“Neroaurora”, le persone narrano il quartiere

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Per vincere la paura e al contempo far emergere i talenti 

Incominciano ad affluire alla segreteria del C.I.C. – Centro di Iniziative per le Comunicazionele prime iscrizioni al Premio Letterario “neroaurora” concepito per far emergere le capacità di racconto delle persone che a diverso titolo vivono la realtà del quartiere Aurora a Torino. I gruppi BOOKsMAKERs e CIAO Aurora, che fanno capo a quella associazione senza fini di lucro, hanno unito le forze per creare una miscela culturale a servizio della costruzione di comunità. La proposta ai partecipanti è di redigere dei racconti brevi del genere noir ambientati in questo territorio: una sfida all’immagine diffusa fra i non residenti di un luogo off-limits, per affrontare la quale è richiesta una buona dose di auto-coscienza al fine di oggettivare paure e attese.

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Il progetto è stato sùbito accolto con molto interesse dal Presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, che ha dato volentieri il patrocinio. Si sono coinvolti nella promozione dell’iniziativa l’Officina della Scrittura, museo-laboratorio sui codici della comunicazione scritta, il Cecchi Point, hub culturale di zona, Accademia dello Spettacolo, scuola di formazione che fa capo al Teatro Murialdo, il giovane e dinamico Comitato per la Riqualificazione del Quartiere Aurora, e il servizio PRONTOLIBRI per la promozione della produzione editoriale “made in Piemonte”.

A dare qualità al Premio in fase di esame delle opere presentate è la disponibilità di un gruppo di professionisti articolato per esprimere un giudizio articolato:

Marco Bardesono, caporedattore di Cronacaqui, Maria Giangoia, direttrice del Sistema Bibliotecario Torino Nord, Massimo Giardini, attore e docente di Accademia dello Spettacolo, Elena Morea, editor specializzata in giallistica al femminile, Davide Paglia, presidente del Cecchi Point, Rocco Pinto, organizzatore di eventi letterari e titolare della libreria Ponte sulla Dora, Bruno Quaranta, firma autorevole di Tuttolibri de La Stampa,Giulia Venuti, direttrice di Officina della Scrittura.

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I premi per i primi classificati nelle due sezioni “under 21” e “over 21” saranno due penne Aurora, offerte dall’Azienda sponsor principale dell’iniziativa. Gli altri premi consisteranno in buoni-spesa da usare negli esercizi commerciali del quartiere: un modo per far conoscere le eccellenze di prossimità e per incontrare le concrete esigenze delle famiglie. Il Premio Letterario è aperto anche a chi non risiede ad Aurora ma frequenta la zona per lavoro o nel tempo libero; prevede inoltre la possibilità di presentare opere in lingue stranierepurché corredate da adeguata traduzione in italiano: un chiaro segnale di invito ai moltissimi immigrati che frequentano questo quartiere che va da Porta Palazzo a corso San Maurizio, oltre la Dora e verso piazza Baldissera. Il termine per l’iscrizione è a metà marzo (salvo proroghe); le opere possono essere inviate entro quel mese. La premiazione avverrà in due fasi: prima nella sede del Salone Off ad Aurora e poi al Salone internazionale del Libro di Torino, a metà maggio.

Maggiori informazioni si trovano nel sito https://neroaurora.wordpress.com, con aggiornamenti nella pagina Facebook Premio Letterario neroaurora. È anche possibile rivolgersi telefonicamente al numero fisso 011 546076 o direttamente a Gabriele Galvagnoal numero cellulare 333 7592448, o scrivere un e-mail a cic.associazione@gmail.com .

Apre il nuovo salone BMW Motorrad Autocrocetta

In concomitanza con l’inizio della BMW Motorrad Connected Season

La Nuova Concessionaria, situata in Via Corrado Corradino 8, vede una struttura completamente nuova  e sarà il punto di riferimento per i motociclisti appassionati del marchio Bavarese nella provincia di Torino.

