Agliè (TO), 5 ottobre 2024 – Una serata memorabile ha segnato il 50° anniversario dello Studio Tomaino, punto di riferimento nel settore della consulenza del lavoro. L’evento, tenutosi presso il Salone Franco Paglia di Agliè, ha visto la partecipazione di numerosi ospiti, tra cui rappresentanti istituzionali e clienti storici dello Studio.
Tra i presenti, il Consigliere Regionale Sergio Bartoli, che ha portato i saluti ufficiali del Consiglio Regionale, ha dichiarato: “Sono onorato di partecipare a questa celebrazione non solo in qualità di consigliere, ma anche come cliente dello Studio Tomaino da oltre trent’anni. Cinquant’anni di passione, impegno e competenza hanno reso questo Studio un punto di riferimento per numerose aziende.”
Lo Studio Tomaino, fondato nel 1974 da Pietro Tomaino, continua a crescere sotto la guida esperta dei figli Davide, Stefano, Roberto e Gianluca, che hanno raccolto l’eredità paterna portando avanti con grande professionalità la tradizione di eccellenza. Pietro Tomaino, ancora oggi attivo, fornisce il suo prezioso supporto alla gestione dello Studio.
Nel corso della serata, gli ospiti hanno potuto ripercorrere la storia dello Studio attraverso immagini e testimonianze, in un contesto di altissimo livello e in pieno stile gran galà. L’evento è stato arricchito dalla presenza di figure istituzionali locali, tra cui il Sindaco di Rivarolo Canavese, Martino Zucco Chinà, e il Sindaco di Favria, Vittorio Bellone.

“La storia dello Studio Tomaino è una storia di fiducia reciproca, crescita e successi condivisi,” ha aggiunto il Consigliere Regionale, “e sono certo che i prossimi cinquant’anni saranno altrettanto brillanti.”
La serata si è conclusa con il taglio della torta celebrativa e un brindisi augurale, lasciando a tutti i presenti il ricordo di un evento straordinario.






RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Protagonista è l’investigatore privato Freddy Otash, già comparso in precedenti romanzi, (Ellroy sta già lavorando al seguito). Ancora una volta la trama vede coinvolti personaggi reali e di finzione, si muovono sullo sfondo di ambientazioni e atmosfere che inchiodano il lettore.
Ispira una prepotente voglia di imbarcarsi alla volta di isole affascinanti questo splendido libro di Ernesto Franco, nato a Genova nel 1956; scrittore e dirigente editoriale di grande cultura e spessore, nonché appassionato uomo di mare. In queste pagine sviluppa l’accattivante e avventuroso tema delle terre emerse, ognuna con la sua storia da scoprire.
Questa è una storia che parla di riscatto e di come le radici delle persone affondino un po’ in tutti i luoghi che hanno attraversato; ma anche di amicizia e legami mai strappati del tutto, nonostante le distanze che la vita srotola in mezzo.
Atmosfere vagamente gotiche in quest’opera del giovane scrittore tedesco, nato a Monaco di Baviera nel 1970, che ha scritto sceneggiature per la televisione prima del successo come scrittore con il brillante esordio “La figlia del boia”. Inizio di una saga ambientata nel XVII secolo con protagonisti alcuni antenati dell’autore. Un dato curioso infatti è che Pötzsch discende da una famiglia di boia dall’XI al XIX secolo.










