Da giovedì riapre Palazzo Madama
Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, dopo oltre 80 giorni di chiusura a causa delle misure di contenimento dovute all’emergenza sanitaria da Covid-19, riapre finalmente al pubblico.La Fondazione Torino Musei invita il pubblico a riappropriarsi del Palazzo simbolo della Città e delle collezioni del museo in assoluta sicurezza. L’ingresso sarà contingentato e, grazie ad alcune semplici norme di comportamento sarà assicurata una visita piacevole e sicura.
Il museo osserverà i giorni e gli orari di apertura: giovedì – venerdì dalle 13.00 alle 20.00 – sabato e domenica dalle 10.00 alle 19.00
Martedì 2 giugno Festa della Repubblica dalle 10.00 alle 19.00 Palazzo Madama sarà aperto anche lunedì 1° giugno con orario 13.00-20.00 e mercoledì 24 giugno, festa patronale di San Giovanni con orario 10.00 – 19.00
In particolare, saranno visitabili le sale delle collezioni permanenti e le mostre:
A Palazzo Madama sarà finalmente possibile tornare ad ammirare i capolavori di Andrea Mantegna con la grande mostra prorogata al 20 luglio, mentre l’esposizione prevista Argenti preziosi. Opere degli argentieri piemontesi nelle collezioni di Palazzo Madama sarà aperta dal 2 luglio (in allegato i comunicati stampa). Saranno accessibili il percorso dedicato al Gotico e Rinascimento, il piano nobile del museo e la raccolta di vetri e ceramiche del secondo piano, mentre sono temporaneamente chiuse le sale del Lapidario, il Giardino medievale e la Torre panoramica.
Modalità di accesso La Fondazione Torino Musei ha affrontato la delicata fase verso la riapertura lavorando con il Politecnico di Torino, che ha condotto l’iniziativa di ricerca “Imprese aperte, lavoratori protetti”. Il gruppo di esperti tecnico-scientifici ha elaborato un Rapporto contente le indicazioni che la Fondazione ha acquisito e inserito nelle procedure messe in atto per garantire la visita ai musei in massima sicurezza.
Informazioni principali per i visitatori:
– All’ingresso sarà misurata la temperatura. Non sarà consentito l’accesso al visitatore con temperatura superiore o uguale a 37,5°C. In tal caso anche gli eventuali accompagnatori non potranno accedere al museo – L’accesso sarà consentito a un numero contingentato di visitatori finalizzato a garantire un’adeguata distanza interpersonale. Tutti i percorsi di visita saranno guidati da un’apposita segnaletica e dal personale di sala presente – I visitatori in coda e nel corso della visita in museo sono tenuti a mantenere la distanza interpersonale di sicurezza – Per tutta la permanenza in museo sarà obbligatorio indossare correttamente la mascherina – Sono previsti erogatori di soluzione igienizzante idroalcolica a disposizione del pubblico – La prenotazione per l’accesso al museo e alle mostre è consigliata ma non obbligatoria.
La Fondazione Torino Musei assicura la regolare, costante e periodica pulizia e igienizzazione degli ambienti museali. Tutto questo per garantire una visita piacevole e sicura.
Per informazioni www.palazzomadamatorino.it e www.fondazionetorinomusei.it |
Riapre al pubblico martedì, dopo la chiusura per l’emergenza Covid-19, la Palazzina di Caccia di Stupinigi.
Anche nella residenza sabauda sono state predisposte misure sanitarie e norme comportamentali come l’accesso contingentato.
Il pubblico e il personale interno seguiranno nuove norme di sicurezza adeguate agli standard museali internazionali e numero dei visitatori, che dovranno indossare la mascherina e stare a 2 metri di distanza, è stato ridotto. Inoltre i visitatori avranno la possibilità di acquistare il proprio biglietto (solo biglietti interi) sul sito http://www.ordinemauriziano.it/palazzina-di-caccia-stupinigi.
(foto V. Maiorano)
L’isola del libro
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Arianna Farinelli “Gotico americano” -Bompiani- euro 18,00
Questo primo romanzo della scrittrice romana -che da quasi 20 anni vive negli Stati Uniti ed insegna in un’università newyorkese- assembla più argomenti e lo fa tenendoci incollati alle pagine fino alla fine.
