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Reale Mutua Basket Torino – Tortona 75 -71. Una partita che apre ai dubbi una porta stretta

Il basket visto a distanza. 

La Reale Mutua Basket Torino vince la partita con Tortona in modo giusto anche se ha rischiato di buttarla al vento con le solite follie gestionali del nostro Carneade della panchina. Definirlo derby è una illusione per dare una motivazione in più ai tifosi, ma storicamente il Derby è una corsa di cavalli e successivamente si trasferisce nel concetto sportivo di due squadre che si confrontano della stessa città e ancora dopo nei riguardi di due rivalità che divengono “storiche” a tal punto da far definire Derby anche la contesa tra le due. Ma definire derby Torino – Tortona non me la sento, mancandone tutti i requisiti.

Detto ciò, e dimenticandolo, la partita di ieri ha offerto due concrete situazioni dubbie. La prima è composta dalle dichiarazioni aperte del “patron” Sardara che se si sale è un problema e se non si sale lui fa ancora un anno e smette (o almeno così sembra dalle parole interpretate dalla sua intervista), menzionando un freddo interesse della piazza di Torino defininendola bruciata dalle esperienze precedenti e che lui vorrebbe non dare all’estero. Vorrebbe degli appassionati della zona a tutela della squadra e che non la trasferiscano se ne hanno convenienza (?). E’ bella la preoccupazione, anche se è detta comunque da chi ha spostato la sede della sua squadra da Cagliari a Torino… .
L’altra parte è l’inquietante trasformazione che sempre avviene da partita vinta a “tentiamo di perderla” che il nostro psichedelico coach effettua togliendo dal campo pedine chiave sostituendole con altri che ormai di giocatore sono solo ombre per passare da più 13 a punteggio pari nel giro di poco. Il duo Clark Pinkins in panchina nel quarto quarto è qualcosa di inenarrabile, così come tenere Cappelletti in panchina nei momenti chiave. Diop dovrebbe giocare 40’ e non avere il timore che se schiaccia e si appende al ferro possa essere sostituito. Alibegovic gioca sempre con il suo ramo di “follia” che gli consente genio e sregolatezza in un ambito come il campionato di A2 e il resto finisce lì. Bisogna segnalare che Torino ha talvolta buoni minuti da Toscano e Campani e poi stop. Se bastassero impegno e voglia per essere professionisti del basket e non i risultati, io giocherei in NBA …, ma purtroppo contano anche i fatti.
Torino ha le potenzialità nette per andare in A, ma non saprei dire se avrà voglia di farlo. La “capolista” Derthona ha avuto momenti di raro “antibasket” con tiri lanciati direttamente sui tralicci del canestro da far inorridire anche “shaqtin ‘ a fool” e comunque un basket di una rara essenzialità e spettacolo inesistente. Questo è il Top, figuriamoci il resto.
Se Torino vuole, torino puote… ma non si sa se vuolsi così colà dove si vuole e puote, e più non dimandiamo…

Paolo Michieletto

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Reale Mutua Basket Torino – Treviglio 86 – 92. E’ tornato l’antibasket

Il basket visto a distanza

Torino, con i suoi limiti e i suoi difetti, è comunque una grande città. Svilirla con una mentalità, senza offesa per i piccoli centri abitati, “provinciale” è perlomeno irrispettoso. Si temono tutti, si gioca in soggezione, si spera che sbaglino: Olimpia si nasce e forse si diventa, ma non così e non con questa conduzione, ed è dura per me dire una cosa simile che Milano non l’ho mai tifata.

Torino del basket dimentica in fretta i propri eroi, e a pochi verrà in mente Diante Garrett che faceva le rimesse sulla schiena degli avversari per poi irriderli con un canestro facile. Ora li subiamo noi da JJ Frazier sulla schiena di Cappelletti.

Quando Torino è in vantaggio la nostra “istericapanchina sussulta su ogni minimo errore e mette in crisi la flebile capacità di mantenere i nervi saldi per mantenere tranquillamente il timone del comando. Ad ogni errore un urlo e sceneggiate come il miglior Mario Merola di antica memoria… . Poi, quando si va sotto, si torna ad essere “compagnone di birreria” evidenziando limiti evidenti di conduzione tecnica.

