CULTURA- Pagina 158

Piccolo capolavoro intorno alla violenza

Repliche fino al 31 gennaio negli spazi della Galleria Franco Noero

Gérard Watkins, che ha oggi superato i cinquanta, è nato a Londra ma dal 1974 vive a Parigi. È drammaturgo con una decina di testi teatrali, regista, musicista e attore (al cinema, tra l’altro, ha lavorato con Julian Schnabel ne Lo scafandro e la farfalla), è rappresentato in ogni tipo di spazio scenico, è stato nominato miglior drammaturgo francofono vivente ai premi Molières del 2017.

Lo ascolti e ti viene dritto dritto il desiderio di conoscerlo di più, di vederlo maggiormente messo in scena. Lucido, duro, modernissimo. Sembra un medico che nel chiuso di una camera chirurgica sia pronto a scoprire tutto di quel corpo che gli sta davanti. Usciti da Scene di violenza coniugale. Atto finale, che lo Stabile torinese propone (con il Teatro di Dioniso), sino a venerdì 31 gennaio, con significativo ardore, per la regia di Elena Serra, in una sala della Galleria Franco Noero (piazza Carignano 2) dove ogni sera fanno corona un gruppo di una quarantina di spettatori, hai la esasperata certezza di quanta autenticità, reale, crudele, quotidiana, l’autore metta nella frammentata vicenda, di quanto i suoi dialoghi riescano a coinvolgerti, amaramente, con rabbia addirittura, di come lo svilupparsi di un rapporto a due possa – e le cronache pressoché di ogni giorno sono lì a testimoniarlo – nascere e deteriorarsi, scivolare attimo dopo attimo verso la tragedia.

Due coppie nella Parigi di oggi, un accadimento senza importanza è pronto a farle incontrare, un innamoramento e il desiderio di vivere insieme, la ricerca di un appartamento, un episodio che unico le farà incontrare. Pascal è un fotografo, una rabbia lanciata in faccia al mondo intero, cinico e aggressivo, al culmine di una prepotenza incontrollabile, Annie una ragazza madre di due figli in perenne ricerca di lavoro, segnata dalla debolezza e dalla remissione. Liam è un ragazzo di colore, il vizio della droga e l’abitudine allo spaccio, un passato non certo facile alle spalle ma neppure il desiderio di correggerlo, un altalenante percorso di tranquillità e scatti d’ira, Rachida è musulmana, in fuga da una famiglia chiusa e oppressiva, studia e lavora, avverte a più riprese il buio a cui va incontro ma di quel ragazzo qualcosa la spinge a prendersi cura. Già le loro note iniziali non ci hanno messo a nostro agio, i tanti episodi narrativi (alcuni, cruenti, urlati, “riferiti” nel chiuso di un’altra stanza, nascosti al publico) fanno piombare i due uomini in una discesa di violenza che si riversa sulla fisicità come sulla psicologia già malata o debole delle donne.

Una violenza senza più argini, costante, non più gestibile, che nasce dalle parole, da una risposta non data o da un pensiero frainteso, da un desiderio di paternità allontanato nel tempo o da un attimo d’amore negato: le occasioni nella vita di una coppia che già scricchioli non mancano, di piombo o futili, anche l’incapacità a preparare una mayonese può diventare il pretesto per una scarica di botte. Tutto è maledettamente vero, il luogo non-teatrale (la realtà di una casa, una scrivania, una lampada, qualche sedia e qualche piccolo divano) pur nella propria signorilità ti immerge in uno spazio chiuso e asfissiante, i tratti autentici del testo fuoriescono da ogni azione, da ogni parola. La regia di Elena Serra non fa sconti, agguanta il testo e ne ricava con un ritmo eccellente tutta la violenza verbale e fisica di cui è impregnato, quelle cesure tra scena e scena sono il gong verso le tappe inevitabili di una lotta che ha già previsto con grande anticipo il suo vincitore, con un’esattezza tutta geometrica e raggelante si compongono senza ripensamenti le immagini  della vittima e del carnefice; le interpretazioni di Roberto Corradino (Pascal), Clio Cipolletta (Annie), Aron Tewelde (Liam) e Annamaria Troisi (Rachida) testimoniano appieno le sopraffazioni e le debolezze di uomini e di donne del mondo contemporaneo, perfette nell’immergersi nei diversi comportamenti: per tutti una prova di grande maturità.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma

La collezione filatelica di Bruno Segre donata alla Città

La Sala delle Congregazioni di Palazzo Civico ha ospitato oggi pomeriggio la cerimonia per la donazione della collezione filatelica dell’Avvocato Bruno Segre all’Archivio Storico della Città di Torino

La raccolta dell’Avvocato Segre comprende francobolli nuovi, perfetti, quasi tutti illinguellati, ordinati in 67 album iniziando dalle prime emissioni del Regno d’Italia (suddivisa in due parti: una riservata ai francobolli ordinari e commemorativi, l’altra ai francobolli di servizio, posta aerea, segnatasse, espressi, pacchi postali) per arrivare alle emissioni complete della Repubblica italiana sino a quelle del 2019.