L’asfalto e le due ruote. Le tue mani e il manubrio. I tuoi occhi e la prossima meta. La tua musica e il ritmo delle curve. La luce del tramonto e i volti stanchi dei tuoi compagni di viaggio.

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COLPO DI SCENA

Mercoledì 14, giovedì 15, venerdì 16 e sabato 17 febbraio, ore 21.00

Non la semplice trasposizione teatrale della web serie ma, la storia dei personaggi che ne fanno parte

casateatroragazzi.it

WEB SERIE – 5 puntate, in tutto quasi 40 minuti di racconto.
La storia è tutta ambientata all’interno della Casa del Teatro, così come tutti (o quasi) i volti che vedrete sono di attori, studenti, dipendenti, amici e collaboratori della Casa del Teatro. Sì, possiamo dire che è una storia fatta in Casa. E le storie fatte in casa, come gli agnolotti della nonna insegnano, sono le migliori, anche se l’abbiamo girata in sole otto mezze giornate, sfruttando i pochi spazi liberi del cartellone e degli impegni del teatro.

LIVE
Non la semplice trasposizione teatrale della web serie ma, la storia dei personaggi che ne fanno parte. Riti, trighi, litigi, esaurimenti nervosi e tutti gli ingredienti, che servono per giungere alla folle messa in scena di uno spettacolo, coinvolgeranno il pubblico in un gioco teatrale che vi porterà verso un inevitabile COLPO DI SCENA.
L’unico spettacolo teatrale nel quale sarete obbligati a tenere i cellulari rigorosamente accesi.

Sala Grande

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Fondazione TRG Onlus
Da un’idea di Luca Briatore
Drammaturgia Stefano Dell’Accio e Sante Altizio
Regia Stefano Dell’Accio
Con Claudio Dughera, Giorgia Goldini, Daniel Lascar, Claudia Martore, Alice Piano
Tecnico audio e luci Wally
BIGLIETTERIA

CASA del TEATRO RAGAZZI e GIOVANI
c.so Galileo Ferraris, 266 – 10134 Torino
tel. 011/19740280 – biglietteria@casateatroragazzi.it 
Orario di biglietteria:
dal lunedì venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 – dalle ore 15.00 alle ore 18.00
sabato e domenica dalle ore 15.00 alle ore 19.00

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COMUNICARE SE STESSI ATTRAVERSO L’ARTE

La Divisione Arte di Torino Castello inaugura giovedì 8 febbraio la stagione espositiva 2018 con una mostra personale dell’artista Giorgio Giraudi

La mostra, dal titolo La comunicazione artistica tra umane visioni e oniriche realtà“, propone un gruppo di oltre quaranta opere, acrilici su tela realizzati dopo il 1995 e sculture in legno, attraverso le quali Giorgio Giraudi, nato a Torino nel maggio 1936, riesce a comunicare la propria visione delle cose e, perché no, forse anche della vita. Le opere di Giorgio Giraudi sono inserite nel Catalogo d’Arte Moderna dell’Editoriale Giorgio Mondadori, della De Agostini, nell’Annuario Comed, nei volumi “I giudizi di Sgarbi” e “Catalogo degli Scultori Italiani” editi da Giorgio Mondadori e su di lui si sono espressi alcuni fra i più noti critici e giornalisti del settore. L’esposizione, aperta al pubblico e con entrata libera, sarà ospitata nel Tower Center Torino Castello, sede di TORINO CASTELLO Agenzia Principale di REALE MUTUA Assicurazioni, uno spazio polivalente e tecnologico nel cuore della nostra città, in piazza Castello 111, divenuto ormai meta abituale e punto d’incontro per estimatori e critici dell’arte.

