ARTE Archivi - Pagina 54 di 173 - Il Torinese

ARTE- Pagina 54

“Camera” propone Robert Capa e Gerda Taro 

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Mentre sono gli ultimi giorni per visitare la mostra dedicata a Andrea Kertèsz, Camera si prepara alle nuove esposizioni dedicate ai grandi protagonisti della storia della fotografia Robert Capa e Gerda Taro, con i graffiti di Saul Steinberg fotografati da Ugo Mulas, promossi a Milano, e la mostra che racconta l’opera di Michele Pellegrino, a partire dal 14 febbraio fino al 2 giugno.

Dopo le esposizioni dedicate all’opera di Dorothea Lange e di André Kertèsz approda a Camera un’altra grande mostra che racconta in 120 fotografie il rapporto professionale e affettivo tra Robert Capa e Gerda Taro, tragicamente interrottosi con la morte della fotografa in Spagna nel 1937. L’intensa stagione di guerra, amore e fotografia è narrata attraverso le fotografie dei due artisti e dalla riproduzione di alcuni provini della celebre valigia messicana, contenente 4500 negativi scattati in Spagna dai due protagonisti e dal loro amico e sodale David Seymour, detto “Chim”.

La mostra è curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi, attraverso le fotografie e la celebre valigia messicana, di cui si persero le tracce nel 1939, quando Capa la affidò a un amico per evitare che i materiali venissero requisiti e distrutti dalle truppe tedesche, ed è stata ritrovata soltanto nel 2007 a Mexico City, permettendo di attribuire correttamente una serie di immagini di cui fino ad allora non era chiaro chi fosse l’autore o l’autrice. Fuggita dalla Germania nazista lei, emigrato dall’Ungheria lui, Gerta Pohorylle e Endre , poi francesizzato André Friedmann si incontrano a Parigi nel 1934 e l’anno successivo si innamorano, stringendo un sodalizio artistico e sentimentale che li avrebbe portati a frequentare i café del QuartoereQuartiere latino ma anche a impegnarsi nella fotografia e nella lotta politica.

Per cercare di allettare gli editori Gerda si inventa il nome di Robert Capa, ricco e famoso fotografo americano arrivato da poco nel continente, alter ego con il quale si identificherà per il resto della sua vita. Anche lei cambia nome e assume quello di Gerda Taro. L’anno decisivo per entrambi è il 1936, quando in agosto si muovono verso la Spagna per documentare la guerra civile tra repubblicani e fascisti. Il mese dopo Robert Capa realizzerà il leggendario scatto del miliziano colpito a morte, mentre Gerda Taro scatterà la sua immagine più iconica, una miliziana in addestramento , pistola puntata e scarpe con i tacchi, da un punto di vista inedito di una guerra fatta e rappresentata da donne.

La mostra di Michele Pellegrino (1967-2023) promossa da Camera e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, con la curatela di Barbara Bergaglio e un testo di Mario Calabresi, si compone di oltre 50 immagini del fotografo Michele Pellegrino, nato a Chiusa Pesio nel 1924.

Si tratta di una sintetica antologica dell’intero suo percorso creativo, tra montagne, ritualità, volti e momenti del mondo contadino, che narrano la passione dell’artista per la fotografia e la sua terra. Insieme a queste è stato condotto uno studio del paesaggio botanico e una selezione digitale dell’archivio.

La mostra si basa, infatti, sulla catalogazione e digitalizzazione effettuate da Camera sull’archivio del fotografo, acquisito dalla fondazione CRC nell’ambito del progetto Donare.

Mara Martellotta

“Ricordando Fernando Botero. Via Crucis. La passione di Cristo” al Mastio della Cittadella

 

 Dal 20 aprile al 21 luglio 2024

 

Al Mastio della Cittadella, dal 20 aprile al 21 luglio prossimi sarà  possibile visitare una mostra dedicata a uno degli artisti contemporanei più amati, Fernando Botero, scomparso lo scorso settembre all’età di 91 anni.

L’esposizione, intitolata “Ricordando Fernando Botero. Via Crucis. La passione di Cristo”, costituisce un vero e proprio viaggio attraverso le opere dello scultore e del pittore che ha sfidato qualunque pregiudizio rimanendo legato all’arte figurativa classica, proponendo immagini di donne monumentali, seguendo la scuola di Piero della Francesca, in un momento in cui nell’arte emergeva un forte pregiudizio che sarebbe approdato alla pop art.

La mostra ospitata nelle sale del Mastio della Cittadella racchiude un ciclo di opere di Fernando Botero, in cui l’artista fonde la tradizione della storia dell’arte occidentale con elementi contemporanei, mantenendo la sua caratteristica cifra stilistica. In questa esposizione Botero affronta il tema del sacro e il suo sguardo sembra volgersi alla condizione umana, al dolore, all’ingiustizia e alla sofferenza che affliggono il mondo attuale.

