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“Macellaio gourmet, artigiano del gusto”. Intervista a Ermanno Melatti

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In un mondo in cui spesso la velocità prevale sulla qualità, Ermanno Melatti rappresenta un esempio raro di passione, competenza e visione.

Macellaio per scelta e per vocazione, dal 2022 ha dato vita a una macelleria che è diventata un punto di riferimento per chi cerca carne di qualità e piatti pronti all’altezza della ristorazione gourmet. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia, i suoi valori e il suo modo di intendere un mestiere antico ma sempre più moderno.

 


 

1. Partiamo dalle origini: come nasce la sua passione per la carne e per il mestiere di macellaio?

Tutto è iniziato dalla mia passione per il barbecue americano. È stato un amore travolgente che mi ha portato a voler capire la carne in profondità: la sua origine, il suo taglio, la sua preparazione. Nel 2022 ho deciso di aprire una macelleria partendo da zero. È stata una sfida, ma anche un’avventura bellissima.

 


2. Oggi si definisce “macellaio gourmet”. Cosa significa per lei questa definizione?

Significa evolversi. Non sono solo un venditore di carne, ma un selezionatore e un creatore di sapori. Ho sviluppato una linea di 15 piatti pronti, pensata per chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare al gusto e alla qualità. Gourmet per me è sinonimo di attenzione, innovazione e rispetto per il cliente.

 


 

3. Quali sono i criteri fondamentali che guidano la sua scelta delle carni?

Il primo criterio è l’origine: prediligo carni provenienti da allevamenti italiani, possibilmente a filiera corta e sostenibile. Evito l’allevamento intensivo e scelgo solo animali allevati secondo ritmi naturali, come i polli di razze a lenta crescita.

 


 

4. Da quali allevamenti o territori provengono le sue carni? C’è una filiera selezionata che predilige?

Sì, lavoro solo con allevamenti italiani che rispettano determinati standard di benessere animale. Mi affido a realtà che condividono la mia filosofia: sostenibilità, qualità e trasparenza.

 


 

5. In un mercato spesso dominato dalla quantità, lei punta sulla qualità. Come si riconosce una carne di eccellenza?

La carne di qualità si riconosce dall’aspetto, dalla morbidezza e, ovviamente, dal gusto. È una questione di esperienza, ma anche di educazione del palato: chi prova una carne ben selezionata difficilmente torna indietro.

 


 

6. Parliamo di razze: ci sono razze bovine, suine o ovine che considera “nobili” e che valorizza maggiormente?

Assolutamente. La fassona piemontese, gli angus spagnoli… sono razze che danno una carne straordinaria, soprattutto se allevate secondo criteri naturali e sostenibili. La qualità parte dalla genetica, ma si costruisce con la cura dell’allevamento e dell’alimentazione.

 


7. Il gusto è al centro del suo lavoro. In che modo accompagna il cliente nella scoperta di sapori autentici e ricercati?

Con i consigli. Suggerisco come cucinare al meglio ogni taglio, quale tecnica usare e con quali tempi. Ogni carne ha una storia e un potenziale che merita di essere esaltato.

 


 

8. Oltre alla carne, c’è un’attenzione anche al taglio e alla preparazione. Quanto conta la manualità e l’esperienza nella sua bottega?

È fondamentale. Un buon taglio valorizza la carne, riduce gli scarti e rende la preparazione in cucina più semplice. Ogni pezzo è trattato con cura, anche per rispettare chi lo porterà in tavola.

 


 

9. Oggi si parla molto di sostenibilità anche nel settore alimentare. Come si inserisce il suo lavoro in questa prospettiva?

Credo in un modello alimentare che privilegi il “meno ma meglio”. Non serve consumare molta carne, basta scegliere carne buona, sostenibile, etica. La sostenibilità non è uno slogan, è una responsabilità concreta.

 


 

10. Ha collaborazioni con chef o ristoranti gourmet? Come si crea un dialogo tra il banco del macellaio e la cucina d’autore?

Sì, collaboro con diversi ristoratori professionisti. Il dialogo nasce dalla fiducia: loro sanno che ogni taglio è pensato per esaltare il piatto. Io, da parte mia, ascolto le esigenze della cucina per proporre soluzioni su misura.


 

11. Cosa sogna per il futuro? Quali sono i prossimi passi per entrare a pieno titolo nel mondo del gusto di qualità?

Il mio sogno è dare continuità alla macelleria, mantenendo un alto livello di servizio. Sto lavorando a nuovi progetti legati alla gastronomia di qualità, in particolare allo sviluppo di piatti pronti a cuocere e alla frollatura delle carni. È un percorso che unisce tradizione e innovazione.

 


 

12. Un ultimo consiglio per chi vuole riscoprire il piacere della carne di alta qualità: da dove iniziare?

Bisogna provare. Scegliere con consapevolezza, avvicinarsi alla carne come a un prodotto che merita rispetto. La qualità non è solo una scelta di gusto, ma anche di salute e di etica. Meno carne, ma carne vera: questo è il mio consiglio.

 


 

La macelleria di Ermanno Melatti non è solo un negozio, ma un luogo dove la carne diventa cultura, rispetto e piacere per il palato. Un esempio di come anche il banco del macellaio possa trasformarsi in un laboratorio di alta gastronomia.

Corso Filippo Turati 18/b, Turin, Italy

342 716 0270

Intervista “a cuore aperto” con i fondatori di Vintage Boutique: dove il tempo si ferma per raccontare

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È un’estensione della nostra identità. Vintage Boutique è indipendenza, creatività, responsabilità. È un sogno che prende forma ogni giorno, una passione che si fa concretezza. Qui, ogni oggetto è un frammento di tempo che trova nuova vita

1. Come è nata l’idea di aprire un negozio di oggetti usati e vintage?
L’idea è nata lentamente, quasi in punta di piedi, ma ha radici profonde. Da oltre dieci anni, siamo appassionati del mondo dell’usato: mercatini, fiere, piccoli negozi nascosti in angoli d’Italia e d’Europa. Ogni viaggio era l’occasione per scovare un pezzo raro, un oggetto che parlava da sé. Alcuni li abbiamo tenuti, altri venduti online. Poi, un giorno, ci siamo guardati e ci siamo detti: “Perché non trasformare questa passione in qualcosa di più grande?” In un momento di stallo lavorativo, in cui sentivamo di non essere valorizzati nonostante l’impegno costante, abbiamo deciso di cambiare rotta. Vintage Boutique è nata così: dal desiderio di dare forma e dignità a ciò che ci emoziona.

-. C’è un ricordo speciale legato ai primi giorni dell’attività?
Assolutamente sì. Ricordiamo con tenerezza la nostra prima vendita, avvenuta addirittura prima dell’inaugurazione ufficiale. Un ragazzo era venuto a installare il sistema antitaccheggio e, mentre lavorava, ha notato una conca in rame. Ne è rimasto colpito e l’ha voluta subito. Quel gesto, così spontaneo, è stato per noi un piccolo segno: stavamo andando nella direzione giusta.

