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Grimaldi (LUV): La Giunta non sa essere regista di una vera lotta alla crisi climatica

“Se la Regione intende investire in ricerca e dotarsi di una Strategia Regionale sui Cambiamenti Climatici (SRCC) – come dichiara l’Assessore Marnati – certo non ci opporremo, ma ridurre le emissioni di inquinanti e gas climalteranti è possibile già ora, in base ai tanti studi esistenti, che indicano chiaramente la direzione in cui muoversi e danno la misura della lentezza della politica nazionale e locale: per mantenere l’aumento della temperatura sotto i livelli previsti dagli accordi internazionali dovremmo decarbonizzare a un ritmo cinque volte più veloce di quello attuale” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, alla luce degli eventi atmosferici estremi che in queste settimane hanno travolto il Piemonte, costringendolo a chiedere per due volte lo stato di emergenza.

 

“Laddove l’UE indica l’obiettivo minimo del 37% di spesa per il clima per ciascun Paese – per limitare le emissioni di gas climalteranti del 55% entro il 2030 e azzerarle entro il 2050 –, la Regione Piemonte non ha ancora stimato quanto i progetti del caotico Recovery Plan regionale ridurranno le emissioni” – prosegue Grimaldi. – “Il PNRR destina solo il 13% alla decarbonizzazione e il Piemonte – anche in questo caso – non ha elaborato alcuna stima degli effetti del suo Piano in tal senso. Infine, c’è una decisione che si potrebbe prendere immediatamente e che non è stata assunta: ridurre la velocità delle auto, un’azione che manderebbe subito un segnale a tutti e tutte, non avrebbe costi e ridurrebbe le emissioni dei trasporti del 10-15% con effetti immediati. Questa Giunta non ha ancora dimostrato di sapersi porre alla regia di una lotta vera e coraggiosa alla crisi climatica, mentre tutto il territorio sanguina”.

 

Energia, il “modello Pinerolo” al G20

La prima comunità energetica rinnovabile condominiale d’Italia  realizzata a Pinerolo dalla società pubblica Pinerolese, ACEA ENERGIE NUOVE, nell’ambito del PROGETTO  ENERGHEIA in joint venture con Tecnozenith e in collaborazione con l’Energy Center del POLITECNICO DI TORINO è stata inclusa dall’International Energy Agency fra le best practice mondiali nel report per il G20 di Napoli (https://bit.ly/3i49yt5  a pag. 54 del report integrale in PDF) come modello di transizione energetica.

 

Il modello Pinerolo è stato descritto come buona pratica internazionale all’interno del report e citata al pari di altre best practice internazionali quali la Smart City di Jakarta con la gestione intelligente del traffico pubblico o dei parcheggi o Vancouver con la dotazione obbligatoria in tutti gli edifici di colonnine per la ricarica delle auto elettriche.

 

La case history viene citata come modello a livello mondiale da replicare per creare smart cities partendo dalle comunità energetiche realizzate all’interno degli edifici residenziali: il cittadino- condòmino diventa protagonista attivo della transizione energetica.

 

Una importante rivoluzione in termini di inclusione sociale, se si considera il risparmio in bolletta energetica generato per i cittadini. Solo in Italia ci sono 1.200.000 condomìni, all’interno dei quali vivono 20 milioni di persone: partire dai condomìni significa creare le condizioni per la rigenerazione urbana sostenibile in Italia.

I condomìni efficientati tramite ENERGHEIA sono praticamente autonomi in termini di fabbisogno di energia elettrica e riscaldamento/raffrescamento in quanto autoconsumano per il 90% quanto prodotto dall’impianto fotovoltaico e dal solare termico sul tetto.

 

Questo modello Pinerolese di Comunità Energetica rinnovabile condominiale rientra pienamente fra gli obiettivi citati nella Call for action allo sviluppo di modelli di business inclusivi, espressa nel Comunicato congiunto finale dei Ministri dell’Ambiente del G20 nella quale si richiama all’uso di risorse circolari e sostenibili. Come citato nel comunicato finale, per raggiungere questa visione bisogna incoraggiare unuso sostenibile delle risorse naturali, minimizzare rifiuti ed emissioni, rigenerare ecosistemi, dotarsi di supply chain sostenibili, e creare modelli di business sostenibili e socialmente inclusivi. Incoraggiamo gli sforzi per dotarsi di strumenti e incentivi significativi per  sostenere le città nel procedure e avanzare verso questi obiettivi, in un modo socialmente inclusivo coerente con gli Qbiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (ndr Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite) in particolare l’obiettivo 11 e 12 così come la New Urban Agenda per migliorare l’efficienza nell’uso di risorse e approcci circolari”.

