AMBIENTE- Pagina 92

Il Piemonte punta sull’idrogeno

“La Giunta ha recentemente approvato gli indirizzi per la predisposizione di una strategia regionale per l’idrogeno e intende valorizzarlo come vettore nel sistema energetico, industriale e dei trasporti migliorando la competitività del territorio”.

Così l’assessore regionale all’Ambiente, Ricerca e Innovazione, Matteo Marnati, ha risposto all’interrogazione presentata dalla consigliera Monica Canalis (Pd) che ha chiesto quali progetti concreti siano stati messi in campo per indirizzare l’attività di ricerca delle imprese; in quali momenti della strategia regionale si prevede di coinvolgere gli atenei e i centri di formazione professionale; quali azioni di coordinamento nazionale s’intendano adottare, anche alla luce del relativo piano di ripresa e resilienza (Pnrr) e della nuova tornata di fondi europei strutturali per indirizzarli verso la filiera piemontese dell’idrogeno e se vi siano interlocuzioni con le realtà territoriali per individuare stabilimenti sotto utilizzati per riconvertirli.
Si vuole qualificare il Piemonte come area di eccellenza per lo sviluppo delle tecnologie connesse alla filiera, accompagnare iniziative di supporto a quelle industriali perseguendo finalità di tipo ambientale, assicurare la piena connessione della strategia regionale con la pianificazione nazionale e con le principali iniziative europee. “Da pochi giorni abbiamo formalizzato la nostra candidatura, o più tecnicamente una manifestazione di interesse spontanea, al governo nazionale per accogliere presso il nostro territorio la sede del Centro Nazionale di alta tecnologia per l’idrogeno in collaborazione con la Città di Torino, supportata dall’insieme dell’ecosistema industriale, imprenditoriale e accademico piemontese che ha aderito all’appello”, spiega Marnati.
Una candidatura, o più tecnicamente una manifestazione di interesse spontanea, sostenuta dal sistema della ricerca e del trasferimento tecnologico – Politecnico di Torino, Università di Torino e Università del Piemonte Orientale, dall’Istituto Italiano di tecnologia e Environment Park e da moltissime aziende:  Acea Pinerolese Industriale, Alstom Ferroviaria, Avio, Avio Aero, Cim 4.0, Fpt Industrial brand di Cnh Industrial, Gruppo Torinese Trasporti, Comau,  Iren, Italgas, Leonardo, Marelli Europe, Novamont, Giacomini SpA, Memc Electronic Materials, Punch Torino, Sagat, Smat – Società Metropolitana Acque Torino, Solvay Specialty Polymers Italy, Thales Alenia Space Italia e Toyota Motor Italia.
A supportarla anche Dap – Distretto Aerospaziale Piemonte, Unioncamere Piemonte, Confindustria Piemonte, Confartigianato Imprese Piemonte, Confapi Piemonte, Cna Piemonte, Sindacato Artigiani CasArtigiani, Aziende Meccaniche Meccatroniche Associate) e Anfia.

Legambiente: “Nonostante i miglioramenti, il PNRR deve essere modificato”

Per diventare pienamente coerente con le politiche europee, il Green Deal e la transizione ecologica”

 

“Sono diversi i miglioramenti apportati al Piano nazionale di ripresa e resilienza del nostro Paese elaborato dal governo Draghi. Un lavoro che però consideriamo solo all’inizio, perché il PNRR non è pienamente coerente con le politiche europee ispirate al Green Deal e alla transizione ecologica e non è adeguato alle sfide ambiziose che la salute del Pianeta ci impone”, sono queste le prime parole di commento di Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente al nuovo PNRR dopo la presentazione del premier Draghi e l’approvazione del Parlamento e in occasione della dichiarazione congiunta arrivata questa mattina dai  ministri dell’economia di Italia, Francia, Germania e Spagna.

