ARTE- Pagina 18

Galleria Raffaella De Chirico, temporary space studio Legale Manfredi con Maria Lai

Durante la settimana dell’arte torinese, dal 30 ottobre al 2 novembre prossimo, la Galleria Raffaella De Chirico ripropone dal 30 ottobre al 2 novembre il format del temporary space, sperimentato già lo scorso anno e recepito con entusiasmo dal pubblico. Questa volta all’interno di uno studio legale torinese, lo studio Legale Manfredi, in via della Misericordia 3 al secondo piano, verrà esposta un’opera inedita dell’artista Maria Lai (1919 Ulassai-2013 Cardedu).

La mostra ruota intorno ad una singola opera di grandi dimensioni, una coperta realizzata di 227×227 cm negli anni Ottanta, oggetto che trasla dalla sua dimensione quotidiana e privata a quella collettiva, concedendo al pubblico di avvicinarsi alla sfera più intima dell’artista.

Nata nel paese di Ulassai, neĺl’Ogliastra, figlia di un veterinario, Maria Lai era di salute cagionevole e durante l’infanzia trascorreva i mesi invernali presso gli zii contadini, tanto da non poter ricevere una adeguata istruzione elementare. In lei nacque, nel completo isolamento, l’attitudine per il disegno. Usando il carbone del camino disegnava forme sulle pareti. Nel 1939 si iscrisse al Liceo Artistico Ripetta di Roma, dove ebbe come maestri anche Renato Marino Mazzacurati. Dal 1943 al ’45 frequentò a Venezia, presso l’Accademia di Belle Arti, il corso di scultura tenuto dall’artista Arturo Martini e da Alberto Viani.Lo scultore Antonio Martini tenne lezioni sul vuoto, sulle ombre, sul volume del sasso, influenzando il suo modo di produrre e vedere l’arte. Nel 1945, fuggita precipitosamente da Venezia, approdata a Verona per un breve periodo, fu poi di ritorno in Sardegna, dove nel ’47 conobbe gli artisti Fossò Fois e Giuseppe Dessi.

Ritornata a Roma nel 1954, nel 1957 tenne la sua prima personale nella galleria l’Obelisco di Irene Brin, dove espose disegni a matita realizzati tra il 1941 e il 1954. Nel frattempo aprì un piccolo studio d’arte. Seguì poi un periodo di profondo silenzio, dove per circa a dieci anni si ritirò e decise di non esporre più per concentrarsi su nuove sperimentazioni, passando dal figurativo all’informale, dove i suoi segni si fanno più essenziali. In questa fase di silenzio iniziò a produrre opere oggi a noi tra le più note, quali “Tele e libri cuciti”, “Pani” e “Telai”. Grazie allo scrittore Giuseppe Dessi scoprì il vero valore della sua Ferra natia, cogliendo il senso del mito e della leggenda, mentre visitando il Canada con Marcello Venturoli entrò in contatto con l’arte primitiva a cui si ispirò per la realizzazione delle sue maschere in ceramica. Nel 1971 tornò in scena con una mostra personale alla galleria Schneider di Roma, dove espose i telai ispirati fortemente all’arte povera. Sono gli anni più significativi per la sua carriera artistica, durante i quali produsse opere polimateriche e con materiali spogli come i ready-made di telai o sculture di pani, che ricordano le antiche tradizioni della sua Sardegna. Nel 1975 espone la sua mostra personale “Tele e collage” presso la galleria Art du Champ, e nel 1977 presso la galleria Il Brandale di Savona organizza la mostra “I pani di Maria Lai”, che ebbe tale successo da essere proposta alla Biennale di Venezia, in una esposizione esclusiva dedicata alla produzione artistica di sole donne. Agli anni Ottanta risale la serie di opere “Geografie e Libri Cuciti”, agli anni Novanta risale una stretta connessione con le opere precedenti, che vendono protagonisti i segni e disegni che vanno ad unirsi ai fili del telaio e alle produzioni dette “Geografie”. Maria Lai trascorre gli ultimi anni della sua vita a Cardedu, un paesino della Sardegna.

 

Studio Legale Manfredi, via della Misericordia

30 ottobre- 2 novembre 2024 h 14-20 su appuntamento.

 

Mara Martellotta

Il ritorno di Artissima a Torino per esplorare il panorama dell’arte contemporanea

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Artissima Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino torna dall’ 1 al 3 novembre all’Oval Lingotto Fiere. Unica fiera in Italia dedicata esclusivamente al contemporaneo, si distingue per il suo approccio innovativo e sperimentale che la rende uno degli appuntamenti più attesi a livello internazionale.

Le quattro sezioni consolidate della fiera – Main SectionNew EntriesMonologue/Dialogue e Art Spaces & Editions – e le tre sezioni curate – DisegniPresent Future e Back to the Future – ospitate anche sulla piattaforma digitale Artissima Voice Over.
L’edizione 2024 di Artissima vede complessivamente la partecipazione di 189 gallerie italiane e internazionali, di cui 66 presentano progetti monografici.

Il tema di questa edizione è The Era of Daydreaming, incentrato sul daydreaming come manifestazione centrale del pensiero spontaneo e strumento di creazione proiettato verso il futuro.

 

Artissima e dintorni

In linea con la propria vocazione dinamica e sperimentale, Artissima anche quest’anno affianca ad una offerta di mercato di alto livello, un’ampia proposta di progetti speciali, in città e in fiera, frutto di collaborazione con partner d’eccezione e prestigiose istituzioni culturali, per esplorare e ridefinire il panorama dell’arte contemporanea.

The Underground Cinema

 

La collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Artissima prosegue con la terza edizione della rassegna di film e video d’artista ospitata negli spazi di Gallerie d’Italia – Torino. La mostra The Underground Cinema è a cura di Irene Calderoni, curatrice indipendente, e consiste in una rassegna di opere video di artisti rappresentati dalle gallerie partecipanti ad Artissima, molte delle quali esposte per la prima volta in Italia. Gli artisti presentati sono: Pauline Boudry & Renate Lorenz (Ellen de Bruijne Projects, Amsterdam), Alice Bucknell (IMPORT EXPORT, Varsavia), Stephanie Comilang (ChertLüdde, Berlino), Pauline Curnier Jardin (ChertLüdde, Berlino), Valentina Furian (UNA, Piacenza), Lungiswa Gqunta (WHATIFTHEWORLD, Cape Town), Beatrice Marchi (Federico Vavassori, Milano), Lili Reynaud Dewar (Layr, Vienna) e Silvia Rivas (Rolf Art, Buenos Aires).

DOVE: Gallerie d’Italia – Torino (Piazza San Carlo, 156)
QUANDO: 1–3 NOV
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Objects in Mirror Might Be Closer Than They Appear

 

Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, in collaborazione con e con la curatela di Artissima, presenta l’installazione Objects in Mirror Might Be Closer Than They Appear, di Julian Charrière e Julius von Bismarck (Sies + Höke, Düsseldorf). L’opera attiva un dialogo inedito tra Artissima e il Museo, settore della Direzione Cultura e Commercio della Regione Piemonte, affrontando in modo innovativo, grazie al linguaggio dell’arte contemporanea, temi cruciali del nostro tempo già presenti nel percorso di visita del Museo grazie alle sue straordinarie collezioni.

DOVE: Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino (Via Accademia Albertina, 15)
QUANDO: 30 OTT–4 NOV
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Raised in the Dust

 

Artissima presenta in collaborazione con la Città di Torino il progetto Raised in the Dustdell’artista Andro Eradze (SpazioA, Pistoia) presso lEx Giardino Zoologico – Parco Michelotti di Torino. Muovendo una forte critica alle azioni umane che risultano in questi casi tossiche e fatali per la fauna selvatica, il film di Eradze riposiziona i fuochi d’artificio come un punto di accesso al lato oscuro e mitologico della foresta, un mondo popolato di piante, animali e fantasmi.

DOVE: Ex Giardino Zoologico – Parco Michelotti (Corso Casale, 43)
QUANDO: 29 OTT–4 NOV
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Euridome

 

Artissima cura la produzione di Euridome, l’installazione luminosa promossa daConsulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino e Unione Industriali Torino e a firma di Erik Saglia(Thomas Brambilla, Bergamo). L’opera entra a far parte di Costellazione, sezione collaterale di Luci d’Artista. Con questo intervento, i promotori celebrano l’assegnazione a Torino del titolo di Capitale della Cultura d’Impresa 2024 offrendo al territorio e alla comunità un segno tangibile del riconoscimento conseguito.