Scritto magnificamente, racconta rapporti tra genitori e figli che sconfinano in soffocanti dipendenze e impossibili emancipazioni affettive, tradimenti, sessualità incerte, e l’amore impossibile tra una donna matura e il suo giovane allievo che finisce ingoiato dall’Isis.
Difficile tenere insieme tanti argomenti e incastrarli alla perfezione, ma la missione della Farinelli è perfettamente compiuta.
Protagonista del libro è Bruna, che ha fatto uno scatto sociale rispetto alla modesta famiglia di origine: è diventata professoressa ed insegna in un college di New York. Si è trasferita in America anche per amore di Tom, medico di successo, emotivamente immaturo e soggiogato da genitori invadenti ed ottusi.
Bruna e Tom hanno due figli, Minerva e Mario, sui quali i nonni paterni incombono: inevitabile lo scontro con i suoceri, acuito dalla scoperta che il piccolo Mario si sente femmina costretta in un corpo che non riconosce, disprezzato dal nonno che lo chiama “faggot” (finocchio)… e sarà la goccia che fa traboccare il vaso.
Anche dopo l’apparente strappo del cordone ombelicale, Tom continua a rivelarsi un marito e padre assente e ad un certo punto il “matrimonio americano” di Bruna giunge al capolinea.
Tanto più che nella sua vita irrompe Yunus, con lo straripante vigore dei suoi 20 anni. E’ un suo allievo afroamericano, ha un passato difficile, arriva da Harlem e tutti i pomeriggi si ritrova nel suo letto, tra passione e interessi comuni.
Poi un bel giorno scompare: si è convertito all’Islam ed è partito per Mosul, dove finisce per militare nelle file del sanguinario Stato Islamico, tra sgozzamenti e orrore allo stato puro.
Bruna si trova così nell’occhio del ciclone: incinta di Yunus, interrogata dall’Fbi, in rotta con il marito. Di più non vi anticipo, ma scoprirete schemi che saltano, vite che sembravano perfette e invece nascondevano scheletri nell’armadio, integrazioni difficili, ricerca affannosa di identità e senso di appartenenza…e tanto altro… in un libro di esordio strepitoso.
Roberto Bolaño “Sepolcri di cowboy” -Adelphi – euro 18,00
Lo scrittore -cileno di nascita e messicano di adozione, nato a Santiago del Cile nel 1953 e morto a Barcellona nel 2003 a soli 50 anni- scrisse i tre abbozzi di romanzi raccolti in questo volume, negli ultimi anni della sua vita. Sono stati trovati dopo la sua morte, mentre il suo nome diventava leggenda, insieme ad altri inediti pubblicati postumi.
Il primo dei tre scritti, che dà il nome al volume, ha chiari riferimenti autobiografici. Suo alter ego è il giovane Arturo Belano (voce narrante) sospeso tra due mondi. Scorrono pagine in cui compaiono i genitori: la madre cilena, donna bellissima dalla mente matematica, stravagante, lettrice di romanzi rosa e riviste esoteriche. Il padre messicano, pugile che si dichiara con fierezza cowboy, figlio di cowboy e lettore appassionato solo di romanzi western. La loro è una storia d’amore che va avanti e indietro tra i due paesi e genera tre figli.
Su tutto però incombe il golpe militare che l’11 settembre del 1973 abbatté il governo del Presidente Salvador Allende, innescando l’atroce destino dei desaparecidos.
Arturo, che più di tutto si sente latinoamericano, decide di tornare in Cile per partecipare alla rivoluzione. Belano racconta i curiosi incontri durante il viaggio (inclusa una spogliarellista che seduce lui e il compagno di cabina), poi arriva il dramma di un intero paese con la rievocazione dell’incredulità di fronte alla notizia del golpe.
Nel secondo brano, la “Patria” del titolo è quella della dittatura militare e qui l’autore intesse storie tragiche ed emblematiche. Come quella di una ragazza desaparecida e il dramma di una vita finita nel nulla, con i devastanti effetti sulla sua famiglia. O ancora, punta il dito contro l’organizzata e redditizia rete del traffico di organi che prevede il rapimento di bambini mendicanti-vagabondi per i quali il destino ha in serbo un futuro da macelleria.
Di tutt’altro tono, invece, l’ultimo brano che parte da un’eclissi e ci fa scoprire il Gruppo Surrealista Clandestino che da tempo sopravvivrebbe nelle fogne parigine.