 

Secondo Legambiente il piano presentato in Parlamento manca ancora dell’allegato con le schede progettuali che restituirebbero più compiutamente la struttura effettiva e le finalità concrete dei poderosi investimenti previsti. Tra le novità positive possiamo comunque rilevare lo sviluppo dell’agrivoltaico, la realizzazione di comunità energetiche nei piccoli comuni, una spinta alla produzione di biometano, i progetti di riforestazione urbana e periurbana, il finanziamento alla bonifica dei siti orfani, ma alcuni significativi segnali di incoerenzarispetto agli indirizzi europei sono, purtroppo, presenti. Il PNRR non è, infatti, adeguato alla sfida lanciata con il recente accordo sulla legge sul clima varata dall’Europa. La lotta alla crisi climatica deve essere una priorità trasversale di intervento del Piano – come parità di genere, giovani e Sud – e invece su questo tema cruciale si utilizza un approccio timido e incomprensibile. Viene previsto un aggiornamento del PNIEC con un taglio delle emissioni climalteranti del 51% entro il 2030 rispetto al 1990 (più basso dell’obiettivo già inadeguato del 55% fissato in Europa) mentre il nostro paese avrebbe tutte le carte in regola per arrivare ad una loro riduzione di almeno il 65%, accelerando la transizione energetica investendo di più su rinnovabili ed efficienza (a tal proposito le misure previste sul superbonus del 110% sono assolutamente inadeguate), anziché continuare a puntare sul gas fossile e addirittura su progetti di confinamento geologico dell’anidride carbonica. Sarà inoltre importante un’azione prioritaria per ripensare le città in una chiave sostenibile perché è qui che si concentrerà il cuore della sfida, dalla mobilità all’efficienza, che fino ad ora è mancata e su cui l’Italia avrebbe tutto l’interesse a puntare.

La grande rivoluzione prefigurata dal pacchetto di direttive europee sull’economia circolare varato nel 2018, già praticata da alcune imprese e filiere territoriali, non decollerà senza investimenti adeguati, che ancora oggi non ci sono, per la ricerca sui nuovi materiali, l’infrastrutturazione del paese con impianti industriali per il recupero della materia per i rifiuti di origine domestica e produttiva, la riconversione di cicli e siti produttivi verso la nuova frontiera della bioeconomia. Lo stesso si può dire anche della mancata coerenza con le politiche europee per la tutela della risorsa idrica, della biodiversità e per la sostenibilità del cibo e dell’agricoltura, non accolte nell’ambizione che ha caratterizzato, ad esempio, la direttiva quadro 2000/60 sulle acque, la Strategia sulla biodiversità e quella dal produttore agricolo al consumatore (“Farm to fork”).

 

“L’Europa – aggiungono Stefano Ciafani e Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – sta chiedendo con forza all’Italia di varare le riforme indispensabili per superare tanti cronici problemi del nostro Paese. Si parla molto delle necessarie semplificazioni per la transizione ecologica, ma non si capisce ancora quali saranno. Lo stesso si fa a proposito della riforma fiscale, che ci auguriamo possa intraprendere una volta per tutte la strada della riduzione graduale e inesorabile dei sussidi alle fonti fossili. Non si affronta, inoltre, il problema del potenziamento del sistema dei controlli ambientali pubblici per velocizzare le istruttorie tecniche di valutazione dei progetti e per ridurre la concorrenza sleale operata da inquinatori ed ecocriminali. Così come deve essere decisamente potenziato, anche dal punto di vista della rapidità ed efficacia degli interventi, l’approccio alla pesante eredità rappresentata dalle bonifiche dei siti contaminati, a partire da quelli di interesse nazionale e regionale”.

 

L’altra grande riforma da adottare, di cui non si fa menzione nel Piano, è quella relativa a nuovi strumenti di partecipazione e monitoraggio civico per realizzare le opere pubbliche e gli impianti, coinvolgendo i territori grazie al dibattito pubblico e all’inchiesta pubblica sulle opere della transizione ecologica. Lo stesso iter di definizione del PNRR prima del suo arrivo in Parlamento è stato caratterizzato da un’assenza di percorsi partecipativi, come già accaduto con l’esecutivo precedente.

“Le prossime settimane, speriamo caratterizzate da un dibattito e un confronto aperto, quasi del tutto assente fino ad oggi, saranno decisive – concludono Ciafani e Prino – per apportare ulteriori modifiche migliorative ed evitare scelte sbagliate, per le quali confidiamo in un nuovo aggiustamento di rotta sotto la guida delle istituzioni europee. Non possiamo permetterci in alcun modo di perdere questa straordinaria occasione per rendere l’Italia un paese davvero più verde, innovativo e inclusivo”.

