CULTURA- Pagina 138

Una giornata di festa al Musli

 

Domenica 28 giugno consegna del Premio Andersen 2020, fino a domenica apertura straordinaria del Museo e allestimento di edizioni storiche e letture dedicate alle fiabe di Andersen

 

Domenica 28 giugno il MUSLI – Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia – e la Fondazione Tancredi di Barolo di Torino festeggeranno l’assegnazione del Premio Andersen 2020. Il premio, promosso dalla rivista mensile Andersen, è stato attribuito al Museo e alla Fondazione “Per rappresentare un’eccellenza nazionale nel testimoniare storia e attualità della cultura per l’infanzia: grazie a collezioni importanti e uniche di materiali scolastici, di oggetti ludici e di volumi per bambini e ragazzi e attraverso iniziative e percorsi espositivi puntuali e moderni. Per l’impegno a custodire fondamentali patrimoni del passato valorizzandone sempre il portato per la ricerca presente e la riflessione futura”.

 

La “Giornata di festa al MUSLI” si terrà nel cortile di Palazzo Barolo (Piazza Savoia 6, Torino) e si aprirà alle ore 15.15 con la consegna del Premio Andersen, accompagnata da testimonianze che ne sottolineano il significato e il valore per la Fondazione. Per la Giuria del Premio Andersen saranno presenti Carla Ida Salviati, studiosa di storia dell’editoria e letteratura per l’infanzia; Barbara Schiaffino, direttrice della rivista ANDERSEN; Anselmo Roveda, coordinatore redazionale della rivista ANDERSEN. Interverranno: Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo; Luciano Marocco, vicepresidente dell’Opera Barolo; Barbara Bruschi, Renato Grimaldi e Mariarosa Masoero, Università di Torino; Gianfranco Crupi, Sapienza Università di Roma; Massimo Missiroli, pop-up designer. Sono previsti messaggi di Pino Boero, Università di Genova – Premio Andersen, e di Armando Traverso, conduttore e autore radiotelevisivo di RAI Yoyo, RAI Radio Kids e RAI Scuola.

Saranno inoltre presenti l’Assessore alla Cultura della Città di Torino, Francesca Paola Leon, e la Dirigente dell’Area Cultura-Servizi Biblioteche, Monica Sciajno. La consegna del premio e le testimonianze potranno anche essere seguite in diretta facebook sul profilo del @MUSLI.TORINO.

 

In omaggio al grande scrittore danese, Pompeo Vagliani e Luciana Pasino ricorderanno la storia editoriale delle fiabe di Andersen in Italia. L’incontro si concluderà all’insegna della “musica bambina”, con l’intervento del trio del gruppo Lastanzadigreta con strumenti musicali e suoni insoliti. Questi ultimi interventi saranno replicati alle 16.30 e alle 17.30.

 

Continua intanto, fino a domenica 28 giugno, la settimana di apertura straordinaria del MUSLI con un allestimento di edizioni storiche e letture dedicate alle fiabe di Andersen. La rassegna bibliografica di edizioni italiane ottocentesche, a cui la Fondazione ha già dedicato una mostra nel 2005 in occasione del bicentenario della nascita dell’autore, è stata allestita nella sala del Museo dedicata alla Tipografia Editrice Eredi Botta, che nel 1873 stampò proprio a Palazzo Barolo una rarissima edizione di alcune sue fiabe. Ogni visita guidata si concluderà con la lettura di alcune fiabe di Andersen.

Ciclo di spettacoli musicali e letterari al Centro Congressi dell’Unione Industriale

La crisi economica che ha colpito il mondo intero ha danneggiato numerosi settori della nostra economia, alcuni più drasticamente di altri. Tra quest’ultimi la Meeting Industry che, per la natura del suo operato, si è trovata a dover sospendere i propri eventi e convegni fin dai primi momenti dell’emergenza e ad oggi deve rispondere a difficili e limitanti protocolli di sicurezza.

Il Centro Congressi Unione Industriale Torino – nel periodo di lockdown – non si è mai fermato e ha voluto, fin da subito, trovare soluzioni alternative che potessero fornire un’immediata e positiva risposta alle tante incertezze del momento: dalla creazione del progetto digitale “Una lettura d’Unione”, fino alla proposta di una interessante conferenza in formato webinar organizzata con il prof. Marco Magnani.

Nuove proposte sono in fase di elaborazione e, tra queste,  un nuovo ciclo di eventi dal titolo “Uno spettacolo d’estate” – in collaborazione con i partner istituzionali Reale Mutua Assicurazioni e Lavazza che da sempre sostengono le nostre iniziative culturali – con l’obiettivo di accogliere nuovamente il proprio affezionato pubblico nella moderna Sala Agnelli, ristrutturata e fornita di un ampio palco che potrà ospitare anche esibizioni musicali, letterarie e corali.

“In attesa di riprendere i congressi non appena le disposizioni governative lo permetteranno – dichiara Giancarlo Bonzo, Amministratore Delegato del Centro Congressi Unione Industriale Torino – abbiamo deciso di riprendere le iniziative culturali con la presenza del pubblico in sala. L’ideazione e la nascita di questo nuovo progetto – prosegue Giancarlo Bonzo – presuppone un significato profondo per tutti noi, in particolare per la popolazione torinese che, nonostante le incertezze e le paure, avrà nuovamente un luogo dove potersi incontrare in un clima tranquillo e fiducioso”.

Le prescrizioni del protocollo di sicurezza saranno minuziosamente rispettate, a partire dal distanziamento sociale dentro e fuori la sala, fino alla misurazione della temperatura corporea all’ingresso e all’utilizzo obbligatorio della mascherina.
Gli incontri saranno organizzati in un primo gruppo di quattro eventi, ogni mercoledì alle ore 18.00 a partire da mercoledì 1 luglio 2020 per concludersi mercoledì 22 luglio 2020.

