CULTURA- Pagina 14

Sauze d’Oulx, le serate del Cai

Nove tappe, nove giorni di cammino, quasi 200 chilometri da Palermo ad Agrigento: è la lunghezza della “Magna Via Francigena” siciliana, un percorso tra campi, strade e luoghi di passaggio, tracciato con la segnaletica convenzionale europea, la figura del pellegrino con mantello, bisaccia e bastone, il simbolo ufficiale dei cammini storici, culturali e religiosi francigeni. Certo, anche la Sicilia ha la sua Via Francigena, l’antica via di pellegrinaggio che attraversava l’Europa fino a Roma e poi nelle Terre d’Oltremare, fino a Gerusalemme. Disegnata dai normanni siculi mille anni fa è andata via via scomparendo nei secoli ma di recente è stata riscoperta grazie a nuove ricerche sulle antiche topografie. La “Magna Via Francigena” siciliana è solo una delle tante conferenze organizzate dal Cai, Club alpino italiano, a Sauze d’Oulx, la tradizionale rassegna di incontri culturali e informativi che si tiene, tra luglio e agosto, al bar Scacco Matto (da Paola) sul piazzale Miramonti, a Sauze, con ingresso gratuito. Ecco, di seguito, la locandina con le conferenze.                                                 Filippo Re

La torinese Elena Fontanella alla guida dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid

Una nuova visione culturale strategica per lo storico Palazzo de Abrantes

È Elena Fontanella la nuova Direttrice di Chiara Fama dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, nominata a seguito del bando indetto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Giornalista, saggista, curatrice e docente universitaria, Elena Fontanella è laureata con lode in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Torino, affermandosi da decenni come figura di riferimento nel panorama culturale italiano. La sua carriera vanta un’esperienza consolidata nella diplomazia culturale, nella valorizzazione del patrimonio e nella progettazione internazionale.
Ha svolto attività accademica in Estetica presso l’Università Statale di Milano, in Storia Medievale presso l’Università Cattolica di Milano e in Storia dell’Arte Romana presso l’Università di Restauro Botticino di Valore Italia. Con il Ministero della Cultura ha collaborato fino al 2024, realizzando progetti di respiro internazionale e guidando, in qualità di presidente, Comitati per le Celebrazioni Nazionali.
Ultima in ordine di tempo, l’esperienza come Consigliere per la Cultura prima a fianco del Sottosegretario alla Editoria e Comunicazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Giuseppe Moles, poi a fianco del Vice Presidente della Camera dei Deputati Giorgio Mulè.
Identità forte, accoglienza, attrattività e promozione della lingua italiana: sono questi i punti cardinali su cui Elena Fontanella intende orientare da subito il suo percorso alla guida dell’Istituto Italiano di Cultura di Madrid.
Nella visione di Fontanella, lo storico Palazzo di Abrantes, sede dell’Istituto nella centralissima Calle Mayor, si configura come uno stilema culturale dell’italianità: un vero e proprio Palazzo Italia, capace di animare lo scenario e l’immaginario culturale dei madrileni, e dei tanti italiani residenti in Spagna, con la forza evocativa di un brand riconoscibile ovunque e da tutti.

Festival Gran Paradiso dal Vivo: Re di Carte

Domenica 13 luglio, ore 21.30

 

Lo spettacolo che entra nei palazzi di Casa Savoia portando in scena i re, ma soprattutto le regine

 

 

Re di Carte entra nei palazzi di Casa Savoia nel secolo in cui nacque l’Italia con un percorso semiserio che porta in scena i re, ma soprattutto le regine, dal 1821 al 1922, e il loro mondo di relazioni, problemi, urgenze e protocolli: Carlo Felice di fronte ai moti piemontesi del 1821, la Bela Rosin, la Regina Margherita e la salita al Gran Paradiso del 1890, Vittorio Emanuele III.

Dopo l’anteprima del 25 maggio a Ceresole Reale, lo spettacolo sarà messo in scena domenica 13 luglio alle 17.30 a Noasca da Compagni di Viaggio (Riccardo Gili, Costanza Maria Frola, Alessandra Minchillo, Federico Clerico) accompagnati dal pianista Gioachino Scomegna e dal soprano Sherrie Anne Grieve.

Lo spettacolo a Noasca, con ritrovo all’Albergo La Cascata, sarà preceduto dalla Merenda del Re alle ore 16, a cura della Pro loco di Noasca (ad offerta libera) e la possibilità di fare il battesimo della sella per provare l’emozione di salire a cavallo per la prima volta.

 

 

Fare una vita da re… il sogno di tanti. O forse no? La quotidianità dei regnanti non sempre è ricca soltanto di momenti piacevoli, ma anche di responsabilità, della necessità di prendere decisioni, di scegliere collaboratori, accompagnare amici e combattere nemici. Molti vorrebbero poter entrare nei palazzi reali per osservare la vita dei re, magari nel momento in cui si trovano di fronte ad avvenimenti o decisioni storiche oppure nella loro quotidianità. Re di Carte entra nei palazzi di casa Savoia nel secolo in cui nacque l’Italia. Quattro quadri che vanno a costituire un percorso semiserio che porta in scena i re, ma soprattutto le regine dal 1821 al 1922. Il loro mondo di relazioni, problemi, urgenze e protocolli ci fa sorridere guardando alla vita delle teste coronate viste a distanza di più di un secolo.

I quadro: 1821 Carlo Felice di fronte ai moti piemontesi

II quadro: 1858 La Bela Rosin contessa di Mirafiori e Fontanafredda

III quadro: 1890 La Regina Margherita si prepara a salire al Gran Paradiso

IV quadro: 1922 Vittorio Emanuele III e il guardiapesca

I personaggi rappresentati sono effettivamente figure storicamente esistite ma, al di là del contesto, le situazioni sono frutto della fantasia dell’autore.

 

GRAN PARADISO DAL VIVO

Gran Paradiso dal Vivo è l’unico festival zero impact di teatro in natura in un parco nazionale, Sul versante piemontese del Parco Nazionale Gran Paradiso, il più antico d’Italia, vanno in scena per l’ottava edizione, dal 5 al 20 luglio, con un’anteprima il 25 maggio, 9 spettacoli unici e irripetibili, senza quinte e sipario, totalmente immersi nel contesto naturale per un’autentica esperienza immersiva nei luoghi e nei territori dei comuni di Alpette, Ceresole Reale, Frassinetto, Locana, Noasca, Ribordone, Ronco Canavese, Sparone, Valprato Soana.

 

Gran Paradiso dal Vivo è ideato e promosso dal Parco Nazionale Gran Paradiso con il contributo di Unione Montana Gran Paradiso, Unione Montana Valli Orco e Soana, Fondazione CRT, Iren, Smat e il patrocinio della Città Metropolitana di Torino. La rassegna vede anche quest’anno l’organizzazione di Compagni di Viaggio e la direzione artistica di Riccardo Gili. Media partner Freecards.

Re di Carte

Testo e regia Riccardo Gili

Con Riccardo Gili, Costanza Maria Frola, Alessandra Minchillo, Federico Clerico

Soprano Sherrie Anne Grieve

Al pianoforte Gioachino Scomegna

Costumi Monica Cafiero

Consigliato da 11 anni

Domenica 13 luglio, ore 17.30-18.30

Noasca, ritrovo all’Albergo La Cascata

Biglietti: 5 euro

Merenda del Re: offerta libera

 

Info

Gran Paradiso dal Vivo

www.granparadisodalvivo.it

Prenotazioni: 346 2422756 biglietteria@cdviaggio.it

Exilles d’estate fa cultura: parte la stagione

La stagione culturale del Forte di Exilles inizierà il 12 luglio e proseguirà fino al 6 settembre con 12 spettacoli dal vivo, due mostre e le consuete visite guidate.