La mostra offre un’occasione unica per ammirare le opere di uno dei più  grandi artisti contemporanei,  riflettendo sulle tematiche universali che esse rappresentano.

Per il quotidiano colombiano El Heraldo Fernando Botero è stato il più  famoso artista della storia del paese sudamericano, mentre diversi critici lo hanno considerato un fenomeno commerciale ma, se la riconoscibilità nell’arte è  considerata un valore, pochi sono stati riconoscibili quanto lui nel Novecento. Il moralismo messicano di Diego Rivera, i segni del primitivismo naturalista e naif di Henri Rousseau sono elementi  che, mischiati insieme, convergono in uno, le forme oversize, quel marchio di fabbrica attraverso il quale il pittore sudamericano ha raccontato il mondo, la natura, l’uomo.

Botero chiamava quei volumi “volumi guerrieri”, impegnati nella battaglia quotidiana della vita, volumi esagerati, che esaltavano una bellezza assoluta. “L’arte – affermava Fernando Botero –  rappresenta una tregua spirituale e immateriale dalle difficoltà dell’esistenza umana”. I volti, i doppi, gli animali iniziano a ingrossare a partire dal 1956 quando l’artista, allora ventiquattrenne, realizza un mandolino involontariamente più tozzo e allargato rispetto alle forme ordinarie. Una sorta dicortocircuito  che diventa un punto di arrivo ma anche un punto di partenza, perché Botero inizia a innamorarsi di quelle forme sfalsate che trova sensuali e tende a ingrassare persino il divino. Realizza un famoso ciclo della Via Crucis composto da 27 olii e 34 opere su carta tra il 2010 e il 2011. “Non dipingo donne grosse- affermava l’artista – Ciò che realizzo sono volumi. Quando dipingo una natura morta o un animale lo faccio sempre in modo volumetrico. Lo stesso vale per un paesaggio. Sono interessato alla sensualità della forma. Se dipingo una donna, un uomo, un cane o un cavallo ho sempre questa idea. Non ho affatto un’ossessione per le donne grasse…” Botero è  un artista figurativo, ma non realista, il suo scopo è  quello di rendere tutto più sensuale.  Quasi un ossimoro se si considera  che l’ideale di donna oggi è  l’esatto contrario. L’abbondanza, però,  porta alla mente positività, desiderio e energia”.

Vissuto anche in Italia, dal 1983 a Pietrasanta, negli anni Novantale sue opere conobbero consacrazione con esibizioni al Forte del Belvedere a Firenze, agli Champs-Elysées a Parigi, fino a Park Avenue a New York, fino ad ottenere un museo in suo onore a Bogotà. Negli ultimi anni si trasferisce  a Montecarlo, dove nella sua casa studio realizza piccoli dipinti ad acquerello lontani anni luce dalle mega tele e sculture che lo avevano reso noto.

 

Mara Martellotta

Massimiliano Gissi: “Coriandoli, pennellate e commedia dell’arte”, galleria Malinpensa by La Telaccia

Informazione promozionale

Fino al 28 febbraio prossimo

La galleria Malinpensa by La Telaccia ospita dal 15 al 28 febbraio prossimo la personale di Massimiliano Gissi dal titolo “Coriandoli, pennellate e commedia dell’arte”.

Nato nel 1976 a Torino, da sempre amante del disegno e del colore, l’artista ha frequentato l’Istituto Europeo di Design diplomandosi a pieni voti. Tra i suoi maestri Alex Ognianoff, Gian Cravero e Marco d’Aponte che lo hanno aiutato a crescere nelle tecniche pittoriche. Negli anni successivi ha messo in pratica le sue qualità nei settori più disparati, dalla grafica computerizzata alla colorazione digitale, all’animazione presso la lanterna magica di Torino, al restauro di belle arti, operando nel Duomo di Torino e alla Venaria Reale.

Da sempre affascinato da esoterismo e misteri, ha deciso di approfondire queste tematiche dal punto di vista pittorico. Artista visionario, avverte il colore in maniera molto personale, e le tonalità dolci dei suoi accostamenti virano bruscamente dai colori caldi ai freddi, e viceversa.

L’atmosfera fantasiosa che si respira ininterrottamente nelle opere dell’artista Massimiliano Gissi indica una rappresentazione brillante e decisa che viene sempre abbinata alla comunicazione visiva e simbolica, dando avvio ad un percorso ricco di autenticità immaginativa.

Per l’artista risulta di fondamentale importanza il riciclo dei materiali. Le sue creazioni prendono vita con un estro e un’energia costante, avvalendosi di un’azione dinamica del colore e di un’elaborazione sempre attenta ai dettagli.

