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Infermieri verso lo sciopero generale

Riceviamo e pubblichiamo l’Intervento del sindacato degli infermieri Nursing Up

Anche in Piemonte centinaia di professionisti incroceranno le braccia

“Chiediamo l’adeguamento degli organici, degli stipendi e il riconoscimento della nostra competenza“

 

Il 2 novembre a partire dalle 7 di mattina e per 24 ore, gli infermieri entreranno in sciopero per l’agitazione nazionale indetta dal Nursing Up, sindacato degli Infermieri e delle professioni sanitarie, e annunciata da tempo, il cui riassunto è lo slogan #MaiPiùComePrima.

 

Anche in Piemonte centinaia di infermieri e professionisti della sanità incroceranno le braccia, puntando il dito al continuo e ormai non più sostenibile “gioco dello scarica barile” tra le varie istituzioni, Regione e Governo, le quali alle tante, troppe, promesse di nuove assunzioni, di adeguamento degli stipendi, di revisione del numero di persone disponibili per affrontare in modo adeguato i turni in situazioni di emergenza come quella con cui ci troviamo di nuovo a fare i conti, non hanno mai fatto seguire atti concreti alle parole.

 

“Governo e Regione non nascondetevi dietro un dito! – attacca Claudio Delli Carri, segretario Regionale Piemonte del Nursing Up, spiegando le ragioni di questa protesta -. Nel contesto di nuova pre-emergenza Covid in cui ci troviamo, abbiamo il dovere morale e civico di sottolineare, al governo regionale e a quello centrale, che ci vuole più coraggio nelle scelte da mettere subito in pratica, quello stesso coraggio che gli infermieri e i professionisti della salute impiegano tutti i giorni con grande senso di responsabilità e abnegazione, al fianco dei pazienti e di chi ha necessità di cure. I professionisti sanitari dimostrano concretezza ogni giorno, quando timbrano il cartellino, alla mattina, al pomeriggio, nelle notti, nei festivi, non si tirano mai indietro e vanno avanti. Consci dell’importanza di ciò che fanno. Il Governo e la Regione possono dire di avere la stessa consapevolezza dell’importanza del nostro ruolo?

 

Il Governo regionale, a causa di vincoli di bilancio, dei piani di rientro e dell’annunciato efficientamento, non può avanzare richieste ulteriori rispetto ai limiti imposti dal Governo centrale. Quei limiti vanno sospesi o addirittura cancellati per fare nuove assunzioni. Siamo all’assurdo in cui lo Stato investe diversi milioni di euro per la riduzione delle liste d’attesa (che si sono allungate a causa del Covid tra marzo e giugno) ma poi non investe in maniera strategica per assumere personale”.

 

Prosegue Delli Carri: “Oggi, a parte un paio di graduatorie in via di esaurimento, non ci sono più graduatorie di infermieri in tutta la regione Piemonte. Se vi saranno dei concorsi li vedremo nei primi mesi del nuovo anno, ciò vuole dire che vedremo le prime assunzioni a fine primavera. E nel frattempo? Ci rendiamo conto, poi, che non esiste solo il Covid, ma ci sono ancora e sempre anche tutte le altre patologie e necessità dei pazienti che vanno seguite?

Le agenzie interinali fanno fatica a fornire personale alle aziende sanitarie, poche le chiamate di lavoratori a tempo determinato. Non ci va molto a capire che così il sistema non reggerà e ricominceranno a chiudere ed accorpare i reparti per aprire i reparti Covid. Ma le altre patologie non vanno in ferie”.

 

“E come se tutto ciò non bastasse – continua Delli Carri – continuiamo ad avere migliaia di professionisti che vanno a lavorare all’estero dove vengono meglio pagati e dove i contratti vengono fatti subito. In pratica, noi formiamo le eccellenze egli altri stati ce le rubano!! Perché non si pensa ad allineare stipendi degli infermieri italiani a quelli degli infermieri altri stati europei, visto che un infermiere nel nostro percepisce un salario tra i più bassi in Europa?”.

