ARTE- Pagina 8

“TRIP 2025 – Festival di arte, design e relazioni urbane” torna a Torino 

TRIP torna a Torino l’11 e 12 ottobre prossimi per la sua seconda edizione, trasformando il Barriera Design District in un laboratorio diffuso di sperimentazione artistica, design emergente e pratiche urbane. Il progetto, curato da Lucrezia Nardi, prevede due giornate consecutive, nell’orario che va dalle 15 alle 19.30, in cui venti location apriranno le proprie porte ospitando mostre, installazioni, performance, talk e interventi site-specific, in un percorso che da EDIT conduce fino ai Docks Dora, attraversando Velvet Studio, sede dell’associazione, Cervino 28, la collezione privata di Stefano Rastrelli e spazi ibridi come EditLoft, che ospiterà due mosse curate da collettivi e curatori ospiti.

Un programma che coinvolge circa quaranta artisti e venti designer, e che intreccia le voci consolidate a quelle emergenti. Sul fronte del design, i progetti di studenti e giovani autori di IAAD dialogano con figure già affermate, in un confronto generazionale che esplora nuove forme di produzione e ricerca. Gli artisti del territorio apriranno studi e spazi espositivi in dialogo con il pubblico. Accanto a loro vi sarà una selezione internazionale che porterà nel Barriera Design District progetti e partecipazioni, tra cui Studio Nucleo, Giorgio Bena, Origami Pop, Plastiz e Testatonda, oltre a momenti di partecipazione collettiva.

Parallelamente al percorso ufficiale, TRIP Beyond valorizza le realtà già attive nel distretto con aperture straordinarie nel weekend: il MEF – Museo Ettore Fico, le gallerie Gagliardi e Domke, Cervino 28, spazi indipendenti come Officine AdHoc, Ad Hoc Voice e Mocambo, che arricchiscono la geografia culturale del quartiere con contenuti propri.

Il pubblico sarà invitato a costruire liberamente il proprio itinerario tra mostre e installazioni, fermandosi poi nei punti di ristoro del quartiere, tra cui Cavaliere, Prunotto, Muro, EDIT, Via Baltea e Baffo Hub, per un drink o una cena. Il festival si apre venerdì 10 ottobre con un opening party al Crack Lab e culmina sabato sera con una festa musicale in terrazzo presso Velvet Studio, occasione di incontro e celebrazione collettiva della seconda edizione di TRIP.

“TRIP nasce come una piattaforma situata e collaborativa – ha dichiarato Lucrezia Nardi, curatrice di Barriera Design Disctrict – capace di attivare il quartiere come spazio di attraversamento e di relazione, in cui arte e design non sono semplici presenze decorative ma strumenti di trasformazione e di riconoscimento”

“TRIP è un’occasione per mettere in dialogo pratiche differenti, dal design all’arte visiva, dai linguaggi indipendenti alle istituzioni, costruendo nuove connessioni culturali” ha dichiarato Ivano Viotto, vicepresidente di Barriera Design District.

Gian Giacomo Della Porta

Fondo Acquisizione Fondazione Arte CRT incrementato per Artissima

Portato a 300 mila euro

Artissima Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino promuove, in collaborazione con aziende partner, istituzioni per l’arte e fondazioni, 13 premi, e il fondo d’acquisizione Fondazione Arte CRT. Oltre ai premi storici e a quelli più giovani, che confermano il ritorno in fiera, l’edizione 2025 si arricchisce del Vilnius Residency Prize, nell’ambito del programma Cultura Lituana in Italia 2025/2026. Quattro premi in collaborazione con aziende e partner: premio Illy Present Future, promosso da Illy Caffè dal 2001; Premio Orlane per l’Arte, alla sua seconda edizione, con il supporto di Orlane; Premio Tosetti Value per la Fotografia, promosso da Tosetti Value, il Family office dal 2020; Premio Vanni Artist Room, promosso da Vanni Occhiali dal 2021. Seguono due riconoscimenti dedicati a figure di spicco del mondo dell’arte: il Matteo Viglietta Award, promosso dalla collezione La Gaia dal 2022: il Carol Rama Award, promosso dal 2020 dalla Fondazione Sardi per l’Arte e che quest’anno vede anche la GAM tra i suoi sostenitori.
Sette supporti istituzionali ad artisti e gallerie sono promossi da fondazioni e istituzioni: il Premio Diana Bracco, Imprenditrici ad Arte, nato nel 2023 e promosso dalla Fondazione Bracco, in collaborazione con le Fondazioni De Silva e Diana Bracco, di Milano; Premio Oelle Mediterraneo Antico, promosso dal 2022 dall’omonima Fondazione di Catania; Premio Pista 500, nato nel 2023 in collaborazione con la Pinacoteca Agnelli; Premio ‘Ad Occhi Chiusi’, nato nel 2021 con la collaborazione con la Fondazione Merz; il Premio Ettore e Ines Fico, promosso dal Museo Fico di Torino dal 2010 e Artissima New Entries Fund.

