CENTRALE DEL LATTE DI TORINO A EXPO 2015

GRAZIE ALL’INIZIATIVA “ECCO LA MIA IMPRESA” 400 ECCELLENZE ITALIANE SI RACCONTANO

 

expo sanpaoloCentrale del Latte di Torino, polo interregionale specializzato nel fresco – latte, yogurt e prodotti derivati distribuiti in tutto il Nord Italia – presenta in Expo Milano 2015 la propria produzione di qualità e la propria storia. L’evento è in calendario venerdì 23 ottobre e sarà ospitato all’interno di “The Waterstone”, lo spazio espositivo di Intesa Sanpaolo in Expo. Grazie all’iniziativa “Ecco la mia impresa”, 400 piccole e medie imprese, espressione del made in Italy d’eccellenza, avranno l’opportunità di utilizzare per un giorno gli spazi messi a disposizione dalla Banca per presentarsi ai visitatori con esposizioni di prodotti o proiezione di filmati, oppure per incontrare buyer e investitori internazionali in eventi riservati.Le aziende sono state selezionate da Intesa Sanpaolo con la massima attenzione alla rappresentatività dei territori e nell’ambito dei settori merceologici affini ai temi di Expo: Food, Fashion, Design e Hospitality.

 

“The Waterstone by Intesa Sanpaolo” è una struttura su due piani di 1.000 metri quadri, realizzata con materiali interamente ecologici e riciclabili e animata ogni giorno con allestimenti multimediali, opere d’arte e un palinsesto di oltre 250 eventi per famiglie e imprese. Centrale del Latte di Torino, presente venerdì 23 ottobre nel Waterstone con un incontro riservato, è nata 1960 e ha conosciuto negli anni un continuo sviluppo, che l’ha portata oggi ad essere un Gruppo interregionale quotato in Borsa. È specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti di alta qualità dell’industria lattiero-casearia (latte e panna nei tipi fresco, a lunga durata e a lunga conservazione, yogurt) e di altri prodotti ultrafreschi come insalate pulite e confezionate pronte per l’uso, delle quali gestisce direttamente la produzione e la vendita. Commercializza inoltre con propri marchi, sempre nel segmento del fresco, prodotti selezionati e confezionati quali uova e derivati, formaggi, pasta e dessert.expo sanpaolo2

 

 

Grazie a un forte radicamento territoriale, attraverso gli stabilimenti produttivi di Torino, Rapallo (GE), Vicenza e Casteggio (PV), con un totale di 260 dipendenti, il Gruppo presidia i mercati del Nord Italia, dove gode di posizioni di leadership per il latte fresco e il latte a lunga conservazione (UHT). La produzione annua è di circa 165 milioni di litri di latte. La catena di lavorazione è rigorosamente controllata con tecnologie avanzate, dalla raccolta del latte all’ingresso in stabilimento, fino al confezionamento, con un sistema di rintracciabilità di filiera controllata. Centrale del Latte di Torino gode di tutte le maggiori certificazioni di qualità ed è stata inoltre, nel 2009, la prima azienda del settore in Italia ad ottenere la Certificazione UNI EN ISO 22000, la norma volontaria più restrittiva per la sicurezza alimentare a tutela del consumatore. I prodotti sono distribuiti attraverso una rete di oltre 170 automezzi refrigerati che giornalmente riforniscono circa 1.600 punti vendita nella Grande Distribuzione e oltre 6.000 negozi al dettaglio. Recentemente il Gruppo ha allargato i propri confini esportando in Cina latte italiano a lunga conservazione e una bevanda di soia ed è tra i primi operatori italiani del settore per volumi esportati in questo Paese.

 

Per maggiori informazioni sull’azienda: www.centralelatte.torino.it 

 

«Con The Waterstone abbiamo sviluppato uno spazio espositivo aperto e coinvolgente, dedicato ai visitatori e alle aziende, in cui le 400 imprese ospiti possono raccontarsi, incontrare altre realtà imprenditoriali, sviluppare e condividere progetti e idee, nonché studiare nuove opportunità di business internazionali – afferma Cristina Balbo, Direttore Regionale Piemonte Valle d’Aosta e Liguria di Intesa Sanpaolo – Da maggio ad oggi, The Waterstone ha ospitato decine di imprese differenti per dimensioni e settori merceologici, ma che condividono una produzione di qualità, l’attenzione alla sostenibilità e una storia imprenditoriale di successo. Expo ci ha insegnato che le nostre aziende hanno bisogno di una vetrina internazionale, e che una banca come la nostra ha il dovere di aiutarle a trovarla. Voglio anche ricordare che, oltre agli eventi con le imprese, il nostro spazio offre appuntamenti con la cultura e con lo spettacolo di elevata qualità.»