Nei pochi esercizi pubblici dotati di televisore le trasmissioni rappresentavano un evento che richiamava l’attenzione di molti avventori. C’era persino chi si portava la sedia da casa per potersi godere in santa pace gli spettacoli come Lascia o raddoppia, condotta da un giovanissimo Mike Buongiorno. Ovviamente anche la prima puntata di Carosello incuriosì tutti. Partito con un ritardo di un mese sulla data annunciata il programma fu frutto un compromesso tra la dirigenza della televisione pubblica e i rappresentanti delle maggiori imprese del paese che avevano intravisto l’incredibile potenzialità comunicativa del mezzo televisivo per le loro attività commerciali. L’idea di produrre filmati con brevi scenette venne suggerita dalla Rai per evitare eventuali critiche da parte di chi, pagando il canone, non avrebbe gradito la pubblicità in tv. La produzione di questi cortometraggi fu demandata all’industria cinematografica nazionale garantendo, nel rispetto di regole precisa, un buon livello d’inventiva e qualità. Per quasi vent’anni, fino al 31 dicembre del 1976 – quando toccò a Raffaella Carrà, con un certo aplomb, fare l’annuncio di commiato – furono davvero in tanti a non perdersi una sola delle puntate che andavano quotidianamente in onda dalle 20,50 alle 21,00. Per i più piccoli era diventato un appuntamento ormai tradizionale, quasi proverbiale: immediatamente dopo Carosello, “tutti a nanna”. Edmondo Berselli, nell’introduzione a “Tutto il meglio di Carosello”, pubblicato da Einaudi nel 2008 con tanto di allegato dvd, raccontò così l’attesa di quell’evento: “Alle nove di sera, dopo il telegiornale, apertosi l’allegro sipario della sigla con maschere, trombe e mandolini, passano nel bianco e nero della Rai i carburanti della Shell e la potente benzina italiana Supercortemaggiore, la famosissima macchina per cucire Singer, ornamento e risorsa di tutte le operosità domestiche, il Cynar a base di carciofo efficace contro il logorio della vita moderna, i favolosi e galeotti cosmetici di l’Oréal di Parigi: così che a rivedere i prodotti presentati nella primissima messa in onda di Carosello si ottengono già diversi segnali sulla veloce modernizzazione a cui l’Italia si preparava”.
dell’annuncio della chiusura di Carosello, lasciò attoniti molti telespettatori. Le parole della Carrà, nonostante fossero state pronunciate con grazia nella sera di San Silvestro del ‘76, fecero l’effetto di una sentenza capitale. Il Carosello non c’era più? E perché mai? Il mercato della pubblicità si stava trasformando in senso più moderno e dinamico? I produttori stavano diventando insofferenti verso i limiti di tempo imposti da questa modalità di reclamizzare i loro prodotti? Era difficile farsi una ragione, immaginare che il “logorio” della modernità travolgeva anche slogan come “Ullallà, è una cuccagna”, “Non è vero che tutto fa brodo”, “Omsa, che gambe”, “Ho un debole per l’uomo in Lebole”, “A scatola chiusa compro solo Arrigoni”. I filmati di Carosello portavano la firma di grandi registi come Sergio Leone, i fratelli Taviani, Ermanno Olmi e molti attori famosi prestavano la loro faccia degli sketch televisivi, da Totò a Gilberto Govi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Aldo Fabrizi, Tino Scotti, il grande Eduardo De Filippo.
Condor?”, “E la pancia non c’è più”. grazie all’Olio Sasso, “Gigante buono, pensaci tu”, “Miguel-son-sempre-mi” e il suo merendero, la famiglia degli Incontentabili alla ricerca di un elettrodomestico che li accontentasse. Ubaldo Lay, fasciato nel suo impermeabile da tenente Sheridan sorseggiava un’aperitivo Biancosarti mentre discuteva con Cesare Polacco nei panni del calvo ispettore Rock della Brillantina Linetti. Il sorriso smagliante di Carlo Dapporto (si lavava i denti con la Pasta del Capitano) era rivolto all’attore Franco Cerri, l’uomo in ammollo che vedeva lo sporco andar via dalla sua camicia a righe mentre la biondissima svedese Solvi Stubing invaghiva tutti sussurrandoci “chiamani Peroni, sarò la tua birra”. C’era Virna Lisi che “con quella bocca può dire ciò che vuole”, mentre Ernesto Calindri stava perennemente seduto al suo tavolino in mezzo al traffico caotico a bersi un estratto di carciofo (il Cynar) “contro il logorio della vita moderna”. Come si poteva rinunciare a quel motivetto della sigla (“Tatataratararatarara..”) che accompagnava l’apertura del sipario del teatrino in una festa di trombe e mandolini ?
perennemente bisognoso di deodoranti e detersivi, sempre più bianchi; incapace di distinguere fra la lana vergine e quell’altra, carica di esperienze; divoratore di formaggini e scatolette, e chi sa quali dolori se non ci fossero stati certi confetti, che, proprio all’ora di cena, venivano a ricordare come, su questa terra, tutto passa in fretta”. Carosello era nato da un compromesso fra il mercato e le famiglie, fra la narrazione e lo slogan, proponendo un mondo immaginario, irreale ma al tempo stesso ironico, disincantato. E questo giustifica un ragionevole filo di nostalgia.





