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“L’impegno dei sindaci è stato importante, innanzitutto nella gestione delle emergenze di quei giorni e di quelle ore. Non dimentichiamo che gli eventi alluvionali capitano in pochi minuti. Chi ricorda il 5-6 novembre 1994 ricorda come le colline iniziarono a franare in pochi istanti, i fiumi uscirono in pochi momenti. Ai sindaci dobbiamo il grazie per come hanno gestito quei momenti di grande difficoltà; il grazie per aver ricostruito; e oggi a loro possiamo anche destinare un impegno maggiore in questi 30 anni per normative più semplici e più facili”: è quanto ha dichiarato ieri il presidente della Regione Alberto Cirio ad Alessandria in occasione della presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad una serie di cerimonie legate al ricordo dell’alluvione che 30 anni fa causò la morte di 14 persone in città, 69 in tutto il Piemonte.
Il presidente Cirio si è soffermato sul fatto che “i nostri nonni, i nostri anziani curavano meglio il territorio e pulivano i fiumi. Oggi per i sindaci diventa difficile, perché non sempre normative nazionali ed europee li mettono nella condizione di poterlo fare. Questa giornata che ci ricorda un evento tragico, in cui è stata intelligente e giusta la scelta dell’amministrazione comunale di volere posizionare un monumento a imperitura memoria delle vittime, è anche un’occasione per ricordare quanto è stato fatto soprattutto la messa in sicurezza del territorio: in questi 30 anni abbiamo avuto episodi e situazioni alluvionali simili e in alcuni casi anche più gravi, ma gli effetti non sono stati così nocivi proprio perché il territorio era stato messo in sicurezza”.
Infine Cirio ha espresso un ringraziamento “a tutte quelle donne e quegli uomini che, il giorno dopo l’alluvione, hanno preso una pala e dato il loro contributo, a testimonianza di una voglia di ripartire e di lavorare che è tipica e che rende orgoglioso il nostro Piemonte” e “al lavoro della Protezione civile, perché il 1994 segna lo spartiacque tra la nascita di una Protezione civile fatta davvero di professionisti che mettono in sicurezza il territorio”.
A conclusione della cerimonia nel Teatro Alessandrino, alla presenza di 200 sindaci dei Comuni del Piemonte che subirono i danni più gravi dell’alluvione, ha preso la parola il presidente Mattarella: “Le tragedie lasciano tracce irreversibili nel cuore e nella mente delle persone, nei luoghi. Dopo una catastrofe nulla è più come prima. Fare memoria non è soltanto un esercizio di sensibilità e di rispetto nei confronti delle vittime e di coloro che sono rimasti segnati da quelle esperienze. È anche un esigente appello al senso di comunità e alla responsabilità di quanti ne hanno titolo. Il tema non può ridursi alla rapidità ed efficacia dell’intervento durante le calamità. Bisogna guardare alla prevenzione dei rischi, con una visione di lungo periodo, analoga all’andamento della evoluzione degli eventi naturali. Non basta proporsi di ‘mitigare’ le avversità. Non sarebbe un proposito all’altezza delle attese e delle esigenze. La storia ci consegna sovente tragedie. Appare poco previdente evocare, ogni volta, la straordinarietà dei fatti, che tendono invece prepotentemente a riproporsi, per giustificare noncuranza verso una visione adeguata e progetti di lungo periodo”.
“Le alluvioni, le catastrofi manifestano i loro effetti negativi, psicologici, economici, ambientali anche ben oltre l’emergenza”, ha aggiunto Mattarella, sottolineando che “la sicurezza dei cittadini va tutelata anche dopo gli interventi dispiegati immediatamente per salvare vite. Quando l’eco degli avvenimenti drammatici scompare dalle cronache non vi devono essere pause o intervalli nel porre in sicurezza i territori e garantire fiducia e serenità alle popolazioni, per sospingere la ripresa della vita. Il rilancio delle zone colpite è interesse di tutto il Paese, e qui ne troviamo testimonianza”.
In precedenza il Capo dello Stato, accompagnato dal presidente Cirio, dal sindaco Giorgio Abonante, dal prefetto Alessandra Vinciguerra e dal presidente della Provincia Luigi Benzi. Si era recato nel nella zona del ponte Meier, in Lungo Tanaro San Martino, per l’inaugurazione di un monumento dedicato a tutti coloro che si spesero nel 1994 per aiutare la comunità in ginocchio e la ricostruzione della città, e poi al parco Carrà per deporre una corona d’alloro al memoriale delle vittime dell’inondazione.