Questa collezione ha un significativo carattere storico, perché riunisce quasi tutto quanto emesso dallo Stato italiano dal 1861, e anche commerciale, perché contiene molte rarità. Nel suo complesso, essendo il frutto di molti anni di ricerche, la donazione rappresenta un’acquisizione di elevata importanza culturale per la Città.

Alla cerimonia hanno partecipato l’Avvocato Bruno Segre, la Sindaca Chiara Appendino, il Direttore della Cultura, Emilio Agagliati e la dirigente delle Attività culturali, Monica Sciajno.

L’avvocato Bruno Segre è una figura molto conosciuta a Torino e ha contribuito a fare la storia della nostra città. Ha da poco festeggiato 101 anni, essendo nato il 4 settembre 1918. Si è laureato in legge il 15 giugno 1940, ma a causa delle leggi razziali non ha potuto esercitare la professione di avvocato; in quel periodo ha vissuto dando lezioni private e scrivendo articoli per vari periodici firmandosi con lo pseudonimo “Sicor”. Coraggioso antifascista, nel 1942 venne arrestato per disfattismo politico e detenuto per alcuni mesi nel carcere Le Nuove. Nel settembre del 1944 è stato nuovamente arrestato e condotto alla caserma di Via Asti, sede dell’Ufficio politico investigativo della Guardia Nazionale Repubblicana, luogo di detenzione, tortura ed esecuzione dei prigionieri.

Una volta uscito, si è arruolato col nome di battaglia “Elio” nelle formazioni partigiane Giustizia e Libertà in Val Grana e ha partecipato alla liberazione di Caraglio.

 Dopo la Liberazione ha lavorato come cronista per «L’Opinione» e per altre testate giornalistiche. Segretario dell’Associazione torinese contro l’intolleranza e il razzismo, nel 1949 ha fondato «L’Incontro», giornale impegnato nel campo della difesa dei diritti civili, contro il razzismo e l’antisemitismo, per il disarmo e la pace nel mondo.

Negli anni seguenti si è distinto nella battaglia legale per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza; nel 1958 è stato rappresentante della provincia nel Consiglio di Amministrazione dell’Opera Pia Ospedali Psichiatrici e ha continuato a manifestare una forte spinta all’impegno nell’associazionismo laico seguendo tra le altre l’Associazione Nazionale Libero Pensiero Giordano Bruno, di cui è stato vice presidente e poi presidente dal 1996 al 2008. Si è impegnato inoltre come giornalista, militante e avvocato nella battaglia sul divorzio. Nel 1975 è stato eletto consigliere comunale di Torino nelle liste del Psi.

Bruno Segre ha dunque speso la sua vita per la difesa dei diritti umani, della pace, del laicismo combattendo ogni forma di razzismo e antisemitismo.

I rapporti con l’Archivio Storico della Città si sono andati rinsaldando in occasione della mostra “Torino sotto attacco. Dalle leggi razziali alla Liberazione”, per la quale ha accettato di rilasciare un’intervista, trasmessa nei locali della mostra, e ha prestato rari cimeli degli anni della guerra. È poi intervenuto di persona la sera del 12 aprile, in occasione della Notte degli Archivi, ospite d’onore della conferenza «Se noi taceremo, chi parlerà?» dedicata al ricordo delle persecuzioni razziali subite dagli ebrei torinesi nella seconda guerra mondiale.

Capodanno cinese: Torino festeggia l’ “anno del topo”

Dal 24 al 26 gennaio Torino saluta l’anno del Topo e Via Lagrange e la Rinascente saranno il centro del Capodanno Cinese 2020. Le associazioni che riuniscono la comunità cinese in Piemonte daranno vita a un ricco calendario di appuntamenti per celebrare la più importante ricorrenza del Paese del Dragone

Un evento che coinvolge tutta la cittadinanza realizzato grazie all’impegno dei presidenti storici della comunità cinese a Torino, che conta quasi 11mila residenti.  

“Il Capodanno per la comunità cinese di tutto il mondo è un importante momento di incontro, di cultura, di tradizione. La comunità cinese in questa occasione vive non solo un momento di condivisione, ma sottolinea l’importanza del riconoscimento della propria Storia. Il 2020, l’anno del Topo, abbiamo la consapevolezza che sarà un anno di crescita, di sviluppo, di cooperazione sociale con le istituzioni del territorio e al livello nazionale”, sottolinea Paolo Hu Shaogang, Presidente della Federazione Nazionale Italia – Cina (Fenaic). Un grazie particolare va alla Città di Torino per la collaborazione Istituzionale e alla Rinascente che ha con convinzione collaborato per la realizzazione di questo grande evento”, aggiunge Giovanni Firera, Direttore del Capodanno Cinese di Torino e vice presidente Fenaic.

