ARTE- Pagina 97

Natale alla galleria Malinpensa by La Telaccia:  una collettiva che unisce artisti figurativi alla scultura

La mostra d’arte natalizia presso la galleria Malinpensa by La Telaccia si è  inaugurata il 6 dicembre scorso e rimarrà aperta fino al 20 dicembre.

Si articola in una collettiva dove espongono quattro validi artisti, che mostrano stili e tecniche diverse, ma con un connubio intenso che è rappresentato dalla sperimentazione della materia e del significato contenutistico.

La prima artista in mostra è Elena Ortelli, le cui opere derivano da una bellezza dello spirito e si avvalorano di un comunicabilità sempre rinnovata. In un’epoca in cui l’umanità risulta profondamente disorientata e quasi priva di valori, nel suo iter cogliamo una forte presenza intimistica di notevole significato.

Nel suo percorso lo sviluppo di un contenuto simbolico e di sapiente rappresentazione assume un valore universale e costituisce un elemento determinante nel suo operare.

Un altro artista in mostra è lo scultore Cesare Iezzi, che propone opere in cui emerge una ricerca di evidente solidità artistica e diprofondo valore culturale.

I suoi volti umani paiono vivere in un tempo sospeso e si liberano in un concetto universale di vero significato, pregno di risonanza emotiva e di ricchezza interiore. Le sue creature si ispirano alla mitologia greca e sono immerse in uno spazio di rinnovata dimensione, realizzate alla luce di una interpretazione personale e con un’essenza esecutiva elegante nella dinamica dei volumi e nella loro essenziale sintesi formale.

Un altro artista in mostra è Mauro Sanna, di cui è evidente un astrattismo ricco di fascino, dove la materia dell’olio su tela, palpitante di un profondo lirismo e di una concretezza assoluta, si carica di un linguaggio assolutamente originale, capace di sviluppare una naturale introspezione psicologica e una decisaqualità tecnica. La funzione timbrica del colore, sapientemente calibrato e molto ben armonizzato, rivela una interpretazione personale capace di vivacizzare uno scenario significativo, in cui luce e forma dialogano tra loro in perfetto equilibrio.

L’ultima artista in mostra è Lavinia Salvatori, che raggiunge con il suo iter pittorico una grande libertà di espressione, riuscendo a comunicare al fruitore una definizione stilistica decisamente innovativa, tanto da rendere ogni sua opera un’immagine simbolica e un’astrazione indipendente.

I suoi soggetti comunicano un linguaggio armonioso e si elevano nell’opera con un movimento di ritmi curvilinei e di larghe campiture in cui il dinamismo del gesto pittorico e la sinfonia del colore assumono un ruolo importante all’interno della loro creazione.

Il direttore artistico è Monia Malinpensa, il consulente artistico Giuliana Papadia


Mara Martellotta

 

Malinpensa galleria d’arte by La Telaccia
Corso Inghilterra 51, Torino
Telefono: 0115628220
Orari: dal martedì al sabato 10:30/12:30 – 16:00/19:00
Lunedì e festivi chiuso

 

Buddha10: al via i restauri in mostra

Tra il 5 e il 20 dicembre (esclusi i giorni festivi) il pubblico potrà eccezionalmente osservare e interagire con i restauratori del Centro di conservazione e restauro di Venaria Reale all’opera sulle statue buddhiste della mostra Buddha10

Dal 5 al 20 dicembre 2022

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

In occasione dell’esposizione Buddha10 il Centro per la conservazione e il restauro dei beni culturali La Venaria Reale ha realizzato un complesso e profondo restauro delle opere in mostra, ripristinandole e riportandole a uno stato di conservazione tale da consentirne l’esposizione al pubblico.

Adesso l’attività prosegue live in mostra e, dal 5 dicembre, il pubblico potrà assistere dal vivo al delicato processo di restauro di una delle opere presenti nel percorso espositivo.