– Cosa rappresenta per voi il negozio, al di là del lavoro?
È un’estensione della nostra identità. Vintage Boutique è indipendenza, creatività, responsabilità. È un sogno che prende forma ogni giorno, una passione che si fa concretezza. Qui, ogni oggetto è un frammento di tempo che trova nuova vita.

 


 

La scelta degli oggetti: tra intuito e storie nascoste

-. Come scegliete gli oggetti da esporre?
Ci lasciamo guidare dall’emozione e dall’occhio allenato dall’esperienza. Alcuni oggetti parlano da soli: hanno una bellezza intrinseca, una storia che sembra sussurrare da ogni graffio, da ogni dettaglio. Non abbiamo un criterio rigido, ma ci fidiamo del nostro istinto, dell’armonia che ogni pezzo riesce a creare nel contesto del negozio.

-. Il pezzo più raro o curioso che vi è passato tra le mani?
Ne abbiamo avuti tanti, e ognuno con il suo fascino. Ricordiamo clienti che ci hanno portato oggetti convinti che fossero comuni, e che si sono stupiti nello scoprire di possedere veri tesori. Un vaso Venini firmato da Giò Ponti, una statua art déco di Sandro Vacchetti, la prima edizione del Pendolo di Foucaultfirmata da Umberto Eco… sono solo alcuni esempi. Oggetti che, oltre al valore economico, portano con sé storie importanti.

– C’è un oggetto al quale siete particolarmente affezionati?
Sì, collezioniamo le edizioni italiane de La fattoria degli animali di George Orwell, e custodiamo con cura la prima edizione del 1947. È molto più di un libro: è un’allegoria potente della società, un racconto travestito da favola che continua a emozionarci ogni volta che lo rileggiamo.

– Quanto è importante per voi trasmettere la storia degli oggetti ai clienti?
È fondamentale. Quando possiamo, cerchiamo di conoscere la provenienza degli articoli. A volte ce la raccontano, altre volte riusciamo a intuirla. E ogni volta che condividiamo quella storia con un cliente, vediamo i suoi occhi brillare. È come se l’oggetto acquistasse un’anima. Un oggetto usato può avere meno valore commerciale, ma un oggetto vissuto… quello ha un valore inestimabile. Pensiamo all’orologio di Butch in Pulp Fiction: è la storia a renderlo insostituibile.

 


Il significato del vintage: un viaggio emotivo nel tempo

-. Cosa significa per voi “vintage”?
Per noi, vintage significa emozioni del passato da rivivere nel presente. È la possibilità di toccare la memoria, di riconnettersi con epoche, sogni e stili che continuano a vivere, anche se il tempo è andato avanti.

-Che tipo di atmosfera volete ricreare nel negozio?
Un ambiente caldo, accogliente, rilassato. Vorremmo che le persone si sentissero libere di esplorare, di lasciarsi stupire. In un supermercato entri, prendi ciò che ti serve ed esci. Qui, invece, non sei tu a scegliere: è l’oggetto che ti trova. Quell’incontro inaspettato è la vera magia.

-. Che tipo di viaggio volete far vivere al cliente che entra?
Un viaggio tra emozioni, ricordi e bellezza. Un piccolo tuffo in altre epoche, in cui ogni oggetto può accendere una scintilla, risvegliare un ricordo o ispirare qualcosa di nuovo. Vogliamo che, uscendo dal negozio, le persone si sentano arricchite, non solo di oggetti ma di storie.

– C’è uno stile o una decade che amate particolarmente?
Seguiamo le tendenze più apprezzate nel settore, ma al centro c’è sempre il gusto del cliente. Più che proporre ciò che ci piace, cerchiamo di capire e anticipare ciò che emoziona chi ci visita.


 

Clienti, connessioni, emozioni

– Che rapporto avete con i vostri clienti?
Cerchiamo sempre di offrire competenza e umanità. Spesso, nei nostri scambi, impariamo anche noi: ci sono collezionisti esperti che ci insegnano tantissimo. Il bello di questo lavoro è che non ci si annoia mai, e non si smette mai di imparare. In negozio si crea un’atmosfera quasi familiare: si chiacchiera, si scambiano storie, si condividono passioni. È questo che rende Vintage Boutique diversa: il lato umano.

– Cosa vi emoziona di più quando qualcuno trova “l’oggetto perfetto”?
Veder brillare gli occhi di chi ha trovato un pezzo che sente suo è una gioia pura. È come se l’oggetto avesse aspettato proprio quella persona. È un momento che ci conferma che stiamo facendo qualcosa di vero.

– Avete un aneddoto che vi è rimasto nel cuore?
Certo. Una volta un bambino di otto anni è rimasto affascinato da una scacchiera artigianale. Gli abbiamo raccontato la leggenda dell’ inventore degli scacchi e dei chicchi di riso raddoppiati, e lui ci ha ascoltati a bocca aperta. Abbiamo poi giocato una partita con lui – e abbiamo quasi perso! Alla fine, la mamma gli ha regalato una bellissima scacchiera in legno. Quella artigianale, invece, è finita nelle mani di un ragazzo che sicuramente ne ha apprezzato il valore estetico e simbolico. Sono questi momenti che fanno la differenza.

 


 

Guardando al futuro

– Cosa vi spinge ogni giorno in questa avventura?
La passione. L’idea di dare nuova vita agli oggetti, la gioia di scoprire qualcosa di raro, di entrare in contatto con persone che condividono questo amore per il passato. Ogni giorno è diverso, ogni giorno ci insegna qualcosa.

– Come si è evoluta la vostra passione nel tempo?
All’inizio era una curiosità, poi è diventata una ricerca, un mestiere, uno stile di vita. Ora è un progetto concreto, con una visione chiara: rendere Vintage Boutique un punto di riferimento per chi ama l’autenticità.

-Come immaginate il futuro del vostro negozio?
Sogniamo in grande: espandere l’attività, assumere persone capaci e appassionate, creare un marchio riconoscibile, costruire un’identità solida. E, perché no, portare questo modello anche all’estero, dimostrando che la bellezza delle cose vissute è universale

Se potesse dare un messaggio a chi entra per la prima volta , cosa direbbe ?

Benvenuti ! entrate a curiosare…

 

 www.vintageboutique.it

Instagram: a questo link (vintageboutique.usato)

Laura Sugamele: “Femminismo, autodeterminazione, patriarcato”

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Il libro Femminismo, autodeterminazione, patriarcato. Una riflessione critica sulle moderne strutture biopolitiche (Stamen 2024) scritto dall’autrice Laura Sugamele, si propone come una riflessione sulle principali questioni che caratterizzano l’attuale pensiero femminista.

