Giovedì 4 luglio, alle ore 18, inaugurerà al Museo MIIT la personale di Vito Garofalo
Il Museo MIIT è pronto ad aprire le porte per ospitare la mostra “Anime”, la personale di Vito Garofalo che inaugurerà giovedì 4 luglio alle ore 18. L’esposizione comprenderà una trentina di opere dell’artista, tra lavori a olio, acrilici, tecniche miste e un divertente corner shop dedicato ai gadget firmati VG Vito Garofalo.
Le Anime di Garofalo abitano le case, i giardini, i fiumi, le città e le strade, una quotidianità che si tramuta, però, in visione agli occhi dell’artista. In modo molto poetico Vito Garofalo esprime intensamente la propria interiorità in modo sincero, senza sovrastrutture, lasciando la possibilità di capire e cogliere i significati della sua opera agli osservatori, secondo la sensibilità individuale. Il colore, la linea che disegna lo spazio, la stesura pittorica scavata nel pigmento rendono ogni suo lavoro un percorso emozionale.

In una sorta di “arte-terapia” che permette all’artista di scavare in profondità nella sua anima e di liberare a nuova vita il proprio vissuto, il percorso della mostra si presenta come un susseguirsi di emozioni mai uguali a se stesse, una metamorfosi continua di spirito attraverso le metafore della vita che cambia. Con ironia e disincanto, Garofalo tratteggia il proprio mondo consegnando al fruitore il piacere della scoperta, dell’interpretazione che, come in un gioco delle parti, permette di immedesimarsi nei suoi personaggi, riconoscendone altri, tutti immersi in una quotidianità dinamica, sempre in movimento. Nelle sue opere l’artista imprime, attraverso la pennellata, la potenza e la forza espressiva con una purezza di linguaggio dal sapore fanciullesco, in cui ognuno di noi ha la possibilità di riflettersi.
Vito Garofalo è nato a Torino nel 1966. Il suo percorso artistico inizia con la frequentazione della Scuola di Mimo Marcel Marceau e la Scuola di Clown di Jango Edwards. Dopo anni di spettacoli tra mimo, clown e cabaret, un improvviso cambiamento famigliare ha generato una trasformazione artistica che lo ha portato verso l’arte pittorica. Sostenuto dal Museo MIIT di Torino, le sue opere cominciano a girare il mondo, con collettive a Torino, Milano, Perugia, New York, Chicago, Stoccarda e Barcellona.
La mostra “Anime” al Museo MIIT rimarrà aperta da giovedì 4 a domenica 14 luglio.
Museo MIIT Italia Arte, Corso Cairoli 4, Torino
Telefono: 011 812977 – Mail: info@italiaarte.it
Gian Giacomo Della Porta












Siamo, semplicemente, alla “Reggia di Venaria”e questi “strani personaggi” sono solo alcuni dei 20 protagonisti in bronzo, realizzati fra il 1978 ed il 2020, appartenenti al fantastico “Bestiario” di Luigi Mainolfi (avellinese di nascita ma torinese di lunga adozione, fin dagli anni Settanta, caratterizzati da ricerche performative basate sul rapporto fra corpo, gesto e scultura) ospite d’onore per tutta l’estate e, fino a domenica 10 novembre, della “Reggia di Venaria”. Selezionate dal direttore generale del “Consorzio delle Residenze Reali Sabaude” Guido Curto e dalla Conservatrice della “Reggia” Clara Goria, le sculture sono tutte “a tema zoomorfo”. Da qui il titolo, “Bestiario”, che rimanda ai “Bestiari” dei codici miniati medievali illustrati con raffigurazioni di animali reali e immaginari, e anche al celebre “Manuale di zoologia fantastica”, saggio del 1957 scritto, con la collaborazione di Margarita Guerrero, dallo scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges, inventore eccezionale e non privo di singolare humor di un numero incredibile di creature partorite girovagando per “universi fantastici”, assolutamente ignoti ai più, dall’“Anfesibema” a “L’elefante che preannunziò la nascita di Buddha”, fino alla “Scimmia dell’Inchiostro” o allo “Zaratan”. Tema che ben presto ammalia anche Mainolfi, già autore del “Bestiario del Sole” (serigrafia su carta, 2008), popolato di colorate creature metamorfiche, sospese tra mito e fiaba, e nel 2018 del “Bestiario del firmamento”, realizzato per la Collezione dei “Sipari d’artista”, progetto della fiorentina “Associazione Amici della Contemporaneità” che, nel tempo, ha visto coinvolti nomi prestigiosi del “contemporaneo”, da Carla Accardi ad Aldo Mondino, fino a Mimmo Paladino a Getulio Alviani a Nicola De Maria e a Pino Pinelli.