La Rinascente, sponsor dell’avvenimento, ha inserito l’evento nel programma culturale della catena. Lo store si fa teatro di eventi imperdibili che raccontano le diverse sfumature di una cultura millenaria. Cominciando dalle vetrine che rappresentano un vero e proprio omaggio ai simboli del Capodanno Cinese: in una scenografia dove domina il rosso, circondato da lanterne beneauguranti, il Topo fa il suo ingresso sulla scena. Vestito di grafiche dallo stile ricercato e contemporaneo, il negozio rappresenta un trait d’union tra passato e futuro. Perché quella che si celebra è una tradizione che non smette mai d’incantare, capace di coinvolgere il pubblico attraverso una grande varietà di temi. Anche l’esterno di Rinascente sarà allestito con lanterne e simboli rossi. Si parte venerdì 24 alle 16 con una parata delle associazioni cinesi e la danza benaugurale del Drago e del Leone. L’inaugurazione ufficiale sarà a Palazzo Cisterna (dalle 17.30 su invito) con la consegna del Premio Internazionale Italia-Cina al console generale della Repubblica Popolare Cinese a Milano Song Xuefeng, alla sindaca Chiara Appendino e al rettore del Politecnico Guido Saracco.

Tutti i giorni delle celebrazioni sono previsti percorsi gastronomici, show musicali legati alla tradizione, danze, cerimonia del tè e laboratori di calligrafia. Tra i principali appuntamenti, la sfilata della stilista Luna Chen che presenterà abiti della tradizione cinese. Gli spettacoli, tra cui quelli del fuoco, saranno in via Lagrange. Una profonda relazione, quella che lega la comunità cinese a quella piemontese, sia per gli scambi culturali sia per le connessioni economiche. Le esportazioni piemontesi, infatti, rappresentano il 13% delle vendite italiane in Cina, mentre in Piemonte converge il 7,6% dell’import cinese in Italia. Con una quota pari al 3,6% delle esportazioni regionali complessive la Cina è in 8° posizione e il secondo partner extra europeo dopo gli Stati Uniti. Inoltre la provincia di Torino vende alla Cina oltre il 56% delle merci esportate dalla regione Piemonte.  Il Capodanno Cinese 2020 di Torino è curato da “aiquattroeventi” e “Stabilimento delle arti” sotto la direzione artistica di Michela Maggiolo, con il patrocinio di Città di Torino e Camera di Commercio Italo – Cinese.

QUALCHE CURIOSITA’

Moda: L’antica raffinatezza degli abiti tradizionali cinesi incontra i colori e la sensualità della nuova moda a cavallo tra oriente e occidente. Luna Chen è nata a Zhejang, provincia orientale sulla costa del Pacifico, ma è ormai torinese d’adozione e ha creato un suo marchio di moda cinese Made in Italy. Reinterpreta il Qipao, un antico abito che risale alla dinastia Qing ed era indossato dalle donne mancesi costrette in questa sorta di tunica larga e dritta che ne copriva le forme. Negli anni venti a Shangai i Qipao sono stati ridisegnati e hanno affascinato tutto il mondo grazie alla protagonista del film “L’Amore è una cosa meravigliosa” del 1955, che li indossa con eleganza. Luna Chen, che prima di riuscire a diventare stilista lavorava come commessa in un negozio torinese, nei modelli che realizza gioca liberamente con lunghezze e aderenze per renderli contemporanei.

Musica: Erhu, hulusi, guzheng. Per i neofiti della musica tradizionale orientale possono sembrare solo parole complicate e incomprensibili. Invece nascondono un universo di suoni armoniosi tutto da scoprire. Sono gli strumenti che saranno presentati durante gli appuntamenti musicali del Capodanno cinese. Guzheng è la cedra cinese e ha più di 2500 anni di storia, l’hulusi è il flauto a forma di zucca. Il nome deriva dall’unione delle parole cinese HULU (zucca) e SI (seta, in riferimento alla morbidezza del suo suono). Hulusi è originario della provincia dello Yunnan e appartiene alla tradizione del popolo Dai. E’ stato inventato nel 221 a.C. e ha più di due mila anni di storia. Si tiene verticalmente ed è composto da tre canne di bambu inserite in una zucca che ha l’uso di contenere l’aria. L’erhu – detto anche Hu qin (cordofono barbaro) – è una tipologia locale di fidula munita di due corde e composta da una piccola cassa armonica di forma esagonale su cui è tesa una pelle di serpente.

Gastronomia: Se si pensa ai piatti tipici della cucina cinese, ricchissima di sapori diversi, c’è una pietanza che più di tutte racconta la storia della Nazione. E’ l’anatra laccata alla pechinese, un complesso piatto che fu per secoli consumato all’interno della corte imperiale. La ricetta iniziò poi a diffondersi anche tra le classi agiate della capitale cinese grazie a cuochi che avevano prestato servizio a corte e che dopo aver lasciato il palazzo imperiale aprirono ristoranti in città. Proprio questa ricetta si potrà assaggiare tra i banchi del percorso gastronomico organizzato tra via Lagrange e via Teofilo Rossi. E poi ravioli con vari ripieni e involtini di riso. Il tutto accompagnato dalla degustazione di pregiate varietà di tè.