VIVICITTA’ IN CARCERE, UNA CORSA PER TUTTI

Per chi è detenuto e per chi ci lavora

 

vivicitta 2015“Allenarsi dentro, non è come allenarsi fuori” ha evidenziato un’educatrice, trovo molto bello che tanti atleti siano venuti a correre con noi.” Sono stati una cinquantina i podisti in rappresentanza di 15 società Uisp e una decina di donne, che hanno scelto e voluto partecipare insieme ai detenuti della casa circondariale. “Ho corso con chi è meno fortunato di me – ha commentato un podista – per fargli sentire la mia solidarietà”.

 

Ultima tappa a Torino di Vivicittà “la corsa più grande del mondo” promossa dalla Uisp. Si conclude il tour iniziato il 12 aprile, che oltre ad aver coinvolto 45 città italiane, 9 straniere, ha interessato anche 19 istituti di pena.Ultima tappa a Torino nella Casa circondariale Lorusso e Cutugno, che ha ospitato per il sesto anno consecutivo la corsa, grazie alla collaborazione della Direzione del Penitenziario, dei tanti operatori  della struttura, della Lega Atletica Uisp e del Comitato Uisp di Torino.E’ stato un simbolico passaggio di testimone tra la corsa all’esterno e i detenuti, una manifestazione che attraverso lo sport fa sentire liberi e abbatte i muri, un punto di partenza per promuovere un benessere  psico-fisico anche per chi vive recluso.Sono stati 77 i partecipanti, l’edizione torinese più partecipata, tra di loro una trentina di reclusi, educatori e agenti penitenziari che hanno dato vita all’interno del perimetro su tre giri, ad una sfida all’ultimo chilometro. Lo start è stato dato alle 15 e prima della partenza è stato ricordato l’agente di polizia penitenziaria Mattia Battilomo, morto due settimane fa in un tragico incidente.

 

Sono stati premiati nell’ordine Alessandro Vailati (A), Gioacchino Marino (E) e Davide Rattini (c), tra le donne la prima a tagliare il traguardo è stata Barbara Pocciatti dell’Equilibra Running Team. La classifica ha premiato anche i padiglioni a punteggio considerando i  primi arrivati, il C con 2 atleti, il D con 15 e l’E con 9. Al via si sono presentate anche due educatrici, Arianna e Simona, che  hanno scoperto il piacere della corsa due anni fa partecipando a  Vivicittà “Pur lavorando all’interno della struttura penitenziaria, con  la gara abbiamo scoperto una città – hanno sottolineato – in cui si  possono scoprire molti angoli nascosti.” Soddisfatti anche gli istruttori Uisp, che nell’ambito del progetto Uisp  Terzo Tempo ogni giorno si occupano di allenare allo sport, ma  soprattutto di stimolare al movimento tutti i detenuti dell’istituto.

Parla (o meglio scrive) piemontese il congresso europeo del Controllo del Vicinato

Il coordinatore regionale ACDV Massimo Iaretti cura l’ufficio stampa dell’importante evento

 

IARIS VICINATOCastel Ritaldi, in Provincia di Perugia, dal 22 al 24 ottobre ospiterà il secondo congresso di EUNWA – European Neighbourhood Watch Association, l’associazione che, a livello europeo, raccoglie le varie realtà che si occupano di Controllo del Vicinato e che è nata con il congresso di Vienna del 2014, dove ha sede il segretariato generale. In Italia è attiva l’Associazione Controllo del Vicinato, presieduta da Gianfrancesco Caccia che, nel comune di Caronno Perrusella (Varese), è stato “pioniere” del sistema del CDV sin dal 2008, “importandolo” dai Paesi anglosassoni dove era nato. Lo staff organizzativo, coordinato sul posto da Mirella Seccafieno, referente per l’Umbria dell’Associazione, sta mettendo a punto gli ultimi dettagli dell’evento che prevede una fitta serie di incontri tra associazioni che promuovono in Europa il Controllo del Vicinato per confrontarsi su temi comuni quali: la sicurezza nelle città, il ruolo delle comunità nella lotta alla criminalità organizzata, della “polizia di prossimità”, dello sviluppo del Neigbouhood Watch nei vari Paesi europei, della prevenzione del crimine attraverso il disegno urbano e della collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine.