DOVE: Unione Industriali Torino (Via Manfredo Fanti, 17)
QUANDO: DAL 25 OTT
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Afasia 1

 

Grazie al rinnovato dialogo tra Artissima e UNA Esperienze, brand di Gruppo UNA, il Salone delle Feste dello storicohotel Principi di Piemonte | UNA Esperienze nel centro di Torino ospita, per la quinta volta in collaborazione con Artissima, un progetto espositivo d’arte contemporanea. Nel 2024 viene presentato Afasia 1 di Arcangelo Sassolino(Galleria Continua, San Gimignano, Beijing, Les Moulins, Havana, Roma, Sao Paulo, Paris), uno dei primi lavori in cui l’artista applica la fisica alla scultura indagando sul concetto di velocità.

DOVE: Hotel Principi di Piemonte | UNA Esperienze (Via Piero Gobetti, 15)
QUANDO: 31 OTT–3 NOV
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Hearsay. Premio illy Present Future 2023

 

La Fondazione Sandretto Re Rebaudengoospita Hearsay, la mostra personale di Bekhbaatar Enkhtur (Matèria, Roma), vincitore dell’edizione 2023 del Premio illy Present Future. La mostra presenta una nuova serie di opere di Enkhtur che indagano il potenziale simbolico e metonimico degli animali e degli esseri umani per esplorare il rapporto tra rappresentazione visiva e linguistica.

DOVE: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Via Modane, 16)
QUANDO: 31 OTT 2024–5 GEN 2025
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EMBRACE. VANNI occhiali #artistroom

 

VANNI lancia in esclusiva EMBRACE, la capsule-collection di occhiali d’artista realizzati su progetto di Elisa Alberti, vincitrice del premio VANNI #artistroom ad Artissima 2023. La collezione si ispira alle caratteristiche distintive delle opere di Elisa Alberti: uso mirato del colore, gioco con le forme, composizione spaziale e l’attenzione alla materialità sensoriale delle superfici.

DOVE: Showroom VANNI occhiali (Piazza Carlo Emanuele II, 15)
QUANDO: 31 OTT–23 NOV
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Le vedute urbane di Olivo Barbieri nelle collezioni d’arte di Intesa Sanpaolo

 

Il dialogo tra Intesa Sanpaolo e Artissima prosegue anche in fiera con la presentazione di un progetto espositivo originale che conferma il valore della partnership. Presso lo stand Intesa Sanpaolo l’esposizione di un nucleo di opere fotografiche di Olivo Barbieri anticiperà la mostra del fotografo in programma a febbraio 2025 nell’ambito della rassegna La Grande Fotografia Italiana presso Gallerie d’Italia —Torino. Le fotografie di Barbieri, entrate a far parte delle collezioni di Intesa Sanpaolo, saranno in dialogo con tre dipinti dalle collezioni d’arte del Gruppo.

DOVE: Artissima (OVAL | Torino)
QUANDO: 1–3 NOV
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Direzione Generale Creatività Contemporanea — Ministero della Cultura

 

La Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del Ministero della Cultura è presente in fiera con un proprio spazio istituzionale, dedicato alla presentazione di tutte le iniziative attivate a sostegno del sistema dell’arte contemporanea italiana e dei giovani artisti, in ambito nazionale e internazionale. Artissima, insieme a Fondazione Torino Musei, è lieta di poter avviare un dialogo progettuale che enfatizzi la ricerca e l’internazionalizzazione, temi strategici e condivisi dalle tre istituzioni coinvolte, in una logica di sistema.

DOVE: Artissima (OVAL | Torino)
QUANDO: 1–3 NOV

IDENTITY 2024 | WoW — Worlds of Words

 

Artissima, con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo – da sempre partner della fiera nella creazione di progetti e contenuti con propositi di valorizzazione e innovazione – presenta in fiera il progettoWoW – Worlds of Words, secondo capitolo del percorso triennale IDENTITY.  WoW offre un focus speciale sul mondo dei magazine e dei progetti editoriali italiani e internazionali e lo fa attraverso 3 spazi:

– TALKING MAGAZINES by Jaguar. Daydreaming with words | un palinsesto di talk a cura di Reading Room, per esplorare le connessioni dell’arte contemporanea con moda e design. Con la partecipazione di: ARCHIVIO, As a Journal, C41 Magazine, Cactus Magazine, Chiaromonte, Cap74024, Cose Journal, CURA., Epoch Review, Flash Art, King Kong, magazine II, MOUSSE, Middle Plane, Tank magazine e Urbano.

– EDICOLA | una vera e propria edicola a cura di Reading Room, con una selezione esclusiva di importanti titoli dell’editoria italiana e internazionale.

– EDITORIAL AREA | un nucleo di spazi creati ad hoc riservati a riviste e editori, tra cui: Arte – Cairo Editore, Artribune, CURA, exibart, Flash Art e MOUSSE.

DOVE: Artissima (OVAL | Torino)
QUANDO: 1–3 NOV
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sognare di lato, di qua, di là — Artissima Junior

 

Un progetto di Artissima e Juventus pensato per i giovani visitatori della fiera, tra i 6 e gli 11 anni. Quest’anno Artissima Junior vede l’artista Sara Enrico (Vistamare, Milano, Pescara) guidare la creazione dell’opera corale sognare di lato, di qua, di là, nata come invito a vivere un’esperienza empatica e di condivisione per aprire i confini della soggettività, guardare “oltre” e proiettarsi dentro un sogno collettivo vagando con la mente. Lo stand di Artissima Junior ospiterà anche Il tappeto verde, cortometraggio dell’artista e regista Yuri Ancarani (Isabella Bortolozzi, Berlino e ZERO…, Milano), ambientato all’Allianz Stadium e dedicato ai sogni dell’infanzia, presentato in anteprima al Giffoni Film Festival e alla 81.Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nello stand sarà anche possibile vedere l’episodio speciale della serie animata Team Jay che racchiude i sogni disegnati e raccontati dai bambini del Giffoni Film Festival.

DOVE: Artissima (OVAL | Torino)
QUANDO: 1–3 NOV
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MADE IN

 

MADE IN è un progetto di residenza d’artista realizzato da Artissima con il sostegno di Camera di commercio di Torino, nato dal desiderio di attivare un dialogo tra l’arte contemporanea e il florido tessuto aziendale torinese con la curatela di Sonia Belfiore, founder di Ultravioletto Arte + Impresa.

Uno stand dedicato presenta in fiera le opere prodotte dai vincitori della seconda edizione, scelti in collaborazione con le quattro gallerie madrine del progetto: Lorena Bucur per Kristina Ti (Galleria Franco Noero), Christian Offman per Guido Gobino (Luce Gallery), Jacopo Naccarato per Dott.Gallina (Simóndi Gallery) e Giulia Poppi per Pininfarina Architecture (galleria Mazzoleni). In occasione di Artissima 2024 un talk al Meeting Point (domenica 3 novembre alle ore 14.30) sarà l’occasione per lanciare la terza edizione del progetto con nuovi partner d’eccezione: Azimut YachtsManifattura Tessile DINOLE®Sabelt, Xerjoff che accoglieranno nelle proprie aziende i nuovi artisti a partire da inizio 2025.

DOVE: Artissima (OVAL | Torino)
QUANDO: 1–3 NOV
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Le AudioGuide

 

Pensate per accompagnare il pubblico di Artissima in una visita autonoma e personale della fiera, anche quest’anno leAudioGuidesaranno disponibili in qualsiasi momento durante la fiera sulla piattaformaartissima.art. Collegandosi al sito di Artissima con il proprio smartphone, sarà possibile scegliere una delle visite guidata, iniziando il proprio percorso in fiera secondo la narrazione proposta dalla viva voce dei mediatori professionisti di Arteco. Sono previsti cinque percorsi in lingua italiana e uno in lingua inglese, affiancati da una trascrizione con traduzione. Il progetto, promosso daLauretana, rientra negli sviluppi di Artissima Digital powered by Fondazione Compagnia di San Paolo.