 

Maria La Barbera

Risplende di armi orientali l’Armeria Reale di Torino

Ventisette pezzi originali tra spade, sciabole, coltelli, pugnali, lance e moschetti provenienti da un’area geografica molto ampia compresa tra il Medio Oriente e il sud-est asiatico si aggiungono alla già vastissima collezione dell’Armeria Reale che conserva una delle più ricche collezioni di armi e armature antiche del mondo

Sono pezzi eccezionali, mai esposti prima, custoditi da decenni nei depositi dell’Armeria e finalmente ora venuti alla luce e presentati al pubblico in un allestimento permanente in una delle storiche vetrine della Rotonda di fianco alla Galleria del Beaumont.

Gli oggetti, di grande qualità e bellezza, appartengono a un nucleo di 500 esemplari e le origini della raccolta risalgono al 1839, anno in cui l’Accademia delle Scienze di Torino donò una quarantina di oggetti che l’esploratore piemontese Carlo Vidua aveva raccolto nei Paesi dell’estremo oriente. A questi si aggiunsero in seguito i doni diplomatici offerti a re Carlo Alberto e ai suoi successori. La collezione esposta nella nuova vetrina della Rotonda comprende armi di vario tipo. Troviamo una spada da cerimonia del Cinquecento donata a re Vittorio Emanuele III da una missione diplomatica dello Yemen, la sciabola regalata dal sovrano del Siam a re Umberto I, la cui impugnatura termina con un Naga a tre teste, il mitico serpente che custodiva i tesori del regno e poi c’è la splendida “kilic”, la sciabola che riporta sulla lama iscrizioni in caratteri arabi che esaltano la figura del profeta Maometto e sul fodero il nome di Solimano il Magnifico, sultano dell’Impero ottomano dal 1520 al 1566.

Lance giavanesi decorate con il caratteristico disegno del “pamor” che appare in seguito al trattamento della superficie dell’acciaio, altre sciabole e pugnali di manifattura ottomana e persiana, moschetti e archibugi di acciaio rivestiti in argento parzialmente dorato, di lavorazione arabo-indiana, completano l’esposizione. In molti casi le lame sono in damasco wootz, un acciaio particolare prodotto dal IV secolo nell’India del nord e in Persia mentre le decorazioni sono spesso realizzate a “koftgari”, un tipo di damaschinatura di origine indiana con cui si applicavano all’acciaio metalli preziosi come l’oro e l’argento. L’Armeria Reale di Torino, fondata da Carlo Alberto nel 1837, conserva numerosi tipi di armature, armi bianche e da fuoco, dalle armi archeologiche a quelle medievali e cinquecentesche, una raccolta di armature e armi dei Savoia, cimeli napoleonici, armi orientali e una collezione di bandiere.

Suggestivo e piacevole il percorso per raggiungere l’Armeria reale: si entra a Palazzo Reale, si sale al primo piano e si attraversano gli appartamenti reali fino a raggiungere la Galleria del Beaumont con cavalieri armati e vetrine stipate di armi. L’orario di visita dell’Armeria Reale: da martedì a domenica ore 9-19, lunedì ore 10-19, la biglietteria è all’ingresso di Palazzo Reale.

Filippo Re

La biblioteca scolastica Shahrazad riapre al pubblico

Ingresso da via Madama Cristina 41

E’ STATA INAUGURATA IERI

La recente adesione della Biblioteca scolastica Shahrazad alla rete di TorinoReteLibri Piemonte, che coinvolge 23 Istituti Comprensivi e 29 scuole secondarie di secondo grado con il Liceo classico Massimo D’Azeglio di Torino come capofila, rafforza la sua riapertura al territorio, dopo due anni, grazie alla disponibilità della scuola, all’impegno dell’Associazione Manzoni People e alla collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi, nell’ambito del Protocollo d’intesa siglato con TorinoReteLibri – Biblioteche scolastiche in rete.

Shahrazad, sita all’interno dell’Istituto Comprensivo Manzoni di corso Marconi 28, era nata nel 2008 come punto prestito convenzionato con le Biblioteche Civiche Torinesi (che avevano messo a disposizione formazione del personale, libri, arredi e integrazione con il Sistema bibliotecario cittadino) nella zona di San Salvario che, a quei tempi, non disponeva di una Biblioteca civica di quartiere. Il punto, gestito in collaborazione con la Circoscrizione da un gruppo di associazioni del territorio convenzionate con la scuola, diventò presto un punto di riferimento per tutte le famiglie, i bambini, i ragazzi e gli appassionati di lettura. Nel 2013, con l’apertura a San Salvario della Biblioteca civica Natalia Ginzburg, la Biblioteca scolastica proseguì la sua attività caratterizzandosi come spazio di lettura per i bambini e i ragazzi e, al mattino, all’interno dell’Istituto, come Biblioteca scolastica.

Per far tornare la Sharazad un patrimonio fondamentale per il quartiere, l’Associazione Manzoni People (associazione di genitori dell’IC Manzoni) ha avviato nel marzo 2019 una campagna di crowdfunding per raccogliere fondi  e, attraverso la piattaforma Eppela – grazie ad un progetto sostenuto da Fondazione Crt – ha acquistato computer,  Ipad (in un’ottica di una biblioteca sempre più connessa e quindi anche attrattiva per il pubblico degli adolescenti), organizzato incontri sulla consapevolezza digitale oltre a predisporre una cifra per coprire il costo di una bibliotecaria al fine di la fase di start up del nuovo servizio.

