CULTURA- Pagina 15

“Cercava la luce”: intervista a Roberto Saviano sulla ragazza che sfidò la ‘ndrangheta per amore

 In un’epoca in cui le parole sembrano spesso svuotarsi di significato, il nuovo libro di Roberto Saviano, L’amore mio non muore, edito da Einaudi, risuona come un grido di speranza e di denuncia. Il titolo stesso, carico di una potenza e di un’urgenza straordinarie, annuncia il dramma e la bellezza di una storia che va oltre la cronaca, toccando le corde più intime dell’animo umano. Dopo aver conquistato il pubblico al Salone del Libro di Torino, Saviano torna nella città piemontese, precisamente al Teatro Colosseo, il 22 maggio, per raccontare una storia che mescola l’amore, la morte e la lotta alla malavita. Una narrazione che, purtroppo, non ha il conforto della finzione, ma che è la cruda e struggente verità di una giovane donna che ha avuto il coraggio di opporsi alla ‘ndrangheta, pagando un prezzo altissimo. Il libro racconta la vita di Rossella Casini, una giovane fiorentina che, a vent’anni, si innamora di Francesco, uno studente calabrese lontano da casa. Quell’amore, come un uragano, la trascina dalla sua città natale fino in Calabria, dove scopre che la famiglia del suo amato è legata a una potente cosca della ‘ndrangheta, la ‘ndrina della piana di Gioia Tauro. Un amore che, purtroppo, non basta a proteggerla dalla violenza del mondo che le si svela, e che la costringerà a fare scelte impossibili. Rossella si batte per fermare una faida sanguinaria, chiede verità e giustizia, senza risparmiarsi, mettendo a rischio la sua stessa vita. La sua è una lotta che sembra condurre verso l’ineluttabile, ma che al contempo rivela il coraggio di una ragazza che non si arrende mai alla paura. La storia di Rossella emerge, quasi per caso, da una vecchia fotografia, l’unica testimonianza rimasta di una vita breve ma intensissima. È grazie all’instancabile lavoro di due giornaliste che la sua vicenda riemerge, trovando infine il suo posto in questo libro di Roberto Saviano, che fin dal primo incontro con il racconto ne percepisce la forza. Saviano, nell’introdurre la storia di Rossella, non può fare a meno di riflettere su quella sensazione che provano i pochi che, come lui, si avvicinano a una storia che li segnerà per sempre. “Per la prima volta,” racconta l’autore, “al di là dell’aspetto criminale, provavo un reale interesse verso l’amore che muoveva Rossella.” In quelle parole c’è il contrasto tra la sua visione della vita e quella di Rossella: “Lei prova qualcosa che non sono più in grado di provare, è fiduciosa, io diffidente. Lei cerca la luce, io il buio.” Ma Rossella, pur nella sua fragilità, ha vissuto con la pienezza dell’essere umano che ama senza riserve. Saviano ci ricorda che è necessario restituire alla fase dell’innamoramento la dignità che merita, perché, a dispetto delle ombre che talvolta la vita ci getta addosso, l’innamoramento è un atto di speranza che sfida l’impossibile. Rossella lo ha fatto fino in fondo, vivendo e amando con una purezza che oggi sembra utopica.

Rossella ha combattuto per un’idea di felicità che aveva il volto e il nome di Francesco. Dalla profonda immersione che hai avuto nella sua storia, credi che, almeno per un momento, Rossella sia riuscita a essere davvero felice?

Sin dall’inizio della loro relazione, Rossella sembra toccare con mano una felicità autentica. È forse proprio quell’istante di luce a spingerla a sfidare il buio, a opporsi a alla faida che inghiotte tutto. La sua battaglia, condotta quasi a mani nude, nasce da un atto d’amore, non di ingenuità. La colpa non è sua: la responsabilità morale ricade su chi l’ha isolata, manipolata e infine condannata. La felicità, per Rossella, non era un’illusione, ma un’urgenza. E la sua fede nella possibilità di fermare una faida millenaria – qualcosa che spesso neanche lo Stato riesce a fare – la dice lunga sulla forza del suo sentire.

C’è un episodio, tra tutti, che incarna il senso più profondo della sua lotta?

Uno su tutti: il giorno in cui Rossella bussa alla porta di un boss per chiedergli di fermare la faida. Lo fa in nome dell’amore. Lo fa perché crede, con tutta se stessa, che la sua felicità con Francesco meriti una possibilità. Quel gesto non è solo disperato: è radicale, è totale, è umano.

Un gesto folle o un atto d’onore? Come lo definiresti?

Entrambi. Per qualcuno è incoscienza, per altri eroismo. Di certo c’è coraggio. Chi lo giudica un gesto ingenuo ha le sue ragioni: in un contesto così violento, quell’atto può apparire insensato, persino suicida. Ma Rossella non era semplicemente incosciente: era determinata. Voleva essere felice, e per questo si è assunta ogni rischio. “Io voglio vivere, voglio amare, voglio che tutto questo finisca”, sembrava dire. E nella sua voce c’era la voce di chi sa che la felicità, a volte, è una battaglia da combattere fino in fondo.

Valeria Rombolà

Il Bal do Sabre a Bagnasco il 25 maggio… con il treno a vapore!

