CRONACA- Pagina 1344

Stenosi valvolare aortica: a 80 anni salvato grazie ad un complesso intervento

Il centro di riferimento per le patologie cardiache con un’équipe multidisciplinare specializzata diretta dal dott. Elvis Brscic

 A Maria Pia Hospital di Torino, Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research, è stato eseguito un complesso intervento su un paziente 80enne affetto da un grave scompenso cardiaco determinato da stenosi aortica in fase avanzata, aggravata da una vasculopatia periferica che ha reso necessario un approccio interventistico inusuale.

La stenosi valvolare aortica è una delle patologie cardiache più diffuse al mondo, con un’incidenza di oltre il 3% negli over 75 che sale al 4% nei soggetti ultra 80enni. Le persone affette dalla patologia nella sua forma severa, se non trattate per tempo, vanno incontro ad angina pectoris o a sincope. In questi casi, senza intervento, l’aspettativa di vita è di circa 3 anni, mentre si riduce a soli 1 o 2 anni – sempre senza operazione – in caso di scompenso cardiaco (Linee Guida Internazionali).

Per trattare la stenosi valvolare aortica è necessario intervenire sostituendo la valvola. Oggi, sempre più spesso la sostituzione viene eseguita per via percutanea grazie alla tecnica TAVI, una soluzione mininvasiva che consente di applicare le protesi delle valvoledanneggiate tramite sottili cateteri introdotti attraverso l’arteria femorale. Il tutto con un indubbio beneficio per il paziente in termini di risposta all’intervento e recupero più veloce.

Maria Pia Hospital è centro di riferimento per gli interventi con tecnica TAVI con ECMO, una metodica di intervento eseguita in poche altre strutture in Italia e che impiega un dispositivo per il supporto delle funzioni vitali tramite circolazione extracorporea (ECMO – ExtraCorporeal Membrane Oxygenation). ECMO consente di mettere a riposo cuore e polmoni supportando la funzione ventilatoria e di pompa cardiaca.

Si tratta di una soluzione efficace in presenza di interventi particolarmente difficili su pazienti che presentano un quadro clinico complesso, come nel caso dell’80enne giunto all’attenzione del team multidisciplinare di Maria Pia Hospital. Il paziente presentava una stenosi valvolare aortica a cui erano associate una serie di patologie frequenti nella popolazione anziana, ovvero ipertensione e vasculopatia, e non era quindi candidabile a correzione chirurgica tradizionale.

A Maria Pia Hospital siamo in grado di affrontare interventi complessi, anche su pazienti anziani, grazie all’ausilio di ECMO, che mette a riposo il cuore, il quale viene sottoposto a grande stress durante le sostituzioni valvolari – spiega il dott. Elvis Brscic, specialista in Cardiologia Interventistica presso la struttura torinese –. Questo ci consente di affrontare al meglio l’intervento e aumentare le possibilità di buona riuscita. Nel caso specifico, il paziente presentava un ulteriore elemento di criticità, dato da una grave vasculopatia periferica, con compromissione della circolazione, che non consentiva l’accesso delle cannule utilizzate solitamente per introdurre e posizionare la valvola sostitutiva attraverso l’arteria femorale. Di concerto con tutta l’équipe abbiamo quindi deciso di utilizzare un approccio ascellare bilaterale, attraverso l’arteria succlavia. Una scelta inusuale ma che si è rivelata davvero felice perché ha consentito di trattare in modo ottimale la sostituzione della valvola, con un approccio mininvasivo e un recupero ottimale del paziente che dopo 5 giorni di degenza post operatoria è stato dimesso dal reparto”.

Al rientro a casa, il paziente sottoposto a questo genere di intervento, deve seguire una terapia antiaggregante e assumere farmaci per il trattamento dell’ipertensione; solo quando la risposta del paziente alle terapie non è ottimale si rende necessario un ciclo di riabilitazione.

“Negli ultimi tre anni l’équipe multidisciplinare, composta anche da un cardiochirurgo, una perfusionista e da un cardioanestesista, ha eseguito numerosi interventi su pazienti in condizione di grave scompenso cardiaco con tecniche di interventistica strutturale non chirurgica in ECMO – racconta il dott. Brscic –. Si tratta di una cifra considerevole rispetto alla casistica nazionale. Questo fa di Maria Pia Hospital un centro di riferimento per il trattamento di queste patologie, non solo in Piemonte ma sul territorio italiano”.