Il progetto è ripartito grazie all’impegno della neo dirigente dell’Istituto Maria Elisabetta Tundo, di alcuni volenterosi insegnanti, delle Biblioteche civiche torinesi e di TorinoReteLibri, in collaborazione con la Circoscrizione.

Inoltre, grazie alla partecipazione a TorinoReteLibri, la Biblioteca entra a far parte di una rete ampia e efficiente che dà accesso a nuove possibilità: l’apertura dei suoi spazi al pubblico, l’integrazione con le Biblioteche civiche torinesi, la partecipazione a progetti di rete, a bandi e a manifestazioni cittadine in uno scenario che sta trasformando il sistema di pubblica lettura a Torino, con la partecipazione sempre più attiva anche delle Biblioteche scolastiche.

Dal 23 gennaio ‘La biblioteca dei bambini e dei ragazzi di San Salvario’ (ingresso da via Madama Cristina 41) sarà aperta nei seguenti orari: giovedì 16.30/18.30 – sabato 10.30/12.30 (chiusura nei periodi di vacanze scolastiche).

 

Nuovo pubblico e più giovani per il Polo del ‘900

Quasi 80.000 visitatori nel 2019

Sono state 79.195 le presenze complessive al Polo del ‘900 nel corso del 2019, circa il 18% in più rispetto al 2018 (67.220). L’aumento è del 39% rispetto ai dati del 2017 (57.000). Se si considerano anche le iniziative del Polo e dei suoi enti realizzate sul territorio, le presenze complessive salgono a 97.800.

< I risultati del 2019 confermano la validità dell’offerta che il Polo del ‘900, insieme allo straordinario lavoro dei 22 Enti partner, costruisce con e per la cittadinanza. Oggi possiamo dire con certezza che il Polo è un punto di riferimento per studenti, insegnanti, ricercatori ma anche per le molte persone che vivono gli spazi come luogo di incontro e confronto – spiega Sergio Soave, presidente della Fondazione del Polo del ‘900  Il 2019 è stato segnato da un altro importante riconoscimento, a parte quello dei cittadini: il Premio cultura di Gestione di Federculture che ha premiato il Polo del ‘900 come esempio di gestione innovativa a livello nazionale>

Nell’anno si sono registrate 22.200 presenze nelle sale lettura, più di 15.000 partecipanti alle attività educative (+21% rispetto al 2018) e ulteriori 31 mila partecipanti alle iniziative e agli incontri proposti (+42%). Un dato di crescita complessivo che riguarda tutte le dimensioni di offerta: dall’accesso ai patrimoni dei 22 enti culturali, alle attività didattiche, alla partecipazione alle più di 840 tra iniziative, incontri, presentazioni e attività performative realizzate, all’utilizzo libero dello spazio come luogo di lettura, di partecipazione e di approfondimento.

<Nell’ultimo anno abbiamo introdotto alcune novità che si sono rivelate vincenti – commenta Alessandro Bollo, Direttore della Fondazione Polo del ‘900 – come l’apertura del Cortile di San Daniele che ha arricchito la proposta culturale del Polo, fornendo ai cittadini uno spazio estivo all’aperto per teatro, cinema e musica e il lancio della caffetteria e del bookshop. Numerosi sono stati i convegni, i workshop e i dibattiti sulle tematiche più attuali dal lavoro alla sostenibilità, dall’immigrazione ai muri, dai diritti all’innovazione civica. Pronte tante novità anche per il 2020, conservando l’obiettivo di fornire ai cittadini uno spazio culturale dove approfondire e riflettere sulle grandi domande e sulle sfide del presente

 Non solo presenze fisiche ma anche gradimento virtuale, online.

In crescita i contenuti di 9centRo la piattaforma digitale degli archivi che rende disponibili e accessibili i patrimoni culturali custoditi, nel 2019 passata da 100 mila a 400 mila contenuti digitali online, con una crescita degli utenti online del 39%.

Ecco nel dettaglio la stima delle presenze per ogni singola attività:

 Le attività didattiche

Le attività didattiche proposte per l’anno 2019 hanno coinvolto 15.500 studenti delle scuole di ogni ordine e grado e 733 insegnanti. Il 60% proviene dalla scuola secondaria di secondo grado, il 36% dalla scuola secondaria di primo grado e il 4% dalla primaria.

Le iniziative culturali

Nel 2019 la partecipazione alle iniziative, agli spettacoli e agli allestimenti temporanei è stata pari a 31.132 presenze.

Le iniziative proposte al Polo sono state 842, fra cui 256 incontri, 174 laboratori, 42 proiezioni cinematografiche, 52 spettacoli teatrali e musicali. Se si considera anche le attività realizzate sul territorio si arriva a un complessivo di 879 iniziative.