A me sembra che la squadra non segua “allegramente” il conduttore, ma magari mi sbaglio… . Ma, soprattutto, Torino dovrebbe avere un gioco che non dipenda solo dal fatto se da tre i tiri entrano o meno. Il gioco è inconsistente: si gira la palla e si spera che la qualità (da serie A2, si intende) dei giocatori faccia la differenza. Si sente parlare tanto di difesa e poi se ne prendono più di 90… . E, soprattutto, si perde la testa completamente nei minuti finali, tirando da tre a ca…spita… e tirando (e male) da due quando servirebbe da tre.

E’ evidente che la partita sia andata male, ma è stata condotta decentemente fino al 40 – 30 per la Reale mutua. Poi un parziale di 48 a 28 per Treviglio (magari ricordo male ma più o meno è questo il punteggio…) ha ribaltato la partita. Dalla fine del terzo quarto il panico ha preso il sopravvento e l’antibasket è entrato in campo: tiri sbagliati, tecnici subiti, palloni buttati al vento e brutto spettacolo. E, nonostante tutto, si poteva comunque ribaltare il risultato se alcuni improvvidi tiri non fossero stati sparati tra il pubblico fantasma.

Sia chiaro, Treviglio non ha rubato nulla, ma messa sotto pressione ha avuto momenti in cui la palla volava in mano ai nostri giocatori che era un piacere.  Però è troppo poco, giocando in questo modo ci si merita la serie A2.

Hanno giocato un po’ male tutti. Pinkins forse un po’ meglio degli altri e Diop che come al solito ci ha provato ma che deve imparare a difendere contro gente alta e grossa ma lenta come i due lunghi di Treviglio (Ancellotti e Borra) e a non temerli in attacco schiacciandogli in testa appena possibile se vorrà salire di ulteriore livello.

Cappelletti ha giocato in maniera dignitosa e Clark ha perso la bussola nel finale. Gli altri non sono pervenuti, con un’aggravante per un “inquieto” Alibegovic (in tensione con qualcuno?) che ha fallito tiri decisivi.

In sintesi, così non va. O si vince alla stragrande per inconsistenza degli avversari o per buona riuscita dei propri tiri e quindi si mascherano evidenti limiti tattici, oppure si perde e a volte stranamente si vince male.

Qui non è il caso di citare versi di “Catalano memoria” che dice meglio vincere male che perdere bene, ma sarebbe il caso di vincere sempre e con tranquillità. Lo spettacolo, con chi conduce le danze, lo abbiamo messo in cantiere per tempi migliori; però, così male non è giusto veder giocare in un palasport storico dove Morandotti, Darryl Dawkins, Caglieris, Della Valle, Vujacich, Washington, Scott May, Joe Kopicky, Grocholwalsky, Kevin Magee, Mancinelli, Abbio, Sacchetti, … hanno lasciato spettacolo ed emozioni e sarebbe sciocco non pensarne tanti altri anche dei tempi recenti ma mi fermo per non far attivare la “lacrima” dei ricordi e di far capire che non ho più vent’anni.

Lo si vede anche a distanza, lo si vede anche sul pc, sul tablet e sul telefonino: se questo è il basket del futuro ridatemi un abbonamento al basket dei tempi belli, dove Pessina lottava fino all’ultimo secondo e dove come avversari trovavi Oscar Schmidt, Meneghin, D’Antoni e Antonello Riva e, soprattutto, Dan Peterson e Bianchini in panchina… .

Paolo Michieletto

B2B online per Reale Mutua Basket e gli sponsor

La Reale Mutua Basket Torino, nella cornice della piattaforma Zoom, ha incontrato i suoi sponsor,  compagni di viaggio del progetto gialloblu.

Agli sponsor sono stati presentati i risultati in campo e fuori del lavoro di questi mesi, gli obiettivi e i tanti progetti in ballo che guardano al futuro. Un momento sempre importante per ogni società, ancor più in un contesto storico così delicato come quello che stiamo affrontando.

Un momento di confronto e dialogo, che ha visto protagonisti i partner della compagine torinese, messi virtualmente a contatto l’uno con l’altro, in meeting one to one, per promuovere e favorire nuove sinergie.

Il commento del direttore generale Viola Frongia: “Incontri come questo sono l’essenza della nostra azienda. Vogliamo che i nostri partner siano consapevoli del valore del loro investimento. Questo periodo storico, inoltre, ci sta insegnando ancor di più ad essere flessibili e resilienti e quanto sia importante il valore di fare rete. L’organizzazione del B2B digitale è stata una bella sfida e speriamo davvero sia stato uno strumento utile per incrementare la creatività e le opportunità dei nostri sponsor”.