 

Delli Carri, inoltre, sottolinea la necessità di agire anche sulle indennità, ma anche e soprattutto sulla parte strutturale dello stipendio: “le indennità sono ferme al palo da ben 25 anni – spiega – un esempio? L’indennità di malattie infettive che all’epoca della lira era di 10 mila lire, con la conversione in euro è di euro 5,16 euro! L’indennità turno è di euro 4,49 euro, l’indennità terapia intensiva è di euro 4,13, l’indennità notturna oraria arriva a 2,74 euro l’ora, la pronta disponibilità di 12 ore a 20,66. Cifre troppo basse. La verità però è che bisogna agire sulla parte strutturale dello stipendio, perché parliamo di una professione che oggi sforna laureati con responsabilità elevate, con competenze e specializzazioni che vanno riconosciute e premiate. Non è più possibile tenere gli stipendi base fermi al palo da 20 anni. Invece in Italia continuiamo con una politica che danneggia i lavoratori, si pensi ad esempio alle attuali leggi sulla pensione: non considerare il lavoro degli infermieri come usurante è folle. E i primi risultati si stanno palesando. Con l’aumento dell’età aumentano le prescrizioni e limitazioni del personale che incidono sui turni. Ci vuole invece un ricambio di personale in tempi molto più ravvicinati visto che ci sono interi settori sanitari dove i lavoratori superano di gran lunga l’età media dei 50 anni!”.

 

Conclude Delli Carri: “Lo Stato, tramite le Regioni, deve mettere a disposizione risorse economiche per l’adeguamento degli organici, l’adeguamento degli stipendi e il riconoscimento della nostra competenza e specializzazione. Ora, non domani o fra un anno. Siamo solo all’inizio della protesta e non arretreremo di un passo finché non otterremo il giusto riconoscimento e la giusta valorizzazione.

 

Caccia: “lo sterminio continua nell’illegalità”

Riceviamo e pubblichiamo/ “La Regione Piemonte contravviene alle sue stesse norme per accontentare i cacciatori“

Come denunciato a gran voce dal “Tavolo Animali e Ambiente”, composto da numerose associazioni animaliste ed ambientaliste, in Piemonte l’eccessiva pressione venatoria prosegue senza sosta a causa delle politiche portate avanti dalla giunta Cirio. La Regione Piemonte, per accontentare poche migliaia di cacciatori, sta infatti contravvenendo alle sue stesse norme, recentemente approvate. Ad essere posta sotto attacco è in particolare la Tipica Fauna Alpina. Ma più in generale, la Regione, con provvedimenti di inaudita gravità, ha dato il via alla possibilità di cacciare un numero di specie ben superiore al recente passato e con carnieri molto più abbondanti. Allodole, fischioni, canapiglie, codoni, marzaiole, folaghe sono specie a rischio di estinzione, quanto meno su scala locale, e comunque presenti in Piemonte in numeri estremamente ridotti. Eppure non si è esitato un momento a sacrificarli per compiacere le associazioni venatorie.

Eravamo inoltre convinti che la Regione quest’anno avrebbe fortemente limitato i prelievi venatori, per ovvi motivi prudenziali legati alla pandemia in corso ed invece no. Totale asservimento alle richieste dei cacciatori ! 

Si è dunque superato ogni limite, contravvenendo più volte a quelle stesse norme che pure sono state emanate dalla medesima Regione Piemonte. Crediamo che sia giunta l’ora di dire “basta” allo strapotere dei cacciatori ed alle politiche sfacciatamente mirate a favorire questa categoria. Diciamo basta anche all’immissione nel territorio di fagiani di allevamento nel territorio in piena stagione venatoria. Non è accettabile che la caccia alla tipica fauna alpina sia stata aperta senza che siano stati fatti i censimenti primaverili.

Pertanto il “Tavolo Animali e Ambiente” ha invitato tutti coloro che sono contrari a questa azione di sterminio a scrivere alla Giunta e ai Consiglieri della Regione Piemonte per manifestare la loro contrarietà. Allo scopo di far sentire anche la voce della stragrande maggioranza dei cittadini piemontesi che sono contrari alla caccia e chiedere con forza che si protegga in modo adeguato la fauna selvatica o, quantomeno, che si rispettino le leggi esistenti in tale direzione e che si decida anche per uno stop anticipato alla caccia.

Per il Tavolo Animali & Ambiente:

Marco Francone

LAV PIEMONTE

17enne tenta di violentare e strangolare donna

Un 17enne ha tentato  di violentare una cinquantenne, e dopo la reazione della donna, ha cercato di strangolarla con la corda di un portachiavi.

Il giovane  è stato arrestato a Orbassano dai carabinieri di Moncalieri, accusato di tentato omicidio e tentata violenza sessuale. L’aggressione è avvenuta nei garage di un palazzo. La vittima è riuscita a difendersi e ha riportati solo lievi escoriazioni al collo.