Danzano le sciabole sui monti dell’Alta Valle Tanaro per ricordare le invasioni saracene di oltre mille anni fa. Nelle giornate limpide e terse, dalle Alpi liguri si può scorgere il mare all’orizzonte. Da quel mare giunsero le vele nere dei Mori che dopo aver saccheggiato i paesi del litorale ligure si nascosero nelle grotte del Marguareis, del Mongioie e del Pizzo d’Ormea prima di lanciarsi con ferocia sui paesi dell’entroterra. E proprio in quei borghi della Valle Tanaro, tra rovine di castelli e antiche torri di avvistamento, dove si mangia la polenta saracena, le patate di montagna e il Raschera d’alpeggio, si raccontano ancora oggi storie ricche di tradizioni, usanze e cultura alpina. La manifestazione che più ricorda il passaggio in Piemonte dei guerrieri dell’islam è la danza degli spadonari di Bagnasco nel cuneese. E festa sarà in questo piccolo paese di novecento anime in alta Valle Tanaro che domenica 25 maggio rievocherà l’arrivo funesto dei saraceni con un’antica danza contadina che ogni anno richiama folle di turisti.
Ondate di saraceni urlanti armati di scimitarre ricurve scesero dalle montagne terrorizzando la popolazione di Bagnasco, Garessio, Ormea, le prime località del Piemonte a subire l’invasione dei Mori. Fu un bagno di sangue, uomini e donne uccisi, chiese e palazzi incendiati, giovani rapiti, portati via e ridotti in schiavitù nelle terre arabe e in Spagna. È il “Bal do sabre”, il ballo delle sciabole che anima le vie del paese sui cui muri grandi murales illustrano l’antica danza con giullari, araldi, tamburini, scimitarre e saraceni in costumi moreschi. Si narra la vicenda di un contadino bagnaschese, un tal Protasio Gorrisio che avendo rifiutato di dare la propria figlia a Ramset, capo dei saraceni invasori, viene condannato a morte e giustiziato in piazza. In realtà sono diversi i significati della festa. La leggenda araba si incrocia infatti con i riti rurali della civiltà contadina, propiziatori della fertilità della terra, con l’arrivo della primavera che sconfigge l’inverno e i semi che ricominciano a germogliare. Ma con il passar del tempo si è affermato un racconto collegato alle scorrerie dei Saraceni che nell’Alto Medioevo invasero questi paesi. Che sia inventata o che abbia un fondamento storico, la leggenda ha lasciato comunque tracce profonde nella tradizione popolare del paese che fa riferimento ai resti di un castello costruito su un’altura dominante la valle, alla torre “saracena” tra Garessio e Ormea, a una serie di personaggi con costumi in stile moresco e alla presenza dei Mori come scorta del condannato.
Vecchie tradizioni popolari vengono portate in scena da dodici spadonari, dodici come i mesi dell’anno, che indossano costumi saraceni, con sciabole danzanti tra roboanti tamburi e urla di menestrelli, insieme a un Capitano, alcuni Mori, tamburini, arabi e portabandiere. I Saraceni sono finalmente cacciati dalla valle. La danza rurale, sospesa per lungo tempo, è rinata alla fine degli anni Sessanta grazie alla passione per la storia locale di un gruppo di ragazzi e da allora non si è più fermata. Dagli anni Sessanta un gruppo di Bagnasco partecipa ai raduni di “spadonari” in vari Paesi europei, dalla Francia alla Croazia, dalla Spagna all’Inghilterra. Domenica 25 maggio ci sarà un’attrazione in più per chi si recherà in queste zone del Piemonte. Tornerà a fischiare sui binari il Treno storico a vapore Torino-Ormea con fermate a Nucetto, Ormea e Bagnasco lungo il corso del Tanaro. Si parte da Porta Nuova alle 8.00 e si torna alle 21.00. Un’occasione speciale per riscoprire i paesaggi dell’Alta Valle Tanaro, con eventi folcloristici e tradizionali mercatini. A Bagnasco l’attenzione sarà ovviamente tutta per la danza delle spade alle ore 17.00. L’iniziativa del treno a vapore è organizzata dall’associazione “D’acqua e Di ferro”.
Per maggiori informazioni:
Per il treno a vapore dacquaediferro@gmail.com – 389 2559948
Per la danza delle spade a Bagnasco www.baldosabre.it – 339 7071843
Filippo Re

La lettura è più bella, nel “Bosco dei Pensieri”

Riprendono le “Passeggiate Letterarie” organizzate dalla “Fondazione E. di Mirafiore” a Serralunga d’Alba

Giovedì 22 e giovedì 29 maggio

Serralunga d’Alba (Cuneo)

Due giornalisti – scrittori, uno per anni fra i volti più noti di “mamma Rai”, l’altro fra le penne più attente nel descrivere a fondo la condizione umana in tutte le sue più veritiere sfaccettature: Maurizio Mannoni e Antonio Pascale. Saranno loro i primi ospiti del “Bosco dei Pensieri”, nel “Villaggio Narrante di Fontanafredda”, in occasione della nuova edizione delle ormai celebri “Passeggiate Letterarie” organizzate dalla “Fondazione E. di Mirafiore”, creatura oramai quindicenne di Oscar Farinetti.

