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Ubriaco con il coltello sotto il cuscino. Arrestato per maltrattamenti

Gli agenti del Commissariato Centro sono intervenuti in uno stabile del quartiere Barriera Milano per la segnalazione di uomo che, in stato di ebrezza, stava minacciando tutte le persone presenti in casa in quel momento, tra questi anche minori. 
Giunti sul posto, i poliziotti hanno udito dalla strada le urla della lite in atto e una volta raggiunto l’appartamento hanno visto un uomo spintonare due donne. Dal racconto di una delle due, la moglie dell’uomo, è emerso un vissuto di maltrattamenti, non più sopportabili, che si protraevano da tempo di cui erano destinatari lei e la sua famiglia. Molte volte il marito rientrava in casa in stato di ebbrezza minacciandoli.
Da circa un anno la donna era sposata con l’uomo un cittadino pakistano di 24 anni. Sin da subito questi si era mostrato violento e geloso nei confronti della moglie.
Dopo il matrimonio, il cittadino pakistano aveva preteso che la consorte lasciasse il lavoro, sebbene l’uomo non abbia mai contribuito concretamente all’economia della famiglia. La vittima era anche oggetto dei continui controlli del marito. L’uomo era anche solito dormire con un coltello sotto il cuscino, arma che, in una circostanza, aveva anche lanciato in direzione della moglie per fortuna non colpendola. In un’altra circostanza, il reo dopo aver rotto una bottiglia, aveva ferito al braccio sua
moglie.
Nella tarda serata di ieri, dopo che l’uomo è rincasato ubriaco, è andato in escandescenze per futili motivi minacciando la moglie e i suoi familiari. Di qui l’intervento degli agenti che si è concluso con l’arresto dell’uomo per maltrattamenti.

L’Unità di crisi controlla le mascherine prima della distribuzione

Le mascherine non autorizzate all’uso sanitario consegnate oggi dalla Protezione civile all’Ordine dei medici non sono mai transitate dal Magazzino centralizzato per l’emergenza coronavirus di Grugliasco dell’Unità di crisi, ma sono state fornite direttamente agli interessati dalla sede romana.

Lo conferma l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, che sottolinea come ogni fornitura in arrivo a Grugliasco sia soggetta al vaglio tecnico dell’Unità di crisi.

«Ad esempio – rileva l’assessore Icardi –, della fornitura di 102 mila mascherine della Protezione civile arrivate questa notte al Magazzino di Grugliasco, solo 24 mila mascherine sono state ritenute dall’Unità di crisi della Regione Piemonte idonee alla distribuzione agli ospedali. Per le altre 78 mila, invece, la stessa Unità di crisi ha chiesto un supplemento di certificazione, tenendole bloccate in magazzino. Sempre stanotte, sono arrivate all’Unità di crisi anche 50 mila mascherine ffp2 donate dalla Huawei Italia, immediatamente andate in distribuzione, in quanto pienamente rispondenti ai requisiti richiesti».

Intanto, l’Unità di crisi chiarisce la posizione sulle discusse mascherine brasiliane distribuite nei giorni scorsi, sottolineando come le stesse siano a tutti gli effetti certificate come “mascherine chirurgiche ad uso sanitario”.

«Si tratta di dispositivi di protezione acquistati nella prima fase dell’emergenza – dichiara l’assessore regionale alla Protezione civile del Piemonte, Marco Gabusi -, quando le disponibilità dei dispositivi di protezione individuale erano molto limitate e anche da Roma non c’erano rifornimenti. Comprendiamo talune riserve sulle caratteristiche pratiche, ma fortunatamente abbiamo verificato la loro certificazione».