Covid, Appendino: “Non spetta ai sindaci chiudere strade e piazze”

Non può essere onere dei sindaci chiudere al pubblico strade e piazze ma  “deve essere concertato da tutte le Istituzioni territoriali, con ampie competenze in termini di sicurezza e controllo.

Non può in alcun modo essere in capo alle singole Amministrazioni”. Così  la sindaca di Torino, Chiara Appendino, che intende confrontarsi domani stesso col governo. “La Polizia Municipale non sarebbe in grado di aggiungere ai già numerosissimi compiti anche un controllo tanto capillare degli spazi pubblici, proprio in un momento delicato come quello che stiamo vivendo”.

Morto a 45 anni Maggiorotto, medico dell’Istituto di Candiolo

L’Istituto di Candiolo, il centro oncologico torinese conosciuto a livello internazionale, piange la scomparsa di Furio Maggiorotto, dirigente  Medico presso la Divisione di Ginecologia Oncologica, morto per un improvviso malore.

Maggiorotto aveva 45 anni e da dieci anni lavorava a Candiolo, dove era un vero e proprio punto di riferimento. “Un’eccellenza in campo oncologico, una persona magnifica a livello umano”, è scritto sui social dai colleghi del medico, “un grandissimo professionista e persona eccezionale. E’ semplicemente andato via, in silenzio, lasciando dietro di sé solo tutto il bene che aveva fatto a così tante persone…”.

Evitare gli assembramenti ma non penalizzare le attività economiche. Le proposte della Regione

Si è appena concluso il videocollegamento con gli altri Presidenti di Regione per discutere con il Governo le prossime misure di contenimento

Scrive su Facebook il presidente del Piemonte  Alberto Cirio:”Abbiamo chiesto di non penalizzare ulteriormente i locali con altre riduzioni di orario, mentre è fondamentale evitare gli assembramenti che si creano fuori dagli esercizi pubblici dopo la chiusura, altrimenti si vanifica il sacrificio che questa misura già comporta per il settore. Sulla scuola abbiamo chiesto al Governo di alleggerire il carico del trasporto locale attraverso il potenziamento della didattica a distanza, limitata però agli ultimi anni delle superiori. Il Governo ascolti la nostra voce fatta di prudenza, ma anche di buonsenso”.

Esercitazioni militari sulle montagne piemontesi

Gli Alpini della Taurinense si addestrano con armi di reparto pesanti

 

 Si è conclusa nel poligono occasionale del Col Maurin l’esercitazione “Maira 2020”, attività addestrativa dei reparti della Brigata alpina “Taurinense” dell’Esercito Italiano, condotta al fine di mantenere costantemente elevata la capacità di erogazione e gestione del fuoco, rendendo così le truppe da montagna sempre pronte allo svolgimento dei compiti primari della Forza Armata, anche in condizioni climatiche estreme.

L’esercitazione, pianificata e condotta dal 2° Reggimento Alpini di Cuneo nella massima osservanza delle norme per il contenimento del Covid-19, ha visto inoltre la partecipazione del 3° Alpini di Pinerolo e del Reggimento Nizza Cavalleria (1°) di Bellinzago Novarese, con il supporto di assetti del 32° Reggimento Genio Guastatori di Fossano e del Reggimento Logistico “Taurinense” di Rivoli.

Nelle due intense settimane passate ai 2.400 metri di quota del Col Maurin, l’esercitazione si è svolta in condizioni meteorologiche particolarmente severe, sia per le rigide temperature raggiunte sia per le precipitazioni nevose che si sono abbattute sui versanti più esposti dell’area. E’ proprio in questo tipo di ambiente che le Truppe Alpine esaltano la loro specificità.

Gli Alpini si sono addestrati all’utilizzo dei mortai da 60, 81 e 120 mm, dei sistemi d’arma remotizzati in dotazione, effettuando contestualmente assalti combinati di squadre, plotoni e complessi minori. Le attività a fuoco sono state condotte con l’osservazione degli specialisti SAOV (Sorveglianza e Acquisizione Obbiettivi Visuali) del “Doi”, includendo inoltre i velivoli del 34° Distaccamento permanente Aves “Toro” di Venaria, che hanno esercitato gli Alpini del 2° Reggimento all’elitrasporto tattico, implementandone la capacità di inserzione rapida delle unità nelle aree di intervento.