Il primo evento, mercoledì 1 luglio alle ore 18.00, ospiterà Gregorio Fracchia, giovanissimo e talentoso musicista che alternerà letture del suo libro con virtuosismo alla chitarra. Classe 1996, suona la chitarra da quando ha 6 anni e quest’anno ha vinto il premio “Golden Classical Music Awards” di New York. Diplomato con lode al Conservatorio di Torino, si esibisce regolarmente in festival di musica in Italia e all’estero (in particolare in Spagna), è stato chiamato più volte su Radio Vaticana e Radio 24. A dialogare con l’esordiente autore, Enrica Melossi – consulente editoriale e già docente di Economia dei Beni Culturali alla Scuola di Specializzazione della Statale di Milano – su un noir a sfondo musicale, “L’altro suono dell’ombra”, edito da Mondadori Electa. Il romanzo si svolge dietro le quinte della colta e discreta società torinese, tra le mura ovattate del Conservatorio e i salotti ben frequentati. È lì che ha origine la complicata storia della pubblicazione di uno spartito inedito, che dà l’avvio all’intera vicenda criminale, quando un anonimo docente di Conservatorio muore di morte violenta. L’indagine condotta da un’avvenente Pubblico Ministero e da Andrés Segovia, il celebre chitarrista, arriva a smascherare gli oscuri traffici di un gruppo di affaristi che usano una fondazione di studi scientifici come copertura per i loro loschi maneggi. …Ma le sorprese non sono finite e un’esibizione dal vivo dello stesso autore-chitarrista accompagnerà il pubblico in un viaggio inedito in compagnia dell’inseparabile chitarra classica di Gregorio.

A seguire – mercoledì 8 luglio 2020, alle ore 18.00 – Elena D’Ambrogio Navone, a colloquio con lo storico Gianni Oliva, presenterà “Le notti di Kos”, pubblicato da Cairo Editore, romanzo di storie al femminile di una famiglia nel dopoguerra, sullo sfondo di paesaggi italiani e greci. La storia racconta di Igea, che non ha ancora diciotto anni quando nel 1945, fra gli sconvolgimenti che segnano la fine della seconda guerra mondiale, viene trascinata lontano dalla sua terra, fino a un campo di concentramento in Italia. Lei, figlia di un italiano e di una greca, sposata contro la sua volontà a un italiano, nella drammatica nuova situazione vive nel ricordo di un tempo più bello e sereno; quello trascorso nella sua isola, Kos, con Miliò, la nonna, nata su una barca in una notte di tempesta. È Miliò ad aver tramandato alla nipote la sua cultura isolana, legata alla natura. Un alone di magia circonda la sua particolare sensibilità: aiutare il prossimo è il suo dono.

La forza di queste radici si rivelerà essenziale per Igea, anche dopo la fine del conflitto. Dopo anni di matrimonio accanto a un marito assente, infatti, arriverà il grande amore, il sentimento travolgente capace di farla diventare donna. Ma la relazione che per lei cambia ogni cosa per lui è solo un’avventura… E tante saranno ancora le vicissitudini prima che il destino si riveli, finalmente, benevolo. Tornata sulla riva del mare, Igea potrà rinascere nella sua vera essenza.
L’incontro, moderato da Guido Barosio, sarà accompagnato da intermezzi musicali con l’obiettivo di rendere suggestivo e partecipato il racconto e le letture dei brani del libro.

Il terzo appuntamento, mercoledì 15 luglio 2020, ore 18.00, ospita l’autore Luca Bianchini che, in clima di spettacolo, presenterà “Baci da Polignano”, il nuovo e attesissimo sequel di Io che amo solo te con i personaggi tanto amati come Ninella e don Mimì. Ora li ritroviamo alcuni anni dopo e anche se il tempo passa per don Mimì, Ninella resta sempre la donna della sua vita, nonostante il destino li abbia separati più volte. La situazione però cambia all’improvviso quando Matilde, la moglie di don Mimì, perde la testa per Pasqualino, il tuttofare di famiglia. Per don Mimì questa è l’occasione per andare a vivere da solo e ritrovare Ninella, che però da qualche tempo ha accettato la corte di un architetto milanese. Riprendono così le schermaglie amorose tra i due e intorno a loro ci sono sempre gli altri irresistibili personaggi: Chiara e Damiano e la loro figlia che li comanda a bacchetta; Orlando e la sua “finta” fidanzata Daniela; Nancy e il sogno di diventare la prima influencer di Polignano; la zia Dora, corre dal “suo” Veneto per riscattare l’eredità contesa di un trullo. Tra dubbi, fughe al supermercato, tuffi all’alba e malintesi prosegue la storia di tutti loro, e soprattutto quella di Ninella e don Mimì, sotto il cielo di Polignano con la sua magica luce.
Per rispettare il fil rouge che unisce e accomuna tutto il ciclo, il pubblico in sala sarà sorpreso e allietato da uno spettacolo che accompagnerà la presentazione.

Mercoledì 22 luglio 2020, ore 18.00, l’ultimo incontro sarà dedicato alla presentazione di “fffortissimo”, libro di Alberto Sinigaglia e finalista del Premio Estense 2020, edito da Edizioni Accademia Perosi, considerato un fiore all’occhiello della Fondazione omonima.
Tre f sul pentagramma indicano “fortissimo”, eseguire con il massimo sforzo i quattro “elementi” vitali: testa, cuore, muscoli, polmoni. Vissute al massimo sono le vite dei compositori Malipiero, Petrassi, Boulez, Berio, Nono, Stockausen, Penderecki, Bussotti, Corghi, Henze, Rihm, Kurtag, Donatoni. Dei direttori Claudio Abbado, Riccardo Muti, Giuseppe Sinopoli, dei maestri Bernstein, Giulini e Gavazzeni dai quali hanno afferrato il testimone, dei loro colleghi Mehta, Maazel, Ozawa, Prêtre.