Torino, una città a misura di famiglie
Dal prossimo anno, il logo “Torino Famiglie” identificherà spazi, progetti e azioni più a misura delle famiglie e dei loro figli. È una delle azioni del Piano per le Famiglie approvato dalla Giunta comunale su proposta della vicesindaca Michela Favaro e rappresenta l’impegno della Città verso l’obiettivo di ottenere la certificazione di “Comune amico della famiglia”. Per la prima volta la Città si dota di un Piano strutturato di azioni rivolto alle famiglie, ovvero a tutti quei nuclei dove uno o più adulti si prendono cura di un minore.
Un impegno che si inserisce nel più ampio quadro del Documento Unico di Programmazione 2024-2026 che, nella sezione dedicata a diritti sociali, politiche sociali e famiglia prevede lo sviluppo di strategie mirate per rispondere ai bisogni e per favorire il miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie torinesi, in particolar modo di quelle con bambini in età prescolare.
“Può sembrare scontato che ogni Città abbia politiche e azioni dedicate alle famiglie del proprio territorio – spiega la vicesindaca Favaro – ma spesso ciò che accade è che queste siano scollegate tra loro, a volte ripetitive e altre volte parziali. La redazione di un Piano strutturato ci permette di adottare un linguaggio comune, coordinare gli sforzi, comunicare meglio. Abbiamo lavorato a un documento che fosse un punto di partenza solido su cui costruire future iniziative e nuovi livelli di complessità. Agiamo sul locale e nel quotidiano per creare un ecosistema cittadino accogliente per le famiglie residenti e ospiti, per le famiglie che già ci sono e per quelle che si formeranno”.
Il risultato è il documento complessivo approvato oggi dalla Giunta e strutturato in dieci azioni positive, che rappresentano altrettanti impegni dell’amministrazione per i prossimi anni a sostegno delle famiglie torinesi e che si rivolgono in particolare alle giovani famiglie e ai giovani che stanno costruendo un progetto di famiglia a Torino: spazi verdi, servizi educativi e commerciali, conciliazione dei tempi, offerta culturale e sportiva, agevolazioni economiche e comunicazione. Inoltre, a partire dal 2025 i cittadini torinesi potranno riconoscere le azioni dedicate alle famiglie e ai loro figli e figlie grazie al logo “Torino famiglie”, presentato per la prima volta in questo documento.
LE DIECI AZIONI POSITIVE NEL DETTAGLIO
STRUMENTO DI COMUNICAZIONE DIGITALE RIVOLTO ALLE FAMIGLIE CON MINORI: strumento digitale utile a informare, orientare e permettere l’accesso a servizi, opportunità, eventi, agevolazioni e informazioni rivolte alle famiglie con figli minori residenti o ospiti nel territorio cittadino;
POLITICHE DI RIEMPIMENTO IN AMBITO CULTURALE E NON SOLO: stimolare gli stakeholder del territorio (anche mettendoli in rete) a rendere disponibili gratuitamente o a tariffe agevolate posti e opportunità non venduti o in fasce di scarsa affluenza nell’ambito dei loro servizi;
UTILIZZO DI SPAZI VERDI DELLE SCUOLE DELLA CITTÀ: dare nuova visibilità e vivibilità al patrimonio verde di prossimità, rendere i giardini scolastici punti di riferimento per il quartiere in orari extra scolastici, spazi per la sperimentazione di iniziative di amministrazione condivisa con i cittadini;
ACCOGLIENZA DEI NUOVI NATI: distribuzione alle famiglie di un kit di benvenuto per i nuovi nati. L’obiettivo è portare un messaggio positivo nelle case delle famiglie, con un piccolo dono per salutare l’inizio di una nuova vita e consegnando alle neo mamme e ai neo papà strumenti e informazioni utili per affrontare la meravigliosa e complessa esperienza della genitorialità;
