CULTURA- Pagina 158

In un semplice giorno d’inverno

Stagione molto particolare, l’inverno. Tempo capace, come scriveva Victor Hugo, di cambiare “in pietra l’acqua del cielo e il cuore dell’uomo”

Ma è anche il periodo che più di altri favorisce l’immaginazione, fa pensare, aiuta i ricordi, la fantasia. Riordina i pensieri e genera storie. Se poi le storie diventano racconti e questi, uno in fila all’altro, diventano un libro come “In un semplice giorno d’inverno” (Impremix Edizioni Visual Grafika) ai lettori non resta che sfogliarlo e scoprirne piacevolmente il contenuto. Già il titolo è indicativo e l’autrice, Maria Teresa Carpegna, ambienta in questa stagione, nelle giornate che precedono le feste di fine anno, tra nebbie, neve e silenzi che le precedono e che seguono, quattordici storie di uomini e donne come tanti “ la cui vita scorre, giorno dopo giorno, nella felicità ingannevole o nella semplice serenità”.

 

Dal primo racconto, profondo e garbato, dove la statuetta di Gesù bambino porta alla memoria protezione e complicità nei tempi orribili della persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti, agli altri dove le emozioni che ognuno di noi ben conosce – quelle belle e serene, e quelle amare e dure – riflettono ciò che portiano dentro. I vicini di casa, lo scrittore che vive la crisi della sua famiglia e tra i boschi cerca il modo di chiudere la sua vita e poi, mezzo assiderato, viene salvato e avverte un calore diverso, nella sua mente e nel cuore;una dolce e triste prostituta che legge i libri ad un uomo rimasto eterno bambino mentre in un’altra vicenda ecco ancora una donna che avverte come una rivelazione, dopo l’ictus che ha colpito l’amante, un profondo senso di solitudine e la necessità di tornare a vivere la propria vita, di essere generosa con se stessa e di non sprecare in una storia sbagliata gli anni migliori della sua gioventù. A volte basta una foto, come nel racconto “Una diversa carestia”, a far maturare una maggior coscienza su ciò che accade attorno a noi mentre “Un appuntamento al buio”, nato come uno scherzo malizioso finisce paradossalmente con la più classica applicazione della legge del contrappasso. Ci sono quasi sempre, nei racconti, la neve e la montagna che l’autrice (nata a Giaveno e residente in una borgata sopra Coazze) conosce e ama e sullo sfondo, il profilo invernale di Torino, con le sue luci e l’anima complessa, rigorosa, persa in lunghi e laboriosi silenzi, interrotti da brevi e sporadici sprazzi di allegria durante il periodo delle feste.

 

Nei racconti di Maria Teresa Carpegna ci sono anche solitudine e amarezza per quel che avrebbe potuto essere e non è stato, per le scelte che richiedevano un coraggio che non si è avuto. Spesso c’è un ultima possibilità, un possibile riscatto come i genitori separati che si riconciliano con il figlio o l’affetto della pianista nei confronti della ragazza che, nonostante il suo enorme problema, ama davvero la musica. La celebre artista, infastidita dalle banalità, prova così un piacevole stupore che esplode in una imprevista tenerezza e nella piena comprensione di un sentimento sopito. Più o meno tutte le vite rappresentate nelle quattordici storie che danno corpo a “In un semplice giorno d’inverno” sono lievi, malinconiche o divertenti, proponendo minuscoli e inaspettati eventi che porteranno ad imprevedibili sviluppi. Può essere un disvelamento come in “Tutta la vita davanti”, un gesto d’altruismo e d’amore per i libri ( in “Flessibilità”, ad esempio, i testi sono quelli che raccontano, in parole e cifre, la contabilità di una piccola drogheria) oppure un’altra opportunità nonostante la crisi abbia stravolto abitudini, attività e vite come in “Piste da sci”. I libri sono come gli specchi e spesso riflettono l’anima di chi li scrive. Maria Teresa Carpegna ha sempre lavorato con i libri. Ha gestito per diversi anni, insieme al marito, una libreria a Giaveno e ora si dedica alla cura dei testi come editor e talent scout, insegna in corsi di scrittura narrativa e organizza laboratori su vari temi, sempre dedicati alla scrittura. Questa raccolta di racconti è la sua prima “prova d’autore”. Alla fine dei ringraziamenti, a fondo pagina, si augura che siano piaciuti perché, scrive, “temo non sarà che l’inizio”. Personalmente mi sento di commentare che questa è davvero una buona notizia per noi lettori.

Marco Travaglini

Il buio dei manicomi: a Racconigi doppio appuntamento

“I colori del nero” e “Camille” sotto il segno di Progetto Cantoregi

Venerdì 7 e sabato 8 febbraio
Racconigi (Cuneo)

Due eventi, uno letterario e uno teatrale, per raccontare le vite – non vite che si consumarono all’interno dei manicomi. In Italia, nel “Chiarugi” di Racconigi, (sarcasticamente chiamato dai racconigesi “La Fabbrica delle Idee” e chiuso nel 1981 dopo l’entrata in vigore della legge “Basaglia”) e in Francia, nell’ospedale psichiatrico di Montfavet-Avignon , dove fu rinchiusa e dove morì la scultrice francese Camille Claudel. La proposta del doppio appuntamento arriva da Progetto Cantoregi – la nota compagnia teatrale fondata a Carignano nel ’77 dal regista e autore Vincenzo Gamna – in collaborazione con la Città di Racconigi e il locale Centro Culturale “Le Clarisse”. Luogo del duplice incontro, la SOMS (via Carlo Costa, 23), l’ex Salone Sociale di Racconigi appartenuto alla “Società Operaia di Mutuo Soccorso” e trasformato nel 2019 da Progetto Cantoregi in “spazio di comunità, partecipato e multiculturale”.