Di solisti come Rostropovič, Ughi e Brunello, di registi come Zeffirelli e Ronconi, di scenografi come Emanuele Luzzati. Di artisti della musica popolari come Paolo Conte, Stefano Bollani, Ludovico Einaudi, Nicola Piovani. Interrogati in profondità, rivelano atmosfere, cultura, idee d’una stagione tra le più intense e innovative nella storia della musica.
Uno spettacolo musicale, totalmente a cura della Fondazione Accademia Perosi, accompagnerà la presentazione del libro, per far immergere il pubblico nel senso più profondo del suono e della sua musicalità.

La cultura torinese riparte con cinema, musica e design

Circolo del Design meets Seeyousound

Quattro appuntamenti crossmediali con performance dal vivo presso il Circolo del Design, realizzati insieme a Seeyousound, con le sonorizzazioni live di Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-TO e con la collaborazione del musicteller Federico Sacchi

 

Cinema, musica e design si incontrano per Welcome to the post-analog condition* / Circolo del Design meets Seeyousound, un ciclo di quattro appuntamenti dal vivo che si svolgono a partire dal 2 luglio 2020, grazie al lavoro congiunto tra Circolo del Design, punto di riferimento per la cultura del progetto a Torino, e Seeyousound, il festival internazionale di cinema a tematica musicale. Con questa iniziativa, la prima live da febbraio, le due realtà culturali, in collaborazione con i performer sonori Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-TO e il musicteller Federico Sacchi, intendono dare nuova linfa alla cultura torinese, duramente colpita dai mesi di lockdown.

 

Quattro temi per quattro episodi autoconclusivi che alternano reading, cortometraggi, musictelling e sonorizzazioni live e che partono proprio dall’analisi e dalle riflessioni prodotte nel corso dei mesi di pandemia: da un lato, quindi, prendono vita i testi che compongono Welcome to the post-analog condition*, l’archivio multimediale attraverso cui il Circolo del Design di Torino ha coinvolto protagonisti del mondo dell’architettura, del design e del progetto italiani, offrendo spunti per rispondere ai grandi interrogativi che riguardano il futuro della nostra società rispetto alle conseguenze della pandemia. Dall’altro, invece, rivivono in una nuova chiave i cortometraggi di Seeyousound e le sonorizzazioni finaliste del contest Frequencies che, in questa occasione, vengono ricontestualizzati e ricombinati – alcuni in anteprima – dopo la cancellazione del festival lo scorso febbraio. A completare la performance dal vivo anche le sonorizzazione live create ad hoc per l’occasione da Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-TO, che ripercorrono il cinema d’Avanguardia degli anni Venti e Trenta con scene tratte dai capolavori sperimentali di Luis Buñuel, Man Ray, Marcel Duchamp e altri, alternando musica elettronica a immagini. A unire testi e video e a comporre la narrazione della serata interviene, poi, il musictelling di Federico Sacchi, autore e regista de “Le Esperienze d’ascolto”, veri e propri documentari dal vivo che fondono storytelling, musica, teatro e video, che negli anni ha collaborato con Teatro Stabile Torino, MonfortinJazz Festival, Lovers Film Festival, Seeyousound, Salone del Libro, Circolo dei Lettori.

 

Obiettivo della kermesse diventa portare in presenza le considerazioni condotte durante il lockdown attraverso un filo comune, fornendo nuovi stimoli alla sperimentazione culturale torinese. Ogni serata prende il nome da una delle quattro sezioni di Welcome to the post-analog condition* e ne richiama le tematiche sociali, culturali, progettuali attraverso una riflessione condivisa e linguaggi appartenenti a contesti diversi: Ex Crisis racconta come l’ingegno possa trasformare la crisi in risorsa e come un momento che innesca un ribaltamento possa portare con sé considerazioni inaspettate; Idealia riguarda il percorso condiviso che attraversano la cultura del fare e il pensiero creativo per esplorare ciò che non è ancora stato sperimentato e che può contribuire a migliorare il mondo a qualsiasi scala; C Generation porta il focus sulle trasformazioni, le opportunità e le nuove forme di socialità, indagando il modo in cui le comunità di oggi possono guardare a quelle di domani, il cui futuro è segnato dalle decisioni del presente; Land of Homes si concentra, invece, sulle case e sulle città, la cui forma rimane la stessa, nonostante sia cambiato radicalmente il modo in cui le viviamo, e su come siano necessari nuovi modi di stare insieme, nuove costruzioni e nuovi spazi.

 

«Nei mesi di lockdown abbiamo avuto modo di riflettere sul periodo storico che stavamo vivendo. Così è nato l’archivio Welcome to the post-analog condition*, un luogo di ricerca e di confronto aperto ai professionisti del mondo del progetto, come designer, architetti, critici, curatori – spiega Sara Fortunati, Direttore del Circolo del Design di Torino –. È proprio da questa esperienza che siamo ripartiti per far fruire nuovamente momenti di cultura dal vivo, offrendo il nostro contributo alla ripartenza della cultura torinese attraverso un dialogo tra diverse discipline. Con Seeyousound, con cui abbiamo da subito condiviso il desiderio di ripartire, abbiamo lavorato su nuovi modelli e nuovi linguaggi, fondendo mondo della musica, del progetto, del cinema e creando un filo conduttore per unire le riflessioni prodotte da ciascuno di noi durante il lockdown. Al progetto hanno poi portato il loro valore anche Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-To, e Federico Sacchi. Ne è nato così questo ciclo di quattro appuntamenti che consideriamo, al contempo, un laboratorio culturale sperimentale per la Città e la piena concretizzazione del nostro desiderio di ripartire con entusiasmo per ridare voce al mondo del progetto e della cultura».

 

«I momenti più difficili possono anche trasformarsi in grandi opportunità: così è stato questa volta, grazie alla mano che da subito, a poche ore dalla sospensione improvvisa di Seeyousound 2020, il Circolo del Design ci ha teso – racconta Carlo Griseri, Direttore di Seeyousound –. Lunghe settimane di riflessioni e programmi che inevitabilmente mutano seguendo il corso degli eventi, fino ad ora. Saranno quattro serate in cui i contenuti di Seeyousound acquisiranno un nuovo valore: i cortometraggi proposti sono tutti inediti dal programma interrotto del nostro festival, scelti dal curatore di sezione Matteo Pennacchia per aderire ai temi della rassegna e salutare con orgoglio l’inizio di questa nuova collaborazione».