CERTIFICAZIONE E DIFFUSIONE DEL MARCHIO “TOFAM” AD ATTIVITÀ COMMERCIALI, CULTURALI E SPORTIVE: istituire una certificazione di qualità dei servizi con l’obiettivo di identificare le attività che erogano servizi a favore delle famiglie secondo standard predefiniti;
COINVOLGIMENTO DELLE FAMIGLIE NELLA COSTRUZIONE DEL NUOVO PIANO REGOLATORE GENERALE: eventi e spettacoli teatrali in aree pubbliche, rivolti a tutte le famiglie torinesi per raccogliere le opinioni di coloro che abitano la Città, scoprire il modo in cui la vivono e valorizzare i loro desideri e idee per il futuro. L’iniziativa ha preso il nome di “Gioca alla fiaba”;
RETE DI IMPRESE SUL TERRITORIO PER LA PROMOZIONE DEL WELFARE AZIENDALE: introdurre elementi di premialità nei bandi di concessione, negli appalti per l’affidamento di servizi e per la fornitura di beni della Città per le proposte progettuali che tengono conto delle esigenze di conciliazione dei tempi delle famiglie; per le aziende che abbiano politiche di welfare aziendale, in particolare con agevolazioni alle madri;
CERTIFICAZIONE FAMILY AUDIT PER LA CITTÀ DI TORINO: la certificazione Family Audit è uno strumento manageriale a disposizione delle organizzazioni pubbliche e private che intendono certificare il proprio impegno per l’adozione di misure volte a favorire la conciliazione tra vita e lavoro, le pari opportunità e più in generale il benessere organizzativo;
CAMPAGNA AFFIDI FAMILIARI: promuovere e sostenere le risorse spontanee della comunità, diffondendo una cultura di mutuo aiuto tra persone e famiglie, di solidarietà e di partecipazione che favorisca la cura nei contesti di vita dei bambini in difficoltà e delle loro famiglie e l’accoglienza temporanea, nonché la promozione e l’accompagnamento del volontariato familiare;
PIANO DEI TEMPI E ORARI: promuovere il coordinamento dei tempi e degli orari della città, al fine di rendere flessibili gli orari dei servizi rivolti ai cittadini e favorire la presenza di famiglie con bambini.
Nuovo collegamento “Sicilia Express” da Porta Nuova
Nuovo collegamento “Sicilia Express” di FS Treni Turistici Italiani (Gruppo FS) che unisce in treno le città del Nord (da Torino Porta Nuova) e Centro Italia con la Sicilia. All’evento di presentazione hanno partecipato l’Amministratore Delegato di FS Treni Turistici Italiani Luigi Cantamessa, l’Assessore alle Infrastrutture e Trasporti della Regione Siciliana Alessandro Aricò, l’Assessore alle Infrastrutture e lavori Pubblici di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi e l’Assessore ai trasporti e mobilità sostenibile di Regione Lombardia Franco Lucente.
Il nuovo Sicilia Express nasce in collaborazione con l’Assessorato Regionale dell’Infrastrutture e Mobilità della Regione Siciliana con l’obiettivo di offrire un nuovo modo di viaggiare che coniuga il turismo lento, sostenibile, di qualità alla bellezza del viaggio in treno. Il collegamento sarà disponibile il 21 dicembre e il 5 gennaio per garantire una maggiore offerta per chi desidera spostarsi in Sicilia durante le festività natalizie.
Grazie alla collaborazione con la Regione Siciliana, il treno di FS Treni Turistici Italiani avrà prezzi competitivi a fronte di livelli di servizio che vanno dalle carrozze letto alle cuccette, fino agli scompartimenti con sei posti a sedere. L’esperienza a bordo treno sarà arricchita dalla presenza di personaggi noti – come l’attore Salvo Piparo, Claudio Casisa dei Soldi Spicci, lo stilista siciliano Alessandro Enriquez e diversi influencer – che racconteranno il viaggio verso la Sicilia.
Il Sicilia Express avrà a disposizione due carrozze ristorante dove saranno serviti, durante tutto il viaggio, prodotti tipici della tradizione enogastronomica siciliana. Inoltre, a bordo di tutti i convogli di FS Treni Turistici Italiani, è possibile ospitare anche gli animali domestici.