In occasione del suo 25⁰ anniversario, la Fondazione Arte CRT incrementa per il terzo anno consecutivo lo storico fondo d’acquisizione portandolo a 300 mila euro, il più alto budget degli ultimi 12 anni. Queste risorse sono destinate all’acquisizione di opere che andranno ad arricchire le collezioni della GAM e del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Da sempre organo consultivo della Fondazione in materia di acquisizioni, il comitato scientifico della Fondazione partecipa alla scelta delle acquisizioni in fiera, in sinergia con i direttori e i capo curatori del Castello di Rivoli e della GAM, selezionando opere che andranno ad aumentare il valore artistico dei due musei, centri di eccellenza piemontese ed elementi cardine nell’avvicinare all’arte un pubblico esteso ed eterogeneo a livello locale, nazionale e internazionale.

Artissima
Preview giovedì 30 ottobre ore 15-20 su invito
– apertura al pubblico prevista per il 31 ottobre.

Orari d’apertura: 31 ottobre/1 novembre dalle 12 alle 20 – 2 novembre dalle 11 alle 19

Oval Lingotto Fiere Torino – via Giacomo Mattè Trucco 70, Torino

Mara Martellotta

Castello di Rivoli, Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI

Sabato 4 ottobre 2025
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea aderisce alla Ventunesima Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e in collaborazione con la Direzione Generale per la diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il tema conduttore dell’edizione 2025 è quello della formazione, intesa come processo ampio e plurale che attraversa educazione, ricerca, scambio di esperienze e saperi.

Sabato 4 ottobre, il Castello organizza un’apertura straordinaria per l’occasione, dalle ore 11.00 alle ore 21.00. Il pubblico potrà visitare gratuitamente il Museo, la Collezione e le mostre in corso, oltre che partecipare alle numerose iniziative che celebrano questa Giornata dedicata alla cultura del contemporaneo.

Ore 11.00
Giovani visioni, con lo sguardo dei ragazzi
 – Teatro del Castello
Giovani visioni è un’opportunità speciale per vedere il Museo e le sue opere attraverso gli occhi dei ragazzi. In occasione della Giornata Amaci, il Dipartimento Educazione ha invitato i partecipanti a presentare gli esiti, video e podcast, dei workshop realizzati in collaborazione con Fondazione TRG Teatro Ragazzi e Giovani nell’ambito di Summer School Teen.
Summer School è la programmazione estiva curata dal Dipartimento Educazione, attiva dal 2010, che offre a tutti l’opportunità di fare esperienza dell’arte attraverso campus settimanali, workshop ed eventi che coniugano arte, teatro, danza, musica e nuove tecnologie.

Ore 11.00, 14.00, 16.00 e 18.00
Visite guidate. Inserzioni e Premio Collective – primo e secondo piano, Edificio Castello

Inserzioni è un programma che invita artiste e artisti a produrre nuove opere in dialogo con le sale del Castello. Gli artisti coinvolti nella prima edizione sono: Guglielmo Castelli, Lydia Ourahmane e Oscar Murillo. Le visite guidate includono anche l’opera di Adji Dieye, vincitrice del Premio Collective 2025 dedicato a giovani artisti. Condotte dalle Artenaute del Dipartimento Educazione, le visite sono una preziosa opportunità per conoscere le molte storie che si intrecciano nelle nuove opere esposte.

Ore 16.00
Nel segno dell’arte: speciale weekend’arte dedicato a nonni e nipoti – terzo piano, Edificio Castello

In linea con il tema della giornata, il Dipartimento Educazione propone un appuntamento speciale del weekend’arte dedicato per l’occasione a nonni e nipoti. La mostra Il Castello Incantato sarà l’occasione per immergersi nel Free Land Scape di Paola Pivi e per sperimentare le innumerevoli forme dell’arte tra le opere di Carla Accardi, Lucio Fontana e Claes Oldenburg. Un pomeriggio all’insegna della condivisione dei saperi, dell’incanto e della bellezza.

Ore 18.30
UNA SCUOLA AL CASTELLO DI RIVOLI – Una nuova idea di formazione – Sala 13, I piano, edificio Castello
UNA SCUOLA AL CASTELLO DI RIVOLI è un progetto di formazione artistica post-laurea con sede al Castello, sviluppato nell’ambito del CRRI, il Centro di Ricerca del Museo. Dal 2024, i partecipanti lavorano collettivamente per destrutturare le proprie discipline e “rallentare la produzione” in uno spirito di dialogo aperto.
Il progetto è oggi alla sua seconda edizione. Durante l’incontro moderato da Marcella Beccaria, Vice Direttrice del Museo, le fondatrici dell’iniziativa Cally Spooner e Lilou Vidal raccontano la loro idea di formazione e presentano la seconda edizione dal titolo ‘Punto di partenza per l’elaborazione critica: Allungamento fino a NOTTURNO’ (30 settembre – 3 ottobre 2025 al Castello di Rivoli, 6 – 9 ottobre 2025 nella città di Torino e dintorni).