L’esercitazione è stata resa possibile anche grazie al reggimento Logistico “Taurinense”, che ha realizzato un’area servizi ad Acceglio (Cn), fornendo alle unità esercitate l’essenziale supporto in termini di rifornimenti e mantenimento, attività resa ancor più gravosa dalle condizioni meteorologiche avverse. Se muoversi e combattere a basse temperature è di per sé difficoltoso, garantire un adeguato supporto logistico è fondamentale al fine di consentire alle Unità di sopravvivere e manovrare efficacemente sul terreno.

Massima attenzione è stata posta all’ambiente, avvalendosi di consulenti ambientali e nuclei di bonifica, per nel rispetto di una delle più belle zone delle Alpi. Per le Truppe Alpine dell’Esercito, infatti, la cura della montagna è di primaria importanza, essendo la stessa casa e palestra di vita per le Penne Nere che imparano così l’importanza dell’umiltà e del rispetto delle regole che la natura impone.

L’addestramento all’impiego congiunto ed integrato di molteplici assetti delle unità della “Taurinense” ha pienamente raggiunto gli obiettivi prefissati, testando i reparti per la piena capacità in previsione dei prossimi impegni operativi.

Weigmann, un signore di altri tempi

E’ mancato l’Avv. Marco Weigmann,  a capo di uno degli studi legali più importanti d’Italia con sede a Torino, Milano e Roma.

 

Di Pier Franco Quaglieni 


Un grande lutto per l’avvocatura italiana e per quella torinese. Ma Weizmann si era anche occupato di cultura in modo appassionato, particolarmente come vicepresidente della Fondazione “Filippo Burzio” di cui era stato uno dei fondatori. Il nostro rapporto era nato nel 1988 quando scrissi un elzeviro su “La Stampa “ per ricordare Filippo Burzio nel quarantennale della morte. Burzio ingegnere ed umanista, docente universitario e giornalista, direttore de “La Stampa“ nel 1943 e nel 1945, era stato quasi  totalmente dimenticato. Quell’articolo suscitò un vasto interesse, in primis nel generale di Corpo d ‘Armata Giovanni De Paoli che era stato allievo di Burzio alla Scuola di Applicazione e d’Arma di Torino. De Paoli organizzò al suo Rotary una mia conferenza su Burzio. A quell’ incontro intervennero tra gli altri gli avvocati Vittorio Chiusano e Marco Weigmann, quest’ultimo   molto amico del figlio dell’intellettuale torinese, Antonio Burzio, che viveva nel culto di suo Padre. Chiusano, Weigmann , De Paoli e chi scrive diedero vita,  poco tempo dopo, al Centro “Filippo Burzio“.

 

Chiusano venne nominato Presidente e Weigmann vice presidente. Da allora la storia del Centro “Burzio “, divenuto successivamente Fondazione , è stata legata indissolubilmente al nome di Weigmann che ha posto la sua intelligenza e la sua cultura giuridica con infinita generosità al servizio della memoria storica di Burzio. Senza il suo sapiente e discreto apporto non ci sarebbe mai stata la Fondazione “Burzio“ di cui ha curato gli interessi in particolare dopo la morte di Antonio Burzio che lasciò tutti i suoi averi alla Fondazione. Con dedizione Weigmann seppe amministrare la Fondazione in modo oculato ed illuminato. Non volle mai apparire. Era un uomo che non amava la ribalta, ma l’impegno con quella sobrietà tutta  piemontese che Burzio considerava una grande virtù. Io sento il rammarico di non aver collaborato alla Fondazione come avrei dovuto. Alla morte improvvisa di Chiusano,  proposi a Weigmann di assumere la presidenza, ma rifiutò. Insieme pensammo a Valerio Zanone come Presidente.  Con Weigmann presidente forse la Fondazione avrebbe mantenuto una maggiore coerenza con i suoi fini statutari, ma soprattutto con lo spirito delle origini a cui  Zanone era rimasto  estraneo perché in quegli anni totalmente occupato in politica. Weigmann non accettò la presidenza neppure       alla morte di Zanone e la scelta cadde sul giornalista Alberto Sinigaglia con Weigmann vicepresidente.  L’avvocato torinese resta anche legato al mio amico Romolo Tosetto che fu il suo maestro. Tosetto e’ stato un uomo di altissimi sentimenti civili manifestati in particolare nel Lions ed anche nel Centro Pannunzio.  Lo studio Tosetto – Weigmann alla morte di Tosetto divenne lo studio Weigmann che è cresciuto in questi anni a livello anche internazionale. Era un uomo pacato e profondamente buono. Aveva un’eleganza innata , forse aveva anche una qualche timidezza, malgrado il consolidato e brillante  successo professionale. Era un gentiluomo di antico stampo. A volte ci si vedeva al Circolo del  Whist, l’ambiente più ovattato di Torino a lui molto caro. Ricordo con rimpianto anche le serate che Marco vi organizzava per la Fondazione “Burzio” ogni anno in vista del Natale. Mi fu affettuosamente vicino in un momento difficile della mia vita e in tante occasioni venne ad ascoltarmi in qualche conferenza. Una volta Chiusano mi volle conferenziere alla Scuola di Applicazione e  d’Arma su Burzio e Gobetti. Avrei voluto parlare del liberale autentico Burzio in contrapposizione al “liberalismo rivoluzionario” e, secondo me, in parte illiberale di Gobetti.