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La mostra rappresenta un momento importante ed esclusivo per conoscere da vicino un pittore e scultore restio a parlare di se stesso al punto tale da autografare le proprie opere nella parte posteriore della tela, la “più nascosta”, seguendo un po’ le logiche dei pittori ante Ottocento. Lucio Cabutti, nel 1996, lo definì L’”Eremita Urbano” ma, conoscendolo più da vicino, è possibile scoprire un uomo ricco di umanità e mitezza. Una persona con grande capacità espressiva in grado di comunicare, attraverso le proprie opere, l’inquietudine dell’animo umano che, attraverso un lavoro incessante e passionale, riesce a far parlare i propri silenzi. Paul Watzlawick, lo psicologo austriaco naturalizzato statunitense noto a tutti coloro che si occupano di comunicazione e marketing (ma non solo…), eminente esponente della Scuola di Palo Alto in California, diceva: “È IMPOSSIBILE NON COMUNICARE, ANCHE IL SILENZIO È COMUNICAZIONE” e questo per il sabaudo Giorgio Giraudi sembra essere molto naturale.

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La mostra sarà visitabile dal 9 febbraio al 12 aprile 2018, dal lunedì al venerdì con orario: 09-12.30 / 15-17.30. Festivi esclusi. Possibilità di organizzare visite guidate su prenotazione : 011 537866 o divisionearte@torinocastello.it.

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Antonio De Carolis

Presidente CDVM

Club Dirigenti Vendite e Marketing presso Unione Industriali di Torino

 

Mario Pannunzio cinquant’anni dopo

di Pier Franco Quaglieni

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A Cinquant’anni dalla morte diventa difficile ricordare Pannunzio che appare piuttosto dimenticato dopo che in occasione del centenario della nascita nel 2010 era stato oggetto di ricordi un po’ in tutta Italia soprattutto per iniziativa del Centro che, unico in Italia, ne ricorda il nome per volontà di Arrigo Olivetti, di Mario Soldati e di chi scrive che nel 1968 era diventato appena maggiorenne. Si è anche assistito ad una sorte di beatificazione laica di Pannunzio che non ha consentito la sua storicizzazione soprattutto ad opera di chi si vantava di una eredità quasi del tutto abusiva, come scrisse Pierluigi Battista. Pannunzio fu in effetti un uomo complesso e semplice nello stesso tempo,capace di scelte fermissime e di dubbi laici che lo portavano a considerare come sue le valutazioni dei suoi avversari.In questo senso fu un liberale nell’accezione più ampia e più vera del termine. Pannunzio fu davvero un discepolo non banale di Benedetto Croce che fu l’ispiratore più alto del suo giornale e su maestro in campo etico e politico,come dimostra il Carteggio Croce-Pannunzio che pubblicai nel 1998 e che non fu possibile completare per la morte di Alda Croce che,sola,sapeva decifrare la calligrafia a volte illeggibile del padre. Leo Longanesi chiamava scherzosamente Mario Pannunzio “piede lavato” per evidenziare un tratto del suo carattere compassato e un po’ freddo,che in effetti celava un’innata timidezza. Arrigo Benedetti,che fu il suo amico più intimo,lo definì “un laico direttore di coscienze” per il rigore morale e civile che caratterizzò il suo impegno culturale e politico. Indro Montanelli non ha esitato a scrivere che Pannunzio “non dovette aspettare i capelli grigi per diventare maestro” in quanto tutti gli attribuirono ”naturaliter” un’autorità morale e intellettuale che ci fa pensare al giovane Gobetti: uomini come Croce, Salvemini ed Einaudi “lo riconoscevano direttore d’orchestra e si mettevano volentieri sotto la sua bacchetta”. Lo stesso Montanelli,ridimensionando un giudizio che potrebbe sembrare un po’ retorico,se non rispondesse alla pura verità,annotò che Pannunzio”all’osteria, ai caffè e con le ragazze,beveva e peccava gagliardamente”. Nato a Lucca il 5 marzo 1910, Pannunzio si trasferì a Roma ragazzo,seguendo il padre, un avvocato abruzzese di idee comuniste,costretto dai fascisti ad abbandonare la città toscana.