Attraverso una disamina approfondita della letteratura di riferimento, l’autrice ha tentato di analizzare la connessione tra reificazione e corpo femminile affrontata nei tre capitoli che costituiscono il testo. Il primo capitolo dal titolo Dicotomia, corpo femminile e reificazione, mette in evidenza quanto le dicotomie siano in grado di produrre categorizzazioni tese a influenzare una determinata rappresentazione del corpo femminile nella cultura, nonché il suo ruolo pubblico. Nel secondo capitolo Effetti ed esiti del neo-patriarcato, l’autrice riflette sugli effetti di una nuova tipologia di patriarcato, per lo più connesso alla relazione tra biotecnologie riproduttive e medicalizzazione del corpo femminile. Il terzo, Femminismo della cura e bioetica, è incentrato su una disamina che iniziando dal modello paternalista, che presenta alcune limitazioni, pone una nuova idea di autonomia fondata sulla reciprocità nelle relazioni, mettendo in evidenza l’empatia come valore etico. Il testo invita a riflettere sulle tradizionali logiche dicotomiche e a esaminare le diverse sfumature che contraddistinguono le dinamiche di potere che si innestano relativamente al discorso dell’autodeterminazione sul corpo. Tali dinamiche connesse alla complessa combinazione potere-conoscenza del corpo, emerse già nell’Ottocento, hanno una base in quella che il filosofo Foucault definisce scientia sexualis. Questa “scienza” ha orientato le relazioni umane verso la creazione di un “verità” sulla sessualità, finalizzata alla definizione di strategie sociali e politiche tese al controllo dei corpi; un contesto in cui il corpo acquisisce il “ruolo” di un dispositivo di potere attraverso cui produrre “discorsi” sulla sessualità. A partire dalla riflessione di Foucault «sul rapporto tra potere, sapere e sessualità, il potere è quindi, circolare, reticolare ed emerge come dimensione repressiva del sesso […]» (p. 19). All’interno di tale contesto, le produzioni categoriali sul corpo hanno avuto la conseguenza di stabilire l’esclusione, piuttosto che la diversità di un corpo dall’altro, e tale atteggiamento ha trovato una sua peculiarità nella società della morale ottocentesca, la quale ha contribuito a formulare alcune significative nozioni come quella di “contro natura” laddove, la categoria della “differenza” viene adoperata da Foucault per «smascherare proprio quelle strategie storicamente determinate e interpretate dal potere costituito, al fine di normalizzare le differenze, attribuendo ad esse un significato all’interno di un quadro istituzionale» (p. 24). Il “valore” della conoscenza conferisce un significato specifico al sesso e al corpo sociale allorché, la logica dualista – su un piano storico e antropologico – progressivamente ha cristallizzato le polarità in paradigmi sessuali-storicizzati, alla fine, determinando il corpo sia come realtà costruita, sia come principio narrativo delle divisioni sessuali.

La riflessione compiuta dall’autrice considera le prospettive teoriche di autorevoli voci del femminismo, tra cui l’antropologa Mary Douglas, la quale sottolinea come gli “usi sociali” del corpo siano finalizzati alla formazione di determinate strutture sociali. In questa prospettiva, i corpi femminili e maschili sono orientati su gerarchie e su dicotomie tradizionali. Ed è proprio dalla concezione del corpo come fulcro della “narrazione” dualista che, in particolare dagli anni Settanta, le argomentazioni successive del movimento femminista iniziano ad essere rivolte, propriamente, sulla specificità dell’oppressione delle donne relativamente alle discriminazioni sociali, economiche, razziali e sessuali (p. 34). «A questo punto, il femminismo inizia a configurarsi come movimento politico e militante la cui finalità è quella di “dare voce” all’oppressione delle donne come una questione che ha origini storiche, patriarcali e antropologiche. Dagli anni Settanta c’è quindi la necessità di decostruire l’idea che il ruolo della donna sia esclusivamente connesso con un “destino procreativo”» (pp. 34-35). Nelle pagine del testo, il termine “reificazione” è una costante – termine che nella riflessione dell’autrice viene declinato nel significato di “oggettivazione” del corpo femminile – il quale, successivamente al pensiero di Karl Marx, inizia ad essere esaminato attraverso diverse prospettive teoriche, ad esempio in György Lukács che identifica il processo di reificazione come aspetto centrale in una società capitalista, in cui le capacità individuali e le relazioni sociali, legate al risultato finale di produzione, sono ridefinite come fattori produttivi ed economici. Nell’ambito del femminismo sono di rilievo le riflessioni di Martha Nussbaum e Catherine Mackinnon. Da una parte Nussbaum, che parla di reificazione come “oggettivazione”, un termine che quindi ha un chiaro riferimento alla trasformazione del soggetto, sia femminile che maschile, in merce di scambio; dall’altra Mackinnon, la quale si pone sulla stessa linea, sottolineando l’aspetto negativo che contraddistingue la reificazione, evidenziando tale categoria come fattore determinante nella riduzione dell’essere umano quale strumento per il raggiungimento di un obiettivo, in particolare economico. Nel testo si riflette anche sull’influenza del contesto culturale e di modelli sessuali specifici nel meccanismo di reificazione-oggettivazione del corpo femminile, per le conseguenze di tale meccanismo connesso a canoni estetici e di bellezza determinati socialmente. La connessione tra reificazione del corpo e interiorizzazione di modelli sessuali specifici, viene esaminata dall’autrice, attraverso il pensiero di Jean Baudrillard, sociologo e filosofo francese, il quale, in buona parte delle sue opere, delinea la società contemporanea come una società focalizzata sulla ricerca e sul consumo di beni, il cui fondamento è il “valore di scambio simbolico”. È questo che consente agli individui, all’interno del proprio contesto sociale, di preservare lo status socio-economico a cui appartengono. Tale trasformazione tende a declinarsi sulla sessualità, sul corpo, sulle gerarchie di genere, classe e razza, nonché sulla riproduzione giacché, la società contemporanea, caratterizzata da una “politicizzazione” della sfera privata e sessuale, contribuisce a una reiterazione del meccanismo di produzione-riproduzione dei corpi, all’interno di logiche di mercato incentrate sul profitto. Il particolare punto di vista che si può scorgere è quello che mette in evidenza l’attuale processo bio-economico, alla base della connessione patriarcato-capacità procreativa femminile, nel cui contesto il corpo della donna, certamente acquisisce un valore simbolico specifico (p. 57). Questo aspetto viene perfettamente chiarito attraverso le riflessioni di tre influenti voci del panorama femminista post-coloniale: Carolyn Merchant, Silvia Federici e Vandana Shiva, il cui pensiero sembra focalizzarsi sull’interazione colonialismo-capitalismo-patriarcato laddove, le attuali dinamiche economiche sono interpretate sia come riflesso di una impostazione antropocentrica, sia come un autentico meccanismo neo-economico e neo-coloniale finalizzato all’accumulazione di ricchezza (p. 63). In particolare nel pensiero di Shiva emerge «la connessione tra risorse della natura, risorse sessuali e riproduttive» (p. 64). Viene accentuato, quindi, il legame tra risorse naturali e risorse riproduttive, nel momento in cui la manipolazione e lo sfruttamento della natura, nonché della natura umana, è una tematica che viene collegata all’oppressione delle donne e del loro corpo, in tal modo categorizzato in un sistema economico-patriarcale controllato con il fine di produrre profitto. In questa linea concettuale, l’autrice – attraverso il pensiero di Zygmunt Bauman sulla postmodernità – riflette anche sull’attuale condizione degli individui trasformati in consumatori, una condizione che sembra essere connotata da una dimensione sociale-culturale individualista, nella quale i legami e le relazioni umane sono fragili, assumendo una “forma liquida” (p. 65).