DOVE: Artissima (OVAL | Torino) e ONLINE
QUANDO: 1–3 NOV
Online dal 1 novembre QUI

Info: https://www.turismotorino.org/it/esperienze/eventi/artissima-internazionale-darte-contemporanea

“La meraviglia della seta e il peltro a Torino”

In Palazzo Madama … andar “per mirabilia” fra la “Sala tessuti” ed il “Gabinetto Cinese”

Dal 22 febbraio 2024 al 28 gennaio 2025

“Palazzo Madama”: è un viaggio di estrema suggestione nell’arte tessile dal XIV al XX secolo, quello proposto dal “Museo Civico d’Arte Antica”, in virtù della rotazione dei manufatti esposti nella “Sala tessuti”, sotto l’attenta curatela di Maria Paola Ruffino e attraverso una nuova scelta di tessuti e abiti “che corre sul filo conduttore della seta”. Di meraviglia in meraviglia, il percorso ci porta dallo splendore delle stoffe tardomedievali e rinascimentali – spesso intessute d’oro, lavorate in Italia e richieste dall’aristocrazia europea, ma non solo – fino al Sette – Novecento, con diversi manufatti (alcuni oggetto di recente restauro e presentati al pubblico per la prima volta) che “aprono la visuale sulla storia della moda e su come la seta ne sia da sempre assoluta protagonista”.

Primo assoluto protagonista, fino all’epoca rinascimentale, il “più ricco e magniloquente dei tessuti”, sua maestà il “velluto”. E fiorentino è il telo dall’iconico motivo a melagrane e fiori di cardo, in oro e cremisi, come fiorentino è anche il più raffinato velluto “ad arabeschi” verdi e argento, di ispirazione orientale, molto vicino a quello prodotto per la sposa di Cosimo de Medici, Eleonora di Toledo, che lo indossa nel celebre ritratto eseguito dal Bronzino intorno al 1545 e conservato agli “Uffizi” di Firenze. Attraverso i modelli a struttura geometrica che caratterizzano le composizioni decorative della seconda metà del XVI secolo, il percorso ci presenta i fiori e le volute del “gusto barocco” per arrivare ai disegni fantasiosi elaborati a Lione per l’abbigliamento nel XVIII secolo. “Grazia e leggerezza dominano il disegno, che unisce elementi del mondo naturale, resi in modo quanto mai naturalistico, ad architetture, cineserie ed esotismi, in composizioni di grande varietà ed effetto”. Altra storia quella che, dalla metà del Settecento, ci si propone attraverso la progressiva semplificazione del “decorato” che accompagna l’affermarsi del “gusto neoclassico”: ecco allora  stoffe in cui i fiori si “miniaturizzano” e si sovrappongono a “sfondi rigati”, lasciando poi le sole righe quali protagoniste. Fra Otto e Novecento, l’iter espositivo ci racconta di richiami e di un ritorno molto evidente di modelli decorativi elaborati nei secoli precedenti e rivisitati dalle manifatture tessili prendendo ispirazione dai manufatti antichi raccolti a livello museale. Questo lungo percorso nella storia del tessuto è illustrato a “Palazzo Madama” non soltanto da teli bidimensionali, ma anche da un gruppo di vesti maschili e femminili, dal Settecento al Novecento, che vanno dalle “marsine” e dai “gilet” ricamati, a una “robe” femminile e a un “caracò” (corpetto) a grandi fiori, fino agli abiti in raso e “taffetas” dai colori accesi e cangianti, concreto preludio a nuove futuristiche visioni del “fashion”e alla riconferma di come “la seta ne sia da sempre assoluta protagonista”.

Ma il viaggio all’interno di “Palazzo Madama” non finisce qui. Dopo la “seta” è meraviglia per occhi e cuore anche l’esposizione, curata da Clelia Arnaldi di Balme, all’interno del “Gabinetto Cinese”, al primo piano del Palazzo, dei 128 oggetti “in peltro” (pezzi piemontesi del Settecento e dell’Ottocento)donati dagli eredi di Attilio Bonci (Lanzo Torinese 1942 – 2022), grande collezionista e studioso della storia del peltro piemontese, attraverso ricerche durate tutta la vita e confluite in un volume del 2005 edito dal “Centro Studi Piemontesi”. Raccolti in bella mostra, troviamo soprattutto oggetti di uso quotidiano (utilizzati nelle case contadine come nelle dimore signorili), dai piatti ai candelieri, dalle teiere ai calamai, fino agli strumenti utilizzati per scopi attinenti alla medicina come le grandi siringhe e gli accessori per i clisteri.

Praticata fin dall’epoca degli antichi Romani, l’arte del peltro (lega composta principalmente di stagno, con l’aggiunta di una piccola percentuale di altri metalli come il rame, il bismuto e l’antimonio) si sviluppa particolarmente a partire dalla fine del Cinquecento, raggiungendo livelli artistici molto alti in Germania, in Inghilterra e in Francia.

In Italia la produzione di peltri si concentra soprattutto in Veneto ed in Piemonte, dove i peltrai sono riuniti in “Corporazione” a partire dal 1634, in seguito alle disposizioni di Cristina di Francia e poi di Carlo Emanuele II (1652). Peltrai – artigiani – fantasiosi artisti. Vedere per  credere!

Gianni Milani

“La meraviglia della seta e il peltro a Torino”

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Dal 22 febbraio 2024 al 28 gennaio 2025

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; mart. chiuso

Nelle foto: particolari allestimento “Sala Tessuti” e Peltri “Gabinetto Cinese” (Ph Perottino); “Abito da sera”, Taffetas cangiante, 1932 –’35, dono Giovanna Dal Vesco, 2019

A Carla Tolomeo, “Signora delle Sedie-Scultura”, il Premio Alfredo d’Andrade

Torino si prepara a diventare la capitale dell’arte con una settimana intensa di fiere ed eventi. Lunedì, nella splendida cornice del Circolo dei Lettori presso Palazzo Graneri della Roccia, l’Associazione Europea Alfredo d’Andrade per la Cultura del Bello assegnerà il prestigioso Premio alla Carriera Alfredo d’Andrade a Carla Tolomeo, celebre artista di fama internazionale, nota per le sue iconiche sedie-scultura. Questo riconoscimento, assegnato in passato a rinomati architetti e artisti come Michele De Lucchi, Franco Mazzucchelli e Fulvio Morella, celebra il contributo di Tolomeo all’arte e al design. Un appuntamento imperdibile che esalta l’arte e la cultura nel cuore della città sabauda.

Il Comitato d’onore 2024 ha accolto la proposta del curatore e direttore di Cramum Sabino Maria Frassà, riconoscendo a Carla Tolomeo i suoi straordinari meriti artistici, oltre alla sua capacità di innovare e reinventarsi con coerenza e passione. L’artista ha saputo dar vita a un’arte evocativa e complessa, in cui rimandi letterari si intrecciano con concetti profondi, anticipando e influenzando l’evoluzione del design contemporaneo. Conosciuta a livello internazionale come la “Signora dell’arte delle sedie-scultura”, Carla Tolomeo ha unito empatia e visione, ispirando gli spettatori attraverso opere che trasmettono un messaggio universale di bellezza e riflessione.

Il premio, un fregio in ceramica realizzato dal Maestro ceramista Brenno Pesci di Castellamonte, si ispira ai decori artistici presenti nel Castello di Pavone Canavese. Questo edificio storico, ristrutturato e abitato da Alfredo d’Andrade, rappresenta un simbolo del suo impegno nella tutela del patrimonio culturale. È proprio qui che d’Andrade riposa, insieme alla moglie Costanza Brocchi, rendendo il premio un omaggio non solo all’arte ma anche alla preservazione della memoria e del valore del patrimonio artistico italiano.

Come racconta l’artista Carla Tolomeo in merito al premio: “Sono onorata di questo riconoscimento, che valorizza la mia storia personale e artistica, e mi sprona ancora di più a guardare al mio tempo preferito: il futuro. I nuovi progetti mi tengono in vita, ma nascono dal passato, di cui ho piena consapevolezza. L’arte è una sintesi del tutto, un rifugio emotivo e intimo che condivido con gli altri.”

