CULTURA- Pagina 147

Dal Piemonte alla conquista del mondo

“Lars dove sei ? Stai bene ?”. “Buonasera, professore, sono bloccato in Cambogia da 10 giorni e la situazione non è facile”. Questo scambio di battute su Messenger si è avuto tra il 24 ed il 26 marzo scorsi tra lo scrivente e Lars Orazzo, 23 anni appena compiuti, brillante studente dell’Istituto Artusi di Casale Monferrato, rimasto bloccato nel Sud Est asiatico dall’emergenza coronavirus.

La vicenda, che poteva assumere anche toni decisamente più critici ha avuto uno sblocco quando mi è arrivato un secondo messaggio il 28 marzo alle 6.44 del 28 marzo: “Sono giunto all’aeroporto di Oslo adesso. E’ una situazione assurda, aeroporto completamente vuoto”. Poi Lars, grazie ad uno scalo a Londra è riuscito a rientrare in Italia e adesso è a casa sua a Montemagno, nel Monferrato astigiano, con i familiari.

E la pandemia ha interrotto quella che è stata (sino al momento in cui le cose non sono precipitate) una bellissima esperienza di viaggio e di vita. Orazzo dopo il diploma all’alberghiero aveva lavorato in Inghilterra sino a settembre del 2018 poi era tornato in Italia in Alto Adige. “Il mio sogno – spiega, raggiunto telefonicamente – era fare il giro di mezzo mondo non usando l’aereo ma i mezzi di terra, partendo dall’Italia per arrivare sino all’Australia, dopo aver attraversato l’Est Europa, poi la Russia sul percorso della Transiberiana e l’Oriente sino a giungere appunto nel Nuovissimo Continente”. Così il 15 luglio del 2019, insieme ad un compagno di avventura, Sasha De Zordo di Auronzo di Cadore, è partito dalla stazione dei bus di Venezia Mestre. Le prime tappe dopo l’Italia sono state la Slovenia, l’Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Polonia (“qui abbiamo toccato Katowice, Cracovia, Varsavia, Auschwitz, la cui visita è stata una delle esperienze più forti di questo viaggio”), poi l’ingresso nei Paesi Baltici, Lituania, Lettonia, Estonia, con l’ingresso in Russia a San Pietroburgo e la spettacolare visione della Prospettiva Nevskij, con il passaggio a Mosca e la salita sul treno della Transiberiana, con fermate a Kazan, Ekaterinburg dove i due viaggiatori hanno passato a piedi il punto di confine tra l’Europa e l’Asia. Poi il viaggio è proseguito sino a Ulan Ude e qui i due novelli emuli di Marco Polo (o se si preferisce di Tiziano Terzani nel di ‘Buonanotte Signor Lenin’ o ‘Un indovino mi disse’) incappano in un imprevisto: “Dovevamo andare in Mongolia – dice Lars Orazzo – ma il nostro visto scadeva il 18 settembre e la burocrazia russa, rigorosa e disorganizzata non l’avrebbe rinnovato in tempo. Così siamo andati la mattina presto alla stazione dei treni ma non c’erano né treni, né bus. L’aiuto ci è arrivato insperato da un signore che ci ha dato un passaggio, previo un compenso, per duecento chilometri, sino al confine terrestre tra i due Stati. Siamo entrati chiedendo ad una famiglia mongola di farci entrare a bordo del loro Van. Poi, però, il problema non era ancora risolto e grazie ad un altro passaggio, a pagamento, abbiamo fatto 13 ore di auto nel deserto per percorrere i 300 chilometri più a Sud in direzione di Ulan Bator. E alle 21 circa una gomma si è afflosciata e pure la gomma di scorta era bucata. Poi, dopo aver spinto l’auto per un centinaio di metri, sino ad una pompa di benzina, si è riusciti a riparare la gomma e ad arrivare nella capitale, sfiniti, alle 4 del mattino. In Mongolia siamo rimasti un mese: dei sedici Paesi che abbiamo visitato è quello che mi è rimasto nel cuore: cultura, tradizioni, usanze popolari sono ancora vergini, non toccate dalla globalizzazione e dal turismo di massa.