Il primo incontro é in agenda per venerdì 7 febbraio, ore 21, con lo scrittore Giovanni Tesio (già ordinario di Letteratura Italiana all’Università del Piemonte Orientale e per trentacinque anni collaboratore de “La Stampa”) che presenterà il suo nuovo libro “I colori del nero. Arte e vita nel manicomio di Racconigi” (Mercurio editore), insieme a Francesco Occhetto e con accompagnamento musicale al violoncello di Simona Colonna. Il volume racconta storie e vicende degli utenti dell’ospedale, soffermandosi sul fondamentale ruolo che l’arte e l’arteterapia hanno avuto nel fornire ai degenti validi strumenti per poter esprimere le proprie emozioni e il proprio mondo interiore. La presentazione sarà anche accompagnata da un’esposizione di disegni che furono realizzati da alcuni utenti dell’ex ospedale psichiatrico.

Sarà invece una toccante pièce teatrale titolata “Camille”, quella programmata per sabato 8 febbraio, ore 21, e dedicata alla vita intensa e tormentata della celebre scultrice francese Camille Claudel (1864 – 1943), allieva e musa ispiratrice di Auguste Rodin, internata in manicomio, dove trascorse trent’anni della sua vita, accusata di pazzia e paranoia. Accompagnato dalle musiche di Arturo Annecchino, elaborate dal vivo da Michele Rosati, lo spettacolo vede l’ideazione e l’interpretazione dell’attrice Astra Lanz, nota al grande pubblico per aver interpretato il ruolo della giovane madre superiora Suor Maria, nella fiction di “Don Matteo”, accanto a Terence Hill. “Camille” è tratto dalle lettere scritte dalla stessa scultrice prima e durante l’internamento in manicomio (avvenuto nel 1913), risalenti all’arco di tempo tra il 1886 e il 1932, e rappresenta un viaggio nella vita dell’artista, soprattutto nel suo mondo interiore, con le sue passioni, i conflitti e le modalità di reazione agli avvenimenti. “Ciò che propongo – spiega Astra Lanz –  è una suggestione di Camille nel suo atelier, ed io stessa sono spettatrice del processo che le sue lettere mi hanno suggerito. Il mio non è un lavoro studiato a tavolino, quindi meno artificio c’è meno si viola lo spazio intimo di una persona che è stata realmente rinchiusa in manicomio trent’anni, che ha realmente sofferto e scritto, chiedendo aiuto”.


Info: 335/8482321 – 338/3157459 – www.progettocantoregi.it -info@progettocantoregi.it Fb Progetto Cantoregi – Tw @cantoregi – IG Progetto Cantoregi

g. m.
 

Le foto di Astra Lanz in “Camille” sono di Marina Magri

 

Apeiron: materia indefinita, immortale e indistruttibile

Poesia / a cura di Alessia Savoini

Thauma
Apeiron: principio infinito e indeterminato dal quale tutte le cose hanno origine e nel quale tornano a dissolversi quando si conclude il ciclo stabilito per esse da una legge necessaria. È una materia in cui gli elementi non sono ancora distinti, è materia indefinita, immortale e indistruttibile, quindi divino.
Anassimandro
***
Quando le viscere siderali delle nascite
implosero
nella contaminazione cosmica delle terre
e negli oceani di Saturno si polverizzarono le acque,
quando i miti dell’altrove divennero stigma di celebrazione dei popoli,
indotti o sedotti
dal più lontano squarcio visibile di cielo,
attribuendo all’impermanenza mortale delle stelle
la causa delle loro influenze,
quando circostanziati dai confinanti orizzonti dei cedri
inquadrarono la libra della colpa,
quando
– ancora –
la propensione dei rami attingeva vita dal respiro del sole,
allor si sgretolarono i dardi delle divine imputazioni,
e
quivi
l’impatto delle astinenze,
la cornice delle introspezioni;
nel ventre dell’ignoto,
il calamo delle parvenze.
Scorgo gli esotici fluidi del plesso ancestrale,
ricordo
il sollazzo nei meandri delle acque uterine,
sotto la cripta costolare del palpito,
quando,
scalza,
vestivo d’indulgenza il prurito dei paguri
al rilascio dell’onda come unico atto di approdo.
Ho riposto nelle urne siderali del credo
il significato ultimo dell’essere,
senza per questo riuscire a salpare l’ancora dalle estorsioni del sentimento.
Tedio.
Inapparenza si cela
  all’anarchico istinto di prevaricazione
e sottoponendosi all’umile condizione della carne,
nella percezione esprime le sue pretese.
Che l’esistenza organica tutta si risolve nel presente.
Tranne che per un sintomatico effetto di persuasione cognitiva,
come se lo stupore potesse accostarsi al dolore nell’inferenza assiomatica della percezione,
ostacolato dalla capacità sovversiva della coscienza di autopreservarsi dall’assoluto.
La perversione del tempo annienta sé stesso
e ai dettami dell’oblio
si rende possibile la nascita di una nuova coscienza,
quando il siero fecondo della carne decade nel ventre olistico della  convergenza.
Ed ogni lascito supernovistico si esaurisce nell’eco della sua luce,
fintanto che la morte
dell’ultimo istante visibile
collide nel vuoto creativo delle cose che si susseguono.
Anche una stella è soggetta all’oblio.