 

GIOVEDì 2 LUGLIO 2020
La prima serata, Ex-Crisis. Oltre il punto di rottura, va in scena giovedì 2 luglio 2020 con una prima replica alle 19 e una seconda alle 21 e si apre con il racconto di quattro contributi presenti nell’archivio Welcome to the post-analog condition*: Progetto n° 0: Il Fuoco a cura del designer Francesco Faccin, Ettore Sottsass, Metafore, 1972-1979 a cura dello studio Sovrappensiero, Galina Balashova, interni del modulo orbitale Soyuz 19, 1973 a cura di Studio Gisto, I progetti di Ilmari Tapiovaara negli anni ‘40 in Finlandia a cura dello studio Dossofiorito. Seguono poi la proiezione del corto Krzyzoki, che affronta i temi della natura e del tempo sottratto agli usi della contemporaneità, e la sonorizzazione live Avanguardie composta da Riccardo Mazza su scene tratte da capolavori cinematografici sperimentali degli anni Venti e Trenta, scelte e rielaborate da Laura Pol in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino.

 

GIOVEDì 9 LUGLIO 2020
Il 9 luglio è poi la volta di Idealia. Progettare l’immateriale con il reading di Mario Bellini, Kar-a-sutra, Cassina, 1972 a cura di Maddalena Casadei e di Vito Acconci, Face of the Earth, 1985 a cura di PIM studio dell’archivio Welcome to the post-analog condition*, accompagnato dal secondo capitolo di Avanguardie e dal cortometraggio Mon Juke-Box, che pone il focus sul ruolo del designer contemporaneo, partendo dall’iconico ed evocativo juke-box, uno dei pochi oggetti di design nel mondo musicale.

 

GIOVEDì 16 LUGLIO 2020
La terza serata è dedicata a C Generation. Le comunità del futuro che si apre con la lettura di L’educazione prima di tutto! a cura di Piovenefabi e di Ettore Sottsass Jr. e Franco Raggi, Scarpe Vincolanti, 1975 a cura di Odo Fioravanti dell’archivio Welcome to the post-analog condition*, seguito dal corto Listen to me sing, che esplora la nuova dimensione che si troveranno ad affrontare i bambini delle future generazioni, sfidando se stessi e senza sperare troppo nell’aiuto dei più anziani. A completare la serata anche le performance dei finalisti del contest Frequencies, la call lanciata da Seeyousound per compositori under 35 dedicata alla sonorizzazione contemporanea di film muti.

 

GIOVEDì 23 LUGLIO 2020
A chiudere il ciclo di eventi è l’appuntamento con Land of Homes. Nuovi significati per gli spazi che vede le reading di Il conversation pit a cura di False Mirror Office e di Jaime Lerner, città di Curitiba, Brasile a cura di Orizzontale dell’archivio Welcome to the post-analog condition* e la proiezione del corto Quarantine, basato sulla sovversione della concezione canonica dello spazio domestico e il conflitto tra interno ed estero. La serata è poi accompagnata dall’ultimo capitolo di Avanguardie.

Al fine di garantire una fruizione dello spettacolo in sicurezza, sono stati organizzati due turni differenti per ogni serata, così da poter consentire al maggior numero possibile di persone di poter partecipare, il primo con inizio alle ore 19 e il secondo con inizio alle ore 21.

 

(foto Vincenzo Solano)

L’atto di nascita del Club alpino Italiano

Il 23 ottobre 1863, all’una del pomeriggio di un venerdì d’autunno, le sale del castello torinese del Valentino ospitarono un evento importante: la costituzione del Club Alpino Italiano.

Denominato in via del tutto provvisoria “Club alpino di Torino”, il sodalizio esisteva simbolicamente già dalla precedente estate quando, il 12 agosto, avvenne la prima ascensione italiana del Monviso. L’idea di fondare l’associazione degli alpinisti italiani venne a Quintino Sella, ministro delle Finanze dell’allora Regno d’Italia, che partecipò alla scalata insieme ad altri appassionati della montagna. A comporre il primo elenco di aderenti furono in poco meno di duecento e primo presidente venne eletto il barone Ferdinando Perrone di San Martino. In una lettera di Quintino Sella, conservata tra i documenti fondativi del CAI, veniva precisata la cifra identitaria del Club, a partire dallo scopo di far conoscere le montagne e di agevolare salite e ricerche storiche e scientifiche. Torino, “culla del Club alpino” ne ho ospitò anche la prima sede, poi trasferita a Milano nel secondo dopoguerra. Nel 1938 il fascismo impose un temporaneo e “autarchico” cambio di denominazione, lasciando l’acronimo trasformato in Centro alpinistico italiano. A Torino sul Monte dei Cappuccini, dal quale si gode una splendida vista sulla città e sulle Alpi, vi è ancora oggi la sede sociale, accanto alla Biblioteca nazionale del CAI e al Museo nazionale della montagna. Diviso in circa oltre 500 sezioni, sparse in tutte Italia con più di 320 mila iscritti, il CAI svolge un ruolo prezioso in tutti i vari aspetti che riguardano l’ambiente montano,la memoria storica,le attività di prevenzione e soccorso nelle “terre alte”.

Marco Travaglini

La Venezia di Cipriani e Brugnaro

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Tra i tanti Sindaci che sono stati e sono inesistenti o controproducenti o fanno i grilli parlanti (Appendino, Raggi, Sala,De Magistris, Orlando-Cascio) di fronte alla ripresa dopo il superamento temporaneo della pandemia, c’è un solo Sindaco che si è speso per il rilancio appassionato della sua città. E’ Luigi Brugnaro, veneziano che ama la sua città ed è consapevole di cosa significhi quella che con Thomas Mann potremmo definire “Morte a Venezia“,  plasticamente rappresentata nel grande film di Visconti.

