CRONACA- Pagina 1158

Sequestrati 500 mila euro a settantenne pluripregiudicato

La Divisione Anticrimine della Questura di Torino ha dato esecuzione alla confisca dei beni riconducibili a L. N., un pluripregiudicato di anni 70, dedito da molti anni alla commissione di delitti e, specialmente, al reato di usura.

Il decreto, emesso dal Tribunale di Torino – Sezione Misure di Prevenzione su proposta del Questore di Torino, ha condotto alla confisca di due appartamenti, di alcune automobili e di conti correnti per un valore di circa mezzo milione di euro, beni che l’uomo aveva accumulato illecitamente, grazie alla propria attività delinquenziale, mentre per lo Stato risultava nullatenente tanto da beneficiare della pensione di cittadinanza.

  1. N., attualmente ristretto agli arresti domiciliari, si è reso responsabile di diversi reati di natura predatoria già dal principio degli anni ’70. Con il passare degli anni, si è inserito in un contesto criminale riguardante prestiti di denaro ad elevato tasso di usura, con la collaborazione, a vario titolo, dei familiari, alcuni dei quali con precedenti penali.

Nell’ambito del procedimento, L.N. è stato riconosciuto come un soggetto attualmente pericoloso e quindi il Tribunale, accogliendo la proposta del Questore, ha irrogato nei suoi confronti la misura della Sorveglianza Speciale di P.S. per la durata di anni 4.

Il provvedimento eseguito conferma la notevole importanza che rivestono, nell’azione di contrasto alla criminalità, le misure di prevenzione patrimoniale, le quali sottraggono le ricchezze illecite ai soggetti radicati in contesti criminali.

L’obiettivo perseguito dagli investigatori della Questura di Torino è di sottrare i patrimoni illecitamente accumulati a coloro che, anche in questo periodo di crisi pandemica, hanno approfittato delle situazioni di disagio economico e di povertà diffusa, elargendo prestiti in denaro con applicazione di ingenti tassi di interesse, rendendosi responsabili del reato di usura, spesso accompagnato all’utilizzo di metodi violenti ed estorsivi.

Covid, sabato 22 gennaio: la situazione a Torino e in Piemonte

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 13.378 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 11.469 dopo test antigenico), pari al 13,6% di 98.285 tamponi eseguiti, di cui 84.709 antigenici. Dei 13.378 nuovi casi gli asintomatici sono 11.518 (86,1%)

I casi sono così ripartiti: 10.814 screening, 2.085 contatti di caso, 697 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa 784.709, così suddivisi su base provinciale: 64.707 Alessandria, 36.370 Asti, 29.061 Biella, 109.588 Cuneo, 61.227 Novara, 410.763 Torino, 27.779 Vercelli, 29.009 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 3.874 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 12.331 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 142 (+0 rispetto a ieri)

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.085 (+32 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 170.753

I tamponi diagnostici finora processati sono 13.569.321 (+98.295 rispetto a ieri).

I DECESSI DIVENTANO 12.451

Sono 11, 1 di oggi, i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale diventa quindi 12.451 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.641 Alessandria, 759Asti, 468 Biella, 1.539 Cuneo, 1.002 Novara, 5.948 Torino, 574 Vercelli, 401 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 119 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

599.278 GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 599.278(+ 12.872 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 51.917 Alessandria, 29.738 Asti, 21.775 Biella, 86.130 Cuneo, 50.357 Novara, 309.002 Torino, 21.144 Vercelli, 23.288 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 2.176 extraregione e 3.751 in fase di definizione.

Vita e morte a Napoli

Napoli è una città fortunata, baciata dal sole e dal turismo

Le malelingue hanno voluto che fosse merito prima delle guerre feroci alle frontiere, poi della crisi economica, quindi degli attentati in altre importanti capitali europee e adesso della tragedia della Pandemia.

Non è così.

Napoli è una città che ha saputo valorizzarsi, a partire dal basso, con giovani ardenti di uscire dalla disperazione e commercianti che hanno imparato le regole del marketing. A partire dall’era Bassolino Sindaco, la città ha subito un risveglio culturale e identitario ed è riemersa dalla negligenza del quotidiano e dall’omologazione televisiva in romanesco o peggio in milanese.

