CRONACA- Pagina 1173

Consumi in calo del 50 per cento nei bar e ristoranti di Torino

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Il rollo dei consumi  rasenta il 50%. Bar e ristoranti durante la settimana sono vuoti per smart working, super green pass, contagi e quarantene, oltre all’assenza di turisti 

I dati sono dell’Epat Torino che teme la ‘pandemia economica’.  Gli esercenti che  nel periodo di pandemia sono stati obbligati a ricorrere nei modi più diversi a strumenti per integrare la liquidità mancante sono il 70% del totale.

Di questi un 15 % ha operato sui contratti di locazione, il 20 % ha trattato con i fornitori modificando le condizioni, il 25% ha finanziato con proprie risorse mobili o immobili ed il 40 % ha chiesto aiuto  a banche o utilizzando scoperti o accendendo finanziamenti pandemici. Ora devono fare i conti con oltre il 50% di aumento dell’energia e l’inflazione del 3,9%

“Le cure domiciliari in Piemonte sono in gravissima difficoltà”

Riceviamo e pubblichiamo l’appello del Nursing Up

“Senza assunzioni di personale e organici adeguati non si può andare avanti”

 

Siamo estremamente preoccupati per la grave situazione in cui versa il tanto sbandierato progetto di ampliamento delle cure domiciliari nella nostra regione, perché all’atto pratico, a oggi, la situazione reale è che non solo l’ampliamento e l’adeguamento del personale non c’è stato, ma un po’ in tutto il Piemonte le cure domiciliari sono state al contrario sguarnite e messe in grande difficoltà.

 

Un esempio è ciò che accade nell’Asl TO4, area di Lanzo – Ciriè, dove su di un gruppo già non enorme di operatori delle cure domiciliari, a oggi vengono a mancare ben cinque risorse che non sono state in alcun modo sostituite mettendo in gravissima difficoltà la prosecuzione del servizio. Questo è solo un esempio di come viene gestita nella realtà questo servizio ai cittadini, casi simili infatti ci vengono segnalati in molte altre zone del Piemonte.

 

Il Nursing Up, sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie, chiede immediate spiegazioni e azioni concrete alla Regione sulla gestione delle cure domiciliari, in modo che le aziende sanitarie diano seguito agli annunci, alle leggi e alle parole che nei mesi passati si sono sommate sul potenziamento delle cure domiciliari assumendo il personale adeguato a svolgere il servizio.

 

Il segretario regionale Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri, spiega: “Abbiamo passato mesi a sentirci dire che andavano potenziate le cure domiciliari, un presidio molto importante anche nella gestione del Covid. Abbiamo assistito a prese di posizione e leggi approvate. Ma, all’atto pratico, le cure domiciliari in Piemonte, sono ancore e sempre in enorme difficoltà per carenza di personale. Per potenziare tale servizio, infatti, il primo e unico passo da fare è assumere e creare team con il personale adeguato per coprire il territorio. Il problema è grave e generalizzato.

Ciò che accade nell’Asl TO4, dove la carenza d’organico ormai è di cinque unità, è solo la punto dell’icebreg. Se la Regione, e le Aziende sanitarie, davvero intendono puntare sulle cure domiciliari allora lo devono dimostrare oggi, subito, con i fatti e non a parole. Assumendo il personale adeguato per attivare il servizio in tutta la regione. Perché la situazione, così com’è oggi, non è più sostenibile e i pochi professionisti che sono impegnati in questo gravoso compito sono allo stremo delle forze a causa dei carichi di lavoro non più gestibili”.

I tumori rari: Torino leader nella ricerca

Torino balza agli onori della cronaca nel campo medico-scientifico grazie a uno studio altamente innovativo nel campo oncologico, che ha avuto grande risalto sulla prestigiosa rivista ‘Cancers’, intitolato “Antiangiogenic Therapy in Clear Cell Renal Carcinoma”.

Il termine antiangiogenesi indica una scoperta clinica del medico statunitense Judah Folkman, che aveva pubblicato un documento in cui svelava che ogni tumore fabbrica piccoli vasi sanguigni per nutrirsi. Trovò, quindi, una terapia per ridurre e bloccare questo processo grazie al quale il cancro poteva essere “soffocato” bloccandogli i rifornimenti sanguigni.