Giacomo Dalle Rive, ufficio marketing e comunicazione Valmora : “Come Valmora ringraziamo per la disponibilità e l’occasione di creare sinergie in un momento in cui non è così semplice incontrare altre realtà”.

Reale Mutua Basket Torino – Trapani 104 a 72. Sembra facile, ma non è difficile

Il basket visto a distanza.

Sono tra i primi ad avere scritto quanto tra poco ripeterò: la Reale Mutua Basket Torino è la squadra più forte del campionato di A2, e ieri lo ha ampiamente dimostrato. La partita non ha mai avuto altro senso che non quello di Torino dedita “al massacro” della malcapitata squadra di Trapani. Fin dall’inizio la supremazia è stata indiscussa e sembrava che Torino giocasse in “souplesse” e, senza forzare, si è partiti con un 12 – 0 che è poi solo stato piano piano dilatato salvo un breve periodo con un margine di meno di 10 punti di vantaggio.

Paradossalmente, solo Basket Torino può essere l’avversario da battere di Basket Torino. Nella mente dei giocatori, se vengono lasciati giocare sereni, appare solo un canestro molto facile da segnare. Il punteggio realizzato indica una ottima capacità realizzativa, ben distribuita tra i vari giocatori con in più una ripresa di qualità a buon livello di A2 da parte di Toscano e Campani.

I soliti Clark e Diop hanno contribuito al meglio per infliggere il divario iniziale che ha deciso la partita e il contributo di Pinkins, Cappelletti e Alibegovic ha chiuso il cerchio.

Con una vittoria come quella di ieri non è il caso di infierire su nessuno, anche se si potrebbe… , anche perché nel lungo “garbage Time” del terzo e quarto quarto non è possibile realmente giudicare ogni azione in positivo o in negativo, ma questo è un merito di Torino non un demerito degli avversari.

Il commento della partita è in sintesi quello del titolo. Torino del basket ha tutto per andare avanti per conquistare un posto nella serie A che conta. Ogni partita potrebbe andare in questo modo, e bisogna partire convinti di questo, rispettando ogni avversario ma cercando di asfaltarlo nel modo più rapido, per poi poter giocare con serenità il resto della partita.

Il pubblico al palazzetto non c’è e quindi i finali sono senza emozioni dirette e divertimento per persone e giocatori. Ma è bene sperare che il prossimo anno ci sia di nuovo il tifo e tutti i suoi componenti e lavorare per un incremento di qualità e spettacolo sarà doveroso. Torino gioca bene (per il campionato di A2), vince, convince ma lo spettacolo (nonostante i cronisti entusiasti di chi riesce anche solo a palleggiare … ) è molto lontano. I giocatori sono stati assemblati per vincere e così stanno facendo. Di che lamentarsi quindi?

Finirei con un’assurda metafora: se uno ha fame mangia anche la pasta in bianco, ma se arriva un piatto di lasagne il sorriso si allarga e il cuore si rallegra. In attesa delle lasagne, questa pasta è buona.

Paolo Michieletto

Alla fine, giocano i titolari, rimontano e Torino vince

Il basket visto a distanza. Piacenza – Reale Mutua Basket Torino 78 – 82.

E’ inutile dirlo per l’ennesima volta, ma è necessario ribadirlo: Torino non ha una panchina lunga, ma solo panchinari, e se li si lascia troppo in campo, si rischia ogni volta di fare brutte figure o di perdere quando si è nettamente più forti.

Diop ha vent’anni e non può essere stanco dopo pochi minuti, Cappelletti pochi anni di più e una voglia smodata di giocare bene e forte, Clark se solo si impegna un minimo non ha rivali in A2, Alibegovic comunque tira e segna quando serve e il duo Pinkins – Campani “sommati” insieme sono un buon giocatore e, a turno, nei momenti cruciali fanno la loro parte.

Stop. Basta. Il resto è fantasia del titolare della panchina. Si è andati sotto anche di 17 punti ad inizio ripresa. Si è arrivati con i titolari a meno 6 e poi sono riemersi i panchinari per riaffondare la barca. Ma qual è il vero motivo per cui debbano per forza giocare? Quale situazione non si comprende? Mi manca addirittura Traini dell’anno scorso, ed è tutto dire… .