Abbiamo avuto solo la sfortuna delle canzoni neomelodiche, durissime esteticamente e nei contenuti violenti o banali, che rimandano ai suoni del Mediterraneo e della antica Grecia, dalla Nea-Polis, la Nuova Atene, con i rituali feroci ed orgiastici, le pire e le sette famiglie che comandavano in città.

Queste tradizioni sono oggi narrate con disprezzo, dovuto, da chi si occupa di cronaca nera, di camorra, anzi del Sistema, come Saviano, ma oggi proverò a darne una rilettura estetica, perché vendendo Napoli possiate apprezzare anche il popolo e le sue tradizioni millenarie.

Napoli, durante la quaranten, era un deserto silenzioso e caustico, interrotto dallo scrosciare degli applausi, dai canti appassionati dai balconi, dalle giornate di sole sui balconi o le terrazze, per chi poteva, o solo all’uscio del proprio basso, a mezzogiorno.

Poi d’estate nel 2020, tutti al mare.

Turisti pochi, pochissimi, rari.

Il cielo sopra il mio terrazzo, di cui vedete il panorama in foto, è stato muto per mesi, quando fino alla fine del 2019 era uno scroscio e un rombo di aerei ogni cinque-dieci minuti. Più frequenti della metropolitana collinare o degli autobus urbani con cui poi i turisti devono fare i conti per visitare la città.

Erano anni che la città era stracolma del vociare di truppe cammellate di ogni genere etnico. I quartieri più fortunati, come la Sanità o i Quartieri Spagnoli, hanno da tempo costruito intorno a loro nuove mitologie e nuovi riti goderecci, legati agli apertivi, fino ad allora ignoti, o le più comuni zingarate di cibo e vini dell’entroterra, tutti di elevatissima qualità.

Dopo la fuga estiva, al rientro, una nuova quarantena planetaria, più infida e deprimente, perché in inverno le giornate si accorciano, i balconi erano deserti, i morti che prima vedevamo solo in televisione, hanno cominciato a colpire le nostre famiglie (non la mia, tiè), e siamo diventati teledipendenti, abusatori di streaming e webinar, adoratori dei delivery, anche quelli etnici. E quando mai i napoletani avevano apprezzato i cibi di cinesi o giapponesi? Pure gli hamburger erano durati, come moda, pochissimo negli anni ’80.

Poi d’estate adesso nel 2021… tutti a…. Napoli !?

Come a Napoli?!

Gli aerei hanno solcato di nuovo i cieli, anche se sporadici e limitati ai fine settimana. Le navi da crociera, seppure mezze vuote, si sono intraviste al Porto, davanti al Maschio Angioino. La metropolitana era sempre in ritardo e gli autobus pieni solo dei domestici cingalesi o delle badanti ucraine.

Noi borghesi attoniti ad ammirare la meraviglia delle voci straniere intorno a noi, a sbracciarci di nuovo per dare indicazioni (io sono ufficialmente una guida abusiva, gratuita, per amici e avventori di ogni genere). Il lungomare, invece, vessato dalle auto, all’improvviso, per il crollo promesso dalla instabilità idrogeologica di ben due tunnel di collegamento tra la stretta baia, detta via Caracciolo, e le affastellate città antiche e moderne del Centro Storico e di Fuorigrotta.

Ne traevamo i peggiori auspici, moltiplicati dalla propaganda negativa di una curiosa sentenza del TAR che avrebbe voluto veder cancellare uno dei numerosi omaggi agli adolescenti del popolo, uccisi da polizia o carabinieri, nell’atto entrambi di compiere il proprio dovere, lecito allo Stato italiano, invasore, o alla famiglia, quella da mantenere, secondo le regole di vita millenarie che caratterizzano tutte le storie di scugnizzi, dalla greca Nea-Polis a quella post-moderna.

I murales sono tutti là, esattamente là, anche un poco più in là, dove ogni tanto ne spunta un altro. Sono riproduzioni gigantesche delle foto che, di solito, sono messe sui numerosi altarini, dette edicole, di foggia sia barocca, sia sudamericana, la cui storia pagana e cristiana è una delle tante di cui narro alle persone amiche, ma solo dal vivo.