Piemonte: 163 guariti, in via di guarigione 308. Le nuove vittime 70 per un totale di 924 morti

Il comunicato della Regione delle ore 19 di mercoledì 1 aprile

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 19.00

CENTOSESSANTATRE PAZIENTI GUARITI, 308 IN VIA DI GUARIGIONE

Questo pomeriggio l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che il numero complessivo di pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, è salito a 163 (+36 rispetto a ieri), cosi suddiviso su base provinciale: 12 in provincia di Alessandria, 11 in provincia di Asti, 11 in provincia di Biella, 19 in provincia di Cuneo, 9 in provincia di Novara, 74 in provincia di Torino, 17 in provincia di Vercelli, 4 nel Verbano-Cusio-Ossola e 6 provenienti da altre regioni. Il 55% sono maschi, il 45% donne.

Altri 308 sono “in via di guarigione”, cioè risultati negativi al primo tampone di verifica dopo la malattia e attendono ora l’esito del secondo.

SETTANTA DECESSI, COMPLESSIVAMENTE 924 MORTI

Sono 70 i decessi di persone positive al test del “Coronavirus Covid-19” comunicati stasera dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte: 8 in provincia di Alessandria, 1 in provincia di Asti, 6 in provincia di Biella, 9 in provincia di Cuneo, 5 in provincia di Novara, 36 in provincia di Torino, 4 nel Vercellese, 1 nel Verbano-Cusio-Ossola.

Il totale complessivo è ora di 924 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 178 ad Alessandria, 38 ad Asti, 75 a Biella, 67 a Cuneo, 113 a Novara, 339 a Torino, 50 a Vercelli, 49 nel Verbano-Cusio-Ossola, 15 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

SITUAZIONE CONTAGI

Sono 9.918  le persone finora risultate positive al “Coronavirus Covid-19” in Piemonte: 1.384 in provincia di Alessandria, 477 in provincia di Asti, 513 in provincia di Biella, 789 in provincia di Cuneo, 861 in provincia di Novara, 4.751 in provincia di Torino, 512 in provincia di Vercelli, 419 nel Verbano-Cusio-Ossola, 95 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 117 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 456.

I tamponi diagnostici finora eseguiti sono 31.135, di cui 17.957 risultati negativi.

A Givoletto mascherine per tutti gli abitanti

Mentre la Protezione civile non riesce a soddisfare tutte le richieste

L’Italia abituata a fare da sè si è mobilitata nell’emergenza. Un esempio viene da Givoletto. Grazie a una generosa donazione, tutti i 4 mila abitanti del Comune di Givoletto (Torino) avranno una mascherina lavabile e riutilizzabile per proteggersi dal Coronavirus Covid 19. “Un’azienda di Grugliasco, la Diastar – spiega il sindaco, Azzurrra Mulatero –  ci ha fatto un grande regalo. Mi sento il sindaco più fortunato d’Italia ed esprimo immensa gratitudine per l’imprenditore che ha voluto farci questo dono, che mi permette di proteggere tutta la popolazione in questi difficilissimi momenti”

Le prime mille mascherine sono già arrivate, altre mille arrivano oggi e giovedì parte la distribuzione da parte dei consiglieri comunali e dei volontari che andranno casa per casa. Entro mercoledì della prossima settimana tutto il quantitativo di mascherine sarà consegnato al Comune di Givoletto, che completerà così la distribuzione. “Ero molto preoccupata – aggiunge il sindaco – perché la Protezione Civile annullava i nostri ordini. Fino ad ora ci aveva mandato 50 mascherine per 4 mila abitanti. Dopo questa donazione ho detto all’Unione dei Comuni della nostra zona che rinuncio alle 250 mascherine che ci avrebbero mandato. Inoltre, domanderò ai cittadini di non prendere in consegna la loro mascherina se non ne hanno bisogno e se ci saranno delle rimanenze le darò alla Croce Rossa”.

La Diastar fino a pochi giorni fa era specializzata in frese per il settore dentale e orafo, ma con grande prontezza ha riconvertito parte della produzione per far fronte all’emergenza Covid 19. Fra l’altro, si tratta di dispositivi sanitari particolarmente efficaci, perché dotati di una speciale membrana interna di particelle d’argento che permette una potente azione biocida. I manager della DG hanno preso questa decisione sulla base dell’esperienza maturata negli anni scorsi nella produzione di abbigliamento per uso odontoiatrico, che utilizzava un tessuto di nuova generazione antibatterico, idrorepellente, impermeabile, ionizzante, termoregolante, lavabile a 40° e autoclavabile.  L’attuale capacità produttiva dell’azienda è di 2.500 mascherine al giorno.