Preston & Child “L’uomo che scrive ai morti” -Rizzoli- euro 19,00
Ancora un punto messo a segno dalla coppia formata dal giornalista del “New Yorker” Douglas Preston e dall’editor e saggista Lincoln Child, che firmano un altro dei loro thriller con protagonista Aloysius Pendergast. Ritroviamo così il pluridecorato agente dell’FBI: cane sciolto poco incline a rispettare la catena di comando, dai metodi investigativi poco ortodossi, avvolto da un certo mistero, sempre vestito in modo impeccabile, con un’affilata intelligenza, notevole cultura e pungente sarcasmo.
Scende in campo per districare una matassa decisamente inquietante che inizia con il ritrovamento nel cimitero di Bayside-Miami di un cuore sanguinante sulla tomba di una ragazza suicidatasi 11 anni prima, Elise Baxter. E’ accompagnato da un biglietto in cui qualcuno ha scritto con grafia elegante un messaggio che sa di pentimento ed ha riferimenti letterari ben precisi, firmato da un fantomatico Signor Cuorinfranti.
Ed è solo l’inizio, perché 3 giorni dopo lo schema si ripete; altro cuore strappato a una vittima e depositato sulla tomba di una presunta suicida di tempo addietro.
Pendergast arriva a Miami insieme al giovane collega Coldmon, che i vertici del Bureau gli hanno affiancato più che altro per sorvegliarlo. Ma ben presto le indagini sconfinano oltre le Everglades della Florida, passano dal Maine e da New York, perché si collegano ad altri delitti.
Tra autopsie e macabre scoperte, una mano decisiva la gioca anche la bravura della giovane anatomopatologa Charlotte Fauchet, della quale Pendergast intuisce subito la professionalità puntigliosa.
Insomma, un thriller ad alta tensione, in cui a fiutare le tracce lasciate dallo psicopatico di turno è l’abilissimo Pendergast che ha in se lo strabiliante mix dei detective più celebri della narrativa: eleganza alla Philo Vance, raffinato come James Bond, fuori dal comune come Hercule Poirot, colto e con l’istinto da segugio di Sherlock Holmes.
Domenica in poesia / di Alessia Savoini

Il Fai riapre le porte dei beni storici
Fondo Ambiente Italiano da venerdì 22 maggio : Castello e Parco di Masino, Caravino (TO) e Castello della Manta (CN)
SOLO SU PRENOTAZIONE
Per prenotazioni, orari, prezzi ed eventuali modifiche sui percorsi di visita:
www.ibenidelfai.it
Il FAI – Fondo Ambiente Italiano, dopo due mesi di isolamento, riapre i suoi Beni su tutto il territorio nazionale e inaugura una nuova fase, per guardare con fiducia al futuro del Paese ed esaudire la voglia di Italia degli Italiani, ansiosi di ritrovare e riscoprire il proprio patrimonio di arte, natura e bellezza. Da venerdì 22 maggio 2020 molti dei Beni storici, artistici e paesaggistici della Fondazione saranno nuovamente aperti al pubblico, che potrà usufruire di visite libere o guidate esclusivamente su prenotazione, al fine di garantire la massima sicurezza per tutti.
In Piemonte riaprirà le porte il millenario Castello di Masino a Caravino (TO), la sontuosa dimora di una delle più illustri casate piemontesi, discendente nel mito da Arduino, re d’Italia: oltre a visitare saloni affrescati e arredati, si potrà passeggiare nel monumentale parco all’inglese con il panoramico viale alberato affacciato sulla Serra Morenica di Ivrea, i giardini all’italiana “dei Cipressi” e “delle Rose”, il tempietto neogotico e lo sconfinato Prato di Eufrasia, alla scoperta di alberi millenari e delle fioriture stagionali.
Si potrà tornare ad ammirare il Monviso, circondato dalla splendida cornice delle Alpi Cozie, dallo speciale palcoscenico del parco del Castello della Manta (CN), una fortezza medievale dal fascino severo, che nel suo Salone Baronale custodisce una delle più stupefacenti testimonianze della pittura tardogotica profana, ispirata ai temi dei romanzi cavallereschi.