Quattro anni di Musei Reali: una realtà culturale in crescita

Musei più aperti, più accessibili, più partecipati: il bilancio degli ultimi quattro anni dei Musei Reali racconta una realtà in crescita, con un incremento del 61% del pubblico dal 2016 a oggi e 596.000 visitatori nel 2019

Un risultato reso possibile grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo e della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, e grazie anche all’impegno delle molte istituzioni, associazioni e imprese che hanno, a vario titolo, contribuito ad accompagnare questo cammino.

Il 2020 segna per i Musei Reali un primo importante punto di arrivo. Si chiude la prima fase del progetto di sviluppo promosso dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, che a partire dal 2014 ha riunito in un’unica realtà museale il Palazzo Reale con la Cappella della Sindone, l’Armeria, la Galleria Sabauda, il Museo di Antichità, i Giardini Reali, le Sale Chiablese e la Biblioteca Reale. Una fase di avvio che ha definito il profilo della nuova istituzione e che si apre ora a nuove importanti sfide.

 

«Oggi guardiamo al futuro dei Musei Reali – dichiara Alberto Anfossi Segretario Generale della Compagnia San Paolo – alla luce di un investimento della Compagnia di San Paolo che, coerentemente con il proprio piano strategico 2016-2020, ha agito come “fattore abilitante”, investendo in un processo coordinato di azioni strategiche che hanno prodotto un’evoluzione dell’ente ed una maggiore autonomia economico finanziaria. L’Obiettivo cultura che abbiamo scelto di perseguire ispirandoci ai Goals dell’agenda 2030 ci vedrà promotori della cultura al fianco delle istituzioni attingendo alla creatività e all’arte per rendere più attrattivi i nostri territori e rapportandoci ai beni culturali con spirito di custodia perché anche le prossime generazioni possano beneficiare del nostro patrimonio».

 

Osserva Adriana Acutis, Presidente della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino: «Le imprese e gli enti soci di Consulta sono impegnati a favore dei Musei Reali di Torino da oltre 20 anni. Il loro è un investimento importante, 4 milioni di euro, con una collaborazione progettuale costante che ha accompagnato la transizione verso il consolidamento di una realtà museale di rilievo internazionale. Tale progettualità ha avuto un momento chiave nel dono del logo dei Musei Reali di Torino nel 2017. Consulta è intenzionata a mantenere il proprio supporto per la realizzazione di obiettivi futuri».

 

Al centro dei programmi futuri c’è lo scenario della grande narrazione storica legata dal filo del collezionismo dei Savoia e dalle imponenti architetture dell’antica residenza. Sempre più, il patrimonio sarà il perno delle attività dei Musei Reali, con l’impegno costante a favorire l’inclusione e la più ampia accessibilità.

 

UN FOCUS SU CANTIERI, ATTIVITÀ E NUOVI ALLESTIMENTI 2020

Il primo appuntamento è un suggestivo intreccio di antico e contemporaneo con THE BALLAD OF FORGOTTEN PLACES, il progetto promosso dalla Fondazione Merz e realizzato dagli artisti Botto&Bruno nell’ambito della terza edizione del concorso Italian Council (2018). Dal 20 febbraio l’opera entra a far parte delle collezioni dei Musei Reali e sarà allestita al primo piano della Galleria Sabauda, nella Sala degli Stucchi, ambiente caratterizzato da un’esuberanza decorativa neobarocca.

Dalle sale del museo all’ambiente digitale: dal 1° marzo sarà disponibile online il catalogo delle opere dei Musei Reali, con più di 15.000 schede e oltre 20.000 immagini a colori e in bianco e nero, in continuo aggiornamento e implementazione.

 

Nell’ARMERIA REALE, dal 4 aprile, un nuovo percorso dedicato ai visitatori più piccoli con pannelli che illustrano tematiche legate al mondo variegato delle armi e della guerra dalla preistoria all’età moderna.

 

In primavera, nuova accoglienza ai GIARDINI REALI: mercoledì 8 aprile gli spazi verdi dei Musei Reali si arricchiscono di nuovi percorsi. Dopo i cantieri che hanno interessato il Giardino del Duca (conclusi nel 2016) e il Boschetto (autunno del 2017), sono proseguiti i progetti di riqualificazione. In particolare, i Giardini saranno dotati di nuovi percorsi pavimentati, illuminazione, casse e vasi come in origine. Inoltre, da settembre, nei giardini di levante, dove si concentrano le essenze più antiche del parco, sarà riattivata e riaperta al pubblico la settecentesca Fontana dei Tritoni.

 

A poco più di un anno dalla riapertura al pubblico della CAPPELLA DELLA SINDONE, il cui restauro ha ricevuto lo scorso 29 ottobre a Parigi il Premio Europa Nostra 2019, è ora imminente l’avvio del restauro dell’altare. Il cantiere sarà condotto senza interdire l’ingresso dei visitatori all’interno della Cappella, che potranno così seguirne lo sviluppo, pur nel rispetto delle cautele necessarie, fino alla sua conclusione prevista a luglio.