Biografia dell’artista

Nata nel 1941, Carla Tolomeo è universalmente riconosciuta come la “Signora dell’arte delle sedie”. Proveniente da una famiglia piemontese di alto lignaggio, ha trascorso la sua vita immersa in un ambiente intellettuale di grande rilievo, coltivando amicizie con personalità come Jorge Luis Borges, Giorgio De Chirico e Marta Marzotto. Nel 1969 si è sposata con il critico letterario Giancarlo Vigorelli, al quale è rimasta legata fino alla sua scomparsa nel 2005.

Dopo una lunga carriera nella pittura, Tolomeo ha rivoluzionato la sua pratica artistica negli anni Settanta, dedicandosi alla creazione delle celebri sedie-scultura, presentate per la prima volta alla Galleria Ca’ d’Oro di Roma. Queste opere hanno rapidamente catturato l’attenzione internazionale, con esposizioni in tutto il mondo, da Tel Aviv a Parigi, da Mosca a New York. A conferire ulteriore notorietà a Tolomeo è stata la collaborazione con il marchio Hermes per le sue vetrine parigine.

Tra le sue collaborazioni recenti spicca il progetto per il teatro del “Palace of Arts – Madlena” a Belgrado, trasformato in una straordinaria opera d’arte grazie al supporto della famiglia Zepter. Le sue sedie-scultura, realizzate con materiali preziosi come velluti, marmi e alluminio, non sono solo elementi di design, ma vere e proprie sculture tessili che, come afferma l’artista stessa, “sono luoghi per accarezzarsi l’anima, anche se sono scomodissime, come lo è la vita”.

Le opere di Carla Tolomeo nascono da un processo creativo fortemente intuitivo, e la loro forza risiede nell’esplorazione di archetipi universali e concetti come la metamorfosi. Sedie e divani si trasformano in farfalle, fiori e lune, incarnando il passaggio continuo tra stati esistenziali e invitando lo spettatore a un’intima riflessione.

Disegnare la città. L’Accademia Albertina e Torino tra Eclettismo e Liberty 

“Disegnare la città. L’Accademia Albertina e Torino tra eclettismo e Liberty” rappresenta il titolo di una fortunata mostra inaugurata nell’ottobre 2021 alla Pinacoteca Albertina, prima parte di un progetto pluriennale volto alla valorizzazione e conoscenza del patrimonio storico conservato negli Archivi dell’Accademia, voluta dal presidente dell’Accademia Paola Gribaudo e dall’allora direttore, recentemente scomparso, Edoardo Di Mauro, a cui va il ricordo dell’attuale direttore Salvo Bitonti e di tutta l’Accademia.

Accogliendo l’invito del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, Fabio Finotti, l’Accademia Albertina ha portato questa mostra a New York, scegliendo proprio una esposizione che evidenzia l’eccellenza delle sue raccolte, soffermandosi sul progetto della città nell’epoca di maggiore innovazione architettonica e decorativa di Torino, tra fine Otrecento e i primi del Novecento, l’epoca del Liberty e dell’eclettismo decorativo.

Tra Ottocento e Novecento l’Accademia Albertina fu una fucina di formazione e ricerca che contribuì a definire la nuova immagine di Torino nel processo di trasformazione da città capitale a città industriale .

Obiettivo del progetto è quello di illuminare questa vicenda e ciò che vi fu attorno, attraverso un percorso fatto di preziosi e affascinanti progetti decorativi, di solito inaccessibili al pubblico. L’eclettismo è lo stile principale indagato dal progetto. Le sue matrici culturali permettono una nuova libertà al progettista, aperto ad ampi repertori, che spaziano nella storia e nei luoghi. A inizio Novecento, in contemporanea con l’ approccio eclettico, si diffonde il Liberty che, a partire dall’Esposizione internazionale d’arte decorativa moderna del 1902, trova nell’Accademia Albertina un terreno fertile di sperimentazione. A Torino le pianificazioni della seconda metà dell’Ottocento sono esempi di sperimentazione di una nuova immagine urbana, sintesi di decoro e qualità dello spazio pubblico.

Vengono ora esposti a New York venti meravigliosi acquerelli di Giulio Casanova ( 1875-1961), docente di Decorazione che, con grande maestria, ideò e dipinse gli elementi artistici dei suoi straordinari progetti, Baratti & Milano in piazza Castello a Torino, fino al volume dedicato al treno Reale concepito in preparazione del matrimonio tra Umberto di Savoia e Maria José del Belgio, ancora oggi a disposizione della Presidenza della Repubblica.

Accanto alle opere storiche vi sono creazioni contemporanee degli allievi dell’Accademia di Belle Arti, in un progetto installativo multimediale curato da Laura Valle e Gerardo De Pasquale. Si tratta di un dialogo immersivo tra arte e scienza nei linguaggi della pitturaBelle nuove tecnologie.

Una trama semantica che unisce elementi di antropologia simbolica alla contemporaneità del linguaggio dei video, in un dialogo anche distopico-utopico nella codificazione dell’invenzione iperrealistica. Si tratta di un’originale “Metraquadreria” dagli esiti sorprendenti e inaspettati dedicata alla città che meglio di ogni altra ha saputo incarnare l’idea di futuro, quale è stata New York.

 

Mara Martellotta

Un grande omaggio a Berthe Morisot, ma anche una giusta richiesta di denaro al Governo

Nelle sale della GAM, sino al 9 marzo 2025

Ha rischiato davvero di passare in secondo piano, nel momento dell’inaugurazione affollatissima la settimana scorsa, il ritratto e la mostra di “Berthe Morisot, pittrice impressionista” – organizzata e promossa dalla Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24Ore Cultura – Gruppo 24 Ore, una cinquantina di opere sotto la cura di Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin, con l’eccezionale sostegno del Musée Marmottan Monet di Parigi -, diremmo scavalcata dalle dichiarazioni – un appello unanime – del presidente Massimo Broccio e della assessora alla Cultura del Comune Rosanna Purchia, seguiti a ruota dalla novella direttrice Chiara Bertola (giustamente) preoccupati di quanta strada si debba ancora fare per vedere completato il “processo di riqualificazione” della Gam che pur vede aprirsi “una sua nuova stagione”, pur “chiusa per un terzo dei suoi spazi quando mi sono insediato”, sottolinea Broccio. Dando fiato alle trombe per urlare ancora una volta che pecunia non olet, si fa sonora richiesta secondo la impellente bisogna a Regione e Governo – secondo la consuetudine, il primo richiesto dovrebbe essere il Ministero della Cultura, di questi tempi mai così sconquassato e vistosamente claudicante – di farsi carico di un futuro più che concreto e soddisfacente: mentre il segretario generale della Compagnia di San Paolo, Alberto Anfossi, elenca il quanto già fatto e il quanto già deliberato per interventi a venire (poco meno di due milioni di euro).

Ma torniamo a Berthe, “figura femminile capace di farsi accettare in un ambiente tutto maschile”, sono ancora parole del Presidente, consapevole altresì che sia, in questo 150mo anniversario dell’Impressionismo, il bentornato momento artistico dell’artista, se anche il Palazzo Ducale di Genova sente la necessità di ambientare nelle proprie sale “Impression, Morisot” che “sarà la prima grande mostra in Italia sulla figura” (ci fanno sapere da Genova) della pittrice (e tu vuoi che un minimo di rivalità al di qua e al di là dell’Appennino non ci sia? magari, se Parigi val bene una messa, sarà l’occasione per un giro nella Superba, e approfondire), con “86 opere, tra dipinti, acqueforti, acquerelli, pastelli, cui si aggiungono documenti fotografici e d’archivio, molti dei quali provenienti dai prestiti inediti degli eredi Morisot”. Berthe che era nata a Bourges nel gennaio del 1841 e che sarebbe scomparsa a Parigi il 2 marzo 1895, la casa della sua giovinezza aperta a intellettuali e artisti, la preclusione all’École des beaux-arts che avrebbe aperto al gentil sesso soltanto nel 1897, i primi maestri e le visite al Louvre per studiare Raffaello e Rubens, l’allergia alle urgenze accademiche, l’entrata nell’atelier di Corot che la spinse a dipingere en plein air. Poi la conoscenza con Edouard Manet, incrociato nei lunghi corridoi del grande museo, forse una loro intima relazione data in pasto ai salotti parigini tra mille pettegolezzi, molto presumibilmente vuoti, una “relazione” artistica che sfociò nella comune passione artistica, nella stima e nell’amicizia, nell’affidarsi dell’allieva al maestro per divenire una delle sue modelle predilette (la ritrasse in ben undici tele, come “Il balcone”, 1868, “Berthe Morisot con il ventaglio”, 1872, e “Berthe Morisot con un mazzo di violette”, ancora 1872).