Ponzano Monferrato diventa ‘Comune Amico delle Api’

DAL PIEMONTE   Ponzano Monferrato diventa ‘Comune Amico delle Api’. La giunta, su proposta del sindaco Paolo Lavagno, ha deliberato di aderire alla campagna di sensibilizzazione ‘CooBEEration Campaign’, lanciata nel 2015 nell’ambito di un progetto per creare una rete di per l’apicoltura, la biodiversità e la sicurezza alimentare.

Si tratta di un progetto finanziato dall’Unione Europea, realizzato da Felcod Umbria, Apimed – Federazione degli apicultori del Mediterraneo, Università di Bologna, Università di Torino, Inat – Istituto nazionale agronomico di Tunisi, Undp – Programma di sviluppo delle Nazioni Unite. “Entrando a fare parte di questa iniziativa – dice il sindaco Paolo Lavagno si assume l’impegno di sostenere nella propria comunità lo sviluppo delle attività apistiche in maniera diffusa sul territorio, includere ed incrementare nella pianificazione del verde pubblico la coltivazione di specie vegetali gradite alle api, porre grande attenzione ai trattamenti sulle alberate, da evitare in fioritura e in presenza di melata, ridurre progressivamente, sino ad eliminarlo, l’uso di erbicidi nella manutenzione dei cigli stradali e negli spazi pubblici”. L’azione per ecosistema sostenibile non si ferma qui in quanto c’è anche l’impegno a promuovere una riflessione sull’utilizzo degli agro-farmaci in agricoltura ed il loro impatto su ambiente e salute,  sul rigoroso rispetto della legge regionale che vieta di eseguire qualsiasi trattamento con erbicidi e fitofarmaci alle piante legnose ed erbacee di interesse agrario, ornamentali e spontanee, ad intraprendere la lotta alle zanzare concentrandosi sulla prevenzione e privilegiando interventi larvicidi basati sull’uso di prodotti biologici, a promuovere e sostenere iniziative a favore dell’apicoltura, sensibilizzando il valore del bene comune che essa rappresenta. Quindi si tratta di interventi che vanno molto ai di là della semplice apposizione dei cartelli che dichiarano l’adesione all’iniziativa ma incidono su una migliore qualità del rapporto uomo/ambiente.

Massimo Iaretti

Marazzato in prima linea nella tutela dell’ambiente

L’Ad del ‘Gruppo’: “Innovazione e sperimentazione da sempre al centro della politica aziendale a favore dell’ambiente”.

Nella settimana tradizionalmente dedicata alla celebrazione del valore del lavoro, il ‘Gruppo Marazzato’, prossimo al compimento dei settant’anni di attività, azienda leader nelle bonifiche ambientali e specializzata nella raccolta, gestione e smaltimento di rifiuti solidi e liquidi (oltre che di amianto e FAV) presenta gli ultimi ritrovati del proprio parco mezzi operativi sempre in costante aggiornamento e in linea con le più recenti acquisizioni della migliore tecnologia al servizio dell’ambiente.

Un tris di veicoli tutti in gamma Euro 6D che segnano un’accelerazione qualitativa rispetto agli standard abituali del mercato, poiché “La politica aziendale da sempre verte su innovazione e pionierismo, alla ricerca del massimo prodotto esistente. Motivo per cui ogni anno destiniamo ingenti risorse all’aggiornamento delle varie categorie di mezzi pesanti impiegati nella realizzazione dei molteplici servizi offerti alla clientela puntando sulla qualità e novità degli allestimenti”, esordisce Luca Marazzato, Ad della storica impresa italiana di cui condivide la guida insieme ai fratelli Alberto (General Manager) e Davide (Head of Sales) ereditata dal padre Carlo (oggi il più grande collezionista europeo di camion d’epoca) e dall’indimenticato nonno Lucillo, il fondatore.