Per questo intervento è stato scelto uno dei due bodhisattva già oggetto di trattamenti conservativi che hanno contribuito alla comprensione della tecnica esecutiva e della sua storia – procedimento che ha anche permesso di confermare la datazione tardo ottocentesca per la decorazione pittorica del manufatto di provenienza cinese – e, in mostra, proseguirà il lavoro di pulitura mirata alla rimozione delle velature pittoriche più recenti, applicate, nell’ottica di armonizzare una superficie fortemente compromessa e disomogenea, considerate eccessivamente rispondenti ad un gusto tipicamente occidentale.

Per due settimane il pubblico che visiterà Buddha10 potrà assistere allo svolgersi del processo e dialogare con il restauratore, rivolgendogli domande e curiosità, in uno scambio immediato e privo di filtri assolutamente inedito, in linea con l’essenza stessa del progetto espositivo, che si conferma un dispositivo aperto e soggetto a continui cambiamenti.

Stampe del Maestro Gribaudo in dono al chierese “Cottolengo Hospice”

Nell’occasione, presentazione del nuovo libro dedicato al grande artista, editore e grafico torinese

Lunedì 5 dicembre, ore 17,30

Chieri (Torino)

Ben 50 stampe di Ezio Gribaudo (Torino, 1929 – 2022), fra i massimi intellettuali vissuti a cavallo fra il secolo scorso e i primi anni del Terzo Millennio, grande Maestro d’arte, geniale editore, collezionista e brillante operatore culturale (nonché presidente onorario dell’“Accademia Albertina”, dopo averla presieduta dal 2003 al 2005) saranno donate il prossimo lunedì 5 dicembre (ore 17,30) al “Cottolengo Hospice” di via Balbo 16, a Chieri. Donate dall’“Archivio Gribaudo” e dalla famiglia dell’artista (da sempre vicina alla “Piccola Casa della Divina Provvidenza” e alla sua attività a servizio dei poveri e degli ammalati), le stampe andranno ad abbellire ulteriormente gli spazi dell’ “Hospice” chierese, inaugurato lo scorso settembre. L’affettuoso e lodevole gesto nasce in primis dalla figlia del Maestro, Paola Gribaudo, la “Signora dei libri” e – sulle orme paterne – presidente dell’“Accademia Albertina” dal 2019 (carica riconfermatale nel marzo scorso per un nuovo triennio) e presidente dell’“Archivio Gribaudo”.

“L’amministrazione comunale – sottolinea l’assessore chierese alla Cultura, Antonella Giordanoha voluto completare il generoso gesto della famiglia e dell’ ‘Archivio Gribaudo’ e celebrare l’affetto della Città di Chieri verso l’Artista e la sua opera, acquistando 50 cornici per le stampe donate. Dono che ci emoziona profondamente, perché i chieresi sono molto legati a San Giuseppe Benedetto Cottolengo, che qui si spense, il 30 aprile del 1842, dopo essersi infettato di tifo curando i malati durante l’epidemia. L’ ‘Hospice’ è un ‘segno di vita’ per la nostra città  e questa magnifica donazione lo conferma”.

Il 15 marzo scorso Ezio Gribaudo era presente all’inaugurazione della mostra “Un grande Abbraccio al Mondo”, ospitata all’“Imbiancheria del Vajro” di Chieri, nell’ambito del progetto “RestART!”, collegandosi con un’ installazione site specific dei suoi celebri “mappamondi” all’opera aperta condivisa “L’Arte Moltiplica l’Arte” e donando poi un mappamondo alla collezione civica “Trame d’autore”. Si è trattata di una delle sue ultime uscite pubbliche: pochi mesi dopo, il 18 luglio 2022, il Maestro si spegneva infatti, all’età di 93 anni. Ezio Gribaudo ha sempre nutrito un feeling  speciale (sicuramente ricambiato) con la Città di Chieri, dove nel 1967 ha ricevuto, fra l’altro, il Premio “Navetta d’oro” e dove successivamente ha collaborato a molti progetti sul territorio, tra i quali lo storico festival “I Giovani per i Giovani”.