Arriva capodanno…

Il nuovo sindaco, eletto a furor di borghesia e si suppone popolo, promuove per la prima volta nella storia l’inutile divieto contro i fuochi d’artificio. La notte di capodanno purtroppo c’era foschia, se volete vi metto quelle dell’anno prima che erano esattamente uguali in rumorosità, grandiosità e diffusione millimetrale, ma grazie al clima terso, ne ho tratto immagini migliori.

Ah, ma cosa sarebbe Napoli senza le bombe a capodanno e la conta dei feriti e dei morti, magari per pallottole vaganti delle stese? Sarebbe una Marrachesch senza mercato, una Montmartre senza artisti ed una Monza senza la Ferrari.

La morte e la vita a Napoli si festeggiano insieme, con una ferocia dionisiaca che deriva, lo ricordo ancora, direttamente dall’essere stata la greca Nea-Polis.

Napoli a Capodanno era piena di vita e di speranza, perché i vaccini, nonostante le manifestazioni contrarie di Trieste, fondamentalmente ce li stavamo facendo tutti, perché la salute,… è ‘a primma cosa’… I turisti erano ovunque, anche se ovviamente solo la metà di quelli del 2019, ma l’anno prima… non c’erano proprio. Nel 2020, al massimo, dei profughi settentrionali e qualche migrante dalle basi NATO.

Arriva gennaio. Una pioggia, un freddo ed oggi il sole. Quello della foto dal terrazzo.

In città ieri sera il popolo della camorra ha vinto un’altra battaglia. Tra i vicoli davanti al Museo, tra Toledo e Salvator Rosa, in uno spiazzo dove prima della guerra c’era un palazzo, mai riedificato, di cui si osservano ancora i colori delle stanzucce di chissà quali famiglie degli anni ’40, si è svolta una battaglia epocale.

Se volete vi faccio vedere il filmato di un mio amico… sta su Facebook, ovviamente, e potrete ammirare nel buio l’altissimo falò detto Cippo o Fucarazzo, dedicato nelle sue forme a Sant’Antonio, ma di origini molto più antiche.

La tradizione neolitica della scoperta del fuoco, della rappresentazione della potenza della tribù, usata quindi come rituale di passaggio dall’età infantile al vigore della giovinezza dai maschi e dagli scugnizzi del popolo fino appunto a ieri, diventa una delle tante feste dionisiache di fine e rinascita dell’anno, dedicata chissà a Partenope o a Priapo.

Passando casualmente là davanti, mentre scendevo a Toledo, a piedi, vengo accolto da madri che, dal vicolo ai balconi, esaltano i figli che, poveretti, faticando per tante notti a fare la guardia, avevano raccolto e preservato, dalle bande rivali si intende, l’enorme fascina di “lignamme”, estorta, asportata, tolta, raccolta, eliminata, sequestrata in pochi minuti dalla polizia locale, inviata si suppone sempre dal Sindaco eletto a furor di borghesia e ormai sempre meno dal popolo.

Subito dopo, scendendo, tra le scarse luci dei bassi e dei rari negozietti di parrucchiere, si vedono scugnizzi trascinare pezzi di legno con voci sempre più concitate, mano a mano che scendevo il vicolo, protetti dagli sguardi di ragazzotti o scagnozzi di poco più grandi, ma più virili e per me affascinanti.

Non mi lascio distrarre e guardo al centro della confusione il cancello dell’antro dionisiaco “scassato” e l’andirivieni formicolare di bambini e adolescenti, le loro voci, e quatto mamme, eroiche ad issare il telo della protesta sindacale, che raccoglie la preghiera del quartiere intero. E svela il mistero.

Il Fucarazzo è la rappresentazione pagana delle anime dell’Ade, poi del “priatorio”, che non è esattamente il Purgatorio, ma il luogo di reciproca preghiera. Nella nostra mitologia partenopea la relazione con le anime del priatorio è ampia complessa e si deve spiegare in molti anfratti e chiese, in palazzi e vicoli, ogni volta in un modo diverso, a seconda della leggenda e delle storie connesse.