Tra le recentissime novità approdate a Borgo Vercelli, dove è ubicato l’headquarter di Marazzato (che conta su più sedi operative anche nel resto del Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia e circa 300 dipendenti), spicca in primis di un ‘escavatore a risucchio’ di ultimissima generazione. Una macchina “che consente di effettuare scavi in maniera innovativa. Al posto della classica benna meccanica troviamo invece un braccio operatore posteriore dotato di cinque movimenti indipendenti pilotati proporzionalmente, che permette di aspirare su tutta la zona posteriore del veicolo senza necessità alcuna di doverlo spostare. Braccio collegato a una pompa a vuoto dalle potenze significative in grado di staccare, strappare e aspirare la terra e i materiali da rimuovere nel rispetto dei sottoservizi proprio nel punto esatto in cui si trovano”, approfondisce Luca Marazzato. Uno strumento utilissimo in raffinerie o contesti industriali e urbani delicati in cui lo scavo tradizionale può comportare un pericolo di rottura involontaria di tubazioni, condutture e fasci di cavi in corrugato. “Un metodo meno invasivo, ma decisamente più efficace in superfici frequentate da più elementi di diversa natura e funzione che le attraversano in modo importante. Ne esistono al momento pochi esemplari in tutto il Nord Italia, e sono davvero preziosi per usi complessi ove occorre una certa cautela e destrezza, per via dei quali la spesa si giustifica in rapporto a un impiego massimamente finalizzato, preciso e puntuale”, precisa il manager. “Il mezzo, allestito su telaio ‘Volvo’, marchio prestigioso con cui collaboriamo sin dagli anni Settanta”, puntualizza l’Amministratore Delegato, “capace di aspirare e soffiare, spingere, permette di operare su scavi anche fino a 60 metri di altezza grazie a un apposito kit di prolunghe. Una funzione utilissima per la manutenzione dei giardini pensili urbani in cui spesso si rende necessaria prima l’operazione di rimozione della terra, seguita poi a ruota dal suo contestuale riposizionamento, eliminando il faticoso lavoro a mano”. Un esemplare che va a completare e innovare la gamma inaugurata il decennio scorso, quando ‘Marazzato’ fu tra i primi in assoluto in Italia a sperimentare con successo questo moderno tipo di tecnologia.

Dulcis in fundo, “Siamo tra i primissimi in Italia, nel settore ecologia e ambiente, a sperimentare un ‘Iveco Natural Power’ alimentato a LNG, Liquefied Natural Gas, carburante che riduce di molto l’impatto inquinante dei camion e di cui nel Nord Italia, area in cui prevalentemente operiamo, esiste già una buona rete di distribuzione stradale di punti di rifornimento”, amplia ancora il discorso Luca Marazzato. “Il gas naturale è il carburante più ecologico per i motori a combustione interna, in grado di portare significativi vantaggi ambientali: migliora la qualità dell’aria a livello locale, eliminando quasi totalmente gli inquinanti atmosferici (-70%Nox, -96%PM, -90%NMHC), contrastando al contempo il riscaldamento globale. Riduce inoltre di molto le emissioni di Co2, circa il 15% in meno rispetto al diesel, attenuando al contempo anche il rumore (-3db) e ridimensionando così l’impatto acustico del traffico stradale. La nostra motrice è impiegata con un semirimorchio a vasca o cisterna, a seconda rispettivamente della movimentazione presso i nostri stabilimenti di rifiuti solidi o liquidi. Siamo fieri, come ‘Gruppo Marazzato’, di aver contribuito alla sperimentazione di tale nuova tecnologia di trazione per compiere un’attenta valutazione di prodotto avendo ricevuto nel tempo mezzi in prova a marchio ‘Iveco’, ‘Scania’ e ‘Volvo,’ ovvero i tre stimati player automobilistici che hanno inaugurato tale settore, e con cui abbiamo altresì scritto nei decenni pagine importanti del nostro percorso storico e industriale”.