Comunque, Torino vince ancora per la quarta volta di seguito e questo è quello che conta, riprendendo il ruolo di squadra favorita nonostante una classifica che sembra non dare il giusto risalto alla percentuale di vittorie e non del numero delle stesse, che pone Torino ai vertici del campionato se riuscirà a vincere le partite ancora da recuperare.

Della partita possiamo segnalare l’ultima parte del quarto\quarto che ha visto come ampiamente detto i titolari in campo reuperare tutto lo svantaggio, passare avanti e non farsi più raggiungere. Certo che se si potesse giocare con un Clark come negli ultimi minuti della partita non ci sarebbe neanche un problema. Dominante da fuori e in entrata come poche volte quest’anno, è riuscito ad imprimere una svolta decisiva. Diop non può stare in panca, perché quand’anche non segnasse la sua presenza risulta fondamentale per potenza, intimidazione e rimbalzi. Alibegovic e Cappelletti trascinano la squadra anche forzando, mentre Pinkins è lontano dalla condizione dell’altr’anno ma solo parzialmente coperto da Campani, che ieri ha giocato un ottimo finale, e basta a coprire le necessità di un gioco che in serie A2 è veramente poca cosa.

Non credo sia la difesa a far partire gli attacchi. Torino ne ha presi 51 in metà gara, e poi 27 nell’altra parte così come ne ha segnati 36 nella prima e poi 46 nella seconda, ma la differenza è nella qualità di chi tira che, talvolta, e invito tutti a rivedere la partita, riesce veramente a tentare di far apparire “l’antibasket” sul campo, scalfendo a più riprese ferri e tabelloni con entrate e tiri veramente incomprensibili come di passaggi agli avversari da inchiesta se non fosse evidente la manifesta incapacità a reggere un buon livello di basket.

Quando Torino del basket apparve per la prima volta in A2 si vedeva giocare Mancinelli, Amoroso e Wojchecowsky e si perdeva contro Triche, Pascolo e compagni vari. Oggi si rimpiange Traini. E mi fermo qui.

Purtroppo il livello è questo e l’unico risultato utile è la vittoria. Parlare di gioco in attacco o di schemi di difesa è un po’ folle, visto che tutto è relegato nell’estro e nella fantasia dei più bravi a disposizione e nell’incapacità degli avversari.

Però la speranza è che Torino del basket ritorni ad avere la sua ribalta nel campionato della massima serie dove Milano ha vinto la sua Coppa Italia e che non troppo tempo fa fu di Torino. E che a tifare Torino tornino gli abbonati e non gli estratti a sorte di un concorso, perché allora non si capisce come mai qualcuno possa andare a vedere la partita e altri no, e perché gli estratti potranno andare alla partita e non siano di sicuro addetti ai lavori e chi ha pagato no sarebbe da spiegare, ma questa è un’altra storia.

Paolo Michieletto

Lapalissiano è dire poco: se si gioca anche solo “normali” si vince

Il basket visto a distanza. Reale Mutua Basket Torino – Orzinuovi 88 a 63

In una partita in cui si tira 27-37 da due e si catturano 45 rimbalzi a 31 sembra che poco ci sia da spiegare sulla supremazia in zona vicino a canestro di Torino. La percentuale di 5 su 25 da tre è invece rivedibile ma bisogna dire che la partita ha svoltato in maniera decisa tra la metà del secondo quarto e inizio del terzo, periodo in cui Torino ha realizzato un parziale di 28 a 3 con finalmente in campo i cinque migliori a disposizione e da lì in poi non c’è cronaca da riferire.
Diop segna 13 punti e raccoglie 15 rimbalzi in soli 23’ di impiego e anche solo questo è emblematico della potenzialità del ragazzone di Torino. Per il resto i punti si distribuiscono in maniera quasi uniforme a testimonianza di quello che fin da inizio campionato ribadisco da queste “righe”: se la Reale Mutua gioca normale e segna i tiri che le competono il suo livello qualitativo è più alto nei cinque titolari e i suoi comprimari del resto delle altre squadre. Non sempre vengono schierati tutti insieme ma questo è forse il fascino del “non mi piace vincere facile” che deve aleggiare da qualche parte nella panchina di Torino.