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Studiò a Roma e fin dagli anni dell’Università,dove si laureò in legge,svolse attività culturali e giornalistiche rifiutando,per ragioni estetiche ed etiche,prima ancora che politiche,la retorica fascista. Collaborò con Longanesi alla redazione di “Omnibus”,il primo rotocalco italiano. In quegli anni Pannunzio si dedicò anche alla pittura e al cinema.Ma la sua vera passione erano il giornalismo e la letteratura. Partecipò alla Resistenza insieme a Carandini, Libonati e Cattani e diresse il quotidiano clandestino “Risorgimento Liberale” su cui solo Gerardo Nicolosi e Mirella Serri hanno finora condotto un’ adeguata ricerca storica. Fu rinchiuso per alcuni mesi a Regina Coeli,rischiando di finire alle Fosse Ardeatine; ma a chi gli ricordava quei mesi drammatici affrontati con coraggio,replicava accendendo una sigaretta,con un gesto vago e affrettandosi a cambiar discorso. Il capolavoro di Mario Pannunzio fu il settimanale “Il Mondo”,fondato nel 1949 e da lui diretto fino all’ultimo numero ( 8 marzo 1966 ). Con “Il Mondo”- come ha scritto Ennio Ceccarini-il giornalismo avanzato e moderno cessava di identificarsi con Longanesi e prendeva il nome di Pannunzio. Bisognerebbe tornare a domandarci cosa sia stato effettivamente “Il Mondo” soprattutto dopo aver letto un profilo biografico di Pannunzio sul dizionario Treccani che appare non adeguato. Il giornale fu un’iniziativa paragonabile,nella storia della cultura, a “L’Unità” di Salvemini, alle riviste gobettiane, alla “Voce” di Prezzolini.  E’ stato sicuramente il giornale culturale più significativo del nostro secondo dopoguerra. Tutti i nomi più importanti del giornalismo e della cultura di quegli anni e di quelli successivi scrissero su “Il Mondo”. Vanno almeno ricordati i nomi di Croce, Salvemini ed Einaudi(che Mario Soldati ha definito”i padri ideali”del”Mondo”) e quelli di Ernesto Rossi,Carlo Antoni e Vittorio De Caprariis, che furono le “colonne” del giornale. “Attorno a Mario Pannunzio- ha scritto Rosario Romeo- si riunì un gruppo di intellettuali tra i più impegnati moralmente e politicamente che conosca la storia del nostro Paese”. E Alberto Moravia ricordò che”in Italia,in quegli anni,c’erano i comunisti e loro, senza alternative”. Pannunzio scriveva pochissimo,ma era l’ispiratore diretto di molti articoli,il regista di tutto il giornale di cui sceglieva personalmente anche le fotografie. “Il Mondo”esprimeva un gusto e un’eleganza che purtroppo non hanno fatto scuola. Uno dei motivi della caduta verticale dei settimanali italiani è anche il loro involgarimento: un prodotto giornalistico molto distante da quello di Pannunzio. L’eleganza grafica di Pannunzio oggi appare del lutto scomparsa.

