Monteu da Po si anima con due simpatiche iniziative all’inizio dell’anno. Riprendendo la tradizione della festa della Befana, venerdì 6 gennaio ci sarà a teatro una gran festa per ricordare anche il significato dell’Epifania . Ricordando il “colore” dei tre Re Magi, il programma vuole essere un simbolo di amore e rispetto verso ogni uomo e un’occasione per ampliare i nostri orizzonti e le nostre conoscenze nel segno dell’intercultura. La festa organizzata da Comune, Pro loco, Comitato genitori montuesi, prevede dopo la Santa Messa nella chiesa parrocchiale un pranzo pranzo multietnico nel salone del teatro ( con polenta e formaggi, preparata dalla Pro Loco, pizza, focacce e dolci preparati dalla Pro loco, dal Bar Oasi e dai giovani richiedenti asilo di Monteu ). Seguirà un pomeriggio di giochi con l’arrivo della Befana e una tombolata a cura del Comitato genitori. Inoltre è prevista un’esibizione di musica e balli africani accompagnati dal maestro Roberto Zorzi e dalla sua chitarra. Si chiude con una merenda per tutti.Domenica 8 gennaio, invece, alle ore 15.30, la Compagnia teatrale del Centro d’incontro comunale “Felice Donato” di Chivasso presenta lo spettacolo “La malate immaginarie”, atto comicissimo di Tiziana Siragusa.
Massimo Iaretti
Venerdì 6 gennaio, a partire dalle ore 14.30, al centro culturale “Cesare Martini” di Cavagnolo, “Arriva la Befana”. L’iniziativa, rivolta ai piccoli ed ai piccolissimi, è organizzata da Comune, Polisportiva e Gat – Gruppo artistico teatrale, e vede la partecipazione di Magic Aladin, La manifestazione si concluderà con una grande tombolata.
I.M.
Partenza in quinta nel nuovo anno per Ala di Stura, comune delle Valli di Lanzo
Il primo nato del 2017 a Torino è Alessandro, con taglio cesareo alle 00:28, 2.100 grammi da mamma italiana e papà albanese.
Tagli cesarei primari al 16,6% aggiustato per la complessità della casistica. I neonati di basso peso sono in costante aumento (13,4%), così come le gravidanze gemellari (circa il 50% della Regione Piemonte), favorite dalle attività del trasporto in utero (STAM) e dall’attività del trasporto avanzato neonatale che garantisce il trasporto dei neonati critici dai punti nascita di 1° livello (Spoke) a quelli di 2° livello come il Sant’Anna (HUB). Alle donne che partoriscono si cerca di assicurare l’assistenza one to one e particolare attenzione è dedicata all’allattamento al seno del bambino nelle prime 2 ore dal parto.
Secondo il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, che ha inviato una lettera di auguri per il nuovo anno a tutti gli associati, il 2017 “si presenta come un anno complicato, ma interessante e dunque con molte opportunità
Ad ogni Natale che arriva la città di Torino mette in mostra nuove luci, addobbi sempre più belli e colorati e un diverso e gigantesco albero nel centro di Piazza Castello. La città si riempe di strade luminosi, vie scintillanti e case addobbate a festa per l’atteso evento.
E se ogni anno gran parte della città assume un aspetto sempre un po’ diverso rispetto all’anno precedente, c’è una cosa che da qualche tempo non cambia mai: nell’atrio della stazione di Porta Nuova, di fronte all’entrata (finalmente restaurata) di Piazza Carlo Felice, cresce ogni Natale un albero alternativo. Nessuna pallina, nessun nastro colorato; niente accessori sfarzosi o luccicanti. Ad addobbare il grande abete, ci pensano i desideri dei torinesi e dei tanti viaggiatori. Foglietti di carta, cartoncini colorati e numerosi fogli di quaderni, adornano i rami del grosso pino, permettendo così ai tanti passanti di farsi avvolgere dall’atmosfera natalizia. Un albero per sognare, un albero per sperare. Un albero divenuto un luogo di ritrovo dove condividere pensieri, sentimenti, emozioni e aspettative di tutti coloro che a prescindere dall’età, dal colore di pelle e perché no, anche dal credo religioso, hanno ancora voglia di immergersi e di farsi catturare dalla “magia” del Natale.