Ad inaugurare ufficialmente il programma 2025 sarà, giovedì 22 maggiodalle 18,30Maurizio Mannoni , uno dei volti più noti e nondimeno apprezzati del giornalismo televisivo italiano.

Spezzino di Migliarina e figlio del giornalista Ugo Mannoni, per oltre trent’anni protagonista dell’informazione targata Rai (sotto l’egida benefica dell’indimenticato Sandro Curzi) con il “TG3” e la rubrica “Linea Notte , Mannoni arriva a Serralunga d’Alba in veste di scrittore, con il suo sorprendente esordio narrativo: “Quella notte a Saxa Rubra” (“La Nave di Teseo”), un giallo sofisticato e avvincente ambientato nel cuore della Rai romana. Praticamente a “casa sua”. Il mistero del “giallo” in spazi che Mannoni naviga ancor oggi (che è in pensione) ad occhi chiusi. Al centro del romanzo, un misterioso suicidio avvenuto all’interno degli studi televisivi, che diventa occasione per indagare non solo un delitto, ma anche le dinamiche più oscure e sottili del mondo dell’informazione pubblica.

L’incontro con Mannoni sarà sicuramente una piacevole occasione per ascoltare dal vivo una voce autorevole del giornalismo di casa nostra, impegnata, come “giallista”, in un intrigo di eventi che Maurizio sa ben bene dominare con la consueta grande professionalità del narratore attento, meticoloso e appassionato, ma pur sempre abile maneggiatore di quella sottile ironia capace di imbastire pagine di assoluta intelligenza e gradevolezza.

E, dopo Mannoni, il “Bosco dei Pensieri” è pronto ad accogliere, giovedì 29 maggioAntonio Pascale, giornalista, scrittore, agronomo e blogger, in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro “Le cose umane” (“Einaudi”, 2025). Pascale, napoletano, oggi residente a Roma, scrive per il teatro e per la radio, oltre a collaborare con “Il Mattino”, “Il Foglio, “Limes”, il “Corriere della Sera” e a dirigere “Agrifoglio”, che racconta di “agricoltura innovativa”. Numerosi i libri pubblicati e tradotti in spagnolo, francese e portoghese. Il suo precedente romanzo “La Foglia di fico” (“Einaudi”, 2021) è stato finalista al “Premio Campiello” 2022. A Serralunga d’Alba, Pascale “condurrà il pubblico lungo i sentieri del bosco e della memoria, tra ironia, malinconia e lucidità”, attraverso pagine che raccolgono e sanno tenere abilmente insieme “una galleria di personaggi – è stato scritto – teneri, meschini, violenti, vulnerabili, impossibili da dimenticare perché veri”. Il fine del libro (ma forse possono essercene più d’uno) è quello di raccontare, attraverso una miriade eterogenea di personaggi, un cambiamento temporale che racconta e si sforza di spiegare con “vena malinconica e scanzonata”, più di ogni altra cosa, la trasformazione della nostra società. “Devo dire grazie – scrive lo stesso Pascale – al trattore di mio padre, il primo ad aver studiato, mio padre poteva andare a scuola perché il trattore lavorava per lui”. In queste semplici e poche parole è il cuore del libro: “la consapevolezza che la società del benessere è un traguardo, nonché un’eredità imperfetta che ci chiede onestà al raccontarla, senza retorica”.

Per info: “Fondazione E. di Mirafiore”, via Alba 15, Serralunga d’Alba (Cuneo); tel. 0173/626424 o www.fondazionemirafiore.it

Gianni Milani

Nelle foto: Maurizio Mannoni e Antonio Pascale

Torna la Notte dei Musei

Sabato 17 maggio 2025 torna la Notte Europea dei Musei, l’iniziativa promossa dal Ministero della Cultura francese e patrocinata dall’UNESCO, dal Consiglio d’Europa e dall’ICOM, che si svolge in contemporanea in tutta Europa con l’obiettivo di incentivare e promuovere la conoscenza del patrimonio e dell’identità culturale nazionale ed europea.

In occasione dell’evento, sabato 17 maggio GAM, MAO e Palazzo Madama saranno aperti fino alle ore 23.

A partire dalle ore 18 tutti i visitatori potranno usufruire della tariffa a ingresso speciale di 1€ per accedere alle collezioni permanenti, oltre che alle esposizioni temporanee Adapted Sceneries al MAO e Bianco al femminile e Peltri a Torino a Palazzo Madama.

 

Nella stessa serata,  con l’aggiunta di 1€ per ciascuna mostra, si potranno inoltre visitare: alla GAM le esposizioni temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! e le mostre del Contemporaneo: ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni, al MAOHaori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone  e a Palazzo Madama Visitate l’Italia! Promozione e pubblicità turistica 1900-1950.

 

La tariffa a 1€ sarà applicata anche ai titolari di Abbonamento Musei, che non potranno utilizzare le tessere. Ingresso gratuito per i possessori della Torino Card.

 

Cosa si può visitare:

 

Alla GAM: oltre alle collezioni permanenti e al Deposito vivente sono visitabili le mostre temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! (+1€) e le mostre del Contemporaneo: ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni nello spazio della Videoteca (+1€)

Al MAO: i visitatori possono visitare le cinque gallerie delle collezioni permanenti e la mostra temporanea Adapted Sceneries Haori (+1€).