Difatti, il punto di vista critico che Bauman offre della società consumistica, caratterizzata da “corpi” trasformati in prodotti e da relazioni umane commerciabili, costituisce un’analisi significativa che prende in considerazione anche la procreazione quale parte integrante dell’attuale processo economico. La connessione procreazione-economia, viene affrontata dall’autrice facendo riferimento al pensiero di Nancy Fraser, filosofa statunitense che riflette criticamente sul femminismo di “seconda ondata”, il quale – secondo Fraser – avrebbe avuto una involuzione relativamente all’istanza dell’autodeterminazione sul corpo, modificando la sua traiettoria in direzione di un contesto economico e neoliberista. Nello specifico, Fraser osserva che, nell’intento di promuovere l’emancipazione delle donne, la “seconda ondata” del femminismo ha tuttavia modificato il proprio orientamento filosofico-concettuale, alla fine, allineandosi con una visione della produttività, del profitto e della riproduzione sociale, rispetto a una visione positiva dell’utilizzo delle metodiche biotecnologiche (p. 66). In tal senso, è fondamentale comprendere le contraddizioni interne allo stesso pensiero femminista, relativamente a diverse posizioni che esistono sull’eventuale utilizzo delle metodiche biotecnologiche. Tale aspetto, secondo Fraser, mette in evidenza quanto sia cambiato il senso stesso della libertà femminile sul corpo, adesso, identificata con una «ri-significazione emancipatoria» (p. 77). Questa nuova strutturazione economica che ha pervaso la stessa società, secondo Fraser ha la sua origine nel capitalismo organizzato dallo Stato, ossia quella forma economica sorta durante la grande depressione e nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale; un sistema economico complesso che, secondo Fraser, ha avuto come finalità quella di risolvere le contraddizioni tra produzione economica e riproduzione sociale, ma che ha, comunque, impattato significativamente dal punto di vista dello sfruttamento delle risorse, sia umane che naturali (p. 79); e alla base di questo sistema – supportato dalla tendenza a uniformare comportamenti, azioni, abitudini determinate e legate a ruoli sociali e di genere – vi è l’economia neoliberale, la cui connotazione è quella di reiterare “pratiche di riproduzione”. In tal modo, si sottolinea una stretta correlazione tra funzione riproduttiva e le attuali tecnologie, aspetto che dovrebbe far riflettere sulla peculiarità dell’attuale tendenza economica poiché convergente con le moderne «pratiche di riproduzione, le quali sono particolarmente costose e il cui accesso è relativo alla procedura che viene richiesta» (p. 82). In questa prospettiva, il focus incentrato sulle “pratiche di riproduzione” conduce a riflettere sulla subordinazione femminile poiché, specialmente in ambito riproduttivo-procreativo, tale condizione – connessa al genere – si dilata in vari contesti, ossia non limitati allo spazio domestico e privato, bensì estesi a quello pubblico-politico laddove, è necessario considerare che «categorie come il razzismo, classismo e sessismo, inevitabilmente, influiscono sull’emarginazione e la subordinazione, non solo delle donne bensì di altri soggetti vulnerabili socialmente» (p. 96). In tali termini, è innegabile che le moderne tecnologie riproduttive offrono alle donne una possibilità maggiore di autonomia, nonostante, sia opportuno comprendere le eventuali conseguenze sociali, nonché le implicazioni etiche legate a un loro utilizzo (p. 97). Sarebbe quindi, opportuno riflettere su quali siano le effettive possibilità di accesso alle tecnologie per tutte le donne e se tale possibilità sia legata al fatto di appartenere a determinate categorie sociali. Nel testo, la riflessione si collega al tema della medicalizzazione del corpo femminile, in sintonia con il pensiero di Barbara Duden, per la quale, dal Seicento il corpo femminile sembra esser stato categorizzato su una “narrazione” sessuale-riproduttiva, aspetto particolarmente rilevante nel diciannovesimo secolo, dove il meccanismo di reificazione dei corpi viene reiterato attraverso un discorso pubblico sulla maternità come ruolo istituzionale, obiettivo che, come sottolinea Duden, si concretizza con un intervento diretto da parte dello Stato e della politica pubblica sulla riproduzione e sulla cura dei fanciulli. Secondo Duden, proprio la responsabilità sociale attribuita alla donna, in relazione alla sua funzione riproduttiva – identificata come continuità sociale – potrebbe allinearsi a una forma di miglioramento riproduttivo del corpo (p. 100). Il libro prosegue con una disamina sulle recenti concettualizzazioni femministe, integrate con teorizzazioni inerenti agli studi di bioetica, nelle quali si sottolinea una prospettiva critica nei confronti del ragionamento astratto e individualista connesso alla tradizione medico-paternalistica, perché tendente a omettere il complesso panorama esistenziale che contraddistingue una persona, dalle relazioni interpersonali al contesto culturale, sociale, economico o religioso. Si evidenzia l’importanza di un approccio femminista alla bioetica che si caratterizza per un’attenzione particolare al benessere individuale, il quale andrebbe collegato a una comprensione dell’orizzonte esistenziale di una persona, in un’accezione ampia che ha un chiaro fil rouge nel riconoscimento dell’empatia, del dialogo e della comprensione dei problemi altrui (p. 105). In precedenza, da Carl Rogers a Daniel Goleman, sino a Martha Albertson Fineman, si pone enfasi sul concetto di vulnerabilità e di empatia. In particolare, il concetto di vulnerabilità emerge quale condizione condivisa che può trasformarsi in risorsa, al fine di promuovere concretamente pari opportunità, obiettivo che può realizzarsi proprio grazie all’empatia per l’altro/a. In tale prospettiva è fondamentale considerare e valutare, in primo luogo, le esperienze di vita di ogni soggetto; tale approccio è quindi rilevante, in quanto mette in evidenza la ristrettezza di un modello teorico-morale, esclusivamente fondato su norme astratte e principi generali.