Per scoprire caratteristiche, segreti e curiosità del Castello di Masino e del territorio in cui si trova verrà offerta una preziosa opportunità: con la ricevuta di acquisto del biglietto i visitatori riceveranno via mail l’accesso ad un sito web dedicato ai contenuti di accompagnamento alla visita. Potranno così consultare già da casa, oppure durante la visita e lungo il percorso (anche tramite QR code in biglietteria), tanti e diversi materiali di introduzione, spiegazione e approfondimento: dalle schede descrittive di luoghi e oggetti, a vere e proprie visite guidate con guide d’eccezione, da ascoltare in podcast (ricordarsi gli auricolari!); da brevi racconti video a suggerimenti di itinerari a piedi o in bici nei dintorni del Bene FAI, per prolungare la visita e magari organizzare un’intera giornata all’aria aperta.
MODALITÀ DI VISITA IN SICUREZZA
Per consentire al pubblico di visitare i Beni nella massima sicurezza, il FAI si è preoccupato di garantire il pieno rispetto dei principi definiti dal Governo a partire dal mantenimento della distanza sociale. In tutti i Beni la visita sarà contingentata per numero di visitatori e, ove possibile, organizzata a “senso unico” per evitare eventuali incroci. Le stanze più piccole e quelle che non permettono un percorso circolare saranno visibili solo affacciandosi; le porte saranno tenute aperte onde ridurre le superfici di contatto. Sarà d’obbligo indossare la mascherina per tutta la durata della visita. Saranno inoltre a disposizione dispenser con gel igienizzante sia in biglietteria che nei punti critici lungo il percorso.
Il giorno precedente la visita, i partecipanti riceveranno una mail con le indicazioni sulle modalità di accesso e un link da cui scaricare i materiali di supporto, che non saranno più distribuiti in formato cartaceo. Chi visiterà il Castello di Masino potrà acquisire i materiali digitali anche in loco grazie a un QR code scaricabile direttamente in biglietteria. Per rendere più sicuro il percorso e arricchire l’esperienza, la visita al Castello della Manta sarà guidata: un calendario di visite tematiche che si alterneranno le une alle altre per ogni giornata di apertura. La visita guidata è compresa nel prezzo del biglietto di ingresso.
L’accesso alla biglietteria, al bookshop e ai locali di servizio sarà permesso a un visitatore o a un nucleo famigliare alla volta; nei negozi FAI i clienti dovranno indossare, oltre alla mascherina, anche i guanti. Si invita inoltre a effettuare gli acquisti con carte di credito e bancomat, per ridurre lo scambio di carta tra personale e visitatori.
Tutte le postazioni di lavoro e le aree comuni saranno sottoposte a igienizzazione costante e proporzionata all’utilizzo. Sarà garantito un adeguato ricambio di aria nei locali tramite ventilazione naturale o grazie a impianti regolarmente sanificati.
Apertura a partire da venerdì 22 maggio 2020
per prenotazioni, orari, prezzi ed eventuali modifiche sui percorsi di visita: www.ibenidelfai.it
Visite: solo su prenotazione, in autonomia o guidate; all’ingresso sarà accettata la presentazione del voucher sul dispositivo elettronico. L’accesso alla biglietteria sarà consentito a una persona (o famiglia) alla volta; si prega di rispettare la fila mantenendo le distanze di sicurezza di almeno 1,5 metri. L’accesso è vietato a chi abbia una temperatura corporea superiore a 37.5° o altri sintomi influenzali.
Per prenotazioni e informazioni:
La prenotazione online è obbligatoria; per effettuarla accedere al sito www.ibenidelfai.it
Per ulteriori informazioni:
faimasino@fondoambiente.it; tel. 0125 778100
faimanta@fondoambiente.it; 0175 87822
La riapertura e il calendario “Eventi nei Beni del FAI 2020” sono resi possibili grazie al fondamentale sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI, al prezioso contributo di NESPRESSO, nuovo importante sostenitore del progetto, e di PIRELLI che conferma per l’ottavo anno consecutivo la sua storica vicinanza alla Fondazione. Grazie a Golia Herbs che rinnova nel 2020 il suo sostegno al FAI.
www.fondoambiente.it
(foto Paolo Barucci)
Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Torino, bellezza, magia e mistero
Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume? Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.