In ospedale per il coronavirus lo salvano da tumore

Per la prima volta è stata asportata una massa tumorale che ostruiva quasi completamente la trachea ed i bronchi in un paziente COVID positivo con un intervento non invasivo in broncoscopia rigida e supporto ECMO, grazie alle équipes di Pneumologia e di Rianimazione dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino

Lunedì scorso si è presentato al Pronto soccorso dell’ospedale di Ciriè un giovane paziente che presentava un gravissimo quadro di insufficienza respiratoria, in COVID positività, che ha richiesto l’intubazione in urgenza. Stante la difficoltà connessa al supporto ventilatorio, il paziente è stato trasferito presso l’ospedale Giovanni Bosco, dove è stato evidenziato come alla base delle difficoltà ventilatorie vi era una massa di quasi 2 cm. che ostruiva quasi completamente la trachea (90 – 95%) e che impediva, nei fatti, la ventilazione meccanica necessaria per il trattamento dell’insufficienza respiratoria COVID – correlata. 

È stata quindi allestita un’équipe rianimatoria, coordinata dal dottor Sergio Livigni dell’ospedale Giovanni Bosco in collaborazione con lo staff della Città della Salute di Torino, che ha provveduto a connettere il paziente alla circolazione extracorporea (ECMO) ed a trasferire il paziente presso la Rianimazione di riferimento dell’ospedale Molinette, diretta dal professor Luca Brazzi.
Confermato il sospetto diagnostico, per salvare la vita del giovane paziente, si è proceduto all’esecuzione, in urgenza, di una manovra di disostruzione della trachea e dei bronchi coinvolti dalla malattia, con l’utilizzo di broncoscopia rigida, mentre la circolazione extracorporea garantiva idoneo supporto all’insufficienza respiratoria determinata dall’infezione da COVID.

 

Si tratta del primo caso al mondo in cui tale procedura sia stata eseguita in paziente COVID positivo con tutte le difficoltà correlate alla necessità di ridurre la diffusione dell’infezione nell’ambiente e tra gli operatori. L’intervento non invasivo è stato eseguito venerdì scorso, in regime di sicurezza per gli operatori, presso la Rianimazione universitaria, da parte del dottor Paolo Solidoro broncoscopista della Pneumologia universitaria delle Molinette (diretta dal professor Carlo Albera del Dipartimento Cardiotoracico e Vascolare, diretto dal professor Mauro Rinaldi), con la supervisione del dottor Rosario Urbino coadiuvato dall’équipe anestesiologica formata da Chiara Bonetto e da Ivo Verderosa e dagli infermieri professionali Barbara Picco e Mario Viale. L’intervento ha avuto successo liberando le vie aeree dalla massa, così permettendo la sospensione della circolazione extracorporea e l’inizio del progressivo svezzamento dalla ventilazione.

 

Tutto ciò è stato reso possibile dalla collaborazione in rete di più ospedali del Piemonte coinvolti e dalla professionalità delle équipes mediche ed infermieristiche che hanno partecipato ad ogni singolo passo in un momento di massima emergenza nazionale legata al COVID-19.

 

“Ora d’aria” per i bimbi, sì o no?

La richiesta era arrivata proprio ieri alla sindaca Chiara Appendino da un nutrito gruppo di mamme torinesi. Chiedevano alla prima cittadina la possibilità, nonostante il lockdown da coronavirus, di poter far prendere una boccata d’aria ai propri bambini

La sindaca ha prontamente risposto sui social che il Comune non poteva fare altro che seguire le direttive nazionali.

