#5YearsInPerspective. In mostra i più significativi scatti fotografici di viaggio di Alberto Trivero, giovane ingegnere informatico torinese
Cogliere il mondo in prospettiva è oggi quanto mai prezioso, soprattutto in questo tempo ed in una società da poco uscita dall’emergenza. Ed è assolutamente affascinante farlo attraverso le fotografie di viaggio, come quelle raccolte da Alberto Trivero, giovane ingegnere informatico torinese, e raccolte nella mostra intitolata “Cinque anni in prospettiva”, ospitata presso l’associazione torinese ARTE.
In fondo aveva ragione il famoso poeta e scrittore portoghese Fernando Pessoa ad affermare che la vita consiste in ciò che facciamo di essa e che “i viaggi sono i viaggiatori stessi e che ciò che vediamo è ciò che siamo”.
“La mostra – spiega lo stesso Alberto Trivero – raccoglie gli scatti fotografici, circa una cinquantina, tra cui alcuni inediti, che ho ritenuto più significativi tra quelli realizzati negli ultimi cinque anni, durante i viaggi compiuti attraverso Europa, India, America ed Africa. Si tratta di fotografie scattate in India ( nel Ladakh, nel Rajastan e nella catena dell’Himalaya nella parte settentrionale del Paese), in Marocco, nei Parchi Naturali dell’Ovest degli States, a Creta e in Spagna. Il progetto di un’esposizione è nato a partire dal mio primo fotolibro, realizzato all’inizio della pandemia, e che reca lo stesso titolo di questa mia mostra fotografica”.
Essa è ospitata presso ARTE, Associazione Culturale Artisti, in corso Francia 169, e rimarrà aperta fino al 17 luglio prossimo, dalle 19 alle 20 tutti i giorni e su appuntamento telefonico.
ARTE Associazione Culturale Artisti. Corso Francia 169. Torino
Mara Martellotta
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
lungo in Francia, ad Avignone. Scrittrice prolifica pubblicò vari romanzi e vinse il Premio Pulitzer nel 1923 con “Uno dei nostri”. In America conobbe grande fama perché seppe dare voce alla gente di frontiera, raccontando il grande Ovest che conosceva bene, perché ci era nata e aveva insegnato a Pittsburg.
innamorare di sé lo sfortunato macchinista Ray. E’ grazie a loro che spicca il volo verso Chicago, dove alloggerà in vari pensionati, farà lavoretti per mantenersi e prenderà lezioni di musica. Nella grande città ventosa e frenetica scoprirà che il suo vero talento non è per i tasti del pianoforte, ma per il canto.
E’ li che conosce e si innamora –ricambiata- del giovane Eric: biondo, svagato, inoffensivo e tenerissimo. Condividono l’amore per gli animali e la natura, ma lui non è come gli altri. Da tutti è considerato “un idiota”, malato di mente senza speranze di guarigione, reietto che la madre ha allontanato vergognandosene. Quando Eric ha l’ennesima crisi convulsiva lo allontanano da Sukey e sbattono lei in mezzo alla strada.
per risolvere vecchi casi. E anche lui ha un fatto privato di cui occuparsi.

“Esiste un aspetto spirituale, legato indissolubilmente a ciascuno di noi: la ricerca consolatoria della bellezza” della quale “nonostante carestie, guerre e pestilenze, non abbiamo mai potuto fare a meno”, come scrive Bruto Pomodoro nella introduzione al catalogo della bella mostra “ Novecento in cortile” con cui il 