Abbiamo vissuto per otto giorni nel deserto del Gobi con i nomadi che vanno a caccia a procurarsi il cibo. Un ritorno all’indietro nel tempo di 1000/2000 anni”. Poi Lars ed il suo compagno di viaggio hanno deciso di saltare la Cina, per via degli alti costi del visto (all’epoca il coronavirus non era comparso sulla scena) volando nel Nepal dalle alte montagne incontaminate per passare poi per cinque settimane in India, visitata da Ovest ad Est, da Delhi a Calcutta, saltando il Bhutan per via di un visto decisamente caro (200 dollari americani al giorno). “Il nostro è stato – dice ancora Lars – un turismo zaino in spalla, abbiamo dormito negli ostelli, viaggiato il più possibile sui mezzi locali di trasporto, non sui pullman gran turismo, con un budget da rispettare”. Così è capitato, ad esempio in un centro a Sud del Nepal dove non c’erano ostelli ma solo stanze in condomini che venivano concesse dal proprietario a 2/3 euro a notte, umidissime, con letti di legno e materassi sottilissimi quasi inesistenti e una convivenza con ragni, mosche, zanzare oppure di affrontare una lunga tratta su un treno indiano (13/14 ore) in compagnia di topi che passeggiavano sotto il vagone. Dal subcontinente indiano il viaggio è proseguito attraverso il Laos, il Vietnam e la Cambogia dove Lars e Sasha si sono fermati un mese. Mancava soltanto la visita ad Angkor con i suoi templi prima di passare al prossimo Paese, con il visto quasi allo scadere, ma a questo punto sono insorti i problemi. “Si è diffusa la notizia di un gruppo di francesi che erano positivi al virus e si è creata quasi subito un’idea di discriminazione verso gli europei, specialmente gli italiani, anche per quanto stava accadendo in Italia. Nel frattempo la Thailandia ha effettuato un restringimento per quanto riguarda gli italiani e chiuso le sue frontiere via terra. Abbiamo pensato di andare direttamente in Malesia, ma anche questa ha chiuso, così come Indonesia ed Australia, Laos e Vietnam. A questo punto ci trovavamo in una situazione che stava diventando sempre più critica in un Paese con strutture ospedaliere precarie, dove non c’è un’ambasciata o un consolato italiano, con la scadenza del primo mese di visto. Abbiamo trovato altri ragazzi italiani nelle nostre condizioni: prima si è cercato di contattare la Farnesina, ma abbiamo avuto soltanto un contatto molto laconico dopo cento telefonate, ci siamo rivolti all’ambasciata di Francia ma ci hanno gentilmente detto di capire il nostro disagio ma prima avrebbero dovuto risolvere il problema dei cittadini francesi poi saremmo venuti noi. Siamo riusciti a contattare l’ambasciatore italiano ma nell’immediato non si è arrivati ad una soluzione.

Dopo quasi dieci giorni di contatti con uffici ed ambasciate la Thailandia si era resa disponibile a consentire un transito aereo da Pnom Penh a Bangkok e da lì all’Europa ma a condizione che producessimo un visto di transito, un foglio medico (tra l’altro di una clinica privata) ed il test che provasse che non avessimo il coronavirus. Con mille difficoltà siamo riusciti ad ottenere i documenti. Per fare un esempio: l’unica struttura abilitata ad effettuare i tamponi faceva due turni brevi al mattino ed al pomeriggio di quindici minuti ciascuno, per cui abbiamo dovuto andare alle 4.30 per passare per primi nella mattinata. Superati questi inconvenienti siamo riusciti a prendere un aereo per Oslo perché ci avevano detto che da lì sarebbe stato possibile prendere un volo per l’Italia, ma in realtà collegamenti dalla Norvegia non c’erano e la situazione in aeroporto era surreale, non c’era nessuno. Siamo riusciti a prendere letteralmente ‘al volo’ cinque minuti prima dell’imbarco un collegamento per Londra e da Londra raggiungere Roma”, terminando così l’Odissea. Adesso Lars è tornato a Montemagno, sulle colline del Monferrato, e ritiene quella appena lasciata alle spalle ‘un’esperienza di vita notevole’ e sotto sotto cova l’intenzione, ovviamente nei tempi congrui e passata questa emergenza sanitaria, di chiudere il cerchio del viaggio che si era prefissato inizialmente.