Come funziona la zona rossa

In attesa di sapere, a breve, se tutta l’Italia (Piemonte compreso) diventerà zona rossa dal 24 dicembre al 3 gennaio, ricordiamo le regole da seguire nella sopracitata zona:

Vietato spostarsi anche all’interno del proprio comune in qualsiasi orario salvo che per motivi di lavoro, necessità e salute,portare con sé autocertificazione

Chiusura di bar e ristoranti 7 giorni su 7
L’asporto è consentito fino alle ore 22.
Chiusura di tutti i negozi ad eccetto di supermercati,beni alimentari e necessità
Aperte edicole, tabaccherie, farmacie,parrucchieri.

Chiusi i centri estetici
Sospese tutte le competizioni sportive salvo quelle nazionali riconosciute dal Coni
Si può fare attività motoria nei pressi della propria abitazione

Scuole tutte chiuse per vacanze festive
Chiusi musei mostre teatri cinema palestre
Mezzi pubblici con riempimento fino al 50% della capienza

Coprifuoco dalle 22 alle 5
Multe da 400 a 1000 euro per chi trasgredisce.

Vincenzo Grassano

Violenza di genere: nove vittime su dieci sono donne. Meno denunce ma più arresti

Circa il  70% delle violenze di genere a Torino e nella provincia derivano dall’ ambito familiare: nel  91% dei casi le vittime sono donne.

Sono i dati della  Questura del capoluogo piemontese nel report annuale su 396 denunce raccolte nel corso dell’anno che sta per finire.

Nella maggior parte dei casi le vittime denunciano maltrattamenti in ambito familiare (nel 45% dei casi) e atti persecutori ai loro danni (il 25%)

Invece il 12% denuncia casi di lesioni e il 9% di violenze sessuali. Oltre la metà delle donne vittime di violenza sono italiane, il 22% proviene da Paesi extra U E e il 16% dal resto d’Europa. La maggior parte delle denunce è  presentata da donne tra i 38 e 47 anni, segue la fascia di età tra i 28 e 37. Ad oggi nel 2020 la polizia ha arrestato 176 persone per reati legati alla violenza di genere. Tra questi gli arresti per maltrattamenti in famiglia sono 114, ovvero + 32% rispetto al 2019 e 62 quelli per stalking, con una impennata del 121% a confronto  con l’anno precedente.

Arrestato dopo l’ennesima aggressione alla ex compagna

Dopo un prima colluttazione sotto casa, l’ha inseguita in auto

Un cittadino italiano poco più che ventenne è stato arrestato lo scorso sabato dagli agenti della Squadra Volante, che lo hanno fermato mentre tentava di aggredire nuovamente la ex compagna: l’uomo era già riuscito ad infrangere con un pugno uno dei finestrini dell’auto con cui la donna era fuggita per scampare alla sua furia.  Davanti ai poliziotti, l’aggressore ha mantenuto un atteggiamento violento e minaccioso, ed ha insultato sia la donna che gli agenti. Da accertamenti svolti nell’immediato  è emerso che il giovane,  da quando la convivenza con la compagna si è interrotta, alcuni mesi fa, a causa del suo comportamento violento,  l’ha in più occasioni offesa, minacciata di morte e percossa, causandole, nel corso di un episodio, finanche la frattura del setto nasale. Sabato mattina, l’uomo ha minacciato telefonicamente il suicidio alla ex, addossandole la colpa del gesto e con tale stratagemma le ha teso un agguato, dandole appuntamento sotto casa della madre. A nulla sono valsi i tentativi dei familiari presenti di riportare alla calma il loro congiunto: sono solo riusciti a trattenerlo giusto il tempo necessario per dare alla vittima di mettersi in macchina e fuggire, mentre forniva la propria posizione al 112 NUE. Gli agenti della Squadra Volante, raggiunta celermente la coppia,  hanno arrestato il giovane per maltrattamenti  in famiglia e danneggiamento aggravato; lo hanno altresì denunciato per minaccia ed oltraggio a pubblico ufficiale.