Poi, in serata, è giunta la notizia dell’ordinanza del ministero dell’Interno, che consente ad un genitore alla volta di accompagnare a passeggio per breve tempo e non troppo lontano i propri bimbi.  Più nel dettaglio, ecco cosa dice la circolare: per quanto riguarda gli spostamenti di persone fisiche è da intendersi consentito, ad un solo genitore, camminare con i propri figli minori in quanto tale attività può essere ricondotta alle attività motorie all’aperto, purché in prossimità della propria abitazione. Il nuovo provvedimento ha suscitato perplessità da parte di chi teme una maggiore diffusione dei contagi, ma anche il sollievo di tanti genitori che non ce la facevano più a tenere i figli “segregati” nelle proprie abitazioni. In queste ore si capirà se e come i papà e le mamme di Torino sapranno seguire alla lettera le indicazioni ministeriali per l'”ora d’aria” dei bambini. E, oggi pomeriggio, arriva il parere della Regione: “Si prosegue con  la linea del rigore:  continuiamo a restare a casa. Nessun allentamento delle misure di contenimento in Piemonte”

E’ la linea del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, dopo l’ apertura da parte del Governo alle  brevi passeggiate genitore-figlio. “Nella nostra regione continuano a valere le regole più restrittive Bisogna continuare a stare a casa. Solo così vinceremo la battaglia”, prosegue il governatore.

A prevalere deve essere in ogni caso il buonsenso. Così come il cane può essere portato fuori per  i bisogni fisiologici attorno alla propria casa, è ovvio che sarà anche possibile per un genitore single  uscire con il figlio, se non ha nessuno a cui lasciarlo.  Ma non sono concesse, nemmeno  ai genitori,  vere e proprie passeggiate con i bambini.

Gesti che rendono più giusta la giustizia

L’emergenza coronavirus fa esplodere altre emergenze. Dramma nel dramma, anche nelle carceri. Un caso simbolo: dal 20 dicembre l’ex assessore regionale Roberto Rosso, ed altri sono in carcere.

Carcere preventivo, indagati di reati gravissimi come voto di scambio e associazione esterna di stampo mafioso. Le istanze o di scarcerazione o degli arresti domiciliari sono state respinte dal Gup. Non entriamo nel merito delle scelte del magistrato. Non è compito nostro e non abbiamo capacità. Ma la vicenda del Coronavirus ha ulteriormente complicato ed aggravato le condizioni dei singoli imputati.

Il 15 Aprile ci dovrebbe essere l’udienza per le indagini preliminari, in videoconferenza. L’infezione  sta complicando la situazione dei carcerati ed il loro poter comunicare con i loro cari e anche con i propri legali. Problema irrivelante? Non mi pare assolutamente. Tutti, ma proprio tutti hanno diritti come doveri. Poi, se condannati, pagheranno il loro conto con la giustizia e dunque con gli italiani. Gli avvocati hanno rinnovato la richiesta per gli arresti domiciliari. L’ennesima richiesta, ora
supportata dal pericolo del coronavirus e delle  precarie condizioni psico- fisiche. Anche qui decideranno i magistrati preposti, ma un atto umanitario non guasta mai. Direi di più, rende più
giusta la giustizia. Arriva anche l’ appello del Garante per i diritti dei detenuti sulle condizioni degli istituti di pena: le carceri sono una bomba esplosiva. Principalmente per il sovraffollamento. Chi deve trovare soluzioni – lo Stato – le trovi, per i casi singoli come per la situazione complessiva degenerata. L’ emergenza è sotto gli occhi di tutti.

Patrizio Tosetto

Marito violento arrestato dai carabinieri

Ha aggredito e picchiato la moglie al culmine di un litigio ed è stato arrestato dai carabinieri.

A Torino, via Piossasco, i carabinieri del Nucleo Radiomobile sono intervenuti, dopo una segnalazione al 112, per una lite in famiglia. È stata la stessa vittima a chiamare i carabinieri per denunciare il marito violento.