 

Alla conferenza, cui è stato invitato il sottosegretario all’Interno, Gianpiero Bocci, prenderanno parte delegazioni provenienti da Austria (con la presenza di Kark Brunnbauer, presidente dell’Eunwa, che era già intervenuto a maggio al convegno di fondazione di ACDV svoltosi a Gabicce in provincia di Pesaro Urbino), Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Moldova, Regno Unito, Slovacchia e Svizzera. Sarà anche presente A.I.P.S. – Associazione Installatori Professionali di Sicurezza che sostiene e supporta l’evento. La scelta di Castel Ritaldo non è stata casuale in quanto la città umbra ospita l’Osservatorio Nazionale della Sicurezza Urbana – ONSU struttura scientifica creata nel 2008 che svolge attività di studio e di ricerca sui fenomeni criminali e sulla percezione sociale del crimine su tutto il territorio nazionale fornendo interessanti spunti applicativi per la “Homeland Security.

 

“E’ significativo – dice il presidente dell’Associazione Controllo del Vicinato Gianfrancesco Caccia,– che il secondo congresso, che segue di un anno l’atto di nascita di EUNWA si svolga in Italia, Paese nel quale il Controllo del vicinato sta registrando una forte crescita in grande parte dello Stato, soprattutto nelle regioni del Nord e del Centro, con un sempre maggiore numero di persone che si avvicinano a questa tecnica e di amministrazioni locali che lo adottano come metodo di deterrenza e di prevenzione per la microcriminalità. Il nostro impegno per andare avanti su questa strada sarà sempre massimo, visto che i furti, le truffe e gli altre fattispecie di reato che minano il senso della sicurezza dei cittadini, non sono un fatto nazionale ma comune a tutta Europa”.

 

Piergiorgio Minazzi

GC CANTONI, la passione dei gioielli colora la vita

girasoleLa passione della famiglia Cantoni per il mondo dell’oreficeria e della gioielleria colora la vita dei suoi componenti fin dal 1979

 

“Le persone che salutano questa terra continuano a vivere attraverso l’entusiasmo con cui chi resta guarda il mondo e assapora le passioni condivise. Ciao babbo…grazie perché oltre ad essere stato un genitore perfetto e un uomo eccezionale hai lasciato un bene prezioso che mi accompagnerà per sempre: l’amore per questa professione speciale. Dedicarsi ad un’attività che riempie di gioia il rosacuore è un sogno e tu mi hai regalato una realtà che ha il profumo di un sogno. Non esiste dono più grande per illuminare una vita. La mia vita grazie a te è luce.” Giovanna

 

 

La passione della famiglia Cantoni per il mondo dell’oreficeria e della gioielleria colora la vita dei suoi componenti fin dal 1979. E’ dall’amore per l’arte orafa che prendono vita le  gocce di oro e platino puro GC CANTONI, che racchiudono una storia di tradizione e ricerca stilistica. Una passione che attraverso la figlia Giovanna, continuerà a vivere e a tramandarsi…

 

www.giovannacantoni.it

UN QUARTIERE IN MOSTRA: “DAL FILA AL BORGO FILADELFIA”

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fila grande tofila mosatra 4fila mostra 2fila mostraPunta di diamante di Borgo Filadelfia, nome nato per volontà popolare nel 2003, è naturalmente il Fila, lo stadio che ha rappresentato la “casa” del Grande Torino e che, dopo anni bui in cui è andato incontro a degrado crescente, sta finalmente tornando a rivivere

 

Il 16 ottobre, presso il “Piatto Sprint” di via Filadelfia 41,  è stata inaugurata la mostra “ Dal Fila al Borgo Filadelfia”. In esposizione cartelloni realizzati dagli allievi della scuola media “ G.B. Vico” (attuale complesso “Sandro Pertini”) nell’anno 1999 e illustranti la storia del quartiere, nonché alcune opere grafiche e pittoriche, concesse in prestito dal Museo del Grande Torino di Grugliasco, di Pierflavio Pieranni, e altre prestate da Daniele Costelli, entrambi celebri anche per i loro libri attinenti il mondo sportivo. Presenti anche altre opere e fotografie di autori vari.