La stesura materica, di notevole spessore, e la sicurezza del tratto, brillante e deciso, evidenziano una partecipazione artistica che unisce un serio impegno tecnico ad uno stile altamente espressivo.

L’arte di Massimiliano Gissi è vissuta con un’interpretazione originale e personale, in cui sentimenti e emozioni riescono a dare al fruitore una sensazione unica. Il suo modo paziente di operare e di costruire i suoi personaggi è segnato da un’accurata analisi dei materiali e da una perizia tecnica non comune, determinandone una variegata successione d’immagini cariche di sensazioni.

I personaggi delle sculture di Massimiliano Gissi vivono in un gioco magico in cui la passione e lo spessore lirico si amalgamano perfettamente in colori, forme, segni e simboli dalla straordinaria vitalità compositiva.

Elementi figurali, intrisi di dinamiche vibranti dalla precisa attinenza fantasiosa, attraversano un percorso di qualità e coerenza che riesce a farci sognare.

L’artista esalta la sensazione tattile dei materiali con una fonte inesauribile di creatività e di grande originalità, ottenendo uno spazio vitale di evidente maestria e rara suggestione.

In scena, opere nuove tra cui l’installazione di un teatrino, dove diversi personaggi si raccontano in una dimensione favolistica assolutamente unica che prende vita anche dai sentimenti e dalla sensibilità di Massimiliano Gissi.

L’equilibrio strutturale, lo scambio timbrico e la pregnanza formale ci introducono in una libertà di interpretazione notevole che, guidata da un’espressione inconfondibile, ne determina un’evoluzione sia nella pittura sia nella scultura, in totale armonia compositiva.

L’arte di Massimiliano Gissi apre un dialogo con lo spettatore in continuo rinnovamento, matrice che è alla base della sua ricerca, dove il fruitore entra a far parte di un universo artistico fatto di coriandoli, pennellate e commedia dell’arte.

Mara Martellotta

Bottero, il “papà” della Gazzetta del Popolo

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Alla scoperta dei monumenti di Torino / Oggi parleremo del monumento dedicato al giornalista e politico italiano Giovanni Battista Bottero, situato in Largo IV Marzo meglio conosciuta come piazzetta IV Marzo. (Essepiesse)

Su un ampio basamento in pietra al lato del giardino, verso il Duomo, si erge la figura in bronzo di Giovanni Battista Bottero. L’uomo è rappresentato in piedi con una redingote abbottonata (abbigliamento che il giornalista usava abitualmente nelle sue giornate di lavoro), mentre nella mano destra tiene una copia del giornale “La Gazzetta del Popolo” 

La statua poggia su un imponente basamento realizzato in prezioso marmo Botticino e sul cui fronte è posizionata una lastra con sopra delle epigrafi dedicatorie che, essendo posta alle spalle del monumento, funge da elemento architettonico di sfondo. In quest’opera è particolarmente ricercato l’effetto di contrasto tra la patina scura del bronzo e il bianco avorio del marmo del basamento.

Giovanni Battista Bottero nacque a Nizza il 16 dicembre del 1822. Dopo aver conseguito nel 1847 la laurea in medicina, decise di dedicarsi alla carriera giornalistica (sua passione fin da quando era ragazzo) e così il 16 giugno 1848 fondò a Torino, insieme allo scrittore Felice Goevan e al medico Alessandro Bottella, il quotidiano “La Gazzetta del Popolo”.Per Bottero gli anni che seguirono furono impregnati di grande passione politica: essendo il quotidiano più diffuso durante gli anni del Risorgimento, egli riuscì tramite il suo giornale a compiere azioni incredibili, come ad esempio far firmare (il 10 settembre 1849) il proclama agli elettori di Bobbio per la nomina a deputato di Giuseppe Garibaldi, oppure lanciare una sottoscrizione (il 14 gennaio 1850) per consegnare una spada d’onore sempre a Garibaldi che all’epoca si trovava in esilio.

Nel 1855, dopo diverse battaglie “mediatiche” portate a termine dal suo quotidiano, Bottero decise di entrare in politica e si presentò nel collegio elettorale di Nizza, dove vinse con 411 voti su 625 votanti; il 27 giugno 1855 entrò nel Parlamento subalpino. Nonostante si affermò come figura politica, nel 1870 decise di abbandonare la sua carriera all’interno del Parlamento per dedicarsi completamente al suo giornale.Prese la direzione del quotidiano nel maggio del 1861 (quando prese il posto di Govean) e mantenne tale posizione fino al 1897. In quegli anni “La Gazzetta del Popolo” fu un punto di incontro per personaggi di grande rilievo: in campo politico seguì un orientamento liberale, anticlericale e monarchico, appoggiando la politica di Cavour e il programma risorgimentale di unificazione italiana. Il quotidiano svolse inoltre una importante funzione sociale propulsiva e di coordinamento nei confronti dell’intero movimento delle società di mutuo soccorso dello Stato sardo.Giovanni Battista Bottero morì il 16 novembre del 1897 all’età di 75 anni.