 

 

Proprio in questa direzione va la Associazione ATENES AUC, Associazione per la Transizione
Energetica Equa e Sostenibile attraverso l’Autoconsumo Collettivo
www.atenesauc.eu nata per diffondere, fare conoscere e stimolare la replicazione in Italia di questo nuovo modello delle Comunità Energetiche Condominiali come via maestra per contrastare la povertà e facilitare l’inclusione sociale e attuare la transizione energetica.

 

 

 

Venaria, in arrivo più di 2000 nuovi alberi

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2676 PIANTE PER COMBATTERE LA CO2

La Città metropolitana di Torino ha ottenuto il finanziamento per il bando di progettazione per gli interventi di riforestazione previsti dal Decreto del Ministero per l’Ambiente.
Uno dei 5 progetti interessa l’ambito Corona Verde – Tangenziale Verde e interessa tre comuni Settimo, Mappano e Venaria Reale, in cui sono presenti grandi aree di proprietà pubblica per le quali già in passato, grazie ai finanziamenti del programma Corona Verde, sono state avviate azioni di riforestazione urbana e periurbana.

La Città di Venaria Reale ha individuato, a seguito di analisi di compatibilità con le linee guida del bando, le aree incluse nel corridoio verde che costeggia la collina anti rumore lungo la Tangenziale, nei quartieri Rigola, Altessano e Salvo D’Acquisto, al fine di riqualificare la collina stessa e creare una fascia verde per compensare gli effetti negativi e gli impatti della grande infrastrutture.

Commenta il sindaco Fabio Giulivi «Una bella notizia la vittoria di questo finanziamento, perché ci consentirà di avere una città sempre più verde, manutenzione compresa!».

I progetti definitivi sono stati redatti sulla base delle normative vigenti, con la descrizione delle aree destinate ad ospitare le piantagioni arboree e arbustive in termini fisici (clima, litomorfologia), biologici (flora, fauna, vegetazione reale e potenziale), ecologici (situazione contestualizzata dal punto di vista dello stoccaggio di CO2 e della qualità dell’aria e di rimozione degli inquinanti atmosferici), pedologici e paesaggistici, anche in relazione alla cronologia degli interventi.

La stima dei benefici ambientali attesi in termini di cattura e stoccaggio della CO2 e rimozione degli inquinanti atmosferici, è stata effettuata facendo riferimento alle linee guida dell’International Panel on Climate Change e alle più aggiornate metodologie e procedure di computo, sviluppate da Enti e istituti di ricerca pubblici italiani o di altri paesi dell’Unione Europea.

Il progetto comprende il piano di gestione e di manutenzione delle nuove aree verdi realizzate per almeno i 7 anni successivi che sarà garantito dal soggetto affidatario dei lavori a propria cura e spesa.

Complessivamente il progetto per Venaria Reale coinvolge una superficie di 71.013 mq, di cui circa 4.460 mq netti oggetto del rimboschimento (al netto delle superfici con copertura arboreo-arbustiva già esistente) e prevede i seguenti interventi:

– messa a dimora di 2.676 alberi, di cui 268 pioppelle, e 892 arbusti;
– intervento di miglioramento forestale e riqualificazione paesaggistica di una scarpata, con intervento su una porzione pari a 700 m di lunghezza (su un totale di 1500 m) e larghezza media di 11 m.

Si prevedono, inoltre, i seguenti interventi di tipo accessorio per il Sub-Ambito 2:

– realizzazione di 130 m di chiudenda di delimitazione e protezione degli impianti;
– dotazione di 3 tavoli da picnic;
– realizzazione di 260 m di percorso su ghiaia con larghezza di 1,5 m.

Si prevedono anche, per il Sub-Ambito 4, l’interramento di una linea telefonica per la lunghezza di 220 m e la dotazione di 3 bacheche informative distribuite nei diversi ambiti di intervento.

Efficienza energetica degli edifici pubblici, Comuni più “green” con i fondi del Pnrr

PNRR, la Regione supporta gli Enti locali per la formulazione di progetti  

La Giunta ha approvato alcune misure di accompagnamento alla progettazione. L’assessore Marnati: “Stiamo entrando nel vivo della grande stagione dei fondi europei. Serve metodo e coordinamento”

La Regione al fianco degli Enti locali per accompagnarli nella formulazione di progetti strategici e cantierabili per accedere ai finanziamenti disponibili nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) o all’interno dei fondi strutturali per la programmazione 2021-2027.