Da questo punto di vista, per il pensiero femminista è centrale adottare un “distanziamento critico” da un sistema teorico-astratto che presuppone di esaminare tutto ciò che contraddistingue lo spazio personale di un soggetto, mediante l’applicazione di principi razionali e universali che, di fatto, sono parziali rispetto a una valutazione complessa che ha la necessità di scandagliare il “caso particolare”, che richiede proprio un’analisi particolare di tutti gli aspetti che contraddistinguono l’esistenza individuale, dilatata attorno a variabili economiche, culturali o di genere (p. 107). La riflessione dell’autrice, in tal modo, si sofferma sul femminismo della “differenza sessuale”, il quale mette in luce la necessità di comprendere gli individui e il loro specifico contesto di vita laddove, nella pratica, è fondamentale proporre non solo un richiamo alla “cura”, bensì una maggiore attenzione verso un potenziamento delle “capacità” delle persone in un determinato contesto relazionale. Nelle posizioni di Sara Ruddick, Nel Nodding, Susan Wolf, Fiona Robinson, Carol Gilligan, Eva Kittay, Virginia Held e Joan Tronto – delle quali l’autrice esamina le diverse concettualizzazioni teoriche – si indica il concetto di “etica della cura” per la sua importanza nel riconoscere le relazioni e i legami poiché, sono questi che influiscono sull’esistenza delle persone; pertanto è necessario evidenziare quanto sia rilevante la dimensione concreta dell’esperienza soggettiva, la quale è caratterizzata da parole, azioni e interazioni. La “cura” identificata come aspetto intrinseco all’interdipendenza e alla propensione a comprendere e a sostenere l’altro/a e la sua vulnerabilità, la quale non deve essere interpretata come debolezza o fragilità, perché il suo significato si estende a una prospettiva più ampia, ossia quella di conoscere e riconoscere che il “noi” si costituisce soltanto nella relazione e nella comunicazione reciproca con l’“altro”. Ciò implica che l’etica della cura, l’empatia e la relazione-comprensione sono su un analogo piano di riflessione. Del resto, l’empatia costituisce il “cuore” della relazione noi-altro, essenziale interconnessione connotata da una comprensione reciproca che, se percepita da entrambi i soggetti coinvolti in tale relazione, offre la possibilità di affrontare la vulnerabilità che comunque, è parte della stessa esperienza umana (p. 120). Relazione, dare, ricevere e senso di responsabilità costituiscono i tre aspetti fondamentali che definiscono la vulnerabilità di ogni essere umano, nonché la sua interdipendenza dagli altri, in linea con un concetto basilare che costituisce il “terreno” di tale interdipendenza: la necessità di prendersi cura degli altri. In tal modo, l’interdipendenza si delinea come interconnessione positiva, che rappresenta un tratto distintivo di ciascun individuo e che richiama la coesione quale caratteristica principale di ogni comunità democratica, dove ogni persona supporta l’altra, risultando così un elemento centrale nel contesto collettivo delle relazioni umane (p. 126). Nel testo, si sottolinea ulteriormente quanto il concetto di cura abbia un chiaro riferimento nell’interazione tra due soggetti, specialmente nell’azione del sostegno e del supporto, come azione deliberata e intenzionale di “aiutare” e “comprendere” l’altro. Tale atteggiamento è direttamente orientato alla pratica relazionale, da cui emerge proprio il suo valore: la relazione di cura che ha una significativa portata morale e universale, in quanto riferita alla “buona cura” e alla “cura della persona”. In quest’ottica, attraverso la posizione di Martha Nussbaum, filosofa che ha teorizzato il concetto di “approccio delle capacità”, il testo focalizza l’attenzione sulle capacità umane che dovrebbero costituire il fondamento dei principi umani fondamentali. ‭«L’attenzione, la responsabilità e la capacità di rispondere ai bisogni altrui […] potrebbero determinare le “nostre” pratiche verso una consapevole politica della valutazione di interessi e bisogni» (p. 134). In tal senso, l’etica della cura potrebbe trovare effettiva applicazione nel contesto sociale, politico, economico di riferimento della persona, in particolare in una società come quella odierna, nella quale persistono le discriminazioni, nonché le differenze di genere e di classe; una concezione di “cura” intesa come una opportunità per garantire un potenziamento delle “capacità” delle donne, nel momento in cui «una nozione di cura declinata in ambito sociale e politico-economico, è una grande potenzialità finalizzata per rendere effettiva la partecipazione democratica da parte delle stesse donne» (p. 135).

L’AUTRICE
Laura Sugamele dottoressa di ricerca e docente in filosofia, storia e scienze umane si occupa di
reificazione del corpo femminile, violenza sessuale come questione politica e relazioni tra
patriarcato, nazionalismo e guerra. E’ autrice dei seguenti libri: Percorsi e teorie del femminismo
tra storia, sviluppi e traiettorie concettuali (Aracne 2019); Corpo femminile e violenza politica. Lo
stupro tra nazionalismo e conflitto etnico (Stamen 2022); Femminismo, autodeterminazione,
patriarcato. Una riflessione critica sulle moderne strutture biopolitiche (Stamen 2024).

La Salvia Bianca del Cielo di Nut

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Purificazione degli ambienti e connessione con il sacro

L’uso della Salvia Bianca per purificare gli ambienti, sempre più diffuso anche in Italia, trae la sua origine dalle tradizioni sciamaniche di oltre oceano. Questo rituale antico ha attraversato i confini del tempo e delle culture, arrivando fino a noi come una chiave spirituale per liberare gli spazi (e noi stessi) da energie negative, pensieri pesanti e vibrazioni che non ci appartengono.

La salvia bianca (Salvia apiana) è molto più di una semplice pianta: è un ponte tra il visibile e l’invisibile, usata da secoli dalle popolazioni nativo-americane nei rituali di guarigione, protezione e connessione con il sacro. Per loro ogni foglia è un dono della Terra, ogni voluta del suo fumo un messaggio che sale al cielo.

Al Cielo di Nut (via Madama Cristina 80 bis/g a Torino), puoi trovare una perfetta Salvia Bianca Sacra che arriva a te carica di sole, di vento e di mistero. Raccolta secondo i ritmi naturali, essiccata con rispetto, pronta per accompagnarti in ogni rito di purificazione, centratura e rinascita spirituale.

Il Fumo che Guarisce: Il Rituale Magico della Purificazione con la Salvia Bianca

La pratica è semplice, ma carica di significato. Si accende l’estremità di un mazzetto di salvia bianca essiccata (smudge) finché inizia a fumare. Con lentezza e intenzione, si guida il fumo lungo le pareti, negli angoli nascosti, attorno agli oggetti e a se stessi. Alcuni recitano preghiere, altri affermazioni: l’importante è l’intenzione con cui si compie il gesto.

È anche importante procedere in senso antiorario sia all’interno degli ambienti (quindi dalla porta di accesso della stanza verso destra) sia intorno agli oggetti e alle persone, muovendo lo smudge fumante con piccole rotazioni della mano sempre in senso antiorario. La rotazione in questa direzione infatti contiene un forte impulso di allontanamento, di eliminazione, che è proprio ciò che vogliamo ottenere con questo rituale. Per lo stesso motivo è importante effettuare la purificazione durante la luna calante e potremmo quindi programmare una pulizia periodica mensile seguendo il ciclo della luna. Tutto deve convergere il più possibile verso lo scopo che vogliamo raggiungere: il momento, la direzione, il nostro focus.