 La composizione del pubblico

Il 42% delle persone che hanno partecipato alle iniziative è pubblico nuovo, che non era ancora venuto al Polo. Aumenta il pubblico giovanile under 35 che passa dal 28% del 2018 al 32% del 2019

 Il 70% arriva da Torino, il 18% dal Piemonte e il 12% dalle altre regioni. Si tratta di pubblico composto per il 49% da utenti professionalmente occupati, il 28% pensionati, 16% studenti e 7% non occupati.

Analizzando i dati dei tesserati (che utilizzano i diversi servizi) si evince come il 65% sia under 35 e il 40% provenga da fuori Torino.

Rock Jazz e dintorni. Modena City Ramblers e Giò Evan

Gli appuntamenti musicali della settimana

 

Lunedì. Al Jazz Club suonano i Calembour.

Martedì. Al Blah Blah si esibiscono gli Spyrals.  Al Jazz Club suona il trio Swing Night con ospite il sassofonista Gianluigi Corvaglia.

Mercoledì. Al Blah Blah sono di scena i Cogs. Al Teatro Colosseo suonano i Modena City Ramblers. Al Jazz Club si esibiscono i Radiance.

Giovedì. Al Blah Blah è di scena Old Mass. Al Magazzino sul Po si esibisce Pieralberto Valli. Al Mad Dog Social Club è di scena il vocalist Valerio Vigliaturo, accompagnato dal pianista Alessandro Cisarò. Al Lambic suonano i Manomanouche con ospite Francesco Barbieri.

Venerdì.  Al Folk Club country music con Doug Seegers. Al Magazzino Sul Po si esibisce Mai Stato Altrove. All’Hiroshima Mon Amour si esibiscono gli Psicologi. Al Concordia di Venaria è di scena l’ex Pooh Dodi Battaglia. Al Cafè Neruda suonano i Triple Blues. Al Blah Blah si esibiscono i Demented Are Go. Al Jazz Club sono di scena i Roaring Nights. All’Espresso Italia di Pinerolo si esibisce la folksinger Tara Velarde.

Sabato.  Al Blah Blah suona l’Orchestra Coperte Elettriche. Per “Novara Jazz” allo Spazio Nòva è di scena l’Ararat Orchestra con ospite il trombonista Humberto Amesquita. Al Jazz Club suona il quintetto degli I Am Fish. Al Teatro Concordia di Venaria fa scalo il tour “Natura molta” di Gio Evan. Allo Spazio 211 metal e hard rock con: Carmona Retusa, Tons, Danse Macabre, Dogs For Breakfast, Noise Trail Immersion.

Domenica. Al Piccolo Coccia per “Novara Jazz”, tributo a Bill Evans con il trio del pianista Alberto Bonacasa.

 

Pier Luigi Fuggetta

 

 

 

L’infanticidio a teatro: “From Medea” al Dravelli

Domenica 19 gennaio alle 19.00 il Teatro Dravelli di Moncalieri ospiterà il debutto di “From Medea” della compagnia FramMenti, per il primo appuntamento dell’anno della rassegna “Fermata Bengasi”, organizzata da Santibriganti in collaborazione con la Fondazione Dravelli

Lo spettacolo, scritto da Grazia Verasani, vedrà in scena Federica Bòttega, Virginia Cuffaro, Ramona Giancaspero e Daniela Vanella, dirette da Claudio Sportelli. La storia è quella di quattro donne rinchiuse in un carcere psichiatrico per aver commesso uno dei reati più difficili da comprendere: l’infanticidio. Diverse per personalità e background culturale, sono accomunate da una maternità rifiutata che le ha portate a compiere il drammatico gesto e da una ricerca disperata di normalità nell’elaborazione ed espiazione della propria colpa.

Il tema, estremamente delicato, viene affrontato tramite la quotidianità della convivenza forzata di queste quattro donne, durante la quale, nonostante tutto, germogliano amicizie, confessioni, litigi e conforti mai pienamente consolatori, che spingono gli spettatori ad una sospensione del giudizio. “Queste donne” spiegano le attrici della compagnia FramMenti “pur con le loro innegabili colpe, difficilmente vengono percepite come vere assassine, anzi, riescono ad avvicinare a tal punto alle loro motivazioni da generare una pietas che prima non avremmo forse creduto di poter avere”.

La seconda edizione della rassegna teatrale 2019/2020 “Fermata Bengasi – Una piazza italiana” del Teatro Dravelli di Moncalieri, è organizzata da Santibriganti Teatro in collaborazione con la  Fondazione Dravelli e il patrocinio della Città di Moncalieri.

Santibriganti Teatro aderisce al Comitato Emergenza Cultura

 

Rassegna 2019/2020 “Fermata Bengasi – Una piazza italiana”

Domenica 19 gennaio 2020 – ore 19.00

“From Medea”

di Grazia Verasani

con Federica Bòttega, Virginia Cuffaro, Ramona Giancaspero, Daniela Vanella

regia di Claudio Sportelli

Compagnia FramMenti

***

Teatro Dravelli di Moncalieri

Via Praciosa 11, Moncalieri

Biglietti

Intero € 10 – Ridotto soci ARCI € 8

Inizio spettacoli ore 19.00

Apertura cassa teatro un’ora prima dello spettacolo

Informazioni e prenotazioni

Santibriganti Teatro: 011-645740 (dal lun. a ven. 12.30/16.30) • organizzazione@santibriganti.it

I nuovi concerti di “Vitamine Jazz”

Gli appuntamenti della settimana all’Ospedale Sant’Anna per la rassegna già arrivata al centocinquantaquattresimo concerto e alla sua terza stagione, organizzata per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curata da Raimondo Cesa

 

I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari.