Il progetto, che vede al centro la Regione Piemonte, proprietaria del bene faro, in collaborazione con il Comune di Exilles, mette in rete un’ampia serie di soggetti, pubblici e privati a partire da Compagnia di San Paolo, Consiglio regionale e Fondazione Piemonte dal Vivo. A questi si aggiungono il festival “Borgate dal Vivo”, che per il quarto anno sceglie il Forte come sede privilegiata di una parte del suo cartellone itinerante, l’Unione Montana Alta Valle Susa, Tangram Teatro, che porta nel forte alcuni spettacoli della sua produzione, Abbonamento Musei, l’Associazione Amici del Forte, che curerà l’accoglienza dei visitatori.

A rendere possibile tutto ciò è anche la concessione quinquennale rilasciata dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Torino, che consentirà un’attività di valorizzazione e programmazione di eventi con una durata che non vi era mai stata in passato.

Per quanto riguarda gli eventi previsti figurano nomi quali Dardust, Sergio Cammariere, Boosta, Giua e Anaïs Drago riunite in un omaggio a Battiato, fino all’orchestra LaCorelli di Ravenna, che contribuiranno a valorizzare con atmosfere cangianti e le rispettive personalità artistiche il Cortile del Cavaliere, spazio allo stesso tempo raccolto e maestoso. I contenuti teatrali porteranno invece in scena grandi narrazioni e grandi narratori come Andrea Pennacchi, Laura Curino e Fabio Genovesi. Completano il programma alcuni appuntamenti pomeridiani dedicati alle famiglie.

Due nuove mostre animeranno gli spazi espositivi del Forte: nelle sale del Cortile del Cavaliere una collettiva di fotografia racconterà il territorio di Exilles e della valle di Susa; negli storici spazi delle Cannoniere si presenterà invece una novità assoluta come “La nascita dell’alpinismo in Alta Valle Dora. Cacciatori di camosci, pionieri, guide alpine”, una mostra sull’alpinismo nelle sue differenti declinazioni con materiali e fotografie d’epoca, in ricordo di Carlo Giorda.

Il cartellone completo è su https://www.forteexilles.it/forte-di-exilles-eventi/

“La valorizzazione del Forte di Exilles, uno dei beni faro del nostro patrimonio, è fra le priorità dell’amministrazione regionale – dichiara Gian Luca Vignale, assessore regionale al Patrimonio – La concessione quinquennale alla realizzazione di eventi ottenuta dalla Soprintendenza è la dimostrazione di come si voglia costruire attorno al Forte una programmazione culturale e di valorizzazione del bene che garantisca una ricaduta economica su tutta l’Alta Valle di Susa. L’obiettivo che ci poniamo con il Comune di Exilles e tutto il territorio è ampliare sempre più le giornate di apertura del Forte e garantire le risorse necessarie per continuare in attività di valorizzazione che consentano un maggior utilizzo temporale e di spazi del Forte”

“Il festival Borgate dal Vivo rappresenta una visione di cultura diffusa e accessibile, capace di valorizzare patrimoni straordinari come il Forte di Exilles – sottolinea l’assessore alla Cultura Marina Chiarelli – Come Regione Piemonte crediamo fortemente nel portare la cultura ovunque, favorendo incontri tra arte, comunità e paesaggio. Gli spettacoli dal vivo, oggi più che mai, devono essere esperienze immersive e legate ai luoghi. Iniziative come questa generano valore culturale, economico e sociale per tutto il territorio”.

“Carte da decifrare”… a Busca, letteratura e musica tra arte e natura

A Busca saranno il “Castello del Roccolo” e la celebre Collezione “La Gaia” ad ospitare i prossimi appuntamenti della rassegna di “Fondazione Artea”

Sabato 12 e sabato 19 luglio

Busca (Cuneo)

Saranno due fra i più interessanti nomi del panorama della letteratura contemporanea ad animare i pomeriggi di sabato 12 e sabato 19 luglio prossimi dedicati a “Carte da decifrare”(ottava edizione), la rassegna di letteratura,reading e musica dal vivo, vissuti tra arte e natura ed organizzata da “Fondazione Artea”, in collaborazione con il “Comune di Busca” e il “Salone Internazionale del Libro” di Torino: parliamo dello scrittore e saggista romano (classe ’83) Paolo Di Paolo e della latinense (nativa di Scauri – Minturno, classe ’78) Chiara Valerio, ospiti il primo al “Castello del Roccolo”(“revival neo-medievale” edificato sulle colline alle spalle di Busca nel 1831 dal marchese Roberto Taparelli d’Azeglio, fratello del celebre Massimo) e la seconda della straordinaria Collezione di arte moderna e contemporanea – oltre 2mila le opere presenti – “La Gaia”, nata negli Anni ’70 dalla forte passione per l’arte di Bruna e Matteo Viglietta.

Ma andiamo per ordine.

Sabato 12 luglio (ore 18,30), Paolo Di Paolo – conduttore, fra l’altro, su “Rai Radio 3” della trasmissione “La lingua batte” – nel Parco del “Castello del Roccolo” intratterrà il pubblico con il “reading” del suo ultimo “Romanzo senza umani” (finalista “Premio Strega 2024”), in collaborazione con “Feltrinelli Editore”. Per l’occasione, Di Paolo racconterà la storia di Mauro Barbi, uno storico di mezza età che intraprende un viaggio verso il lago di Costanza, in Germania, e, al contempo, un viaggio virtuale in cui ricontatta persone del passato. “Il viaggio fisico è un’esplorazione del lago, mentre quello virtuale è una rassegna di relazioni interrotte e di una memoria che si dissolve”. Ad accompagnare la voce dello scrittore, ci saranno Francesca Naibo e Simone Massaron, in arte “Kreis”, un duo che si basa su “composizione” ed “improvvisazione”, “suono” e “rumore”, posti sullo stesso piano per attingere ad un ampio e ricco spettro espressivo.

In caso di maltempo, la performance si terrà presso il “Teatro Civico” (vicolo del Teatro 1, Busca).

Sabato 19 luglio, invece, una navetta in partenza da piazza Fratelli Mariano a Busca, con due turni, uno alle 16,45 e uno alle 17,30, condurrà il pubblico in visita all’esclusiva Collezione “La Gaia” ad assistere al reading “La fila alle poste”, organizzato in collaborazione con “Sellerio Editore”. Chiara Valerio, una delle scrittrici più eclettiche e coinvolgenti del panorama letterario italiano (lavora anche per cinema e teatro e dal 2018 è “editor-in-chief”della Narrativa italiana presso l’editrice “Marsilio”), dopo averci fatto immergere in un ritratto di donne in costante mutazione con il suo precedente “Chi dice e chi tace”, ci riporterà nuovamente alla sua Scauri per raccontare, attraverso le ossessioni e la fantasia della protagonista, l’avvocata Lea Russo, “i desideri nascosti e la provincia attraente e oscura”. La voce e i suoni di Camilla Battaglia, cantante e compositrice, prenderanno corpo in una forma musicale a cavallo tra jazz ed elettronica, “capace di rimandare alla profonda ricerca filosofico-letteraria dell’artista che riesce a restituire, attraverso le proprie composizioni, i temi più complessi della società contemporanea”.

L’appuntamento è garantito anche in caso di maltempo. L’esperienza, tra l’altro, include anche una breve visita guidata alla “Collezione” d’arte contemporanea.

Sottolinea Marco Pautasso, segretario generale del “Salone Internazionale del Libro”: “Con ‘Carte da decifrare’ le parole risuonano in musica e le note si fanno scrittura in luoghi di rara bellezza e suggestione. In un dialogo costante, il mondo della musica s’intreccia e si amalgama con quello della letteratura, per regalare al pubblico emozioni, riflessioni e nuovi punti di vista”.