In occasione della donazione, sempre lunedì 5 dicembre, sarà presentato il libro “Ezio Gribaudo. La Bellezza ci salverà” (Skira, 2022) di Silvana Nota e Adriano Olivieri, un aggiornamento a partire dal 2009 della monografia che delinea il percorso straordinario del Maestro torinese approdato “all’età dell’oro con instancabile spirito sperimentale e di avanguardia”.

g. m.

Nelle foto:

–       Ezio Gribaudo: “Mappamondi” e stampe

I potenti “ritratti musicali” di Bruno Zoppetti in mostra alla “Fondazione Bottari Lattes”

“Body and Soul”

Dal 29 ottobre all’8 dicembre

Monforte d’Alba (Cuneo)

Arte e musica. Blues e Jazz, quelli delle radici, in particolare. La musica che trova voce nell’arte. E viceversa. Nel “Corpo” e nell’“Anima”. “Body and Soul”. Come recita il titolo della mostra di Bruno Zoppetti, artista di sopraffino mestiere e grande sensibilità, ospitata, da sabato 29 ottobre fino a giovedì 8 dicembre, con una buona trentina di ritratti a tecnica mista e acrilici, ma anche disegni (di quelli che t’appagono gli occhi ma sanno anche metterti in piacevole agitazione cuore mente e anima) negli spazi espositivi della “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba. Progetto inedito realizzato dall’artista bergamasco per la “Fondazione”, presieduta da Caterina Bottari Lattes, e l’Associazione “Giulia Falletti di Barolo”, la rassegna già nel titolo “Body and Soul” (esplicito omaggio al noto brano degli anni Trenta interpretato da voci e cantanti indimenticabili, da Ella Fitzgerald ad Amy Winehouse) racchiude, nel suo più profondo significato, tutta l’opera ritrattistica di Zoppetti. Esposte in parete troviamo una sapiente selezione di opere grafiche e pittoriche realizzate nell’arco di dodici anni: un ricco e suggestivo campionario di musicisti Blues e Jazz (ma anche grandi protagonisti della scena Soul, Folk, Country e Rock) del passato e contemporanei.

Americani soprattutto: dall’ “imperatrice del Blues” Bessie Smith, al cantautore – poeta canadese Leonard Cohen con cappello e volto ingrigito gravato dagli anni, fino a Billie Holiday (fra le prime cantanti di colore ad esibirsi con musicisti bianchi), a Georges Brassens con pipa fra le labbra e  micio in braccio e al mitico pensieroso Miles Davis con la fedele tromba tenuta alta in primo piano. Ciò che più colpisce, in questi ritratti, è la capacità davvero grande di raccontare, attraverso una vigorosa e rapida grafia, l’eccellenza del talento nella fragilità di corpi spesso dolorosamente segnati dalla vita. Zoppetti scava nei cuori tormentati dei “suoi” musicisti, traccia rughe, volti maltrattati dal tempo, capelli scompigliati e sguardi vuoti su malcelati tormenti, per raccontare la persona prima dell’artista, l’anima (soul) attraverso una “resa pittorica” di forte fisicità (body). Con tratti di segno e colore che sembrano accompagnarsi perfettamente all’improvvisazione talentuosa delle afroamericane “blue note”. Un’esposizione, dunque, che cade a pennello (è proprio il caso di dirlo!) in un Comune come quello di Monforte d’Alba, dove si svolge uno dei Festival Jazz più importanti d’Europa: “Monfortinjazz”. “L’invito – afferma Marta Rinaldi, presidente dell’Associazione ‘Giulia Falletti di Barolo’ –  in questo percorso fatto di magnifici ritratti è di cogliere e accogliere le sollecitazioni attive tra l’arte pittorica e quella musicale; questa chiave vi condurrà ad altri piaceri: collegare dei volti a nomi, cercare la storia di un album, di un musicista, la data di una registrazione, sino a prendervi cura dei dischi, cercare e istruirvi, bervi un bicchiere di Nebbiolo godendovi la familiare bellezza di un grande pezzo blues”.