 

Il nuovo allestimento ANTICHITÀ REALI: MERAVIGLIE DAL MEDITERRANEO ANTICO sarà una grande occasione per far conoscere al pubblico le collezioni archeologiche meno note dei Musei Reali. Le opere provengono dagli acquisti effettuati dai duchi di Savoia, che si arricchiscono nel Sette e Ottocento grazie a donazioni; spaziano dai celebri rilievi assiri dei palazzi di Ninive e Khorsabad, alla scultura greco-romana, alla ceramica greca ed etrusco-italica, alla ricchissima collezione di arte cipriota. Le nuove sale saranno aperte al pubblico il 3 dicembre al piano terreno della Galleria Sabauda, a integrazione e completamento di un percorso di storia del collezionismo che prosegue con i dipinti ai piani superiori.

Prosegue anche l’impegno per l’arricchimento della rete di contatti con le istituzioni italiane ed europee per favorire la ricerca e la formazione nell’ambito delle nuove professioni della cultura. Nei prossimi due anni i Musei Reali coordinano le attività del progetto SYNOPSIS – Storytelling and Fundraising for Cultural Heritage professionals del programma europeo Erasmus Plus, che vede il coinvolgimento di partner provenienti da Italia, Belgio, Spagna e Grecia e che ha come obiettivo la definizione del profilo professionale specializzato in fundraising e storytelling, con la creazione di supporti formativi e la loro disseminazione. Nell’ambito delle nuove professionalità legate al fundraising, i Musei Reali ospiteranno inoltre i partecipanti al progetto Talenti per il Fundraising 2020 (TPF 2020) promosso dalla Fondazione CRT.

 

LE MOSTRE

Dopo Konrad Mägi. La luce del Nord, il primo appuntamento nelle Sale Chiablese è con CIPRO. CROCEVIA DELLE CIVILTÀ (dal 3 aprile) una grande esposizione incentrata sulle collezioni cipriote dei Musei Reali, che costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei e sono legate alla memoria di Luigi Palma di Cesnola, primo direttore del Metropolitan Museum of Art di New York. Dall’archeologia alla fotografia con CAPA IN COLOR (dal 24 ottobre), progettata dall’International Center of Photography di New York, che presenta per la prima volta al pubblico le immagini a colori di Robert Capa (1913 – 1954) e mette in luce un aspetto trascurato della carriera del grande fotografo come fotogiornalista, testimone di eventi e ritrattista.

 

Archeologia e arte, ricerca e valorizzazione si intrecciano nel programma di “mostre dossier” previste negli spazi museali. Il percorso si apre con INCĒNSUM (dal 27 marzo), una suggestiva esposizione organizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Per Fumum che illustra il percorso delle antiche vie dell’Incenso. Prosegue con I SAVOIA E L’ARTE DEL RITRATTO (dal 24 aprile), frutto di un progetto didattico-formativo in collaborazione con l’Università di Torino, e si chiude con LA FORTUNA DI RAFFAELLO NELLE COLLEZIONI DEI MUSEI REALI (dal 30 ottobre), che illustra la penetrazione del messaggio di Raffaello in Piemonte e la diffusione dei suoi modelli dalla prima metà del Cinquecento alla fine dell’Ottocento. In occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Raffaello sarà avviato un importante lavoro di aggiornamento scientifico della catalogazione dei disegni di scuola raffaellesca, che sfocerà in un’esposizione della BIBLIOTECA REALE (30 ottobre 2020 – 14 marzo 2021). Nel corso dell’anno, verrà inoltre rifunzionalizzato il Salone Monumentale della Biblioteca, con un nuovo impianto di illuminazione volto a rendere più confortevole lo studio e a valorizzare la decorazione pittorica.

 

Uno speciale approfondimento infine sarà dedicato al Barocco, con attività, concerti e percorsi di visita dedicati da marzo a settembre 2020.

“Vitamine Jazz”, i nuovi concerti

Gli appuntamenti della settimana all’Ospedale Sant’Anna per la rassegna“Vitamine Jazz” già arrivata al centocinquantottesimo concerto e alla sua terza stagione, organizzata per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curata da Raimondo Cesa

I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari.

Martedi 4 febbraio “Flow Mind ”

Sara Voghera voce
Davide Ferro chitarra
I “Flow Mind” sono un duo acustico composto da Sara Voghera e Davide Ferro, rispettivamente una cantante e un chitarrista di Torino. Hanno iniziato a collaborare a partire dal 2014. Nel corso degli anni si sono esibiti in atelier, sale concerti e altri locali di Torino. Il loro repertorio spazia dallo smooth jazz al blues.


Giovedì 6 febbraio sarà la volta del gruppo “Jazz Tape”

Arianna Cibonfa, voce
Maurizio Malano, chitarra

Il progetto “Jazz Tape” nasce dall’unione artistica tra la cantante Arianna Cibonfa e il chitarrista
Maurizio Malano entrambi musicisti jazz e amanti di musica italiana
anni ’50 e ’60.
I Jazz Tape, come una pellicola di un vecchio film, guidano l’ascoltatore in un viaggio
attraverso i più bei brani del cinema, il tutto arricchito da standard jazz, cantautorato
italiano anni ’50 e ’60 e sonorità attuali. Voce e chitarra sono le protagoniste
in una serata in cui il jazz fa da filo conduttore.