Le schede relative alla Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica – investimenti in materia di “Efficienza energetica e rinnovamento degli edifici”, rappresentano il 26,8% del totale e il 51% degli investimenti complessivi dell’intera Missione 2, per un totale di 9,36 miliardi di euro e 763 progetti presentati

La maggior parte di questi progetti riguarda il patrimonio edilizio di Enti locali, spesso di piccolissima dimensione, e presenta valenze multiple che spaziano dalla tutela dell’ambiente alla valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale, passando per la coesione sociale. Si tratta in prevalenza di edifici comunali e scolastici che necessitano di interventi urgenti, anche in termini di sicurezza sismica.

Tuttavia, la maggioranza di queste idee progettuali necessita di approfondimenti utili per individuare le effettive necessità finanziarie e una corretta valutazione del rapporto costi-benefici.

La Giunta ha quindi approvato alcune misure di accompagnamento alla progettazione utili a promuovere l’incremento delle capacità progettuali degli Enti locali, dirette a sviluppare una visione strategica dei progetti che tenga conto della sostenibilità ambientale, della riduzione degli impatti ambientali e della lotta al cambiamento climatico. Tali misure accompagnano l’incremento della capacità progettuale degli Enti locali con iniziative dedicate, anche attraverso, laddove possibile, specifici bandi.

Infine si intende favorire l’utilizzo da parte degli Enti locali della Piattaforma “Felicity” di iiSBE Italia, struttura di supporto tecnico di ITACA, quale strumento preliminare di analisi per la costruzione delle strategie di area anche attraverso azioni di comunicazione, supporto e formazione, tenuto conto che l’utilizzo di tale piattaforma è a titolo gratuito fino al 31 dicembre 2025 per gli Enti locali che ne facciano richiesta ad iiSBE Italia.

“Stiamo entrando nel vivo della grande stagione dei fondi europei – commenta l’assessore regionale all’Ambiente, Matteo Marnati – Serve metodo e coordinamento per poter attrarre al meglio le risorse disponibili”.

90 mila tonnellate di pneumatici fuori uso gestiti da Ecopneus

Dieci anni di strategia green e circolare al servizio del Paese:

In Piemonte oltre 90 mila tonnellate di Pneumatici Fuori Uso gestiti da Ecopneus in 10 anni di attività

nell’ultimo decennio in Piemonte l’equivalente in peso di oltre 10 milioni di Pneumatici Fuori Uso sono stati raccolti e riciclati da Ecopneus, la società senza scopo di lucro principale operatore della gestione dei PFU in Italia (circa il 60% del totale)

Oltre 2.200 km chilometri di strade “silenziose”, che resistono a buche e fessurazioni e che quindi durano anche di più oppure più di 500 innovativi campi da calcio di ultima generazione, performanti, sicuri e sostenibili. Sono quelli che si potrebbero realizzare con il recupero delle oltre 90 mila tonnellate di Pneumatici Fuori Uso raccolte e recuperate solo in Piemonte nella filiera Ecopneus in 10 anni di attività, equivalenti in peso a oltre 10 milioni pneumatici da autovettura.

Questi i risultati nella Regione dei primi 10 anni di attività di Ecopneus, società senza scopo di lucro principale operatore della gestione dei Pneumatici Fuori Uso in Italia, diffusi in occasione della presentazione del Rapporto di Sostenibilità, elaborato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. La società, responsabile di circa il 60% dei PFU generati ogni anno in Italia, gestisce mediamente ogni anno circa 200.000 tonnellate di PFU, l’equivalente in peso di circa 22 milioni di pneumatici per automobile.

In 10 anni di attività in Piemonte Ecopneus ha raccolto e recuperato oltre 90 mila tonnellate di Pneumatici Fuori Uso effettuando mediamente ogni anno circa 4.200 missioni di raccolta presso gommisti, stazioni di servizio e autofficine della Regione.

Risultati importanti che confermano la validità di un sistema che ha profuso un impegno unico nel panorama nazionale e che grazie al contributo di tutti gli attori coinvolti ha portato negli anni un beneficio concreto alla collettività e all’ambiente promuovendo con forza un sempre maggiore impiego della gomma riciclata in tante applicazioni utili per la vita quotidiana e favorendo lo sviluppo di una cultura del riciclo e della sostenibilità.