 

Sarà, quindi, possibile apprendere qualcosa di più sull’origine di questo quartiere di Torino, la cui urbanizzazione si è avuta a partire dagli anni del regime fascista, che ha nel tempo mantenuto e incrementato la sua vocazione commerciale (ex Mercati Generali). Punta di diamante di Borgo Filadelfia, nome nato per volontà popolare nel 2003, è naturalmente il Fila, lo stadio che ha rappresentato la “casa” del Grande Torino e che, dopo anni bui in cui è andato incontro a degrado crescente, sta finalmente tornando a rivivere.

 

Il 17 ottobre si terrà, infatti, la tanto attesa posa della prima pietra del nuovo complesso sportivo che ivi sorgerà, appuntamento imperdibile per tutti i tifosi granata (e non solo) che avranno così modo di fare, al contempo, un tuffo nel passato e di ripercorrere la storia dello stadio, visitando la mostra.

 

L’esposizione è dedicata alla memoria di Antonio Allemandi, purtroppo recentemente scomparso, che si è dedicato per anni anima e corpo al quartiere in cui è nato e vissuto. Grande tifoso granata, Antonio è ricordato con affetto da tutti gli abitanti del Borgo Filadelfia: impossibile non aver mai avuto modo di incontrare lo sguardo cordiale di questo signore che, ogni Natale, era solito indossare il costume di Babbo Natale per la gioia dei più piccini, e che percorreva le vie del quartiere sempre in compagnia della moglie Graziella Grasso, per anni professoressa di lettere presso la scuola media Vico ed ideatrice dei cartelloni insieme alla collega Pierangela Triberti.

 

La mostra, fortemente voluta da Claudio Pedoto, titolare dell’esercizio che la ospita, sarà visitabile negli orari di apertura del “Piatto Sprint” fino al 26 ottobre, mentre in occasione dell’inaugurazione sarà possibile degustare un aperitivo con i sapori del Borgo al prezzo di euro 5.

 

Chiara Mandich

Twirling interregionale a Santena

TWIRLING

In gara un’ottantina di atleti che si confronteranno nelle specialità tecniche dell’artistic pair, artistic twirl, solo e due bastoni

 

Domenica 18 ottobre le Asparagette Santena sfidano in casa le avversarie nella gara inaugurale del campionato interregionale Piemonte e Liguria di twirling. A difendere i colori di casa nel “Pininfarina” di via Brignole 34 (gare dalle 9,30 alle 16,30) saranno Emma Novello, Francesca Ciaiolo, Aurora Ena, Gabriele Crisi, Denise Comito, Roberta Sacchetto, Sofia Cianci, Valentina Crisi, Siria Carito, Veronica Vitagliani e Silvia Salemme. In gara un’ottantina di atleti che si confronteranno nelle specialità tecniche dell’artistic pair, artistic twirl, solo e due bastoni.

 

Dino Aloi in Tv su France 3

In occasione di un premio vinto a Forte dei Marmi

 

dino 3 aloiLo storico dell’umorismo, vignettista, curatore di mostre e scrittore-editore Dino Aloi  (le cui vignette sono pubblicate anche dal “Torinese”) è stato intervistato dalla rete nazionale francese France 3, in occasione di un premio vinto a Forte dei Marmi. Ecco il link relativo al servizio televisivo. Congratulazioni, Dino!

