la cittadinanza italiana, il passaporto per l’interno e i necessari certificati sanitari. L’età non doveva essere inferiore ai 17 anni e non superiore ai sessanta e, in più, occorreva che i lavoratori fossero muniti di indumenti ed oggetti personali. A dire il vero, in ragione della ridotta disponibilità di manodopera maschile, per i frequenti richiami alle armi, vennero assunti anche ragazzi con meno di 15 anni, addetti a mansioni di manovalanza, di guardiani dei macchinari in dotazione nei cantieri o di addetti alle pulizie delle baracche.  La manodopera femminile, definita con apposito contratto, veniva reclutata nei paesi vicini per consentire alle donne, mentre erano impegnate in un lavoro salariato, di poter badare alla propria famiglia e di occuparsi dei lavori agricoli. Il contratto era diverso a seconda dell’ente reclutante: l’amministrazione militare o le imprese private.

 

Quello militare garantiva l’alloggiamento gratuito, il vitto ( il rancio)  uguale a quello delle truppe, l’assistenza sanitaria gratuita, l’assicurazione contro gli infortuni, un salario stabilito in relazione alla durata del lavoro da compiere, alle condizioni di pericolo e commisurato alla professionalità e al rendimento individuale. Il salario minimo era fissato, in centesimi, da 10 a 20 l’ora per donne e ragazzi; da 30 a 40 l’ora per sterratori, manovali e braccianti; da 40 a 50 per muratori, carpentieri, falegnami, fabbri e minatori; da 60 ad una lira per i capisquadra. L’orario di lavoro era impegnativo e  prevedeva dalle 6 alle 12 ore giornaliere, diurne o notturne, per tutti i giorni della settimana. Delle paventate truppe d’invasione che, come orde fameliche, valicando le Alpi, sarebbero dilagate nella pianura padana, non si vide neppure l’ombra. Così, senza il nemico e senza la necessità di sparare un colpo, con la fine della guerra,  le fortificazioni vennero dismesse. Quelle strutture, negli anni del primo dopoguerra, furono in parte riutilizzate per le esercitazioni militari e , negli anni trenta, inserite in blocco e d’ufficio nell’ambizioso  progetto del “Vallo Alpino”, la linea difensiva che avrebbe dovuto – come una sorta di “grande muraglia” –  rendere inviolabili gli oltre 1800 chilometri di confine dello Stato italiano. Un’impresa titanica, da far tremare le vene ai polsi che, forse proprio perché troppo ardita, in realtà, non giunse mai a compimento. Anche nella seconda guerra mondiale, la Linea Cadorna non conobbe operazioni  belliche, se si escludono i due tratti del Monte San Martino (nel varesotto, tra la Valcuvia e il lago Maggiore) e lungo la Val d’Ossola dove, per brevi periodi , durante la Resistenza, furono utilizzati dalle formazioni partigiane. Infine, come tutte le fortificazioni italiane non smantellate dal Trattato di pace siglato a Parigi nel febbraio 1947, a partire dai primi d’aprile del 1949, anche la “linea di difesa alla frontiera nord” entrò a far parte del Patto Atlantico istituito per fronteggiare il blocco sovietico ai tempi della “guerra fredda”. Volendo stabilire una data in cui ritenere conclusa la storia della Linea Cadorna, almeno dal punto di vista militare, quest’ultima può essere fissata con la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 1989.

 

Da allora in poi, le trincee, le fortificazioni e le mulattiere sono state interessate da interventi di restauro conservativo realizzati dagli enti pubblici che hanno permesso di recuperarne gran parte  alla fruizione turistica, lungo gli itinerari segnalati. La “Cadorna” si offre oggi ai visitatori come una  vera e propria “Maginot italiana”,  un gigante inviolato, in grado di presentarsi senza aloni drammatici, come un sito archeologico dove è possibile vedere e studiare reperti che hanno subito l’ingiuria degli uomini e del tempo ma non quella dirompente della guerra. Tralasciando la parte lombarda che si estende fino alla Valtellina e restando in territorio piemontese, sono visitabili diversi percorsi, dal forte di Bara  – sopra Migiandone, nel punto più stretto del fondovalle ossolano –  alle trincee del Montorfano, dalle postazioni in caverna del Monte Morissolo al fitto reticolo di trincee e postazioni di tiro dello Spalavera  ( la sua vetta è uno splendido belvedere sul Lago Maggiore e le grandi Alpi), dalle trincee circolari con i camminamenti e la grande postazione per obici e mortai del Monte Bavarione fino alle linee difensive del Vadà e del monte Carza, per terminare con quelle  della “regina del Verbano”, un monte la cui vetta oltre i duemila metri, viene ostentatamente declinata al femminile dagli alpigiani: “la Zeda”.

Marco Travaglini

Le poesie di Graziella Provera

Pubblichiamo di seguito alcuni componimenti che la poetessa Graziella Provera di Casale Monferrato ha inviato al “Torinese”
SERVIRÒ

E serviro’

che del servizio ho fatto
la mia fede.
Serviro’ il senza nome
con la mano tesa
chi è senza voce
e chi sproloquia.
Serviro’ l’iroso, il bestemmiatore,
l’umile e l’orgoglioso,
il folle e l’erudito.
Ognuno avrà senza preferenze.
E quando avrò varcato quella soglia
scavate una buca
sotto l’albero del fico
che dei suoi frutti
si nutriran gli uccelli,
le vespe, i calabroni
nella spirale di un amore
senza fine.
13 ottobre 2024

***

LO SPAZZINO
Oggi m’è tornata a mente ‘na figura
de quanno s’era poveri
e contenti.
S’usciva a gioca’ fori de casa
e tante vorte se vedeva
lo spazzino,
vestito de grigio come er bidone
che se portava appresso.
Ci aveva ‘na grossa scopa
de saggina
e ramazzava tutt’ attorno
senza guarda’ nissuno,
senza ‘na parola.
Se vergognava forse
de fa’ un lavoro
che je’ sembrava d’esse
in punizzione.
Tant’anni so’ passati
forse sessanta.
Ora c’è stanno i camion
che te svejano a le cinque
der matino
con un fracasso che te pija male.
Questo è er progresso,
un passo avanti
de la civiltà.
Mo’ preferivo quanno c’era
lo spazzino
e se sentiva solo er fruscio
de quella grossa scopa
de saggina.

3 Ottobre 2024

***
IL LUNGO CAMMINO
Quando da un groviglio di spine
sarà ferito il tuo cuore
e del dolore il frutto amaro
avrai gustato fino a saziarti
e vagherai nel deserto
della notte oscura dell’anima,
allora cercherai la Via
che conduce lontano dal mondo.
Percorrerai così l’alchemico sentiero,
pietrosa salita dalle tenebre avvolta.
Nessun conforto avrai
se non il pianto.
Lontana la meta, arduo il cammino
che purifica il cuore
dalle orgogliose, infere passioni.
E tornerà l’animo tuo quello di un fanciullo
ed il tuo spirito, ricolmo di pietà,
brucerà del fuoco ardente dell’Amore.
Sentirai fratello ogni essere che vive
e finalmente tu saprai chi sei.
19 dicembre 2024