Questa frequentazione e quest’amicizia non impedirono a Berthe di sposare nel 1874 Eugène, il fratello di Manet, in un matrimonio oltremodo felice, “ho trovato un brav’uomo, onesto, e sono sicura che mi ama sinceramente”, parole che avrebbero sicuramente cancellato quelle pronunciate un tempo: “Non credo ci sia mai stato un uomo che abbia trattato la donna alla pari, e questo è tutto ciò che chiedo, perché conosco il mio valore.” È il piacere, quasi la necessità di dipingere a portare avanti la vita dell’artista, i suoi sentimenti consolidati, le amicizie, i viaggi e le frequentazioni di luoghi e amici, la dolcezza dei rapporti familiari, primo fra tutti quello con la sorella Edma; è l’importanza, forse mai immaginata ma pur sempre ricercata, di far parte di un gruppo, che trova nella “Società anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori, ecc.” e che vede tra i partecipanti, tra gli altri, Pissarro, Degas, Renoir, Sisley, Monet: con cui, unica presenza femminile, allestisce (nove erano le sue opere) nel 1874 una mostra nello studio del fotografo Nadar. Avrebbe partecipato a ogni mostra successiva, avrebbe mancato soltanto quella del 1879 perché incinta della figlia Julie.

Magicienne”, la definì Stéphane Mallarmé e nel passare dinanzi a certe opere, suddivise in quattro sezioni, la sfera familiare e i ritratti femminili, i paesaggi e i giardini e i capolavori en plein air, provenienti da importanti musei (oltre il Marmottan, il Musée d’Orsay di Parigi, il Musée des Beaux-Arts di Pau, e ancora Madrid e Bruxelles) e collezioni private (la difficoltà dei prestiti, ricorda Maria Teresa Benedetti, “per la volontà di accrescere la conoscenza di questa donna che a suo tempo non ebbe il riconoscimento che meritava”), ti rendi pienamente conto dell’affermazione, pochi tratti racchiusi in un vortice a renderci la grazia e la prepotenza al tempo stesso dell’incompiuto. Unite all’uso della luce che si spinge attorno a un personaggio e a un angolo di giardino con una incontrastata ricchezza di pennellate che brillano e vivacizzano la superficie delle tele, il tutto avvolto dall’intensità dell’apporto cromatico. A queste sezioni, è anche esposta una importante raccolta di opere su carta dell’artista, provenienti dal Marmottan, fondamentali come i dipinti per ripercorrere le tappe del suo percorso creativo.

Ci si trova dinanzi a “Eugène Manet all’isola di Wight” realizzato durante il viaggio di nozze in Inghilterra e a “Eugène Manet e sua figlia nel giardino di Bougival” (entrambi dal Marmottan), padre e figlia sorpresi in un affettuoso atteggiamento che coinvolge il gioco, la giacca di lui fatta di rapidi tocchi mentre alle spalle ha maggiore concretezza espressiva il giardino di fiori variopinti e di piante: un luogo che, in altro momento, coinvolge la domestica di casa, Pasie, mentre è intenta a cucire, ancora tra il verde del giardino, esempio non ultimo di figure femminile colte nelle loro attività più umili nella storia dell’arte. Ci si trova dinanzi alla “Donna con ventaglio” (1876, seconda mostra impressionista), stilisticamente matura, dove in bella sequenza sono la composizione floreale, l’acconciatura della signora e il ricco ventaglio dal sapore settecentesco nei suoi disegni; e al “Ciliegio”, tra i dipinti a olio di dimensioni più imponenti realizzati dalla Morisot, e alla “Pastorella nuda sdraiata” e all’”Autoritratto con la figlia davanti a una finestra”, uno dei pezzi di maggior richiamo dell’intera mostra.

A cornice, o forse facendosi materia prima di “Morisot, pittrice impressionista”, si inserisce un “display”, realizzato da Stefano Arienti, un’ambientazione che incamera le tele dell’artista, ponendo qua una panchina o giocando là con un interno dove trovano posto un appendiabiti e un pianoforte, più in là un vasto, “erboso”, tappeto e certi teli di carta da parati, dipinti di grigio e di oro, o certe (deprecabili, queste sì) carte da pacchi color nocciola che umiliano certe tele che sopportano. O chi sopporta chi? Alcuni materiali con i relativi nuovi effetti creano un “dialogo con le opere” che non è da cancellare ma certo in alcuni momenti – leggi la prima sala – si tenta persino d’ingannare il visitatore camuffando quattro opere della Morisot con l’apporto moderno della cera di pongo “imposto” a larghe ditate da Arienti. È un progetto della direttrice Bertola di cui, per molti versi, non si sentiva affatto la necessità. “La culla”, poniamo, ci avrebbe personalmente rallegrato di più. S’intitola “L’intruso”. Se ho ben capito, nelle mostre a venire ne avremo ancora altri.

Risalendo all’inizio, tutti sottolineavano con dolenti note che per il restayling definitivo ci vorrà ancora tempo, con Purchia che, sottolineando la (già) nuova vita della GAM, ripete “noi continuiamo a credere in quella che è la prima galleria d’arte moderna del Paese, ma sarebbe bene che questo lo si ricordasse anche al governo”. Anfossi, da parte sua, ricorda che San Paolo ha già fatto il proprio dovere (leggi: 500 mila euro per i lavori di messa in sicurezza, altri 500 per il lotto zero). Con il milione e mezzo già messo da parte, si arriva a circa quattro milioni: per cui ad Anfossi non resta che chiedersi “a quando il contributo pubblico?”. La risposta che Mario Turetta, capo dipartimento per le attività culturali del Ministero della Cultura, dava alla Stampa nei giorni successivi, suonava glaciale: “Per quest’anno niente soldi alla Gam”. Sangiuliano, ex ministro ex promesse ex interventi, lasciava intravedere 15 milioni di euro: da Torino si aspetteranno i giochi (nuovamente?) del 2025. Responsabili e pubblico, tutti in attesa.

Elio Rabbione

Nelle immagini: di Berthe Morisot “Autoritratto con la figlia davanti a una finestra” (1887), “Il ciliegio”, “Donna con ventaglio” e “Autoritratto” (1885).

“The Mushroom Fortress”, i suggestivi “funghi colorati” di Michel Vecchi

Alle “Scuderie” del valdostano “Forte di Bard”

Fino al 25 maggio 2025

Bard (Aosta)

Al primo impatto, possono ricordarci i celebri “Tappeti natura”, inventati dal fantasioso creativo Piero Gilardi (artista torinese scomparso nel marzo di un anno fa) per riprodurre in modo estremamente realistico frammenti di ambiente naturale, “a scopo ludico ma anche di denuncia verso uno stile di vita ritenuto sempre più artificiale”. Chissà? Penso proprio che i fini collimino. Non è così di sicuro per i “supporti” e i “media” utilizzati. Il “poliuretano” per plasmare i “tappeti” (Pop Art) di Gilardi. Il legno di alberi caduti o pericolanti per i grandi “funghi” colorati di Michel Vecchi, l’ingegnoso “land artist”, ospitato con la sua “The Mushroom Fortress” nel prato verde antistante le “Scuderie” del “Forte di Bard”. Colori, pennelli e … motosega, Michel ha appositamente realizzato la sua piacevolissima installazione artistica per il “Forte” valdostano, creando una sorta di magico “Pianeta colorato” a misura d’uomo e di bimbo, dov’è facile immaginare giochi e voci di gioia rincorrersi fra quei “Funghi” (simbolo di “bosco” e di “felix natura”) creati dalla modellatura di legni recuperati da alberi non più alberi e tagliati lasciando le radici nel terreno “in segno di rispetto per il circolo rigenerativo della vita”.