ARIANNA CIBONFA

Studia canto moderno e jazz da dodici anni, prima in scuole private
e poi al Conservatorio “G.F. Ghedini” di Cuneo dove nel 2019 consegue il Diploma di II
Livello in Canto Jazz con il massimo dei voti. Durante il suo percorso accademico, entra in contatto con numerosi docenti di spicco del panorama nazionale: Tiziana Ghiglioni, Danila Satragno, Barbara Raimondi, Laura Conti, Luigi Bonafede, Riccardo Zegna, Riccardo Fioravanti, Luigi Martinale, Bruno Mosso e
molti altri. Approfondisce lo studio della voce attraverso Masterclass con importanti cantanti americane,
tra cui Jay Clayton e Liane Carroll. Fa parte di diverse formazioni musicali fra cui, il quartetto “BlindWink” formatosi sul territorio cuneese dove, tra i suoi membri, vanta Riccardo Serra (fondatore dello storico gruppo occitano Lou Dalfin), dal 2016 ricopre il ruolo di docente di Canto moderno e jazz in diverse scuole private.

MAURIZIO MALANO

Ha conseguito le Lauree Ordinamentali di Secondo e di Primo Livello in Chitarra Jazz al conservatorio “C. F. Gedini” di Cuneo, entrambe con la valutazione di
110 e lode, con la docenza di insegnanti del calibro di Alessio Menconi,
Riccardo Galardini, Riccardo Fioravanti, Luigi Bonafede, Riccardo Zegna, Gianni Negro,
Luigi Martinale, Gianluca Tagliazucchi.
E’ titolare del corso di chitarra moderna (Rock, Blues, Jazz) presso l’associazione “Musica
Insieme” di Grugliasco (To), presso “MusicLand & DanceLand” di Ciriè (To).

Ricordare Re Vittorio? Doveroso, ma senza dilettantismi

Di Pier Franco Quaglieni

E’ giusto che Torino ricordi in modo adeguato Vittorio Emanuele II, il Padre della Patria, nato a Torino il 14 marzo 1820. L’ho scritto per primo su questo giornale una settimana fa

Tra i  quattro Re d’ Italia fu sicuramente  Vittorio Emanuele il più significativo  sotto il profilo storico. Coprotagonista del Risorgimento con Cavour, Garibaldi e Mazzini, seppe essere all’altezza del compito immane che la Dinastia sabauda si era assegnata, quello di realizzare  l’ unità  di un paese da secoli diviso, quello che Croce definì il “Sorgimento”, il fatto più importante della storia italiana.
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Senza voler necessariamente  accettare una certa agiografia sabauda, che non è certo vera  storiografia,  il Re fu  senza dubbio una personalità storica  importante e decisiva. Denis Mack Smith nel 1972 ne scrisse un’ampia biografia che non rende giustizia al Re. Non a caso,  la esaltò Franco Antonicelli che la presentò, in dialogo con l’autore, all’Unione Culturale. Andai a sentirli, rimasi allibito dalla loro faziosità ideologica. Rosario Romeo, il massimo storico del Risorgimento e di Cavour, mi disse che quella biografia era “miserabile”. Mach Smith era troppo angusto per poter  capire Vittorio Emanuele II che non era banalmente  riconducibile al fatto – sicuramente vero – che gli piacessero molto le donne, tanto per citare un aspetto insistito di quella biografia. Non capì  neppure Cavour. Al massimo esaltò acriticamente Garibaldi. Nel 2011 a palazzo reale di Torino, con grande dovizia di mezzi,  venne allestita una mostra su Vittorio Emanuele II in chiave meramente celebrativa che certo non contribuì alla sua conoscenza storica  Ho ripreso in mano l’imponente catalogo introdotto dal giornalista Giovanni Minoli e non da uno storico.Un’introduzione di una banalità  piuttosto sconcertante,  scritta in modo  un po’ strascicato da un giornalista televisivo, forse poco avvezzo a scrivere  articoli e meno che mai dei  saggi storici. Più che un catalogo si tratta di una rigovernatura di scritti  poco coerenti e poco scientifici. Un grande impegno finanziario per realizzare un evento  molto effimero e di scarso valore storiografico.
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Gli storici risorgimentalisti sono pochi, i dilettanti e gli improvvisatori sono invece tantissimi. Era vero nel  2011 , ma ancora di più oggi. La cattedra di Storia del Risorgimento e’ stata soppressa a Torino e in altre Università italiane. L’ istituto nazionale per la storia del Risorgimento è stato commissariato con l’intento di scioglierlo . Ho letto sui giornali dei nomi  di “celebratori” che mi fanno rabbrividire. Persone neppure laureate, comunque senza studi in campo risorgimentale, che si apprestano a pontificare su questo Re che va storicizzato più che celebrato. Non vorrei che fossero  protagonisti delle “celebrazioni”   del bicentenario anche gli eredi  ideali del Conte De Vecchi di Val Cismon , squadrista e quadrumviro della Marcia su Roma, dilettante di storia del Risorgimento, padre di una versione aberrante della storia risorgimentale di cui il fascismo sarebbe stato il pieno coronamento. Una tesi di Giovanni Gentile, di cui lo squadrista torinese realizzò la peggiore  vulgata.  De Vecchi mise  anche le mani sul Museo Nazionale del Risorgimento, stravolgendolo in chiave propagandistica del regime fascista, di cui fu un fanatico e ripetitivo sostenitore. Anche i monarchici fans del Duca d’Aosta stanno organizzando qualcosa a Torino. Leggendo i nomi proposti, se si esclude il giurista insigne Salvatore Sfrecola, non c’è da stare molto  sereni. C’ è un politicante saltafossi diventato  da poco deputato leghista  e il critico d’arte Sgarbi che non è certamente uno storico del Risorgimento. Appare strana invece l’assenza  a Torino del Presidente della sedicente Consulta dei Senatori del Regno che forse ricorderà il Re   direttamente al Pantheon, come appare più consono al  ruolo istituzionale che in modo un po’ troppo autoreferenziale crede di avere e di poter esercitare.
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 Appare anche strano che l’Accademia Albertina diventi sede privilegiata dell’ apertura delle celebrazioni del bicentenario. E ‘certo meglio questa Accademia Albertina di quella che fu protagonista della contestazione studentesca, ma  sicuramente , ad onor del vero,  il Re c’entra poco con un’Accademia di belle arti,  sia pure fondata e  intitolata al padre del sovrano, Carlo Alberto. Forse qualche sindacato dei docenti avrà qualcosa da ridire su questo pronunciamento coraggioso  e imprevedibile. Credo che davanti al monumento a Vittorio Emanuele  a Torino ci sarà tra i monarchici una corsa a premi a chi deporrà per primo una corona d’alloro  che appare un modo per celebrare in modo un po’ semplicistico, senza storicizzare. Ci sarà anche una Messa a Santa Cristina, malgrado il Re sia stato il sovrano delle Leggi Siccardi e della Breccia di Porta Pia. Manca finora un bell’incontro storico con storici veri. So che il Museo  Nazionale del Risorgimento,  presieduto dal grande risorgimentslista Umberto Levra, promuoverà un evento importante in autunno. Sembrano invece latitare in modo clamoroso le istituzioni comunali e regionali che finora non si sono sentite. E non si sa se il capo dello Stato Mattarella verrà a Torino per onorare il primo capo dello Stato dell’Italia unita. Nel 2011 Giorgio Napolitano rese omaggio al Pantheon  alla tomba del Re . Un esempio importante che segno’ un’epoca. Nel 1961, centenario del Regno e dell’ Unità ,un gesto simile da parte del presidente Gronchi sarebbe stato impensabile.
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C’è da augurarsi che Torino e l’Italia sappiano ricordare questo Re senza le solite distinzioni di parte all’italiana che appaiono davvero inadeguate. E senza “gli studiati silenzi e i meditati oblii” di cui parlava nel 1961 Vittorio Prunas Tola. Su Facebook ho letto che un ignorantello si è domandato perché si dovesse ricordare  “il nonno di Sciaboletta”( Vittorio Emanuele III). Se la situazione è questa , bisogna assolutamente ricordare in termini storici il primo Re d’Italia. Anche la scuola dovrebbe assolutamente farlo.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Alle OGR è tempo di “Scintille”. I cambiamenti che trasformano il vivere quotidiano