Articolo 1: Torino geograficamente magica
Articolo 2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo 3: I segreti della Gran Madre
Articolo 4: La meridiana che non segna l’ora
Articolo 5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo 6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo 7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo 8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo 9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo 10: Torino dei miracoli
Articolo 5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Una delle zone più belle e più incantate di Torino è sicuramente piazza Castello. Si, perché la piazza è magica sia sopra che sotto. Se in superficie la zona è costellata da talismani e caricatori di energia positiva e in più si trova nelle vicinanze un portale destinato a pochi sapienti iniziati, sotto, nell’oscurità della terra, si diramano le celebri, tanto cercate e mai trovate Grotte Alchemiche. E non è un caso che, ancora oggi, la celebrazione del Santo Patrono si effettui proprio su questo suolo. I festeggiamenti odierni affondano le radici nell’antica e pagana usanza dei falò, i fuochi di mezza estate che avevano lo scopo di contrastare simbolicamente l’avanzata del buio che si estendeva sulla terra. I fuochi venivano accesi la notte del 25 giugno, come buon auspicio per le sementi, mentre le piante raccolte prima dell’alba avrebbero avuto poteri magici. La festività, successivamente, venne fatta coincidere con la celebrazione di San Giovanni. Ma andiamo per ordine.
Nel 1925 viene deposta sotto i portici della Prefettura, dal lato del Teatro Regio, una lapide dello scultore Dino Somà in onore degli immigrati che dal Sud America tornarono in Italia per combattere nella Grande Guerra e caddero al fronte. Alla base è posto un tondo rappresentante Cristoforo Colombo, in atteggiamento pensoso, nell’atto di misurare un mappamondo con un compasso; sullo sfondo una caravella. Il talismano di piazza Castello si trova nascosto proprio in quest’opera patriottica, precisamente nel mignolo della mano destra di Colombo che viene in fuori. Se decidete di credere a certe storie, sfregare il dito che sporge dal medaglione bronzeo del celebre navigatore parrebbe portare la sorte dalla vostra parte. E a giudicare dalla netta doratura, si direbbe, a discapito degli scettici, che di persone che “toccano dito” prima di affrontare una qualche difficoltà a Torino ce ne siano un bel po’. Il contatto diretto con certi “amuleti” non è solo prerogativa di questo luogo torinese, infatti si sa che porta fortuna toccare il “porcellino” alla Loggia dei Mercati a Firenze, precisamente in quel caso è necessario mettere una moneta sulla lingua dell’animale, lasciare che scivoli giù, e infine accarezzargli il muso.
Anche sfiorare il “piede” della statua di San Pietro, ubicata all’interno dell’omonima basilica, pare porti benefici positivi, così come toccare il “piede” della Madonna nera di Oropa, (che ora è stata inserita all’interno di una teca e distanziata dal pubblico), che però non pare consumato. Questo perché ogni religione, per quanto aniconica, ha i suoi oggetti sacri o magici, ed essi sono considerati come una sorta di collegamento diretto tra due dimensioni, il tramite attraverso cui l’uomo può raggiungere il trascendente. Certe volte non si ha solo bisogno “di un po’ di fortuna”, ma può capitare che si senta la necessità di “ricaricarsi”, di riacquisire energia perduta, e allora bisogna fare un bel sospiro e fermarsi, ma nel punto giusto. È opportuno allora avvicinarsi al Padiglione, o Pavaglione, la grande cancellata ornata con le dorate teste di Medusa, che separa piazza Castello dalla Piazzetta Reale, e soffermarsi proprio nel punto in cui le due statue dei Dioscuri aprono il varco per il passaggio: ecco, se ci si mette in linea retta con la cancellata, a metà tra Castore e Polluce, ci si troverà in quello che è definito il cuore bianco di Torino. Secondo coloro che studiano tali materie, questo sarebbe anche il punto che divide le energie positive da quelle negative, perché, come si è sostenuto più volte, per mantenere l’equilibrio, al cuore bianco corrisponde un cuore nero, che non si troverebbe poi così distante. Prima di andare via, dopo esserci inebriati di positività e aver toccato il mignolo di Colombo, perché “non si sa mai”, sediamoci su una panchina, affacciamoci sulla piazza e guardiamo verso il basso, ora proviamo a immaginarci cosa accade lì sotto. È abbastanza noto che a Torino ci siano le Grotte Alchemiche, secondo alcuni sarebbero situate tra piazza Castello e i Giardini Reali, ma il vero problema è entrarvi, poiché pare siano stati posti numerosi ingressi fittizi proprio per sviare e stancare i curiosi insistenti. Cosa accade dunque in queste Grotte Alchemiche? E che cos’è allora l’alchimia? Che cosa vogliono gli alchimisti? Intanto pare che le Grotte siano tre, nella prima si dominano le leggi della fisica, nella seconda si contattano forme di esistenza più evolute, nella terza si entra in altre dimensioni al di là del tempo e dello spazio. Non dobbiamo però commettere l’errore di prendere alla leggera questa presenza, non bisogna immaginare bizzarri laboratori stregoneschi in cui si aggirano loschi e avidi individui, al contrario, gli studi e le ricerche che si svolgerebbero nelle Grotte, sono volte all’arricchimento dell’anima e della conoscenza.