Dalla sua Courmayeur, ai piedi del Monte Bianco, fino a Ibiza dove oggi vive parte dell’anno (dopo aver viaggiato fra Papua Nuova Guinea, Timbuktu, Mali, Afghanistan, Pakistan, India e l’isola di Pasqua), Vecchi ha sviluppato un modo suo, bizzarro e geniale ad un tempo, di fare arte che sempre vuole essere un atto d’amore infinito per la “natura”, per quel “bosco” di casa o lontano mille miglia da casa (ma i profumi, i sapori, i suoni e le vite e le emozioni in esso sottese sono sempre le stesse) che per lui è ogni volta “luogo di crescita, protezione e profonda introspezione”. Attraverso il suo lavoro, “l’artista – è stato scritto – ci invita a riflettere sulla profonda connessione tra noi e il resto della natura. Ogni albero porta con sé un messaggio dall’universo alla terra: una memoria, un’anima e un potere specifico da trasmettere a chi si avvicina ad esso. ‘The Mushroom Fortress’ è un’occasione per immergerci in questa connessione, riscoprendo la bellezza e la saggezza che la natura ci offre”. I suoi grandi funghi, color “natura” o rossi o blu a pois bianchi, sembrano infatti parte viva di un’umanità colorata, che ha scoperto l’essenza dello stare al mondo, la bellezza del comunicare e dell’esser parte di una Terra dove l’importante è prendersi per mano e sorridere di un sorriso vero, in un magnifico girotondo che è canto libero al cielo.

“Il messaggio delle opere di Michel Vecchi è in piena sintonia – commenta la Presidente del ‘Forte di Bard’, Ornella Badery – con le attività divulgative e di ricerca sui temi della conservazione e tutela della montagna e delle problematiche correlate ai cambiamenti climatici che vedono impegnato il Forte. L’installazione arricchirà per diversi mesi lo spazio verde antistante le Scuderie e attorno ad essa realizzeremo una serie di attività creative rivolte ai più piccoli”.

L’installazione è, inoltre, dotata di un “sistema sonoro”, basato sugli impulsi elettrici di veri funghi che negli anni hanno iniziato a crescere sulle sculture. Trasformati in musica, questi impulsi elettrici ci permettono di ascoltare la natura in modo diverso e dialogare con il suo linguaggio più profondo e potente.

Non è favola o gioco o magia. E’ realtà, realtà vera interpretata, attraverso l’intermediazione dell’arte, con gli occhi puri e semplici di un adulto che porta dentro la purezza di un bambino.

Gianni Milani

“The Mushroom Fortress”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 02/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 25 maggio

Orari: mart. 10/18, da merc. a dom. 10/18; chiuso il lun.

Nelle foto: Michel Vecchi all’opera e immagini dell’installazione

Torino torna a illuminarsi con la ventisettesima edizione di Luci d’Artista

Venerdì 25 ottobre, alle ore 18, con la prima accensione, Torino è tornata a illuminarsi e ha trasformato il suo cielo con installazioni luminose di grandi artisti pensate per lo spazio pubblico.

Anche per questa edizione la Fondazione Torino Musei è stata incaricata dalla Città di Torino nell’ambito della sua missione istituzionale a operare per la valorizzazione e realizzazione di quello che è il suo progetto più longevo e rappresentativo del ruolo che Torino ha nell’arte contemporanea. Luci D’artista è entrato nel nuovo piano strategico con cui la Fondazione Torino Musei ha intenzione di trasformare la manifestazione in una vera e propria istituzione di ricerca artistica permanente.

In questa nuova edizione saranno consolidate e implementate le linee guida di indirizzo introdotte già con la ventiseiesima edizione. Insieme al curatore Antonio Grulli saranno rafforzate le linee di superamento dei confini invernali della manifestazione in favore di una programmazione attiva tutto l’anno e si continuerà nella definizioni delle varie sezioni di Luci d’Artista. Lo scopo è quello di valorizzare una collezione unica e straordinaria e raggiungere una visibilità nazionale e internazionale stabile, rendendo la manifestazione ancora più inclusiva ed ecologicamente sostenibile. Basti pensare a circa un milione di sorgenti luminose quasi del tutto a LED. Iren fornirà maggiore luminosità e ridotti consumi con 13,5 km di linee elettriche a collegare le luci, che impegneranno una potenza complessiva a soli 121 kW.

Per la ventisettesima edizione Luci d’Artista si arricchisce di due nuove installazioni luminose firmate da grandi artisti selezionati dal Comitato Scientifico di Luci d’Artista, ora completamente rinnovato e composto da Chiara Bertola, direttrice della Gam, e da Francesco Manacorda, direttore del castello di Rivoli, e da Antonio Grulli, curatore di Luci d’Artista.

I due nuovi artisti selezionati sono Andrea Angelidakis e Luigi Ontani.

VR Man di Andrea Angelidakis si trova in piazza Vittorio Veneto angolo lungo Po Cadorna. La luce qui è ripresa dall’iconografia classica della scultura greco romana, immaginario su cui l’artista lavora da molti anni. La figura si fonde con altri elementi portanti della classicità, ovvero un capitello della testa che lo trasforma in una moderna cariatide. Il riferimento immediato è alla pratica atletica come fondamento dei Giochi Olimpici ma anche come disciplina indissolubile dall’attività intellettuale e spirituale come era vista nel periodo classico greco.

“Un gigante fatto di luce è atterrato a Torino, una silhouette umana, stilizzata, sul cui capo sembra sovrapporsi un capitello iconico, forse un Minotauro, forse una moderna cariatide, si staglia vigorosa alludendo all’iconografia della statuaria classica greca e romana.

La luce realizzata dall’artista richiama l’immagine di un atleta ed è stata realizzata per l’occasione del FISU University Games Winter. I giochi si terranno a Torino e in altri cinque Comuni delle valli olimpiche dal 13 al 23 gennaio prossimi. Questa nuova installazione entrerà a far parte negli anni successivi della collezioni delle luci della Città”.

Scia’Mano è una luce realizzata dal maestro Luigi Ontani e legata alla figura universale dello Sciamano. Viene collocata nei giardini Sambuy in piazza Carlo Felice, lato di via Roma

La Città di Torino ha ispirato il maestro Luigi Ontani per la sua luce intitolata Scia’Mano. L’installazione è composta da un lightbox bifacciale tondo e di grandi dimensioni, in cui le fotografie sui due lati sono stampate su un supporto lenticolare. Nelle immagini, sempre in movimento, e pronte a mutare in base al punto di vista dell’osservatore, vediamo l’artista impersonare uno Sciamano, a cui allude con un gioco di parole anche la forma della maschera, realizzata a Bali con i Wayan Sukarya, che richiama una mano. Il soggetto evoca la tradizione magica di Torino e la posizione dell’opera, sul bordo nord dei giardini Sambuy, dialoga con il punto in cui aveva sede la libreria e casa editrice Fogola, frequentata dall’artista in passato, e di cui è sopravvissuta un’insegna. Nell’opera di Ontani sono frequenti i richiami letterari e non a caso la piazza antistante la stazione di Porta Nuova ha un posto nella storia letteraria per la tragica fine di Cesare Pavese. Luigi Ontani è uno dei grandi maestri dell’arte e ha rivoluzionato sin dagli anni Sessanta i linguaggi artistici grazie alle sue performance, ai suoi tablaeux vivant, ai suoi video. Da sempre utilizza la fotografia come forma artistica per esplorare nuove identità e come veicolo di reinterpretazione della storia dell’arte.