 

https://www.youtube.com/watch?v=qJoSp3Rdm-Y

Pinocchietti in Sala Rossa: quando è in gioco la parità di genere

AVVISTAMENTI / di EffeVi

 

Tra qualche secolo sorrideranno di noi leggendo, tra le altre, della nostra ossessione sulla parità di genere, che ormai si infila in ogni ambito della vita civile, come una spolverata di prezzemolo in cucina. Non intesa come parità di opportunità, che non sarebbe male, ma come sradicamento della distinzione naturale e biologica tra generi: nel vestire, nello stile di vita, persino nel concepimento e nella esperienza della paternità e maternità

 

sala rossa palazzo civicoSe oggi guardiamo ad alcuni concetti, nel passato indiscutibili, ne sorridiamo: la terra è quadrata, hic sunt leones, il cielo è composto da sette sfere, l’indole criminale si rivela nei tratti del volto e del cranio, sulla Luna vivono i Seleniti, eccetera. Tra qualche secolo sorrideranno di noi leggendo, tra le altre, della nostra ossessione sulla parità di genere, che ormai si infila in ogni ambito della vita civile, come una spolverata di prezzemolo in cucina. Non intesa come parità di opportunità, che non sarebbe male, ma come sradicamento della distinzione naturale e biologica tra generi: nel vestire, nello stile di vita, persino nel concepimento e nella esperienza della paternità e maternità. Non scomodiamo Houllebecq: guardiamo, nel piccolo, al cortile di casa. Il Consiglio Comunale di Torino, una città che versa in condizioni di fallimento finanziario tecnico, ha perso mesi in accesi dibattiti  sull’obbligo di vestire una tenuta minimamente decorosa durante le sedute, anche quando il termometro si impenna. Ma perbacco, non è un problema di decoro, ben altro: qui è in gioco la parità di genere. Nientemeno.

 

La questione non è nuova:  da anni, ogni estate – con la puntualità delle ondate di calore, che non sono portatrici di saggio consiglio –  l’aeropago cittadino si divideva tra consiglieri uomini, grondanti sudore sotto completi chiazzati e cravatte madide, e consigliere donne, che sfoggiavano con iattanza sandali – purché firmati – e vezzosi capi estivi, riconducibili più al prendisole che al decoro che si convenga non dico agli augusti legislatori, ma persino ai poveri uscieri del palazzo comunale, costretti nelle loro stazzonate giacche in poliestere blu. Insomma, un focolaio di tensione: in questo caso, infatti, le professioniste del genere – amazzoni che sulla parità di genere hanno costruito infiammati discorsi, regolamenti draconiani, leggi che impongono quote rosa, e vere e proprie carriere – sono state ben contente di fruire della condizione di disparità. Mal ne incolse, infatti, ad alcuni consiglieri, noti tra le altre cose per la loro innata eleganza, quando nel torrido luglio torinese hanno introdotto la tenuta balneare da uomo nelle aule, presentandosi in bermuda e scarpe aperte – nulla, al confronto dei teli da mare agitati dalle signore consigliere.

 

Il pierino Viale, che proprio non ce la fa a tenersele, si è inserito con l’ennesima mozione volta a alleviare i consiglieri dall’obbligo di cravatta: un piccolo passo nella direzione della parità di genere con le consigliere. Chiaro che il vero punto di incontro sarà raggiunto quando il regolamento comunale consentirà pantaloncini a pinocchietto, sandali e bandana per gli uomini, purché accompagnati dall’immancabile marsupio. Mozione respinta in blocco, con voto decisivo delle professioniste della parità di genere, che evidentemente restano bene aggrappate ai pochi lacerti di femminilità che la cultura contemporanea consente. Quando risulta comodo. 

 

(Foto: www.comune.torino.it)

La Torino che non va (vista con gli occhi di uno "straniero")

Un lettore di Torino che oggi vive all’estero commenta l’articolo di Patrizio Tosetto “Dalle zebre pedonali ai prelievi bancari: quando le regole sono un optional”, apparso sul “Torinese”

 

Caro Tosetto,

pedoni1ho letto il suo articolo “Dalle zebre pedonali ai prelievi bancari: quando le regole sono un optional” su “Il Torinese” ed ho pensato: meno male che c’è ancora qualcuno a Torino che ragiona come una persona civile! Mi è venuta quindi voglia di scriverle per darle qualche spunto per  qualche suo prossimo articolo (non sia mai che grazie all’informazione si riesca anche a cambiare qualcosa).Premetto che io sono di Torino, ma vivo all’estero da molti anni e torno in genere solo pochi giorni all’anno. Quest’anno però mi sono riuscito ad organizzare per lavorare 3 mesi a Moncalieri e quindi ho potuto vivere la mia città come non facevo da tempo. Ho potuto vedere Torino con gli occhi di uno straniero (nel senso che ormai sono abituato a vivere altrove) ed ho scoperto che la città che io avevo in testa è il frutto della mia idealizzazione o forse il ricordo di una città civile che non esiste più (quando scrivo mi sembra di essere un novantenne, ma di anni ne ho 36!).