“Continueremo a fare innovazione dedicando grande attenzione alla ricerca e contribuendo allo sviluppo della cultura della sostenibilità attraverso attività di informazione e formazione, con lo scopo di massimizzare i benefici per la collettività derivanti dal recupero dei Pneumatici Fuori Uso” – ha dichiarato il Direttore Generale di Ecopneus Federico Dossena “Negli anni Ecopneus si è fortemente impegnata per lo sviluppo dei mercati di sbocco della gomma riciclata, un materiale elastico, resistente all’usura, agli agenti atmosferici e chimici, che se inserita in un circuito virtuoso come quello che abbiamo costruito può fare davvero la differenza e contribuire all’economia circolare di molti settori, dall’edilizia, all’industria, allo sport, alle infrastrutture”

 

Al livello nazionale dal 2011 ad oggi Ecopneus ha gestito 2.220.090 tonnellate di Pneumatici Fuori Uso (come il peso di 20 super portaerei), 130 mila tonnellate in più rispetto agli obiettivi di legge (+6% in media ogni anno) ed effettuato oltre 700 mila missioni di raccolta presso circa 25 mila gommisti registrati su tutto il territorio nazionale, con un impegno straordinario per gli interventi negli stock storici e per il prelievo straordinario dei PFU abbandonati nei territori della Terra dei Fuochi, per un totale di 87 mila tonnellate di PFU prelevati.

Crollo delle immatricolazioni di autobus in Piemonte: -30% nel 2020 Ma Torino regge

Torino segna solo -7,8%. L’elettrico è la seconda fonte di alimentazione nel trasporto persone. Nel capoluogo oltre il 40% dei mezzi appartiene alle categorie Euro 5 e 6. Trasporto merci, targhe giù del 19,5%

 

Tra chiusure, blocchi alla circolazione e restrizioni dovute all’emergenza sanitaria ed economica in atto, il 2020 è stato un anno difficile anche per il mondo del trasporto merci e persone su strada. Lo storico brand Continental  ha realizzato un Osservatorio sui macro trend del trasporto pesante con l’obiettivo di fornire una panoramica del settore sia a livello nazionale, sia a livello locale. Per capire quanto ha inciso la pandemia sullo sviluppo del comparto dei mezzi pesanti in Piemonte, l’Osservatorio ha analizzato i dati relativi alle nuove immatricolazioni, ai tipi di alimentazione, all’anzianità e alle categorie Euro* del parco circolante in Regione e nelle singole province.

 

Immatricolazioni trasporto persone: Piemonte -30%, Torino solo -7,8%

Nel 2020 in Italia le immatricolazioni di mezzi pesanti per il trasporto merci con oltre 16t sono state 19.616, il 14,2% in meno rispetto al 2019. Peggiora leggermente la situazione in Piemonte, regione che registra -23,5% e passa da 1.850 a 1.415 nuove targhe. Torino segna 595 nuove registrazioni e chiude il 2020 a -19,5%.

 

Nel trasporto persone, le immatricolazioni di autobus di oltre 3,5t in Italia sono passate da 4.935 del 2019 a 3.404 del 2020 (-31%). In questo caso il calo del Piemonte è in linea con la media nazionale e tocca il 30%, con 224 nuovi bus immatricolati. Tra le province, Torino fa registrare la diminuzione più lieve con 166 registrazioni e solo un -7,8%.

 

Alimentazione autobus: bene l’elettrico

Lo scorso anno, il parco circolante di autocarri merci in Italia ha raggiunto le 4.221.718 unità. La quasi totalità di questi sono alimentati a gasolio (91,6%); i rimanenti sono a benzina (4,6%), a metano (2,2%), a benzina e gas liquido (1,2%), ibridi ed elettrici (0,1% ognuno). Stesso schema in Piemonte: sul podio gasolio, benzina e metano (91,42%, 4,81% e 1,84%), mentre ibrido ed elettrico ben al di sotto dell’1% (0,14% e 0,10%). A Torino benzina e metano salgono a 5,3% e 3%, con ibrido ed elettrico entrambi allo 0,2%.