La purificazione va effettuata con le finestre chiuse, in modo che il fumo possa fare il suo lavoro con profondità arrivando in tutti gli angoli dell’ambiente. Al termine, dopo qualche minuto, si aprono le finestre per consentire a tutto ciò che è stato smosso di allontanarsi.

È importante ricordare che non è solo il fumo in sé a purificare, ma l’energia dell’intenzione, il desiderio profondo di liberazione e rinascita. Anche se studi moderni hanno dimostrato che la combustione di questa pianta sprigiona composti antibatterici e può contribuire a sanificare l’aria, l’effetto più potente resta quello invisibile: una sensazione di leggerezza che si percepisce subito dopo, come se la casa – o l’anima – avesse respirato a fondo per la prima volta dopo giorni.

Molti riferiscono una chiarezza mentale maggiore, un sonno più profondo, o semplicemente un senso di pace difficile da descrivere. È come se il fumo portasse via con sé le ombre invisibili che ci seguivano senza che ce ne accorgessimo.

Quando e Perché Usarla

La salvia bianca può essere efficacemente bruciata dopo una discussione per ristabilire l’armonia, in una nuova casa per “ripulire” le energie del passato, prima di una meditazione per facilitare la concentrazione o, semplicemente, quando sentiamo che qualcosa non va e non sappiamo spiegare cosa.

Al Cielo di Nut puoi trovare la salvia bianca legata in mazzetti (smudge) da sola o in abbinamento con altre piante: rosmarino, eucalipto, lavanda.

Con il rosmarino, archetipo Sole

Salvia bianca e rosmarino non sono semplici erbe. Sono antichi alleati, portatori di saggezza e guarigione. Nei loro profumi si nasconde la voce della Terra, e nel loro fumo la possibilità di ritrovarsi, più centrati, più puliti, più forti. Bruciarle insieme è come chiamare due guardiani: uno che scaccia le ombre, l’altro che accende la luce. Un gesto semplice, ma sacro. Un piccolo atto di magia quotidiana che rinnova corpo, casa e spirito.

C’è qualcosa di antico e misterioso che accade quando il fumo di salvia bianca incontra il profumo resinoso del rosmarino. Come due spiriti vegetali che si riconoscono, queste piante sacre intrecciano le loro energie in un rito potente di purificazione, protezione e risveglio interiore. Nel silenzio del rituale, le loro essenze si fondono: la salvia scaccia, il rosmarino chiama; una libera, l’altro fortifica. Insieme formano un incantesimo aromatico che non solo purifica l’ambiente, ma anche l’anima. Il Rosmarino veniva bruciato nell’antichità nei templi greci e romani come incenso sacro. È simbolo di memoria, protezione e chiarezza mentale. Ha la capacità di “chiudere” energeticamente gli spazi dopo un rituale. Quando si uniscono, questi due spiriti vegetali offrono un rito completo: la salvia bianca pulisce e dissolve, il rosmarino consacra e rafforza.

Con l’eucalipto, archetipo Marte

Con questa combinazione, nel cuore del fumo sacro dove l’aria vibra di memoria e rinnovamento, si incontrano due piante straordinarie: la salvia bianca, custode del fuoco purificatore, e l’eucalipto, spirito dell’aria che guarisce. Insieme, creano un rituale di profonda pulizia energetica e rigenerazione spirituale, che agisce come un soffio di luce nelle stanze dell’anima.

La Salvia Bianca (Salvia apiana) contiene gli elementi Terra e Fuoco: radicata, intensa, dissolvente. Bruciandola, sciogliamo pesi invisibili: emozioni represse, pensieri ossessivi, energie altrui rimaste attaccate.

L’Eucalipto, invece, porta con sé lo spirito dell’Aria e dell’Acqua. Le sue foglie sono balsamiche, fresche, penetranti: aprono il respiro, liberano i polmoni, calmano la mente. Nell’ambito spirituale, l’eucalipto guarisce le ferite del cuore e rafforza il campo energetico, portando chiarezza dove prima c’era confusione.

Usare salvia bianca ed eucalipto in un unico rituale amplifica gli effetti della purificazione. La salvia libera, l’eucalipto ricarica. È come pulire un tempio interiore e poi riempirlo di ossigeno divino. Questa combinazione è perfetta quando ci sentiamo scarichi, emotivamente “contaminati” o ansiosi, desideriamo chiudere un ciclo emotivo o una relazione tossica, cerchiamo guarigione dopo una malattia, un trauma o una perdita; desideriamo creare uno spazio sacro, calmo e protetto.

Con la lavanda, archetipo Luna-Mercurio

Lavanda e salvia bianca sono come lo yin e lo yang dell’energia sottile — l’una calma e armonizza, l’altra libera e purifica. Insieme, diventano un rito profondo di guarigione del cuore e dell’anima. C’è un tipo di magia che non abbaglia, ma sussurra. Una magia fatta di piccoli gesti, di aromi che curano e di fumo che danza come un incantesimo nel vento. Quando la salvia bianca incontra la lavanda, nasce un rituale di purificazione unico: potente e gentile, liberatorio e avvolgente, come un abbraccio che scioglie le ombre. La lavanda è dolce, ma non debole. È una guaritrice gentile, con una forza che penetra in profondità. I suoi fiori blu-violacei parlano il linguaggio della pace, della protezione e dell’amore. Bruciata insieme alla salvia, la lavanda riequilibra il cuore, calma la mente e protegge lo spazio appena purificato, sigillandolo con un velo di serenità.

Salvia bianca e lavanda sono perfette quando sentiamo il bisogno di purificare l’ambiente senza creare spazi “vuoti”, ma colmandoli di dolcezza, lasciare andare qualcosa o qualcuno con amore, calmare ansia, nervosismo o insonnia energetica, creare uno spazio sacro prima della meditazione o di una lettura di tarocchi.

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In un mondo frenetico, il rituale della salvia – da sola o in abbinamento con altre erbe – è un invito a fermarsi, a riconnettersi con il proprio spazio sacro, interiore ed esteriore. È una magia semplice, ma potente, che chiunque può compiere. Non servono strumenti complessi o formule arcane: solo le piante, un fuoco e la volontà di rinascere, ancora una volta, più leggeri e più liberi.

E quando il fumo svanisce, resta il silenzio. Un silenzio nuovo, sacro. Resta la casa che respira. Resta la tua anima, più vicina alla luce.

www.ilcielodinut.it

Idee per arredamento moderno su Pinterest e non solo

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Una casa stile moderno? Ecco dei semplici consigli e trend che non dovresti perderti

Le idee di arredamento moderno sono molto ricercate dalle giovani coppie o dai single che decidono di andare a vivere da soli. Negli ultimi tempi, questi stili più accattivanti iniziano a piacere anche a chi ha voglia di rinnovare gli arredamenti stanze della propria casa.

Pinterest è una piattaforma molto usata per chi cerca ispirazione per l’arredo moderno.

Se ti stai chiedendo Pinterest cos’è, sappi che è un mix tra social network e motore di ricerca visivo, perfetto per trovare idee per una casa moderna o (soprattutto) trovare tante buone idee per arredare camere da letto moderne.