Questa rappresentazione post-moderna delle Anime “d’ ‘o Priatorio”, con un lenzuolo vergato come nelle proteste degli studenti, in nero, di spray e lutto, per gli adolescenti rappresentati in foto. Morte e Rinascita.

Sono sempre quelli uccisi nelle varie guerre tra bande in città, oppure dalla polizia e dai carabinieri, per i quali si chiede giustizia. Giustizia… A Napoli il concetto di Giustizia detto da una madre che ha perso il figlio perché ucciso dalla banda rivale è una cosa. Un’altra se l’ha ucciso un rappresentante dello Stato italiano invasore, invasore sì, come lo sono stati i romani, i goti, i normanni, i bizantini, gli aragonesi, gli angioini, gli austriaci, i borbone, i nazisti (più che i nazi-fascisti…), cioè i tedeschi, e poi gli americani, “’e nire”, quelli americani prima e quelli migranti adesso, incluso i cinesi, gli arabi e i turisti.

Tutti invasori! Ma i turisti e gli americani portano i soldi… e se non li spendono… vabbuò, che c’è sempre modo a Napoli di spenderli questi soldi, nei vari piaceri, anche della carne, servita con menù di ogni genere.

Chiudeva il corteo verso il basso un gruppo di atletici e barbuti, intorno ai 25, forse 30 anni, le guardie del corpo della festa, verso l’ingresso da via Toledo, delle scale meravigliose che ancora sono poco frequentate dai turisti. E chi c’era secondo voi in ipocrita falsa ma vigile attesa?

Il corpo della polizia, in tenuta anti-sommossa…

No, non sono intervenuti.

E’ una libera manifestazione del popolo, sebbene sia quello della camorra, quello violento, dionisiaco, feroce, mariuolo ed assassino. E’ la manifestazione di gioia per i figli che crescono e di lutto per quelli morti nel compimento del loro dovere (rispetto alle distorte regole etiche della camorra…)

Tutto questo candore è reale. Molto più reale delle pretese regole borghesi. E forse se diventasse folklore, attirando i turisti, sarebbe finalmente un modo per arricchire queste madri e questi figli senza che debbano più rischiare la vita o … fare… la vita… per ottenere i soldi dagli americani e dai turisti o dallo Stato italiano invasore… moltiplicando i turisti che continuano ad invadere Napoli, almeno nei fine settimana di gennaio.

Manlio Converti
Psichiatra

La morte di Lorenzo, anima del ciclismo del territorio

DAL PIEMONTE 


Si è spento a 85 anni, a Mondovì,  il commendator Lorenzo Tealdi

Conosciuto e stimato da molti, apprezzato per le capacità organizzative degli eventi sportivi e per  la passione per  il ciclismo. Tealdi, e’ stato insignito stella di bronzo e d’argento della Repubblica e Sigillo d’oro della Camera di Commercio di Cuneo. Ha dedicato la vita alla diffusione dello sport.

Nato a Fossano, abitava a Mondovì. Per anni ha lavorato per la Cassa di risparmio di Cuneo, ricoprendo anche diversi incarichi da direttore sportivo. Si è dedicato alla Ciclistica Fossano, alla Ciclistica Cuneo e alla nascita del Giro della provincia di Cuneo.

Alla Scuola di Applicazione dell’Esercito il via al 150° anniversario delle Truppe Alpine

La prima conferenza che segna l’inizio di un anno ricco di eventi 

Si è svolto oggi, venerdì 21 gennaio a Torino, nella sede della Scuola di Applicazione dell’Esercito, il primo di una serie di eventi e attività culturali, celebrative, addestrative e sportive che, nell’anno, accompagneranno le penne nere in servizio ed in congedo lungo un percorso che si concluderà il 15 ottobre, con una manifestazione nazionale a Napoli per celebrare i 150 anni di fondazione del Corpo degli Alpini.

Il 2022 segna una tappa significativa nella storia degli Alpini: il 15 ottobre del 1872, a Napoli, Vittorio Emanuele II firmava il Regio Decreto che sanciva la nascita delle prime compagnie montanare del Regio Esercito, destinate a difendere le vallate sui confini d’Italia.