Ore 18.00 – 21.00
Apertura straordinaria

Per la Giornata del Contemporaneo, il Museo accoglie il pubblico con un orario esteso aprendo i piani I, II e III dell’edificio Castello fino alle ore 21, nell’ambito della collaborazione con C2C Festival.

Ore 21.00 – 00.30
C2C Festival / Sonorizzazione musicale –  Atrio e spazi esterni Manica Lunga 

C2C Festival, riconosciuto dall’autorevole rivista musicale Pitchfork come “the one-plus-ultra festival of avant-garde eclecticism”, è il festival musicale indoor più grande in Italia ed è considerato uno dei festival di musica avant-pop più apprezzati al mondo. In collaborazione con il Castello, C2C Festival cura un programma di sonorizzazioni degli spazi esterni della residenza sabauda che da 40 anni ospita il Museo d’Arte Contemporanea. L’evento anticipa la 23esima edizione del C2C Festival, che si svolgerà a Torino dal 30 ottobre al 2 novembre 2025.

Ingresso gratuito a tutti gli eventi.
C2C Festival ingresso gratuito previa registrazione sulla piattaforma

Il riflesso di Leonardo-Sebastiano Ferrero e l’enigma di un trittico

Apre al pubblico il 2 ottobre 2025, fino al 3 maggio 2026, la mostra intitolata “Il riflesso di Leonardo – Sebastiano Ferrero e gli enigmi di un trittico rinascimentale” presso la Pinacoteca Albertina di Belle Arti di Torino. L’esposizione mette in luce gli importanti legami storici e artistici tra la collezione della Pinacoteca Albertina, la Tavola Leonardesca del Museo del territorio biellese, le tavole laterali, conservate presso Palazzo La Marmora e la Città di Biella. Il progetto, nato dall’impegno di Francesco Alberti La Marmora e organizzato dalla direzione artistica di Banca Patrimoni Sella & C., approfondisce la storia di un trittico enigmatico che vede protagonista la coppia coeva, su tavola e in scala naturale, della leonardesca “Vergine delle Rocce”, e i due pannelli laterali raffiguranti Sebastiano Ferrero e i suoi figli, illustri committenti e protagonisti del Rinascimento piemontese e lombardo.

Due sono le sale interamente dedicate alle complesse vicende storico-artistiche delle tavole, le cui letture si arricchiscono anche grazie al confronto diretto con alcune opere della collezione della Pinacoteca Albertina, offrendo spunti per nuove suggestioni e interpretazioni. Ne sono esempio alcuni “cartoni gaudenziani”, che ben dialogano nel riflesso di Leonardo. Donati alla Pinacoteca da Carlo Alberto di Savoia nel 1832, i “cartoni”, sono il risultato di un articolato lavoro di bottega, sviluppatosi nel tempo fra Gaudenzio Ferrari, Girolamo Giovenone e Bernardino Lanino, nel vercellese. Rivelano legami con la committenza con la famiglia dei Ferrero, nel ‘500.
Secondo gli studi fino a oggi condotti, proprio il potente Generale delle Finanze Sebastiano Ferrero, potrebbe essere il committente della “Vergine delle Rocce” biellese. È noto un documento redatto nel 1508 che affida la realizzazione di una copia della “Vergine” di Leonardo a Giovanni Ambrogio de Predis, artista vicinissimo al maestro, che ebbe ruolo attivo anche nella realizzazione dell’originale. In quel frangente storico va cercata l’origine della committenza della copia di Biella, la cui datazione e attribuzione sono state per lungo tempo dibattute.

È Francesco Alberti La Marmora, custode attento e appassionato di un variegato patrimonio storico e artistico a ricordarci la storia dell’attribuzione, a Bernardino dei Conti, di tre elementi che costituiscono questo trittico avvenuta per tappe. Nel 1975 è riconosciuto come autore delle tavole laterali (Federico Zeri) e nel 2003 della copia della “Vergine delle Rocce” (Edoardo Villata).