 

Il parco autobus nel nostro Paese registra nel 2020 99.883 unità. Anche in questo contesto la maggioranza dei mezzi in circolazione sono a gasolio (93,7%), seguiti però dal metano (4,8%). Sotto l’1% rimangono l’elettrico, il benzina, benzina e gas liquido e l’ibrido. Il gasolio regna anche in Piemonte (92,3%) seguito dal metano (5,7%). L’elettrico è la terza fonte di alimentazione e supera benzina e ibrido (1,2% vs 0,5% e 0,1%). Nel capoluogo salgono le quote di autobus a metano e a batteria (8,6% e 1,9%) e rimangono sotto l’1% quelli ibridi e a benzina (0,2% e 0,5%).

 

A Torino solo un autocarro su 9 ha più di 30 anni

La fascia di anzianità maggiormente rappresentata all’interno del parco circolante italiano di mezzi pesanti per il trasporto merci è quella da 10 a 15 anni (18,9%), seguita dai 15-20 anni (17,9%) e 20-30 anni (15,7%). Anche il Piemonte segue la stessa graduatoria con la preponderanza della fascia 10-15 anni che arriva al 20,4%. Il 12% del parco è sopra i 30 anni di età e il 20,6% sotto i 5.

A Torino la percentuale di autocarri di massimo 5 anni di età sale a 22,2%, e quella dei mezzi più anziani scende all’11,9%.

 

Considerando il parco autobus nel nostro Paese, emerge che quelli più recenti (da 0 a 5 anni) sono il 19,4% del totale, mentre quelli più vecchi, di oltre 20 anni, il 25,7%. Nella fascia intermedia da 5 a 20 anni, si colloca la maggior parte del parco circolante. In Regione l’incidenza della fascia più recente si abbassa al 18,1%, mentre quella dei veicoli più datati scende al 18,9%. Il distacco tra le due fasce è lieve anche nel capoluogo dove il 19,2% del parco è di massimo 5 anni e il 18,6% oltre i 20.

 

A Torino oltre il 40% di bus è Euro 5 o 6

Dall’analisi della categoria Euro dei mezzi pesanti per trasporto merci in circolazione a livello nazionale emerge un’importante presenza di veicoli molto recenti (Euro 5 ed Euro 6), che corrisponde al 31,8% del totale; ciò nonostante, quelli più vecchi (Euro 0, Euro 1 ed Euro 2) continuano a coprire una quota superiore (33,3%). Al contrario in Piemonte gli autocarri Euro 0,1 e 2 sono il 29,9%, al di sotto della quota di Euro 5 e 6 (33,3%). Anche a Torino le classi più inquinanti (28,9%) sono meno di quelle più giovani (34,8%).

 

In Italia la percentuale di autobus appartenenti alle categorie Euro 5 ed Euro 6 si attesta al 38,2%. Vi è però ancora in circolazione un’ampia quota di categorie più vecchie, ed Euro 1, Euro 2 ed Euro 3 arrivano al 38,6% del totale. In Regione il 37,3% del parco è Euro 5 e 6 mentre le classi più inquinanti dalla 0 alla 2 si fermano al 23,8%. Percentuali simili a Torino dove le categorie 5 e 6 superano il 40% e quelle più obsolete che si stanziano al 24,6%.

 

Regione, Magliano: in Piemonte 500 siti da bonificare:

“quale impegno dalla Giunta Regionale per restituirli alla comunità?”


Contaminati, non bonificati, potenzialmente nocivi: tra i siti censiti dall’Anagrafe Regionale compaiono la “ex Oma ed ex Chimica Industriale” di Rivalta di Torino, la “Ex Interchim” di Ciriè, la “ex Lerifond” di Givoletto, la “ex Ghia” di Torino e centinaia di altri. Che cosa intende fare, in merito, la Giunta Cirio? Sul tema, che ha a che fare con la salute dei piemontesi. il mio Question Time in Consiglio Regionale.

Siti contaminati. Siti che necessitano di bonifica. Siti potenzialmente pericolosi per la salute dei piemontesi: i luoghi con queste caratteristiche sono cinquecento sul territorio piemontese e il dato, registrato dall’apposita Anagrafe Regionale dei Siti da Bonificare, cresce anno dopo anno.

Altre Regioni si stanno muovendo per affrontare efficacemente, sui rispettivi territori, il tema dei siti da bonificare. La Lombardia, per esempio, ha promosso un bando per l’avvio dei processi di bonifica e di rigenerazione dei siti. E la Regione Piemonte? Che cosa intende fare in merito? Lo chiederò in Consiglio Regionale con un QUestion Time appena presentato a Palazzo Lascaris. In particolare, chiederò informazioni su quali altre azioni intenda mettere in campo questa Giunta, oltre all’impiego delle risorse statali stanziate, per bonificare i siti contaminati e tutelare la salute dei cittadini.