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino dal 7 febbraio al 7 maggio 2020 presentano il quinto ciclo della rassegna Scintille, un’appendice della sezione Officine del Sapere di OGR Public Program

E’ nata con lo scopo di raccontare al pubblico quali siano o siano state le “scintille”, gli scatti di innovazione, le rivoluzioni, i forti cambiamenti (sociali, culturali, tecnologici, economici, digitali) che hanno influenzato e influenzano il nostro modo di vivere quotidiano e il nostro modo di rapportarci alla società.

Il quinto ciclo di incontri delle Officine del Sapere è curato da Fulvio Ferrari, Fondatore del Museo Casa Mollino, incaricato da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT di ideare la rassegna “Scintille – Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole ed è subito sera”.

La serie di quattro incontri affida alla religione, all’arte, all’egittologia e alla logica la possibilità di saper meglio comprendere e orientare i giorni della vita: scintille tra le nuvole imbronciate del nostro quotidiano. Tutti gli incontri sono gratuiti con prenotazione su www.ogrtorino.it/education.

La rassegna, giunta al suo quinto ciclo, ha visto, a partire da marzo del 2018, una serie d’incontri che hanno descritto importanti “scintille”, intese come idee, progetti, invenzioni, scoperte scientifiche o simboli di una specificità torinese, e ha coinvolto Vittorio Marchis, Claudio Bartocci, Tiziano Bonini, Christian Marazzi, Maria Nadotti, Mauro Giacca, Marzia Quaglio, Prof.ssa Martina Ardizzi, Prof. Urs Gasser, Walter Barberis, David Avino, Alberto Maria Barberis, Luciano Bonaria, Chiara Saraceno e Marcello Baricco, Paolo Vineis e Francesco Remotti, Mauro Dorato e Vincenzo Barone.

 

GLI APPUNTAMENTI

 

  • venerdì 7 febbraio 2020, ore 18.30
    La religione del futuro
    Prof. Giovanni FiloramoIl Prof. Giovanni Filoramo, Professore Emerito di Storia del cristianesimo presso l’Università di Torino, si soffermerà sulle possibili e ipotizzabili trasformazioni che l’esperienza religiosa potrà conoscere a partire dai profondi cambiamenti indotti dalla tecnologia. Esporrà esempi concreti sul possibile futuro delle religioni stesse.