Per info: “Fondazione Artea”, corso Nizza 13, Cuneo; tel. 0171/1670042 o www.fondazioneartea.org

g.m.

Nelle foto: Paolo Di Paolo e i “Kreis”; Chiara Valerio e Camilla Battaglia.

CAMERA a Les Rencontres d’Arles con la mostra su Letizia Battaglia

 

Arles, dal 7 luglio al 5 ottobre 2025

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia è lieta di annunciare la sua partecipazione al prestigioso Les Rencontres d’Arles 2025, il più importante festival di fotografia in Europa, in programma dal 7 luglio al 5 ottobre 2025 nella famosa cittadina francese, con la mostra Letizia Battaglia. Always in search of life curata da Walter Guadagnini, direttore artistico di CAMERA.

Il festival, nato nel 1970 nella città provenzale, si tiene ogni estate e rappresenta un punto di riferimento fondamentale per fotografi, curatori, critici e appassionati che raggiungono la Francia da ogni parte del mondo. Con numerose esposizioni diffuse in luoghi storici e spazi culturali della città, Les Rencontres d’Arles offre uno sguardo sul panorama internazionale attraverso progetti fotografici innovativi e approfondimenti su tematiche sociali, artistiche e culturali.

La mostra, coprodotta da CAMERA con Jeu de Paume, dopo una prima tappa a Tours trova una nuova casa nell’affascinante Chapelle Saint-Martin du Méjan di Arles con 160 immagini, tra stampe originali e moderne, e 20 documenti tra riviste e giornali per raccontare il lavoro della fotografa palermitana.

Grazie alla collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia, il progetto vuole mostrare le tante sfaccettature dell’attività della fotografa e il suo costante impegno sociale dagli esordi a Milano negli anni Settanta fino alla morte, avvenuta nel 2022. L’esposizione restituisce la potenza narrativa delle sue immagini, capaci di documentare senza filtri la violenza mafiosa, la dignità dei più fragili, ma anche la bellezza e le contraddizioni di Palermo e della Sicilia.

“CAMERA è tra i protagonisti al festival di Arles con una mostra dedicata a Letizia Battaglia, una delle più importanti fotografe italiane e un personaggio dalla dimensione internazionale. Siamo felici di trovarci in questo luogo che, nel corso dell’estate, diventa il centro nevralgico della fotografia mondiale – commenta Walter Guadagnini, direttore di CAMERA – un festival che da sempre scrive la storia della fotografia, trampolino per i talenti di domani e piattaforma dove si costruiscono nuove visioni. A rendere ancora più bello questo momento è la collaborazione con il Jeu de Paume, tempio della fotografia francese, che riconferma la reputazione anche internazionale che CAMERA ha conquistato nei suoi primi dieci anni di vita”.

 

“Una grande estate per CAMERA – commenta Emanuele Chieli, il presidente di CAMERA – che ha ricevuto, lo scorso 21 giugno ad Ostuni, uno dei più importanti riconoscimenti internazionali per la fotografia: il Lucie Award, nella categoria Spotlight. E ora CAMERA approda ad Arles e lo fa con una mostra di grande rilievo scientifico e sociale, realizzata insieme a prestigiose istituzioni. Nuove collaborazioni che ci rendono molto fieri e che confermano una crescita nazionale e internazionale, particolarmente significativa nell’anno che coincide con il nostro decimo anniversari. Dopo Arles l’esposizione proseguirà il suo tour in Italia e, nel 2026, approderà infine a Torino, negli spazi di CAMERA.”

La Bella Estate: a Torino, un itinerario urbano sulle tracce di Cesare Pavese

 

Torino si è vestita di parole, di memoria e di emozioni per celebrare uno dei suoi figli più intensi: Cesare Pavese. Lunedì 1° luglio, nel cuore pulsante dell’estate torinese, si è svolta la passeggiata letteraria La Bella Estate, organizzato da Le Strade di Torino in collaborazione con il Circolo dei Lettori e Barneys Bar che ha condotto i partecipanti in un percorso letterario e umano, sulle tracce di Cesare Pavese. Un viaggio non da studiosi, ma da esploratori: un’esplorazione urbana fatta con il passo lento della memoria e lo sguardo acceso dalla bellezza.

Torino, per Pavese, non era solo uno sfondo: era una presenza viva, un nodo di contraddizioni. “Ed io faccio parte di una schiera, le condizioni ci sono tutte“, scriveva, dando voce a un malessere sottile, a un’esistenza che si consumava tra il desiderio di fuga e la gravità del quotidiano. E proprio su questo confine – tra adolescenza e maturità, sogno e disincanto – si muove l’itinerario costruito per raccontare il suo legame con la città.

Ogni tappa è una storia. Da Via Biancamano 2, sede della Casa Editrice Einaudi – il vero laboratorio della sua vita culturale e personale, dove traduceva autori americani e coltivava amicizie – fino al ristorante Le Tre Galline, dove amava ritrovare sapori di casa e osservare i volti, come personaggi in attesa di una pagina. Pavese aveva un’ossessione per la quotidianità: adorava gli orari fissi ma viveva in modo sregolato, cercava stabilità nei rituali, e nei gesti semplici trovava poesia.

Torino è anche la città dei suoi conflitti, quella che riappare in versi struggenti in Lavorare stanca, nella poesia Fumatori di carta, dove luogo e identità si mescolano in un rapporto d’amore e disillusione. Tra i muri del Liceo D’Azeglio, dove fu allievo di Augusto Monti e compagno di Leone Ginzburg, nasce l’intellettuale che sarà, nutrito di idealismo romantico e amicizie decisive. Natalia Ginzburg, che lo conosce bene, lo ricorda così: Era, qualche volta, molto triste: ma noi pensammo, per lungo tempo, che sarebbe guarito di quella tristezza, quando si fosse deciso a diventare adulto: perché ci pareva, la sua, una tristezza come di ragazzo – la malinconia voluttuosa e svagata del ragazzo che ancora non ha toccato la terra e si muove nel mondo arido e solitario dei sogni.”

E poi c’è il Pavese traduttore, il lettore appassionato di letteratura americana. Al Cinema Massimo passava le sue serate, incantato dalla semplicità luminosa delle cittadine d’oltreoceano. In una lettera del 1930 scrive: “Siete la meraviglia del mondo.” Per lui, i film americani erano scuola di vita, una lezione silenziosa su come affrontare il mondo. “Guardavi il film come un bimbo per la piccola emozione estetica e godevi”, scrive ne Il mestiere di vivere.

Il percorso attraversa anche i luoghi più quotidiani e umani: il Caffè Fiorio, tappa fissa delle sue giornate, dove osservava la città che scorreva per appuntarla nella memoria. O il ricordo della madre, che vende la casa di Santo Stefano Belbo – e con quel gesto, lo radica per sempre a Torino, anche se con l’anima volta alle Langhe. In chiusura le letture da Il diavolo sulle colline – uno dei tre racconti brevi che compongono La bella estate – restituiscono il cuore pulsante della sua poetica: giovani pieni di sogni e di illusioni, che si muovono in una Torino densa di attese e contraddizioni.

La passeggiata letteraria si è conclusa in un clima conviviale con un aperitivo offerto da Barney’s Bar, un momento di condivisione che ha unito parole, calici e riflessioni, suggellando l’incontro tra la città, Pavese e chi ha camminato sulle sue orme

“La Bella Estate” non è stata solo una passeggiata ma un’esperienza intima e collettiva perché, come scriveva Pavese, “ogni città è fatta di storie” – e camminare è forse il modo più autentico per ritrovarle.