Ma c’è di più. “Nel 2021 attendiamo inoltre ancora un altro, nuovissimo mezzo”, anticipa infine Luca Marazzato. “Si tratta di un mezzo-spurgo anch’esso su telaio ‘Volvo’ dotato di un allestimento operativo ‘Mitsubishi Fuso Canter 60 ’ alimentato a batterie in grado di assicurare sino a otto ore di funzionamento continuo grazie a un sistema di ‘Intelligent Energy Management’ di ultima concezione che consente di utilizzare i vari organi in modo indipendente tra loro senza componentistica meccanica utilizzando soltanto l’energia necessaria, garantendo così un risparmio energetico.
Molteplici i vantaggi, tra cui risparmio dal 35% al 50% di carburante, riduzione del livello sonoro (massimo 75 dB), assenza di inutili sprechi di energia, minor usura e riduzione dei costi di manutenzione grazie ai pochi organi meccanici e possibilità di lavoro a motore veicolo spento tramite l’utilizzo delle più moderne batterie al litio, “eliminando altresì – prosegue il manager – la formazione di CO2 nelle aree di lavoro industriali sia interne che esterne. Il camion dispone altresì di una presa per l’allacciamento funzionale alla rete di alimentazione elettrica a 380V sia per la ricarica delle batterie che per il prosieguo dell’operatività al di là della propria autonomia di funzionamento specifica. Un veicolo frutto del nostro know-how maturato in anni di ricerca a favore del miglior e più rapido soddisfacimento delle esigenze di chi ci dà quotidianamente fiducia e lavoro, in un’ottica di ascolto preventivo e conseguente razionalizzazione delle necessità dell’utenza”, conclude soddisfatto l’Ad del ‘Gruppo Marazzato’”.
Tra le prossime tappe nell’evoluzione dell’azienda piemontese, anche l’installazione di un sistema di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici sia civili che industriali presso tutti i propri impianti e sedi.

Riprendono le escursioni del CAI Torino

La Francia allunga la vita a 16 centrali nucleari di confine

Lo scorso 14 gennaio, su sollecitazione di Greenpeace, l’allora Ministero dell’Ambiente ha inviato una nota alle autorità francesi per chiedere una consultazione transfrontaliera sul progetto di prolungare di dieci anni l’operatività di trentadue vecchi reattori. Sedici di questi impianti distano meno di 200 chilometri dai confini italiani.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – “Queste vecchie centrali sono pericolose già adesso e nessun miracolo riuscirà mai a portarle agli standard di sicurezza oggi richiesti” dichiara Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Che i cittadini italiani siano “parte interessata”, ai sensi della Convenzione di Espoo è ovvio. In particolare, i cittadini di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia saranno esposti con questa decisione a rischi notevoli nei prossimi dieci anni”.

La Convenzione di Espoo, adottata nel 1991 e oggetto di successivi emendamenti, richiede ai governi di garantire la possibilità anche ai cittadini degli Stati confinanti – che potrebbero essere danneggiati da un progetto – di partecipare a una procedura di consultazione (“consultazione transfrontaliera”) sulle attività proposte. Ancora, la Convenzione prevede che su questioni rilevanti – come è di certo il prolungamento di dieci anni di decine di centrali nucleari – deve essere effettuata una accurata Valutazione di Impatto Ambientale che il governo francese rifiuta di avviare.

Queste omissioni sono state correttamente segnalate dalla nota inviata dall’allora Ministero dell’Ambiente alle autorità francesi. “Dopo tre mesi di silenzi chiediamo al ministro Cingolani, non solo di protestare con il governo francese  – ha dichiarato Ivan Novelli, presidente di Greenpeace Italia- ma anche e soprattutto di avviare le necessarie procedure di reclamo presso gli organi competenti per le infrazioni della Convenzione di Espoo”. Greenpeace Francia ha già inviato analoga richiesta al Segretariato della Convenzione.

Per questo, Greenpeace invia il briefing “Francia: vecchi reattori, nuovi rischi nucleari” ai Presidenti di Regione, agli assessori dell’Ambiente e della Sanità e ai Presidenti dei Consigli Regionali di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, chiedendo loro di attivarsi per reclamare, per i propri cittadini, trasparenza e partecipazione.