Il treno viaggerà il 21 dicembre con partenza da Torino Porta Nuova alle ore 15:05 e arrivo a Messina alle ore 9:45. Fermate intermedie nelle stazioni di Novara (16:12), Milano Porta Garibaldi (17:03), Parma (19:10), Modena (19:52), Bologna (20:21), Firenze Santa Maria Novella (21:44) Arezzo (23:16), Roma Tiburtina (01:07), Salerno (03:56) e Messina. Una volta giunto dall’altra parte dello Stretto il convoglio, diviso in due sezioni, prevederà per la parte diretta a Palermo (13:35), la partenza da Messina alle 10:20 e le fermate di Milazzo (10:44), Capo d’Orlando (11:32), Santo Stefano di Camastra (12:18)., Cefalù (12:44), Termini Imerese (13:06) e Bagheria (13:22). Allo stesso modo, la sezione diretta a Siracusa (13:15), partirà da Messina alle 10:10 e fermerà a Taormina (11:19), Giarre Riposto (11:34), Acireale (11:46), Catania Centrale (12:01), Lentini (12:27) e Augusta (12:50).
Il ritorno il 5 gennaio 2025 con partenza da Messina alle ore 18:50 con arrivo a Torino Porta Nuova alle ore 12:50 del giorno successivo. I biglietti per viaggiare a bordo del Sicilia Express saranno acquistabili dal 3 dicembre sul sito www.fstrenituristici.it e su tutti i canali di vendita di Trenitalia, App, biglietterie di stazione e Self-Service.
Si intitola “L’amore malato” il tema del convegno promosso dal Rotary Club Torino Next, in collaborazione con il progetto Rosa Next, che si terrà mercoledì 27 novembre prossimo alle ore 18 al teatro Cinema Massaua.
Il convegno vedrà la partecipazione di esperti e personalità impegnate nella lotta contro la violenza di genere e il supporto alle loro vittime.
Saranno relatori Rosanna Schillaci, delegata per le Pari Opportunità presso la Città Metropolitana di Torino, a cui si dovrà l’introduzione del tema sulle politiche locali e azioni istituzionali per contrastare questo fenomeno; Stefania Gerbino, membro del Consiglio Direttivo di Telefono Rosa, che porterà sul campo la propria esperienza in aiuto delle donne vittime di violenza; Anna Maria Zucca, presidente dei Centri Antiviolenza EMMA onlus e responsabile del progetto SOS sostegno orfani speciali, che parlerà del supporto dedicato alle orfani di femminicidio; Guido Barosio, direttore di Torino Magazine, che fornirà un’analisi culturale del fenomeno; l’avvocato penalista Maria Letizia Ferraris che illustrerà le difficoltà legali e le difficoltà nell’ottenere giustizia per le vittime, Walter Comello, psicoterapeuta, criminologo e psicopatologo forense, che approfondirà le dinamiche psicologiche degli autori di violenza. A moderare il dibattito Giovanni Firera, responsabile comunicazione del Rotary Club Torino Next.
Il convegno prenderà avvio proprio dall’espressione “c’era una volta “, la modalità con cui iniziano tutte le fiabe, alcune delle quali si trasformano, purtroppo, in vicende tristi e drammatiche. Esiste un sottile fil rouge di dolore che unisce autori della violenza e le loro vittime e che gradualmente allontana e trasforma le loro anime in malate. L’amore si trasforma e diventa paura, rabbia, dolore, violenza del corpo e della mente, senso di impotenza di una vita che non è più sotto il controllo di nessuno e diventa cattiva. È necessario, secondo i relatori, un nuovo modo di pensare che sappia creare strumenti di soluzione diversi dalla sola denuncia che, spesso non sa fermare gli impetuosi fiumi sotterranei dell’animo umano.
Mara Martellotta
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L’AMORE MALATO
Intervista a Walter Comello, psicoterapeuta, criminologo clinico e psicopatologo forense, curatore del convegno organizzato da Rotary Club Torino Next.
L’amore malato è un buon titolo per un convegno che parla di violenza sulle donne, perché c’era un tempo in cui l’amore era amore e poi è diventato altro.
Ne parliamo con Walter Comello, presidente di Rotary Club Torino Next, organizzatore del convegno, psicologo, psicoterapeuta, criminologo clinico e psicopatologo forense che nella sua attività si occupa di autori e vittime di reato.
D: Da dove nasce l’idea di questo convegno?