Valeria Rombolà

“Terrazza Monferrato”, dove i Paesaggi sono “siderali”

Fra le suggestive colline di Langhe e Monferrato, il “Castello di Moasca” ospita l’anteprima di “Terrazza Monferrato”, nel programma di “Art Site Fest”

Dal 4 al 6 luglio

Moasca (Asti)

Dopo le importanti tappe torinesi e dintorni (fra “Palazzo Madama” e “Chiablese”, “MAO” e “Museo Egizio” fino alla “Reggia di Venaria” e alla “Palazzina di Caccia di Stupinigi”, per non dimenticare il “Castello di Racconigi”, quello di “Masino” e il “Gamba” di Chatillon) “Art Site Fest” approda, alla sua XI edizione, da venerdì 4 a domenica 6 luglio, all’astigiano trecentesco “Castello di Moasca”, nello scenario mozzafiato di paesaggi unici (fra Langhe e Monferrato) non per nulla dichiarati “Patrimonio Mondiale dell’Umanità – Unesco”. Direttore artistico e ideatore dell’evento, Domenico Maria Papa (curatore e noto critico d’arte) che ha idee ben precise sugli obiettivi della sua creatura: “Obiettivo primo di ‘Art Site Fest’ ha da essere sempre – precisa – quello di portare l’arte contemporanea nei luoghi della storia, della natura e dell’impresa, creando una connessione col territorio, intrecciando il proprio programma con le attività locali, permeando così il tessuto sociale in un’interessante connessione di scambio civico e culturale”.

“Paesaggi siderali”, il tema del primo appuntamento “moaschese” che va ad unire quanto programmato sul piano della proposta artistica al tradizionale evento “Nero di stelle”, promosso dal “Comune di Moasca”, che ormai da anni dedica agli amanti del “buon vino” e dell’“astronomia” una “notte magica”, il primo sabato del mese di luglio.

Su questa linea, il “Castello di Moasca” si animerà per tre giorni con un ricco calendario di iniziative, prime fra tutte quelle dedicate all’arte. “Abbiamo chiesto ad artisti di grande esperienza e curriculum internazionale – ancora Domenico Maria Papa – di immaginare un intervento ‘site specific’ tra le mura del Castello e nei suoi dintorni”. Il primo selezionato è l’intervento dell’artista argentina (oggi residente a Milano) Elizabeth Aro, dedicato a Davide Lajolo (il celebre “partigiano Ulisse” da Vinchio d’Asti), che a questi paesaggi ha rivolto sempre pagine memorabili, ricolme d’intenso amore e poesia. La “Torre” del Castello ospiterà infatti la creazione “site specific” di Aro, concretizzatasi in una fantasiosa trama di luci e neon a unire “in un unico fregio”, le colline circostanti la Torre. “Mi scoprii nell’anima”, il titolo dell’opera, concepita – attraverso il disegno, il vetro e il led – proprio come omaggio al grande Lajolo, scrittore, politico e giornalista, nonché appassionato collezionista d’arte. Sottolinea la stessa artista, presente con una sua personale, “Paesaggi siderali”, anche nella Sala espositiva del “Castello” con nove opere legate al tema del “paesaggio” e dell’“universo”: “Mi avvicino al paesaggio attraverso l’opera di Davide Lajolo. Lui aveva un rapporto profondamente intimo, quasi simbiotico, con il paesaggio delle colline del Monferrato. Cerco quindi di immedesimarmi con il suo sguardo e di vedere la terra non solo come sfondo ma come presenza viva, carica di memoria, capace di illuminare la vita interiore degli uomini”.

Oltre alla proposta artistica, inaugurata con l’esposizione delle opere di Elizabeth Aro, il fine settimana al “Castello” non lesinerà al pubblico svariati e piacevoli altri appuntamenti, passando dalle più eterogenee proposte musicali alle degustazioni enogastronomiche(con indimenticabili prodotti del territorio), fino a sessioni di “meditazione yoga” e a curiosi incontri, come quello di sabato 5 luglio, alle 11, con il biologo e giornalista scientifico Danilo Zagaria che dialogherà con Domenico Maria Papa sull’improbabile possibilità di “coltivare viti” nientemeno che sul “Pianeta rosso”.

Da segnalare ancora, domenica 6 luglio (ore 13), al Ristorante del Castello “Tra la terra e il cielo”, il tradizionale pranzo a tema “Nero di stelle” a cura dello chef Filippo Maria Oliviero; a seguire in serata (ore 18) nella “piazza del Catello”, lo spettacolo teatrale “Ai signori della terra”  interpretato dall’attrice, doppiatrice e scrittrice torinese Eleni Molos, accompagnata dalle musiche dell’estroso trio dei “Futurarkestra”.

Per tutta la giornata di domenica 6 luglio, il “Castello di Moasca”  ospiterà inoltre (pensate un po’!) la prima tappa della “Tiramisù World Cup” della “Monferrato Selection”, ove appassionati del dolce al cucchiaio più famoso al mondo si contenderanno l’accesso alle “Semifinali” della competizione.

Per info più dettagliate sul programma: “Castello di Moasca”, piazza Castello, Moasca (Asti); tel. 0141/1800739 o www.comune.moasca.at.it

g.m.

Nelle foto: Il Castello di Moasca (visto dall’alto); Elizabeth Aro (Photo Credit Chiara Ferrandi); Elizabeth Aro “Mi scoprii nell’anima” (particolare); Eleni Molos

Gli appuntamenti della settimana nei musei della Fondazione

Fondazione Torino Musei

 

VENERDI 4 LUGLIO

 

Venerdì 4 luglio ore 11:00

CERIMONIA DI INTITOLAZIONE DEL GIARDINO ADIACENTE LA GALLERIA D’ARTE MODERNA DI TORINO

A RICORDO DI GIOVANNA CATTANEO INCISA

A cura della Presidenza del Consiglio comunale della Città di Torino

Info: Ufficio Stampa Consiglio Comunale
email: ufficiostampa.consiglio@comune.torino.it

 

SABATO 5 LUGLIO

 

Sabato 5 luglio ore 14

COME UN CILIEGIO IN FIORE

MAO – Visita alla collezione Asia Orientale (Giappone, Corea) e laboratorio di arte effimera a cura di Cristina Agosta (Cooperativa Mirafiori)

Dai 14 anni in su

In Giappone il 7 luglio ricorre la festa di Tanabata, o Festa delle Stelle Innamorate, che celebra il ricongiungimento una volta l’anno, nella settima notte del settimo mese, fra la Principessa Tessitrice Orihime (Vega) e il Mandriano Hikoboshi (Altair), occasione durante la quale si esprimono i propri desideri affidandoli a strisce di carta colorata (tanzaku) da appendere ai rami dei bambù.

Ispirati da questa antica leggenda, sabato 5 e domenica 6 luglio, si propongono due pomeriggi di attività con workshop e visite guidate dedicate all’arte giapponese nelle sue molteplici manifestazioni in esposizione negli spazi del museo.

Al termine di ciascuna iniziativa di domenica 6 luglio, i visitatori saranno invitati a partecipare attivamente alla festività annotando i propri desideri su dei foglietti predisposti per l’occasione che potranno portare via al termine dell’attività.

 

Mujō “impermanenza”, concezione di derivazione buddhista pervasiva nell’arte giapponese in cui si manifesta la consapevolezza della transitorietà dell’esistenza declinata in innumerevoli sfumature diverse.
Alcune opere della collezione permanente e una selezione di dipinti coreani dell’esposizione Adapted Sceneries saranno elementi centrali nell’argomentazione della visita, mirata a illustrare come la percezione della caducità si traduca nei materiali utilizzati nella scultura religiosa e nell’architettura tradizionale giapponese, nella sensibilità nei confronti della bellezza fugace della natura e negli ideali estetici che la celebrano, o ancora nelle rappresentazioni della vivace vita culturale del mutevole “mondo fluttuante” delle stampe ukiyo-e.