StopGlobalWarming.eu, la Mole si tinge di verde

Con una maxi proiezione speciale sulla Mole, il Comune di Torino annuncia la propria adesione formale a StopGlobalWarming.eu, l’Iniziativa Europea dei Cittadini che ha l’obiettivo, al raggiungimento di 1 milione di firme entro il 22 luglio 2021, di obbligare l’UE ad esprimersi sulla proposta di far pagare le emissioni di CO2, spostando le tasse dalle risorse umane alle risorse naturali.

 

Una delegazione del Comune, che ha già approvato all’unanimità in consiglio comunale il sostegno all’iniziativa, insieme ai promotori della stessa coordinata da Lorenzo Mineo, ha schiacciato ieri sera il pulsante per dare il via alla proiezione del logo StopGlobalWarming.eu sulla facciata della Mole. La città di Torino si unisce così, a Roma, Milano, Firenze, Napoli, Palermo, Bari, Dublino, Francoforte e ad oltre 100 comuni italiani ed europei a sostegno della campagna, lanciando un messaggio forte per fermare il cambiamento climatico, invitando i cittadini a firmare una proposta concreta per il futuro del pianeta.

 

La proiezione durerà ancora per tutta la giornata del 22 Aprile, Giornata Mondiale della Terra.

Comunità energetiche: “il Piemonte esempio virtuoso”

Gse e Regione Piemonte hanno organizzato un seminario on line per presentare lo stato della normativa nazionale e le sperimentazioni in corso in Piemonte. Marnati: “Sul territorio piemontese si stanno organizzando numerosi esempi virtuosi di comunità energetiche”

 

Comunità energetiche, un modello innovativo per la produzione, l’autoconsumo, l’accumulo e la vendita di energia proveniente da fonti rinnovabili nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e della transizione energetica. Da dicembre 2020 sono in vigore disposizioni e incentivi per sviluppare i sistemi collettivi di autoconsumo da fonti rinnovabili e, con la pubblicazione delle regole tecniche del Gse (Gestore servizi energetici), si è completato il quadro. E proprio per fare il punto della situazione, per accelerare la sperimentazione e per informare i consumatori sulla possibilità di avere un ruolo attivo nella gestione della propria spesa energetica, il Gse in collaborazione con la Regione Piemonte e con gli attori locali interessati (Anci e Uncem regionale, Ance Piemonte e Valle d’Aosta, Anaci, Fiopa, Enti promotori di progetti di comunità energetiche locali Energy Center del Politecnico di Torino ed Environment Park), ha organizzato un seminario on line.

“Numerosi sono gli esempi di comunità energetiche che si stanno organizzando sul territorio – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati, nel portare i saluti della Regione – tese a valorizzare risorse e specificità”.

Esempi virtuosi sono l’esperienza di Barge, nell’ambito del raggruppamento dell’Associazione Comunità Energetica del Monviso, quelle delle valli Maira e Grana, del pinerolese, della Val di Susa e del comune di Magliano Alpi.

“L’obiettivo europeo – ha ricordato – è quello di arrivare a raggiungere nel 2030 una riduzione del 55% delle emissioni di CO2 in atmosfera. Ci sono numerosi investimenti e a seguito dell’approvazione della legge sull’idroelettrico, ci attendiamo un incremento di produzione da fonte idraulica pari al 15% con una razionalizzazione dell’uso della risorsa primaria. Vogliamo salvaguardare l’ambiente e investire sull’economia ma dare, a chi vuole investire, anche i giusti strumenti”.

“Il 2020 è stato un anno di programmazione, ora aspettiamo i fondi che devono ancora arrivare sia con il Recovery Plan, sia con la programmazione europea; quello che serve in questo momento sono progetti immediatamente cantierabili, definitivi e in “rete” per arrivare ad intercettare i fondi europei. In poche parole: concretezza e gioco di squadra per fare sistema”.

Rinasce l’“Orto” del Castello di Miradolo

Prezioso gioiello paesistico progettato dall’architetto Paolo Pejrone, sarà aperto al pubblico dalla “Fondazione Cosso”

San Secondo di Pinerolo (Torino) – Non appena l’emergenza sanitaria lo permetterà, sarà riaperto ai visitatori il grandioso (l’estensione è di oltre sei ettari) Parco storico del settecentesco Castello di Miradolo, sede dal 2008 della “Fondazione Cosso”, guidata da Maria Luisa Cosso e dalla figlia Paola Eynard.