Impianti sciistici, scoperta truffa alla Regione

Truffa aggravata in danno della Regione Piemonte. La Guardia di Finanza di Torino sequestra un contributo di oltre 140.000 euro percepito indebitamente per lavori mai eseguiti.

L’operazione, denominata “Neve al Sole”, riguarda il sequestro del contributo di oltre 140.000 euro erogato dalla Regione Piemonte per l’esecuzione dei lavori finalizzati alla messa in sicurezza ed alla manutenzione degli impianti sciistici del Frais-Pian del Mesdì, ottenuto grazie alla presentazione di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti per lavori mai eseguiti.

 

La Guardia di Finanza di Torino, coordinata dal Procuratore Aggiunto, Dr. Marco Gianoglio e diretta dal Pubblico Ministero, Dr. Mario Bendoni, della locale Procura della Repubblica, ha svolto un’approfondita attività investigativa, attraverso verifiche e riscontri documentali, nei confronti di una società di gestione delle installazioni sciistiche la quale, avvalendosi di una fattura per operazioni oggettivamente inesistenti ed una certificazione riportante dati e notizie non rispondenti al vero, aveva richiesto alla Regione Piemonte l’erogazione di un contributo finalizzato al mantenimento della sicurezza ed alla riqualificazione degli impianti sciistici.

La Legge regionale (n. 2 del 2009)  che prevede norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi, consente, infatti, agli Enti pubblici, alle imprese ed agli Enti senza scopo di lucro, che siano proprietari o gestori di impianti a fune e piste da sci, di richiedere finanziamenti alla Regione Piemonte, finalizzati al mantenimento delle condizioni di sicurezza delle aree sciabili, nonché al potenziamento e alla riqualificazione del patrimonio impiantistico montano. Per conseguire tale erogazione, l’impresa interessata deve presentare una domanda, attestando di aver sostenuto una serie di spese finalizzate al raggiungimento di uno degli obiettivi specificamente descritti nel bando.

La domanda era stata presentata alla Regione Piemonte dal gestore degli impianti sciistici, nel 2018, allegando la fattura per operazioni oggettivamente inesistenti e l’asseverazione della loro esecuzione da parte di un professionista compiacente, al fine di dimostrare l’effettuazione dei lavori previsti dal relativo bando, ottenendo, nel 2019, l’erogazione del contributo per oltre 140.000 euro.

Nel corso delle indagini, i finanzieri della Compagnia di Susa hanno notato, nella contabilità della società di gestione, una fattura emessa nel 2018 e recante, quale oggetto, svariate prestazioni rese per la “revisione vita tecnica vs sciovia Pian Mesdì” che non poteva aver eseguito la società emittente in quanto priva delle necessarie competenze e dei mezzi adeguati. Il documento fiscale, peraltro, non era stato annotato né nel registro I.V.A. né nel libro giornale, ma era allegato alla domanda presentata dall’impresa alla Regione Piemonte per l’assegnazione del contributo finalizzato alla riqualificazione della sciovia del Frais-Pian Mesdì.

Successivamente all’avvenuto pagamento della citata fattura, effettuato per fornire una parvenza di liceità all’operazione commerciale, il gestore dell’impianto sciistico ha emesso, a sua volta e nei confronti della società emittente, una fattura di pari importo e recante quale oggetto una penale relativa alle citate prestazioni, così da giustificare contabilmente il rientro del denaro precedentemente elargito.

In realtà, i lavori erano stati eseguiti solo parzialmente, in modo da rendere comunque sicura la sciovia, ma per importi nettamente inferiori e, in parte, in economia.

Le Fiamme Gialle sono riuscite, dunque, a ricostruire l’intera vicenda, denunciando il gestore dell’impianto sciistico per l’emissione della fattura per operazioni inesistenti, utilizzata per giustificare il rientro del denaro corrisposto e potenzialmente idonea a far evadere le imposte all’asserito esecutore dei lavori, nonché, in concorso con quest’ultimo ed il professionista che ha emesso la certificazione relativa alla regolare esecuzione dei lavori, per truffa aggravata in danno della Regione Piemonte.

Al termine delle attività di controllo i finanzieri di Susa hanno sequestrato oltre 140.000 euro, corrispondenti al contributo illecitamente conseguito dall’impresa.

