CONTRO LA VIOLENZA DOMESTICA SULLE DONNE

25 novembre. Stop and Restart

petrone1Pietro Barone (1978 Oria), visual designer, firma un progetto grafico con il quale contribuisce alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Una serie di illustrazioni che descrivono la violenza domestica in alcune delle sue forme più comuni: fisica, sessuale, psichica. La condizione delle vittime è raffigurata  all’interno delle mura domestiche

 

Il 25 Novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Quando si parla di violenza sulle donne, si parla di tutte le forme di discriminazione e violenza di genere,petrone2 che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà. Pietro Barone (1978 Oria), visual designer, firma un progetto grafico con il quale contribuisce alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Una serie di illustrazioni che descrivono la violenza domestica in alcune delle sue forme più comuni: fisica, sessuale, psichica. La condizione delle vittime è raffigurata proprio all’interno delle mura domestiche, luogo che dovrebbe rappresentare il rifugio sicuro, invece fa da sfondo a maltrattamenti subiti che determinano isolamento e disagio fisico e psicologico delle vittime. La parola Stop sul volto delle donne è la dichiarazione da parte dell’autore, di un forte incoraggiamento alla denuncia di questi gravi atti che, troppo spesso, trovano riparo nell’illusione comune del bene. Francesca Petrone (1975,Torino), scrittrice esorta alla lotta e alla denuncia attraverso un testo liberamente ispirato al progetto grafico.

 

petrone3petrone4petrone5Stop and Restart

 

contro la violenza domestica sulle donne

 

Ahi, mi fa male!
Mi sento come il tutt’uno dei panni in lavatrice. Compressi e impregnati, stagnanti all’interno
dell’oblò, che abito con l’illusione di un rifugio protetto. Osservo attraverso il vetro incavo, che
non mi permette di vedere la realtà per ciò che è. L’acqua penetra e fluisce come qualcosa di sacro,
mantenendo uniti tutti i pezzi di me. Come se esistessi ancora. Ogni porzione del mio corpo tenuto
insieme all’interno dei fradici indumenti. Resti sopravvissuti, ma mal distribuiti.
L’acqua non è abbastanza linfa da preservare la salvezza. Perdo, a poco a poco, la mia identità.
La lascio andare via difronte a una diversità schiacciante.
Le funzioni sono tante. La centrifuga è variabile, ma, improvvisamente, la mano del
programmatore sceglie fine.
Decide di aprire l’oblò e di tirarmi fuori con impeto incontrollato e violento.
Il suo sguardo è vacuo, non distingue i delicati dai sintetici.
Sono pesantissime e livide queste parti di me, gocciolanti non più di acqua, ma di dolore.
Strizza più che può e nel ributtare dentro, incastrando un pezzo alla volta, mi sottovaluta ancora.
Pensa di potermi fare male per sempre e infatti ho male dappertutto, ma la dignità resta integra.
Se per qualsiasi motivo, durante un ciclo di lavaggio o di vita, si desiderasse variarlo o si
decidesse, in un secondo momento, di aggiungere altra biancheria o un’altra opportunità di vita,
esiste una funzione – solo se strettamente necessario – STOP sul programmatore. Basta
reimpostare la manopola sul nuovo programma desiderato e premere il pulsante RESTART.

 

Francesca Petrone