A sessant’anni dalla rivolta di Lhasa e seicento dalla morte di Lama Tzong Khapa

Il contributo del Tibet all’umanità

Torino, 14 marzo, convegno in Consiglio Regionale

 
Sessant’anni fa, il 10 marzo 1959, scoppiava a Lhasa la rivolta contro l’occupazione cinese. Con la sua sanguinosa repressione, e l’esilio in India del Dalai Lama, per il Tibet aveva termine ogni indipendenza. La Cina lo considera del resto parte integrante della propria identità geostorica.
Nel clima della Guerra Fredda, e poi dopo e fino ad oggi, la causa tibetana è stata in Occidente il simbolo della libertà dei popoli e della vita spirituale che il regime comunista ha soffocato. In quanto tale ha suscitato simpatia e solidarietà, senza che peraltro la situazione sia mutata. La Cina nel frattempo, da immenso paese agricolo, è diventata la grande potenza industriale che è oggi, capace di contendere all’Occidente la supremazia economica e politica mondiale. Sul Tibet è dunque sceso più che mai il silenzio. Neppure la richiesta di un’autonomia culturale, di cui da tempo il governo tibetano in esilio si accontenterebbe, è stata mai accolta. Eppure il Tibet, questa terra inospitale che si distende tra le più alte montagne del mondo, ha davvero un’immensa importanza culturale. Non si spiegherebbe il favore incontrato in Occidente, e neppure i timori del governo cinese, se così non fosse. Può essere importante capirlo bene, a seicento anni dalla morte di Lama Tzong Khapa, il grande riformatore del Buddhismo tibetano, da cui discende la scuola dello stesso Dalai Lama. Può darsi che il futuro geopolitico del mondo non dipenda solo dai flussi della ricchezza, delle risorse energetiche, degli armamenti e dei fenomeni migratori, ma anche dalla consapevolezza delle sue radici culturali e spirituali. Su questa base giovedì 14 marzo alle 17 a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte, avrà luogo un convegno dal titolo Il contributo del Tibet all’umanità. A sessant’anni dalla rivolta di Lhasa e seicento dalla morte di Lama Tzong Khapa. Promosso dallo stesso Consiglio Regionale, tramite soprattutto il Comitato per i Diritti Umani, il Centro d’Informazione Buddhista e l’Osservatorio sul Pluralismo Religioso. I saluti istituzionali saranno di Nino Boeti, presidente del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato regionale per i Diritti Umani. Introdurranno Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato, e Luigi Berzano, Osservatorio sul Pluralismo Religioso. Interverranno Bruno Portigliatti, presidente onorario Unione Buddhista Europea (Tibet, una storia dimenticata), Bhante Dharmapala Thero, monaco di tradizione Theravada (Il Tibet nella storia del Dharma), Anila Lobsang Kunsang, monaca di tradizione tibetana, Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (Lama Tzong Khapa: un filo di interdipendenza tra misticismo, raffinamento logico e scienza della mente)