Segue il laboratorio a cura di Cristina Agosta, un’esperienza artistica in cui i partecipanti saranno guidati nella realizzazione di un’opera d’arte effimera, a partire da un disegno su carta preparato per l’occasione dall’artista, mediante l’impiego di sali colorati con cui si andrà a comporre un’immagine ispirata ai capolavori della collezione del museo e alle tradizioni culturali approfondite nel corso della visita.
La creazione artistica che ne risulterà sarà nella sua essenza temporanea, concluderà il workshop un momento di contemplazione del risultato finale a cui seguirà la scomposizione del progetto.
Al termine dell’attività, a ricordo dell’esperienza artistica condivisa, ogni partecipante potrà portare con sé una piccola quantità del sale utilizzato, all’interno di contenitori in carta confezionati in precedenza dall’artista con la tecnica dell’origami.

Si consiglia di indossare vestiti comodi e facilmente lavabili o di partecipare muniti di grembiule per evitare di sporcarsi durante l’attività di laboratorio.

Cristina Agosta, esperta culturale dell’Asia orientale, ha conseguito la laurea specialistica in Scienze Storiche e Orientalistiche presso l’Università Alma Mater di Bologna. È, inoltre, artista infioratrice di lunga esperienza impegnata da diversi anni nella realizzazione di bozzetti di arte effimera per l’Associazione Culturale Petali d’Arte di Noto, città siciliana in cui la manifestazione dell’Infiorata si tiene ogni terza domenica di maggio da più di 40 anni. In qualità di artista, ha contribuito all’ideazione, al coordinamento e alle performance artistiche di numerosi progetti con l’impiego di sale colorato e altri tipi di materiali naturali (fiori, semi, terra), nello spirito della bellezza destinata a svanire in breve tempo.

Prenotazione obbligatoria. L’iniziativa verrà attivata al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti, fino ad esaurimento posti disponibili. Informazioni e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30).

Costo: 20€ a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso alle collezioni permanenti; ingresso gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte.

Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio.

SABATO 5 LUGLIO

 

Sabato 5 luglio ore 14

COME UN CILIEGIO IN FIORE

MAO – Visita alla collezione Asia Orientale (Giappone, Corea) e laboratorio di arte effimera a cura di Cristina Agosta (Cooperativa Mirafiori)

Dai 14 anni in su

In Giappone il 7 luglio ricorre la festa di Tanabata, o Festa delle Stelle Innamorate, che celebra il ricongiungimento una volta l’anno, nella settima notte del settimo mese, fra la Principessa Tessitrice Orihime (Vega) e il Mandriano Hikoboshi (Altair), occasione durante la quale si esprimono i propri desideri affidandoli a strisce di carta colorata (tanzaku) da appendere ai rami dei bambù.

Ispirati da questa antica leggenda, sabato 5 e domenica 6 luglio, si propongono due pomeriggi di attività con workshop e visite guidate dedicate all’arte giapponese nelle sue molteplici manifestazioni in esposizione negli spazi del museo.

Al termine di ciascuna iniziativa di domenica 6 luglio, i visitatori saranno invitati a partecipare attivamente alla festività annotando i propri desideri su dei foglietti predisposti per l’occasione che potranno portare via al termine dell’attività.

 

Mujō “impermanenza”, concezione di derivazione buddhista pervasiva nell’arte giapponese in cui si manifesta la consapevolezza della transitorietà dell’esistenza declinata in innumerevoli sfumature diverse.
Alcune opere della collezione permanente e una selezione di dipinti coreani dell’esposizione Adapted Sceneries saranno elementi centrali nell’argomentazione della visita, mirata a illustrare come la percezione della caducità si traduca nei materiali utilizzati nella scultura religiosa e nell’architettura tradizionale giapponese, nella sensibilità nei confronti della bellezza fugace della natura e negli ideali estetici che la celebrano, o ancora nelle rappresentazioni della vivace vita culturale del mutevole “mondo fluttuante” delle stampe ukiyo-e.

Segue il laboratorio a cura di Cristina Agosta, un’esperienza artistica in cui i partecipanti saranno guidati nella realizzazione di un’opera d’arte effimera, a partire da un disegno su carta preparato per l’occasione dall’artista, mediante l’impiego di sali colorati con cui si andrà a comporre un’immagine ispirata ai capolavori della collezione del museo e alle tradizioni culturali approfondite nel corso della visita.
La creazione artistica che ne risulterà sarà nella sua essenza temporanea, concluderà il workshop un momento di contemplazione del risultato finale a cui seguirà la scomposizione del progetto.
Al termine dell’attività, a ricordo dell’esperienza artistica condivisa, ogni partecipante potrà portare con sé una piccola quantità del sale utilizzato, all’interno di contenitori in carta confezionati in precedenza dall’artista con la tecnica dell’origami.

Si consiglia di indossare vestiti comodi e facilmente lavabili o di partecipare muniti di grembiule per evitare di sporcarsi durante l’attività di laboratorio.

Cristina Agosta, esperta culturale dell’Asia orientale, ha conseguito la laurea specialistica in Scienze Storiche e Orientalistiche presso l’Università Alma Mater di Bologna. È, inoltre, artista infioratrice di lunga esperienza impegnata da diversi anni nella realizzazione di bozzetti di arte effimera per l’Associazione Culturale Petali d’Arte di Noto, città siciliana in cui la manifestazione dell’Infiorata si tiene ogni terza domenica di maggio da più di 40 anni. In qualità di artista, ha contribuito all’ideazione, al coordinamento e alle performance artistiche di numerosi progetti con l’impiego di sale colorato e altri tipi di materiali naturali (fiori, semi, terra), nello spirito della bellezza destinata a svanire in breve tempo.

Prenotazione obbligatoria. L’iniziativa verrà attivata al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti, fino ad esaurimento posti disponibili. Informazioni e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30).

Costo: 20€ a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso alle collezioni permanenti; ingresso gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte.

Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio.

Sabato 5 luglio ore 17

VISITATE L’ITALIA! MARKETING E BRAND, DAL PRIMO NOVECENTO A OGGI

Palazzo Madama – Conferenza nell’ambito della mostra Visitate l’Italia!

Sala Feste

Sabato 5 luglio 2025, alle ore 17, la Sala delle Feste di Palazzo Madama a Torino ospita l’incontro “Visitate l’Italia! Marketing e brand, dal primo Novecento a oggi”, un’occasione per riflettere sull’evoluzione delle strategie comunicative nel turismo e nella cultura, partendo dai materiali esposti nella mostra “Visitate l’Italia! Promozione e pubblicità turistica 1900-1950”, visitabile fino al 25 agosto 2025.

Protagonista dell’incontro sarà il professor Romano Cappellari, docente di Marketing e Retailing all’Università degli Studi di Padova, direttore del Major in Retail Management della Luiss Business School a Milano e autore del libro “Marketing e brand activism” (Carocci editore), che verrà presentato e discusso come chiave per comprendere come i brand abbiano assunto un ruolo sempre più centrale nella società contemporanea, diventando generatori di contenuti culturali, agenti di cambiamento sociale e interpreti dei linguaggi del nostro tempo. Con lui dialogheranno Jacopo Bulgarini d’Elci, progettista culturale e direttore di Mondoserie.it, autore del video presente nella mostra torinese, che racconta attraverso immagini e riprese dell’archivio Luce 30 anni di evoluzione del turismo in Italia. E Claudio Bertorelli, fondatore di Aspro Studio, paesaggista, esperto di masterplan territoriali e autore del diario critico “Alpi per lungo”, di prossima uscita nel volume collettaneo “Viaggio nella piattaforma alpina in divenire”, scritto in presa diretta durante le tappe alpine della Mille Miglia, in luoghi protagonisti del percorso di “Visitate l’Italia!”.