Questa mostra presso l’Accademia Albertina fornisce l’occasione per dare continuità all’esperienza di conservazione condivisa, in quanto nata dalla rinnovata collaborazione tra la Città di Biella e la famiglia Alberti La Marmora, che aveva già acconsentito, nel 2019, di esporre il trittico, ricomposto per la prima volta dopo 500 anni. Grazie a una campagna diagnostica promossa da Banca Patrimoni Sella & C., che utilizza le più recenti tecnologie di indagine scientifica, questa esperienza consente di presentare al pubblico e agli studiosi gli ultimi risultati delle analisi condotte sulla Vergine biellese.

La mostra è visitabile dalle 10 alle 18 tutti i giorni, feriali e festivi, escluso il mercoledì di chiusura, ed è compresa nel biglietto d’ingresso del Museo.

Info: 011 897370 – comunicazione@albertina.academy

MARA MARTELLOTTA

Il MAUTO inaugura il ciclo di “Convergenze”

 In occasione della collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, dal 30 ottobre 2025 all’8 marzo 2026

Il MAUTO accoglie nei propri spazi, da giovedì 30 ottobre prossimo fino all’8 marzo 2026, la mostra “News from the Near Future”, estensione del progetto espositivo allestito nella sede della Fondazione in via Modane, in occasione del 30esimo anniversario della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. La mostra rappresenta il primo atto di una nuova progettualità culturale per il MAUTO, che inaugura un ciclo di collaborazioni con le istituzioni culturali del contemporaneo, nel segno di una visione rinnovata, aperta e intersezionale che caratterizza la nuova energia del MAUTO. Voluta dal bord del Museo e dal presidente Benedetto Camerana, e guidata dal direttore Lorenza Bravetta, questa visione definisce il Museo come una piattaforma di dialogo tra saperi e linguaggi, capaci di affiancare alla propria identità storica una attitudine dinamica, relazionale e critica. La collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, grande protagonista della vita culturale torinese e italiana, e tra le più autorevoli voci del panorama dell’arte contemporanea, segna l’avvio di un percorso condiviso. Il progetto si basa sull’intesa tra queste due istituzioni, che condividono il desiderio di confrontarsi con la complessità del presente attraverso nuovi paradigmi narrativi. Ciò che nasce dalla collaborazione tra queste due istituzioni va oltre la semplice coabitazione, definendo un gesto curatoriale che amplia i codici del racconto museale, che invita il pubblico a nuove forme di lettura e confronto. Questo orientamento si inserisce nel piano strutturale del MAUTO, che oggi è un museo in trasformazione. Le collaborazioni con il contemporaneo, intraprese dalla direzione Bravetta, superano il momento episodico e definiscono la concezione strategica di una visione culturale a lungo termine, capace di iscrivere l’istituzione tra gli attori del presente, connettere nuovi pubblici, innescare nuove domande e riflessioni, ma anche connettere il MAUTO alla città e viceversa; a mettere con condivisione i saperi, creare alleanze e attivare sinergie. Il Museo si propone come interlocutore culturale attivo nella Torino che cambia, in cui le istituzioni si contaminano e costituiscono insieme un’idea di cultura pubblica e plurale.

Mara Martellotta

CAMERA festeggia i 10 anni  con una mostra dedicata a Lee Miller

CAMERA inaugura la stagione autunnale con una grande mostra dedicata alle opere di Lee Miller negli anni 1930-1955. Si tratta di un viaggio in 160 immagini tutte provenienti dai Lee Miller Archives, per riscoprire gli sguardi infiniti della straordinaria fotografa americana.

La nuova mostra aprirà i battenti il primo di ottobre per chiudersi il primo febbraio 2026.

Molte delle immagini esposte sono pressoché inedite, per una chiave di lettura sia pubblica sia intima del suo lavoro è della sua personalità straordinaria. L’esposizione dà il via ai festeggiamenti per i dieci anni di CAMERA, con un programma ampio e articolato, lungo un anno, dedicato al mondo della fotografia nelle sue infinite sfaccettature.
Il percorso espositivo si concentra sull’intensa attività dell’autrice americana tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento, Lee Miller, ponte ideale tra gli Stati Uniti, la sua terra natale, e l’Europa, dove si trasferisce ancor giovane e dove decide di stabilirsi, prima a Parigi, poi in Inghilterra e quindi in Africa, dove trascorre alcuni anni della sua intensa vita. Di origine statunitense, nasce nello Stato di New York a Poughkeespie, nel 1907, Lee Miller si sposta a Parigi alla fine degli anni Venti con la determinazione di diventare una fotografa, tanto da convincere Man Ray ad accoglierla come assistente nel suo studio.