L’analisi ora diffusa dalla rivista Cancers ha preso in considerazione tutti gli studi compiuti da esperti mondiali nel settore dei carcinomi renali, uno dei tanti “tumori rari” nel vasto panorama delle neoplasie, pervenendo a valutazioni approfondite sulla validità ed efficacia dei farmaci finora utilizzati. Valutazioni che consentiranno di migliorare la cura di queste malattie, con grandi ricadute benefiche sui pazienti e sulla loro qualità di vita.

L’équipe è stata guidata dal professor Alessandro Comandone (che i membri del gruppo chiamano affettuosamente “Caposquadra”), direttore del Dipartimento di oncologia dell’ospedale San Giovanni Boscodi Torino, ed è composta da Federica Vana, (Gruppo Italiano Tumori Rari), Tiziana Comandone (Scuola di Farmacia ospedaliera dell’Università di Torino) e Marcello Tucci(Dipartimento di Oncologia dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti).

Sono definiti Tumori Rari (TR) le neoplasie con incidenza annua inferiore a 6 casi su 100 000 abitanti, un numero apparentemente minuscolo, ma che, applicato alle quasi 200 diverse tipologie classificate, raggiunge il 20% del totale dei tumori che si registrano annualmente nel mondo; rari singolarmente, quindi, ma consistenti nel loro complesso.

Lo studio e la cura dei tumori rari sono un’attività delicata che comporta un forte impegno da parte di gruppi di specialisti di diverse discipline, ognuno con un ben definito campo di conoscenze ma insufficienti, da sole, a risolvere i problemi di cura.

Per sviluppare questa preziosa attività di coordinamento nella ricerca e nell’assistenza, è stato costituito a Torino, 25 anni fa, il Gruppo Italiano Tumori Rari (GITR), una ONLUS che ha lo scopo di stimolare la ricerca clinica sui TR, di definire percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali per i malati di neoplasie a bassa incidenza, di creare una cultura tra gli operatori sanitari con corsi e congressi, di diffondere la conoscenza sui TR nella società civile.

Presidente è proprio Alessandro Comandone, da anni impegnato in questo settore. “Il fondamento dell’azione del GITR “- rileva il professor Comandone  – “è quello di favorire l’approccio pluridisciplinare alle neoplasie rare. Infatti nessuno specialista (medico, biologo, ricercatore, psicologo) è in grado di affrontare da solo diagnosi e terapia di tumori così diversi e complessi. Un punto delicato è il supporto psicologico per superare lo choc di diagnosi di tumori rari, che creano ansie e smarrimento sia per il paziente sia per i famigliari”.

Anni di ricerche hanno portato a risultati confortanti: alcuni TR che comportavano una sopravvivenza di pochi mesi oggi sono curati con “cocktail” di farmaci che allungano la durata (con una buona qualità della vita) a 3/5 anni. “La nostra filosofia prevede cure personalizzate”ricorda Comandone – ”proprio perché ogni malattia è diversa dalle altre e ogni paziente reagisce in maniera diversa ai farmaci. Purtroppo, a causa della rarità di queste fattispecie, è praticamente impossibile fare prevenzione (come fortunatamente si riesce a fare con altri tumori largamente diffusi come il cancro alla mammella o al colon), perché lo screening avrebbe un costo insostenibile”.

Il GITR da anni lavora in coordinamento con altri centri di ricerca (in Piemonte sono stretti i rapporti con Candiolo), in un’ottica di collaborazione che evita sovrapposizioni di azioni nella ricerca e consente di mettere a disposizione della comunità scientifica tutti i progressi compiuti dai “gruppi leader” in ogni gruppo di TR in cui ha raggiunto livelli di eccellenza.

Il nuovo studio elaborato, che consentirà un notevole salto in avanti nella ricerca e nella cura delle neoplasie rare, sarà presto oggetto di illustrazione e approfondimento in un convegno che il professor Comandone conta di organizzare nei prossimi mesi a Torino.