E in quell’occasione il pubblico potrà anche scoprire per la prima volta l’“Orto” del Castello di San Secondo di Pinerolo, suggestiva meraviglia naturale ideata e resa possibile dalla geniale “capacità visionaria” del grande architetto di giardini e “orti felici” che risponde al nome internazionalmente blasonato di Paolo Pejrone. “Da anni – spiega Paola Eynard, vicepresidente della Fondazione – nutrivo il sogno di recuperare la parte rustica del Castello. Per farlo occorreva gran garbo e trovare collaboratori capaci e sensibili per interpretare l’idea di un recupero delicato e rispettoso dei segni del tempo. Questo progetto ha l’obiettivo di tramandare la storia del luogo e, con essa, una vocazione e un sapere antico: ogni spazio nasconde una storia, bisogna solo saperlo ascoltare. Per l’orto, mio desiderio da tempo, ho chiesto aiuto a Paolo Pejrone perchè lui conosce perfettamente quel sapore di casa, di cascina e di agricolo che caratterizza luoghi come questo”. “Genius loci”, dunque, il celebre architetto torinese, alla cui passione e saggia, ma anche estrosa, creatività si devono alcuni dei più importanti e significativi giardini del mondo e a cui la “Fondazione Cosso” dedicherà dal 15 maggio prossimo (e per un anno intero) la mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”. Evento artistico di notevole portata e occasione imperdibile proprio per il ripristino e la messa a nuovo dell’antico “Orto”, dalla forma circolare – armonioso, chiuso e protetto – del Castello di Miradolo.

Affacciato sulla corte rustica dell’antica dimora ne completa l’originaria vocazione agricola ( con stalla, fienile, forno, pollaio e lavatoio ) e si sviluppa intorno all’asse centrale che attraversa il portale d’accesso all’antica “cassina”, l’aia e il Palazzo, fino alla torre rotonda. “Visto dall’alto- prosegue Paola Eynard – appare perfettamente inserito nel disegno del luogo, ritracciato con pietre locali e antiche; lungo il perimetro sono stati inseriti pali di legno di castagno, montati su stele di pietra, come si usava un tempo nelle antiche campagne pinerolesi, con filari di uva bianca lungo la staccionata, e ai piedi fragoline di bosco, garofanini, mughetti, peonie, ellebori e altre delicate essenze”. All’interno, piante orticole e floreali, riproposte tra specie rare e antiche e camminamenti realizzati in “calatà”, la pavimentazione rustica nota come “acciottolato piemontese”. E al centro, una vasca quadrata di pietra, riproposta con vecchi lastroni ritrovati al Castello. “La riproposizione dell’orto – conclude Maria Luisa Cosso – si inserisce in un programma ampio che la Fondazione Cosso dedica per i prossimi mesi ad attività didattiche, incontri letterari e divulgativi per approfondire i temi del paesaggio, dell’ambiente e della biodiversità. Con l’occasione, per la prima volta, saranno visitabili gli edifici rustici, nucleo più antico della proprietà. Ricerche d’archivio rivelano che già nel Seicento esisteva una ‘cassina’, corredata da ampi terreni, vigne e frutteti, di proprietà della famiglia Macello, poi Massel di Caresana, intorno alla quale sarebbero poi sorti il ‘palazzo’ e il ‘giardino’ di Miradolo, tra il XVIII e il XIX secolo”. Nei prossimi mesi questi spazi torneranno a raccontarsi.

Per info: tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.it

g. m.

Nelle foto
– “Orto” del Castello con drone
– Paola Eynard e Maria Luisa Cosso
– Paolo Pejrone

Il patrimonio edilizio di Torino? Vecchio ed energivoro

“Urgono interventi di riqualificazione edilizia in ottica energetica, anche e soprattutto sul patrimonio di edilizia popolare”


Presentati  nei fgiorni scorsi i primi dati della campagna Civico 5.0 di Legambiente: il 60% degli edifici ha più di 45 anni ed è antecedente sia alla prima legge sul contenimento del consumo energetico (1976), che quella per le costruzioni in zone sismiche (1974).