A pochi giorni dalla sua morte un Comitato di cittadini presieduto da Tomaso Villa, si attivò per la realizzazione di un monumento alla sua memoria e grazie ad una sottoscrizione pubblica nazionale, vennero raccolti i fondi necessari e fu incaricato lo scultore Odoardo Tabacchi, che lavorò all’opera tra il 1898 e il 1899. Il monumento venne concluso nel settembre del 1899 e si decise di collocarlo proprio in Largo IV Marzo, dove vi era la sede della “Gazzetta del Popolo”; su consiglio di Odoardo Tabacchi e del Sovrintendente dei Giardini municipali, venne posizionato nella parte orientale dell’aiuola IV Marzo, proprio di fronte alla sede del quotidiano.Venne inaugurato e ceduto alla città, il 12 novembre del 1899 con una solenne cerimonia a cui parteciparono centinaia di persone.

Anche per oggi la nostra passeggiata “con il naso all’insù” termina qui. Vi aspetto per il prossimo appuntamento con Torino e le sue meravigliose opere da scoprire.

 (Foto: www.museotorino.it)

Simona Pili Stella

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

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12 – 18 gennaio 2024

VENERDI 12 GENNAIO

 

Venerdì 12 gennaio ore 20:30

Trekking urbano tra le LUCI D’ARTISTA. LA DORA, IL PO E LE LUCI D’ARTISTA – 6,7 km: durata 2,5 ore c.ca

Fondazione Torino Musei – Luci d’Artista

Grazie alla collaborazione tra MetroTrail e Fondazione Torino Musei, per la prima volta quest’anno sono stati proposti 4 itinerari di trekking urbano che abbinano Natura e Luci d’Artista 2023, per un Public Program sempre più ecologico e sostenibile. Una guida escursionistica ambientale accompagna i visitatori a scoprire ambienti ecologicamente rilevanti a Torino – come fiumi, parchi, giardini e semplici aiuole – percorrendo impensabili sentieri urbani verdi, punteggiati dalle installazioni di Luci d’Artista. La silente fauna notturna dei fiumi fa da contrasto con le Luci stesse e la vita della città. Alberi monumentali e giardini segreti segnano la riscossa della Natura sulla metropoli.  Le camminate sono lunghe indicativamente dai 6 ai 7 chilometri e durano circa 2 ore e mezza.

Partenza e arrivo da Largo Regio Parco- Lungo Dora Firenze – Lungo Po (Parco Michelotti) – Via Po – Piazza Castello – Piazza della Repubblica – Borgo Dora

Questo trekking urbano ha il pregio di unire le bellezze fluviali dei due maggiori corsi d’acqua di Torino, il Po e la Dora, con le bellezze urbane del Centro e di Vanchiglia. Quante storie portano le acque dei fiumi di Torino, quanti segreti ormai dimenticati e quanta bellezza nel loro scorrere, che nel tempo ha significato anche alimentare l’operosa crescita della città. Tra parchi, ponti, corsi e piazzette nascoste, ci attendono, per lasciarci a bocca aperta, le installazioni di Luci d’Artista.

Oliviero RINALDI – Flammarion – Largo Regio Parco, Italgas (luce ospite)

Luca PANNOLI – L’amore non fa rumore – Biblioteca Geisser, Parco Michelotti

Joseph KOSUTH – Doppio passaggio – Ponte Vittorio Emanuele I

Luigi STOISA – Noi – Via Po

Mario MERZ – Il volo dei numeri – Mole Antonelliana

Luigi NERVO – Vento Solare – Piazzetta Mollino

Marco GASTINI – L’energia che unisce si espande nel blu, Galleria Umberto I

Grazia TODERI – …?… – Piazza della Repubblica

Michelangelo PISTOLETTO – Amare le differenze – Antica tettoia dell’Orologio

Vanessa SAFAVI – Ice Cream Light – Via Borgo Dora

Durata e tariffe: max 2,5 ore Tariffa intero: € 16,00 / Tariffa ridotto (5-15 anni): € 8,00 / Bambini under 5: Free. Minimo 4 persone

Info e prenotazioni:

www.metrotrail.it/luci-dartista

info@metrotrail.it

Tel: +39 342 7530853 (anche WhatsApp)

 

 

SABATO 13 GENNAIO

 

Sabato 13 gennaio ore 11

IL CONCERTO DEL SABATO

Palazzo Madama – con l’orchestra del Liceo Classico Musicale C. Cavour

Nell’ambito della mostra Liberty. Torino Capitale i Servizi Educativi di Palazzo Madama presentano tre concerti a cura delle classi della sezione musicale del Liceo C. Cavour di Torino: i concerti sono a ingresso gratuito e immergeranno il pubblico nelle musiche prodotte a cavallo di Otto e Novecento, con una riscoperta della musica da camera.