Poiché Lars ha esposto qui soltanto alcune delle sue esperienze e dei suoi ricordi di viaggio, torneremo nei prossimi giorni con alcuni approfondimenti sui vari Paesi visitati.

Massimo Iaretti

Collegati da tutto il mondo sui social davanti alla Sindone

«Più forte è l’amore» è il tema scelto dal Custode mons. Nosiglia per la preghiera straordinaria via social e tv davanti alla Sindone. È stato tradotto nel segno grafico che riproduciamo qui e che si pone in continuità con le ostensioni del 2015 e del 2018, pensato per essere adattato alle pagine social che ne trasmetteranno la diretta. “Sottolineare la «forza dell’amore» – dice Nosiglia – è anche la volontà di aprire a quella speranza cui tutti siamo chiamati, all’esperienza della «risurrezione» che è il cuore della Pasqua”.

Pagina Facebook e diretta social

Il logo compare sulla pagina Facebook «Sindone 2020», che continua il cammino della precedente «Sindone 2015».

https://www.facebook.com/sindone2020

Questa pagina è anche il centro di tutte le attività della diretta social che andrà in rete a partire dalle 16.30 e terminerà alle 18.30. Nel corso della diretta, a cura dell’Ufficio di Pastorale giovanile della diocesi, verranno proposte testimonianze, riflessioni, esperienze che collegano la Sindone ai tempi difficili che in tutto il mondo stiamo vivendo. La diffusione della diretta social verrà realizzata e amplificata grazie al supporto di Facebook Italia che, per l’evento, ha messo a disposizione un proprio team dedicato. Per quanto riguarda il Telo ci si vuole collegare anche al prossimo incontro europeo della Comunità ecumenica di Taizé che si dovrebbe tenere a Torino dal 28 dicembre 2020, alla cui preparazione è sono impegnate tutte le realtà della pastorale giovanile torinese.

La diretta sarà in cross-posting anche sulle seguenti pagine Facebook:

https://www.facebook.com/diocesitorino

https://www.facebook.com/upgtorino

https://www.facebook.com/regione.piemonte.official

https://www.facebook.con/crpiemonte/

https://www.facebook.com/cittaditorino

È attivo anche il canale Twitter

https://www.twitter.com/Sindone2020

Diretta tv

La preghiera straordinaria davanti alla Sindone viene trasmessa in diretta su RaiTre nazionale dalle 16,55 alle 17,30, e contemporaneamente va in onda su TV2000. Il segnale viene rilanciato in tutto il mondo grazie al collegamento con il Centro Televisivo Vaticano – Vatican Media che provvederà a distribuirlo via satellite a tutte le emittenti cattoliche italiane ed estere, in Europa, negli Stati Uniti, in Brasile e nell’Africa subsahariana. Tramite la distribuzione su Telepace il segnale sarà rilanciato in Nord Africa, Medio Oriente sul canale Sky 515 HD e Australia e ancora sul canale 815 TVSAT.

Diretta web e social media su vaticanews.va e chiesacattolica.it

La trasmissione sarà raggiungibile anche attraverso i siti di comunicazione della Santa Sede (www.vaticanews.va). Anche il quotidiano «Avvenire» e il sito della Chiesa italiana (www.chiesacattolica.it) sono coinvolti per offrire al maggior numero possibile di persone il servizio delle dirette tv e social.

Il sito dell’Ansa offrirà ugualmente il servizio in diretta sulla propria home page. Numerose emittenti del territorio torinese e piemontese riprenderanno il segnale partendo dal canale Youtube ufficiale della Sindone

youtube.com/c/Sindone2020

Isaia nuovo Segretario della Fondazione per la Cultura

E’ stato selezionato tramite avviso pubblico. Una Commissione ha valutato le 27 candidature pervenute individuandone una rosa di 4, di altissimo livello, da sottoporre al Consiglio Direttivo della Fondazione che ha infine affidato l’incarico, della durata di 5 anni.

Alessandro Isaia succede ad Angela La Rotella, Segretario della Fondazione dalla sua nascita, che il Consiglio Direttivo ringrazia per l’impegno e la professionalità nel lavoro dimostrati in questi anni e che da maggio sarà dirigente al Politecnico di Torino.