Palazzo Madama: oltre alle collezioni permanenti, sono visitabili le mostre temporanee Giro di postaBianco al femminile e Peltri a Torino, e Visitate l’Italia! (+1€).

GLI APPUNTAMENTI SERALI

LUMEN OMEN.

Il lato oscuro delle Luci d’Artista

sabato 17 maggio ore 21:00 

a cura del Dipartimento Educazione GAM

Nel cuore di Torino, il trio di artisti CANEMORTO guida un tour alternativo tra le celebri Luci d’Artista, svelando una teoria inquietante. Secondo tale credenza, queste installazioni non sono semplici opere luminose, ma potenti sigilli energetici, collocati strategicamente per contrastare le oscure forze esoteriche che avvolgono la città.

Scopri di più

GAM | LETTERE DALLA NOTTE

sabato 17 maggio 19 alle 20 e dalle 20.30 alle 21.30

A partire da immagini che riproducono opere delle collezioni GAM, il pubblico è invitato a ritagliare, comporre e ibridare le diverse parti delle opere per creare una personale cartolina da portare via. Questa potrà essere spedita, conservata o donata, come testimonianza della creazione di un messaggio ‘proibito’, da custodire o donare.

Il tema è quello della notte: da intendere in maniera figurata, ma simbolica. Le opere scelte rimandano infatti a un immaginario di divertimento, di libertà e di mistero, di oscuro e inconscio, realizzate da artisti attratti da tematiche spigolose, misteriose… notturne.

Scopri di più

MAO | LE VISITE SPECIALI

 

sabato 17 maggio ore 18.30  Tra antichi racconti e preziosi manoscritti. Suggestioni letterarie nelle collezioni del MAO.

 

sabato 17 maggio ore 20 | Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone

 

sabato 17 maggio ore 21:30 | Asia Orientale: Cina e Giappone tra sacro e profano

 

Scopri di più

PALAZZO MADAMA | LA VISITA SPECIALE

sabato 17 maggio ore 18.30  Da castello a museo

 

Se si vuole toccare con mano la storia della città occorre scoprire ogni angolo di Palazzo Madama. E’ un sito che si trasforma nei secoli e questo percorso di visita rivela ogni aspetto di questa storia articolata, senza nulla tralasciare, scandendo ogni passaggio che, nei secoli, in questo luogo si è verificato. Architettura, arte e apparati decorativi, passando dalla struttura agli arredi: venti secoli di storia senza interruzione, nel centro della città.

 

Scopri di più

“Marionette, burattini e ombre dalla Cina”, dal 15 maggio in Casa Gianduja

La Fondazione Marionette Grilli presenta la mostra “Marionette, Burattini e Ombre dalla Cina”, ospitata presso Casa Gianduja in via Pettinati 10, a Torino, dal 15 maggio al 15 settembre prossimo. L’esposizione raccoglie oltre 200 pezzi originali e rappresenta un’affascinate anteprima della grande mostra “Le figure dei sogni” prevista per ottobre 2025 sempre a Casa Gianduja, e si propone di offrire al pubblico un viaggio nel cuore delle arti sceniche tradizionali cinesi, dove il teatro di figura si intreccia con la storia, il mito e la spiritualità.

Le Marionette cinesi affondano le proprie radici nell’antichità, con prime attestazioni nel periodo Han Orientale (25  – 220 d.C), spesso legate a rituali sciamanici o cerimoniali. È sotto la dinastia Tang (618 – 907 d.C) che il teatro di figura entra ufficialmente nelle istituzioni imperiali, diventando parte del Jiaofang, organo dedicato alla musica e alla danza. Nei secoli successivi, soprattutto durante le dinastie Song e Yuan, il teatro con marionette si diffonde a corte e tra il popolo, fondendo con le forme del teatro tradizionale. Le marionette, mosse da fili, da 8 a 30, permettono una sorprendente fedeltà nei movimenti. Accanto al teatro delle marionette, in Cina si sviluppa anche il teatro dei burattini, che risale anch’esso all’epoca Tang. I burattini, animati dal basso dalle mani del burattinaio, sono dotati di testa, mani (successivamente gambe) scolpite e dipinte. Una stecca principale inserita nel collo consente di muovere la testa, mentre altre controllano braccia e gambe. Un’altra forma di teatro è quella delle ombre cinesi, che risale a tempi antichissimi con riferimenti letterari che originano dal regno dei Song settentrionali (960 – 1127 d.C). Alcune leggende fanno risalire questo tipo di teatro al 90 a.C, quando uno spirito venne evocato per consolare l’imperatore Wu della dinastia Han. Le sagome, realizzate in pelle di bue o asino, e colorate con aniline trasparenti, sono mosse da bastoncini e premute contro uno schermo retroilluminato, dando vita a narrazioni poetiche e rituali.

L’esposizione “Marionette, Burattini e Ombre dalla Cina” si presenta come una esplorazione visiva e sensoriale delle arti performative cinesi, rivelando la maestria artigianale e la profondità simbolica di queste antiche tradizioni.

