Per vincere la paura e al contempo far emergere i talenti

Incominciano ad affluire alla segreteria del C.I.C. – Centro di Iniziative per le Comunicazionele prime iscrizioni al Premio Letterario “neroaurora” concepito per far emergere le capacità di racconto delle persone che a diverso titolo vivono la realtà del quartiere Aurora a Torino. I gruppi BOOKsMAKERs e CIAO Aurora, che fanno capo a quella associazione senza fini di lucro, hanno unito le forze per creare una miscela culturale a servizio della costruzione di comunità. La proposta ai partecipanti è di redigere dei racconti brevi del genere noir ambientati in questo territorio: una sfida all’immagine diffusa fra i non residenti di un luogo off-limits, per affrontare la quale è richiesta una buona dose di auto-coscienza al fine di oggettivare paure e attese.
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Il progetto è stato sùbito accolto con molto interesse dal Presidente della Circoscrizione 7, Luca Deri, che ha dato volentieri il patrocinio. Si sono coinvolti nella promozione dell’iniziativa l’Officina della Scrittura, museo-laboratorio sui codici della comunicazione scritta, il Cecchi Point, hub culturale di zona, Accademia dello Spettacolo, scuola di formazione che fa capo al Teatro Murialdo, il giovane e dinamico Comitato per la Riqualificazione del Quartiere Aurora, e il servizio PRONTOLIBRI per la promozione della produzione editoriale “made in Piemonte”.
A dare qualità al Premio in fase di esame delle opere presentate è la disponibilità di un gruppo di professionisti articolato per esprimere un giudizio articolato:
Marco Bardesono, caporedattore di Cronacaqui, Maria Giangoia, direttrice del Sistema Bibliotecario Torino Nord, Massimo Giardini, attore e docente di Accademia dello Spettacolo, Elena Morea, editor specializzata in giallistica al femminile, Davide Paglia, presidente del Cecchi Point, Rocco Pinto, organizzatore di eventi letterari e titolare della libreria Ponte sulla Dora, Bruno Quaranta, firma autorevole di Tuttolibri de La Stampa,Giulia Venuti, direttrice di Officina della Scrittura.
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I premi per i primi classificati nelle due sezioni “under 21” e “over 21” saranno due penne Aurora, offerte dall’Azienda sponsor principale dell’iniziativa. Gli altri premi consisteranno in buoni-spesa da usare negli esercizi commerciali del quartiere: un modo per far conoscere le eccellenze di prossimità e per incontrare le concrete esigenze delle famiglie. Il Premio Letterario è aperto anche a chi non risiede ad Aurora ma frequenta la zona per lavoro o nel tempo libero; prevede inoltre la possibilità di presentare opere in lingue stranierepurché corredate da adeguata traduzione in italiano: un chiaro segnale di invito ai moltissimi immigrati che frequentano questo quartiere che va da Porta Palazzo a corso San Maurizio, oltre la Dora e verso piazza Baldissera. Il termine per l’iscrizione è a metà marzo (salvo proroghe); le opere possono essere inviate entro quel mese. La premiazione avverrà in due fasi: prima nella sede del Salone Off ad Aurora e poi al Salone internazionale del Libro di Torino, a metà maggio.
Maggiori informazioni si trovano nel sito https://neroaurora.wordpress.com, con aggiornamenti nella pagina Facebook Premio Letterario neroaurora. È anche possibile rivolgersi telefonicamente al numero fisso 011 546076 o direttamente a Gabriele Galvagnoal numero cellulare 333 7592448, o scrivere un e-mail a cic.associazione@gmail.com .





La Divisione Arte di Torino Castello inaugura giovedì 8 febbraio la stagione espositiva 2018 con una mostra personale dell’artista Giorgio Giraudi
La mostra rappresenta un momento importante ed esclusivo per conoscere da vicino un pittore e scultore restio a parlare di se stesso al punto tale da autografare le proprie opere nella parte posteriore della tela, la “più nascosta”, seguendo un po’ le logiche dei pittori ante Ottocento.