Questa è la prima tappa di un ciclo di conferenze il cui tema è “Alpini 1872/2022: le Truppe da montagna custodi della memoria, esempio di solidarietà”, organizzato da Comando Truppe Alpine dell’Esercito e ANA, in sinergia con il Centro Interuniversitario di studi e ricerche storico–militari, istituzione che sta curando anche la realizzazione di un volume in lingua inglese dedicato alla storia degli Alpini. Le altre tappe del ciclo saranno a Trento (in marzo), Brescia (aprile), Vicenza (giugno), Udine (luglio) e Teramo (settembre).

Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito con un video messaggio ha sottolineato: “Oggi, a 150 anni dalla loro costituzione, le Truppe Alpine rappresentano una componente fondamentale dell’Esercito, radicata nel proprio passato e proiettata verso il futuro. In questo percorso, sono da lungo tempo affiancate dall’Associazione Nazionale Alpini, i cui meriti sono troppi per poter essere elencati.

A tutti gli alpini, in servizio ed in congedo, al loro Comandante ed al loro Presidente, rivolgo il mio saluto in occasione del primo evento celebrativo di un traguardo, 150 anni di storia, che segna anche un punto di partenza verso altri prestigiosi obiettivi.”

Il Generale di Corpo d’Armata Ignazio Gamba, Comandante delle Truppe Alpine ha affermato: “Il 2022 si apre con rinnovate aspettative e ci auguriamo tutti di poter riavere momenti di aggregazione alpina come l’Adunata nazionale di Rimini-San Marino, ma soprattutto di vivere un nutritissimo programma di ricorrenze e festeggiamenti che ci porteranno alla importante ricorrenza dei 150 anni di fondazione del nostro glorioso Corpo il 15 ottobre”.

Il Presidente Nazionale dell’ANA, Ing. Sebastiano Favero ha aggiunto: “Per gli alpini sarà un anno storicamente ricco di significati, che celebreremo mirando a trarne indicazioni con lo sguardo rivolto al futuro.”

Il calendario prevede, nel mese di marzo, presso il Palazzo Alti Comandi, sede del Comando Truppe Alpine, l’esposizione di pannelli commemorativi all’interno delle sale ristrutturate recentemente.

Le Truppe Alpine dell’Esercito, tra l’8 e il 13 marzo, daranno vita a Sestriere ad un evento addestrativo complesso, che amplierà spazi e tempi della tradizionale esercitazione denominata “Volpe bianca”, dedicata al combattimento in montagna, mentre in aprile, a Cortina d’Ampezzo e Macugnaga (VB), coordineranno una competizione di triathlon. Quest’anno anche la tradizionale esercitazione “Vertigo”, dedicata alla dimensione militare della verticalità, a settembre, sulle Dolomiti, sarà strutturata su due settimane.

In maggio e giugno, le Brigate alpine Taurinense e Julia organizzeranno, associandole ad eventi in loco, alcune attività di Staff Ride, ovvero ricostruzioni storico-militari con taglio addestrativo, sui luoghi di alcune grandi battaglie (es. Monte Grappa, Pal Picol, ecc.) per comprendere le ragioni che portarono i comandanti ad assumere le decisioni operative.

Tra le manifestazioni più appassionanti, nei mesi estivi verranno svolte delle ascensioni su 150 cime italiane: saranno suddivise in “extra difficili” (assegnate esclusivamente a personale altamente qualificato del Centro Addestramento Alpino), “difficili” (salite dai plotoni “alpieri”) e “facili” (salite a livello di compagnia alpini). Tra le cime che saranno raggiunte ci sono Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa, Gran Paradiso, Monte Matto, Punta Roma, Punta Udine, Monte Argentera, Monviso, Gran Sasso, Ortles, Cima Libera, Tofana di Rozes, Campanile dio Val Montanaia.