L’inaugurazione della mostra sarà accompagnata da un momento musicale con il concerto di Boris Savoldelli, amico del pittore che riprodurrà una selezione di brani dei musicisti ritratti. E sono proprio di Zoppetti le cover di due dei dischi del musicista, che è inoltre docente di “Canto Jazz” al “Conservatorio Luca Marenzio” di Brescia.

Gianni Milani

“Bruno Zoppetti. Body and Soul”

Fondazione Bottari Lattes, via Guglielmo Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it

Da sabato 29 ottobre a giovedì 8 dicembre

Orari: lun.-ven. 10,30/12,30, sab. e dom. 15,30-18,30

Nelle foto:

–       “Leonard Cohen”

–       “Bessie Smith”

–       “Miles Davis”

“Osservatorio Futura”, un “giovane” coraggioso spazio dedicato al “Contemporaneo” declinato al futuro

Attualmente in mostra l’“arte performativa” di Luca Bosani

Avviso a tutti gli appassionati o, comunque, ai curiosi di toccare con occhi e mano fin dove possa spingersi l’anarchica (ma accettabile!) bizzarria dell’arte contemporanea o post-avanguardia. Annotatevi bene questo indirizzo: via Giacinto Carena, al civico 20 (zona piazza Statuto), a Torino. Qui troverete lo spazio espositivo di “Osservatorio Futura” e, ad accogliervi, due giovanissimi intraprendenti ragazzi, Francesca Disconzi e Federico Palumbo (entrambi torinesi, entrambi 26enni, “Accademia di Belle Arti” in comune, poi “Brera” per Federico e “Magistrale in Economia” alla “Bicocca” per Francesca) che due anni fa hanno deciso, insieme (e contro, credo, il parere di molti) di dare ali al loro piccolo-grande sogno: immergersi totalmente, in proprio e rischiando anche di brutto, in quei mondi vaghi dell’“arte contemporanea” che, per studi e modi d’intendere l’arte come vita e la vita come arte, da anni li seguivano come un insistente mai fastidioso tarlo. In questo caso, anzi, tarlo assai benefico.

 

Racconta Francesca: “‘Osservatorio Futura’ è un progetto in continuo divenire, nato a settembre 2020. Inizialmente era un ‘magazine’ digitale su cui pubblicavamo dialoghi e approfondimenti sul lavoro degli artisti italiani della nostra generazione. Al momento ‘Osservatorio’  si compone di una ‘piattaforma web’ su cui pubblichiamo progetti editoriali sotto forma di ‘fanzine’, di un’‘associazione culturale’ e, per l’appunto, di uno spazio espositivo in via Carena. Il fine rimane sempre quello di valorizzare e promuovere la ricerca contemporanea, lavorando all’insegna della continua sperimentazione”. “Ben sapendo – prosegue Francesca – che l’Italia in generale è ancora indietro per quanto riguarda la valorizzazione del ‘contemporaneo’ e c’è sempre una costante predilezione per la conservazione del patrimonio storicizzato, piuttosto che per la creazione di qualcosa di nuovo. Insomma, sia per Torino (dove l’attenzione per la cultura contemporanea resta un importante ‘asset’ strategico) che per l’Italia tutta, il percorso è ancora lungo (soprattutto per la regolamentazione del settore delle piccole ‘realtà autogestite’ come la nostra), ma siamo sulla buona strada”. In via Carena, negli spazi di “Osservatorio Futura”, io ci sono entrato qualche giorno fa. In mostra, inaugurata nei giorni dell’“Art week torinese” e visibile fino al prossimo 9 dicembre, la rassegna altamente performativa “C0036: L’Arcobaleno Rovesciato” a firma del giovane milanese-rhodense (nativo di Rho), ma residente e operante a Londra, che, decostruendo e ricombinando materia e colori, libera, attraverso i suoi lavori, un’infinita moltitudine di personaggi e misteriche esistenze: detective, umanoidi, fate e buffoni, inaspettati protagonisti delle sue narrazioni. Sperimentale e audace “ciò che di Busani ci è in modo particolare piaciuto – dicono Francesca e Federico – è il portare dentro alle sue opere sia un forte elemento performativo, sia l’elemento espositivo più ‘canonico’: caratteri che si prestano perfettamente alla nostra idea di curatela, sempre mutevole e fluida nei confronti dello spazio”. In un suggestivo, illuminato ad hoc, angolo di “Osservatorio”, troviamo due alte informi colonne policrome in cartongesso. In cima, due abbondanti scarpe femminili, belle grandi, su cui durante la “performance” d’inaugurazione Bosani aveva fatto salire due poveri cristi ammanettati e trattenuti in parete (come facessero a reggersi in piedi per ore su quei ballonzolanti trespoli, resta ancora un enigma!) colpevoli d’aver, a suo parere artistico-giocoso, “rovesciato l’arcobaleno” fra Saronno e Paderno Dugnano.