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Solo chi ha letto Mann ed ha visto Visconti può immaginare cosa è stata Venezia per tre mesi. Mentre altri Sindaci come Sala si sono mossi goffamente durante la pandemia e anche in maniera sconsiderata, proponendo di riaprire la città, salvo poi decidere di chiudere tutto, mentre altri Sindaci come Appendino sono stati palesemente inerti o hanno consentito con grave superficialità e imprudenza assembramenti per le Frecce tricolori, Brugnaro ha seguito le indicazioni di Zaia che si è rivelato il miglior Presidente di Regione, come mi conferma Arrigo Cipriani, patron dello storico Harry’s Bar, che si è battuto a fianco del Sindaco come un vero leone di Venezia,  per rilanciare la città del turismo per eccellenza.
Siamo in tanti ad avere il desiderio  di tornare a Venezia, città unica, dal fascino straordinario in tutte le stagioni. Apollinaire la definiva “ventre caldo d’Europa“ per la sensualità di certi angoli che esprimono la gioia di vivere, il piacere del sesso e dell’amore che può cogliere  solo chi è stato a Venezia, innamorato con una donna innamorata al suo fianco. Ma anche la piazza San Marco con “Florian” e i suoi concerti un po’ decaduti, anche il ponte di Rialto, l’Accademia, la Giudecca, Torcello, Murano sono luoghi del cuore dove si deve tornare. Stando in quei posti, come scrisse Valdo Fusi per la  piazza Carignano di Torino, si sente il dispiacere che si dovrà morire e può venirci il magone. Ma è anche la Venezia delle sue trattorie da “Altanella” al” Bacareto”, dalla “Corte sconta” all”’Antica Mola”, per non dire del gran ristorante del Monaco Gran Canal davanti alla punta della Dogana con la grande palla d‘oro. Cipriani è il nuovo Marco Polo della venezianità nel mondo. Da decine d’anni.  L’accoppiata del Sindaco e di Cipriani è vincente. Oggi Cipriani non parla più come nei mesi scorsi, ma sta lavorando sodo. Ha riaperto il suo locale, malgrado le difficoltà, il segno di un’imprenditoria che sa rischiare. Non attende aiuti che invece dovrebbero arrivare e non arrivano perché mi il Governo ha trascurato il turismo, in modo irresponsabile affidato ad un ministro politicamente inadeguato come Franceschini che non riuscì a diventare neppure segretario del Pd. Il turismo è stato abbandonato al suo destino, ma Brugnaro e Cipriani non si arrendono. Il Sindaco ha promosso tanti eventi, pur nel distanziamento. E’ forse l’unico Sindaco capace di assumersi responsabilità.  Altri cincischiano e alla fine di giugno hanno solo deciso di annullare i grandi eventi, senza programmare tanti micro eventi compatibili con la sicurezza. Se il Sindaco- filosofo Cacciari era apparso un buon Sindaco , Brugnaro lo ha superato. Il Sindaco – imprenditore, apparentemente lontano dalla grande Venezia della cultura, è quello che segnerà la rinascita della città di San Marco.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com

Riapre il rivellino degli invalidi della Cittadella

Dal 28 giugno e tutte le prossime domeniche nel periodo orario 15-19 e 21-23

Domenica 28 giugno, riapre di nuovo alle visite, come avanguardia per l’apertura del museo Pietro Micca, l’Area Archeologica del Rivellino degli Invalidi della Cittadella, l’ultimo dei siti scoperti del prezioso patrimonio sotterraneo di Torino, che rende la città speciale in ambito europeo.

Il Rivellino degli invalidi rappresenta il primo recupero in assoluto di un settore delle opere fortificate “di superficie” della Cittadella di Torino dai tempi della sua demolizione, iniziata dalla seconda metà del XIX secolo.

Riemersi nel corso degli scavi del parcheggio iniziati nel 2015, i resti delle fortificazioni costituiscono parti significative delle opere difensive della cittadella appartenenti al fronte sud compreso fra i bastioni “Il Duca” e “S. Lazzaro”, dove a inizio nel 1639 iniziò la costruzione di una ulteriore opera di difesa a pianta triangolare composta da un terrapieno rivestito da solide muraglie a scarpa dotate di parapetto lungo le due facce rivolte verso il nemico e un muro sul lato rivolto verso la cinta principale della Cittadella da cui era separato da un ampio fossato. Queste difese, che furono contemporaneamente costruite anche tra gli altri bastioni, si chiamavano in termine tecnico Rivellini e quello ritrovato, unico esempio rimasto, è il Rivellino detto “degli Invalidi” perché durante l’assedio non venne interessato agli attacchi diretti e vi furono pertanto destinati in prevalenza i soldati con rminori capacità operative.

Si accede all’Area archeologica attraverso un ingresso autonomo all’altezza del nr 14 di corso Galileo Ferraris, che porta a circa 6 metri sotto il livello stradale dove è visibile un buon tratto del fossato e del fronte di gola del Rivellino rivolto verso la Cittadella e anche l’unico segmento ritrovato delle mura del primo ampliamento urbanistico della Città, risalente al 1619, che costituisce la struttura muraria più antica fra quelle rinvenute, fino ad oggi l’unica testimonianza visibile delle difese della prima espansione della Città, che attraverso la via Nuova (oggi via Roma) e la piazza Reale (oggi San Carlo) univa piazza Castello con la Porta Nuova, l’attuale stazione, che dava accesso al nascente borgo di San Salvario e alla residenza sabauda estiva del Castello del Valentino.  L’ampliamento della città e le relative mura furono iniziati da Ercole Negro di Sanfront proprio nel 1619 e terminate da Carlo di Castellamonte negli anni ‘30 del XVII secolo.