Con la DGR del 16/07/2021 n. 3550 la Regione ha assegnato 4,6 milioni di euro di risorse statali per la realizzazione di interventi di bonifica dei siti della “ex Lerifond” di Givoletto, della “ex Oma ed ex Chimica Industriale” di Rivalta di Torino e della “Ex Interchim” di Ciriè. Il trasferimento delle risorse finanziarie per l’esecuzione degli interventi sarà operato direttamente dallo Stato alle Amministrazioni comunali. Favorire gli interventi di recupero delle aree dismesse, abbandonate o sottoutilizzate oggi compromesse da inquinamento è fondamentale anche per restituire tali aree alla comunità.

Dei 500 siti con procedimento attivo sul territorio regionale, circa 100 si trovano a Torino; circa il 47% dei siti censiti in Anagrafe insiste sul territorio della Città Metropolitana di Torino, il 14% è in Provincia di Novara, il 13% in Provincia di Alessandria, il 6% nelle Province di Biella e di Vercelli, il 5% nelle Province di Asti, di Cuneo e del Verbano-Cusio-Ossola: Oltre il 50% delle cause di inquinamento riscontrate sul territorio regionale è riconducibile alla presenza di sostanze contaminanti attribuibili alla cattiva gestione di impianti e strutture. Le altre principali cause di inquinamento sono riconducibili alla presenza di sostanze inquinanti dovuta alla scorretta gestione di rifiuti (oltre il 20%), eventi accidentali (17%) e, in ultimo, sversamenti accidentali su suolo e acque (8%).

Per legge i siti inquinanti devono essere bonificati a spese del responsabile dell’inquinamento, non sempre però facilmente individuabile: per tutelare la salute dei cittadini in queste situazioni è dunque fondamentale l’intervento delle Istituzioni.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

C’è il bando per la rottamazione di stufe e caldaie a biomassa

Qualità dell’aria

Il bando, aperto  il 20 luglio, è destinato ai cittadini piemontesi. L’Assessore Marnati: “L’obiettivo è quello di contribuire a migliorare la qualità dell’aria e a incrementare l’efficienza energetica”. La misura ha una copertura di 8 milioni 961mila euro.

Otto milioni e 961mila euro per la concessione di contributi a fondo perduto ai cittadini residenti in Piemonte, per la rottamazione di vecchi generatori a biomassa e l’acquisto di nuovi, certificati e innovativi.

“Obiettivo del bando – spiega l’assessore all’Ambiente, Matteo Marnati – è quello di contribuire al miglioramento della qualità dell’aria e all’incremento dell’efficienza energetica. Il bando rientra nell’ambito delle misure previste dal Piano Regionale di Qualità dell’Aria ed è in linea con l’accordo di programma sottoscritto con le altre regioni del Bacino Padano proprio per contrastare le emissioni in atmosfera di impianti a biomassa legnosa ormai vecchi”.

La misura ha una copertura finanziaria garantita da risorse della Regione Piemonte e del Ministero della Transizione Ecologica.

Il bando è stato aperto il 20 luglio. Beneficiari i cittadini residenti in Piemonte che hanno ottenuto l’attestazione di contributo da “Conto termico” al momento della presentazione della domanda; sono ammessi al contributo gli interventi che prevedono la rottamazione di stufe e termocamini o caldaie, per riscaldamento domestico, a biomassa legnosa che hanno una potenza al focolare inferiore a 35 kWt e la loro sostituzione con nuovi generatori caratterizzati da basse emissioni e alta efficienza.

In particolare, è previsto un contributo di 1500 euro per l’acquisto di stufe e termocamini appartenenti alla classe 5 Stelle, 3000 euro per l’acquisto di caldaie, appartenenti sempre alla classe 5 Stelle. Il contributo, a fondo perduto, verrà riconosciuto, fino all’esaurimento delle risorse disponibili, in aggiunta al finanziamento conseguito con il “Conto termico”.