R: Credo che un’organizzazione come Rotary, che si occupa di aspetti diversi del sociale a livello locale e internazionale, fino ad ora abbia portato poca attenzione a questo argomento importantissimo della nostra vita. Io che in questo momento sono presidente del mio Club e vivo quotidianamente per la mia professione i drammi delle vittime e le incapacità devastanti dei responsabili, ritengo di dover porre l’attenzione su questo argomento, tentando di farlo in un modo diverso, mi auguro contributivo a una necessaria nuova cultura. Per questo al convegno sono invitate figure diverse, dalle Istituzioni alle Associazioni che più sono in prima linea nella difesa delle donne, come Telefono Rosa ed EMMA onlus, che si occupa anche di un importante progetto per bambini e ragazzi orfani di casi di femminicidio. Ci saranno poi professionisti che lavorano sul campo e il fine dell’incontro, aperto al pubblico, sarà di parlare di questo argomento dando voce a chi se ne occupa.
D: Cosa intende per nuova cultura?
R: Del problema si parla da molto tempo, senza ottenere risultati. Purtroppo i numeri delle denunce per stalking aumentano, il numero delle donne sottoposte a violenza fisica e/o psicologica aumenta e il numero dei femminicidi non cambia. Malgrado l’impegno di Organizzazioni e di molti, la situazione non è mutata. Einstein diceva che è necessario un nuovo modo di pensare per porre rimedio ai problemi creati da un precedente modo di pensare. Se non c’è una diagnosi corretta non si può fare una terapia corretta. Per prima cosa il problema della violenza sulle donne non va inteso come un problema con una soluzione, ma un problema che ha molte forme espressive e ognuna delle quali necessita di una specifica soluzione. Non si può pensare che sia solo un problema culturale, perché in molti casi la violenza che scaturisce nel femminicidio non deriva da cultura, ma da patologia causata dall’incapacità di alcuni soggetti ad accettare l’abbandono. Una donna ha diritto a farsi la sua vita, ma il diritto in alcuni casi deve tener conto delle reali circostanze. Due terzi della popolazione italiana regolarmente sposata è separata, nella stragrande maggioranza dei casi il diritto di una donna a rifarsi una vita corrisponde al diritto di un uomo a fare la stessa cosa, in alcune situazioni però esiste un’incapacità che va riconosciuta e necessariamente gestita. Da convegni come questo e dalla comunicazione che ne deriva deve emergere una cultura nuova, quella della prevenzione. C’è un tempo in cui il disagio o la patologia, come la di vuol chiamare, è necessario che sia riconosciuta in quanto tale e affrontata con le professionalità che lo sanno fare. Non si può pensare di sanzionare una patologia per risolverla, i malati si curano, i rei si sanzionano. In questo caso è opportuno occuparsi del disagio prima che questo diventi motivo di sanzione e questo è l’aiuto migliore da dare, prima che a quegli uomini, a quelle donne in difficoltà perché queste possano fare la loro vita senza diventare vittime.
D: Cosa pensa si debba fare?
R: Prima di tutto differenziare le situazioni per fare diagnosi diverse e di conseguenza terapie o prendere provvedimenti diversi. I luoghi comuni non servono e certi linguaggi diventano controproducenti. Una comunicazione non adeguatamente consapevole arriva solo alle vittime, le orienta non sempre alla soluzione migliore e non tocca minimamente chi non è in grado di ascoltare. Non si devono creare fronti, ma consapevolezze nuove. Il dolore affettivo è devastante, invalidante, non differenzia cultura o condizioni socioeconomiche, necessita di aiuto. Chi ha una cultura violenta, non dà nessuna importanza a tutte questa attenzione all’argomento, reputa legittime le sue azione, la sanzione non è per lui inibente e necessita, come viene definita negli Stati Uniti, di una moral therapy. Peraltro, alcune volte, l’eccessivo focus sull’argomento trascina in giudizio persone oggetto di speculazioni perché la legge ha i suoi, chiamiamoli così, vizi di forma.
D: Cosa deve fare una donna che si trova in difficoltà?
R: Mi auguro sempre più che possa usufruire di informazioni adeguate da renderla capace di distinguere, in casi diversi, cosa fare e chi può essere l’interlocutore che la può aiutare. Molto importante è il lavoro delle Associazioni Anti-Violenza, ma la denuncia non deve essere l’unica strada per affrontare il problema. Tutti vogliamo vivere in modo migliore in un mondo migliore, il giudizio è un istinto, ma produce conflitti; capire, non condividere, aiuta a ridurre di molto quei conflitti.