Si dirà che la difesa ha fatto la differenza, anche se il 5 su 30 da tre degli avversari lascia anche pensare che, insomma, anche loro si siano prodigati nel rovinare i ferri e i tabelloni del Palasport di Parco Ruffini … . Comunque, non è il caso in questa serata dar adito a critiche se non per rimembrar… un breve periodo tra la fine del primo quarto e inizio secondo con quintetto in campo “alternativo” che non si è comportato in maniera consona al livello richiesto dalla categoria, ma il periodo successivo, già rammentato in precedenza, ha poi eliminato tali pensieri malsani, ma è bene ricordarsene per le prossime volte.

Si è vista una partita di circa 25’ e questo per merito di Torino, perché gli avversari si sono rivelati poca cosa, ma, a dirla tutta (pur con tutte le situazioni da recuperare) erano e sono secondi in classifica!!! A testimonianza di un livello inquietante di appiattimento verso il basso di questo campionato di A2, è chiaro come la compagine torinese sia un gradino sopra, e sarebbe triste non riuscire nell’impresa di scalare le posizioni che mancano alla vetta e giungere in maniera competitiva adeguata ai playoff e giocarsela fino in fondo.
Il vero rischio è che istituzioni e vertici vari blocchino le possibilità di promozione e le motivazioni esterne e interne restano ai più non note e fonte di indicibile tristezza. Per una piazza che ha vissuto non molto tempo fa la vittoria di una Coppa Italia (unico trofeo vero mai vinto in Piemonte nel basket) per poi perdersi nel nulla della tristezza, la competizione di domani che inizia proprio della stessa Coppa Italia di serie A apre ricordi profondamente belli e enormemente tristi. Però, a tutti i tifosi veri, storici del basket a Torino, ricordare quei momenti fa venire gli occhi lucidi e alzare le braccia al cielo per la gioia della vittoria e per le speranze che avevamo tutti in quei momenti.
La Torino del basket merita di tornare in alto. I giocatori che la rappresentano devono sentirlo ed esserne partecipi. Sperare è lecito, crederci è una speranza.

Paolo Michieletto

Capo d’Orlando – Reale Mutua Basket Torino 71 -72: finalmente il quintetto base

Il basket visto a distanza

Sì, finalmente abbiamo visto in campo nei minuti decisivi il quintetto base e, con un po’ di fatica, si è vinto.

In una partita in cui il buon Diop gioca “normalmente” esce finalmente Clark e gioca in maniera adeguata a quanto ci si potrebbe aspettare da lui. Alibegovic torna a e tira da tre in momenti decisivi e segna. Cappelletti guida e segna in maniera autorevole e Pinkins, pur sottotono, interviene in maniera decisiva stoppando l’ultimo tiro di Capo d’Orlando per vincere la partita.

Ecco, Torino è questa. Il resto non è panchina lunga, è solo resistenza quando gli altri non sono in campo.

Campani purtroppo è indolente e non gioca quanto la sua qualità potrebbe far pensare di vedere in un campo di basket. Toscano effettua un buon paio di tiri da tre e poi scompare pur continuando ad impegnarsi. Bushati e Penna restano molto in panca e questo è il lato positivo.

Non esiste, almeno ad oggi, una panchina lunga, ma una netta differenza tra i primi cinque e gli altri. Se al “comando” si comincia a rendersene conto potremo forse vedere un altro campionato.

E’ stata comunque una partita non bella e giocata in maniera un po’ tesa, contro una squadra formata in maniera “classica” con due stranieri a fare l’80% circa dei punti della squadra ed un gruppo di comprimari. In ogni caso era fondamentale vincere per continuare la risalita ai vertici di una classifica ancora tutta da scalare.

E’ un campionato in cui si gioca male in generale, con “giropalla” a mezza ruota e pick & roll continui con alla fine “fantasia e tiro a casaccio” dell’ultimo che ha la palla per quasi tutte le compagini del campionato. Bello? Moderno? Basket anni 2020? Contenti voi … .

La difesa è sempre un continuo cambio e poca intelligenza tattica. Inoltre, in quasi tutte le partite si vedono playmaker che si fanno portare via la palla più volte in palleggio oppure che passano la palla non solo “telefonando” il passaggio, come si dice in gergo, ma addirittura “citofonando e bussando alla porta” aprendo spazio a contropiedi al limte del minibasket.

Mancano i fondamentali e manca la sapienza tattica. Ma questo vale per tutte le squadre. Si usano le gambe e non la testa, sperando che i tiratori avversari non segnino e Torino, in quanto a martellate sul tabellone (senza voler infierire sui soliti …), ne sa qualcosa.