Attraverso un ponticello si entra poi nei resti della polveriera delle mine, salvaguardata solo in parte e unica trovata tra quelle dell’epoca e pertanto testimonianza unica di tali infrastrutture operative e di servizio; dalla polveriera si accede poi nella galleria di collegamento tra la polveriera e la cittadella che passava al di sotto del fossato, entrambe risalenti agli anni ‘80 del XVII secolo. Quest’ultima, analoga alla cinquecentesca comunicazione del Pastiss, messa in luce nel 2001, e alla settecentesca “Grand Galerie”, parte delle contromine della Mezzaluna del Soccorso, recuperata nel 1958 e accessibile dal Museo Pietro Micca, è la prima grande galleria di comunicazione fino ad oggi recuperata databile a questo periodo. Un tratto del fossato principale della Cittadella e le adiacenti rampe di accesso al terrapieno del rivellino, conservate in buona parte, concludono la visita delle strutture principali.

Guida il visitatore a scoprire il complesso sistema difensivo e i resti delle opere eccezionalmente rinvenute e preservate un dettagliato apparato illustrativo consistente in 17 grandi pannelli didattici disposti lungo le pareti dell’area archeologica,

Quest’anno, il patrimonio sotterraneo di Torino facente capo alle gallerie di Pietro Micca, della Fortezza del Pastiss e del Rivellino degli Invalidi è inserito nei “LUOGHI DEL CUORE” del FAI Italia, per i quali è in corso la votazione fino al 15 dicembre.

 

La gestione delle visite è affidata alla Associazione Amici del Museo Civico Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706 che ha aperto alle visite, secondo le previste norme di sicurezza del Covid, già il 24 giugno e proseguirà in

tutte le prossime domeniche nel periodo orario 15-19 e  21-23

con visite continuative secondo l’orario di arrivo.

 

Per assicurare una visita piacevole nella massima sicurezza l’accesso è organizzato nel rispetto di semplici norme di comportamento (distanza interpersonale, uso della mascherina per tutta la permanenza nel sito, misurazione iniziale della temperatura, disponibilità di erogatori di gel igienizzate all’ingresso e durante il percorso, pulizia frequente dei mancorrenti delle scale).

 

Non è prevista la prenotazione e le visite sono gratuite.

Il sito non è abilitato per disabili motori.

 

Per visite in altri momenti, è possibile solo a prenotazione, nell’intesa che la visita sarà organizzata quando si raggiunge un gruppo/numero adeguato di visitatori.

 

Per il museo Pietro Micca e per la Fortezza del Pastiss, sono in corso le procedure per garantire il prima possibili le visite in completa sicurezza. Ci scusiamo dell’a attuale impossibilità alle visite.

 

Informazioni e prenotazioni c/o Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706:

 

Per contatti e informazioni particolari:

gen. Franco Cravarezza, direttore@museopietromicca.it

Alla “Venaria Reale” l’arazzo ispirato all’opera di Raffaello Sanzio

“Madonna del Divino Amore, 1523-1538”, restaurato dal Centro Conservazione e Restauro della Reggia. Fino al 6 settembre

L’evento rientra nelle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520). E’, infatti, in questo importante e ricco solco commemorativo, che ritorna alla Reggia de “La Venaria Reale”, dopo l’accurato lavoro di restauro compiuto dal Centro Conservazione e Restauro della stessaresidenza sabauda e dopo essere stata esposta nei mesi scorsi (fino alla chiusura imposta dall’emergenza sanitaria) al “Museo della Ceramica” di Mondovì, la “Madonna del Divino Amore o della Benedizione”: 307 x 202 cm., si tratta di un prezioso arazzo realizzato ad inizio Cinquecento dalla raffinata Manifattura di Bruxelles, su cartone di Lambert Lombard (artista belga fra i più dotati del Rinascimento nord europeo), da un’opera di Raffaello e proveniente dal Museo Pontificio “Santa Casa” di Loreto. L’arazzo, esposto fino al prossimo 6 settembre nella sacrestia della Cappella di Sant’Uberto a “La Venaria”, sarà visibile gratuitamente nel percorso di visita della Reggia etraduce, con filati preziosi, una delle immagini più note della produzione pittorica dell’Urbinate, olio su tavola databile verso il 1516 che ebbe grande fortuna critica, soprattutto nel XIX secolo, quando venne denominataper l’appunto “Madonna del Divino Amore”. Per la storia, il dipinto raffaelliano che vede raffigurati laMadonna con Bambino, Sant’Anna e San Giovannino, è identificato con quello citato dal Vasari per Lionello Pio da Carpi, in seguito acquistato da Alessandro Farnese il Giovane nel 1564 ed oggi conservato per l’ appunto nella Collezione Farnese del Museo di Capodimonte aNapoli. L’opera, ad esso ispirata e presentata alla Reggia, era parte di una serie tessuta su modello raffaellesco narrante episodi della vita della Vergine, commissionata dal potente Vescovo di Liegi Érard de la Marck. Nel XVII secolo divenne proprietà di Papa Alessandro VIII Ottoboni e nel 1723 il nipote, il Cardinale Pietro Ottoboni, ne fece dono al Santuario di Loreto. L’odierno allestimento dell’arazzo è l’ultima tappa di un progetto nato dalla collaborazione tra la Fondazione CRC e il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, nell’ambito di un programma pluriennale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e che ha come concept quello di portare un’opera importante nei laboratori del Centro per un intervento di studio, analisi e conservazione, i cui risultati possano essere espressi in un’esposizione pubblica. Così, dopo i progetti che hanno riguardato opere di Manet e Kandinskij, con Mostre nel 2017 e 2018 presso il Museo della Ceramica di Mondovì, consueto partner dell’iniziativa, l’operazione 2019- 2020 è stata dedicata appunto alle celebrazioni del Cinquecentenario della morte di Raffaello. Il progetto– sottolinea Stefano Trucco, presidente del Centro Conservazione e Restauro – ci ha permesso fra l’altro di continuare la collaborazione con il Museo Pontificio di Loreto, iniziata anni fa con interventi su altri arazzi delle serie raffaellesche lì conservate. Abbiamo voluto che quest’anno ci fosse anche una valorizzazione del nostro lavoro non solo sul territorio cuneese per il quale il progetto con la Fondazione CRC è nato, ma anche nella Reggia di Venaria. L’esposizione nella Sacrestiadella Cappella di Sant’Uberto è un’ambientazione perfetta che ricrea il senso e lo scopo per il quale l’opera era stata creata, per la devozione privata di un grandissimo collezionista del Cinquecento”.