Il programma (in allegato) presenterà ascolti tratti dalla musica europea, in un excursus che va dal Barocco all’Ottocento.

Prossimi appuntamenti

Sabato 13 aprile ore 11

Sabato 11 maggio ore 11

Ingresso gratuito fino a esaurimento posti disponibili

 

 

DOMENICA 14 GENNAIO

 

Domenica 14 gennaio ore 16

IL SOLE, IL SESAMO E GLI AQUILONI. La festa indiana di Makar Sankranti

MAO – attività per famiglie

Passeggiando tra le statue provenienti dall’India e dal Sud-est asiatico, tra rappresentazioni di figure e miti dell’Induismo, scopriremo come si festeggia in diverse parti dell’India – e non solo – la prima festa dell’anno, quando il sole entra nel segno zodiacale del Capricorno e la primavera si avvicina. Nell’attività di laboratorio si potrà sperimentare come costruire un aquilone.

Da 6 anni in su

Prenotazione obbligatorio al 0114436927-8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

Costo: bambini € 7 per l’attività, adulti ingresso ridotto in museo

 

 

MERCOLEDI 17 GENNAIO

 

Mercoledì 17 gennaio ore 18

Il patrimonio culturale himalayano fra antico e contemporaneo

TSHERIN SHERPA in dialogo con Davide Quadrio

MAO – talk in museo

Il MAO è felice di ospitare la talk dell’artista nepalese Tsherin Sherpa (Kathmandu, Nepal, 1968) in dialogo con Davide Quadrio, direttore del museo, per una riflessione sulla relazione fra il ricco patrimonio culturale della regione himalayana e una sua rilettura e reinterpretazione in chiave contemporanea.

L’evento, parte del programma #MAOtempopresente, che utilizza l’arte contemporanea come medium e motore di interpretazione e valorizzazione del patrimonio museale, sarà anche l’occasione per presentare al pubblico il riallestimento della sezione dedicata alle prestigiose thang-ka tibetane appartenenti alle collezioni permanenti del museo, esposte dopo un delicato lavoro di restauro e consolidamento a cura del Centro di Conservazione e Restauro di Venaria.

Il restauro delle opere è stato reso possibile grazie al generoso contributo di UBI Unione Buddhista Italiana, con cui il museo collabora da alcuni mesi.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili

Ultimi giorni per “Mirò a Torino”

33mila biglietti venduti per l’esposizione dedicata al pittore catalano, al Mastio della Cittadella, che terminerà domenica 14. Venerdì 12 ultimo concerto con visita guidata

 Pur avviandosi alla chiusura, il 14 gennaio p.v., la mostra Mirò a Torino al Museo Storico Nazionale d’Artiglieria ‒ Mastio della Cittadella, attira l’attenzione dei visitatori tanto da registrare, in soli due mesi, ben 33 mila biglietti emessi. L’esposizione, curata da Achille Bonito Oliva in collaborazione con Vincenzo Sanfo e Maïthé Vallès-Bled, che presenta oltre 250 opere del maestro catalano, è risultata durante le festività natalizie, grazie all’apertura continua, la più apprezzata anche dai numerosi turisti presenti in città.

 

La mostra su Mirò, patrocinata da Città di Torino, Regione Piemonte e dal Consolato di Spagna a Torino, ha confermato ancora una volta la grande sensibilità dei torinesi e dei turisti verso l’arte e verso esposizioni che indagano la personalità e le opere dei grandi artisti anche meno conosciute, come quelle provenienti dalle collezioni private e, quindi, raramente presenti in altre esposizioni museali” – commenta Salvatore Lacagnina, produttore della mostra.

 

Il fitto programma di eventi collaterali alla grande mostra Mirò a Torino, come gli appuntamenti musicali che si sono susseguiti dal 10 novembre, organizzati dal Comitato Provinciale dell’Aics (Associazione Italiana Cultura e Sport Aps), e che termineranno il prossimo 12 gennaio con l’esibizione Massimiliano Genot al pianoforte, e musiche di Bach, Mozart, Bufaletti, Scarlatti, Händel, hanno favorito l’afflusso del pubblico.