Un altro evento di elevato spessore simbolico è la Staffetta Ventimiglia-Trieste che, portando la fiaccola della pace, simbolicamente accesa durante l’Adunata Nazionale di Trento del 2018, coprirà – tra maggio e giugno – l’intero arco alpino (con una propaggine sugli Appennini abruzzesi) e sarà affidata, in due tranches suddivise in decine di tappe, a centinaia di soldati delle due Brigate Alpine Taurinense e Julia. in collaborazione con le Sezioni ANA dei territori lungo il percorso.

Sempre in maggio, l’Adunata Nazionale degli Alpini, che si terrà tra il 5 e l’8 a Rimini e San Marino, celebrerà con particolare solennità la ricorrenza, facendo sfilare le Bandiere di Guerra di tutti i Reparti alpini dell’Esercito.

Intense saranno anche le attività promozionali, con le Truppe Alpine direttamente coinvolte nella gestione di stand dell’Esercito a Verona e Torino. Inoltre, una ricca attività di road show, tesa a mostrare attività, dotazioni e peculiarità delle Truppe Alpine dell’Esercito, sarà concentrata nelle città sedi di Raduno di Raggruppamento dell’ANA e quindi Asiago (luglio), Ivrea (settembre), Lecco e Napoli (ottobre).

Sono numerose le attività addestrative, promozionali e sportive previste, che serviranno per condurre verso il Military Tattoo, la grande rassegna delle Fanfare alpine, il 15 ottobre a Napoli.

Gli Alpini concluderanno il loro “150° anno” l’11 dicembre a Milano, in Duomo, celebrando la Messa di ringraziamento e di ricordo.

Alle attività per il 150° Anniversario del Corpo degli Alpini è dedicato il sito www.alpini150.it.

Fugge all’alt della pattuglia, la polizia gli spara alle gomme dell’auto

DAL PIEMONTE

Un ragazzo  astigiano di 25 anni è comparso davanti al Gip per il processo in direttissima, accusato di essere fuggito all’alt della pattuglia di una volante che voleva  controllarlo.

Il giovane era alla guida di un’Alfa Romeo e stava tornando a casa  ad Asti alle 2 di notte. Al  fondo del cavalcavia Giolitti  è stato visto  da una pattuglia della polizia che voleva controllare i documenti. Il 25enne però  non si è fermato all’alt ed è fuggito. Gli agenti  lo hanno inseguito e grazie all’intervento una seconda pattuglia, hanno tentato di  bloccarlo. Lui ha provato ancora a dileguarsi, rischiando di speronare una delle volanti.  I poliziotti hanno così deciso  di sparare alle gomme dell’auto. Lo hanno poi fermato e arrestato  per resistenza. Non voleva essere controllato perchè guidava senza patente.

Il bollettino Covid di venerdì 21 gennaio

/

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 14.675 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 12.587 dopo test antigenico), pari al 14,3% di 102.531 tamponi eseguiti, di cui 88.844  antigenici. Dei 14.675 nuovi casi gli asintomatici sono 12.419 (84,6%)

I casi sono così ripartiti: 11.702 screening, 2.160 contatti di caso, 813 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa 771.331, così suddivisi su base provinciale: 63.749 Alessandria, 35.812 Asti, 28.447 Biella, 107.920 Cuneo, 60.256 Novara, 403.183 Torino, 27.364 Vercelli, 28.682 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 3.803 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 12.115 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono142 (-1 rispetto a ieri)

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.053 (3 rispetto a ieri)

Le persone in isolamento domiciliare sono 170.290

I tamponi diagnostici finora processati sono 13.471.026(+ 102.531 rispetto a ieri).

I DECESSI DIVENTANO 12.440

Sono 25, 1 di oggi, i  decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale diventa quindi 12.440 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.640 Alessandria, 757 Asti, 468 Biella, 1.538 Cuneo, 999 Novara, 5.945 Torino, 573 Vercelli, 401 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 119 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

586.406 GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 586.406 (+14.536 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 50.900 Alessandria, 29.102 Asti, 21.279 Biella, 84.126 Cuneo, 49.352 Novara, 302.345 Torino, 20.617 Vercelli, 22.865 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 2.143 extraregione e 3.677 in fase di definizione.