Umiliazioni e prepotenze che duravano ormai da tempo e che in questo periodo  di quarantena sono aumentate.   Un italiano di 34 anni è stato arrestato per maltrattamenti. L’uomo è ritenuto responsabile  di condotte vessatorie e reiterate violenze psico-fisiche nei confronti della moglie,  una ragazza peruviana di 27 anni.

L’uomo dopo aver litigato con la moglie per futili motivi l’ha aggredita per l’ennesima volta strattonandola e facendola cadere a terra. La vittima, che non ha inteso sottoporsi alle  cure mediche, è stata informata sulle modalità di accesso ai centri antiviolenza. E’ stato applicato il codice rosso (Il “codice rosso” introduce una corsia preferenziale per le denunce, rende le indagini più rapide e obbliga i pm ad ascoltare le vittime entro tre giorni).

Carceri, situazione critica. L’appello dei garanti

Coronavirus. Carceri / Riceviamo e pubblichiamo l’appello dei Garanti territoriali al Presidente della Repubblica, alle Camere, ai Sindaci e ai Presidenti delle Regioni per ulteriori misure di riduzione della popolazione detenuta

“I primi casi di positività al virus Covid-19 registrati in alcuni istituti penitenziari, hanno riportato l’attenzione sui rischi connessi alla sua possibile diffusione in carcere, dove le misure di prevenzione prescritte alla popolazione in libertà non possono essere rispettate in condizioni di sovraffollamento, come ieri ha detto anche Papa Francesco.

Come più volte raccomandato dal Garante nazionale delle persone private della libertà, e indicato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità e dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura, sono necessari importanti interventi deflattivi della popolazione detenuta che consentano la domiciliazione dei condannati a fine pena e la prevenzione e l’assistenza necessaria a quanti debbano restare in carcere.I provvedimenti legislativi presi dal Governo sono largamente al di sotto delle necessità. Se anche raggiungessero tutti i potenziali beneficiari (6000 detenuti, secondo il Ministro della Giustizia), sarebbero insufficienti, come recentemente sottolineato dal Consiglio superiore della magistratura, dall’Associazione nazionale magistrati, dall’Unione delle Camere penali e dall’Associazione dei docenti di diritto penale. Con quelle misure non solo non si supera il sovraffollamento esistente (formalmente di 7-8000 persone, sostanzialmente di almeno diecimila), ma non si garantisce il necessario distanziamento sociale richiesto a tutta la popolazione per la prevenzione della circolazione del virus. Servono, e urgentemente, ulteriori misure, di rapida applicazione, che portino la popolazione detenuta al di sotto della capienza regolamentare effettivamente disponibile. Noi, Garanti delle persone private della libertà nominati dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni italiani, impegnati tutti i giorni sul campo, fianco a fianco con i magistrati di sorveglianza, dirigenti e operatori penitenziari e della sanità pubblica, del volontariato e del terzo settore, anche nella individuazione di mezzi e risorse necessarie per l’accoglienza dei condannati ammissibili alla detenzione domiciliare, facciamo dunque appello al Presidente della Repubblica, quale supremo garante dei valori costituzionali in gioco, ai Sindaci e ai Presidenti delle Regioni, delle Province e delle Aree metropolitane di cui siamo espressione e ai Parlamentari della Repubblica, affinché nell’esame del decreto-legge contenente le norme finalizzate alla riduzione della popolazione detenuta vengano adottate misure molto più incisive e di pressoché automatica applicazione, in grado di portare nel giro di pochi giorni la popolazione detenuta sotto la soglia della capienza regolamentare effettivamente disponibile”.