Alessandro Isaia

Quarantanove anni, laureato in Architettura al Politecnico di Torino, consegue la qualifica di “Esperto in Sistemi di gestione e comunicazione applicati ai Beni Culturali” frequentando il Master della Scuola Normale Superiore di Pisa.

Nel 2001 è nel Comitato organizzatore della BIG-Biennale Internazionale dei Giovani Artisti di Torino diretta da Michelangelo Pistoletto.

Dal 2002 al 2006 è Manager degli Eventi Culturali per il Comitato per l’Organizzazione dei XX Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006, per il quale progetta e coordina le “Olimpiadi della Cultura”.

Nel 2008-2009 è responsabile del settore Comunicazione, Marketing & Web della Fondazione Torino Musei e direttore organizzativo di “T2-Triennale d’Arte Contemporanea di Torino”.

Nel 2014 diventa Project Manager dell’Abbonamento Musei Lombardia Milano. Nel giugno 2017 è nominato Direttore della Fondazione Artea, costituita dalla Regione Piemonte per valorizzare e promuovere il patrimonio culturale materiale e immateriale di Cuneo e della sua provincia.

È docente e formatore in vari master e corsi universitari (fra gli altri: Università Cattolica di Milano, Sole24Ore Business School, IED-Istituto Europeo di Design, Università di Torino, Università di Sassari e Università di Cagliari dove insegna Project Management della Cultura.

Tormento ed estasi dell’amore

L’incidente d’amore diviene amore incidente che ci aiuta a comprendere come la casualità dell’incontro, diviene causalità di ricerca e  lacerazione interiore, il pathos si fa struggimento del cuore

Così Barbara Pregnolato nel suo primo romanzo ”L’altra accanto” ( edizioni Augh, collana frecce 2019, pagg.138 ) scava nel recesso dell’anima dei tre personaggi principali del suo testo, che divengono metafore dell’incomunicabilità della nostra società postmoderna, liquida ed egoista, dove il vissuto femminile del sentimento amoroso muta in disperato desiderio di verità.
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In un flusso di coscienza dove si alternano passione e paura, coraggio e meschinità, ipocrisia e desiderio, si tracciano i destini esistenziali vissuti e narrati in prima persona dai protagonisti. Con un risultato letterario innovativo e anticonvenzionale. Atmosfere domestiche e  decostruzione psicologica, sono sincopata espressione di tormento ed estasi, ricerca e perdizione, erotismo e morte. Il tutto si svolge tra la provincia e il capoluogo torinese in tinte crepuscolari e atmosfere fortemente evocative.
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”Siamo gettati nel mondo” scriveva Heidegger in ‘ Essere e tempo’  trauma primigenio e redenzione, regressione amniotica e tensione all’ Assoluto. La creatività poetica di uno degli Io narranti collide con l’incapacità d’amare pienamente la sua partner e diviene narcisistica negazione del Se. Alibi alla libera e compiuta affermazione dell’ amore tra persone travolte da eventi più grandi dei loro progetti individuali. Dove le domande esigono responsabilità e le risposte pongono nuovi interrogativi. Il lirismo avvince il lettore dalla prima all’ultima pagina e il processo di identificazione è inevitabile. La tensione emotiva stimola la riflessione e diviene catarsi la dove l’autrice innesca parti di thriller psicologico e maieutica terapia del fruitore testuale.
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Luci e ombre degli spazi e degli umori quotidiani  aprono all’attesa del miracolo pacificatore e il situazionismo alla Guy Deborde sbuca da ogni angolo. Il cinema di Antonioni e il Kafka della Metamorfosi  descrivono la monade dell’uomo del terzo millennio globalizzato, bulimico sentimentale e desideroso di riscatto, che solo nella magia dell’Amore espresso e vissuto pienamente nelle sue infinite forme, potrà trovare la sua più profonda, compiuta, necessaria e Umana realizzazione.
Aldo Colonna

Cultura e storia online dal forte di Bard

Dalla Valle d’Aosta / I Capolavori della Johannesburg Art Gallery in diretta sul sito del Forte, con la curatrice Simona Bartolena

Prosegue la programmazione culturale online del Forte di Bard. Il palinsesto si arricchisce di due appuntamenti di approfondimento della mostra Capolavori della Johannesburg Art Gallery. Dagli Impressionisti a Picasso.