Da quel momento inizia la sua vera e propria carriera  e continua una vita fatta di incontri e scelte eccezionali. L’avvicinamento al movimento surrealista, l’amicizia prima e il diventare Musa ispiratrice di Pablo Picasso poi, di Max Ernst, Paul Eluard. Strinse rapporti anche con artiste del calibro di Eileen Agar, Leonora Carrigton, Dorotea Tanning, realizzando alcune delle immagini più significative  della storia della fotografia surrealista, contribuendo anche alla scoperta della solarizzazione, una tecnica che lei e Man Ray sfrutteranno al meglio. A metà degli anni Trenta si sposa e si trasferisce in Egitto, realizzando immagini di paesaggio dal sapore enigmatico, per poi tornare in Europa alla vigilia del conflitto mondiale.
Collaboratrice di Vogue, realizza per la più celebre rivista di moda non solo i classici servizi dedicati al mondo della haute couture, ma anche, in coincidenza con l’esplosione della seconda guerra mondiale, immagini inattese che uniscono stile e vita quotidiana nella Londra ferita dai bombardamenti tedeschi.
È al termine della guerra  che Lee Miller realizza i suoi servizi più noti, che coincidono con le tragiche immagini dei campi di concentramento e quelle del disfacimento della Germania nazista, con gli ufficiali suicidi, le fiamme che divorano la dimora estiva di Hitler e le città distrutte.

Una serie di scatti pubblicati ancora su Vogue segnano in maniera indelebile la vita di Lee Miller che, con il nuovo marito Roland Penrose, si ritira dal dopoguerra nella campagna del Sussex, accogliendo lì gli amici artisti, mettendo da parte il suo impegno fotografico fino ad abbandonarlo. Ma anche in queste immagini apparentemente solo familiari si legge il genio sovversivo e ironico di una delle più grandi fotografe del Novecento.

Il percorso della mostra segue un andamento cronologico, che evidenzia una delle principali caratteristiche della vita e dell’opera di lee Miller, la sua inesausta curiosità, il suo continuo desiderio di cambiare, di scoprire aspetti nuovi tanto nella vita quanto nella fotografia.
Le immagini che raccontano il suo breve periodo surrealista appartengono ad un solo triennio, dal 1929 al 1932. In questo breve lasso di tempo Lee Miller passa dall’essere solamente la modella e l’assistente di Man Ray a realizzare opere come “Impasse des Deux Anges”, “Exploding hand” e “Coiffure”, tutte in mostra, fino a lavorare autonomamente nell’ambito della fotografia di moda e a recitare in un film di culto del periodo come “Le sangue d’un poète” di Jean Cocteau.

Nello studio di Man Ray si presentò dicendo “Buongiorno, mi chiamo Lee Miller e sono la sua nuova assistente” e alla risposta del maestro, che le ricordava di non avere alcuna assistente, lei replicò “ Beh, da adesso ne ha una”.

Quando la sua carriera sembrava avviata in questa direzione tra arte, moda e cinema, Lee Miller abbandona tutto e torna negli Stati Uniti, dove rimane per altri tre anni, aprendo uno studio fotografico, nel quale ritrae diverse personalità del cinema e dell’high società statunitense e dove rafforza la sua presenza nel campo della fotografia di moda, collaborando anzitutto con Vogue. Ma tutto questo non basta a Lee Miller che incontra il ricco uomo d’affari egiziano, Aziz Eloui Bey, se ne innamora, lo sposa e i due si trasferiscono in Egitto nel 1934. Una nuova esperienza, altre fotografie  epocali , si rocorda in mostra quella che sembra abbia ispirato René Magritte intitolata “Portrait of space”. Partecipa aduna sorte di cellula surrealista  egiziana che lei metterà in contatto con gli amici europei e, dopo appena tre anni, il sorgere di nuove inquietudini. Lee Miller fa ritorno in Europa nel 1937,incontra isuoi sodali Surrealisti, tra cui le amiche Nusch Eluard, fotografata sorridente di fianco aun’automobile in un bellissimo ritratto, Ady Fidelin, nuova compagna di Man Ray, l’artista Dora Maar, al tempo compagna di Pablo Picasso e conosce l’artista e collezionista Roland Penrose, che di li a poco diventerà il suo secondo marito. Alla voglia dello scoppio della seconda guerra mondiale si trasferisce con lui in Inghilterra, nel 1939, iniziando una nuova stagione di vita e di fotografia.

Cinque anni di guerra, cinque anni di fotografie dopo aver rinunciato a tornare negli Stati Uniti, per continuare a lavorare, volontariamente, nello staff di Vogue a Londra.tra il 1940 e il 1943, le foto straniate della capitale britannica bombardata dai tedeschi ( in mostra anche la sorprendente Fire masks, dove l’abbigliamento di guerra trasforma i soggetti in protagonisti di una scena surreale, poi il desiderio di muoversi e la successiva decisione di entrare afar parte dei reporter al seguito delle armate alleate in Europa, che sarà sempre Vogue a pubblicare, insieme ai servizi di moda.