E non solo. I due sarebbero stati intenzionati, sempre secondo Busani, a ripetere il vil gesto anche fra Settimo Milanese e Settimo Torinese. Da bravo “artista– investigatore”, come l’artista si autodefinisce, con tanto di impermeabilone e ampio “Borsalino” alla Philip Marlowe– Humphrey Bogart, Bosani pare avesse scovato i poveretti seguendo le tracce di improbabili oggetti non ben identificati, gli “UPO”, che troviamo, in forme sempre diverse e misteriose, sparsi un po’ ovunque. Perfino nel “frigidaire” della galleria. Allocato in quello che dovrebbe essere il suo ufficio investigativo: macchina da scrivere, fogli, decine di cicche di sigarette nel posacenere, i suoi “UPO”, geniali ed infallibili. Ma dove vogliamo arrivare? “Dove sto andando? Dove altri non osano andare”, scrive risoluto Bosani, che alla definizione di “artista” preferisce per sé la definizione di “investigatore del reale” o “esploratore del senso”. Aggiungerei personalmente: artista talentuoso di buone basi nella concretezza del lavoro ed orgogliosamente “anarchico” nella trasformazione del pensiero in opere. Ben sapendo, sottolinea ancora la nostra guida Francesca Disconzi, che “ci va tanta, tantissima disciplina nell’anarchia”. Brava, Francesca! E bravo, Federico!

La mostra è visitabile solo su appuntamento tramite mail o sui social di “Osservatorio Futura”: www.osservatoriofutura.it o info@osservatoriofutura.it

Gianni Milani

Nelle foto:

–        Francesca Disconzi

–        Luca Bosani: “C0036: L’Arcobaleno Rovesciato”, installation view, Ph. Davide D’Ambra

–        Luca Bosani: “C0036: L’Arcobaleno Rovesciato”, performance art, Ph. Davide D’Ambra

A proposito di Doisneau Incontro con il curatore Gabriel Bauret

1° dicembre | ore 18.30 | Gymnasium di CAMERA

  

Giovedì 1° dicembre alle 18.30, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospiterà l’incontro A proposito di Doisneau: un dialogo tra il curatore Gabriel Bauret e il direttore di CAMERA, Walter Guadagnini, per approfondire insieme al pubblico la mostra Robert Doisneau, visitabile negli spazi in Via delle Rosine 18 fino al 14 febbraio 2023.

Lontana dall’essere una semplice retrospettiva sulla produzione del grande fotografo francese, Bauret racconterà come la mostra sia frutto della scelta consapevole di mettere in evidenza quello che si nasconde nelle fotografie di Robert Doisneau.

Quello che mi ha interessato fin dall’inizio è stato tentare di scoprire una parte della personalità del fotografo – commenta Gabriel Bauret. Si mostrano sempre le sue fotografie più iconiche, più famose, che sono certo parte della sua opera ma che finiscono per allontanarsi dal contesto in cui sono state create. La mia indagine personale è stata, quindi, quella di andare a cercare l’uomo dietro tutte queste fotografie e le ragioni per cui ha realizzato le sue opere.