Gianluigi De Marchi

Latitante individuato dalla Polizia Doveva scontare oltre 2 anni di carcere

Lo scorso lunedì notte, gli Agenti della Squadra Volante hanno rintracciato un soggetto di nazionalità marocchina che si nascondeva all’interno di un appartamento sito in corso Regina Margherita. L’uomo, di 38 anni,  si è inizialmente dimostrato stupito del controllo di polizia e ha dichiarato di non avere al seguito documenti di identificazione. Capito che sarebbe stato trasportato in Questura per accertamenti, l’uomo ha tentato la fuga ed ha ingaggiato  una violenta colluttazione con i poliziotti intervenuti, ma è stato immobilizzato. Nei suoi confronti pendeva da tempo  un ordine di carcerazione per un cumulo di pene relativo alla espiazione a oltre due anni di carcere per reati di diversa natura. Il trentottenne è solito usare diversi alias al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine; dai suoi numerosi precedenti di Polizia si evince una spiccata personalità violenta e pericolosa; anche questa volta ha dichiarato agli agenti una identità completamente diversa rispetto a quella reale. Per lui, si sono aperte le porte del carcere, oltre che in virtù dell’ordine di carcerazione, anche per resistenza a P.U. e per attestazione di false generalità.

Interventi a sostegno dei bambini disabili nelle scuole primarie di Volpiano

Il progetto, finanziato dal Comune, viene erogato attraverso i servizi sociali dell’Unione Net

Il Comune di Volpiano ha confermato anche per l’anno scolastico 2021/2022 gli interventi educativo-assistenziali a favore dei bambini disabili nelle scuole primarie di Volpiano, erogati attraverso i servizi sociali dell’Unione Net.

La misura è stata adottata, si legge nel provvedimento dell’amministrazione, per la «presenza sempre più elevata di bambini diversamente abili, con casi molto gravi per i quali è necessario continuare il progetto» e con le considerazioni che «l’interruzione delle attività in presenza causate dall’emergenza sanitaria ha fatto emergere alcune nuove situazioni» e che «l’assegnazione di docenti a sostegno, seppur adeguata al numero di bambini disabili, non permette di garantire le ore necessarie all’integrazione di tutti i bambini certificati, e in particolare dei più gravi». Le azioni sono rivolte a bambini con esigenze educative speciali oppure in situazioni di disagio non certificato (disturbi comportamentali, aggressività verso i compagni); il progetto è finanziato dal Comune con un contributo di 17mila euro.

Commenta il vicesindaco con delega ai Servizi sociali Irene Berardo: «Ritengo che gli interventi educativi rivolti ai bambini con disabilità siano tanto più efficaci se attuati precocemente, per questo penso che lo stanziamento in oggetto ci offra la possibilità di migliorare il futuro di tutti, con particolare attenzione ai temi dell’inclusione, argomento molto caro alla nostra amministrazione e su cui abbiamo intenzione di investire molto».

«È un importante aiuto – dichiara Barbara Sapino, assessora alla Scuola del Comune di Volpiano -, in un momento particolarmente difficile, in cui l’obbligo del distanziamento rende difficili le condivisioni affinché gli alunni con disabilità possano apprendere sempre di più insieme agli altri acquisendo autonomia e condividendo gli stessi obbiettivi dei compagni».

Ferrovie, sciopero del personale addetto alla circolazione

Dalle ore 9 alle ore 17 del 21 gennaio

 

Le segreterie regionali Piemonte dei sindacati FILT, FIT, UILT, UGL e FAST hanno proclamato uno sciopero del personale di Rete Ferroviaria Italiana addetto alla circolazione, dalle ore 9.00 alle ore 17.00 di venerdì 21 gennaio 2022.

Non sono previste modifiche al programma di circolazione delle Frecce e dei treni a lunga percorrenza

Per i treni Regionali, in Piemonte e nelle regioni limitrofe, assicurata la regolarità dei collegamenti pendolari con possibili leggere modifiche per le corse al di fuori delle fasce di garanzia.

Informazioni nelle stazioni e attraverso i canali informativi on line e new media del Gruppo FS Italiane.

 

Due tensostrutture per Eurovision

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Saranno due le tensostrutture che la Città di Torino allestirà per quindici giorni vicino al PalaOlimpico in occasione dell’Eurovision song contest in programma il prossimo mese di maggio.

 

Una ampia tremila mq collocata a fianco dell’impianto sarà sede delle delegazioni e degli artisti dei vari Paesi, dei camerini e dell’area degli sponsor; la seconda – ampia cinquemila mq – sarà installata nell’area dei giardini di piazza d’Armi per ospitare la sala stampa e i circa millecinquecento giornalisti attesi in Città in occasione della manifestazione.

La delibera è stata illustrata in via preventiva durante la seduta della Commissione Ambiente di ieri pomeriggio che ha espresso parere positivo alla deroga al Regolamento al Verde Pubblico previsto per questa tipologia di occupazioni. L’obbligo di ripristino dell’area verde al termine della manifestazione è garantito dalla Città stessa.