 

Indagine sui rincari ferroviari: fino a 211 euro da Torino alla Calabria

ANTITRUST INDAGA SU RINCARI FERROVIARI: ACCOLTO ESPOSTO CODACONS DEL 6 DICEMBRE SCORSO CHE DENUNCIAVA TARIFFE STELLARI PER TRENI

Riceviamo e pubblichiamo / Vittoria del Codacons che il 6 dicembre scorso aveva presentato un esposto all’Antitrust sulle tariffe ferroviarie e sui prezzi stellari dei biglietti per i collegamenti a ridosso delle feste di Natale.

L’Antitrust ha accolto la nostra denuncia e ha deciso grazie al nostro esposto di aprire una indagine preistruttoria sui prezzi dei biglietti nel periodo delle festività – spiega il presidente Carlo Rienzi – Il monitoraggio del Codacons inviato all’Antitrust accertava prezzi dei biglietti altissimi per spostarsi in treno prima del 21 dicembre, data in cui scatterà il divieto di spostamento tra regioni: per andare da Milano a Salerno si arriva a spendere oltre 152 euro; 183,45 euro per raggiungere Bari partendo da Torino; 198,30 euro per andare da Milano a Reggio Calabria e addirittura 211,50 euro da Torino a Reggio Calabria”.

Nell’esposto il Codacons chiedeva all’Autorità di accertare se Trenitalia e Italo avessero eliminato nel periodo festivo sconti e promozioni praticati ai viaggiatori, perché una eventuale eliminazione dei biglietti scontati o comunque più convenienti legata alla ridotta capienza dei treni, configurerebbe di fatto un aumento delle tariffe ferroviarie.

Il Codacons invita i cittadini a segnalare anomali rincari dei biglietti ferroviari alla mail info@codacons.it o al numero 89349955

Addio ad Alfieri, la camera ardente a Palazzo Civico

Da questa mattina la Sala Marmi di Palazzo Civico ospita la camera ardente di Fiorenzo Alfieri, per molti anni consigliere e assessore comunale.

Dal momento dell’apertura, ex compagni di partito, amici di ieri e di oggi, si sono alternati in un picchetto d’onore. L’affluenza delle persone è stata regolata da personale addetto alla sicurezza al fine di garantire il rispetto delle norme anti contagio. Si potrà dare l’ultimo saluto a Fiorenzo Alfieri fino alle 20 di oggi, mercoledì 16 dicembre.

(CittAgorà – www.comune.torino.it)

«300 infermieri al giorno si ammalano ancora negli ospedali»

Sanita’ Nursing Up De Palma: “Ora basta! Per fermare i contagi serve una campagna di vaccinazione efficace e tempestiva”

L’appello del Presidente del Sindacato: «E’ vietato sbagliare! Il Commissario Arcuri impieghi da subito gli oltre 30mila infermieri ambulatoriali che sono già nel Ssn e che possiedono esperienza e qualità professionali per realizzare un intervento, come la campagna vaccinale, che rappresenta la nostra ultima sfida per uscire dal tunnel»

«56 infermieri morti per Covid da inizio pandemia. Di questi ben 5 si sono tolti la vita: uomini e donne che non ce l’hanno fatta, che hanno scelto una “via senza uscita” , per i traumi subiti da un virus che uccide non solo nel fisico ma anche nella mente. 80985 operatori sanitari contagiati dallo scorso febbraio a oggi, di cui oltre 30mila solo nell’ultimo mese. Stando alle cifre dell’Istituto Superiore della Sanità e combinando con esse la percentuale Inail degli infermieri che si sono ammalati sulla base della totalità del comparto, ovvero il 45,7%, scopriamo tragicamente che solo negli ultimi 30 giorni si sono infettati oltre 30mila operatori sanitari. Di questi poco meno della metà sono infermieri. Ma il dato allarmante è il nostro report giornaliero: dall’11 dicembre al 15 dicembre risultano ben 3259 operatori sanitari infetti in più, di cui circa 1200 sono infermieri.