 

Al termine dei concerti, con un unico biglietto da 15 euro, è possibile visitare la mostra di Joan Mirò accompagnati da una guida. L’iniziativa è organizzata dall’associazione Erremusica Aps, Navigare Srl e Diffusione Cultura Srl. Per i possessori di tessera AICS: 13,00 euro. Prenotazioni presso la biglietteria della mostra: tel. 3513364334–E-mail: navigaremiro86@gmail.com

 

Il successo registrato dall’esposizione dell’artista catalano, e già riscontrato con le precedenti mostre su Frida Kahlo e quella sugli Impressionisti, consolida ulteriormente il rapporto della società Navigare srl con la città sabauda, aprendo la strada ad una nuova programmazione, come anticipa lo stesso Lacagnina. “Terminata la mostra su Mirò, dal 3 febbraio torneremo a Torino con un’altra importante esposizione, interamente dedicata ai Macchiaioli e alla pittura en plein air tra Francia e Italia a cura di Simona Bartolena“.

 

Mirò a Torino, che omaggia l’artista catalano scomparso 40 anni fa, resterà aperta tutti i giorni sino a domenica 14 gennaio con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì 9.30-19.30; sabato e domenica (compreso il 6 gennaio) ore 9.30-20.30. Ingresso gratuito per possessori abbonamento musei Piemonte e Valle d’Aosta.  Info e prenotazioni: www.navigaresrl.com

La Gam tributa un omaggio a Giovanni Anselmo

Ha partecipato a Luci d’artista. È recentemente scomparso

 

Giovedì 11 gennaio prossimo alle 18 la Gam, Galleria d’ArteModerna e Contemporanea, in occasione del Public Program diLuci d’artista 27, ospiterà una conferenza sull’artista recentemente scomparso  Giovanni Anselmo e sulla sua opera Orizzonti.

L’incontro sarà il momento per approfondire il lavoro di uno dei più grandi artisti del panorama internazionale  e analizzare la sua ultima opera creata appositamente per questa edizione di Luci d’Artista, un intervento pubblico nella città in cui ha vissuto e lavorato e che rimarrà per sempre un sego indelebile della sua poetica.

Sarà  ripercorsa la lunga carriera di Giovanni Anselmo sia da un punto di vista scientifico sia attraverso una narrazione personale capace di proiettare nuova luce su una figura già entrata nei libri d’arte e in grado di esercitare un’influenza enorme sulle nuove generazioni.

Parteciperanno al ricordo del maestro Chiara Bertola, direttrice della Gam, Francesco Arena, artista, Gloria Moure, storica dell’arte, critica e curatrice della grande mostra personale di Giovanni Anselmo al Guggennheim Bilbao che inaugurerà nel febbraio 2024, Lisa Tucci Russo della galleria Tucci Russo,  Elena Volpato conservatore e curatore della Gam; moderatore Antonio Grulli, curatore di Luci d’Artista.

Mara Martellotta

Saluzzo, un borgo romantico

Stradine, piccole piazze, chiese, balconi fioriti, una fortezza arroccata in cima, una atmosfera poetica decorata da storia e arte, questa è Saluzzo; molto di più di quello che ci si aspetta leggendola sulla guida, perché, pur essendo una miniatura, i contenuti sono considerevoli, la posizione suggestiva, grazie al Monviso che la domina, la ricchezza culturale sostanziosa

 Un perfetto set cinematografico, uno scenario dove ambientare film storici, ma anche storie d’amore dal sapore antico o dallo stile contemporaneo.

Una destinazione amata dai piemontesi, a cui generalmente dedicano una gita giornaliera, una meta irrinunciabile per i turisti che visitano il Piemonte.

Il Marchesato di Saluzzo risalente al XII secolo fu rigoglioso e fortunato, Manfredo, figlio di Bonifacio del Vasto diede vita ad una dinastia che durò per 14 regnanti. Il massimo splendore arrivòin seguito nel XV secolo durante il quale l’arte prosperava e si diffondeva floridamente.

Oggi Salusse, in lingua Piemontese,  è un comune di 17.200 abitanti della provincia di Cuneo, uno dei borghi medievali meglio conservati del Piemonte con bellezze urbane e artistiche di altre epoche come la settecentesca e  sofisticata Corso Italia che ci accoglie subito all’arrivo.

In entrata al curato ed elegante centro storico troviamo la Cattedrale di Santa Maria Assunta, terminata nel 1501 e attuale sede vescovile, semplice nella facciata, abbellita dalle statue di San Pietro e Paolo. E’ all’interno che esprime invece tutta la sua importanza grazie soprattutto ai diversi e magnifici dipinti e una struttura maestosa. Andando avanti verso Piazzetta dei Mondagli troviamo Casa Pellico, dove nacque e visse l’autore de Le mie prigioni. All’interno del museo molti sono i ricordi e i manoscritti appartenuti  famoso letterato e intellettuale dell’800.