Accompagnati dal curatore della mostra, il pubblico avrà l’occasione di scoprire un uomo, prima ancora che un artista, che ha vissuto una determinata storia, che veniva da un determinato contesto e che ha cercato di ritrovare, proprio nella fotografia, alcuni aspetti che forse gli sono mancati nella sua esistenza. In particolare, Robert Doisneau ha sempre ricercato una certa forma di tenerezza, una certa forma di umanità ed è per questo che appartiene pienamente a quella corrente francese che chiamiamo “fotografia umanista”. É un fotografo che nel suo percorso ha catturato con la macchina fotografica le persone creando immagini iconiche, ma è anche e soprattutto un fotografo che ricercava il proprio piacere personale nell’atto del fotografare, che cercava di trovarsi a proprio agio in quell’universo. Del resto, Doisneau diceva spesso di amare e cercare quelle situazioni nelle quali si sentiva bene. In quelle situazioni che fotografa ritroviamo, infatti, sentimenti, complicità, intesa.

 

Intervengono:

Gabriel Bauret, curatore

Walter Guadagnini, direttore di CAMERA

Ingresso a 3 Euro

Per prenotazioni, www.camera.to.

 

The brain-friendly museum: il museo alleato del cervello per il benessere e l’appagamento cognitivo

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Mercoledì 30 novembre ore 17

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

 

Il MAO è lieto di ospitare la conferenza “The brain-friendly museum: il museo alleato del cervello per il benessere e l’appagamento cognitivo”, che parte dal libro The Brain-Friendly Museum. Using Psychology and Neuroscience to Improve the Visitor Experience di Annalisa Banzi per riflettere sui temi della cura e del benessere in museo grazie alle scoperte della psicologia e delle neuroscienze.

Il volume propone un approccio innovativo per vivere e godersi il museo in modi nuovi, applicando le scoperte della psicologia e delle neuroscienze alla progettazione degli spazi espositivi. La psicologia, in particolare quella cognitiva, spiega i modi e i limiti degli esseri umani nell’acquisizione, analisi, archiviazione, recupero e utilizzo delle informazioni nell’ambiente museale. Le neuroscienze consentono di studiare e valutare ciò che accade nel cervello in tempo reale e forniscono strumenti eccellenti e affidabili per monitorare le reazioni dei visitatori mentre sono coinvolti in attività, tour, ecc. ideati con l’aiuto della psicologia.

Al termine della presentazione, guidati dalla teacher Lorenza Guidotti, i partecipanti saranno coinvolti in una prova pratica di tecnica mindfulness con uso della campana tibetana.

Interverranno la dott.ssa Annalisa Banzi, autrice del libro The Brain-Friendly Museum Using Psychology and Neuroscience to Improve the Visitor Experience, e la teacher di mindfulness Lorenza Guidotti.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

La Sirena di Giorgia Sanlorenzo al Sagittario di Ponzano

In occasione di una visita ad Ettore Cascioli, geniale interprete della tecnica di fotopittura che si avvale di una sapiente elaborazione dei colori, del tratto cromatico e della modifica di luci e prospettive, ho ammirato, nel giardino della settecentesca dimora “Al Sagittario” di Ponzano, l’interessante installazione contemporanea di Giorgia Sanlorenzo.

“La Sirena” è una bella scultura dalla linea essenziale ed avvolgente, in ferro secondo la tradizione dell’arte povera, che porta avanti in senso innovativo un soggetto trattato da poeti, pittori, scultori, con significati polivalenti a seconda delle epoche.

Protagonista di ancestrali miti, allegoria medioevale di profane tentazioni, espressione della femme fatale che porta l’uomo alla perdizione come per Aristide Sartorio ed i simbolisti, leggiadra apparizione che introduce il turista a Copenhaghen.