Comunque, ribadisco un concetto che esprimo da inizio anno: nonostante la panchina, nonostante la mancanza di cambi, la Reale Mutua Basket Torino, se gioca in maniera normale è sicuramente più forte delle altre compagini. Ha vinto bene contro Verona, ha vinto, e meno male, contro Capo d’Orlando. Il cammino è ancora lungo, sperare di vincere il campionato è legittimo considerando i playoff: salire in serie A è scritto nelle stelle di chi dirige… .

Paolo Michieletto

Reale Mutua Basket Torino – Biella 85 – 90: una sconfitta indecorosa

Il basket visto a distanza

Ci saranno tanti che proveranno a trovare molte scuse sulla sconfitta di Torino. E, a dire il vero, esiste ben più di una scusa, anzi, esistono dei fatti; tanti giorni senza allenamento e influenza contribuiscono sicuramente negativamente sul piano fisico degli atleti. Ma è sul piano tattico che è un disastro. Ci si trova senza Alibegovic e Pinkins per “motivo virus” e non si hanno alternative tattiche in difesa per contenere gli avvesari, e in attacco si continua a girare palla sognando che San Diop faccia tutto.

Si sente in settimana dire che si lavora tanto per la difesa e poi si prendono 90 punti da una squadra oggettivamente da metà classifica in A2 e a sua volta senza il proprio lungo straniero fuori causa per positività al Covid.

La conduzione della panchina sembra all’inizio partita aver preso la bella strada del sorriso e della fiducia, con pacche sulle spalle dei propri giocatori e incitamenti positivi. Ma poi, come una vernice che non tiene all’acqua, sotto la pioggia dei punti avversari “l’Hysteria” torna a dominare in panchina con classiche scenate e sfuriate come sempre, dando quindi la solita incertezza nella tranquillità di chi dovrebbe invece avere la serenità dei forti. Ma, sorprese a parte (sempre gradite se arriveranno), Basket Torino Reale Mutua non è una squadra compressore e si confonde invece nel marasma della classifica a metà circa. Mancano ancora diverse partite, e se si arriverà ai playoff tutto potrà cambiare se tutta la squadra sarà al completo. Ma manca un salto di qualità mentale, un pensiero positivo, una mentalità vincente. Senza offesa per nessuno, ma Torino città del basket dovrebbe avere una qualità di spettacolo più alta di altre piazze. A volte ci viene da pensare con terrore al fatto che anche il prossimo anno si debba di nuovo fare i conti con queste realtà.

Torino del basket è stata salvata dal deliquio l’altr’anno e di questo bisogna essere grati a chi ha realizzato tutto ciò. Però non è giusto buttare via tutto l’entusiasmo e la voglia di basket con così tanta pochezza di spettacolo (anche ieri nessuna schiacciata e purtroppo molti momenti per il Benny Hill show del Shaqtin a’ fool che, per chi non conosce il mondo del basket NBA, sono i momenti ridicoli che avvengono in campo commentati ironicamente in una simpatica trasmissione televisiva).

La cronaca della debàcle segnala che Cappelletti e Diop restano in panchina nel momento in cui Torino va in vantaggio dando spazio all’ormai condottiero dei disastri Penna e a giocatori in crisi di identità, permettendo ovviamente a Biella di rientrare  e poi di superare.

Non è difficile immaginare che non si possano concedere due giocatori così in panchina nei momenti caldi. Se li mandi a riposare a più 7 non è che la partita sia vinta. E poi se si suppone che siano “freschi” nel finale di partita si prende atto che l’idea del “killer instinct” sportivo sia mai apparsa dalle parti della panchina di Torino.

Jason Clarke, se guardiamo lo score finale, sembra abbia fatto un’ottima partita, ma in realtà è proprio verso il finale che è uscito allo scoperto più per necessità che per volontà. Sicuramente, se avesse voglia di giocare come negli ultimi minuti durante tutto l’arco della partita, Torino maschererebbe moltissimi problemi che si evidenziano nella totale mancanza di gioco che purtroppo quest’anno è molto di bassa qualità.

Detto del povero Penna, il buon Cappelletti va a corrente alternata ma dovrebbe non mai uscire dal campo, perché purtroppo senza di lui la situazione perde in improvvisazione e pericolosità.