Auto ribaltata in via Pio VII
In via PIO VII, all’altezza del civico 126 ieri 2 auto si sono scontrate e una delle due si è ribaltata su un lato. Feriti entrambi i conducenti che sono stati portati al pronto soccorso. La Polizia Locale è intervenuta per i rilievi e per verificare le cause dell’incidente. La foto e la segnalazione sono del lettore Luigi Gagliano
Un anno di Open, spazio aperto di diversità
A un anno dalla sua apertura in corso Stati Uniti a Torino, “Open – Fondazione Time2” fa i conti con il suo primo bilancio e i progetti futuri
Cifre notevoli e incoraggianti per i suoi primi 365 giorni di attività: quasi 3mila persone accolte, 20 laboratori realizzati, 494 ore di formazione e una buona ventina di eventi promossi. Sono i numeri presentati nei giorni scorsi da “Open”, lo spazio aperto di “diversità” (incentrato sulla ricerca e lo sviluppo di “pratiche educative e di cittadinanza” per le persone “con disabilità e non” su basi di uguaglianza e pari opportunità), che “Fondazione Time2” ha creato un anno fa a Torino, dopo l’apertura nel 2022 di “Casa Mistral” a Oulx, in Valsusa.
Lo spazio di “Open”, grazie ai laboratori proposti, agli eventi organizzati e alla disponibilità di spazi liberi e fruibili come l’aula studio, le zone di svago interne ed esterne e la caffetteria, si è distinto in questo anno “come punto di riferimento per le persone giovani del quartiere, del territorio cittadino e metropolitano” ed ha contribuito alla crescita delle attività della “Fondazione” dando concretezza alla sua mission e ampliando il numero delle persone coinvolte di quasi il 50% rispetto all’anno precedente.
Dicono Manuela e Antonella Lavazza, fondatrici, presidente e vicepresidente di “Fondazione Time2”: “ ‘Open’ si propone come luogo di trasformazione culturale. Per poter proseguire in questo percorso è fondamentale però creare una rete d’intervento che veda l’azione di enti pubblici, Enti del Terzo Settore, aziende e della società tutta. Solo così ‘Open’ potrà diventare, per davvero, spazio aperto di diversità, luogo di protagonismo giovanile atto a costruire possibilità di piena cittadinanza per giovani ‘con e senza disabilità’. Quella cittadinanza che, per noi, vuole essere possibilità di attraversare liberamente gli spazi pubblici, accedere al lavoro, scegliere dove e con chi vivere. Perché senza cittadinanza, non esiste una vera età adulta”.
Concetti e una filosofia di vita piena, in cui le sorelle Lavazza, eredi della nota famiglia di imprenditori del Caffè, credono fermamente e che hanno posto quali vere pietre miliari alla base delle attività di “Open”, hub di protagonismo giovanile che, nel corso di questo anno ha proposto attività sempre diverse, dagli eventi ai laboratori, fino ai corsi di formazione. Negli spazi di corso Stati Uniti, a Torino, sono stati organizzati e sono ancora attivi “laboratori di fotografia”, “illustrazione”, “doppiaggio”, “teatro” e “podcasting”. Ma anche di “cinema” e, proprio alla settima arte, è stato dedicato nel corso del 2024 un “CineClub”.
La vivibilità degli spazi accessibili, come la “sala studio” e la “caffetteria”, hanno favorito inoltre l’incontro e la partecipazione. Mentre la proposta di percorsi educativi, con circa 500 ore di formazione, ha creato empowerment e dato il via a percorsi di emancipazione personale. L’organizzazione di eventi come presentazioni, workshop, talk e concerti ha creato veri momenti di integrazione e confronto.
Molte di queste attività hanno visto anche il dialogo tra la “Fondazione Time2” e i soggetti più prossimi come scuole secondarie superiori, Università, residenze universitarie e altri centri di protagonismo e offerta giovanile.
Tante, dunque, le attività messe in piedi e avviate. Ora è tempo di mettere piede sull’acceleratore. Per guardare al “futuro”.
Sottolinea, in proposito, Samuele Pigoni, segretario generale di “Time2”: “Ci piacerebbe nel prossimo futuro poter mettere quello che sappiamo fare al servizio della costruzione di progetti personalizzati per giovani con disabilità, lavorando al fianco dei servizi sociali e delle reti formali e informali. Allo stesso tempo ci piacerebbe sviluppare sempre di più il lavoro di formazione che abbiamo iniziato con le aziende e le organizzazioni. Sulla base di questi sviluppi Open sarà sempre di più lo spazio attraversato da chiunque abbia a cuore questi temi e le istanze per una città aperta e accessibile”.