 

  • giovedì 5 marzo 2020, ore 18.30 *
    Dott. Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino

 

  • mercoledì 8 aprile 2020, ore 18.30 *
    Prof. Piergiorgio Odifreddi, matematico, logico, saggista e accademico italiano

 

  • giovedì 7 maggio 2020, ore 18.30 *
    Prof. Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte italiano

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità librarie. A cura di Laura Goria

Isabelle Allende “Lungo petalo di mare” -Feltrinelli- euro 19,50

Cominciamo subito col dire che Isabelle Allende è una donna simpaticissima e autoironica, come ha dimostrato al pubblico, affascinato dalla sua verve, quando ha presentato il libro alla Nuvola Lavazza di Torino. Brillante il modo di raccontare pagine importanti della sua vita. Da come, all’alba delle sue 77 primavere, ha sferrato un attacco frontale all’assiduo ammiratore che la corteggiava, inanellando così il suo terzo matrimonio pochi anni fa. Perché oltre a non dimostrare assolutamente la sua età (ha sottolineato che però gli è costato mucho dinero), è fermamente convinta che ci si può sempre e ancora innamorare come a 18 anni; solo, si ha meno tempo da perdere.

Poi ha raccontato l’ incontro con il grande Pablo Neruda: lei era una giovane giornalista e lui si rifiutò di concederle un’intervista dicendo che inventava troppo per il mestiere che faceva e che avrebbe dovuto invece dedicarsi alla narrativa. Quindi un grazie anche al poeta se la vita ci ha regalato gli splendidi romanzi dell’Allende.

Chiusa la parentesi biografica passiamo al “Lungo petalo di mare”. E’ la bellissima e travagliata storia del medico Victor Dalmau, scappato dalla guerra civile spagnola nel 1939, grazie all’aiuto di Pablo Neruda che noleggiò il piroscafo Winnipeg e portò più di 2000 repubblicani -in fuga dal regime franchista- in Cile. Esuli che ricominciarono daccapo per rifarsi una vita. A bordo della nave ci sono Victor e la giovane pianista Roser Bruguera i cui destini si uniscono indissolubilmente nel paese che è un “lungo petalo di mare e neve” . Tra amori passionali, matrimonio di facciata e poi unione profonda; attraversando pagine storiche durissime come il golpe che nel 1973 fece cadere il presidente cileno Salvador Allende e consegnò il paese alla lunga e spietata dittatura dei colonnelli e alla morte di migliaia di desaparecidos. Vi anticipo solo che anche Victor, diventato cardiologo di fama, finirà tragicamente impigliato nella rete di interrogatori, torture e   prigionia. Poi un nuovo esilio in Venezuela e altre pagine magnifiche che vi aspettano.

Per questo romanzo -con echi che richiamano il capolavoro assoluto della Allende “La casa degli spiriti”, del 1982, da cui l’omonimo film con Jeremy Irons- si è ispirata alla vita vera dell’esule Victor Pey che conobbe in Venezuela. Lo incontrò 40 anni fa e solo ora si è decisa a raccontare la sua storia. Lui è morto – a 103 anni e lucidissimo fino alla fine- 6 giorni prima che lei potesse mandargli il manoscritto.

E ancora una volta questa somma scrittrice di lingua spagnola più letta al mondo (22 romanzi, tradotti in 35 lingue e 67milioni di copie vendute) ha imbastito una storia che non è solo quella di un grande amore, ma anche di rifugiati politici, esilio, migrazioni e ricerca di identità. Tutte cose che lei ha vissuto sulla sua pelle; è infatti la nipote del presidente socialista Salvador Allende destituito da Pinochet e fu costretta all’esilio. Un tema più che mai attuale .

 

Sandra Petrignani   “Lessico femminile” -Laterza-   euro 18,00

Questo è un affascinante mosaico di scrittrici e scrittura al femminile, a spasso nei secoli e a più latitudini del globo. La giornalista e scrittrice Sandra Petrignani è bravissima nel ricostruire i tasselli di vita di grandi autrici e vi consiglio anche i suoi precedenti “La scrittrice abita qui” (2002, libro di viaggio nelle case-museo di grandi scrittrici del 900), “Marguerite” (2014, dedicato alla Duras) e “La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg” (2018).

In “Lessico femminile”   rilegge pagine di grandi autrici del passato –dalla Bronte alla Woolf- e contemporanee – dalla Ernaux a Joyce Carol Oates- mettendole a confronto, scandagliando i temi a loro più cari e sottolineando la loro sensibilità e il loro sguardo sulla vita, squisitamente geniale e femminile.

E’ un libro che   possiamo prendere come guida per scoprire o riscoprire, pagine magnifiche di capolavori; ma ci conduce anche nelle pieghe più intime del pensiero e delle vite delle scrittrici. Ogni capitolo è   dedicato ad un tema condiviso da molte di loro. Per esempio, c’è l’importanza e il modo di intendere la casa -tempio di vita e nido ordinato- come quella della baronessa Karen Blixen che lasciata alle spalle la fallimentare piantagione di caffè in Africa tornò a scrivere nella sua avita dimora in Danimarca. C’è l‘importanza di avere “una stanza tutta per se” caldeggiata da Virginia Woolf e le tante case al centro dei suoi romanzi e della sua esistenza. Per arrivare all’affascinante ”La grande casa” di Nicole Krauss (del 2010).   Poi tra gli altri temi gli amori e i loro percorsi, le relazioni pericolose come il colpo di fulmine per il marito Ted Hughes che cambiò la vita della poetessa suicida Sylvia Plath. O ancora quelli di coppie famose, spesso molto competitive e a volte fallimentari come Flaubert e Louise Colet, Scott e Zelda Fitzgerald, Sartre e de Beauvoir, o Lillian Hellman e Dashiell Hammett… E tra gli altri spaccati al femminile anche i rapporti complessi tra madri e figli e pagine bellissime dedicate alla solitudine di geniali autrici, al loro modo di affrontare la materialità o l’effimero delle cose.