E se le sue fotografie sono straordinarie, sia quelle più affini al reportage, come nel caso dell’assedio di Saint Malo, sia quelle più misteriose scattate alla fine dellaguerra nell’Europa devastata, ancora più sorprendente risulta la sua capacità di scrittura. Tutte le immagini che escono su Vogue sono accompagnate dai testi della fotografa, che si dimostra anche una valente giornalista.

In poco più di dieci anni Lee Miller ha vissuto un numero sorprendente di vite e non stupisce la conclusione dell’intera vicenda e mostra che si conclude tra l’Italia e la campagna inglese dove lei e Roland Penrose si ritirano, accogliendo gli amici come Saul Steinberg, Max Ernst, Alfred H.Barr Jr., Renato Guttuso, un giovanissimo Richard Hamilton, e mettendo in scena con loro divertenti siparietti che rappresentano l’ultimo contributo della fotografa alla cultura figurativa del suo tempo.

Tutto questo è raccontato in una mostra di 160 immagini, accompagnate anche dalla riproduzione di alcune pagine delle riviste dove sono stati pubblicati i suoi servizi fotografici e giornalistici. L’esposizione è inoltre arricchita da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore e da un programma di iniziative di educazione all’immagine, condivisione e partecipazione rivolte a pubblici diversi per età e formazione.

L’esposizione sarà affiancata dal consueto programma dei Giovedì in CAMERA, la rassegna di incontri e talk che si svilupperà nei mesi di dicembre e gennaio per creare occasioni di scambio culturale, a partire dal lavoro di Lee Miller. Gli appuntamenti coinvolgeranno scrittori, giornalisti ed esperti del settore, con l’intento di esplorare le tematiche esplorate in mostra e attualizzare attraverso la contemporaneità. Il 13 novembre sarà la volta di Walter Guadagnini, direttore di CAMERA e curatore della mostra, per un approfondimento sulla vita e sull’opera della fotografa americana. Tra gli appuntamenti confermati, l’1 dicembre è attesa Francesca Marani, Senior Photo Editori di Vogue Italia, che esplorerà il doppio ruolo di Lee Miller come fotografa e modella capace di muoversi sia davanti sia dietro l’obiettivo. Nel 2026 il programma riprenderà il 22 gennaio con un incontro che vedrà protagonisti Marie Sumalla, Photo Editor del quotidiano francese Le Monde, con Ahmad Halabisaz, fotografa iraniana in esilio in Francia, per riflettere sul tema della fotografia in quanto strumento per testimoniare conflitti, crisi sociali e temi urgenti in continuità con l’attività svolta da Lee Miller durante la Seconda Guerra Mondiale.

CAMERA – via delle Rosine 18, Torino – telefono: 011 0881150

Mara Martellotta

Riapre al pubblico la mostra allo Studio Museo Casorati di Pavarolo

Domenica 28 settembre ha riaperto al pubblico la mostra “Felice Casorati  Designer”, che è stata protagonista la scorsa primavera di un grande successo di pubblico. L’esposizione si arricchisce di un nuovo dialogo tra passato e presente, grazie all’intervento del designer Piergiorgio Robino. Il nuovo percorso infatti propone un dialogo inedito all’interno delle arti applicate associando Felice Casorati al Designer e artista piemontese Piergiorgio Robino.
La mostra rientra nel progetto intitolato “Pavarolo. Borgo Felice. Turismo sostenibile tra arte  e paesaggio”, che è vincitore del bando Territori in luce della Fondazione Compagnia di San Paolo; è visitabile fino al 9 novembre e segue un percorso che comprende lo Studio Museo Felice Casorati, la Veranda di Casa Casorati e la Torre Campanaria di Pavarolo.
Nello studio Museo, sito in via del Rubino 9,  sarà  possibile da parte del pubblico ammirare un tappeto steso sotto il tavolo di Casorati, una sorta di spazio pittorico a terra, e una poltrona contemporanea che dialoga con un cactus scultoreo del maestro. Nella Veranda di casa Casorati, in via Maestra 31, divenuta dal Duemila uno spazio espositivo, sarà avviato un con’fronto tra gli arredi originali progettati da Casorati e le nuove opere di Studio Nucleo create apposta per la mostra. Vi è la serie Assenze, che esplora il rapporto tra spazio reale e spazio virtuale, superficie e profondità,  trasformando la macchina in strumento espressivo. Nella Torre Campanaria di Pavarolo, in via Maestra 2, trovano posto i lavori più recenti del nucleo, tra cui il pezzo ‘Chaise en l’occurrance’.

Il critico Damiano Gullì sottolinea come le ricerche di Casorati possano essere considerate  una forma di proto-design, volumi essenziali e geometrie pure che hanno anticipato la nascita del design italiano. Parallelamente Studio Nucleo ha contribuito negli anni Duemila a legittimare il design da collezione in contesti di gallerie e musei, con un approccio totalmente svincolato dalla serialità produttiva.