Inquinamento interno (PM2,5, CO2 e COV) e inquinamento acustico sotto le soglie a norme di legge.

Si è svolto  in diretta streaming il primo Forum Energia di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.

Il calcio d’inizio si è dato sul Piano nazionale di Rinascita e Resilienza nazionale e regionale, con la partecipazione del Presidente Nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, del Presidente regionale Giorgio Prino, della deputata Rossella Muroni, dell’Assessore regionale all’ambiente Matteo Marnati, dell’Assessore all’ambiente della Città di Torino Alberto Unia, dei consiglieri regionali Marco Grimaldi e Daniele Valle.

La posizione di Legambiente è stata chiara: il PNRR non sia occasione per svuotare i cassetti di tutti i progetti non realizzati accumulatisi negli anni e non sia utilizzato come semplice gratificazione ai territori. “Ci deve essere una pianificazione generale – hanno concordato Ciafani e Prino, raccogliendo il consenso degli altri relatori – ci deve essere un progetto di fondo, una visione unitaria. Legambiente ha pubblicato e reso pubblico un proprio PNRR (scaricabile al link https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/02/proposte-Legambiente-per-PNRR.pdf) , una serie di opere indispensabili che vanno realizzate per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione ed abbattimento delle emissioni inquinanti. Sono di primario interesse la realizzazione della linea 2 della metro torinese e il ripristino delle 15 linee ferroviarie sospese; un programma di bonifica amianto con sostituzione delle coperture con impianti fotovoltaici e solari; un programma di riqualificazione del territorio, a cominciare dalle aree fluviali; un’opera ampia di bonifica delle falde acquifere dall’inquinamento dai PFAS nella provincia di Alessandria. È necessario ridisegnare gli spazi urbani, cambiare la mobilità nelle città e intraprendere un percorso serio di lotta all’inquinamento atmosferico che affligge Torino e l’area padana tutta. È necessario investire nell’agroecologia, come occasione di presidio e sviluppo, in particolare di aree interne e montane. E, soprattutto, serve un confronto aperto con il territorio e le associazioni, ad oggi completamente assente”.

Progetti e buone pratiche sono state il cuore della seconda sessione del Forum.

Dal silver cohousing del Progetto Villa Mater al ruolo attivo degli atenei nell’azione di efficientamento energetico (Politecnico di Torino); dalle soluzioni green individuate da multinazionali come Saint Gobain alla bioeconomia circolare del progetto Saturno; dall’approccio sostenibile all’utilizzo delle biomasse dei progetti LENO e ProBEST al ritorno del solare termico.

Nella terza sessione si sono presentati i primi dati torinesi della campagna di Legambiente Civico 5.0, dedicata al vivere in condominio in modo nuovo. La fotografia del patrimonio immobiliare torinese è, al pari di quella nazionale, poco rassicurante: il 60% degli edifici ha più di 45 anni ed è antecedente sia alla prima legge sul contenimento del consumo energetico (1976), che quella per le costruzioni in zone sismiche (1974). Abitazioni che dunque non applicano nessuno dei principi di ottimizzazione energetica.

Il super Ecobonus è oggi un’occasione preziosa e Legambiente chiede che venga prolungato al 2025. Ma non è la sola. Restano in piedi altri incentivi (Ecobonus, Sismabonus, Greenbonus…) che possono essere altrettanto allettanti. L’edilizia priva è certo un target, ma non il solo. Si lavori anche sull’edilizia popolare: l’efficientamento energetico, con i risparmi economici che ne derivano può essere una forma di welfare per le famiglie in difficoltà, oltre ad essere un efficace strumento di lotta ai cambiamenti climatici.

I dati completi di Civico 5.0 saranno presentati il 4 maggio 2021.

Il Forum energia di Legambiente Piemonte Valle d’Aosta ha il patrocinio di Comune di Torino, Città Metropolitana di Torino, Consiglio Regionale del Piemonte, Regione Piemonte, Unioncamere Piemonte.

L’evento si svolge in partnership con Saint Gobain (https://www.saint-gobain.it/) , Solarfocus (https://www.solarfocus.com/it) e Rockwool (https://www.rockwool.it/) .