Ulteriori informazioni sono reperibili ai seguente link:

https://bandi.regione.piemonte.it/contributi-finanziamenti/sostituzione-generatori-alimentati-biomassa-legnosa

https://www.finpiemonte.it/bandi/dettaglio-bando/sostituzione-generatori-biomassa-legnosa

Le domande potranno essere presentate a partire dalle ore 9 di martedì 20 luglio 2021

 

Qualità dell’aria, le proposte della Consulta per l’Ambiente

Sono un milione e mezzo gli autoveicoli circolanti a Torino e provincia, senza contare i veicoli commerciali

La cattiva qualità dell’aria che respiriamo ha molteplici cause, nelle quali si fondono aspetti legati all’effetto serra globale e a fonti di inquinamento, per così dire, autoctone. Una sinergia malevola, per la quale però si può e si deve cominciare a fare qualcosa, perché se un albero impiega molti anni a dare frutti, è un motivo in più per non aspettare a piantarlo.

Una metafora citata  durante la riunione delle commissioni Viabilità e Ambiente, coordinata da Roberto Malanca, che ha visto la presentazione di un documento della Consulta comunale per l’Ambiente ( http://consulte.comune.torino.it/ambienteverde/wp-content/uploads/sites/4/2021/07/2021-aria-Proposte-per-migliorare-la-qualita%CC%80-dellaria.pdf ) , contenente alcune proposte operative.  Il traffico automobilistico è una delle principali fonti di CO2 e PM10,  nell’area metropolitana torinese sono censite 1,5 milioni di autoveicoli  – dei quali un terzo diesel –  e un suv consuma in 9 mesi la quantità di aria che un essere umano consuma in una vita intera. Ma il blocco  dei veicoli obsoleti in caso di “sforamento” dei limiti non è molto efficace. Anche perché, spiega la consulta,  ad esempio un Diesel Euro 6 comunque autorizzato a circolare produce solo 9 microgrammi/chilometro di polveri sottili in meno rispetto ad un Euro 5 invece bloccato.

Le polveri sottili, poi, sono costituite anche dall’erosione di asfalto, pneumatici e freni. Per questo la Consulta propone, a fronte di superamenti dei livelli di inquinamento consentiti dalla legge, alcuni provvedimenti  graduabili, come la riduzione del limite di velocità da 50 a 30 km/h ( l’accelerazione fra i 30 e i 50 km è fortemente inquinante, il blocco dei motori di grossa cilindrata a cominciare da quelli turbo e poi, secondo necessità, fino alle piccole cilindrate. Inoltre, diminuire da 80 a 60 km/h la velocità degli autotreni  in  tangenziale, prolungando i tempi di percorrenza di pochi minuti, porterebbe al risparmio di un terzo delle emissioni di CO2. L”adozione di auto elettriche può migliorare la situazione, ma a condizione che l’energia dalle stesse utilizzata non derivi da combustibili fossili. In più, la Consulta per l’Ambiente caldeggia la creazione di nuove rotonde sulle principali direttrici di traffico urbano, propugnando anche modalità di guida più virtuose, ad esempio riducendo le accelerazioni.


Ovviamente, non si tratta solo di intervenire sul traffico automobilistico, la Consulta pone anche la questione del rinnovo degli impianti di riscaldamento, di grande impatto sulla qualità dell’aria, e del loro controllo, oltre ad una limitazione delle temperature erogate, spesso troppo elevate, a partire dagli edifici pubblici. Parallelamente, occorrerebbe limitare l’uso dei condizionatori, che rinfrescano piacevolmente gli ambienti esterni ma scaricano enormi quantità di aria calda all’esterno, contribuendo non poco alla bolla di calore che avvolge le nostre città. E visto che anche il termovalorizzatore del Gerbido incide sulla qualità dell’aria, la Consulta propone la sua chiusura alla scadenza del contratto in vigore, parallelamente ad azioni per la riduzione della quantità di rifiuti prodotti e per ottimizzarne raccolta differenziata  (a Torino è passata in quindici anni dal 36 a circa il 51%, con un +8% nell’ultimo quinquennio) e il conseguente riciclo. Un problema questo che si intreccia con il tema delle discariche ancora in funzione e di quelle chiuse ma che ancora creano problemi ambientali (il regolare post mortem di una discarica si aggira sui trent’anni).

 

Claudio Raffaelli   CittAgorà

Sostenibilità al centro dell’ innovazione: accordo quinquennale tra il Gruppo Lavazza e il Politecnico

Si amplia la collaborazione tra Lavazza e Politecnico con la definizione di progetti condivisi di partnership in ambito di attività di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione e per attività di didattica e formazione. 