Campani e Toscano sembrano ex giocatori con lampi di raro basket e sembrano molto involuti rispetto alla stagione precedente, mentre di Bushati dispiace non vederlo più tirare da tre e segnare come qualche anno fa in maglia avversaria, ma almeno si impegna e ci prova.

Ora ci sono molte partite in pochi giorni. Meglio o peggio? Probabilmente, se si perderà, si darà la colpa a calendario e a Covid, mentre se si vincerà si tesseranno lodi e si spargerà incenso a giocatori e gestione del gruppo. Siamo pronti a sorprenderci, sarebbe ora.

Il basket visto a distanza. Reale Mutua Basket Torino – Biella 85 – 90: una sconfitta indecorosa.

Ci saranno tanti che proveranno a trovare molte scuse sulla sconfitta di Torino. E, a dire il vero, esiste ben più di una scusa, anzi, esistono dei fatti; tanti giorni senza allenamento e influenza contribuiscono sicuramente negativamente sul piano fisico degli atleti. Ma è sul piano tattico che è un disastro. Ci si trova senza Alibegovic e Pinkins per “motivo virus” e non si hanno alternative tattiche in difesa per contenere gli avvesari, e in attacco si continua a girare palla sognando che San Diop faccia tutto.

Si sente in settimana dire che si lavora tanto per la difesa e poi si prendono 90 punti da una squadra oggettivamente da metà classifica in A2 e a sua volta senza il proprio lungo straniero fuori causa per positività al Covid.

La conduzione della panchina sembra all’inizio partita aver preso la bella strada del sorriso e della fiducia, con pacche sulle spalle dei propri giocatori e incitamenti positivi. Ma poi, come una vernice che non tiene all’acqua, sotto la pioggia dei punti avversari “l’Hysteria” torna a dominare in panchina con classiche scenate e sfuriate come sempre, dando quindi la solita incertezza nella tranquillità di chi dovrebbe invece avere la serenità dei forti. Ma, sorprese a parte (sempre gradite se arriveranno), Basket Torino Reale Mutua non è una squadra compressore e si confonde invece nel marasma della classifica a metà circa. Mancano ancora diverse partite, e se si arriverà ai playoff tutto potrà cambiare se tutta la squadra sarà al completo. Ma manca un salto di qualità mentale, un pensiero positivo, una mentalità vincente. Senza offesa per nessuno, ma Torino città del basket dovrebbe avere una qualità di spettacolo più alta di altre piazze. A volte ci viene da pensare con terrore al fatto che anche il prossimo anno si debba di nuovo fare i conti con queste realtà.

Torino del basket è stata salvata dal deliquio l’altr’anno e di questo bisogna essere grati a chi ha realizzato tutto ciò. Però non è giusto buttare via tutto l’entusiasmo e la voglia di basket con così tanta pochezza di spettacolo (anche ieri nessuna schiacciata e purtroppo molti momenti per il Benny Hill show del Shaqtin a’ fool che, per chi non conosce il mondo del basket NBA, sono i momenti ridicoli che avvengono in campo commentati ironicamente in una simpatica trasmissione televisiva).

La cronaca della debàcle segnala che Cappelletti e Diop restano in panchina nel momento in cui Torino va in vantaggio dando spazio all’ormai condottiero dei disastri Penna e a giocatori in crisi di identità, permettendo ovviamente a Biella di rientrare  e poi di superare.

Non è difficile immaginare che non si possano concedere due giocatori così in panchina nei momenti caldi. Se li mandi a riposare a più 7 non è che la partita sia vinta. E poi se si suppone che siano “freschi” nel finale di partita si prende atto che l’idea del “killer instinct” sportivo sia mai apparsa dalle parti della panchina di Torino.

Jason Clarke, se guardiamo lo score finale, sembra abbia fatto un’ottima partita, ma in realtà è proprio verso il finale che è uscito allo scoperto più per necessità che per volontà. Sicuramente, se avesse voglia di giocare come negli ultimi minuti durante tutto l’arco della partita, Torino maschererebbe moltissimi problemi che si evidenziano nella totale mancanza di gioco che purtroppo quest’anno è molto di bassa qualità.

Detto del povero Penna, il buon Cappelletti va a corrente alternata ma dovrebbe non mai uscire dal campo, perché purtroppo senza di lui la situazione perde in improvvisazione e pericolosità.