Con la Sanlorenzo la sirena diventa, come tutti gli altri soggetti esclusivamente marini, l’occasione di riallacciare il presente al passato guardando, attraverso il suo progetto artistico TerrEmerse, alla promozione turistica del Monferrato, che nella memoria dei tempi era sommerso dalle onde del mare.

Cascioli ha voluto così commentare l’opera che ha recentemente acquistato.

D.​​Qual è la sua valutazione complessiva dell’opera che ha voluto installare nel suo giardino?

R.​​L’opera, nel suo complesso, mi è molto piaciuta, sia per lo stile originale dell’artista, che per la tipologia del materiale impiegato (il ferro) e per la caratteristica delle forme realizzate.

​​L’unico aspetto che mi ha lasciato non dico deluso, ma quantomeno perplesso, è l’uso dei colori. Non per i colori prescelti, condivisi fin dall’inizio con l’artista, quanto piuttosto dai problemi di colorimetria, completamente sottovalutati dall’artista.

​​Per capirci meglio esemplifichiamo il problema. Secondo la scelta iniziale dei colori, il risultato della scultura avrebbe dovuto apparire  più o meno così:

​​Quello che vede invece l’osservatore nella collocazione definitiva dell’opera è più o meno questo:

​​Qual è la causa di una così vistosa differenza? Un problema di colorimetria, cioè il fatto che l’artista non abbia tenuto conto della temperatura luce del contesto in cui l’opera veniva collocata (decisamente e costantemente in ombra).

​​La prima immagine è stata ottenuta dalla seconda semplicemente aumentando la luminosità in Photoshop, così da simulare come sarebbe apparsa l’opera se collocata in pieno sole.

​​In effetti generalmente le opere di Giorgia Sanlorenzo sono collocate ad esempio in mezzo alle vigne, quindi in pieno sole.

​​(Si veda al riguardo il progetto Terre Emerse,link: Terremerse (terremersemonferrato.it, con la mappa delle principali collocazioni delle opere dell’artista in questione).

Per la Sirena destinata Al Sagittario non si è dato alcun peso alla diversa natura della luce dominante nel luogo di collocazione, per cui al sole compare nei suoi colori corretti previsti a progetto, ma nell’ombra della sua definitiva dimora  appare quasi monocromatica.

D.​​Quale suggerimento potrebbe dare all’artista per evitare in futuro simili “incidenti di percorso”? Lei ha una certa esperienza di fotopittura, quindi ha una certa conoscenza sul trattamento dei colori.

R.​​Non suggerirei di certo un percorso “scientifico”, basato sull’uso di colorimetri e quant’altro, quanto piuttosto un semplice metodo empirico, di sicura efficacia.

​​Una volta stabiliti i colori definitivi che dovranno caratterizzare un’opera, la nostra artista si dovrebbe munire di pennelli ed accessori connessi, di campioni dei colori prescelti più una disponibilità di bianco e di nero? (non sono un esperto di pittura) per eventualmente schiarire o scurire i colori prescelti, una lastra del ferro del tipo che utilizza per realizzare le sue sculture ed un seggiolino pieghevole. Dopo di che raggiunge la location per cui sta lavorando, scegliendo un giorno di luce favorevole (pieno sole?) e lì sul posto prova i colori che ha a corredo, fino ad ottenere sulla lastra campione i colori che vorrebbe risultassero ad opera finita.

​​A questo punto, tornata in laboratorio, potrà applicare all’opera in esecuzione i colori così come li “vede” sulla lasta campione. Potranno apparire diversi da come li aveva formulati sulla lastra campione, probabilmente più scuri, ma quelli saranno i colori da applicare all’opera. Quando poi, alla fine, la collocherà nel luogo di destinazione finale, i colori torneranno ad esplodere nelle gradazioni che si era immaginata fin dall’inizio.

GIULIANA ROMANO BUSSOLA

LINK:

 

Incontro con Caravaggio in mostra ad Alba

Un viaggio per conoscere il geniale artista partendo dalla fine della tormentata vita del maestro lombardo.