L’atto sarà esaminato da parte della Giunta comunale per l’approvazione.

Il Piemonte potrebbe passare in zona arancione

 Pre-Report settimanale Ministero Salute – Istituto Superiore di Sanità

Il presidente della Regione Cirio e l’assessore Icardi: “Dati in miglioramento, ma pesano i ricoveri dei no vax”

Nella settimana 10-16 gennaio in Piemonte il numero dei nuovi casi e dei focolai cresce, ma in modo contenuto rispetto alle settimane precedenti.

Si abbassa l’Rt puntuale calcolato sulla data di inizio sintomi che scende da 1.88 a 1.07 e cala di un punto anche la percentuale di positività dei tamponi dal 30% al 29%.

L’incidenza è di 2.259,10 casi ogni 100 mila abitanti.

Il tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva si abbassa dal 23,2% al 22,8% mentre quello dei posti letto ordinari sale dal 28,4% al 30,3%, seppur solo dello 0,3%, sopra la soglia prevista per la permanenza in zona gialla. Il Piemonte potrebbe quindi passare da lunedì 24 gennaio in zona arancione, ma si attende domani la valutazione definitiva e ufficiale da parte della Cabina di regia ministeriale.

“Nonostante un quadro complessivo che dimostra sia nella diffusione del virus che nel numero di nuove ospedalizzazioni una situazione in costante miglioramento, il Piemonte ha superato in piccolissima percentuale (0,3%) uno dei parametri per il passaggio in arancione e su questo ha inciso evidentemente il ricovero delle persone non vaccinate, che continuano a occupare i 2/3 delle nostre terapie intensive e più della metà dei posti letto ordinari, ponendo il Piemonte così come altre regioni in Italia sopra la soglia di allerta – spiegano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi -. È bene però precisare che l’ingresso in zona arancione per le persone vaccinate non porterà nessuna privazione e ulteriori restrizioni nelle loro attività quotidiane e nella loro socialità”.

Dai dati di oggi Agenas sono 6 le Regioni interessate dai valori della zona arancione, ma trattandosi per molte di percentuali minimali, come nel caso del Piemonte, spetterà domani al Ministero la valutazione definitiva.

Covid e scuola: attività al femminile a rischio se le regole non cambiano

Caro direttore, vorrei richiamare l’attenzione della pubblica opinione su una questione cruciale e delicata che riguarda le donne e le madri in questo momento.

Purtroppo la situazione scolastica è fuori controllo, i protocolli nazionali non sono recepiti dall’ASL, che ha dichiarato tramite comunicazione ai Presidi di inviare le classi in quarantena anche solo in caso di 1 positivo per sezione.  Questo ha inchiodato totalmente migliaia di bambini e ragazzi nelle ultime due settimane.

La quarantena, che scatta in automatico, prevede dopo 10 gg di effettuare un tampone (anche privato) che presentantato alla scuola, con esito negativo prevede il rientro in classe il girono successivo.

Tutto questo in “deroga” alla normativa nazionale, che prevede invece che NON ci sia la quarantena e che si possa continuare la didattica in presenza fino a 3 casi conclamati, che i bambini siano in auto/sorveglianza ed indossino la mascherina ffp2 per 10 giorni (cfr decreto legge n. 1/22).

Arrivo ad un esempio diretto, ci sono famiglie con 1, 2 o 3 bambini in dad dai primi di dicembre.
Come sappiamo, avere bambini alle elementari o all’asilo in qurantena, implica la presenza costante del genitore, che come abbiamo purtroppo sperimentato tendenzialmente è la madre.

Le quarantene oltretutto non sono spesso retribuite, nei settori privati a volte comportano la pressione da parte dell’azienda sulla lavoratrice, anche le aziende meglio intenzionate in questo frangente stanno soffrendo per i notevoli casi covid, ma le qurantene delle donne dovute a contatti EVENTUALI dei figli spesso sono percepite in modo sbagliato e vengono automaticamente “meno giustificate”.

Nelle microonprese e nelle PMI la situazione è drammatica non solo per dipendenti ma anche per titolari.
Come può un titolare con pochi dipendenti gestire una sitauzione simile e garantire la propria azienda e le proprie lavoratrici, se le stesse donne si trovano in questo momento nell’impossibilità di lavorare e far rendere l’azienda?
E se la titolare fosse donna e madre come potrebbe garantire la gestione aziendale se costretta fisicamente alla quarantena per i figli?