 

La curatrice dell’esposizione Simona Bartolena tiene due conferenze  trasmesse in diretta sul sito e sul canale YouTube del Forte: il primo appuntamento si è svolto martedì scorso , dedicato ad una presentazione del progetto espositivo e della collezione che aprì al pubblico nel 1910, diventando il principale museo d’arte africano. Nel secondo appuntamento live, martedì 14 aprile 2020, sempre alle ore 18.00, la curatrice si soffermerà sulle opere della collezione dedicate all’arte africana.

 

Le dirette sono visibili dal sito www.fortedibard.it nella pagina dedicata all’interno della sezione Eventi o sul canale Youtube del Forte, raggiungibile sempre dalla homepage del sito istituzionale.

Scopri (sui social) come nasce una mostra

I bozzetti preparati minuziosamente da William Kentridge prendendo spunto dalle vecchie fotografie degli operai dei treni nelle OGR e nelle fabbriche del Nord Italia, il viaggio via mare dal Sudafrica all’Italia delle 15 grandiose statue di acciaio, issate da una gru a tempo di record nella Corte Est delle Officine Grandi Riparazioni, prima dell’inaugurazione pubblica il 30 settembre 2017

Tutti i retroscena della realizzazione di Procession of reparationists, così come i complessi lavori preparatori del dipinto murale Track di Arturo Herrera – entrambe opere permanenti delle OGR – vengono svelati oggi, giovedì 9 aprile, sui canali social delle OGR, con foto, video e materiali inediti.

 

Prende il via infatti la rubrica Come nasce una mostra, nell’ambito del progetto OGR is digital, per raccontare al pubblico le attività delle OGR Cult e Tech che, in questo periodo di emergenza sanitaria, proseguono in modalità virtuale sul sito www.ogrtorino.it.

 

Il primo episodio di Come nasce una mostra è dedicato alle opere permanenti delle OGR: Procession of reparationists, installazione pubblica e site-specific realizzata da William Kentridge, e Track, l’opera realizzata da Arturo Herrera per la parete d’ingresso delle OGR Cult. Attraverso le parole del Direttore Artistico Ricciardi e del team curatoriale delle OGR, e tramite materiale fotografico e video inedito, saranno svelati gli aneddoti, i retroscena, i “dietro le quinte” che hanno preceduto l’opening delle installazioni artistiche.

Fondazione Bottari Lattes… ai tempi della Pandemia

Prosegue la programmazione culturale online, mentre viene prorogato il bando per il Progetto Europeo ETI.

Monforte d’Alba (Cuneo) – Una lectio magistralis tenuta al Teatro Sociale di Alba dallo scrittore e saggista israeliano Amos Oz (Gerusalemme, 1939 – Tel Aviv, 2018), premiato nel 2016 in occasione della sesta edizione del Premio Lattes Grinzane (sezione “La Quercia”) “per la qualità letteraria e la verità umana dei suoi libri, per il suo essere grande narratore, partecipe e critico dello Stato di Israele”: è questa una delle chicche che si possono trovare via web su #PremioLattesGrinzane, pagina FB aperta, in questi tempi di grave emergenza sanitaria, dalla Fondazione Bottari Lattes (nata nel 2009 a Monforte d’Alba per volontà di Caterina Bottari Lattes) al fine di proseguire nella propria programmazione culturale in un periodo di necessaria serrata al pubblico di spazi ed eventi culturali d’ogni genere .

“Il nostro spazio virtuale di condivisione – afferma la presidente Caterina Bottari Lattes – resta sempre aperto, con notizie e attraverso testi, immagini e video delle iniziative realizzate nel corso dei nostri dieci anni di attività”. Fra le proposte quotidiane di maggior interesse, si segnalano:
– #TheBestOf per un viaggio nelle mostre organizzate tra Monforte d’Alba, il territorio cuneese e Torino, tra pittura, disegno, fotografia e scultura.
– #consiglidilettura e #rilettura, per curiosare tra i libri degli scrittori finalisti e vincitori del #PremioLattesGrinzane e ascoltare interventi dei giurati che hanno piacere di condividere con noi romanzi, saggi, poesie, per invitare giovani e adulti a leggere o rileggere testi classici e contemporanei.
– #PremioLattesGrinzane, per riascoltare (come nel caso citato di Amos Oz) alcune lectio magistralis di prestigiosi autori internazionali premiati nel corso degli anni.
Progetto Europeo ETI – Sperimentare una Trasformazione Istituzionale

Visto il perdurare della situazione di crisi sanitaria, la Fondazione di Monforte d’Alba comunica anche che la scadenza per la candidatura al Progetto è stata prorogata dal 5 al 30 aprile 2020.
Il Bando è rivolto agli artisti e chiede loro di presentare progetti innovativi con linguaggi non tradizionali per suggerire differenti modi di fruire l’arte e la cultura attraverso il coinvolgimento di nuovi spettatori, visitatori, lettori.