Una tradizione,quella del grosso pino di Porta Nuova, che può apparire sciocca e superflua ma che ogni Natale continua a stupirci per i molteplici messaggi lasciati tra i suoi rami. Insomma, in un’epoca in cui tutto sembra essere affidato nelle mani di una sempre più evoluta tecnologia, l’albero dei desideri -come è stato ormai denominato- rappresenta forse quella parte più pura e autentica del Natale, distante dal triste consumismo sfrenato e speriamo sempre più lontana dal clima di paura e terrore che purtroppo si è respirato in questi ultimi giorni.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
of Art” di Santa Fe e l’ “Edward F. Albee Foundation” di New York. Pittura scultorea o scultura pittorica: sulle asettiche pareti in candido cartongesso della Galleria di via Goito, i lavori di Ted Larsen ben documentano le origini culturali di un discorso estetico profondamente colto e meditato, che nasce da una geniale manualità, “applicata a materiali di recupero in equilibrio fra pittura, ready-made e scultura astratta”, per tradursi in modo “giocoso” ma
estremamente equilibrato nei suoi effetti di rigorosa definizione materica, in oggetti unici e irripetibili. Lavori sui quali è consigliabile (meglio, d’obbligo) non disquisire oltre il “quello che vedi è quello che vedi”, per dirla con Frank Stella, fra i teorici di quell’ “oggettivazione” delle opere che è prerogativa di fondo del linguaggio minimale. E proprio a Stella, ma anche a Donald Judd (e alla sua risposta attraverso la “tridimensionalità della superficie pittorica” al “soggettivismo” dell’Informale e dell’Espressionismo Astratto) così come a John McCracken (cui il Castello di Rivoli ha dedicato una personale nel 2011), Ted Larsen guarda con occhio attento, ma sempre in termini di originale e creativa operatività. Artista di formazione accademica e profondo conoscitore della storia dell’arte, in lui sono innegabili i rimandi, attraverso
l’ormai acquisita e principale dimensione minimalista, al Modernismo così come alle più complesse avventure delle prime avanguardie dell’arte astratta o concettuale e perfino cubista. A fare la differenza, per l’artista di Santa Fe, è sempre l’intervento manuale, quel lavoro “di bottega” brillante e puntiglioso e geniale, che va “dalla sgrossatura di pezzi di lamiera di più grandi dimensioni recuperate direttamente dai depositi di rottami e lavorate in studio, alla costruzione dei singoli elementi che compongono le sculture, realizzate in legno di compensato, assemblate con silicone e ricoperte in ultimo con le lamine recuperate”. Libere di documentare, a seconda del materiale trattato, di tutto un po’: dal reperto d’auto Anni Cinquanta ai più eterogenei complementi d’arredo in formica agli american diner o altro, fino ai rivestimenti di frigoriferi d’antan e agli oggetti più strani e svariati che possano venirci in mente. Fantasia e realtà senza limiti. Su questo “gioca” la creatività
dell’artista, attraverso un pluralismo di forme su cui molto incidono anche gli spazi bianchi delle pareti che diventano “magico infinito” e i chiaroscuri prodotti dalle ombre che si fanno opera esse stesse: linee curve, angoli improvvisi, altre linee a contrasto; volumi che abbondano raddoppiano e si ripetono, accanto ad altri che s’appiattiscono fino al puro geometrismo di elementi metallici modulari (esemplare l’imponente“Lined Out Installation”) o si collocano in uno snello sviluppo orizzontale, come nel caso del Lègeriano “Awfully Good”. Personalissimo anche l’uso del colore, con “accostamenti di palette color pastello, spesso recanti i segni delle ‘vite’ passate”, in opere che sono “patchwork giocosi” concepiti per “restituire bellezza a un mondo di consumismo e di rifiuti”. Dove anche i titoli (“Hard Curve”, “Voodoo Science o “True Fiction”) nascono come ironici ossimori per scaraventarci in labirinti interpretativi senza via d’uscita. Esattamente ciò che Larsen vuole.
Sono stati 1.747 i visitatori che si sono recati al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano in questi primi tre giorni delle Festività natalizie, da lunedì 26 dicembre ad oggi
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Gli sforzi congiunti di Ape Confedilizia Torino, e le associazioni e i collegi di settore