Basta digitare poche parole per scoprire tantissime idee arredamenti moderni, dai colori più di tendenza a soluzioni pratiche per organizzare gli spazi.

Su Pinterest trovi immagini, consigli e stili per ogni gusto, oltre a un sacco di spunti utili per rendere la tua casa bella e accogliente.

Come arredare una casa con idee per arredamento moderno

…e cos’è Pinterest Predicts

Bene, ora vediamo insieme le idee per arredamento moderno:

Quando si parla di stile moderno casa, due parole sono fondamentali: semplicità e funzionalità.

Dimentica l’idea che basti aggiungere un oggetto di design qua e là per ottenere un ambiente moderno: non è così.

Una casa in stile moderno si riconosce subito perché evita l’eccesso.

Niente mobili pesanti, stanze troppo piene o arredamenti inutilizzati come i vecchi salotti “da esposizione”. In una casa moderna, ogni elemento ha uno scopo preciso: deve essere pratico, funzionale e contribuire a creare un ambiente libero e ben organizzato.

Per ottenere il massimo effetto, scegli con cura i mobili, lascia respirare gli spazi e punta sulla vivibilità.

Vuoi qualche consiglio utile? Ecco alcune semplici regole da seguire: evita troppi complementi d’arredo, non mischiare troppi stili, scegli i colori con attenzione e valorizza anche elementi già presenti come vecchi impianti a vista.

Non è un caso se ogni anno viene atteso con grande curiosità il Pinterest Predicts, il report ufficiale che svela tutte le tendenze per il nuovo anno: dal beauty alla moda, fino all’interior design.

E proprio su qui (ma a cosa serve Pinterest Predicts, ti starai chiedendo), puoi trovare ispirazione concreta, esplorare stili e salvare idee per creare la casa che desideri.

Dai mix di arredamento moderno e vintage agli sfondi minimal o colorati, questa piattaforma è perfetta per chi ama collezionare immagini arredamento casa moderna e tradurle in soluzioni reali e personalizzate.

Colori casa moderna: idee e tendenze per un arredo attuale e personalizzato

Quando si sceglie come arredare uno spazio contemporaneo, i colori casa moderna diventano un elemento centrale per definire lo stile e l’atmosfera. Se desideri ambienti luminosi, accoglienti e al passo con i tempi, partire dalla palette giusta è fondamentale.

Negli arredamenti casa moderna, tonalità neutre come il beige, il tortora o il grigio chiaro sono spesso la base perfetta da abbinare a tocchi più audaci.

Tra le tendenze più apprezzate spiccano il giallo, vivace ed energico, oppure lo stile scandinavo con le sue sfumature pastello, fresche e leggere. Per un effetto più elegante e deciso, via libera ai colori scuri come il cioccolato o il grigio profondo, ideali per un arredamento per la casa moderno ma dal gusto raffinato.

Le ispirazioni non mancano, soprattutto su Pinterest, dove l’abbinamento tra vintage e moderno prende forma con oggettistica per la casa moderna, decorazioni neon e idee creative per gli arredamenti stanze.

Uno stile minimal ma personale, dove ogni elemento trova il suo spazio con equilibrio e carattere.

Lo stile Aesthetic: ispirazioni e idee per arredamento moderno su Pinterest

Lo stile aesthetic ha conquistato il mondo dell’interior design partendo dalla moda, e oggi è una delle tendenze più amate, soprattutto tra le nuove generazioni.

Nato su Tumblr, si è evoluto fondendo elementi vintage e dettagli minimal, creando ambienti unici e personali. Il suo punto di forza? La libertà espressiva: non ci sono regole rigide, solo una grande attenzione all’estetica e al comfort.

Quando si parla di idee per arredamento moderno, lo stile aesthetic è una miniera di spunti creativi: colori audaci o pastello, contrasti, oggetti particolari e accessori per casa moderna che raccontano chi siamo. Quadri, piante, cornici, carte da parati e piccoli dettagli fanno la differenza.

E cos’è Pinterest se non il luogo perfetto dove trovare tutto questo? Gli sfondi aesthetic presenti sulla piattaforma sono una fonte inesauribile di ispirazione per chi ama l’arredamento moderno case e vuole dare personalità agli spazi. E se ti senti creativo, puoi anche condividere le tue idee: scopri come pubblicare su Pinterest e diventa parte attiva di una community che ama il design quanto te.

I 10 posti più belli in montagna dell’estate 2025 in Italia 

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Quando l’estate infiamma le città, la montagna diventa rifugio, respiro e scoperta.
C’è chi cerca aria fresca e chi silenzi pieni di significato. C’è chi vuole camminare tra pascoli e cime, e chi sogna rifugi, laghi alpini e borghi dove il tempo rallenta. L’Italia, da nord a sud, offre montagne che non sono solo paesaggio: sono esperienze da vivere con lo zaino in spalla e il cuore leggero.

In questo articolo scoprirai i 10 posti più belli dove andare in montagna d’estate in Italia — una guida aggiornata al 2025 per chi ama camminare, fotografare, esplorare o semplicemente respirare a pieni polmoni. Dalle Dolomiti alle Madonie, preparati a partire: perché in montagna, ogni estate è diversa. E ogni vetta racconta una storia.

Courmayeur: la porta italiana sul Monte Bianco

Nella maestosa cornice del Monte Bianco, Courmayeur è una delle mete estive più affascinanti della Valle d’Aosta. Con le sue passeggiate panoramiche, la Skyway Monte Bianco e i sentieri che si perdono tra boschi e ghiacciai, è il punto di partenza ideale per chi vuole vivere la montagna tra sport e bellezza. Il centro, elegante ma accogliente, offre rifugi di charme, ristoranti d’altura e scorci indimenticabili.

Gressoney-Saint-Jean: natura, cultura walser e relax alpino

Sempre in Valle d’Aosta, Gressoney-Saint-Jean è una destinazione meno affollata ma ricca di fascino. Dominata dal Monte Rosa, offre sentieri per tutte le età, laghi alpini trasparenti e borghi che raccontano la cultura walser. È la scelta perfetta per chi cerca quiete, autenticità e una montagna che parla con voce antica e profonda.

Livigno: sport e natura tra le vette lombarde

Nel cuore delle Alpi Retiche, Livigno è un paradiso per gli amanti dello sport e della natura. In estate si trasforma in una palestra a cielo aperto: trekking, mountain bike, escursioni in quota e persino yoga nei prati d’altura. Lo shopping tax free e l’eccellente offerta gastronomica completano un soggiorno vivace ma immerso in un contesto naturale intatto.

Bormio: terme, trekking e paesaggi mozzafiato

Non lontano da Livigno, Bormio unisce il fascino del centro storico alla possibilità di vivere l’estate tra sentieri panoramici e relax termale. Dalle antiche Terme Romane alle passeggiate nel Parco dello Stelvio, Bormio è una meta perfetta per coppie e famiglie in cerca di equilibrio tra attività e benessere.