 

Annie Ernaux “L’evento”   – L’Orma editore – euro   15,00

La Ernaux è una delle scrittrici francesi più seguite perché ha saputo reinventare un personalissimo modo di raccontare la sua vita, trasformandola in specchio che riflette anche indagine sociale ed esistenziale. L’evento che racconta è urticante e drammatico. E’ la narrazione dell’aborto clandestino procuratosi quando era giovane studentessa di lettere, incinta e disperata. Erano gli anni 60, in piena epoca gollista, quando interrompere una gravidanza indesiderata era illegale, difficile e altamente rischioso. E’ la discesa agli inferi della 23enne che vuole a tutti i costi liberarsi del feto e si schianta contro un muro di ostacoli, solitudine, doppia moralità. I suoi genitori non devono sapere, il padre del bambino se ne lava le mani e l’unica ad aiutarla sarà una compagna di scuola –ironia della sorte- molto borghese e cattolica convinta. E’ il racconto struggente di vergogna, sensi di colpa, ginecologi che fanno finta di non capire, tentativi falliti di risolvere da sola il problema infilzandosi con un ferro da calza. Ma il bimbo che nessuno vuole è tenacemente ancorato alle pareti uterine.

La soluzione del problema è nelle mani di una squallida “fabbricante d’angeli” che lucra sulle sventure di sprovvedute fanciulle. La protagonista si ritrova così in una misera stanza adibita per la bisogna, con il ventre invaso da sonde e il pericolo incombente di una setticemia. Straziante la scena in cui “nei bagni dello studentato avevo partorito allo stesso tempo una vita e   una morte” quando con l’aiuto della compagna taglia il cordone ombelicale che la legava al feto di tre mesi… che le scivola tra le gambe e lei getta nella tazza del water. Pagine difficili anche da leggere, immaginiamoci da scrivere affondando la penna nel proprio drammatico passato. La Ernaux ancora una volta è riuscita a mettere in parole “..un’esperienza umana totale, della vita e della morte, del tempo, della morale e del divieto, della legge, un’esperienza vissuta dall’inizio alla fine attraverso il corpo”.

Al via le iniziative degli Amici di Villa della Regina

Con l’inizio del nuovo anno, riprendono le attività dell’associazione culturale

Il primo appuntamento è la  serata di presentazione del calendario delle iniziative del 2020, calendario che si presenta particolarmente ricco di nuove proposte. Quest’anno il Direttivo ha deciso di dedicare più spazio all’organizzazione di iniziative indirizzate ai soci e agli amici che da tempo sostengono l’attività dell’Associazione.

“Il magico potere della comunicazione olfattiva”

giovedì 6 febbraio ore 18.30
Fondazione Paideia Onlus – via Moncalvo 1 Torino.

Patrizia Balbo, consulente di marketing olfattivo e studiosa di simbologia e astrologia, propone un viaggio nel tempo e nella storia, attraverso l’evoluzione dell’Arte del profumo e del Linguaggio dello Zodiaco.

COME PARTECIPARE

La serata, con aperitivo in chiusura, è aperta ad accompagnatori ed amici e l’offerta minima è di 10 euro per i soci e 12 euro per i non soci che potete versare anticipatamente con bonifico bancario sul c/c dell’Associazione o pagare in loco. In ogni caso, la prenotazione dei posti va fatta entro lunedì 3 febbraio, scrivendo alla casella mail infoamicivilladellaregina@gmail.com

Questo primo incontro sarà anche l’occasione di rinnovare la quota di adesione 2020 per chi non avesse già provveduto oppure di associarsi per la prima volta all’associazione.
Anche per il 2020 la quota è rimasta invariata a 100 euro che diventano 85 se ci si iscrive in coppia (1 socio deve essere nuovo).

Riprendono anche gli incontri con lo storico dell’arte Luca Avataneo, che sarà presente all’evento del 6 febbraio e illustrerà il programma di visite organizzato per l’associazione.

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Mariateresa Buttigliengo,  presidente dell’associazione, nella foto di Daniela Foresto pubblicata da  ScattoTorino

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La battaglia di Roma 170 anni dopo

Interverranno Umberto LEVRA, Presidente del Museo Nazionale del Risorgimento e Pier Franco QUAGLIENI

VENERDÌ 7 FEBBRAIO alle ore 15,30 nella Sala Cinema del Museo del Risorgimento (Via Accademia delle Scienze, 5), verrà proiettato il film di Luigi Cozzi “LA BATTAGLIA DI ROMA 1849”, ispirato al libro di Giovanni Adducci “Un garibaldino a casa Giacometti” premiato dal Centro “Pannunzio”.

Interverranno Umberto LEVRA, Presidente del Museo Nazionale del Risorgimento e Pier Franco QUAGLIENI.

 A 170 anni dagli avvenimenti, il film ricostruisce la storia della Repubblica Romana nata nel febbraio del 1849. Governata da un triumvirato composto da Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi, ebbe vita breve a seguito dell’intervento dell’esercito francese (Battaglia di Roma, luglio 1849), ma rappresentò uno dei momenti più alti del Risorgimento: la sua Costituzione fu una delle più democratiche d’Europa, le leggi della Repubblica consentivano la libertà di culto, la laicità dello Stato, la separazione dei poteri, la libertà d’opinione.

I posti sono limitati, per cui è necessaria la prenotazione: tel. 3488134847 o email info@centropannunzio.it