Martedì 21 gennaio “Trio Fabbrini Russo Borotti”

Monica Fabbrini voce
Pino Russo chitarra
Diego Borotti sax

Monica Fabbrini

 

Allieva di chitarra del maestro Maurizio Colonna.
Innumerevoli le performance in Gala’, concerti in tutta Europa, tra cui lavori di sonorizzazione per grandi convegni aziendali quali Fiat, Ferrero, Gancia (dal 2006 ad oggi) o istituzionali quali Convegno Nazionale Ordine degli Ingegneri nel 2010 al Palaisozaki di Torino.
Nel 2013 partecipa al Torino Jazz Festival, nella sezione Fringe, con il suo disco Moni’s Mood, al Piossasco Jazz Festival e alla manifestazione Jazz Acqua Dolce di Avigliana.
Nel 2014 partecipa nuovamente al Piossasco Jazz Festival, alla manifestazione Sale e Pepe di Collegno e al ChiusArte Jazz Festival di Chiusa Pesio. Insegnante di supporto durante masterclass fra le quali quella di Gege’ Telesforo.
Collabora con Con Alberto Marsico e Diego Borotti , con i quali pubblica il primo cd a proprio nome dal titolo ” Moni’s Mood, Alberto Mandarini, Luigi Tessarollo, Mattia Barbieri, Davide Liberti, Alessandro Minetto, Paolo Franciscone, Alberto Gurrisi, Gilson Silveira, Daniele Tione, Gianpaolo Petrini. Massimo Camarca, Daniel Bestonzo, Francesca Oliveri, Gianluca Guidi, Augusto Martelli, Gegè Telesforo

Pino Russo

Pino Russo, eclettico chitarrista, plurilaureato, compositore ed arrangiatore. Docente di Chitarra Jazz al Conservatorio Verdi di Torino, è stato una colonna portante del Centro Jazz ed in seguito fondatore della Jazz School Torino.
Vari i riconoscimenti e premi tra cui: Incroci Sonori Jazz 2008, Premio Mancinelli al Concorso Massimo Urbani 2009, Premio Migliore Rivisitazione Classica al Barezzi-Live 2009.Ha suonato per svariati eventi tra cui: XXIII Festival Jazz en Lima (Perù), Grenoble Jazz Festival, Praga Jazz Festival, Annecy Jazz Festival, Acoustic Guitar Meeting di Sarzana, Linguaggi Jazz, Torino Jazz Festival, Ivrea Euro Jazz Festival, Antidogma Musica. Soprannominato “L’orchestra a sei corde” per la concezione estremamente dinamica della produzione sonora e del “gesto” chitarristico. Nella sua lunga carriera ha sviluppato un’intensa ricerca timbrica sulla chitarra esplorando diverse sonorità musicali attraversando Jazz, Bossa-nova, Musica Mediterranea, Contemporanea e Contrappunto Bachiano.

Diego Borotti
L’attivita’ jazzistica lo porta a collaborare con molti jazzmen di fama internazionale tra cui Franco D’Andrea e Dado Moroni, Barney Kessel e John Patitucci, Steve Grossman ed Enrico Rava, Flavio Boltro e Francois Jeanneau, in innumerevoli club e festival di piu’ di 20 paesi europei e non, per oltre 2000 concerti.
Tra il ’90 ed il 2000 compone numerosi concerti , la sonorizzazione dell’esposizione europea del Whitney Museum di N.Y. con il Saxea 4tet, il concerto per coro rinascimentale, gregoriano e saxofono “Contrapunctum”, “Tam Tam” per il Teatro Regio di Torino con alcuni tra i piu’ grandi maestri di tamburo africani.Dal ’96 ad oggi dirige decine di jazz-festival e manifestazioni musicali tra cui “JAZZ IN TOWN ” edizioni ’97 e ’98 a Torino e Bologna,per la Philip Morris Companies, “JAZZ A PALAZZO” presso il Palazzo Reale di Torino nelle edizioni del 2001 e 2002, COCCHI JAZZ FESTIVAL TORINO 2012. E’ attualmente il condirettore artistico del TORINO JAZZ FESTIVAL.
Ha preso parte al World Summer Tour di Solomon Burke (2004-2006), durante il quale ha suonato con BB King al “RAY CHARLES MEMORIAL” di MONTREUX JAZZ FESTIVAL. Tra il 2005 ed il 2007 ha lavorato ai tour ed alle produzioni editoriali di Fiorella Mannoia, partecipando,tra le decine di concerti, al “Live 8” di Roma. Ha insegnato dal 2008 al 2010 “Jazz: Estetica e Tecnica dell’improvvisazione” presso il Conservatorio G. Cantelli di Novara.
Fonda nel 2012 con Pino Russo e Paolo Franciscone la JAZZ SCHOOL TORINO.