Casa Gianduja è il nuovo spazio polifunzionale di Torino dedicato al teatro di figura, inaugurato nel dicembre 2024 nel quartiere Nizza Millefonti. Ospita un teatro da 90 posti, un museo permanente con oltre 200 opere della collezione Grilli e laboratori didattici per tutte le età. Il museo presenta marionette e burattini esteri, dal ‘700 a oggi, tra cui pezzi rari come il teatrino settecentesco di Giovanni Lauro.

La mostra sarà aperta dal 15 maggio al 15 settembre 2025 in Casa Gianduja. Orari: martedì  domenica 10-18.30

Info: 334 2617947

Mara Martellotta

Il trono del Palazzo Reale di Napoli esposto alla Reggia di Venaria

Dal 13 maggio all’autunno 2025

L’esposizione temporanea alla Reggia di Venaria del prezioso trono del Palazzo Reale di Napoli è frutto della collaborazione tra il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, il Palazzo Reale di Napoli e il Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale che ne ha realizzato il restauro.

L’intera operazione, resa possibile dal contributo di Intesa Sanpaolo, costituisce un ulteriore tassello del metaforico viaggio nelle regalità italiane intrapreso da tempo dalla stessa Reggia con numerose mostre, convegni e pubblicazioni.

Gli interventi di restauro e approfondite ricerche sull’opera hanno comportato importanti conoscenze inedite come la scoperta che si tratti di un trono sabaudo e non borbonico (come a lungo erroneamente creduto), aggiungendo così un ulteriore senso alla presenza del trono nelle auliche sale di parata della Reggia. Un rapporto – quello fra Torino e Napoli – in linea col ruolo delle due antiche capitali e delle strette relazioni culturali che esse ebbero. Rapporti rinnovati oggi dalle collaborazioni fra i palazzi di Venaria e Napoli, entrambi membri dell’Associazione delle Residenze Reali Europee.

La presentazione del restauro alla Reggia di Venaria costituisce una significativa preview della XX edizione di Restituzioni, una delle più importanti iniziative del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo a sostegno della tutela e della valorizzazione del patrimonio artistico italiano, che si terrà a Roma il prossimo autunno presso il Palazzo delle Esposizioni.

Il restauro

Il restauro del trono, eseguito dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, ha permesso, sulla base dei risultati emersi da specifiche analisi scientifiche, di riconsegnare lo straordinario arredo completamente restaurato nella struttura lignea scolpita e dorata e rinnovato per quanto riguarda la parte tessile e la passamaneria.

Buona parte della pulitura superficiale è stata condotta con l’utilizzo del laser, che ha consentito alla sottile lamina metallica dorata di ritrovare una perduta e inaspettata luminosità; a ciò è seguito un lungo intervento di consolidamento delle aree decoese e un’attenta riequilibratura cromatica, a garanzia di una piena godibilità estetica.

Dove

“Tour Cesare Pavese”: sette presentazioni de “Il mestiere di vivere”

Anche il cinema, in occasione del “Salone Off – Salone internazionale del Libro” omaggia Cesare Pavese 

Da mercoledì 14 a martedì 20 maggio

“Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi”. 26 agosto 1950. E’ una domenica sera affogata negli ultimi lampi di una triste soffocante estate, quando, dopo aver vagolato per una Torino verosimilmente deserta, solo e in preda a mille spietati “fantasmi” di cuore e memoria, Cesare Pavese decide di mettere fine alla sua vita nella camera dell’albergo “Roma” di piazza Carlo Felice, che aveva occupato il giorno prima. Lo scrittore di Langa avrebbe compiuto 42 anni il 9 settembre successivo. Sulla prima pagina dei suoi “Dialoghi con Leucò” (scritti fra il 1945 ed il 1947) che si trovava sul tavolino da notte, chi lo soccorse trovò le poche, scarne, definitive parole succitate. Parte proprio di qui la storia raccontata nel docufilm (2024) “Il mestiere di vivere”, tratto dall’omonimo “diario” dello scrittore di Santo Stefano Belbo, iniziato nel 1935 (durante il confino politico di Brancaleone Calabro) e continuato fino alla sua morte per essere pubblicato postumo, per la prima volta, da “Einaudi” nel 1952, a cura di Massimo Mila, Italo Calvino e Natalia Ginzburg. Il film, realizzato (regia e sceneggiatura) dalla cuneese, sua conterranea, oggi residente a Roma, Giovanna Gagliardo (Monticello d’Alba, 1941), e distribuito da “Luce Cinecittà” è stato lodevolmente inserito in un percorso di sette proiezioni che si terranno, tra mercoledì 14 e martedì 20 maggio, nell’ambito del programma per il “Salone Off” del “Salone Internazionale del Libro di Torino”.