 

Mara Martellotta

 

 

ELENCO LUCI D’ARTISTA 27

  1. Mario AIRO’ – Cosmometrie – Piazza Carignano
  2. Andreas ANGELIDAKIS – VR Man – Piazza Vittorio Veneto – Nuova Luce 27a edizione
  3. Giovanni ANSELMO – Orizzonti – Piazza Carlo Alberto
  4. Vasco ARE – Vele di Natale – Piazza Bodoni
  5. Valerio BERRUTI – Ancora una volta – Via Monferrato
  6. Daniel BUREN – Tappeto Volante – Piazza Palazzo di Città
  7. Francesco CASORATI – Volo su … – Via Lagrange – ricollocazione
  8. Nicola DE MARIA – Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime  Piazza Carlo Emanuele II
  9. Marco GASTINI – L’energia che unisce si espande nel blu – Galleria Umberto I
  10. Carmelo GIAMMELLO – Planetario – Via Roma
  11. Giorgio GRIFFA – AZZURROGIALLO – Giardini Sambuy
  12. Jeppe HEIN – Illuminated Benches – Piazza Risorgimento
  13. Rebecca HORN – Piccoli spiriti blu – Monte dei Cappuccini
  14. Alfredo JAAR – Cultura=Capitale – Museo della Resistenza
  15. Renato LEOTTA – Io, sono nato qui. – Corso Spezia 70, tetto Ospedale Sant’Anna
  16. Luigi MAINOLFI – Luì e l’arte di andare nel bosco – Via Carlo Alberto – ricollocazione
  17. Mario MERZ – Il volo dei numeri – Mole Antonelliana
  18. Mario MOLINARI – Concerto di parole – area verde di Piazza Polonia
  19. Luigi NERVO – Vento solare – Piazzetta Mollino
  20. Luigi ONTANI – Scia’Mano – Giardini Sambuy – Nuova Luce 27a edizione
  21. Luca PANNOLI – L’amore non fa rumore – Parco Michelotti, fronte Biblioteca Geisser
  22. Giulio PAOLINI – Palomar – via Garibaldi – ricollocazione
  23. Michelangelo PISTOLETTO – Amare le differenze – Piazza della Repubblica, Tettoia Orologio
  24. Tobias REHBERGER – My Noon – Piazza Arbarello
  25. Vanessa SAFAVI – Ice Cream Light – Largo Montebello – ricollocazione
  26. Luigi STOISA – Noi – Via Po
  27. Grazia TODERI – …?… – Cupola della Basilica Mauriziana (via della Basilica angolo via Milano)
  28. Gilberto ZORIO – Luce Fontana Ruota – opera permanente Laghetto Italia ’61 (corso Unità d’Italia)

 

Sergio Unia: “Io sono il testimone del mio tempo”

Nel Giardino Medievale di Palazzo Madama, sino al 9 dicembre

S’intitola “In ascolto” la mostra curata da Paola Ruffino che Palazzo Madama e la Fondazione CRC di Cuneo dedicano all’arte dello scultore Sergio Unia – ottantunenne, nativo di Roccaforte Mondovì, allievo di Filippo Scroppo nel 1970 nei corsi liberi di nudo dell’Accademia, tra le innumerevoli mostre “La forma tra purezza e sensualità” con la Regione Piemonte e il Consolato Generale d’Italia ad Amburgo (2005), “Incontrare la forma” al castello medievale di Monastero Bormida (2020), “Bronzi e disegni” alla villa “La Colombaia” di Luchino Visconti a Ischia (2002), una grande mostra personale al Museo Manzù di Ardea organizzata dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma nel 2006, la partecipazione nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale veneziana, la nomina ad accademico ad honorem della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon.

La scelta è oggi caduta su tredici opere (delle 35 proposte dal Maestro) nell’ambito del progetto “Donare”, attivo dal 2017, volto al perseguimento di scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, con la raccolta, sul territorio di Cuneo, di donazioni di varia natura da parte di privati: “Cuneo come crocevia di cultura – ha sottolineato Maura Anfossi, consigliera generale della Fondazione, durante la presentazione della mostra -, un percorso sempre portato avanti senza far rumore, e la mostra di Unia ne è una prova, un saggio della scultura di un grande artista che è passaggio tra una generazione e l’altra, fatta di modernità e di un passato immerso nelle proprie radici, che immette nel visitatore il desiderio di bellezza pratica e interiore allo stesso tempo.”


È altresì un’occasione, la mostra di Sergio Unia, per l’unione verso altri frutti di due Fondazioni, come per instaurare un ampio dialogo con il territorio, l’idea di una selezione che trova ospitalità (sino al 9 dicembre prossimo) nel giardino del castello degli Acaia – quel giardino che ha visto nel 2011 un riallestimento prezioso e che trova il proprio passato nel lontanissimo 1402, eletto a luogo di delizie, ad angolo di lettura e conversazione della corte, un “giardino che si fa felicemente coprotagonista, con l’offerta di un percorso sorprendente.” All’esterno di quella porta Fibellona che da sede amministrativa, militare e giudiziaria si trasformava decennio dopo decennio in residenza cortese.

Si ritrovano, in quello che fu anche orto e frutteto, i temi propri dell’artista (con il garbo che rispecchia nelle proprie opere, “Io sono il testimone del mio tempo”, dice Unia), certe sculture in bronzo che s’ammirano nel suo studio torinese e nelle tante mostre da lui concepite in tempi recenti e in passato, il rapporto non soltanto con la natura ma anche con l’antico e l’infanzia, i giochi dell’adolescenza, i nudi femminili. E ovunque s’avverte la perfetta consonanza tra l’artista e la modella (il soggetto fermato in un gesto preciso, nella piena spontaneità, lontano da qualsiasi retorica), tra l’individuazione di un atteggiamento e lo sguardo dell’artista su quelle forme, la sensualità mai prevaricante, la dolcezza e la freschezza poste in comunione con i diversi giochi di luce che si alterneranno nel corso della giornata, le diverse atmosfere che si creeranno, ogni personaggio, sempre reso universalmente anche se le targhette esposte accanto danno nomi e riferimenti ben precisi; e un equilibrio che ci riaccompagna a tanti capolavori della storia dell’arte, dovuto omaggio ai maestri del passato, da Donatello a Manzù per arrivare pittoricamente a Degas, guardato con gli occhi di oggi, la leggerezza del tratto e la sensibilità rivolta alla celebrazione dell’eterno femminile, familiare e no, colto nella quotidianità. Opere che si scoprono a poco a poco, svelate passo dopo passo tra piccoli arbusti e foglie e vasi a cui si è ridato vita, o al riparo di un arco di rami o tra le rovine e i reperti dismessi da zone differenti del palazzo, a volte depositati alla rinfusa nel fossato, elementi – vasi e balaustre – smontati dalla facciata juvarriana per essere sostituiti da altri nuovi tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra.

Non abbiate fretta nel girovagare per il giardino antico: catturati dallo sguardo sulla classicità vi imbatterete in un “Torso virile” del 1981 e nella “Musa” del 2005, che paiono usciti ieri da qualche scavo archeologico; delicatissimo, il “Bambino con la conchiglia”, dove Zoltan è in atto di ascoltare il rumore delle onde, “Adolescente con flauto” e l’aereo “Maia con l’aquilone” o la “Bimba sui pattini” o la plasticità di “Elena danzatrice”. Perfetto nella gioia del gioco che trasmette, e nell’immediatezza eccezionale del gesto tra le due bambine, “La cavallina” che fa parte della serie dei “giochi”.

Elio Rabbione

Nelle immagini di Giorgio Perottino, di Sergio Unia ”Torso virile”,  “Bimba sui pattini” (Zoltan), “Bambino con la conchiglia, “La cavallina (giochi)”.

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

VENERDI 25 OTTOBRE

 

Venerdì 25 ottobre

LUCI D’ARTISTA

Inaugurazione della 27° edizione e accensione di tutte le luci

Venerdì 25 ottobre dalle ore 18:00, con la prima accensione, Torino torna a illuminarsi e trasforma ancora una volta il suo cielo con installazioni luminose di grandi artisti pensate per lo spazio pubblico. Anche per questa edizione la Fondazione Torino Musei è stata incaricata dalla Città di Torino, nell’ambito della sua missione istituzionale, a operare per la valorizzazione e realizzazione di quello che è il suo progetto più longevo e rappresentativo del ruolo dell’arte contemporanea per l’identità e la vita culturale della città.

Per la 27° edizione, Luci d’Artista si arricchisce di due nuove installazioni luminose firmate da grandi artisti selezionati dal Comitato Scientifico di Luci d’Artista, che in quest’ultimo anno si è completamente rinnovato ed è oggi composto da Chiara Bertola e Francesco Manacorda, rispettivamente direttori della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e del Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, e dal curatore di Luci d’Artista Antonio Grulli.