Proseguendo in salita per le antiche e deliziose stradine e seguendo le indicazioni che portano  al castello, troviamo il Palazzo Comunale e all’interno la Pinacoteca Matteo Olivero.

Dopo poco finalmente ecco La Castiglia, in posizione dominante, nel punto più alto della città.  Simbolo di Saluzzo e teatro di molteplici vicende storiche, fu il vanto residenziale del Marchesato ma vide anche periodi di degrado e abbandono quando dopo il XV secolo diventò prima caserma e poi prigionefino alla fine del secolo scorso. Oggi ospita tre percorsi museali: quello della Memoria Carceraria, la Civiltà Cavalleresca e l’esposizione permanente delll’IGAV.

Riprendendo il sentiero, suggestivo e di antica bellezza, sono diverse le chiese di storico e artistico interesse che si incontrano,meritano indubbiamente una visita San Giovanni e San Bernardo.

Di singolare fascino ed eloquente per rivivere la ricchezza della vita nobiliare del Marchesato in epoca rinascimentale, è Casa Cavassa, antica residenza di Galeazzo Cavassa oggi Museo Civico.

A completare e deliziare la visita di questo luogo incantato sono le pasticcerie che espongono in vetrina attraenti creazioni e  diversi ristoranti dove gustare le specialità del posto.

A fine primavera e all’inizio dell’estate diverse sono le manifestazioni che animano questo centro artistico e romantico: a maggio la Fiera dedicata all’antiquariato, arte e artigianato, a giugno la festa della birra con C’è Fermento e a luglio il Marchesato Opera Festival, rassegna di concerti ed eventi culturali.

Maria La Barbera

La Venaria Reale: quasi 34.000 visitatori dal 26 dicembre al 7 gennaio

Dopo i 450.000 turisti del 2023. Le principali mostre del 2024

Dopo i grandi numeri dell’anno appena passato (445.598 visitatori in
295 giorni di apertura, più 30% circa rispetto al 2022) e il successo di
presenze nel periodo natalizio con 33.875 turisti paganti (con le
aperture continuative dal 26 dicembre al 7 gennaio anche in orario serale delle
Sere di Natale alla Reggia e i vari eventi collaterali: un incremento di 4.000
rispetto al 2022), La Venaria Reale si appresta a vivere il 2024 all’insegna
di grandi mostre secondo un programma che già si preannuncia
imperdibile.

Tra gli eventi espositivi principali si può
annunciare per fine marzo la grande mostra
alle Sale delle Arti Napoli a Torino. La
Venaria Reale invita il Museo di
Capodimonte (titolo provvisorio) sui capolavori
delle collezioni artistiche di Capodimonte.
Oltre sessanta meravigliose opere e
stupefacenti dipinti provenienti dalle maestose
collezioni Farnese e Borbone che
annoverano autentici Maestri come
Caravaggio, Tiziano, Masaccio e
Parmigianino per citarne alcuni.

La mostra è resa possibile grazie all’intervento del Ministero della Cultura in
collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte in virtù di un
rapporto eccezionale ed esclusivo tra prestigiosi enti culturali di valenza
internazionale.

A seguire, per fine aprile si terrà Glassstress: grandi artisti e
designer contemporanei italiani ed internazionali in dialogo con i
maestri vetrai di Murano lungo il percorso di visita della Reggia, in
collaborazione con la Fondazione Berengo nell’ambito della Biennale Arte di
Venezia.

Nei Giardini della Reggia a maggio è previsto il Festival Green Art. Le
forme della natura nelle forme di un giardino con opere di dieci artisti
internazionali capaci di far apprezzare e risaltare il rapporto tra arte
contemporanea e magnificenza del giardino.

A fine ottobre è in programma alle Sale delle Arti la mostra su William
Blake, in collaborazione con la Tate di Londra, che chiuderà degnamente la
trilogia dedicata alla celebre produzione artistica romantica inglese iniziata
con le esposizioni su Constable e Turner.

Infine il Consorzio sta attuando i dovuti passi per prevedere per il prossimo
autunno la mostra Tolkien. Uomo, Professore, Autore.
Oltre al consueto palinsesto culturale della Reggia, fra gli eventi
istituzionali più eclatanti che saranno ospitati nel corso dell’anno si
devono senz’altro menzionare ancora il summit del G7 dedicato ai temi della
Natura e dell’Ambiente, previsto ad aprile, e la spettacolare partenza del
Giro d’Italia che avverrà dalla Reggia il 4 maggio.

La Venaria Reale resterà aperta anche il mese di febbraio
presentando una divertente novità: gli eventi di Scherzo previsti dal 10 al
13 febbraio in coproduzione con la Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani di
Torino.