Stefano Anastasìa, Regioni Lazio e Umbria
Samuele Ciambriello, Regione Campania
Gianmarco Cifaldi, Regione Abruzzo
Giovanni Fiandaca, Regione Sicilia
Enrico Formento Dojot, Regione Val d’Aosta
Mirella Gallinaro, Regione Veneto
Leontina Lanciano, Regione Molise
Carlo Lio, Regione Lombardia
Marcello Marighelli, Emilia Romagna
Bruno Mellano, Regione Piemonte
Andrea Nobili, Regione Marche
Paolo Pittaro, Regione Friuli Venezia Giulia
Piero Rossi, Regione Puglia
Vanna Jahier, Provincia di Pavia
Antonia Menghini, Provincia di autonoma Trento
Paolo Allemano, Comune di Saluzzo
Edvige Baldino, Comune di Tempio Pausania
Giulia Bellinelli, Comune di Rovigo
Marco Bellotto, Comune di Lecco
Franca Berti, Comune di Bolzano
Elisabetta Burla, Comune di Trieste
Dino Campiotti, Comune di Novara
Stefania Carnevale, Comune di Ferrara
Sonia Caronni, Comune di Biella
Roberto Cavalieri, Comune di Parma
Sofia Ciuffoletti, Comune di San Gimignano
Cecilia Collini, Comune di Siena
Eros Cruccolini, Comune di Firenze
Giovanni De Peppo, Comune di Livorno
Antonello Faimali, Comune di Piacenza
Paola Ferlauto, Comune di Asti
Federico Ferraro, Comune di Crotone
Margherita Forestan, Comune di Verona Monica
Cristina Gallo, Comune di Torino
Emilio Guerra, Comune di Belluno
Antonio Ianniello, Comune di Bologna
Pietro Ioia, Comune di Napoli
Valentina Lanfranchi, Comune di Bergamo

Agostino Siviglia, Regione Calabria
Carlo Mele, Provincia di Avellino
Bruno Mitrugno, Provincia di Brindisi
Manuela Leporati, Comune di Vercelli
Silvia Magistrini, Comune di Verbania
Francesco Maisto, Comune di Milano
Maria Mancarella, Comune di Lecce
Alberto Marchesi, Comune di Pisa
Natascia Marzinotto, Comune di Udine
Paolo Mocci, Comune di Oristano
Paola Perinetto, Comune di Ivrea
Alessandro Prandi, Comune di Alba
Paolo Praticò, Area metropolitana di Reggio Calabria
Luisa Ravagnani, Comune di Brescia
Marco Revelli, Comune di Alessandria
Giovanna Serra, Comune di Nuoro
Alessandra Severi, Comune di Lucca
Sergio Stefenoni, Comune di Venezia
Gabriella Stramaccioni, Comune di Roma
Ione Toccafondi, Comune di Prato
Matteo Luigi Tosi, Comune di Busto Arsizio
Mario Tretola, Comune di Cuneo
Antonello Unida, Comune di Sassari
Tommaso Vezzosi, Comune di Porto Azzurro
Giovanni Villari, Comune di Siracusa

Tamponi in ambulatorio o in auto ai convalescenti

L’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Icardi, individua una nuova modalità di gestione dei pazienti covid in convalescenza

«Convocheremo i pazienti clinicamente guariti e in convalescenza – dice Icardi – per eseguire il test di conferma virologica della guarigione in ambulatori appositamente predisposti, per garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori».

«In questo modo – osserva l’assessore Icardi –, si tratta di velocizzare e aumentare le prestazioni di esecuzione dei tamponi rino-faringei, alleggerendo il carico di lavoro degli operatori sanitari che altrimenti dovrebbero recarsi a domicilio dei pazienti. Il servizio non riguarda tutti, ma solo i pazienti clinicamente guariti e in isolamento domiciliare che debbano accedere ai tamponi di controllo per tornare in piena attività. Queste persone saranno convocate dal Servizio di Igiene e Sanità Pubblica della loro Azienda sanitaria locale e verranno informate sulle modalità da seguire. Verrà chiesto loro di recarsi, muniti di mascherina, in appositi ambulatori o camper, mentre, in altri casi, potrebbero ricevere la prestazione rimanendo a bordo della propria automobile, secondo la modalità “drive-through”. Tutto ciò, con un notevole risparmio di tempo, energie e utilizzo di dispositivi di protezione individuale da parte degli operatori sanitari, oltre che a vantaggio di una migliore razionalizzazione del servizio».