Consumi in calo del 50 per cento nei bar e ristoranti di Torino

/

Il rollo dei consumi  rasenta il 50%. Bar e ristoranti durante la settimana sono vuoti per smart working, super green pass, contagi e quarantene, oltre all’assenza di turisti 

I dati sono dell’Epat Torino che teme la ‘pandemia economica’.  Gli esercenti che  nel periodo di pandemia sono stati obbligati a ricorrere nei modi più diversi a strumenti per integrare la liquidità mancante sono il 70% del totale.

Di questi un 15 % ha operato sui contratti di locazione, il 20 % ha trattato con i fornitori modificando le condizioni, il 25% ha finanziato con proprie risorse mobili o immobili ed il 40 % ha chiesto aiuto  a banche o utilizzando scoperti o accendendo finanziamenti pandemici. Ora devono fare i conti con oltre il 50% di aumento dell’energia e l’inflazione del 3,9%

“Le cure domiciliari in Piemonte sono in gravissima difficoltà”

Riceviamo e pubblichiamo l’appello del Nursing Up

“Senza assunzioni di personale e organici adeguati non si può andare avanti”

 

Siamo estremamente preoccupati per la grave situazione in cui versa il tanto sbandierato progetto di ampliamento delle cure domiciliari nella nostra regione, perché all’atto pratico, a oggi, la situazione reale è che non solo l’ampliamento e l’adeguamento del personale non c’è stato, ma un po’ in tutto il Piemonte le cure domiciliari sono state al contrario sguarnite e messe in grande difficoltà.

 

Un esempio è ciò che accade nell’Asl TO4, area di Lanzo – Ciriè, dove su di un gruppo già non enorme di operatori delle cure domiciliari, a oggi vengono a mancare ben cinque risorse che non sono state in alcun modo sostituite mettendo in gravissima difficoltà la prosecuzione del servizio. Questo è solo un esempio di come viene gestita nella realtà questo servizio ai cittadini, casi simili infatti ci vengono segnalati in molte altre zone del Piemonte.

 

Il Nursing Up, sindacato degli infermieri e delle professioni sanitarie, chiede immediate spiegazioni e azioni concrete alla Regione sulla gestione delle cure domiciliari, in modo che le aziende sanitarie diano seguito agli annunci, alle leggi e alle parole che nei mesi passati si sono sommate sul potenziamento delle cure domiciliari assumendo il personale adeguato a svolgere il servizio.

 

Il segretario regionale Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri, spiega: “Abbiamo passato mesi a sentirci dire che andavano potenziate le cure domiciliari, un presidio molto importante anche nella gestione del Covid. Abbiamo assistito a prese di posizione e leggi approvate. Ma, all’atto pratico, le cure domiciliari in Piemonte, sono ancore e sempre in enorme difficoltà per carenza di personale. Per potenziare tale servizio, infatti, il primo e unico passo da fare è assumere e creare team con il personale adeguato per coprire il territorio. Il problema è grave e generalizzato.

Ciò che accade nell’Asl TO4, dove la carenza d’organico ormai è di cinque unità, è solo la punto dell’icebreg. Se la Regione, e le Aziende sanitarie, davvero intendono puntare sulle cure domiciliari allora lo devono dimostrare oggi, subito, con i fatti e non a parole. Assumendo il personale adeguato per attivare il servizio in tutta la regione. Perché la situazione, così com’è oggi, non è più sostenibile e i pochi professionisti che sono impegnati in questo gravoso compito sono allo stremo delle forze a causa dei carichi di lavoro non più gestibili”.

I tumori rari: Torino leader nella ricerca

Torino balza agli onori della cronaca nel campo medico-scientifico grazie a uno studio altamente innovativo nel campo oncologico, che ha avuto grande risalto sulla prestigiosa rivista ‘Cancers’, intitolato “Antiangiogenic Therapy in Clear Cell Renal Carcinoma”.

Il termine antiangiogenesi indica una scoperta clinica del medico statunitense Judah Folkman, che aveva pubblicato un documento in cui svelava che ogni tumore fabbrica piccoli vasi sanguigni per nutrirsi. Trovò, quindi, una terapia per ridurre e bloccare questo processo grazie al quale il cancro poteva essere “soffocato” bloccandogli i rifornimenti sanguigni.