Gianni Milani

“Madonna del Divino Amore”

Reggia “La Venaria Reale” – Cappella di Sant’Uberto, piazza della Repubblica 4 Venaria Reale (To); tel. 011/4492333 o www.lavenaria.it

Fino al 6 settembre

Orari: mart. – ven. 14,30/18,30 ; sab. – dom. e festivi 10,30/18,30

Riaprono in sicurezza castelli e dimore storiche

Sono molteplici i castelli e le dimore storiche presenti sul territorio della provincia di Torino. Luoghi spesso poco conosciuti che conservano un fascino antico, legato a storie, intrighi e passioni e oggi più che mai adatti alla ripartenza. In base alle tendenze attuali, infatti, domina il turismo di prossimità privilegiando gli spostamenti con mezzi propri e scegliendo formule di intrattenimento nel tempo libero all’aria aperta, in luoghi non affollati e spazi incontaminati.

DA DOMENICA 28 GIUGNO VISITE NELLE DIMORE NOBILIARI DEL CANAVESE, PINEROLESE, COLLINA TORINESE E VALSUSA

Al via quindi l’VIII edizione dell’iniziativa “Castelli e dimore in provincia di Torino” realizzata dall’ATL Turismo Torino e Provincia con l’obiettivo di promuovere il patrimonio storico-culturale rappresentato dai castelli e dimore storiche del territorio della Città Metropolitana di Torino con la collaborazione dei proprietari dei castelli, dei Comuni coinvolti e, per il Pinerolese, dell’Associazione Dimore Storiche Italiane.

Si parte DOMENICA 28 GIUGNO – nel rispetto delle misure previste dal Decreto del Presidente della Giunta Regionale relativo alle riaperture del Piemonte – e si prosegue DOMENICA 26 LUGLIO, DOMENICA 30 AGOSTO, DOMENICA 27 SETTEMBRE.

I castelli e le dimore storiche coinvolte sono:

CANAVESE
Castello e Parco di Masino
Palazzo D’Oria a Ciriè
Castello di Foglizzo
Castello dei Conti Frola di Montanaro

PINEROLESE
Castello di Osasco
Castello di Piobesi
Casa Lajolo a Piossasco
Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo
Palazzotto Juva a Volvera

COLLINA TORINESE
Giardino delle Erbe Aromatiche di Casa Zuccala a Marentino
Castello di Pralormo

VALLE DI SUSA
Torre e Ricetto di San Mauro di Almese
Castello e Borgo Medievale di Avigliana
Castello Contessa Adelaide di Susa

Per visitare i castelli e le dimore storiche è obbligatorio l’uso della mascherina, tenere comportamenti corretti sul piano dell’igiene (la dimora ospitante mette a disposizione idonei mezzi detergenti all’ingresso oppure presso i servizi igienici) e osservare le distanze interpersonali di almeno 1 metro, in particolare negli spazi chiusi.
La prenotazione è obbligatoria via telefono o via mail ai recapiti indicati sulle pagine web e social dei singoli aderenti al fine di garantire piccoli gruppi di visita contingentati a cadenza oraria.
Sarà responsabilità del castello e della dimora storica organizzare l’ingresso contingentato, prevedere un percorso monodirezionale, contrastare il rischio di prossimità tra persone, impedire l’aggregazione negli spazi all’aperto nel rispetto della normativa vigente.
L’ingresso ad alcune dimore storiche è a pagamento, è previsto il biglietto ridotto per i possessori di Torino+Piemonte Card.
Per ulteriori dettagli su tutte le aperture ed iniziative delle singole dimore e sulle modalità di accesso consultare:
https://www.turismotorino.org/it/castelli-e-dimore-storiche-2020 https://www.facebook.com/events/1928439690788647/

La guerra fascista. Il nuovo libro di Gianni Oliva

Il 19 giugno scorso è stato presentato al Circolo dei Lettori di Torino, in collaborazione con l’Associazione Vitaliano Brancati, il libro di Gianni Oliva “ La Guerra fascista. Dalla vigilia all’armistizio, l’Italia nel secondo conflitto mondiale”. Erano presenti, oltre all’autore, Gianni Firera, presidente dell’Associazione V. Brancati e Nino Boeti, già presidente del Consiglio Regionale del Piemonte.

DALLA VIGILIA ALL’ARMISTIZIO, L’ITALIA NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE 

Conoscere il passato per non commettere gli stessi errori,  tramandare la memoria perché non sopraggiunga l’oblio, è questo l’obiettivo del libro. Ottanta anni, praticamente tre generazioni,sono tanti, c’è il rischio che quello che è successo in quei 3 anni drammatici, dal 1940 al 1943,  venga dimenticato. “I giovani  sono privi di testimonianze dirette sul quel periodo, mentre la mia generazione attraverso quei racconti è cresciuta imparando un sistema di valori. Abbiamo appreso cosa è la pace sentendo parlare della paura delle  bombe, abbiamo compreso cosa è il benessere, abbiamo imparato cosa è la libertà sentendo ricordare una stagione in cui, prima di parlare, bisognava guardarsi attorno per vedere se c’era qualcuno di troppo che ascoltava” dice Oliva.