L’alchimia è un’antica filosofia esoterica che tocca diversi ambiti disciplinari, dalla chimica, alla fisica, all’astrologia, ancora la metallurgia e la medicina. Il termine deriva dall’arabo al-khīmiyya (الكيمياء o الخيمياء), “pietra filosofale”, che è il greco tardo χυμεία, “fondere”, colare insieme”, “saldare”. L’alchimia è materia complessa, anche perché implica l’esperienza di crescita personale di chi la pratica. In tal senso, la disciplina può essere paragonata alla metafisica o alla filosofia, in quanto i processi e i simboli alchemici, oltre al significato di trasformazione materiale, possiedono un significato interiore, relativo allo sviluppo spirituale. Gli obbiettivi dell’alchimia sono conquistare l’onniscienza, creare la panacea universale, ossia un rimedio per curare tutte le malattie e prolungare la vita, la ricerca della pietra filosofale, cioè la sostanza catalizzatrice capace di risanare la corruzione della materia. Ora che sappiamo che cosa cercare, siamo sicuri di volerle trovare queste Grotte? A quanto pare i Savoia avrebbero risposto positivamente, dal momento che ricoprirono un ruolo di massima importanza per quel che riguarda la storia dell’alchimia piemontese. Alcuni esponenti della famiglia si interessarono più di altri alla materia, come Carlo Emanuele I, il Testa’d feu, che si fece costruire un laboratorio alchemico nei sotterranei del castello, o la Madama Reale, che pare si fosse messa in combutta con un mago francese, un certo Craonne. Non sappiamo se qualche esponente della famiglia reale riuscì in definitiva a trovare gli antri magici di cui stiamo parlando, ma qualcun altro invece si: Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, (1493-1541), noto come Paracelso, Michel de Notre-Dame,(1503-1566), ossia Nostradamus e tale Giuseppe Balsamo, conosciuto con il nome di Cagliostro. Data la levatura intellettuale che caratterizzò questi personaggi, non sentiamoci eccessivamente in difetto per non essere stati ritenuti degni di scorgere l’accesso alle Grotte. Dunque, alziamoci dalla nostra panchina e continuiamo la nostra passeggiata, passando, però, per quello che pare essere uno degli ingressi ai saperi ctoni, cioè la Fontana del Tritone, posta all’interno dei Giardini Reali. Si dice che dopo tre giri intorno alla costruzione, un elementale apra l’ingresso invisibile, ovviamente solo a chi è ritenuto degno di tale onorificenza. Probabilmente così non sarà, ma perché non correre il rischio?
Alessia Cagnotto
Oggi, 21 maggio, era prevista alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino l’inaugurazione della mostra sul grande architetto Filippo Juvarra: una mostra pensata e allestita per presentare al grande pubblico, per la prima volta nella sua interezza, il Corpus Juvarrianum, il più consistente fondo di disegni del celebre artista e dei suoi collaboratori.
La mostra, in collaborazione con importanti enti del territorio e sostenuta dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, è una delle iniziative dell’anno 2020 dedicato al Barocco ed è stata posticipata all’autunno prossimo.
Come virtuale premessa inaugurale inizia da oggi una serie di suggestioni online sulla mostra e sul Corpus Juvarrianum per accompagnarci all’appuntamento autunnale.
Ouverture: il logo della mostra che sarà il “ritornello” del nostro percorso di avvicinamento nei prossimi mesi.