Per informazioni: lavenaria.it – residenzerealisabaude.com

Musei Reali, bilancio di un anno e nuovi progetti

All’alba del nuovo anno, i Musei Reali di Torino guardano al 2023 attraverso i numeri.

Il bilancio che ne deriva conferma la posizione di prestigio dell’istituzione torinese, che risulta tra le più apprezzate e visitate a livello nazionale.

Sono infatti 626.359 le persone che, nel 2023, hanno ammirato le collezioni e le proposte espositive dei Musei Reali, superando di 168.422 (+ 36%) il dato del 2022.

Particolarmente premiata dal pubblico (25.000 visitatori) è stata la mostra A tu per tu con Leonardo. Il genio e il suo tempoche, dal 7 aprile al 9 luglio, ha raccontato la vita e il tempo di Leonardo attraverso il prezioso nucleo della Biblioteca Reale, tredici disegni autografi e il Codice sul volo degli uccelli, affiancati da una preziosa selezione di opere dalle collezioni dei Musei Reali.

Molto gradita è stata anche l’Estate Reale, il programma connesso ai percorsi museali e alle mostre temporaneeattraverso il filo conduttore della musica che ha visto alternarsi, ai Giardini Reali e al Teatro Romano, concerti e performance.

Il successo dei Musei Reali è proseguito anche durante le feste natalizie con 40.908 visitatori tra sabato 23 dicembre e domenica 7 gennaio 2024, che conferma la crescita rispetto a quanto totalizzato nello stesso periodo dello scorso anno. L’esposizione temporanea nelle Sale Chiablese, Africa. Le collezioni dimenticate, è stata ammirata da 2.870 persone e sarà aperta fino al 25 febbraio.

Il 2024 si apre con la prosecuzione della mostra dossier Giulia & Tancredi Falletti di Barolo collezionisti, in occasione del bicentenario della nascita del Distretto Sociale Barolo. Fino al 7 aprile, la rassegna curata dai Musei Reali in collaborazione con l’Opera Barolo, celebra i marchesi Giulia e Carlo Tancredi Falletti di Barolo, personalità di spicco della società piemontese del XIX secolo, illustrandone il gusto collezionistico, le committenze e gli interessi culturali, ricostruendo il nucleo originario della loro raccolta attraverso una selezione tra le 45 opere d’arte anticadonate nel 1864 con lascito testamentario alla Regia Pinacoteca, oggi Galleria Sabauda, esposte in dialogo con dipinti e sculture un tempo parte della stessa collezione.

La primavera ai Musei Reali propone un ricco programma d’iniziative.

 

Dal 23 marzo al 28 luglio, nelle Sale Chiablese si tiene una mostra dedicata al pittore Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, protagonista della scena artistica italiana nella prima metà del Seicento. Perno del percorso espositivo è il nucleo di opere appartenenti alle collezioni della Galleria Sabauda e della Biblioteca Reale, accostate a dipinti, disegni, incisioni in prestito da musei e collezioni italiane e internazionali. In particolare, la mostra sviluppa il tema del mestiere del pittore, nelle sue relazioni con la committenza, con il mercato e con il pubblico, inserendo il percorso creativo e stilistico dell’artista nel quadro più ampio e intrecciato delle dinamiche economiche e sociali del suo tempo. 

Dal 28 marzo al 30 giugno, l’appuntamento con Leonardo da Vinci in Biblioteca Reale è dedicato quest’anno all’Autoritratto, il percorso espositivo, che si giova anche di prestiti prestigiosi, ne delinea la storia dalla sua genesi, quale testamento umano e spirituale, alla sua diffusione a partire dal Cinquecento, quale rappresentazione universale che Leonardo ha scelto di lasciare di sé alle generazioni future, fino a divenire, nell’età contemporanea, icona globale del genio da Vinci.

Per i 300 anni dalla nascita del Museo di Antichità, dal 23 aprile al 10 novembre 2024, lo Spazio Scoperte della Galleria Sabauda ospita l’esposizione La scandalosa e la magnifica. 300 anni di ricerche in Piemonte su Industria e sul culto di Iside, un viaggio attraverso la città romana di Industria, la città “mercato sul Po”, le cui sorti archeologiche hanno accompagnato la storia e le vicende del museo torinese e del casato sabaudo, tra le più antiche attestazioni in Italia del culto di Iside, dea orientale definita “La scandalosa e la magnifica” nell’Inno del III-IV secolo a. C. rinvenuto a Nag Hammadi, in Egitto. Dalla Iside Cabalistica, opera seicentesca presente nelle collezioni del duca Carlo Emanuele I, si approda a Industria-Bodincomagus, città romana alpina dalle forti connotazioni cosmopolite che lega culti locali, orientali, rapporti economici e culturali con l’Egeo orientale.