A due sceneggiatrici francesi il riconoscimento di 50.000 euro

“Madama Reale”, uno sguardo televisivo sugli intrighi alla corte dei Savoia

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Alle autrici francesi Laura Piani e Tara Mulholland va il riconoscimento di 50.000 Euro per sviluppare quel loro progetto – Madama Reale – il cui percorso non è ancor ben delineato, forse non immediato e faticoso, ma che dovremmo vedere sugli schermi televisivi nei prossimi anni

Il successo dei “Medici” ha fatto da apripista e insegna, le varie corone inglesi non sono da meno, e la corte sabauda in quanto a misteri e complotti non ha mai scherzato. Pronti a reclamare per sé una piena attenzione sugli schermi della tivù. Non solo nostrana, ma di tutte quelle europee e oltre che si potranno raggiungere. Piani ha studiato sceneggiatura a Parigi e Roma, ha al proprio attivo titoli e successi, recentemente ha tra l’altro creato una serie in sei puntate per France 2, Philharmonia, ha da poco terminato la stesura di Temps de Chiens e attualmente sta lavorando a una commedia romantica prodotta da The Bureau; Mulholland è nata a Londra e vive a Parigi, traduce e si occupa della revisione di testi cinematografici per varie società di produzione, ha scritto di arte, femminismo e cultura per importanti testate, tra cui The New York Times, Condé Nast Traveller e The Huffington Post. Paolo Tenna, ad di FIP Film Investimenti Piemonte, parla del vincitore – uscito da un bando promosso su scala europea, lanciato nell’autunno del 2017 da Film Commission Torino Piemonte, FIP e Regione Piemonte, che individuasse una vicenda legata alla dinastia sabauda, di alto profilo storico, e che valorizzasse la storia del territorio piemontese e il circuito delle residenze reali: sono stati 247 gli autori che hanno preso parte al contest, presentando un numero finale di 150 concept di serie – come “di un progetto di solido valore editoriale scritto da due talentuose sceneggiatrici francesi”, progetto in pieno sviluppo per la cui produzione sono state interpellate due società pronte ad unire gli interessi francesi ed italiani, “Les Films D’Ici” e la torinese “Lume”. Adesso si tratterà di rintracciare un’interprete appropriata, un regista di piena validità e soprattutto quei canali di coproduzione che possono decisamente tenere alto l’intero progetto. Paolo Damilano, Presidente di Film Commission, parla di “respiro europeo” che circola nel progetto vincitore ed è forse questo il fil rouge immancabile che lo legherà alla figura di Maria Giovanna Battista di Nemours (oggi in bella vetrina nel proprio palazzo di piazza Castello nella mostra, curata da Clelia Arnaldi di Balme e Maria Paola Ruffino, che la vede accanto all’altra Madama, Cristina di Francia). Donna intelligente e ambiziosa, forte e risoluta, legata alle arti e alla cultura, appartenente ad un ramo cadetto dei Savoia, separatosi da quello principale ai primi del Cinquecento, sposa poco più che ventenne Carlo Emanuele II, nel 1665, anche se la prima volontà di Cristina di Francia per il figlio sarebbe stata Francesca d’Orléans, nipote del Re Sole. L’anno successivo dà alla luce il tanto desiderato erede, Vittorio Amedeo: a lui dovrà sostituirsi nella guida del ducato con la morte del marito, per “una febbre terzana doppia ed acuta”. Giovanna Battista è trentunenne, il figlio ha soltanto nove anni. Un rapporto difficile quello successivo tra madre e figlio, e questa lotta per il potere sarà l’anima del racconto televisivo, il suo tessuto, con un figlio che presto mostra tutto il desiderio di esercitare il comando per conto proprio. Giovanna tenterà ancora di far accettare al figlio il matrimonio con l’erede al regno di Portogallo, nell’intenzione non troppo nascosta di pensare ad un varco per i commerci verso l’oceano e verso le terre del sud America, in particolare il Brasile, ma soprattutto per vedere nuovamente liberato un trono che indubbiamente le sta sfuggendo di mano. Non cadrà nella trappola Vittorio Amedeo e la priverà di ogni suo intervento negli affari di Stato. Sarà l’occasione per la duchessa di accrescere i propri interessi nei confronti della città, portando avanti il progetto della “città nuova di Po”, l’ampliamento verso est che ha il suo fulcro nella attuale piazza Carlina, istituendo un nuovo istituto dei prestiti, fondando l’Ospedale di San Giovanni e la nuova sede del Collegio del Gesuiti, delineando il ghetto ebraico. Tra il 1677 e il 1678 fonda tre Accademie, una cavalleresca, l’Accademia Reale, una letteraria e una terza artistica, di pittura e scultura, allargando quegli orizzonti culturali grazie ai quali la corte e Torino potessero entrare in competizione con altre realtà maggiori, Vienna o Parigi ad esempio. “Il contest – sottolinea ancora Antonella Parigi, assessora alla Cultura e al Turismo della Regione – è stato in grado di generare grande interesse, a livello nazionale e internazionale, a conferma del fatto che i temi e le modalità che abbiamo messo in campo hanno incontrato quelli del mondo delle produzioni seriali”.
 

Elio Rabbione

 
 
Nelle foto:
Laura Piani e Tara Mulholland, vincitrici del miglior progetto di serie del contest “I Savoia. La serie”
Giovanni Luigi Buffi (?), “Ritratto equestre di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours”, terzo quarto del XVII secolo, olio su tela, Palazzo Madama – Museo Civico di Arte Antica, Torino