L’incontro mette in dialogo due epoche: da un lato, quella pionieristica documentata nella mostra di Palazzo Madama, in cui un nuovo turismo prende forma grazie al lavoro di grandi illustratori come Marcello Dudovich, Mario Puppo e Leopoldo Metlicovitz. Dall’altro, il presente, in cui – come spiega il libro di Cappellari – le strategie dei brand globali ridefiniscono il marketing come narrazione culturale e attivismo, in una continua contaminazione tra promozione, estetica e identità. Dalla direzione creativa di Pharrell Williams per Louis Vuitton alla relazione tra Barbie e Birkenstock, dai “casi” Patagonia e Tesla all’apertura dei Dior Restaurant, il marketing contemporaneo si muove tra celebrity, protagonismo politico, estetica, metaverso e gaming, trasformando profondamente la relazione tra impresa e pubblico.

Relatori:

  • Romano Cappellari – autore del libro Marketing e brand activism, Università di Padova e Luiss Business School
  • Jacopo Bulgarini d’Elci – direttore di Mondoserie.it, curatore del video di mostra
  • Claudio Bertorelli – paesaggista, autore di “Alpi per lungo” ed esperto di progettazione territoriale

Ingresso libero fino a esaurimento posti

 

DOMENICA 6 LUGLIO

 

Domenica 6 luglio ore 16.30

VISITA ALLA COLLEZIONE PERMANENTE – GIAPPONE

MAO – Visita alla collezione Asia Orientale (Giappone, Corea) e laboratorio di arte effimera a cura di Cristina Agosta (Cooperativa Mirafiori)

Dai 14 anni in su

In Giappone il 7 luglio ricorre la festa di Tanabata, o Festa delle Stelle Innamorate, che celebra il ricongiungimento una volta l’anno, nella settima notte del settimo mese, fra la Principessa Tessitrice Orihime (Vega) e il Mandriano Hikoboshi (Altair), occasione durante la quale si esprimono i propri desideri affidandoli a strisce di carta colorata (tanzaku) da appendere ai rami dei bambù.
Ispirati da questa antica leggenda, sabato 5 e domenica 6 luglio, si propongono due pomeriggi di attività con workshop e visite guidate dedicate all’arte giapponese nelle sue molteplici manifestazioni in esposizione negli spazi del museo.

Al termine di ciascuna iniziativa di domenica 6 luglio, i visitatori saranno invitati a partecipare attivamente alla festività annotando i propri desideri su dei foglietti predisposti per l’occasione che potranno portare via al termine dell’attività.

Le sale espositive del MAO ospitano molteplici declinazioni della sensibilità artistica giapponese apprezzabile, in particolare, nella lavorazione del legno con cui sono realizzate le statue di ispirazione buddhista che trasmettono la spiritualità della tradizione scultorea giapponese, nei riflessi della foglia d’oro sulla superficie dei grandi paraventi dipinti, nei colori intensi delle xilografie ukiyo-e che ci portano in viaggio nelle cinquantatré stazioni della Tōkaidō del periodo Edo, nell’ “eco di luce” irradiato dall’interno dell’installazione Flying Kodama realizzata dall’architetto giapponese Kengo Kuma come elemento sospeso nell’androne del museo.

Il percorso guidato condurrà i visitatori in un affascinante appuntamento di approfondimento incentrato sulle tradizioni artistiche del Giappone presentate al MAO, dove recenti rotazioni conservative e nuovi contributi rinnovano l’esperienza di visita.

Visite guidate a cura di Cooperativa Sociale Mirafiori.

Prenotazione consigliata, disponibilità fino ad esaurimento posti. Informazioni e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 -17.30).

Costo: 7€ a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso alle collezioni permanenti; gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte.

Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio

Sala Feste

Sabato 5 luglio 2025, alle ore 17, la Sala delle Feste di Palazzo Madama a Torino ospita l’incontro “Visitate l’Italia! Marketing e brand, dal primo Novecento a oggi”, un’occasione per riflettere sull’evoluzione delle strategie comunicative nel turismo e nella cultura, partendo dai materiali esposti nella mostra “Visitate l’Italia! Promozione e pubblicità turistica 1900-1950”, visitabile fino al 25 agosto 2025.

Protagonista dell’incontro sarà il professor Romano Cappellari, docente di Marketing e Retailing all’Università degli Studi di Padova, direttore del Major in Retail Management della Luiss Business School a Milano e autore del libro “Marketing e brand activism” (Carocci editore), che verrà presentato e discusso come chiave per comprendere come i brand abbiano assunto un ruolo sempre più centrale nella società contemporanea, diventando generatori di contenuti culturali, agenti di cambiamento sociale e interpreti dei linguaggi del nostro tempo. Con lui dialogheranno Jacopo Bulgarini d’Elci, progettista culturale e direttore di Mondoserie.it, autore del video presente nella mostra torinese, che racconta attraverso immagini e riprese dell’archivio Luce 30 anni di evoluzione del turismo in Italia. E Claudio Bertorelli, fondatore di Aspro Studio, paesaggista, esperto di masterplan territoriali e autore del diario critico “Alpi per lungo”, di prossima uscita nel volume collettaneo “Viaggio nella piattaforma alpina in divenire”, scritto in presa diretta durante le tappe alpine della Mille Miglia, in luoghi protagonisti del percorso di “Visitate l’Italia!”.

L’incontro mette in dialogo due epoche: da un lato, quella pionieristica documentata nella mostra di Palazzo Madama, in cui un nuovo turismo prende forma grazie al lavoro di grandi illustratori come Marcello Dudovich, Mario Puppo e Leopoldo Metlicovitz. Dall’altro, il presente, in cui – come spiega il libro di Cappellari – le strategie dei brand globali ridefiniscono il marketing come narrazione culturale e attivismo, in una continua contaminazione tra promozione, estetica e identità. Dalla direzione creativa di Pharrell Williams per Louis Vuitton alla relazione tra Barbie e Birkenstock, dai “casi” Patagonia e Tesla all’apertura dei Dior Restaurant, il marketing contemporaneo si muove tra celebrity, protagonismo politico, estetica, metaverso e gaming, trasformando profondamente la relazione tra impresa e pubblico.

Relatori:

  • Romano Cappellari – autore del libro Marketing e brand activism, Università di Padova e Luiss Business School
  • Jacopo Bulgarini d’Elci – direttore di Mondoserie.it, curatore del video di mostra
  • Claudio Bertorelli – paesaggista, autore di “Alpi per lungo” ed esperto di progettazione territoriale

Ingresso libero fino a esaurimento posti

 

DOMENICA 6 LUGLIO

 

Domenica 6 luglio ore 16.30

VISITA ALLA COLLEZIONE PERMANENTE – GIAPPONE

MAO – Visita alla collezione Asia Orientale (Giappone, Corea) e laboratorio di arte effimera a cura di Cristina Agosta (Cooperativa Mirafiori)

Dai 14 anni in su

In Giappone il 7 luglio ricorre la festa di Tanabata, o Festa delle Stelle Innamorate, che celebra il ricongiungimento una volta l’anno, nella settima notte del settimo mese, fra la Principessa Tessitrice Orihime (Vega) e il Mandriano Hikoboshi (Altair), occasione durante la quale si esprimono i propri desideri affidandoli a strisce di carta colorata (tanzaku) da appendere ai rami dei bambù.
Ispirati da questa antica leggenda, sabato 5 e domenica 6 luglio, si propongono due pomeriggi di attività con workshop e visite guidate dedicate all’arte giapponese nelle sue molteplici manifestazioni in esposizione negli spazi del museo.