Come possiamo affrontare quarantene continue con un esercizio commerciale che implica il lavoro diretto nel negozio?
Come possiamo garantire l’equità nelle assunzioni e nei salari, se le madri devono rimanere a casa, loro malgrado, spesso creando disagi all’azienda stessa e sicuramente alla propria carriera o professione?

Molte attività al femminile, se le normative in merito alla scuola non saranno cambiate o coadiuvate da aiuti diretti e concreti, verranno chiuse.
Chiuse definitivamente e colpevolmente.

Lo smart working non può valere per operaie, imprenditrici o commercianti.
Non è giusto che ci sia una netta spaccatura tra garantiti e non garantiti, dove in questo secondo caso le donne ne fanno le spese doppie!

Tutto ciò pone le basi ad una NETTA disparità tra i generi, da aggiungere a quella che sempre abbiamo denunciato e che ci impegnamo ad arginare.

Mi chiedo se non sia possibile prendere una posizione ed avanzare proposte volte al sostegno IMMEDIATO delle famiglie e dei datori di lavoro privati che non ostacolano e comprendono la problematica in questione, aiuti che potrebbero partire da più soggetti, ognuno con la propria area di competenza, associazioni di categoria enti territoriali ecc ecc.

Potrebbe potenzialmente perfino essere istituita una figura precisa, con un nome definito per la “persona” (solitamente donna) che si fa carico dell’onere familiare e dell’assistenza ai figli minori non solo in presenza di malattia, ma anche di qurantena, figura alla quale sarebbe logico garantire diritti e sostegni diretti ed immediati.

Il rischio effettivo è quello che TANTISSIME donne possano , con questo sistema assurdo dovuto ai ritardi ASL, perdere mesi interi di lavoro.

In pratica una bomba ad orologeria che porterà alle dimissioni molte donne, dimissioni sia volontarie che intimate, o semplicemente all’interruzione e sospensione della propria carriera per un tempo indefinito con tutto ciò che comporta.

La normativa nazionale era ingestibile già a dicembre, ma se fosse stata calata a terra avrebbe permesso una parvenza di normalità.

Tutto ciò non è accaduto.

Quello a cui stiamo assistendo è uno stillicidio di competenze, di carriere, di attività e soprattutto di DIGNITÀ specialmente femminili.

Sarebbe bello poter produrre un documento specifico che studi la situaizione di questi giorni e che si creerà a causa della discrepanza tra la norma e le disposizioni asl, per chiedere dei confronti o la costituzione di tavoli a tutte le associazioni di categorie e gli enti del territorio per poter insieme trovare una tempestiva ed auspicata soluzione.

Dalla indipendenza economica e dalla libertà fisica nasce tutto ciò che noi abbiamo conquistato in decenni nella faticosa evoluzione verso la parità, ma soprattutto, equità di genere.

In questo momento sono entrambe a repentaglio per molte di donne, e non possiamo permetterci di non intervenire o denunciarne le conseguenze.

Lucrezia Bono

Il bollettino Covid di giovedì 20 gennaio

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 15.328 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 13.101 dopo test antigenico), pari al 16,0% di 96.012 tamponi eseguiti, di cui 81.992 antigenici. Dei 15.328 nuovi casi gli asintomatici sono 12.666 (82,6%)

I casi sono così ripartiti: 12.394 screening, 2.146 contatti di caso, 788 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa 756.656, così suddivisi su base provinciale: 62.703 Alessandria, 35.200 Asti, 27.780 Biella, 106.191 Cuneo, 59.078 Novara, 394.996 Torino, 26.803 Vercelli, 28.275 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 3.729 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 11.901 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono143 (+1 rispetto a ieri)

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.056 (7 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 170.172

I tamponi diagnostici finora processati sono 13.368.495(+ 96.012 rispetto a ieri).

I DECESSI DIVENTANO 12.415

Sono 31, 4 di oggi, i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale diventa quindi 12.415 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.638 Alessandria, 753Asti, 468 Biella, 1.538 Cuneo, 997 Novara, 5.931 Torino, 572 Vercelli, 399 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 119 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

571.870 GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 571.870 (+13.495 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 49.614 Alessandria, 28.379 Asti, 20.638 Biella, 82.001 Cuneo, 48.110 Novara, 295.062 Torino, 20.085 Vercelli, 22.315 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 2.097 extraregione e 3.569 in fase di definizione.