L’analisi ora diffusa dalla rivista Cancers ha preso in considerazione tutti gli studi compiuti da esperti mondiali nel settore dei carcinomi renali, uno dei tanti “tumori rari” nel vasto panorama delle neoplasie, pervenendo a valutazioni approfondite sulla validità ed efficacia dei farmaci finora utilizzati. Valutazioni che consentiranno di migliorare la cura di queste malattie, con grandi ricadute benefiche sui pazienti e sulla loro qualità di vita.

L’équipe è stata guidata dal professor Alessandro Comandone (che i membri del gruppo chiamano affettuosamente “Caposquadra”), direttore del Dipartimento di oncologia dell’ospedale San Giovanni Boscodi Torino, ed è composta da Federica Vana, (Gruppo Italiano Tumori Rari), Tiziana Comandone (Scuola di Farmacia ospedaliera dell’Università di Torino) e Marcello Tucci(Dipartimento di Oncologia dell’Ospedale Cardinal Massaia di Asti).

Sono definiti Tumori Rari (TR) le neoplasie con incidenza annua inferiore a 6 casi su 100 000 abitanti, un numero apparentemente minuscolo, ma che, applicato alle quasi 200 diverse tipologie classificate, raggiunge il 20% del totale dei tumori che si registrano annualmente nel mondo; rari singolarmente, quindi, ma consistenti nel loro complesso.

Lo studio e la cura dei tumori rari sono un’attività delicata che comporta un forte impegno da parte di gruppi di specialisti di diverse discipline, ognuno con un ben definito campo di conoscenze ma insufficienti, da sole, a risolvere i problemi di cura.

Per sviluppare questa preziosa attività di coordinamento nella ricerca e nell’assistenza, è stato costituito a Torino, 25 anni fa, il Gruppo Italiano Tumori Rari (GITR), una ONLUS che ha lo scopo di stimolare la ricerca clinica sui TR, di definire percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali per i malati di neoplasie a bassa incidenza, di creare una cultura tra gli operatori sanitari con corsi e congressi, di diffondere la conoscenza sui TR nella società civile.

Presidente è proprio Alessandro Comandone, da anni impegnato in questo settore. “Il fondamento dell’azione del GITR “- rileva il professor Comandone  – “è quello di favorire l’approccio pluridisciplinare alle neoplasie rare. Infatti nessuno specialista (medico, biologo, ricercatore, psicologo) è in grado di affrontare da solo diagnosi e terapia di tumori così diversi e complessi. Un punto delicato è il supporto psicologico per superare lo choc di diagnosi di tumori rari, che creano ansie e smarrimento sia per il paziente sia per i famigliari”.

Anni di ricerche hanno portato a risultati confortanti: alcuni TR che comportavano una sopravvivenza di pochi mesi oggi sono curati con “cocktail” di farmaci che allungano la durata (con una buona qualità della vita) a 3/5 anni. “La nostra filosofia prevede cure personalizzate”ricorda Comandone – ”proprio perché ogni malattia è diversa dalle altre e ogni paziente reagisce in maniera diversa ai farmaci. Purtroppo, a causa della rarità di queste fattispecie, è praticamente impossibile fare prevenzione (come fortunatamente si riesce a fare con altri tumori largamente diffusi come il cancro alla mammella o al colon), perché lo screening avrebbe un costo insostenibile”.

Il GITR da anni lavora in coordinamento con altri centri di ricerca (in Piemonte sono stretti i rapporti con Candiolo), in un’ottica di collaborazione che evita sovrapposizioni di azioni nella ricerca e consente di mettere a disposizione della comunità scientifica tutti i progressi compiuti dai “gruppi leader” in ogni gruppo di TR in cui ha raggiunto livelli di eccellenza.

Il nuovo studio elaborato, che consentirà un notevole salto in avanti nella ricerca e nella cura delle neoplasie rare, sarà presto oggetto di illustrazione e approfondimento in un convegno che il professor Comandone conta di organizzare nei prossimi mesi a Torino.

Gianluigi De Marchi