Al termine di ciascuna iniziativa di domenica 6 luglio, i visitatori saranno invitati a partecipare attivamente alla festività annotando i propri desideri su dei foglietti predisposti per l’occasione che potranno portare via al termine dell’attività.

Le sale espositive del MAO ospitano molteplici declinazioni della sensibilità artistica giapponese apprezzabile, in particolare, nella lavorazione del legno con cui sono realizzate le statue di ispirazione buddhista che trasmettono la spiritualità della tradizione scultorea giapponese, nei riflessi della foglia d’oro sulla superficie dei grandi paraventi dipinti, nei colori intensi delle xilografie ukiyo-e che ci portano in viaggio nelle cinquantatré stazioni della Tōkaidō del periodo Edo, nell’ “eco di luce” irradiato dall’interno dell’installazione Flying Kodama realizzata dall’architetto giapponese Kengo Kuma come elemento sospeso nell’androne del museo.

Il percorso guidato condurrà i visitatori in un affascinante appuntamento di approfondimento incentrato sulle tradizioni artistiche del Giappone presentate al MAO, dove recenti rotazioni conservative e nuovi contributi rinnovano l’esperienza di visita.

Visite guidate a cura di Cooperativa Sociale Mirafiori.

Prenotazione consigliata, disponibilità fino ad esaurimento posti. Informazioni e prenotazioni: 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 -17.30).

Costo: 7€ a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso alle collezioni permanenti; gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte.

Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio

Le sere torinesi di Gozzano: la malinconica poesia del quotidiano

Solo Gozzano è riuscito a descrivere Torino come in effetti è. Il poeta parla della sua città natale con una splendida ironia malinconica, prendendola un po’ in giro, ma con garbo e con affetto, esaltandone i caratteri sommessi, le cose quotidiane; del nostro capoluogo sottolinea l’anima altezzosa ed elegante, intellettuale e civettuola, riuscendo a far emergere i tratti che ne contraddistinguono la bellezza e l’unicità, nel presente e nei suoi aspetti “d’altri tempi” con un gusto da stampa antica.

Nel componimento “ Le golose”, Gozzano considera un semplice momento di vita quotidiana, elevandolo a situazione poetica: in questo caso Guido, grazie alla sua vena brillante e ironica, gioca a descrivere il comportamento delle “giovani signore” torinesi all’interno di Baratti, uno dei bar storici della città. Le “signore e signorine”, che subito riusciamo ad immaginarci tutte imbellettate, con tanto di cappellino e veletta, non resistono alla tentazione di assaporare un pasticcino, e, davanti alla invitante vetrina dei dolciumi, indicano con il dito affusolato al cameriere quello che hanno scelto, e poi lo “divorano” in un sol boccone.

È un momento qualsiasi, è l’esaltazione del quotidiano che cela l’essenza delle cose. Nella poesia citata l’eleganza torinese è presa alla sprovvista, colta in flagrante mentre si tramuta in semplice golosità. Ma Gozzano sfalsa i piani e costringe il lettore a seguirlo nel suo ironizzare continuo, quasi non prendendo mai niente sul serio, ma facendo riflettere sempre sulla verità di ciò che asserisce. Se con “Le golose” Guido si concentra su una specifica situazione, con la poesia “Torino”, dimostra apertamente tutto il suo amore per il luogo in cui è venuto alla luce.
Guido Gozzano nasce il 19 dicembre 1883 a Torino, in Via Bertolotti 3, vicino a Piazza Solferino. È poeta e scrittore ed il suo nome è associato al Crepuscolarismo – di cui è il massimo esponente – all’interno della corrente letteraria del Decadentismo. Inizialmente si dedica all’emulazione della poesia dannunziana, in seguito, anche per l’influenza della pascoliana predilezione per le piccole cose e l’umile realtà campestre, e soprattutto attratto da poeti stranieri come Maeterlinck e Rodenback, si avvicina alla cerchia dei poeti intimisti, poi denominati “crepuscolari”, amanti di una dizione quasi a mezza voce. Gozzano muore assai giovane, a soli trentadue anni, a causa di quello che una volta era definito “mal sottile”, ossia la tubercolosi polmonare. Per questo motivo Guido alterna alla elegante vita torinese soggiorni al mare, alla ricerca di aria più mite, (“tentare cieli più tersi”), soprattutto in Liguria, Nervi, Rapallo, San Remo, e anche in montagna. Un estremo tentativo di cura di tale malattia porta Guido a intraprendere nel 1912, tra febbraio e aprile, un viaggio in India, nella speranza che il clima di quel Paese possa migliorare la sua situazione, pur nella triste consapevolezza dell’inevitabile fine (“Viaggio per fuggire altro viaggio”): il soggiorno non migliora la sua salute, ma lo porta a scrivere molto.

Al ritorno redige su vari giornali, tra cui La Stampa di Torino, alcuni testi in prosa dedicati al viaggio recente, che verranno poi pubblicati postumi nel volume “Verso la cuna del mondo” (1917). A parte l’ampio poema in endecasillabi sciolti, le “Farfalle”, essenziali per comprendere la nuova poesia di Gozzano sono le raccolte di versi “La via del rifugio” (1907) e “I colloqui” (1911), il suo libro più importante. Questo è composto da ventiquattro componimenti in metri diversi, legati tra loro da una comune tematica e da un ritmo narrativo colloquiale, con, sullo sfondo, un giovanile desiderio di felicità e di amore e una struggente velatura romantica. Intanto il poeta scopre la presenza quotidiana della malattia (“mio cuore monello giocondo che ride pur anco nel pianto”), della incomunicabilità amorosa, della malinconia. Egli ama ormai le vite appartate, le stampe d’altri tempi, gli interni casalinghi, ma, dopo aver esaltato le patetiche suppellettili del “salotto buono” piccolo borghese di nonna Speranza con “i fiori in cornice e le scatole senza confetti, / i frutti di marmo protetti dalla campana di vetro”, non esita a definirle “buone cose di pessimo gusto”. Di contro al poeta vate dannunziano, all’attivismo, alla mitologia dei superuomini e delle donne fatali, egli oppone la banale ovvietà quotidiana, alla donna-dea oppone “cuoche”, “crestaie” (“sognò pel suo martirio attrici e principesse, / ed oggi ha per amante la cuoca diciottenne”), alla donna intellettuale contrappone una donna di campagna (“sei quasi brutta, priva di lusinga/ …e gli occhi fermi e l’iridi sincere/, azzurre d’un azzurro di stoviglia”). Si tratta di Felicita che, con la sua dimessa “faccia buona e casalinga” , gli è parsa, almeno per un momento, l’unico mezzo per riscattarsi dalla complicazione estetizzante.

Eppure non vi è adesione a questo mondo, mondo creato e nel contempo dissolto, visto in controluce con la consapevolezza che a quel rifugio di ingenuità provinciale il poeta non sa ne può aderire e, tra sorriso, affetto e vigile disposizione ironica, si atteggia a “buon sentimentale giovane romantico”, per aggiungere subito dopo: “quello che fingo d’essere e non sono”.
Oltre che per questa nuova e demistificante concezione della poesia, l’importanza di Gozzano è notevole anche sul piano formale: “egli è il primo che abbia dato scintille facendo cozzare l’aulico col prosaico” (osserva Montale), e che, con sorridente ironia, riesca a far rimare “Nietzscke” con “camicie”. Gozzano piega il linguaggio alto a toni solo apparentemente prosastici. In realtà i moduli stilistici sono estremamente raffinati. E la sua implacabile ironia non è altro che una difesa dal rischio del sentimentalismo. La consapevolezza ironica abbraccia tutto il suo mondo poetico, le sue parole, i suoi atteggiamenti, i suoi gesti.