 

Ho sempre pensato che Tolosa, Alicante e Barcellona (le città dove ho vissuto gli ultimi 13 anni) fossero sporche e la gente fosse poco educata, chiassosa ed irrispettosa delle norme di comportamento basiche. Ho scoperto una Torino zozza, piena di escrementi di cane, cartacce e bottiglie per terra (soprattutto, ma non solo nei parchi e sui lungo fiumi), graffiti e soprattutto tag (firme) e scritte idiote sui muri (almeno i graffiti sono disegni più o meno gradevoli, ma una firma o qualche insulto…). Ma quello che più ho notato è il comportamento dei pedoni in strada (la gente urla, non parla) e delle auto (dal clacson selvaggio, a chi crea ingorghi per girare dal viale invece di usare il controviale, tutti i “furbi” che per tagliare una coda e risparmiare 1 minuto, ne fanno perdere 15 a tutti gli altri…) e soprattutto dai
parcheggi.

 

E qui viene lo spunto, nel caso voglia coglierlo, per il prossimo articolo (magari potrebbe anche procurarsi foto e mandarne una copia ai vigili).pedoni via roma Vicino a dove vivo, la seconda fila ed il parcheggio sul marciapiede sono una costante, ma in genere almeno il parcheggiatore ha  la decenza di lasciare la macchina in posizioni che non disturbano.Invece ogni mattina osservo una cosa che, per quanto relativamente innocua, ritengo incredibile. In bici o in macchina, faccio tutto corso Moncalieri. Arrivato al ponte di C.so Fiume, sul lato Po c’è una scuola (Saint Denis School, Cso Moncalieri 52) che sicuramente si vanterà di essere una ottima scuola da cui dovrebbero uscire dei cittadini di prima classe. Quando passo in bici, devo fare la gimcana tra i genitori che, dopo aver lasciato i figli, scambiano la pista ciclabile per un salotto, e rimangono a conversare. Quando invece passo in macchina, noto l’ingorgo che si crea, dovuto al fatto che quegli stessi genitori chiacchieroni bloccano una corsia del corso, per lasciare la macchina parcheggiata mentre conversano.

 

Da notare che c.so Moncalieri all’ora in cui si entra a scuola è già di per se un caos, ed avere una corsia bloccata è particolarmente fastidioso (anche perché l’unica altra corsia ogni tanto è bloccata da chi, giustamente, può voler svoltare a sinistra!). La cosa più imbarazzante è che a 300 metri (c.so Moncalieri 80) c’è la polizia municipale e proprio di fronte alla scuola, oltre ad un parcheggio in cui i genitori potrebbero sostare senza disturbare, ci sono i carabinieri (via della brocca 9). È possibile che né gli uni né gli altri si siano resi conto del problema? O forse è troppo faticoso, al mattino presto, rinunciare alla prima pausa caffè e scendere in strada non dico per distribuire delle sonore multe (che sarebbe troppo bello per essere realistico) ma perlomeno per fare da deterrente in modo che la gente parcheggi altrove?

 

Sicuramente si potrebbe fare una raccolta di situazioni analoghe o peggiori di condotta illegale recidiva. Capisco che sia difficile controllare alcuni comportamenti sporadici (come chi imbratta un edificio) visto che è difficile passare di lì al momento adatto, ma la legalità ed il senso civico nascono anche da queste piccole cose, e credo che se si cominciasse a non chiudere un occhio e a colpire almeno le prede più facili (chi infrange la legge ogni giorno nello stesso posto alla stessa ora), si potrebbe

 

torino 2015 231) rimpolpare le casse dello stato, a scapito dei cafoni
2) far notare la presenza dello stato sul territorio
3) far riflettere la gente, e far capire che “dura lex, sed lex”.