La selezione dei due nuovi artisti di Luci d’Artista 27 è il frutto di una serie di incontri tra i membri del Comitato scientifico, durante i quali si è deciso di affiancare una stella dell’arte globale a un grande Maestro indiscusso. I nomi sono quelli di Andreas Angelidakis e di Luigi Ontani con le rispettive luci VR Man e Scia’Mano.

https://www.lucidartistatorino.org/

 

SABATO 26 OTTOBRE

Sabato 26 ottobre ore 15.30
IL TUO DIVALI A COLORI E PROFUMI
MAO – attività per famiglie

@Sporting Dora, corso Umbria 83, Torino

ATTIVITA’ FUORI SEDE a cura dei Servizi Educativi del MAO Museo d’Arte Orientale

In occasione dei festeggiamenti di Divali, la festa indiana delle luci

In collaborazione con Unione Induista Italiana, UIT-Sanjivani, Coordinamento Spontaneo Divali

Ispirati dai colori, dalle voci, dai profumi del Divali, la festa indiana delle luci, i partecipanti potranno usare materiali inconsueti per creare il proprio lavoro ispirato ai rangoli, i tradizionali disegni variopinti che si realizzano sul pavimento, con polveri e diversi materiali, in occasione di festività e cerimonie.

Età consigliata dai 5 anni in su

Partecipazione gratuita senza prenotazione fino a esaurimento posti disponibili

Sabato 26 ottobre ore 16.30

ONE WAY Together

MAO – Visita guidata in collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino

Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezza. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i musei della Fondazione Torino Musei ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.

IL SOLE INCENDIA BRAHMS

Nella galleria dedicata all’arte islamica, brocche, coppe, basi di candelabro in bronzo e ottone raccontano diversi aspetti e momenti della produzione di manufatti in metallo mentre l’oro illumina le pagine di preziosi manoscritti. Tra i metalli mamelucchi prodotti sulle sponde del Mediterraneo e i capolavori miniati della poesia persiana, il percorso nella galleria di arte islamica si sofferma sugli oggetti che, per i materiali con in quali sono realizzati, per la loro funzione o per il loro apparato iconografico, evocano calore, energia e luce.

Visita guidata a pagamento. Costo: 7 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com – è possibile effettuare l’acquisto online https://www.arteintorino.com/

 

LUNEDI 28 OTTOBRE

 

Lunedì 28 ottobre

CROSSING. Attraversare una collezione

Palazzo Madama – apre la nuova mostra

In occasione di Artissima 2024, Palazzo Madama ha il piacere di presentare il progetto Crossing, una mostra – a cura di Cristina Beltrami – che tiene insieme quattro artisti di diversa formazione e provenienza che hanno accettato di confrontarsi con i maestosi spazi, la storia millenaria e la vastissima collezione di Palazzo Madama.

L’esposizione apre con le sculture di Frédérique Nalbandian – collocate in cima allo scalone juvarriano – in omaggio alla fondazione romana dell’edificio, e prosegue all’interno del museo, nella sala delle ceramiche, con una serie di vasi di grandi dimensioni realizzati da RunoB, giovane artista cinese di nascita e veneziano d’elezione, che porta a Palazzo Madama una serie di 10 vasi realizzati durante la sua recentissima residenza a Nove (Vicenza) e interamente dedicati alla vastissima collezione ceramica del museo.

La terza opera del progetto è il grande tondo di quasi due metri che Marta Sforni ha realizzato appositamente per Crossing, un omaggio al monumentale lampadario del 1928 dei Fratelli Toso che domina il centro della sala dedicata ai vetri, ma al contempo si inserisce in una ricerca, sia pittorica sia concettuale, che l’artista sta portando avanti da anni.

A chiudere il percorso, la veranda juvarriana ospita la grande installazione di Giuseppe Lo Cascio, giovane artista palermitano particolarmente attento ai temi della memoria e di un quotidiano restituito attraverso un uso inatteso e spettacolare degli oggetti.

Crossing intende dunque offrire un’occasione di riflessione sulla ricca collezione di Palazzo Madama partendo da una nuova prospettiva, una angolazione possibile e non vincolante, data da strumenti “altri” rispetto al nostro sguardo. Il visitatore si troverà dunque in quattro momenti di inciampo rispetto al consueto percorso di visita e sarà guidato ad ogni passo da una didascalia estesa che spiega la ragione della presenza dell’artista e dell’opera in quel luogo, nonché di un codice QR code che gli permetterà di approfondire il soggetto tramite testi critici e immagini.

Ingresso incluso nel biglietto delle collezioni permanenti.

 

MARTEDI 29 OTTOBRE

 

Martedì 29 ottobre 2024, ore 18:00, Inaugurazione. performance ore 18:15 di Maria Morganti Ostensione #1

MARY HEILMANN – MARIA MORGANTI

30 ottobre 2024 – 9 marzo 2025

GAM – DUE NUOVE MOSTRE

MARY HEILMANN

La GAM è lieta di presentare la prima grande mostra italiana dedicata all’artista americana Mary Heilmann, nata a San Francisco nel 1940. L’esposizione, curata da Chiara Bertola, direttrice della GAM, è stata realizzata con la collaborazione dell’artista e dello Studio Heilmann di New York.

Mary Heilmann è una delle più importanti pittrici astratte contemporanee. La mostra ripercorre i sessant’anni della sua carriera, dai primi dipinti geometrici degli anni ‘70 fino alle recenti tele sagomate in colori fluorescenti. Le sessanta opere in mostra attraversano la sua gioiosa produzione per offrire uno sguardo ampio sul suo approccio ludico all’astrazione, toccando passaggi fondanti e nuclei tematici della sua opera.

MARIA MORGANTI

La GAM è lieta di presentare la prima grande mostra antologica di Maria Morganti con un’ampia selezione di opere realizzate tra il 1988 e il 2024. l cuore dello studio di Morganti si trasferisce al centro dello spazio espositivo della GAM. È un’opera esso stesso, denominata Luogogesto, si compone del Sedimentario – una struttura che contiene tutti i dipinti della serie Sedimentazioni – della Diarioteca – in cui si raccolgono tutte le opere denominate Diari – del Quadro infinito – un dipinto che l’artista va realizzando ogni giorno, strato dopo strato, dal 2006 – tutti elementi disposti attorno alla Pedana su cui l’artista si muove durante il lavoro. La sera dell’inaugurazione, il 29 ottobre 2024, muovendosi attorno il Luogogesto, due giovani artiste, Melania Fusco e Marta Magini, che hanno lungamente collaborato con Morganti, agiranno l’Ostensione #1: l’estrazione di tutte le Sedimentazioni e di tutti i Diari da lei dipinti in vent’anni di quotidiano lavoro nello studio, e la loro collocazione sulle pareti dello spazio espositivo, a formare una lunga linea del tempo composta di tele accostate le une alle altre. Alla fine della performance resterà al centro dello spazio lo Svuotamento del Luogogesto nella sua nuda struttura e, tutt’attorno, un lungo racconto cromatico.

 

MERCOLEDI 30 OTTOBRE

 

Mercoledì 30 ottobre ore 10 – 18

LA GESTIONE DEL RISCHIO IDRAULICO DI FRONTE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI

A cura di AIPO Agenzia Interregionale per il fiume Po

Palazzo Madama – Giornata di studi nell’ambito della mostra CHANGE! Ieri, oggi, domani. Il PO

Nella seconda metà del ‘900 e dagli anni 2000 sono state realizzate – e sono ancora in corso di adeguamento, esecuzione o progettazione – fondamentali opere di difesa idraulica lungo il fiume Po e i suoi affluenti (arginature, casse di espansione, chiaviche ecc). Inoltre, i modelli e le tecnologie finalizzati alla comprensione e previsione degli eventi critici hanno conosciuto un enorme sviluppo, accompagnato da forme di coordinamento e interscambio sempre più intensi tra i diversi Enti pubblici coinvolti.

I cambiamenti climatici in corso e il frequente ripetersi di eventi avversi estremi, spesso concentrati in tempi brevissimi e/o su aree delimitate, richiedono però un’ulteriore evoluzione delle strategie di prevenzione e difesa dalle piene, anche avvalendosi di apporti sempre più multidisciplinari.

È dunque necessario, oltre a proseguire nella manutenzione delle opere di protezione esistenti e nella realizzazione di quelle ancora necessarie, interrogarsi sugli strumenti e le migliori modalità, presenti e future, per la gestione del rischio idraulico.

Sala Feste – Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html