Avviciniamoci ancor di più al letteratissimo poeta torinese disincantato e amabile, e cerchiamo di approfondire il suo contesto familiare. Guido nasce da una buona famiglia borghese.
Il Dottor Carlo Gozzano, nonno di Guido, amico di Massimo D’Azeglio, appassionato di letteratura romantica del suo tempo, presta servizio come medico nella guerra di Crimea. Carlo Gozzano, borghese benestante, possiede ampie terre nel Canavese. Il figlio di Carlo, Fausto, ingegnere, porta avanti la costruzione della ferrovia canavesana che congiunge Torino con le Valli del Canavese. Fausto si sposa due volte, dalla prima moglie ha cinque figli; dopo la morte della prima consorte, Fausto incontra nel 1877 la bella diciannovenne alladiese Diodata Mautino, che sposa e dalla quale ha altri figli, tra cui Guido. La donna ha un temperamento d’artista, ama il teatro e si diletta nella recitazione, ed è altresì la figlia del senatore Massimo, un ricco possidente terriero, proprietario della villa del Meleto, ad Agliè (la villa prediletta dal poeta).

Guido frequenta dapprima la scuola elementare dei Barnabiti, poi la «Cesare Balbo», avvalendosi anche dell’aiuto di un’insegnante privata, poiché il piccolo scolaro è tutt’altro che ligio al dovere.
Da ragazzo viene iscritto nel 1895 al Ginnasio-Liceo Classico Cavour di Torino, ma la sua svogliatezza non lo abbandona, egli viene bocciato e mandato a recuperare in un collegio di Chivasso; ritorna a studiare nella sua Torino nel 1898, poco tempo prima della morte del padre, avvenuta nel 1900 a causa di una polmonite. Le difficoltà scolastiche del futuro poeta lo costringono a cambiare scuola ancora due volte, finché nel 1903 consegue finalmente la maturità al Collegio Nazionale di Savigliano. Le vicissitudini tribolanti degli anni liceali sono ben raccontate da Guido all’amico e compagno di scuola Ettore Colla, scritti in cui si evince che il giovane è decisamente più interessato alle “monellerie” che allo studio.

Nel 1903 vengono anche pubblicati sulla rivista torinese “Il venerdì della Contessa” alcuni versi di Gozzano, di stampo decisamente dannunziano (qualche anno dopo, in un componimento del 1907 “L’altro” il poeta ringrazia Dio che – dichiara – avrebbe potuto “invece che farmi Gozzano /un po’ scimunito ma greggio / farmi gabrieldannunziano /sarebbe stato ben peggio!”). Guido si iscrive poi alla Facoltà di Legge, ma nella realtà dei fatti frequenta quasi esclusivamente i corsi di letteratura di Arturo Graf. Il Professore fa parte del circolo “Società della cultura”, la cui sede si trovava nella Galleria Nazionale di via Roma, (poi spostatosi in via Cesare Battisti); anche il giovane Gozzano entra nel gruppo. Tra i frequentatori di tale Società, nata con lo scopo di far conoscere le pubblicazioni letterarie più recenti, di presentarle in sale di lettura o durante le conferenze, vi sono il critico letterario e direttore della Galleria d’Arte Moderna Enrico Thovez, gli scrittori Massimo Bontempelli, Giovanni Cena, Francesco Pastonchi, Ernesto Ragazzoni, Carola Prosperi, il filologo Gustavo Balsamo Crivelli e i professori Zino Zini e Achille Loria; anche Pirandello vi farà qualche comparsa. Nell’immediato dopoguerra vi parteciperanno Piero Gobetti, Lionello Venturi e Felice Casorati.

Gozzano diviene il capo di una “matta brigada” di giovani, secondo quanto riportato dall’amico e giornalista Mario Bassi, formata tra gli altri dai letterati Carlo Calcaterra, Salvator Gotta, Attilio Momigliano, Carlo Vallini, Mario Dogliotti divenuto poi Padre Silvestro, benedettino a Subiaco e dal giornalista Mario Vugliano.
Va tuttavia ricordato che per Guido quel circolo è soprattutto occasione di conoscenze che gli torneranno utili per la promozione dei suoi versi, egli stesso così dice “La Cultura! quando me ne parli, sento l’odore di certe fogne squartate per i restauri”. Con il passare del tempo, matura lentamente in lui una più attenta considerazione dei valori poetici della scrittura, anche grazie (ma non solo) allo studio dei moderni poeti francesi e belgi, come Francis Jammes, Maurice Maeterlinck, Jules Laforgue, Georges Rodenbach e Sully Prudhomme.
Da ricordare è anche la tormentata vicenda amorosa (1907-1909) tra Gozzano e la nota poetessa Amalia Guglielminetti, una storia destinata alla consunzione, caratterizzata da momenti di estrema tenerezza e molti altri di pena e dolore.

Ma torniamo a Torino, la sua città natale, la amata Torino, che è sempre nei suoi pensieri: “la metà di me stesso in te rimane/ e mi ritrovo ad ogni mio ritorno”. Torino raccoglie tutti i suoi ricordi più mesti, ma è anche l’ambiente concreto ed umano al quale egli sente di appartenere. Accanto alla Torino a lui contemporanea, (“le dritte vie corrusche di rotaie”), appare nei suoi scritti una Torino dei tempi antichi, un po’ polverosa che suscita nel poeta accenti lirici carichi di nostalgia. “Non soffre. Ama quel mondo senza raggio/ di bellezza, ove cosa di trastullo/ è l’Arte. Ama quei modi e quel linguaggio/ e quell’ambiente sconsolato e brullo.” Con tali parole malinconiche Gozzano parla di Torino, e richiama alla memoria “certi salotti/ beoti assai, pettegoli, bigotti” che tuttavia sono cari al per sempre giovane scrittore. “Un po’ vecchiotta, provinciale, fresca/ tuttavia d’un tal garbo parigino”, questa è la Torino di Gozzano, e mentre lui scrive è facile immaginare il Po che scorre, i bei palazzi del Lungo Po che si specchiano nell’acqua in movimento, la Mole che svetta su un cielo che difficilmente è di un azzurro limpido.
Il poeta fa riferimento alle “sere torinesi” e descrive così il momento che lui preferisce, il tramonto, quando la città diventa una “stampa antica bavarese”, il cielo si colora e le montagne si tingono di rosso, (“Da Palazzo Madama al Valentino /ardono l’Alpi tra le nubi accese”), e pare di vederlo il “nostro” poeta, mentre si aggira per le vie affollate di dame con pellicce e cappelli eleganti, e intanto il giorno volge al termine e tutti fanno ritorno a casa.

Gozzano, da buon torinese, conosce bene la “sua” e la “nostra” Torino, di modeste dimensioni per essere una grande metropoli, e troppo caotica per chi è abituato ai paesi della cintura, un po’ barocca, un po’ liberty e un po’ moderna, stupisce sempre gli “stranieri” per i “controviali” e i modi di dire. Torino è un po’ grigia ed elegante, per le vie del centro c’è un costante vociare, ma è più un chiacchiericcio da sala da the che un brusio da centro commerciale, è piccola ma a grandezza d’uomo, Torino è una cartolina antica che prova a modernizzarsi, è un continuo “memorandum” alla grandezza che l’ha contraddistinta un tempo e che, forse, non c’è più. Di Torino è impossibile non innamorarsi ma è altrettanto difficile viverci, e, se uno proprio non se ne vuole andare, c’è solo una cosa che può fare, prestare attenzione alla sua Maschera: “Evviva i bôgianen… Sì, dici bene,/o mio savio Gianduia ridarello!/ Buona è la vita senza foga, bello/ godere di cose piccole e serene…/A l’è questiôn d’ nen piessla… Dici bene/ o mio savio Gianduia ridarello!…”

Alessia Cagnotto