Il carattere innovativo del progetto risiede soprattutto nel coinvolgimento di privati e imprese. Per esprimere la propria candidatura l’artista deve, infatti, affiancarsi ad un partner privato (persona fisica o giuridica) che sia espressione di competenze specifiche, radicato in un territorio, impegnato nello sviluppo economico e sociale. Dalla viticoltura al tessile, dall’agroalimentare all’artigianato, dall’ecologia al digitale, l’artista potrà scegliere tra diversi comparti, facendo perno sulle specificità del settore economico preso in considerazione. “Non dovrà creare – precisano gli organizzatori – un’opera unica e dalla classica fruizione attraverso il modello della mostra, ma potrà ideare progetti anche immateriali che possano essere sviluppati in format culturali replicabili”.
Questo approccio permetterà di combinare format tradizionali con differenti modelli operativi, economici, di visibilità e di accessibilità, favorendo nuove vie di sviluppo dei pubblici di riferimento.
Le candidature dovranno pervenire entro il 30 aprile 2020, compilando il form online: http://eti-europe.eu/it/candidatura. La selezione sarà effettuata dai quattro enti partner del Progetto ETI.
Oltre alla Fondazione Bottari Lattes, unico partner italiano, le altre tre realtà europee sono: l’ente ideatore e capofila Ecole Nationale d’Art di Parigi (Francia); Idensitat di Barcellona (Spagna; ), Minitremu di Târgu Mureș (Romania). I partner accoglieranno gli artisti selezionati, che potranno mettere in campo azioni innovative, che forniscano all’istituzione le coordinate utili per trasformarsi in sintonia con il nuovo Millennio.

Collaborano con la Fondazione Bottari Lattes al progetto ETI nella sua tappa italiana: Alliance Française Torino, BJCEM-Biennale des jeunes créateurs de l’Europe et de la Méditerranée e Careof.
Info: book@fondazionebottarilattes.it, organizzazione@fondazionebottarilattes.it
Per approfondimenti: https://bit.ly/2WLlnKC

g. m.

Nelle foto:
– Caterina Bottari Lattes
– Amos Oz 
– Logo Progetto Europeo ETI

L’Inferno dantesco si avvicina al pubblico

Il Teatro Le Musichall di Torino con il suo direttore artistico Arturo Brachetti lancia un messaggio d’amore per il teatro dalla pagina Facebook @LeMusichallTorino. Il teatro è vuoto ma entra gratuitamente nelle case con un progetto raccontato dall’hashtag #LaCulturaNonTiAbbandona.

L’Inferno Dantesco si avvicina al pubblico e al quotidiano attraverso un linguaggio semplice e diretto. Per ogni canto si mettono in luce le fonti letterarie e storiche ma anche le cronache dell’epoca e i pettegolezzi da cui Dante ha tratto ispirazione, il tutto accompagnato da musiche dal vivo (voce e chitarra) appartenenti al repertorio pop-rock internazionale e italiano, “suggerite” dal testo e in grado di arricchirlo di “sovrasensi”.

Due epoche così lontane, il medioevo e l’età contemporanea, si avvicinano grazie a un’idea, una parola, un’immagine, un personaggio che uscirà dalla Divina Commedia, per rivivere in una canzone di settecento anni dopo.

Grazie a Saulo Lucci, la Commedia di Dante perde quell’aura così spesso attribuitagli di insondabilità e lontananza, arrivando direttamente al cuore del pubblico.

Hell o’ Dante è un progetto di teatro di narrazione che affronta l’Inferno in 34 spettacoli ognuno dedicato a un canto. Attraverso una rigorosa ricerca sviscera le terzine e i personaggi in esse racchiusi, la situazione storica e le pene tanto mirabilmente dipinte così come il pensiero dell’autore, dando nuova vita a tutto ciò per riconsegnare agli spettatori la bellezza di una Commedia che merita più di ogni altra mai scritta l’attributo di Divina.