 

Avevo con me un’ampia documentazione, ma l’arrivo improvviso in sala della nuora di Gobetti Carla mi suggerì di evitare, in una sede istituzionale come quella ,qualsivoglia polemica. Così improvvisai un altro discorso in cui parlai a braccio e quasi esaltai Gobetti pur senza convinzione. Vittorio Badini Confalonieri che era venuto a sentirmi si stupì del mio discorso.  Weigmann, che conosceva le mie idee in proposito , aggiunse  che aveva capito il mio imbarazzo e mi ringraziò  per aver evitato fratture. Era un uomo mite. Non l’ho mai sentito in tanti anni alzare anche solo leggermente la voce. Nella storia dell’avvocatura italiana Marco Weigmann è destinato a restare come uno dei maggiori nomi  a cavallo tra i due secoli . Tosetto  mi elogiò più volte Weigmann, il mio ex allievo Federico Restano divenuto socio del suo studio, credo che  contribuirà a tramandarne l’insegnamento. In effetti è stato anche un Maestro che non verrà dimenticato. Il suo stile  pacato resta un esempio di straordinario e calmo equilibrio anche nei momenti più difficili. Ricorderò sempre il suo sorriso rasserenante. Sempre e ovunque. Un modo d’essere sempre più raro in questi tempi così calamitosi.

Scrivere a quaglieni@gmail.com

 

Usura, estorsione e truffa: sei arresti

E’ scattata ieri  l’operazione “DOPPIO DEBITO”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Asti, in cui oltre 40 militari della Guardia di Finanza di Torino hanno eseguito 6 misure cautelari detentive a carico di altrettante persone gravemente indiziate di associazione per delinquere dedita a usura, abusivismo finanziario, estorsione e truffa. In corso di esecuzione anche il sequestro preventivo dei beni degli arrestati.

 

Arrestati i carmagnolesi LAFLEUR Giacomo e suo figlio Carlo, il torinese LAFORÈ Osvaldo, DI MAIO Graziano di Villafranca Piemonte, MACCAGNAN Nicolino di Moncalieri e una dipendente infedele della filiale FINDOMESTIC di Bra (CN), società estranea agli addebiti penali.

 

Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Asti Dott. Alberto Perduca, dirette dal Sostituto Procuratore Dott. Gabriele Fiz e condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Torino, hanno riguardato condotte che vanno dal 2018 alla fine del 2019 e hanno avuto pieno sviluppo durante tutto il periodo dell’emergenza COVID-19.

 

L’attività investigativa avviata dai finanzieri ha permesso di far luce sull’esistenza di un’articolata associazione per delinquere avente base a Carmagnola e risultata operativa a Torino, Ivrea, Moncalieri, Cuneo e Bra, la quale, sotto le direttive di LAFLEUR Giacomo, applicava tassi usurari fino al 2.500%.

Il core business dell’associazione era l’offerta sistematica e professionale di prodotti finanziari a soggetti bisognosi di denaro e che, nella maggior parte dei casi, non presentavano le condizioni per accedere al credito secondo procedure ordinarie.

Le vittime erano imprenditori in difficoltà economiche imprese edili, centri estetici, macellerie, pizzerie – ed anche casalinghe e disoccupati già indebitati, che tramite il “passa parola”, entravano in contatto con i componenti dell’organizzazione. Costoro si presentavano di volta in volta come “ex direttori di banca” o “agenti finanziari”, organizzando gli incontri in luoghi all’aperto, bar, centri commerciali.