Porre la sostenibilità al centro della strategia di innovazione: è questa la sfida alla base dell’accordo quinquennale siglato tra il Gruppo Lavazza e il Politecnico di Torino, che prevede attività nelle aree di Ingegneria e dell’Architettura e Design. Il Gruppo e l’Ateneo, che già da tempo collaborano su numerosi progetti, intendono ampliare le attività congiunte fin qui svolte attivando una collaborazione strategica a lungo termine relativa a generazione di idee, progetti di ricerca, studi di prefattibilità e attività formativa.

L’obiettivo è quello di implementare, attraverso l’attività di Ricerca e Sviluppo, una revisione in chiave sostenibile del prodotto, del packaging e dell’esperienza del consumo del caffè, con un programma di innovazione dei prodotti e dei processi e un piano concreto e misurabile di riduzione dei relativi impatti ambientali.

“Nell’ottica di attuazione dell’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, ma anche in linea con il piano Next Generation EU, la sostenibilità rappresenta ormai il filo conduttore di gran parte delle attività di ricerca del Politecnico di Torino in tutti gli ambiti” – ha dichiarato Guido SaraccoRettore del Politecnico di Torino – “In particolare, nel rinnovare una collaborazione storica come quella tra il nostro Ateneo e un gruppo industriale come Lavazza, da sempre sensibile a queste tematiche, ci è sembrato particolarmente significativo porre la sostenibilità come linea guida per tutti i processi di innovazione su cui andremo a lavorare congiuntamente. Nel percorso verso la sostenibilità, infatti, è ancora più fondamentale il collegamento tra ricerca, territorio e imprese: solo costruendo un rapporto stretto tra tutti questi attori è possibile realizzare il progetto di cambiamento che auspichiamo per i prossimi anni”.

“Per il Gruppo Lavazza oggi la sostenibilità è il detonatore del motore dell’innovazione, che si concretizza nell’uso responsabile delle risorse lungo tutta la filiera e l’approccio “Sustainable by design”, ossia ricercare, sviluppare, testare e attuare azioni per ridurre l’impatto degli imballaggi, delle macchine da caffè e dei processi produttivi sin dalla loro ideazione” – ha dichiarato Antonio Baravalle, CEO del Gruppo Lavazza –  Abbiamo quindi delineato la nostra Roadmap del packaging sostenibile che si propone di rendere l’intero portfolio packaging riutilizzabile, riciclabile e/o compostabile, e la partnership con il Politecnico di Torino, eccellenza internazionale, va proprio in questa direzione”.

L’implementazione della strategia di sostenibilità di Lavazza, quindi, vede impegnato il centro di Ricerca e Sviluppo del Gruppo Lavazza costituito da oltre 110 ingegneri e tecnologi alimentari che lavorano in modalità “open source” con partner di eccellenza in diversi settori.

Lo scopo della rinnovata partnership tra Gruppo Lavazza e Politecnico di Torino sarà conseguire importanti risultati strategici per l’azienda e per l’intero comparto, tra cui lo sviluppo di capsule di caffè innovative e sostenibili o sistemi di gestione e diagnostica da remoto o predittiva delle macchine da caffè.

Questa partnership storica ha già portato a importanti innovazioni, come ad esempio il nuovo pack riciclabile di Lavazza ¡Tierra! 180 g. È stata resa possibile la riciclabilità del packaging superando la tradizionale struttura del film flessibile per l’imballo del caffè e attraverso innovazioni che hanno portato a un’importante riduzione del carbon footprint, pari al 40% in meno rispetto al packaging tradizionale. L’attività di Ricerca e Sviluppo è stata infine messa a terra attraverso una serie di sperimentazioni dirette effettuate negli impianti industriali di selezione e riciclo.

Un altro esempio è il progetto realizzato da Lavazza con il Politecnico di Torino dove, grazie a un device con funzioni di intelligenza artificiale applicato alle macchine da caffè per bar e uffici, ha permesso di monitorare con precisione e in tempi molto rapidi il livello di qualità del caffè, consentendo di intervenire tempestivamente nei casi di necessità, e garantendo così una ancora maggiore qualità di prodotto e di servizio.

La partnership appena siglata prevede inoltre un importante impegno nelle attività di didattica, alta formazione e formazione permanente. Nell’ambito dell’accordo saranno implementati corsi di aggiornamento per i collaboratori Lavazza da parte di docenti universitari ed esperti. Allo stesso modo, i professionisti del Gruppo Lavazza contribuiranno all’attività didattica del Politecnico proponendo agli studenti attività formative sul campo per consentire loro l’importante contatto con il mondo imprenditoriale d’eccellenza.