Un vero e proprio “Tour Cesare Pavese” (organizzato da “Piemonte Movie” e “Distretto Cinema” in collaborazione con “Film Commission Torino Piemonte”, “Museo nazionale del Cinema”, “Agis – Anec – Acec Piemonte e Valle d’Aosta”, “Luce Cinecittà” e “Fondazione Cesare Pavese”) che prenderà il via mercoledì 14 maggioalle 21, al “Cinema Lux”, in Galleria San Federico a Torino. Al centro del lavoro della Gagliardo troveremo un Pavese (uomo – intellettuale) raccontato attraverso i vari capitoli che illustrano i tanti mestieri che egli ebbe a sperimentare nella sua breve vita, ricreando “un nuovo mondo letterario e culturale che ha dato identità alla seconda metà del Novecento italiano: un poeta che appena ventenne scopre la poesia narrativa, per poi cimentarsi nel romanzo breve, portare in Italia la letteratura americana e contribuire, infine, alla nascita della ‘Casa Editrice Einaudi’”. Scrive Giovanna Gagliardo“Quel Pavese che ricordiamo frettolosamente come il poeta infelice, suicida per amore, probabilmente è molto di più. Forse è l’intellettuale scomodo che oggi ci manca, l’antipatico mai compiacente che ti complica la giornata, il magnifico compagno di viaggio che – nelle colline di Santo Stefano Belbo- ti fa intravedere il mare azzurro di Itaca. Ho lasciato un Pavese che credevo locale e generazionale, ho ritrovato uno scrittore con il respiro dei ‘classici’”.

Dopo Torino, le proiezioni proseguiranno giovedì 15 maggio, alle 21, ad Asti (“Cinema Lumière”: qui sarà presente, con la regista Gagliardo, anche Laurana Lajolo, figlia di Davide), venerdì 16sempre alle 21, a Vercelli (“Cinema Italia”), sabato 17alle 21, a Dogliani (“Cinema Multilanghe”), domenica 18alle 18 e alle 21 a Villar Perosa (“Cinema delle Valli”), lunedì 19 e martedì 20alle 21, a Bra (“Cinema Vittoria”) e a Cuneo (“Cinema Lanteri”).

E non finisce qui. A chiudere il “Tour Cesare Pavese”martedì 20 maggio (ore 21) al “Cinema Romano”, in Galleria Subalpina a Torino, sarà infatti la proiezione speciale de “Le amiche” di Michelangelo Antonioni, in occasione del 70° anniversario dell’uscita in sala. Il film del 1955 fu liberamente tratto dal romanzo di Pavese “Tra donne sole” (da lui scritto nel 1949 a conclusione del trittico de “La bella estate”) e vinse il “Leone d’argento” alla “Mostra internazionale d’arte cinematografica” e tre “Nastri d’argento” nel 1956 (“Miglior regista”; “Migliore attrice non protagonista” a Valentina Cortese; “Migliore fotografia” a Gianni Di Venanzo). “In contrasto aperto con le tematiche ed i modi rappresentativi neorealisti, Antonioni – è stato scritto – presenta qui una storia in cui i personaggi sono già dei ‘vinti’, aggrappati al loro vuoto interiore, in una situazione di crisi ambientale e sociale di cui è partecipe tutta la gretta borghesia torinese”. A colpire é la “nuova”, singolare personalità stilistica del grande regista ferrarese, complice l’incontro con la ruvida sensibilità etica e linguistica dello scrittore di Santo Stefano Belbo. Introducono il film Stefano Boni del “Museo del Cinema” e Laurana Lajolo, figlia di Davide Lajolo (partigiano, giornalista, scrittore, amico di Cesare Pavese), oltre a due rappresentanti della “Fondazione Cesare Pavese”, la presidente Laura Capra e il direttore Pierluigi Vaccaneo.

Gianni Milani

Nelle foto: Frame da “Il mestiere di vivere”; Giovanna Gagliardo; “Le amiche”: Yvonne Furneaux, Valentina Cortese, Anna Maria Pancani, Eleonora Rossi Drago; Madeleine Fisher

Conclusa la VI edizione di The Phair | Photo Art Fair

Appuntamento dal 22 al 24 maggio 2026 per la VII edizione 
Si è conclusa oggi la sesta edizione di The Phair | Photo Art Fair, la prestigiosa fiera internazionale dedicata alla fotografia, che ha riscosso grande partecipazione di pubblico da tutta Italia. Da venerdì 9 a domenica 11 maggio, 50 gallerie italiane e internazionali, provenienti da Belgio, Germania, Gran Bretagna e Svizzera, hanno animato la Sala Fucine delle OGR Torino. Particolare successo ha riscosso la novità di quest’anno, il Talks Program – The Phair, un ciclo di incontri e approfondimenti dedicati al collezionismo in compagnia di collezionisti, artisti, art advisor e curatori di rilievo nazionale e internazionale, con l’obiettivo di rendere il collezionismo più accessibile e stimolare una partecipazione consapevole.
Per promuovere il patrimonio fotografico nazionale e rafforzare i rapporti con le realtà museali torinesi, quest’anno The Phair ha avviato una collaborazione con la GAM – Galleria Civica di Arte Moderna e Contemporanea scegliendo di utilizzare come immagine guida di questa edizione Torino, giostra Zeppelin in movimento (1934) di Mario Gabinio, custodita dall’Archivio Fotografico dei Musei Civici.