Peculiarità dell’organizzazione criminale consisteva nella capacità di proporre un vero e proprio “pacchetto completo” e di nascondersi dietro il finanziamento concesso da una finanziaria realmente esistente.

 

Inizialmente il “cliente” veniva approcciato con toni affabili e cordiali e con l’assicurazione che avrebbe ottenuto una linea di credito da una società finanziaria. Gli si richiedeva la carta d’identità e un documento reddituale, quando esistente.

L’organizzazione predisponeva quindi documenti artefatti (buste paga, CUD, dichiarazioni fiscali) per ottenere il credito, quasi sempre presso la FINDOMESTIC di Bra, ove una dipendente infedele e partecipe dell’organizzazione curava tutti gli adempimenti necessari, quantificava il credito concedibile e forniva finanche puntuali indicazioni sulle risposte da dare in caso di eventuali controlli.

 

Una volta ottenuta la somma dalla finanziaria, l’organizzazione rivelava la propria vera natura pretendendo dalla vittima, in contanti, il “compenso” per i propri “servizi”: venivano applicati tassi usurari fino al 2500% in più rispetto a quelli leciti per l’attività di intermediazione, con richieste di pagamenti fino al 60% del finanziamento, anche con estorsioni e minacce.

In breve, dopo aver pagato gli usurai, alle vittime restava solo una modesta residua parte dei soldi, a fronte dell’onere di dover corrispondere le rate per l’intera cifra ottenuta dalla finanziaria. 

Gli indagati si sono dimostrati particolarmente attenti nell’esecuzione delle proprie attività illecite: raramente utilizzavano i telefoni per accordarsi e prediligevano riunirsi nel campo sinti di Carmagnola o in un centro commerciale di Moncalieri. Tra le accortezze adottate c’era anche quella di far controllare periodicamente le proprie autovetture con vere e proprie operazioni di “bonifica” per ricercare eventuali microspie.

Le indagini sono state condotte anche con intercettazioni, pedinamenti, monitoraggi video ed accertamenti bancari. Nonostante la difficile permeabilità del contesto in cui operavano, i finanzieri sono riusciti a riprendere gli incontri con le vittime, nel corso dei quali gli indagati discutevano dei compensi da esigere e delle modalità operative attuate.

In tal modo è stato possibile risalire a numerose persone cadute nella rete criminale, che, dopo iniziali reticenze, davanti all’evidenza dei fatti accertati dai finanzieri hanno raccontato quanto era accaduto: soggetti, questi, ulteriormente provati anche dall’emergenza COVID-19.

Gli approfondimenti investigativi sono stati effettuati avvalendosi dell’ampia collaborazione resa dall’Ufficio Prevenzione Frodi di FINDOMESTIC, essa stessa vittima di tale sistema. In questo modo sono stati infatti richiesti alla società, in due anni, prestiti per circa 400.000 euro per conto di una ventina di soggetti di fatto privi di ogni garanzia per l’estinzione del debito contratto.

“Basta multe alla mensa dei poveri!”

Il giornalista cattolico Maurizio Scandurra raccoglie l’appello di Don Adriano Gennari: “Più buonsenso verso chi aiuta i poveri della città, dal Comune nessuna risposta

La ‘Mensa dei Poveri’ del Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus, fondata nel 2008 raccogliendo con amore ardente l’invito di Sua Eccellenza Monsignor Cesare Nosiglia per arginare la crescente povertà alimentare cittadina, a quanto pare a Torino da troppo tempo ricevepiù multe che riconoscimenti. Eppure, da marzo a luglio 2020 ha registrato un incremento dell’80% di richieste pasti, passando dai circa 12.500 del medesimo periodo del 2019 agli oltre 22.500 per l’anno in corso”.

E’ l’affermazione durissima, ma tristemente reale, di Maurizio Scandurra, giornalista cattolico, critico musicale e saggista da sempre vicino all’opera caritatevole dello stimato sacerdote cottolenghino, apprezzato altresì per le sue potenti preghiere di intercessione a favore di indigenti e malati.