Ed è in questa ottica di crescita e di ampliamento del dialogo, con la piena volontà di “fare rete” e accrescere le possibilità che il campo può offrire, che nascerà nel 2025 il “primo Festival” organizzato da “Fondazione Time2”. Con la partecipazione di grandi ospiti del panorama nazionale, “Prima Persona Plurale” sarà il primo Festival italiano dedicato alla “Vita Indipendente” e si terrà a Torino negli spazi di “Open” (corso Stati Uniti 62/b) dal 5 al 7 maggio 2025. E’ una promessa. Annotarsi titolo e data.
Per info: “Open – Fondazione Time2”, corso Stati Uniti, 62/b; tel. 011/786545 o www.fondazionetime2.it
Gianni Milani
Nelle foto: Interno aula, “Laboratorio di Illustrazione” e “Laboratorio Teatrale”
In casa Agnelli piove sul bagnato: spunta un’altra accusa per gli Elkann, l’ipotesi dei pm è quella di falsità ideologico nella “declaratoria” della società semplice Dicembre, la cassaforte della dinastia torinese. Sullo sfondo c’è sempre la questione spinosissima legata all’eredità di nonna Marella Caracciolo, deceduta nell’ormai lontano 2019. I magistrati della Procura della Repubblica di Torino hanno dato mandato ai militari della Guardia di Finanza per compiere nuove e ulteriori perquisizioni in alcuni studi legali.
Leggi l’articolo su L’identità:
Agnelli-Elkann: nuove perquisizioni, faro pm sulla società Dicembre
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato stampa congiunto delle organizzazioni sindacali promotrici della manifestazione delle forze di polizia tenutasi ieri a Torino
A seguito della grande manifestazione di ieri, questa mattina i sindacati del Comparto Sicurezza e Difesa hanno incontrato il Signor Prefetto e il Signor Questore di Torino. Per la prima volta nella storia del nostro Paese, i sindacati della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria e dell’Esercito hanno
manifestato insieme per rivendicare il diritto alla sicurezza, sia per i lavoratori sia per i cittadini.
Pur riconoscendo l’importanza di un trattamento economico adeguato, al centro della protesta è stata posta la tutela dell’incolumità di chi indossa la divisa e la sicurezza collettiva. L’incontro con le Autorità si è svolto in un clima di collaborazione e dialogo costruttivo. Il Prefetto, accogliendo le istanze dei sindacati, si è impegnato a farsi portavoce presso il Ministero
affinché le richieste ricevano la giusta attenzione. Si è sottolineato come queste riguardino non solo la protezione di uomini e donne in divisa, ma anche la difesa dei cittadini, delle istituzioni
e dello Stato di diritto.
Un tema cruciale discusso è stato quello dei centri sociali sovversivi che, con atti di violenza contro le Forze dell’Ordine, minano la legalità. In particolare, è stata evidenziata l’urgenza di chiudere centri come Askatasuna, che il Sindaco Lo Russo vorrebbe destinare a “bene pubblico”, ma che, secondo i sindacati, rischia di continuare a favorire ambienti antagonisti violenti. È stato inoltre ribadito come dopo il caso Pisa, l’impossibilità da parte delle Forze dell’Ordine di poter difendersi efficacemente dalle aggressioni, utilizzando le tecniche operative per cui sono addestrate. La scelta che impone di fronteggiare tali violenze solo con scudi e senza strumenti adeguati è stata definita inaccettabile, con l’auspicio che non sia frutto di
pressioni politiche o mediatiche che condizionano il Governo.
I sindacati si sono dunque soffermati sulle inammissibili condizioni di lavoro richiamando l’attenzione sulle difficoltà affrontate dagli agenti durante le manifestazioni, spesso trasformate
in vere e proprie guerriglie urbane, con aggressioni che comprendono bombe carta, uova marce, vernice e altri strumenti offensivi. Hanno altresì rammentato come gli episodi di aggressioni non sono limitati solo all’ordine pubblico, ma si verificano quotidianamente anche contro le pattuglie sul territorio e la Polizia Penitenziaria che diventa vittima nelle carceri. Inoltre, oltre a misure legislative più efficaci e la promozione della cultura della legalità nelle scuole, si è proposto un DASPO economico per gli antagonisti violenti. Nondimeno è stata sottolineata l’urgenza di approvare il DDL Sicurezza, integrandolo, se del caso, con misure
dissuasive per contrastare le violenze.