Focus Giovani Artisti 

Per questa edizione, insieme con l’artista torinese Eva Frapiccini, The Phair ha inaugurato un progetto speciale dedicato agli artisti under 40, sia italiani che internazionali. L’iniziativa ha individuato e valorizzato 10 voci emergenti più rilevanti della scena contemporanea, che hanno esplorato linguaggi innovativi e traiettorie artistiche in evoluzione.
Questi i 10 giovani artisti scelti: Alizée Bauer, Federica Belli, Lilly Lulay, Sara Messinger, Ruya Qian, Ilaria Sagaria, Nikita Teryoshin, Nerina Toci, Carlotta Valente, Jacopo Valentini.

Acquisizioni, premi e residenze di The Phair 2025

Acquisizione Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT

La Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, partner storico di The Phair , per il secondo anno consecutivo ha acquisito un’opera tra quelle presenti in fiera dal valore di 15.000 euro, budget superiore a quello della precedente edizione. L’opera è la fotografia di Paulo Nazareth Untitled (Objects to Keep the Sun out of Your Eyes) series, acquisita dalla Galleria Franco Noero di Torino e selezionata dalla vice direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Marcella Beccaria. L’opera entra a far parte della collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e verrà destinata in comodato d’uso gratuito al Castello di Rivoli.

Premio in collaborazione con Just The Woman I Am

Il premio promosso dalla collaborazione di The Phair con Just The Woman I Am, evento organizzato dal CUS Torino, in collaborazione con Università e Politecnico di Torino, è stato assegnato a Nerina Toci, della Galleria Davide Di Maggio. Una giuria qualificata ha individuato nove opere finaliste che sono state esposte a The Phair. I partecipanti dell’evento Just The Woman I Am hanno usufruito dell’ingresso ridotto e votato l’opera preferita. L’opera vincitrice è stata acquisita da Just The Woman I Am e, in segno di impegno verso la ricerca, The Phair effettuerà una donazione di pari importo a sostegno della lotta contro il cancro.

Residenza d’Artista Mario Cucinella Architects 

La Residenza d’Artista Mario Cucinella Architects è stata vinta da Federica Belli della Galleria Valeria Bella. Un comitato di esperti ha selezionato l’artista tra quelli presenti in fiera, privilegiando opere capaci di interpretare i valori dello studio. Al vincitore è stata assegnata una residenza di due settimane a Bologna, comprensiva di ospitalità e produzione di cinque opere originali, che entreranno a far parte della collezione dello studio. The Phair dedicherà gratuitamente uno spazio espositivo ai lavori realizzati, in occasione dell’edizione 2026, corredati da un testo critico.

Residenza d’Artista “Scisti e Vinisti”

La Residenza d’Artista “Scisti e Vinisti” (titolo tratto da un’espressione dialettale salentina che significa “sei andato e tornato”), promossa da CON Red Lab, è stata assegnata a Ulrich Egger della Galleria Il Ponte. Un comitato di esperti ha selezionato il vincitore tra gli artisti presenti in fiera per una residenza d’artista nell’autunno 2025 in Salento, presso The apARTment, sede dell’associazione a Casamassella (LE). Ulrich Egger realizzerà un progetto fotografico inedito che sarà presentato in primavera 2026 negli spazi di The apARTment, come esito di un percorso di ricerca tra natura, identità e creatività condivisa.

L’appuntamento con la VII edizione di The Phair sarà dal 22 al 24 maggio 2026.

I tesori dell’Accademia delle Scienze

Un’altra meraviglia nel cuore di Torino.

Nel pieno centro della nostra meravigliosa città si trova un bel palazzo seicentesco originariamente progettato per ospitare un collegio gesuitico e trasformato, in seguito, nella prestigiosa sede dell’Accademia delle Scienze.

Sebbene tra le carte ufficiali non ve ne sia traccia, la paternità di questo edificio è stata a lungo attribuita a Guarino Guarini. A supporto di questa tesi, o che Guarini ebbe un coinvolgimento nei lavori quantomeno parziale, vi è la certezza che l’architetto in quel periodo fu impegnato nel cantiere di Palazzo Carignano che si trova proprio a due passi dall’Accademia; sono visibili, inoltre, chiari influssi dello stile di cui Guarini era uno dei massimi esponenti, il barocco piemontese, che si possono osservare in diverse parti dell’edificio, ma soprattutto ammirando il magnifico scalone.La prima pietra fu posata nel 1679 da Maria Giovanna di Savoia di Nemours, l’idea di costruire il palazzo fu del gesuita Carlo Vota mentre l’urbanista Michele Garove diresse i lavori. Nel 1773 l’ordine dei gesuiti venne abolito e, dopo che la proprietà del palazzo diventò sabauda, il palazzo fu concesso alla neo costituita Accademia delle Scienze.

L’entrata è arricchita da due figure allegoriche femminili: Veritas, rappresentata da una donna appoggiata sul globo, e Utilitas, ritratta con cornucopia e il bastone alato con due serpenti, le statue sono divise tra loro dallo stemma coronato dei Savoia.

Sono diversi i tesori custoditi all’interno di questo luogo prezioso, ma certamente i più importanti e unici si trovano nel cuore dell’edificio, il piano nobile, nella Sala dei Mappamondi che prende il nome, appunto, dai due straordinari globi realizzati dal cartografo veneziano Vincenzo Maria Coronelli. Entrambi hanno un diametro di 110 cm e rappresentano, il primo, la cartografia terrestre e l’altro quella celeste. Le decorazioni della sala, realizzate nel 1787, sono di Giovannino Galliari.