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Si dice che Pannunzio fosse pigrissimo,che il suo problema più assillante fosse quello di trovare parcheggio all’automobile di cui si serviva anche per andare a comprare le sigarette. A questa apparente indolenza corrispondevano una vivacità intellettuale,una capacità creativa ed un rigore nel lavoro che non lasciavano spazio all’improvvisazione. Era,come ha osservato Giovanni Ferrara,”amante delle piccole comodità d’ogni giorno,ma praticante e teorico della grande scomodità della dissidenza di tutta la vita”. Nel 1962 non esitò a separarsi da Ernesto Rossi e da altri amici,tra cui Parri,pur di rimanere fermo su certi princìpi irrinunciabili. L’intransigenza di Pannunzio era assoluta. Da aristocratico qual era da parte di madre,discendente di una delle più vecchie famiglie lucchesi,disprezzava ogni forma di compromesso e di favori;la sua vita fu quindi punteggiata da continui e dolorosi distacchi e da una profonda solitudine,mitigata solo dall’affetto della moglie Mary e di pochissimi amici. Eppure in quest’uomo,che assumeva a volte i toni duri del moralista laico,c’era una profonda,sofferta umanità, venata dal metodo del dubbio con cui era solito procedere nella sua vita e nella cultura. A cinquant’anni dalla sua morte,ecco un passo d’una lettera che inviò nel 1966 a Ernesto Rossi:”Non dimenticherò mai i nostri lunghi anni di amichevole concorde collaborazione e le tue coraggiose libere campagne che hai combattuto sul”Mondo””.Essa dimostra come Pannunzio, al di là delle amare contingenze che provocarono la frattura con Rossi,era davvero uomo superiore che non serbava rancore a nessuno. Era un raffinatissimo letterato che amava Proust e Gide,un laico che aveva fatto della crociana “religione della libertà”il suo riferimento. Era però anche un intellettuale impegnato che si batteva per un’Italia più libera e meno provinciale,più avanzata socialmente,pur sentendo il fascino della tradizione liberale e risorgimentale. Volle come ultimo compagno nella bara i”Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. In quell’anno era iniziato il ’68 e i contestatori avrebbero idealmente e forse materialmente bruciato quel grande libro che il laico Pannunzio volle con sé nell’ultimo viaggio. Un motivo di riflessione su cosa significhi per davvero essere laici.

Allegria!

La vita senza allegria è una lampada senza olio.    

Walter Scott, Il pirata, 1822

 

Essere allegri non significa necessariamente essere felici, talvolta si ha voglia di ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha voglia di piangere.

 

Nella saggezza popolare:

              

Allegria ogni male caccia via.

Chi vuol vivere e star bene, pigli il mondo come viene.

L’allegria scaccia ogni male.

Un’oncia d’allegria sana ogni malattia.

Un’ora di contento, sconta cent’anni di tormento.

Uomo allegro il ciel l’aiuta.

 

 

Ridere fa funzionare meglio il cervello e il corpo.

Ridere ci permette di liberarci dagli atteggiamenti mentali chiusi e ci aiuta a sviluppare una curiosità e un’intelligenza creativa che ci rende aperti, elastici e dotati di molteplici punti di vista.

Una bella risata aperta e fragorosa fa lavorare il cuore, i polmoni, la muscolatura, ridere infatti, produce endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello e responsabili del senso di benessere; in più riduce i livelli degli gli ormoni dello stress, aumenta il flusso sanguigno e rappresenta un buon esercizio fisico per i muscoli facciali, l’addome e il diaframma.

 

Ridere è anche una terapia

Diverse ricerche hanno dimostrato che elevati livelli di stress e ansia causano un abbassamento delle naturali difese immunitarie del nostro organismo. Al contrario una bella risata, spontanea, di pancia, rappresenta un vero toccasana che ci aiuta a tenere lontano tensione, disagi e malattie.

 

Il riso non è soltanto un possente terapeutico, ma un’autentica fonte di giovinezza.   James Sully

 

 

a cura di    Maurizio Platone

Ulteriori approfondimenti nel mio blog: www.astrologiadiplatone.com

Seguimi su: https://www.facebook.com/astrologiadiplatone/

A tu per tu con Ilenia Coratti, autrice di “Breakout”

Un racconto mozzafiato tra intrighi e battaglie per difendere ed inseguire i propri sogni, i propri ideali e per conquistare la propria libertà

SE DOVESSI PRESENTARTI A CHI ANCORA NON TI CONOSCE COSA CI DIRESTI DI TE?