Il Prefetto e il Questore, che hanno mostrato sensibilità e attenzione verso le problematiche esposte, sono stati ringraziati dai sindacati per le loro parole e proposte concrete e non di
circostanza. Si è ribadito che la sicurezza, bene primario della società, può essere garantita solo attraverso un recupero dell’autorevolezza delle Forze dell’Ordine, indispensabile per un
rapporto equilibrato tra piazza, ordine pubblico e interventi sul territorio.
Un’unica nota critica è stata espressa nei confronti di alcuni media televisivi che, pur dando spazio alla manifestazione, non hanno coinvolto direttamente i rappresentanti sindacali,
organizzatori della manifestazione, per illustrare i motivi e le finalità della protesta, preferendo
affidarsi a commentatori estranei all’organizzazione.
Infine, i sindacati ringraziano tutti i colleghi e i cittadini che hanno partecipato alla
manifestazione, rendendola un momento di unità e forza.
La mobilitazione rappresenta solo l’inizio di una battaglia sindacale che punta a
trasformare le istanze di sicurezza e dignità in risultati concreti.
SIULP – SAP – COISP – USIC – SIM – USIF SINAFI – SAPPE – FNS-CISL – S.A.M.
BRAVO PERNA CAMPISI SILVESTRI USAI SATURNO CRITELLI SANTILLI RICCHIUTI GATTA
Infermiere aggredito a Ciriè
Un grave episodio di violenza si è verificato nella giornata di ieri, 25 novembre, al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Ciriè (ASL TO4), proprio nella Giornata Internazionale contro la Violenza di Genere. Un infermiere è stato colpito con violenza da un paziente con problemi psichiatrici, riportando un trauma all’addome.
Riceviamo e pubblichiamo
Secondo quanto riferito, l’aggressione si è svolta durante l’attività ordinaria del reparto. Marco Boccacciari, referente sindacale Nursing Up per l’ASL TO4, ha commentato l’episodio affermando: «È emblematico che un’aggressione di questo tipo avvenga proprio in una giornata simbolica come quella di ieri. L’episodio evidenzia una problematica grave e ormai cronica, che richiede interventi urgenti e concreti. I pronto soccorso sono diventati luoghi ad alto rischio per il personale sanitario.»
Fortunatamente, gli accertamenti diagnostici effettuati sull’infermiere aggredito non hanno rilevato lesioni gravi. Tuttavia, l’episodio mette in evidenza la necessità di un rafforzamento delle misure di sicurezza all’interno delle strutture sanitarie, considerando che casi simili si sono verificati anche in passato nello stesso presidio. Tra gli episodi più recenti si ricordano le violenze fisiche avvenute nel febbraio e maggio 2024, che hanno coinvolto medici e infermieri.
Claudio Delli Carri, segretario regionale Nursing Up, ha dichiarato: «La Regione deve accelerare il ripristino della polizia all’interno degli ospedali, non possiamo permettere che la burocrazia rallenti i processi e metta ulteriormente a rischio il personale sanitario. È necessario incidere sui direttori generali affinché si trovino soluzioni immediate, prima che si verifichi l’irreparabile.»
Roberto Aleo, segretario provinciale Nursing Up, ha aggiunto: «Gli operatori sanitari non possono continuare a lavorare in condizioni di insicurezza. La violenza nei pronto soccorso è diventata una piaga e richiede interventi strutturali che garantiscano un ambiente di lavoro sicuro. Non si può più aspettare.»
Le richieste avanzate dai rappresentanti del personale sanitario sono chiare. Si sottolinea l’urgenza di un presidio costante di guardie giurate armate nei pronto soccorso, indispensabile per prevenire episodi violenti, e di campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini per promuovere il rispetto verso chi lavora nella sanità. Inoltre, è necessario un rafforzamento delle normative esistenti, con un’applicazione rigorosa delle sanzioni previste per chi compie aggressioni. Fondamentale è anche il monitoraggio trasparente degli episodi di violenza, per pianificare risorse e interventi mirati.
La sicurezza degli operatori sanitari è considerata essenziale per garantire un servizio di qualità alla popolazione e per preservare un sistema sanitario già messo sotto pressione da numerose difficoltà. Gli episodi come quello avvenuto ieri confermano la necessità di un intervento rapido e strutturale, capace di assicurare ambienti di lavoro sicuri e funzionali per tutti.