La mostra ruota intorno all’esposizione del “San Giovannino Giacente” ed è ideata e organizzata da Piemonte Musei in collaborazione con l’Ordine dei Cavalieri delle Langhe e l’Associazione Insieme di Cuneo e curata da Roberta Lapucci, storica dell’arte e restauratrice fiorentina. L’iniziativa è stata realizzata grazie al sostegno dell’Associazione Be Local.

L’idea della mostra è quella di raccontare la vita di Caravaggio attraverso una delle opere meno conosciute dell’artista ma dal profondo valore simbolico. Intorno ad essa è stato creato un progetto multimediale e interattivo volto ad offrire una visita multisensoriale in cui i visitatori possano sentirsi parte dello vita e delle opere del maestro. L’esposizione prevede un tour composto da proiezioni, tavoli interattivi, video informativi e ricostruzioni tridimensionali ed olografiche.


Informazioni utili ℹ

ORARI: da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00
Sabato e Domenica e Festivi dalle 10.00 alle 18.00.
Chiuso il Lunedì
Aperture straordinarie: 8, 26 dicembre 2022 (orario festivo dalle 10.00 alle 18.00); 31 dicembre 2022 (orario festivo dalle 10.00 alle 18.00) 6 gennaio 2023 (orario festivo dalle 10.00 alle 18.00).
Chiusure programmate: 5 dicembre 2022 – 1 gennaio 2023

COSTO DEL BIGLIETTO: OPEN 12 euro, INTERO 10 euro, RIDOTTO 8 euro, SCUOLE 5 euro (Gratuito per gli insegnanti che accompagnano le classi); GRUPPI 6 euro (da 10 a 25 persone) – GRATUITA’ Bambini fino a 6 anni non compiuti e cittadini diversamente abili

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 350 5550166

E-MAIL INFO: info@piemontemesuei.it

SITO UFFICIALE: http://www.piemontemusei.it

Alla scoperta delle Gipsoteche del Piemonte

A riscattare le gipsoteche dal lungo periodo in cui i gessi sono stati sottovalutati, una graduale rivalutazione ha fatto comprendere come le opere preparatorie siano indispensabili per illustrare la genesi delle sculture tradotte in marmo e bronzo.

Il Piemonte possiede 5 gipsoteche che favoriscono il confronto tra scultori vissuti tra metà ottocento primo novecento ognuno con proprio stile seppure col gusto della moda dell’epoca.

Famosa la gipsoteca Leonardo Bistolfi a Casale Monferrato con gessi e terrecotte, del tutto simili al risultato finale, toccati unicamente dalle mani del più importante scultore simbolista italiano la cui poetica si fonda su scienza positivista, pseudo scienza e ideismo, assertore della morte come terreno fertile di vita poiché lo spirito è immortale.

Dal naturalismo de “il boaro” si passa al “bacio” di sentore scapigliato e ai monumenti funebri; stupenda la cappella sepolcrale Hierschel de Minerbi col funerale della vergine influenzato dallo stiacciato Donatelliano.

A Bistagno la gipsoteca Giulio Monteverde formatosi nella bottega di Giovanni Bistolfi, padre di Leonardo, contiene gessi realisti col tema sociale del lavoro oltre ai classicheggianti per monumenti funebri.

A Rima la casa museo di Pietro Della Vedova possiede gessi provenienti dallo studio di Torino con predilezione per gli angeli, affascinante la Cleopatra orientaleggiante.
A Savigliano la gipsoteca di Davide Calandra, allievo come Bistolfi, di Odoardo Tabacchi con bozzetti veristi di destinazione domestica e gessi liberty oltre a gessi per monumenti funebri tra cui quello per il principe Amedeo di Savoia inaugurato a Torino nel 1902.

A Verbania la gipsoteca Paolo Troubetzkoy propone gessi, terrecotte, bronzi, marmi antiaccademici scapigliati e impressionisti, in particolare figure muliebri e animali dal singolare aspetto picchiettato e sfaldato.

Giuliana Romano Bussola