Il Teatro Le Musichall di Torino con il suo direttore artistico Arturo Brachetti lancia un messaggio d’amore per il teatro dalla pagina Facebook @LeMusichallTorino. Il teatro è vuoto ma entra gratuitamente nelle case con un progetto raccontato dall’hashtag #LaCulturaNonTiAbbandona.

Grazie alla collaborazione di artisti e registi, Le Musichall sarà virtualmente aperto a tutti: la rassegna si chiama Le Musichall LIVE e lo streaming gratuito di un estratto dello spettacolo andrà in onda sulla pagina Facebook LeMusichallTorino alle ore 18 ed in replica alle ore 20 del giorno in cui lo spettacolo avrebbe dovuto calcare la scena del palco de Le Musichall.

 

Giovedì@LeMusichall – Premiere

Arte di strada e circo contemporaneo si fondono in una rassegna vivace e curiosa. Gli artisti di strada più amati e i circensi del panorama italiano in una nuova veste in anteprima a Le Musichall con spettacoli mai visti, ma neanche immaginati prima.

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LE MUSICHALL LIVE GIOVEDÌ@LEMUSICHALL

Saulo Lucci

in

HELL O’DANTE

9 aprile 2020|ore 18 e ore 20

Facebook: @LeMusichallTorino

In cambio di carità il sig. Ravetti non denunciò la moglie per adulterio

Tra storia e cronaca torinese / ACCADDE IN APRILE

Era il 4 aprile 1947 quando il signor Giovanni Ravetti, 46 anni, residente a Torino in via Cibrario, si precipitò al commissariato di San Donato per avvisare gli agenti del fatto che sua moglie si trovasse in dolce compagnia in una camera d’albergo nei pressi di piazza Statuto. Gli agenti intervennero subito e sorpresero i due amanti nell’atto di compiere il reato di adulterio ma, a quel punto, la reazione del marito fu indubbiamente tra le più originali che siano mai avvenute. Sventolando minacciosamente il tradizionale foglio di carta bollata propose al rivale, un facoltoso macellaio di Torino, una curiosa alternativa: il signor Ravetti non li avrebbe denunciati per il reato di adulterio se il macellaio avesse versato la somma di 10 mila lire all’ospizio di carità di Pozzo Strada. L’amante accettò la proposta e firmò un assegno rendendosi un benefattore suo malgrado. [Gazzetta del Popolo]

Era il 10 aprile sempre del 1947 quando la piccola Ada Vindigni, bambina torinese di 9 anni, venne strappata alla morte. Per la prima volta in Italia la terribile meningite tubercolare (da cui nessuno si era mai salvato) venne curata tramite una sperimentazione in corso presso l’ospedale infantile Regina Margherita. L’esperimento, condotto dal primario dell’ospedale Prof. Filippo Madan, utilizzò come cura la streptomicina, antibiotico scoperto e largamente usato in America ma rarissimo in Italia. La cura a base di streptomicina, analoga alla penicillina ma con un’azione molto più vasta capace di curare sia tubercolosi che tifo, permise alla piccola Ada di guarire e di ritornare a condurre una vita normale. [Gazzetta del Popolo]

Il 22 aprile 1958 alle h. 11.00, una cameriera ed il direttore di un albergo nei pressi di Porta Nuova, trovarono il corpo della contessa di 75 anni Emma Malerba, distesa supina sul pavimento. Venne immediatamente chiamata la polizia che una volta giunta sul luogo, non sentendo più il battito del cuore e del polso, dichiarò la morte della donna a causa di un malore improvviso e chiamò il medico municipale per i consueti accertamenti di legge e i necrofori per il trasporto della salma. E proprio mentre il medico stava per sopraggiungere ed i necrofori stavano per deporre il corpo nella cassa, l’agente Gibelli si accorse che la contessa era ancora viva e che cercava di aprire gli occhi. Appena giunto il medico municipale confermò che l’anziana signora, nonostante le gravi condizioni in cui versava, era ancora viva; venne chiamata immediatamente un ‘ambulanza e la contessa venne trasportata d’urgenza all’ospedale Mauriziano. [La Stampa]