 

Spero, un giorno, di leggere un articolo sul Torinese, non necessariamente su C.so Moncalieri, ma sul degrado di una città che, secondo me, ha il potenziale per essere bellissima, e che i torinesi come me considerano come un esempio di eleganza, senza rendersi conto che sta diventando un esempio di decadenza. Magari la sua penna (sicuramente più capace della mia) riuscirà a scuotere qualche lettore, e magari qualche vigile, questore o politico!

 

Amedeo Piolatto

 

(Foto:  il Torinese)

“Pensare il cibo” e nutrirsi diventa filosofia

Il Festival si apre giovedì 15 ottobre alle ore 18 con Giacomo Marramao filosofo dell’Università di Roma Tre e il teologo Bruno Bignami, presidente della Fondazione Mazzolari, per una riflessione sul tema “Accesso al cibo come giustizia sociale”

 

circolo lettDopo il successo della prima edizione, torna a Torino “Pensare il cibo”, l’unico festival italiano dedicato ai temi dell’alimentazione visti da un punto di vista filosofico.Durante le tre giornate del Festival, dal 15 al 17 ottobre, presso le sale del Circolo dei lettori di Torino, filosofi, economisti, teologi si confronteranno sui temi che avrebbero dovuto essere al centro del messaggio universale di Expo 2015. Temi che Expo ha esaurito nei lavori preparatori della Carta di Milano, e che vengono così riportati a Torino, che si conferma la città più attenta al dibattito culturale intorno al cibo. A Pensare il cibo si parlerà di globalizzazione e necessità di “nutrire il pianeta”; di diritto al cibo ed economia di comunità; di consumismo schiavizzante e identità alimentari.

 

Inserito nel calendario di “Nutrire le città” – cartellone promosso dalla città di Torino con eventi sul tema dell’alimentazione e della sostenibilità – Pensare il cibo vuole quindi affrontare, in un modo originale e differente dal consueto, un tema sempre più centrale come quello dell’alimentazione, rispondendo ad alcune domande fondamentali e ispirando autentiche politiche del cibo attraverso il dibattito e la riflessione di alcuni tra i principali personaggi della cultura italiana.

 

Il Festival si apre giovedì 15 ottobre alle ore 18 con Giacomo Marramao filosofo dell’Università di Roma Tre e il teologo Bruno Bignami, presidente della Fondazione Mazzolari, per una riflessione sul tema “Accesso al cibo come giustizia sociale”: partendo dall’enciclica “Laudato Si” il confronto verterà sull’essenza della cooperazione e sui problemi dell’appropriazione; sul modo, cioè, di intendere il mercato, l’esposizione reciproca sollecitata dagli scambi e il rapporto tra le libertà individuali e le istituzioni politiche.

 

Venerdì 16 ottobre, alle ore 18, il filosofo dell’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Nicola Perullo e la filosofa dell’Università di Torino, Carola Barbero, si chiederanno se “Si può davvero fermare il consumismo”. Un incontro che vuole mettere in discussione i modelli economici che ci spingono al consumo compulsivo eschiavizzato, attraverso l’auto-critica del nostro immaginario e del nostro sistema di relazione con le cose.

 

Sabato 17 ottobre, sempre alle 18, il festival si chiuderà con l’economista dell’Università di Bologna Stefano Zamagni e il filosofo dell’University of California Remo Bodei che discuteranno su “La Carta di Milano. Nutrire il Pianeta attraverso la globalizzazione o attraverso la comunità?”. Un incontro estremamente attuale per un esame critico dei principi ispiratori della Carta di Milano che, proprio durante i giorni del festival, sarà consegnata al segretario generale delle Nazioni unite. Così come nella prima edizione, il format di Pensare il cibo prevede, per ogni serata, un’ouverture musicale, intesa non soltanto come un momento ludico ma come un contributo al tema della trasformazione della materia in energia dello spirito: sul “palco” del Circolo dei lettori si alterneranno quindi tre orchestre come Ensemble Leaena, Jacobean Consort Music e Convivio a Casa Schumann. Al termine di ogni dibattito sarà possibile degustare un aperitivo presso il Bar del Circolo dei lettori: un momento conviviale per riflettere sui temi affrontati durante la serata e condividere riflessioni ed emozioni.