Direi che: sono nata in provincia di Ferrara. In seguito ad un grave lutto in famiglia che mi ha costretta a crescere senza genitori ho iniziato ad interessarmi alla psicologia. Ho partecipato a vari stage e corsi di formazione sulla comunicazione non verbale e sul linguaggio del corpo. Ho studiato principalmente da autodidatta e poi mi sono qualificata come operatore socio-sanitario e tecnico esperto nella gestione dei servizi socio-sanitari. Mi sono poi qualificata in psicologia dell’emergenza diventando un operatore dell’emergenza. Attualmente lavoro nel settore socio-sanitario e collaboro con diversi enti e psicologi in merito alla formazione sul linguaggio del corpo. In più aggiungerei solo che sono amante degli animali, in particolare i gatti.

RECENTEMENTE HAI SCRITTO IL LIBRO BREAKOUT. DI COSA PARLA E A COSA TI SEI ISPIRATA?

Senz’altro mi sono ispirata alla mia vita e non solo. Breakout è un thriller psicologico/drammatico ispirato ad eventi realmente accaduti. Narra la storia di una bambina costretta a crescere prima del tempo in un mondo nel quale è difficile sopravvivere. Un racconto mozzafiato tra intrighi e battaglie per difendere ed inseguire i propri sogni, i propri ideali e per conquistare la propria libertà. Tratta argomenti quali la manipolazione mentale e alcune di queste tecniche tra cui il Gaslighting e gruppi e metodi coercitivi realmente esistenti. Il tutto è tratto da una storia vera anche se per ovvie ragioni alcune parti sono state leggermente adattate alla storia.

COSA HAI VOLUTO TRASMETTERE CON QUESTO LIBRO? INOLTRE, CREDI CHE LA STORIA POSSA TERMINARE COSì O CI SARà UN SEGUITO?

Ho voluto trasmettere emozioni ma anche informazioni. Ricordando che è tratto da una storia vera ho voluto fornire a mio modo un punto di vista per affrontare le situazioni descritte nel libro che peraltro accadono spesso nella vita di tutti i giorni. Ci tengo però a precisare che in ogni situazione sta alla persona che vi si trova valutare e prendere una decisione ma a volte trarre spunto da qualcuno che ha esperienza in merito può fare davvero la differenza. Per rispondere alla tua domanda No, la storia non finisce qui perciò Si, ci sarà un secondo libro su cui sto già lavorando 😉

SUPPONIAMO CHE IL LIBRO ABBIA SUCCESSO COSì COME CI AUGURIAMO, COSA FARESTI?

A prescindere dal fatto che ho scritto questo libro perché credo che la storia meriti di essere raccontata e ascoltata e non perché mi aspetto un successo clamoroso o qualcosa di particolare, se il libro avesse successo rispetterei il mio sogno ovvero fare beneficenza ma in particolare mi piacerebbe molto poter contribuire in modo concreto alla ricerca e lotta contro le malattie rare e i tumori. Mi piacerebbe davvero avere la possibilità di poter fare qualcosa di significativo a riguardo.

DOVE POSSIAMO ACQUISTARE IL LIBRO E/O SEGUIRTI?

Il libro è acquistabile attraverso il mio sito www.ileniacoratti.com in cui è anche possibile scaricare gratuitamente le prime 20 pagine . Altrimenti può essere acquistato su Amazon, ilmiolibro.it e a breve youcanprint.it . Potete seguirmi sulle mie pagine Facebook @ilenia coratti autrice-scrittrice e @ileniac-scrittrice oppure sul mio profilo instagram @ilenia_coratti

 

 

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A CASANOVA UN EVENTO MUSICALE STRAORDINARIO

 

Mercoledì 21 marzo presso l’abbazia di Casanova in Carmagnola (To) si terranno le prove generali dell’orchestra Vivaldi di Verbania con il coro Vox Viva, coro torinese un po’ di casa a Casanova, in quanto già da alcuni anni anima il concerto di Natale.L’evento che sarà ad ingresso libero, avrà inizio alle 19. Il coro e l’orchestra daranno così il via ad una piccola tournèe che vedrà il giorno successivo l’esibizione a Verbania. Dopo Verbania, le prossime esibizioni saranno a Chiavenna e successivamente in un teatro.L’evento che si terrà a Casanova, vedrà l’orchestra ed il coro esibirsi nelle prove generali del Requiem K 626.La presidente dell’associazione Amici dell’Abbazia di Casanova Giorgina Fissore, spiega: “Sarà un evento straordinario in quanto si passerà alla musica classica, senza abbandonare in alcune occasioni quella alla quale siamo abituati ad ascoltare in chiesa”.