L’ 11 aprile 1973 fu una data molto importante per la città di Torino che vide, dopo 37 anni, la riapertura del il Teatro Regio. Rinato come l’araba fenice dalle ceneri del 1936, il Teatro Lirico torinese riaprì grazie alla collaborazione degli architetti Mollino, Morbelli, Morozzo e dell’ingegnere Zavelani Rossi. Nel 1937 infatti gli architetti Morbelli e Morozzo vinsero il concorso bandito per la ricostruzione del Teatro e nel 1965 subentrò anche il progetto firmato da Mollino e dall’Ing. Zavelani Rossi. Il melodramma scelto per la serata d’inaugurazione fu l’opera di Verdi, “Vespri siciliani”. Nella sala gremita c’erano diverse autorità, giornalisti provenienti da tutto il mondo ed era presente anche il presidente Leone insieme alla moglie Vittoria. Fu un fastoso spettacolo che riportò alla luce una delle meraviglie torinesi. [La Stampa]

Il 21 aprile 1979 vennero assunte per la prima volta dall’azienda municipale di raccolta rifiuti della città di Torino, sette donne con il ruolo di “donne-spazzino”, mestiere che fino ad allora era esclusivamente svolto da persone di sesso maschile. Lucia Masiello, Anna Maria Greco, Franca Chiariello, Anna Maria Di Maio, Michela Scaramuzzo, Luciana Zenetti e Florizia Romano, furono le donne torinesi, che dopo aver indossato la tuta arancione impermeabile e dopo aver preso la ramazza in mano, cominciarono a lavorare per la prima volta insieme ai loro colleghi uomini. [La Stampa]

Era il 17 aprile 1990 quando la piccola Patrizia Tacchella, dopo 78 giorni in balia dei suoi rapitori, ha potuto finalmente riabbracciare la sua famiglia. La bambina di 8 anni, figlia di Imerio Tacchella (il veronese “re dei jeans” Carrera) venne rapita nel pomeriggio del 29 gennaio a Gtravellona e portata in una villetta a Santa Margherita Ligure dove visse con i suoi rapitori fino all’arrivo delle forze di polizia.

I sequestratori furono immediatamente identificati e si scoprì che facevano tutti parte della cosiddetta “Torino bene”. Gli arrestati furono cinque: Bruno Cappelli, imprenditore di 35 anni nato a Moncalieri e residente a Nichelino, sua moglie Ornella Luzzi, 36 anni, a cui apparteneva la villa dove la bambina era stata detenuta, Valentino Biasi, 52 anni, abitante a Poirino, la sua compagna Carla Mosso di anni 38 e infine Franco Moffiotto, uomo di 48 anni, residente nel centro di Torino. Un lunghissimo incubo per la piccola Patrizia che fortunatamente si risolse nel migliore dei modi. [La Stampa]

Il 2 aprile 2000 durante i lavori per il recupero della Reggia di Venaria, vennero riportati alla luce i resti del Tempio della dea Diana. I tecnici e gli operai dell’impresa consorzio Schiavina Adanti, mentre erano impegnati nei lavori per la “rimessa a nuovo” della Reggia, furono costretti a fermarsi di fronte a un basamento di muri spessi più di 70 cm. Pare che su quei muri poggiasse il “fonum Dianae”, padiglione costruito su un isolotto, nella metà del 600′, in onore della dea della caccia e poi distrutto una decina di anni dopo per allargare il parco. Una scoperta davvero affascinante quella dei resti del tempio, rimasto coperto per 3 secoli da alberi e terra e che venne alla luce solo grazie al lavoro involontario di alcune ruspe.

 

Simona Pili Stella

Peggio ma meglio

La poesia

La scrittura è un ponte che collega il pendio della banalità all’etere oppure alla malattia, non conta quale sia la giusta via.

Assurgo raramente alla giusta conclusione, perchè la vita sta nell’azione e nella scaltra deduzione di dover isolare la devozione, lasciando spazio alla prolificità della chimera.

Quando sbagliamo ignoriamo la giusta correzione, perchè conoscendo l’archè svanirebbe l’illusione di cimentarsi in un’indagine riservata agli esseri troppo ricchi di etica e poveri di inventiva poetica.

Luca Testa