Antonio De Carolis
di Pier Franco Quaglieni
valutazioni dei suoi avversari.In questo senso fu un liberale nell’accezione più ampia e più vera del termine. Pannunzio fu davvero un discepolo non banale di Benedetto Croce che fu l’ispiratore più alto del suo giornale e su maestro in campo etico e politico,come dimostra il Carteggio Croce-Pannunzio che pubblicai nel 1998 e che non fu possibile completare per la morte di Alda Croce che,sola,sapeva decifrare la calligrafia a volte illeggibile del padre. Leo Longanesi chiamava scherzosamente Mario Pannunzio “piede lavato” per evidenziare un tratto del suo carattere compassato e un po’ freddo,che in effetti celava un’innata timidezza. Arrigo Benedetti,che fu il suo amico più intimo,lo definì “un laico direttore di coscienze” per il rigore morale e
civile che caratterizzò il suo impegno culturale e politico. Indro Montanelli non ha esitato a scrivere che Pannunzio “non dovette aspettare i capelli grigi per diventare maestro” in quanto tutti gli attribuirono ”naturaliter” un’autorità morale e intellettuale che ci fa pensare al giovane Gobetti: uomini come Croce, Salvemini ed Einaudi “lo riconoscevano direttore d’orchestra e si mettevano volentieri sotto la sua bacchetta”. Lo stesso Montanelli,ridimensionando un giudizio che potrebbe sembrare un po’ retorico,se non rispondesse alla pura verità,annotò che Pannunzio”all’osteria, ai caffè e con le ragazze,beveva e peccava gagliardamente”. Nato a Lucca il 5 marzo 1910, Pannunzio si trasferì a Roma ragazzo,seguendo il padre, un avvocato abruzzese di idee comuniste,costretto dai fascisti ad abbandonare la città toscana.
diresse il quotidiano clandestino “Risorgimento Liberale” su cui solo Gerardo Nicolosi e Mirella Serri hanno finora condotto un’ adeguata ricerca storica. Fu rinchiuso per alcuni mesi a Regina Coeli,rischiando di finire alle Fosse Ardeatine; ma a chi gli ricordava quei mesi drammatici affrontati con coraggio,replicava accendendo una sigaretta,con un gesto vago e affrettandosi a cambiar discorso.
almeno ricordati i nomi di Croce, Salvemini ed Einaudi(che Mario Soldati ha definito”i padri ideali”del”Mondo”) e quelli di Ernesto Rossi,Carlo Antoni e Vittorio De Caprariis, che furono le “colonne” del giornale. “Attorno a Mario Pannunzio- ha scritto Rosario Romeo- si riunì un gruppo di intellettuali tra i più impegnati moralmente e politicamente che conosca la storia del nostro Paese”. E Alberto Moravia ricordò che”in Italia,in quegli anni,c’erano i comunisti e loro, senza alternative”. Pannunzio scriveva pochissimo,ma era l’ispiratore diretto di molti articoli,il regista di tutto il giornale di cui sceglieva personalmente anche le fotografie.
Pannunzio era assoluta. Da aristocratico qual era da parte di madre,discendente di una delle più vecchie famiglie lucchesi,disprezzava ogni forma di compromesso e di favori;la sua vita fu quindi punteggiata da continui e dolorosi distacchi e da una profonda solitudine,mitigata solo dall’affetto della moglie Mary e di pochissimi amici. Eppure in quest’uomo,che assumeva a volte i toni duri del moralista laico,c’era una profonda,sofferta umanità, venata dal metodo del dubbio con cui era solito procedere nella sua vita e nella cultura. A cinquant’anni dalla sua morte,ecco un passo d’una lettera che inviò nel 1966 a Ernesto Rossi:”Non dimenticherò mai i nostri lunghi anni di amichevole concorde collaborazione e le tue coraggiose libere campagne che hai combattuto sul”Mondo””.Essa dimostra come Pannunzio, al di là delle amare contingenze che provocarono la frattura con Rossi,era davvero uomo superiore che non serbava rancore a nessuno. Era un raffinatissimo letterato che amava Proust e Gide,un laico che aveva fatto della crociana “religione della libertà”il suo riferimento. Era però anche un intellettuale impegnato che si batteva per un’Italia più libera e meno provinciale,più avanzata socialmente,pur sentendo il fascino della tradizione liberale e risorgimentale. Volle come ultimo compagno nella bara i”Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. In quell’anno era iniziato il ’68 e i contestatori avrebbero idealmente e forse materialmente bruciato quel grande libro che il laico Pannunzio volle con sé nell’ultimo viaggio. Un motivo di riflessione su cosa significhi per davvero essere laici.