Mara Martellotta

Gli Stati Generali dell’Enoturismo a Rosignano Monferrato

Domenica 5 ottobre 2025, Rosignano Monferrato celebra la 30ª edizione di Vendemmia in Arte con un programma che intreccia approfondimento, valorizzazione territoriale e spettacolo. Al centro della giornata: la tavola rotonda dedicata al futuro dell’enoturismo, l’Infernot Wine Festival con la Banca del Vino e, nel pomeriggio, il concerto di Giorgio Conte in trio – Sconfinando Tour 2025 in Piazza XI Settembre (ore 16.00, ingresso libero; in caso di pioggia al Teatro Ideal).

La mattinata si aprirà alle ore 10.00 al Teatro Ideal con la tavola rotonda:
“Vino, mercato ed enoturismo in Monferrato. La tendenza del calo dei consumi in quale modo può incidere sull’enoturismo nei territori del sito Unesco I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato?”

Un confronto di alto profilo, che vedrà la partecipazione di: Paolo Sabbatini (Università di Torino), Gianpaolo Fassino (Università Piemonte Orientale), Maurizio Gily (Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo), Giovanna Quaglia (Presidente Associazione Paesaggi Vitivinicoli Langhe-Roero e Monferrato), Claudio Coppo (Presidente Consorzio Tutela Vini Colline del Monferrato Casalese – Piemonte Land of Wine), Federico Piemonte (Banca del Vino di Pollenzo). La tavola rotonda sarà coordinata dal giornalista Pier Ottavio Daniele.
Al termine, nel cortile d’onore del Palazzo Municipale, spazio al vino e alla convivialità con l’Infernot Wine Festival: un momento che celebra la tradizione locale e che segna un nuovo patto monferrino con la Banca del Vino di Pollenzo.
La festa proseguirà nel pomeriggio con il concerto di Giorgio Conte in trio – Sconfinando Tour 2025, alle ore 16.00 in Piazza XI Settembre, a ingresso libero.
Durante la giornata si ricorderà quarantennale del Consorzio del Barbesino e sarà inaugurato il murales dedicato al senatore Paolo Desana, padre della legge sulle Denominazioni di Origine Controllata, di cui fu promotore e primo firmatario.

“Questa edizione speciale di Vendemmia in Arte mette in risalto il ruolo dell’enoturismo come risorsa strategica per il Monferrato – ha dichiarato Cesare Chiesa, Sindaco di Rosignano Monferrato – con la presenza di autorevoli voci del mondo accademico, la nascita della sede monferrina della Banca del Vino e il contributo artistico di Giorgio Conte vogliamo offrire una giornata che unisce pensiero, cultura e comunità”.

Mara Martellotta

Spazio Giorgio Tonti, omaggio all’arte e alla libertà di pensiero 

Si è svolta sabato 27 settembre a Sala Monferrato l’inaugurazione dello “Spazio Giorgio Tonti”, pittore e grafico, fondatore nel 1968 dello Studio Zero a Milano, mancato a Sala nel 2021 dopo oltre venti anni di residenza nel nostro paese. Artista eclettico e versatile, Tonti ha attraversato molte avanguardie, sperimentate con libertà di pensiero, tocco originale unico e immediatamente riconoscibile. Attraverso uno straordinario curriculum di oltre cinquanta mostre in ogni parte del mondo, è considerato dalla critica uno degli artisti contemporanei più rappresentativi.

La presentazione del nuovo “Spazio Giorgio Tonti” è stata curata dal sindaco Mario Melotti e dalla figlia dell’artista Alessandra con l’apprezzato intervento della critica d’arte Giuliana Romano Bussola che ha sapientemente tratteggiato le caratteristiche stilistiche delle opere del grande artista e, in particolare, dei quadri esposti nelle due sale completamente ristrutturate dell’ex Asilo Comunale. Le delicate melodie dell’arpa, interpretate da Tera Trivero, hanno accompagnato il percorso artistico che i numerosi presenti hanno dimostrato di apprezzare. Un gustoso buffet, offerto dalla amministrazione comunale, ha completato il piacevole pomeriggio all’insegna della bellezza e dell’arte. L’allestimento è stato curato da “Espressioni” di Asti (Sergio Ollino e Tullio Smaniotto) con il supporto della raffinata grafica di Francesco Gemelli (“Tribe Communication” di Milano).
Ha dichiarato, soddisfatto, il sindaco Mario Melotti: “Lo Spazio Giorgio Tonti arricchisce una già importante offerta artistica e culturale del nostro paese che propone anche un museo dedicato a Nanni Ricordi, l’infernot di S. Francesco, l’antica ghiacciaia comunale e le belle chiese che custodiscono preziose tele e affreschi di Guglielmo Caccia. Ringrazio tutti i professionisti, i consiglieri comunali, gli amici e i volontari che si sono prodigati in questi mesi per la buona riuscita di questo grande evento”.