I particolari da non lasciarsi sfuggire negli angoli della volta sono davvero molti tra cui una bussola, un astrolabio un compasso, un coccodrillo e un termometro, mentre il timpano riporta le iniziali di Re Vittorio Amedeo III che istituì l’Accademia. Sopra la porta che conduce alla Sala lettura troviamo i ritratti di Euclide e Pitagora mentre all’interno di questo spazio, colmo di edizioni prestigiose accolte all’interno di ricche librerie, spiccano immagini ornitologiche e tondi con suggestive figure di animali. L’ultima sala, dalla forma stretta e lunga, ospita gli schedari storici, le pubblicazioni periodiche dell’Accademia e i repertori bibliografici per agevolare la consultazione delle opere.

Un’altra ricchezza torinese, un altro pezzo di storia che conferma quanto il patrimonio culturale di questa città, sede di memorie ed eredità culturali, sia di straordinario valore.

MARIA LA BARBERA


Per richieste di informazioni generiche su eventi e iniziative: info@accademiadellescienze.it

Fonte:

Accademia delle Scienze di Torino

Sabato di “straordinari” al Museo del Tessile

In occasione della Rassegna “Di Freisa in Freisa”, Open Ateliers al “Museo del Tessile” di Chieri

Sabato 10 maggio, apertura fino alle 19

Chieri (Torino)

Autentica “perla culturale” della città collinare, nato nel 1995 su idea di Armando Brunetti (imprenditore e grande collezionista di reperti tessili) nonché membro della “European Texitile Network” e parte dell’“Itinerario European Texitile Routes”, anche il chierese “Museo del Tessile” (che, a oggi, conserva circa 3.500 pezzi di tutte le dimensioni e le epoche, dal XVI secolo ad oggi) partecipa a suo modo alla XV edizione della manifestazione “Di Freisa in Freisa” organizzata per il prossimo sabato 10 maggio dal “Comune di Chieri” insieme al “Consorzio di Tutela e Valorizzazione delle DOC Freisa di Chieri e Colline Torinesi”. “Freisa” e “Tessile”. Come dire: aprire pienamente le porte alle grandi secolari tradizioni di  un territorio ricco di un patrimonio storico-culturale ed enogastronomico assolutamente da conservare e da non disperdere nei tempi a venire.

Come si inserirà, dunque, nelle celebrazioni dedicate al grande “nettare di Bacco” delle colline torinesi, lo storico “Museo” di via Santa Clara 6 a Chieri? Nella maniera più semplice, ma ben accetta, possibile: primo, prorogando l’orario di apertura, dalle 14 alle 19, e, in secondo luogo, offrendo ai visitatori la possibilità di accedere ai “laboratori artistici” nel complesso di “Santa Chiara”, lungo il portico che conduce all’“Orto del Tessile” (progettato da Clara Bertolini nel 2017 e rinnovato nel 2021 con un progetto a cura di Melanie Zefferino, Claudio Zucca e Giulia Perin), anch’esso aperto al pubblico.

In particolare, sarà possibile accedere all’atelier di “ricamo Bandera”, a “punti liberi” (particolarmente apprezzato dall’aristocrazia torinese dell’‘800) diretto da Orsola Benente, alla “sartoria” che attualmente accoglie i lavori dell’artista e designer Lev Nikitin (originario del Kazakistan, oggi artista in residenza presso la “Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile” a Chieri), e al laboratorio di “tintura naturale” e “tecniche orientali” di stampa su tessuto tenuto da Emina – Giulia Perin. In questo modo sarà possibile vedere alcune delle creazioni che gli artisti realizzano operando stabilmente al “Museo del Tessile” dove, ciascuno a proprio modo, coniuga tradizione e innovazione, identità e apertura verso altre culture.

Dichiara Melanie Zefferino, presidente della “Fondazione Chierese per il Tessile” e de “Museo del Tessile”: “Anche quest’anno si è inteso rinnovare la collaborazione tra il ‘Museo’ e la tradizionale rassegna dedicata al ‘Freisa’, poiché i valori di creatività e sostenibilità uniscono, accomunano impresa e Musei, così come la filiera del cibo e quella del tessile”.

Restando in tema, altro appuntamento da non perdere, il “Tour del Tessile”, con partenza alle 15,30 dall’ex cotonificio “Tabasso” presso la “Biblioteca Civica”. Da qui prenderà il via un percorso cittadino gratuito lungo le strade che hanno ospitato gli insediamenti produttivi della storica tessitura chierese con l’obiettivo di mostrare ai partecipanti la fitta trama di edifici destinati nel passato alle attività produttive: ciminiere, finestre a shed, grandi o piccoli depositi, ingressi e insegne che danno l’idea della grande rilevanza economica del comparto tessile della città nel corso di due secoli dalla fine del Settecento all’inizio del XXI secolo. L’arrivo del tour sarà, naturalmente, al “Museo del Tessile”. Premio: un buon bicchiere di “Freisa”!

Per info e programmawww.fmtessilchieri.org

g.m.

Nelle foto: “Museo del Tessile”, Orsola Benente e Lev Nikitin