Allegria ogni male caccia via.
a cura di Maurizio Platone
mondo nel quale è difficile sopravvivere. Un racconto mozzafiato tra intrighi e battaglie per difendere ed inseguire i propri sogni, i propri ideali e per conquistare la propria libertà. Tratta argomenti quali la manipolazione mentale e alcune di queste tecniche tra cui il Gaslighting e gruppi e metodi coercitivi realmente esistenti. Il tutto è tratto da una storia vera anche se per ovvie ragioni alcune parti sono state leggermente adattate alla storia.
ascoltata e non perché mi aspetto un successo clamoroso o qualcosa di particolare, se il libro avesse successo rispetterei il mio sogno ovvero fare beneficenza ma in particolare mi piacerebbe molto poter contribuire in modo concreto alla ricerca e lotta contro le malattie rare e i tumori. Mi piacerebbe davvero avere la possibilità di poter fare qualcosa di significativo a riguardo.
Mercoledì 21 marzo presso l’abbazia di Casanova in Carmagnola (To) si terranno le prove generali dell’orchestra Vivaldi di Verbania con il coro Vox Viva,
L’estro creativo dell’artista è sì qualcosa di innato, ma raggiunge la sua piena espressione grazie allo studio e all’impegno, alla ricerca tecnica e alla passione. Tutto questo è ben presente nelle opere di Marco Appicciafuoco, scultore e non soltanto, che dà all’arte un valore aggiunto, attribuendole una visione più vasta,
classe 1970, considerato vicino alla “transavanguardia”, traduce in arte l’ alterazione fisica dei materiali attraverso sollecitazioni e tecniche, come l’incisione, la pressione meccanica, la combustione e l’irradiazione di luce, con un occhio di riguardo ai temi quanto mai attuali delle emergenze ambientali e degli equilibri ecologici da salvaguardare. Insomma, arte intesa anche come messaggio sociale, come invito a riflettere sul rapporto tra progresso
tecnologico e tutela dell’ambiente. L’originalità di Appicciafuoco è stata ben sottolineata dal critico Franco Speroni: “le sue opere abitano un crinale dove il quadro, la scultura, la composizione polimaterica, l’oggetto d’arredo, nella sua accezione manierista di monumento miniaturizzato, si confondono tra loro rendendo insufficienti le distinzioni
paradigmatiche alle quali siamo stati abituati”. I materiali impiegati (superfici riflettenti metalli e luci, o più tradizionali, come la ceramica) fanno rivivere forme e flussi vitali degli ambienti primigeni e vitali : i pendii montani, i profili delle cime, i flussi d’acqua che fondano valli superficiali e antri sotterranei, le stratificazioni geologiche, le cromie e le ossidazioni delle pietre. “Nelle sue opere – evidenzia ancora Speroni – i saperi delle tecniche artigianali insieme alla percezione del suo territorio non determinano strutture chiuse e nostalgiche ma catalizzatori emotivi che trasformano la storia vissuta in qualche altra cosa che sta accadendo, come ci fosse una metamorfosi in corso. Per questo si può parlare di oggetti emozionali. L’argilla, il grès, il vetro, l’acciaio, la luce, che Marco usa, danno ai suoi lavori aspetti mutanti che stimolano vie di fuga laterali, al di là di ogni chiusura simbolica dentro significati predeterminati”.
Castelli e a livello universitario, matura il grado più elevato dell’alta formazione artistica presso l’Accademia di belle Arti dell’Aquila. Segue con attenzione le varie ricerche estetiche della contemporaneità, attraverso un continuativo lavoro di ricerca, sperimentazione e confronto. Partecipa a diverse esposizioni, personali e collettive, nazionali e internazionali e collabora con autori come: Luigi Ontani, Michelangelo Pistoletto, Sandro Chia e Enzo Cucchi, di seguito conosce Ettore Sottsass, Johanna Grawunder e così via ricevendo consensi, premi e riconoscimenti professionali. Molto importante è da ritenere la sua lunga permanenza a Castelli (Te) e Daniela Faiani con cui vive e da sempre condivide e affianca le sue molteplici collaborazioni ed esperienze artistiche.