L’8 aprile 1940 Mussolini annuncia orgogliosamente che “la dichiarazione di guerra è già stata

consegnata agli  ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia”, l’8 settembre 1943 Badoglio bisbiglia l’amara e prevedibile disfatta. “Dal  vitalismo aggressivo alla mestizia silenziosa”, mezzi sproporzionati contro giganti imbattibili,  baionette contro carri armati, illusorie mire imperialiste del regime e di quell’Italiaultima arrivata tra le nazioni industrializzate. L’autore, nel lavoro di sintesi proposto in questo volume, segue tre direttrici per tracciare il profilo di quel periodo; in primo luogo le scelte politiche di Mussolini condizionate dalle accelerazioni strategiche di Hitler, dai limiti dell’economia nazionale e dal peso di una autocelebrazione ventennale sfaldatasi alla prova del conflitto. In secondo luogo le fallimentari operazioni militari degli anni successivi come la “guerra parallela” e la “guerra subalterna”. Infine il consenso al fascismo che in Italia che si sgretola fino alla caduta silenziosa.

La vocazione di questo libro sta nella “trasmissione generazionale di memoria” ai più giovani, a coloro che non c’erano. Ciò che abbiamo conquistato e consolidato nel tempo, la libertà, e tutti quei valori legati alla democrazia ci sembrano scontati e immutabili, ma come afferma Oliva “l’umanità ci insegna che nulla è dato per sempre e che le conquiste vengono conservate solo se si ha la consapevolezza del loro significato”.

Lo studio della storia, soprattutto di quella recente deve costituire il punto di partenza, la fortezza della coscienza e della conoscenza critica, perché “il presente è figlio del passato prossimo, non del passato remoto”.

Maria La Barbera

Ritorna il Macugnaga Piano Trail

Nell’edizione 2020 dalle sale storiche di Villa Clerici / La montagna e la musica possono costituire un binomio estremamente felice. Le montagne , definite dal celebre scrittore John Ruskin “cattedrali della terra”, ed in questo caso, in particolare il Monte Rosa, da alcuni anni risuonano della musica del Festival pianistico di Macugnaga, diretto artisticamente dalla pianista Serena Costa.

ll Macugnaga Piano Trail anche quest’anno sarà protagonista di una nuova edizione, la terza, seppure sotto una veste nuova, online, ma sempre arricchita, come le precedenti, dalla partecipazione di musicisti di respiro internazionale.

Il festival pianistico internazionale, nato nel 2018 da un’idea del musicista e direttore del Conservatorio Donizetti di Bergamo, Marco Giovannetti e della pianista Serena Costa, che ne è anche direttore artistico, è in parte patrocinato dal Comune di Macugnaga, in parte dall’Associazione AMVA Promozione e sviluppo Macugnaga e Valle Anzasca.

A causa delle misure per il contenimento del Covid 19, quest’anno il Festival potrà essere seguito non dal vivo, ma sui canali Instagram e Facebook del Macugnaga Piano Trail dal 22 al 27 giugno prossimi. I musicisti potranno esibirsi, con la versatilità delle loro esecuzioni e con la pluralità delle nazionalità di appartenenza, dal giovanissimo pianista Marco Drufuca ( diciassettenne pluripremiato in diversi concerti nazionali), al duo pianistico sino-tedesco Wang-Koltun, alla nota violinista Irene Abrigo ed alla pianista Albertina Dalla Chiara, interprete insigne che si è esibita in concerti significativi sia in Italia sia in Europa, oltre alla pluripremiata orchestra dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni, diretti dal Maestro Antonmario Semolini.

Lunedì 22 giugno prossimo, alle 18, il Festival prenderà il via con il concerto per pianoforte di Serena Costa, direttrice artistica del Festival Macugnaga Piano Trail, ideato insieme al compianto maestro e mentore Marco Giovanetti, un festival capace di unire alla passione per la musica quella per le montagne, cui lei da sempre appartiene.

Martedì 25 sarà la volta dell’esibizione al pianoforte del duo di Xin Wang e Florian Koltun. Mercoledì 24 giugno, sempre alle 18, si esibirà al pianoforte Albertina Dalla Chiara, che si è formata artisticamente grazie all’incontro delle insigni scuole pianistico russa ed austriaca, perfezionandosi sotto la guida del noto pianista e didatta russo Neuhaus, di cui ha seguito i corsi di perfezionamento in Italia ed a Mosca, incontrando poi la tradizione austriaca all’Accademia Chigiana, dove ha seguito i corsi sotto la guida del pianista Buchbinder. Giovedì 25 giugno alle 18 sarà la volta dell’esecuzione concertistica del duo formato da Massimo Baio ed Anna Barbero, ripsettivamente al violino e pianoforte, e venerdì 26 giugno, sempre alle 18, del concerto del giovane e talentuoso pianista Marco Drufuca.

Concluderà il ricco programma del Festival, con il suo atteso concerto, sabato 27 giugno prossimo sempre alle 18, l’Orchestra dei Virtuosi dell”Accademia di San Giovanni, attiva anche nel Duomo di Torino, sotto la direzione del Maestro Antonmario Semolini, orchestra cui l’anno scorso, ad agosto a Macugnaga, era spettato l’onore di aprire il Festival Magugnaga Piano Trail, con grande successo di pubblico, con il concerto inaugurale. Quest’anno il concerto di chiusura del Festival vedrà la partecipazione, accanto all’Orchestra dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni,  anche della violista di fama internazionale Irene Abrigo e di Jung Dahler alla viola.

I concerti si terrano nella sala di Villa Clerici, dotata di uno storico pianoforte a coda, villa che si trova ad Erba, a circa una ventina di km da Como e da Lecco. Edificata nella metà del Settecento come setificio, venne trasformata nel corso dell’Ottocento in residenza estiva sempre di proprietà della famiglia Clerici, mantenendo, tuttavia, l’architettura originaria. La villa comprende anche una limonaia ed un teatro annessi al corpo centrale, oltre ad un salone delle feste, con adiacenti salotti e terrazzi, una cappella, un laghetto annesso e giochi di fontane.

Mara Martellotta