La musica di sottofondo, di buon auspicio, è la sinfonia La Fortuna in machina, dal primo atto (scena 5) del Giustino di Antonio Vivaldi rappresentato nel 1724 al Teatro Capranica di Roma, per il quale Juvarra firmò qualche anno prima progetti e bozzetti scenografici.
La sinfonia (ms. autografo in Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, ms. Foà 34, cc. 23v-24r) condivide il ritornello con il primo tempo del concerto La Primavera op. 8 n. 1 (pubblicato ad Amsterdam nel 1725, ma probabilmente composto in precedenza) e con il terzo tempo della sinfonia e il coro “Dell’aura al sussurrar” (I/1) della Dorilla in Tempe (1726).
Nuovo ciclo di comunicazioni tematiche della Biblioteca Nazionale Universitaria e della sua Associazione Amici della Biblioteca: al link www.abnut.it/juvarra dedicato all’iniziativa
La programmazione estiva a San Secondo di Pinerolo / Sarà un’estate tutta o quasi en plein air quella che a partire dalle prossime settimane vedrà riavviarsi la programmazione culturale, espositiva e didattica della pinerolese Fondazione Cosso.
Ancora in un momento di grande difficoltà e dopo il lungo lockdown imposto dall’emergenza sanitaria, la Fondazione – creata nel 2008 da Maria Luisa Cosso e dalla figlia Paola Eynard, salvando dall’abbandono il seicentesco Castello di Miradolo e il suo meraviglioso Parco storico – sta infatti lavorando di buzzo buono per tornare presto ad accogliere i visitatori e le famiglie, cui da sempre è rivolta un’attenzione più che particolare.
In agenda troviamo già numerose attività all’aperto organizzate all’interno degli oltre sei ettari del Parco (1700 alberi, di cui sei monumentali, con circa settanta specie e varietà botaniche diverse) del Castello di Miradolo, sede della Fondazione, “così da garantire –sottolinea la presidente Maria Luisa Cosso – la gestione del pubblico in sicurezza e in termini di distanziamento sociale”. “L’impegno assunto – replica da parte sua la vicepresidente Paola Eynard – per la promozione della cultura del verde e per una riflessione consapevole sulle tematiche ambientali, l’attenzione posta alla progettazione di nuovi paradigmi di relazione e incontro con l’opera d’arte, la ricerca di differenti linguaggi espressivi e performativi sono temi sui quali, in questi anni, la Fondazione ha costruito la propria identità: oggi, il senso di questa continua ricerca assume ancora più significato, per affrontare la ripartenza e provare a costruire nuove modalità di fruizione della cultura”. Ecco dunque, gli appuntamenti già in programma:
Domenica 21 giugno all’alba delle 4.30, il consueto Concerto d’Estate inaugurerà la programmazione estiva e, idealmente, la nuova stagione. Dopo i ripetuti sold out delle precedenti edizioni, la rilettura inedita di “Music for 18 musicians” di Steve Reich, a cura di “Avant-dernière pensée”, tornerà in una veste nuova. Attenzione! Non sono disponibili sedie e il pubblico è invitato a portare un plaid da casa. La prenotazione é obbligatoria.
A giugno riapre i battenti (avrebbe dovuto chiudersi il 3 maggio scorso) la mostra fotografica dedicata all’ “irriverente” Oliviero Toscani. Il grande progetto espositivo, concepito appositamente per svilupparsi nelle sale del Castello e nel Parco, traccia un quadro completo dell’opera di Toscani, dagli esordi alle più famose campagne che hanno caratterizzato il suo stile, dalle immagini iconiche agli incontri della sua carriera, che lo collocano tra i grandi della fotografia mondiale. Il percorso espositivo propone un’ampia sezione all’aperto, con i progetti “Hardware+Software”, “Razza umana” e “Manifesti pubblicitari”, grandi installazioni che dialogano con la natura e con il mutare delle stagioni.
Ogni giovedì del mese di luglio alle 21.30, sarà la volta del Cinema nel Parco con le cuffie e come consuetudine con coperta che il pubblico porterà da casa per accomodarsi sul prato: tutto intorno solo le lucciole e i suoni della natura. La programmazione prevede diverse proposte anche per le famiglie con bambini. Prenotazione, anche qui, obbligatoria.