Campani e Toscano sembrano ex giocatori con lampi di raro basket e sembrano molto involuti rispetto alla stagione precedente, mentre di Bushati dispiace non vederlo più tirare da tre e segnare come qualche anno fa in maglia avversaria, ma almeno si impegna e ci prova.

Ora ci sono molte partite in pochi giorni. Meglio o peggio? Probabilmente, se si perderà, si darà la colpa a calendario e a Covid, mentre se si vincerà si tesseranno lodi e si spargerà incenso a giocatori e gestione del gruppo. Siamo pronti a sorprenderci, sarebbe ora.

Paolo Michieletto

Crac Basket Auxilium, arresti a Torino

Alcuni arresti sono in corso  nell’ambito di un’inchiesta della guardia di finanza sul fallimento della squadra di basket Auxilium Torino

Uno dei provvedimenti riguarda Mario Burlò,  imprenditore già sponsor della società. E’ indagato anche il notaio Roberto Goveani, che negli anni 90 fu presidente del Torino calcio. L’inchiesta è coordinata dal pm  Santoriello.

Reale Mutua Basket Torino-Casale: missione compiuta

Il basket visto da vicino /  Primo posto raggiunto al termine del girone

Una buona giornata per Torino del Basket. La prima parte della missione è compiuta. Basket Torino Reale Mutua chiude, con una giornata di anticipo, al primo posto il girone Ovest di quello che obiettivamente è il secondo campionato di basket nazionale. Sembra poca cosa ai più, abituati al pensiero che tutto sia dovuto, ma non è così facile. Essere al comando non era certo ad inizio stagione.

Ora è realtà, ma purtroppo è ancora lunga la strada per la risalita verso quella Lega A che sembra il luogo naturale di esistenza di Torino del basket. Oltre all’ultima di campionato, ininfluente ai fini del piazzamento ma importante per la fase finale, mancano ora sei partite per definire e speriamo consolidare la posizione e poi i playoff. Sarà possibile dopo solo un anno tornare a vedere grande basket a Torino?

Infatti, la realtà è che il secondo campionato di basket nazionale è alquanto distante dal livello della Lega A, per i motivi già detti ma che è bene ricordare dei sei stranieri (circa per squadra) e dei migliori italiani che restano in circolazione ovviamente inseriti nei roster di primo livello. La A2 è un po’ una sofferenza dal punto di vista spettacolare e tecnico anche nella conduzione tattica delle partite. Ma il livello (pur se sempre buono) è ovviamente diverso.

Anche ieri il divario tra Reale Mutua Torino e Novi più Casale (prima e seconda in classifica) è stato clamoroso. Dopo 4’40” circa il punteggio registrava sul tabellone … Torino 10 e Casale 17: punteggio in proiezione finale … circa 80 – 140 (!!!). Punteggio reale finale: Torino 76 – Casale 65, con la Novi Più che ha finito con una media di meno di 14 punti per quarto dal secondo tempo in avanti. Era chiaro come Casale fosse oltre i suoi limiti e Torino giocasse in modo “diciamo” normale, e, pur con i soliti inserimenti strani durante la partita, la Reale Mutua ha condotto fino alla fine con evidente superiorità.

Questa è la nota più positiva della Reale Mutua: avere cinque – sei giocatori di buon livello, mentre nelle altre squadre del campionato girone Ovest, (almeno) nelle altre squadre “quelli buoni” (per l’ennesima volta lo scrivo) continuano ad essere al massimo tre o quattro quando si esagera. E questo fa la differenza. Oltre al fatto che Torino, quando segna da tre punti scava un solco decisivo.
Anche con Casale buona prova di Pinkins, Alibegovic e Diop con Cappelletti in evidenza e Marks leggermente sotto tono ma sempre un piano sopra i suoi alter ego della panchina. Campani, Traini e Bushati si impegnano in vario modo e contribuiscono a dare fiato ai compagni di squadra mentre Toscano si trasforma da eroe inneggiato dal pubblico a inquietante mister Hyde del canestro sbagliando tutto il possibile in soli 50” da vero incubo.

Ma almeno si impegna alla grande e il pubblico apprezza l’impegno e tutti noi gli vogliamo bene, sperando torni anche a giocare a basket … .
Insomma, Torino ha vinto ed ha finito al primo posto il girone. Si può volere di più? Certo che sì: il sogno è salire. Speriamo che sia il sogno di tutti.

Paolo Michieletto