Al Museo Miit la personale di Sergio Cavallerin

“La disseminazione del segno”, dove a regnare sono i polimeri

Il Museo MIIT, diretto da Guido Folco e sito in corso Cairoli 4, sino al 15 ottobre 2025, ospiterà la mostra “Sergio Cavallerin. La disseminazione del segno” di un artista grande interprete della cultura creativa italiana e internazionale. Poliedrico, ironico, vulcanico, il maestro Sergio Cavallerin ha fatto della professionalità, del rigore la sua cifra stilistica primaria, eccellendo in ogni ambito artistico in un si è impegnato, dal fumetto alla grafica, dell’illustrazione alla pubblicità, fino alla pittura. In mostra sono esposte opere della famosa serie Polimeri,lavori pittorici, creativi e originalissimi, con un’importante valenza ideale. Qui l’artista sperimenta effetti ottici in una declinazione dello spazio abitato da reiterate presenze di personaggi dell’immaginario collettivo, in cui all’improvviso spunta un ospite da scoprire. Sembra quasi che l’autore abbia voluto provocare l’osservatore e la sua spesso distratta fruizione dell’opera d’arte coinvolgendo in un gioco-dialogo di un percorso visivo e mentale. Non tutta l’arte è uguale, sembra volerci dire il Maestro, e deve essere scoperta nel dettaglio per poterne assaporare fino in fondo l’alchimia e la bellezza. Le opere, definite dall’artista Polimeri, riprendono il senso insito nella parola, una ripetizione continua di presenze ed elementi più piccoli uniti attraverso legami indissolubili. Una sorta di simbolica e concettuale visione della società odierna, perennemente interconnessa, in cui ogni elemento si fonde con il tutto.

Ogni polimero di Cavallerin si distingue per una domanda, la cui risposta allude al gioco. Se ci troviamo in un polimero con dei palloni, ci viene chiesto di trovare l’arbitro. Su uno con delle faci su fondo rosso, ci viene chiesto di trovare il martello; se ci troviamo in un altro polimero con degli spinaci, si chiederà di trovare Braccio di Ferro. Ogni polimero è un’opera d’arte, stimolando una riflessione ben oltre la superficie, perché l’artista vuole portarci dentro il senso nascosto dell’enigma. La vera opera non è il quadro in sé, ma il rebus celato dietro la domanda, rivelandosi nel piccolo elemento della risposta, che il fruitore dovrà rielaborare nel senso. Prendiamo il polimero che ci chiede dove sia la mosca bianca, che rappresenta un modo di dire per sottolineare una rarità. La mosca bianca non esiste se non nell’immaginario metaforico, ma diventa simbolo delle cose rare e preziose, come le risposte create da Cavallerin, perché non dipinte ma realizzate su metalli pregiati, oro bianco e argento, da lui stesso disegnate, ritagliate e applicate sulla tela come un diadema incastonato su un qualsiasi oggetto al fine di definire una maggiore pregevolezza e unicità.

Secondo il critico Andrea Baffoni, si tratta dell’inedito regno della Pop Alchimia, qualcosa di mai sperimentato prima e con cui riflettere il senso di entropia contemporanea, un linguaggio dal risvolto esistenziale in cui la centralità è incarnata dalla risposta, in virtù della sua realizzazione in metallo raro. Ogni polimero diventa spazio di indagine individuale e real, un personale cammino iniziatico per arrivare a u a verità che, di fatto, rappresenta il raggiungimento della consapevolezza. I Polimeri di Cavallerin rappresentano personaggi letterari amati e conosciuti da tutti, come Pinocchio e Geppetto, elementi naturali come il Sole e la Luna, simbolo degli opposti e delle energie esistenziali che si completano, animali ripetuti come la mosca, ma con una speranza di cambiamento ideale alla ricerca del loro sempre più raro mutamento.

“Nell’arte di Cavallerin – spiega il direttore del Miit Guido Folco, curatore della mostra – l’aspetto comunicativo passa anche attraverso i cromatismi vibranti e accesi di luce, dal rosso al giallo, dal verde all’arancio, creando un impatto visivo potente, elemento impresso nell’osservatore, come uno spot che lancia un messaggio sempre diverso, ma sempre condiviso dai fruitori dell’opera. Cavallerin è riuscito nell’impresa di raccontare il mondo a modo suo, trasversale alle mode del momento con uno stile definito e maturo, catturando l’attenzione del pubblico attraverso un linguaggio accessibile e diretto, coinvolgente e, contemporaneamente, stimolante”.

Mara Martellotta