Un altro obiettivo per i prossimi mesi sarà il consolidamento delle proposte digitali sviluppate durante il periodo di lockdown, a partire dal progetto didattico “Da un metro in giù”, diventato anche digitale e che ora prevede la distribuzione periodica e gratuita di un “Giornale dei Giochi”, quale strumento didattico destinato sicuramente ai piccoli, ma dedicato anche agli adulti. “Unico requisito per partecipare – dicono alla Fondazione – è adottare lo sguardo dei bambini”. Tutti i giochi “Da un metro in giù” creati in queste settimane sono disponibili gratuitamente sul sito internet della Fondazione Cosso ( www.fondazionecosso.com ) e sui canali social, oppure è possibile riceverli tramite la newsletter.
Per info: Fondazione Cosso – Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (Torino), tel. 0121/502761.
Gli orari e i giorni di apertura saranno rimodulati, favorendo l’accesso su prenotazione per meglio gestire gli ingressi dei visitatori. Per le prenotazioni: e-mail prenotazioni@fondazionecosso.it
g. m.
Per 5 settimane, 60 ospiti verranno divisi in 5 tavoli virtuali: 12 di loro, a turno, si incontreranno, rigorosamente on line sulla piattaforma TED, per discutere del futuro della cultura a Torino e in Italia
Da quattro anni TEDxTorino è uno dei tanti protagonisti della cultura torinese, capace di portare in città, direttamente dalla Silicon Valley, il modello TED e di riunire su un palco, tre o quattro volte all’anno, personalità interessanti che possano raccontare al pubblico le proprie idee. Migliaia di persone note e meno note come la sceneggiatrice della Disney Pixar Leasly Iwerks, la campionessa Surya Bonaly, la venture capitalist LK Shelley e ancora Christian Greco, Luca Mercalli, Michela Murgia, Rita Guarino, Josefa Idem, Mauro Berruto e Massimo Temporelli in diretta e in streaming hanno ascoltato i talk dedicati a cultura, libri, sport, musica, tecnologia, medicina, economia circolare di ospiti arrivati da tutto il mondo.
In questo periodo così particolare, dove le idee diventano fondamentali per progettare e riprogettare il futuro, TEDxTorino porta in città un nuovo format, TED Circle, in collaborazione con la Città di Torino.
Per 5 settimane 60 ospiti verranno divisi in 5 tavoli virtuali: 12 di loro, a turno, si incontreranno, rigorosamente on line sulla piattaforma TED, per discutere del futuro della cultura a Torino e in Italia.
Ogni tavolo sarà gestito da Enrico Gentina, curatore di TEDxTorino, e avrà una parola chiave attorno alla quale creare la discussione: i primi due vocaboli chiave saranno ‘Spazio Pubblico’ e ‘Accessibilità.
I 12 ospiti non sanno chi siederà al tavolo con loro e non conoscono il tema sul quale saranno chiamati a discutere: l’idea è quella di considerare l’argomento da differenti punti di vista per creare una conversazione globale che proprio nella diversità sappia trovare la propria ricchezza. Dal teatro al cinema, dai musei ai concerti, dallo sport all’entertainment VR, la cultura nell’accezione più ampia del termine siederà al tavolo di TEDxTorino. Il centro della discussione è Torino, vista dall’interno, dai tanti ospiti torinesi, ma anche da uno sguardo esterno, da Londra, Parigi…
“Questo è un esperimento affascinante – dichiara Enrico Gentina – nello spirito di TEDxTorino; ci mettiamo a servizio della città con il nuovo format TED e la piattaforma TED Circle centrata sulla comunicazione tra pari, tutti attorno a un tavolo virtuale. La sfida è arrivare a giugno con una serie di pensieri nuovi da condividere con il mondo della cultura torinese e con i media per uscire da questa fase di stallo”.
“Ringrazio TEDxTorino che ha risposto alla richiesta della Città di usare un format innovativo al servizio del bene comune – sottolinea Francesca Leon, assessora alla Cultura del Comune di Torino -. Questi mesi di emergenza sono stati densi di confronto, ragionamento e pensiero. E TED è il partner migliore per aiutarci a cercare di far emergere argomentazioni collettive, soluzioni, sguardi e spunti importanti per ripensare a questo settore, ai possibili processi di innovazione, all’uso dello spazio pubblico e alle nuove sperimentazioni. Tutto quello che ci sta insegnando questa emergenza dovrà necessariamente servire per costruire una Torino e un mondo migliori“