Giovedì 23 gennaio

Amedeo – Arnoldi – Nicola Trio

Ivano Amedeo pianoforte
Dante Arnoldi sax tenore
Claudio Nicola contrabbasso

Il gruppo nasce dal piacere di condividere tra musicisti e con gli ascoltatori le atmosfere dei grandi classici
del jazz, da Duke Ellington a Miles Davis passando per Sonny Rollins.
Gli Standards jazz costituiscono il cuore del genere e la lingua comune di tutti i jazzisti, di ogni provenienza e di ogni epoca. Il materiale, profondamente assimilato, viene restituito, elaborato attraverso le emozioni personali di ogni interprete rinnovandosi e ad ogni esecuzione in un ciclo infinito di rinascita.
Ivano Amedeo, piano, ha ereditato la passione per il jazz dal padre contrabbassista. Dopo gli studi con Aldo Rindone ha preso parte a numerose iniziative in campo musicale e jazzistico in particolare Avigliana Jazz Festival. Il segno caratteristico è la predilezione per le armonizazioni ricche e comunicative.
Per l’ occasione è accompagnato da Dante Arnoldi al sax tenore, membro stabile del gruppo “I CETRI” e Claudio Nicola, presente in varie formazioni sulla scena del jazz torinese da molti anni, al contrabbasso. L’idea è quella di “cullare” e “curare” con la musica le persone in ascolto.

Incontri illuminanti con l’arte contemporanea

Porte aperte alla GAM di Torino e incontro con Luca Pannoli a conclusione del progetto inserito in “Luci d’Artista”

Sabato 18 e domenica 19 gennaio

Saranno due giornate di grande festa all’insegna dell’arte contemporanea, nelle sue varie espressioni e nella sua potenzialità di parlare e suggerire creatività e forza inventiva ai ragazzi e ai giovani, quelle organizzate sabato e domenica, 18 e 19 gennaio prossimi, presso il Dipartimento Educazione GAM (in via Magenta 31, a Torino), a conclusione del progetto “Segni Segnali Simboli”, seconda edizione di “Incontri illuminanti con l’arte contemporanea – Luci d’Artista” promossa dalla Città di Torino e dalla Circoscrizione V.

Il progetto, ispirato all’opera “L’amore non fa rumore” del visual artist torinese (fondatore dello studio multidisciplinare “ONDESIGN”) Luca Pannoli, quest’anno collocata in piazza Montale per “Luci d’artista”, ha visto coinvolti più di mille bambini e ragazzi tra scuole primarie e secondarie della Città di Torino, che hanno partecipato, tra il mese di ottobre e gennaio, alle proposte del Dipartimento Educazione GAM (con l’attività IN-VESTE), alle Attività Educative e Formative del PAV Parco Arte Vivente (con il progetto GREEN PARADE) e alle attività performative proposte da Stalker Teatro/Officine Caos.

Gli esiti dei laboratori, seguiti dai ragazzi con grande interesse e attiva partecipazione, saranno sono esposti in una specifica mostra allestita negli spazi della GAM in via Magenta.

 

Il programma delle due giornate:


Sabato 18 gennaio 2020 ore 10 – Sala 1 GAM – via Magenta, 31

“INCONTRO ILLUMINANTE” CON LUCA PANNOLI

L’artista, autore dell’opera “L’amore non fa rumore” (incentrata sui “rapporti realtà/finzione, segno/messaggio e identità/memoria quali emblemi della contemporaneità”) e il direttore della GAM, Riccardo Passoni, saranno a disposizione del pubblico in un dialogo aperto ad  impressioni e contributi relativi all’esperienza. Al termine inaugurazione della mostra con la presenza dell’Assessora comunale alla Cultura Francesca Leon e del Presidente della Circoscrizione V Marco Novello. Evento aperto a tutti.

 

Sabato e domenica ore 15 – Area Education GAM – Via Magenta, 31

“PERFORMANCE GREEN PARADE. Segni, Segnali e Simboli della natura senza voce”

A cura delle AEF/PAV Parco d’Arte Vivente

Sabato e domenica dalle 10 alle 18 – Area Education GAM – Via Magenta, 31

“MOSTRA ILLUMINANTE \ DIP.ED. GAM, AEF/PAV E STALKER TEATRO”

Per condividere i risultati positivi del percorso di avvicinamento all’Arte Contemporanea, le famiglie dei ragazzi e bambini che hanno partecipato alle attività sono invitate alla GAM, secondo un calendario concordato, con ingresso gratuito al museo. In programma, una grande festa che prevede un percorso alla scoperta di alcune opere della Collezione Permanente individuate durante il progetto, e l’esposizione degli elaborati prodotti dagli studenti durante gli incontri alla GAM, al PAV – Parco Arte Vivente e alle Officine CAOS con StalkerTeatro.

 

Info GAM-Galleria civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429630 o www.gamtorino.it / infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

 

g.m.

 

Nelle foto
– Festa illuminante in piazza Montale
– Alcuni gruppi di ragazzi partecipanti al progetto