Ivan Quattrocchio

L’arte emozionale di Marco Appicciafuoco interpreta e trasforma la natura

L’estro creativo dell’artista è sì qualcosa di innato, ma raggiunge la sua piena espressione grazie allo studio e all’impegno, alla ricerca tecnica e alla passione. Tutto questo è ben presente nelle opere di Marco Appicciafuoco,  scultore  e non soltanto, che dà all’arte un valore aggiunto, attribuendole una visione più vasta, dove  materia e forma divengono oggetto di  una concettuale transustanziazione ecologica ambientale e antropologica. Appicciafuoco, teramano, classe 1970, considerato vicino alla  “transavanguardia”, traduce in arte l’ alterazione fisica dei materiali attraverso sollecitazioni e tecniche, come l’incisione, la pressione meccanica, la combustione e l’irradiazione di luce, con un occhio di riguardo  ai temi quanto mai attuali delle emergenze ambientali e degli  equilibri ecologici da salvaguardare. Insomma, arte intesa anche come messaggio sociale,  come invito a riflettere sul rapporto tra progresso tecnologico e tutela dell’ambiente. L’originalità di Appicciafuoco è stata ben sottolineata dal critico Franco Speroni: “le sue opere  abitano un crinale dove il quadro, la scultura, la composizione polimaterica, l’oggetto d’arredo, nella sua accezione manierista di monumento miniaturizzato, si confondono tra loro rendendo insufficienti le distinzioni paradigmatiche alle quali siamo stati abituati”. I materiali impiegati (superfici riflettenti metalli e luci, o più  tradizionali, come la ceramica) fanno rivivere  forme e flussi vitali degli ambienti primigeni e vitali : i pendii montani, i profili delle cime, i flussi d’acqua che fondano valli superficiali e antri sotterranei, le stratificazioni geologiche, le cromie e le ossidazioni delle pietre. “Nelle sue opere – evidenzia ancora Speroni – i saperi delle tecniche artigianali insieme alla percezione del suo territorio non determinano strutture chiuse e nostalgiche ma catalizzatori emotivi che trasformano la storia vissuta in qualche altra cosa che sta accadendo, come ci fosse una metamorfosi in corso. Per questo si può parlare di oggetti emozionali. L’argilla, il grès, il vetro, l’acciaio, la luce, che Marco usa, danno ai suoi lavori aspetti mutanti che stimolano vie di fuga laterali, al di là di ogni chiusura simbolica dentro significati predeterminati”.

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NOTE BIOGRAFICHE

Marco Appicciafuoco nasce a Teramo nel 1970, si diploma presso Istituto Statale d’Arte F. A. Grue di Castelli e a livello universitario, matura il grado più elevato dell’alta formazione artistica presso l’Accademia di belle Arti dell’Aquila. Segue con attenzione le varie ricerche estetiche della contemporaneità, attraverso un continuativo lavoro di ricerca, sperimentazione e confronto. Partecipa a diverse esposizioni, personali e collettive, nazionali e internazionali e collabora con autori come: Luigi Ontani, Michelangelo Pistoletto, Sandro Chia e Enzo Cucchi, di seguito conosce Ettore Sottsass, Johanna Grawunder e così via  ricevendo consensi, premi e riconoscimenti professionali. Molto importante è da ritenere la sua lunga permanenza a Castelli (Te)  e Daniela Faiani con cui vive e da sempre condivide e affianca le sue molteplici collaborazioni ed esperienze artistiche. 

 

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