Questo significa che ancora oggi si ammalano circa 300 infermieri al giorno. Cifre la cui gravità non può passare in secondo piano, numeri che stanno ad indicare come i protocolli di sicurezza degli ospedali non funzionano affatto. Dove sono le strategie promesse da parte del Ministro della Salute? Dove sono i tamponi veloci da effettuare su tutti gli operatori, a inizio e fine turno, per non parlare dei test completi ogni 20 giorni a tutto il personale? Tra decessi e contagi che non si fermano, in una situazione inversamente proporzionale rispetto a una curva che leggermente si abbassa in relazione ai cittadini che si ammalano in Italia, grazie al lockdown, ci rendiamo conto che la realtà della sanità pubblica è sempre di più allo sbando. Ma le forze, quelle vere, quelle degli infermieri che sono l’ineludibile termometro dello stato di salute del ssn, stanno inesorabilmente venendo meno».

Con queste parole il Presidente del Nursing Up, Antonio De Palma, presenta la nuova indagine sindacale che apre la strada a un nuovo accorato appello alle “forze in gioco” per arginare, una volta per sempre, questo tragico trend di contagi che vede in prima linea contro il nemico i nostri infermieri.

«Il nostro appello riguarda anche la prossima campagna di vaccinazione sulle cui lacune siamo già ampiamente intervenuti ma non smetteremo di farlo. Al Commissario Arcuri chiediamo di rivedere i suoi piani per il bene dei cittadini italiani.

Vengano chiamati a dare il loro apporto quei circa 30mila infermieri ambulatoriali, già impiegati, sia a tempo pieno che non, nel ssn. Si rivolga a loro il nostro Governo, per fronteggiare la massiva campagna di vaccinazioni dove non possiamo permetterci il minimo errore. Garantiamo loro, da subito, la possibilità di svolgere funzioni aggiuntive rispetto ai loro turni abituali e mettiamoli nella condizione di mettere al servizio della salute dei cittadini la loro già ampiamente maturata esperienza sul campo. Sono loro la prima delle armi da utilizzare per arginare i contagi e attuare una campagna di vaccinazione efficace, di qualità, tempestiva, che ci permetta di uscire dall’incubo il prima possibile. E se tutto questo non fosse sufficiente allora si, cerchiamo pure12000 infermieri da assumere, ma stabilmente, perche’ stabile e’ la carenza di quasi 90000 unita’ in Italia e perche’ quei 12000 infermieri “assunti come si deve” sono un diritto dei cittadini ed una garanzia per il futuro».

Distrugge gli arredi della chiesa e minaccia i fedeli

                                                                              Cinquantottenne italiano arrestato dal Commissariato Barriera Milano

Intorno alle 17 di ieri pomeriggio un uomo, cittadino italiano di 58 anni, si è introdotto nella parrocchia di Maria Regina della Pace in corso Giulio Cesare e, dopo alcuni istanti dal suo ingresso, ha iniziato a minacciare i pochi fedeli presenti senza apparente motivo. Non pago del proprio comportamento violento, ha afferrato candelieri e vasi ornamentali per poi scaraventarli in terra. Un muratore presente all’interno della chiesa per lavori di manutenzione, è intervenuto, cercando di calmare il cinquantottenne, ma questi si è dileguato. Non nuovo ad episodi di questo tipo, si tratta di un soggetto seguito da un centro di salute mentale. Dopo circa mezz’ora l’uomo si è ripresentato, proseguendo nel suo sproloquio e danneggiando ulteriormente l’arredamento sacro. Banchi sollevati, vasi in terracotta distrutti, l’oggettistica dell’altare in frantumi: questa è la scena che si palesata agli occhi del collaboratore parrocchiale e del sacrista, che hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine. Il delirio dell’uomo è terminato con l’intervento del muratore che lo ha definitivamente bloccato e consegnato agli agenti del commissariato Barriera Milano. Scattate le manette per danneggiamento.

 

 

Chiede di spezzare le dita al figlio chirurgo perché omosessuale

Un professionista in pensione di 75 anni aveva chiesto a un picchiatore di spezzare le dita al figlio, un medico chirurgo di  43 anni, perché è omosessuale. 

La vicenda risale al 2017 e oggi l’anziano  ha patteggiato in tribunale a Torino due anni per lesioni aggravate. Aveva detto allo scagnozzo, assoldato per 2500 euro, che il proprio figlio era un criminale.

Lo stesso picchiatore, accortosi che il medico non faceva nulla di male lo ha avvisato delle intenzioni del padre.

Il chirurgo ha così denunciato il genitore, che nel frattempo si è anche separato dalla moglie poiché questa aveva preso le difese di loro figlio.