Non c’è rispetto alcuno, sotto la Mole, per chi ha sfamato e continua a sfamare circa 300 persone al giornoda inizio pandemia a oggi. E con non pochi sforzi. Il lockdown aveva praticamente già azzerato le risorse alimentari che normalmente negozi e supermercati, allora presi d’assalto dai folli timori comuni, destinavano abitualmente in tempi normali a fine giornata alle tavole sociali. E ridotto altresì all’osso, per via delle limitazioni vigenti, il numero di volontari che potevano occupare i locali di via Belfiore 12 solitamente impiegati per la preparazione e la somministrazione dei cibi con i poveri seduti al tavolo al riparo da freddo e intemperie. Distribuzione che, ancora oggi, avviene a mezzo abbondanti sacchetti di pasti caldi consegnati per giunta ai poveri che stazionano in attesa in fila indiana come possono, stante l’impegno dei volontari che cercano di fare il più possibile per garantire le distanze di legge anche a tutela dei poveri, perché non piova disgrazia su disgrazia”.

Ma c’è di più. Nella sua approfondita analisi, Scandurra, già nel cast in passato di importanti programmi tv di Raiuno e Raidue, osserva altresì come “Diminuendo il cibo, scemando le offerte di fedeli, benefattori e sostenitori per via dell’aggravarsi crescente della crisi economicadiffusa, aumentano invece i costi di sanificazione e quelli per il confezionamento meticoloso di tutte le singole porzioni da asporto offerte”.

A ciò si aggiungano – rileva Scandurra, da sempre vicino ai poveri le molteplici contravvenzioni che vengono spesso elevate a Don Adriano e ai suoi volontari ogniqualvolta, facendo i conti con la cartellonistica stradale, sono costretti a fare i salti mortali in orari di punta e traffico per riuscire a caricare il cibo donato, e portarlo in tempo alla Mensa dei Poveri per la preparazione. Lecito che la Polizia Municipale svolga correttamente il proprio lavoro, e con Lei anche gli Ausiliari GTT della sosta: ma innanzi a tanta generosa e disinteressata carità umana e cristiana occorre da parte di Tutti almeno un po’ più di buonsenso. E mi domando: a che titolo poi i residenti di via Belfiore nel tratto prospiciente i locali della tavola sociale bersagliano di chiamate il centralino dei Vigili Urbani disturbati dagli indigenti, che invece in maniera ordinata e composta attendono semplicemente un pasto caldo, un sorriso, di cui in larga parte anche italiani? Auguro vivamente loro di non trovarsi mai al posto di costoro”, tuona Scandurra.

Che prosegue:E’ dal 27 Marzo 2019 che, a seguito appuntamento di persona in Corso Ferrucci con il sottoscritto, Don Adriano e lo staff del Cenacolo Eucaristico presso l’Assessore Roberto Finardi abbiamo richiesto un banalissimo permesso in più per il transito dei veicoli in ZTL, per dotare di corretto accesso in quelle aree riservate anche il secondo mezzo che opera giornalmente nel reperimento delle derrate alimentari gratuitamente e con amore donate dai locali del centro cittadino. Ma niente di fatto, né da lui né tantomeno dalla Segreteria dell’Assessore Maria Lapietra, cui abbiamo scritto via e-mail più volte, in un rimbalzare da questo a quell’ufficio in perfetto stile italiano.

Per poi concludere: “Per giunta, sino al 2018 la Onlus di Don Gennari disponeva di cinque permessi di parcheggio sulle strisce blu afferenti l’area della ‘Mensa dei Poveri’, dati a turno in consegna ai volontari che, tutti pensionati, non possono certo affrontare il costo giornaliero orario del parking per tutte le ore pro capite diservizio ai poveri. Permessi revocati perché, a detta dei competenti uffici, nello statuto è assente la dicitura che prevede l’attività sociale di accompagnamento medico di terze persone bisognose”.

Ed ecco, infine, la proposta: “Persino il TGR degli ottimi colleghi di Raitre Piemonte ha documentato più volte e anche in diretta tra marzo e aprile scorsi l’impegno eroico di una preziosa mensa sociale cittadina che non si è mai piegata né tantomeno arresa innanzi alla virulenza del Covid-19. Ampia parte ha anche il Banco Alimentare, che ringraziamo sempre di cuore, e con lui anche tutti i privati cittadini e le imprese del territorio che, ciascuno secondo le proprie possibilità, in denaro o in cibo offrono risorse e futuro per alimentare giornalmente i poveri di Don Gennari. Cara Sindaca Appendino e Giunta Tutta, che cosa vi costa qualche permesso viario in più per aiutare chi soffre?”, conclude lapidario Maurizio Scandurra.