Ponte di Legno: tra Adamello e cielo terso

Al confine tra Lombardia e Trentino, Ponte di Legno è una destinazione da riscoprire. I percorsi nel Parco dell’Adamello, i ponti sospesi, le malghe e i rifugi panoramici offrono un’esperienza montana autentica e accessibile a tutti. Il borgo conserva ancora l’atmosfera tipica delle valli alpine, con un’accoglienza calorosa e tante proposte per chi viaggia con bambini.

Madonna di Campiglio: eleganza alpina e sentieri spettacolari

Nel cuore del Trentino, Madonna di Campiglio è il punto di partenza ideale per esplorare le Dolomiti di Brenta. Con la sua atmosfera elegante, gli impianti moderni e le infinite possibilità di escursioni, dai laghi glaciali alle ferrate, è una delle mete più complete e versatili per un’estate in quota. Ideale anche per chi cerca eventi culturali, gastronomici o sportivi durante tutta la stagione.

Moena: la fata delle Dolomiti

In Val di Fassa, Moena è conosciuta come “la fata delle Dolomiti”. Il nome non è casuale: il paesaggio qui è fiabesco, con i profili rosa delle montagne al tramonto e pascoli verdi punteggiati da baite. D’estate è un ottimo punto di partenza per escursioni nelle Dolomiti patrimonio UNESCO, ma anche un rifugio accogliente per chi cerca tranquillità e tradizioni ladine.

Ortisei: arte, cultura e camminate con vista

Ortisei è una delle perle della Val Gardena. Nota per la sua tradizione artigiana, i balconi fioriti e le passeggiate nel bosco, è una destinazione che unisce arte, natura e sport. D’estate offre panorami impareggiabili sul Gruppo del Sella, passeggiate panoramiche accessibili anche con i bambini e una cura estetica del borgo che conquista al primo sguardo.

Come organizzare il viaggio: noleggiare un’auto per la massima libertà

Per vivere al meglio un tour delle montagne italiane in estate, il consiglio è di muoversi in auto. Questo permette di raggiungere rifugi remoti, fare soste panoramiche e adattare l’itinerario ai propri ritmi. Il punto di partenza ideale per chi arriva in aereo è l’Aeroporto di Milano Malpensa, da cui è possibile noleggiare un’auto con Locauto Rent, scegliendo tra una vasta gamma di veicoli adatti alla montagna, anche per famiglie o gruppi.

FitHome: Fuori dagli schemi, dentro le persone

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“Fuori dagli schemi, dentro le persone”. Un percorso nato all’aperto, tra fatica e sorrisi, che oggi unisce corpi in movimento e relazioni vere. FitHome è il progetto di Giuseppe Leo diventato realtà condivisa: un luogo dove allenarsi significa sentirsi parte di qualcosa.

Torino – C’è chi costruisce il proprio futuro tra i muri di una palestra, e chi invece sceglie di partire da un parco.

È la storia di Giuseppe Leo, personal trainer e imprenditore torinese, che dopo anni di esperienza nel settore del fitness ha trasformato un’intuizione nata quasi per caso in un progetto solido, innovativo e umano: FitHome.Appena terminati gli studi universitari, Giuseppe sapeva già che avrebbe voluto creare qualcosa di suo. Ma c’era anche la consapevolezza di dover crescere. Così ha scelto di aspettare, lavorando per cinque anni in diverse palestre torinesi, osservando, ascoltando, imparando. Non solo l’aspetto tecnico, ma soprattutto quello umano: le reali esigenze delle persone, il bisogno di sentirsi seguite, comprese, motivate.

Intervista a Giuseppe Leo – Fondatore di FitHome

1. Com’è nato il progetto FitHomeless?
Tutto è iniziato in un modo che non avrei mai potuto pianificare. Era l’estate del 2016, stavo lavorando in palestra da diversi anni e coltivavo il sogno di creare un progetto mio. Un giorno, una ragazza mi chiese: “Mi alleni al parco?”.
Accettai, senza immaginare che quel semplice incontro avrebbe cambiato tutto. Iniziammo ad allenarci due, tre volte a settimana, anche in pieno inverno. Neve, pioggia, fango: niente ci fermava. Ma soprattutto, mi resi conto che quel modo di allenarsi – libero, essenziale, umano – aveva qualcosa di unico.
Poi arrivò un viaggio in California. Lì vidi gruppi ovunque: sulle spiagge, nei parchi, sotto il sole. Fitness all’aperto vissuto con energia e spontaneità. In quel momento tutto si è acceso: avevo in mano un’idea autentica, diversa, e volevo portarla a Torino.
Prima ancora di rientrare ho iniziato a pensare al nome, al format, al sito. Così nel 2017 è nato FitHomeless: non solo un progetto di allenamento outdoor, ma una vera e propria comunità senza muri, dove le persone si incontrano, si allenano e stanno bene insieme.
Da lì è nato tutto il resto: nel 2019 ho aperto FitHome Studio, uno spazio dedicato al personal training e ai percorsi individuali; e poi, nel 2024, è arrivato FitHome Crew, dedicato all’energia del gruppo e alle attività collettive.
Tutte queste realtà sono diverse, ma hanno un’anima comune: rimettere al centro la persona, creare relazione, e far vivere il movimento come qualcosa che arricchisce, dentro e fuori.

 

2. Quali sono i valori guida del progetto?
Il valore principale è mettere la persona al centro, sempre. Che si tratti di un allenamento individuale o di gruppo, l’idea è costruire percorsi su misura, rispettando i tempi, i limiti e gli obiettivi di ognuno.
Poi c’è l’inclusività: chiunque può avvicinarsi al nostro mondo, indipendentemente dall’età, dal livello di preparazione o dal punto di partenza. E naturalmente la relazione: crediamo molto nel creare un ambiente in cui ci si senta accolti, ascoltati, parte di qualcosa.
Infine, la libertà. Il movimento non deve essere una costrizione, ma un piacere: che tu lo faccia in un parco, in una sala attrezzata o in una lezione collettiva, l’importante è che ti faccia stare bene.

3. A chi è rivolto?
A tutti. Davvero. Non ci rivolgiamo solo a chi ha già un’esperienza sportiva, ma anche – e forse soprattutto – a chi ha voglia di iniziare, ma non si è mai sentito a proprio agio nei contesti classici.
Ogni persona trova il suo spazio: chi cerca una guida personale, chi preferisce l’energia del gruppo, chi ha bisogno di recuperare dopo un infortunio o semplicemente vuole rimettersi in movimento. Abbiamo costruito FitHome proprio per rispondere a queste esigenze diverse, ma tutte reali.

4. Quali sono i servizi di FitHome Studio?
FitHome Studio è il nostro spazio dedicato al personal training. Qui seguiamo le persone in modo mirato, sia individualmente sia in mini-gruppi, ma sempre con un programma personalizzato.
Chi si allena con noi può scegliere quando allenarsi, senza vincoli rigidi di orario, e viene seguito passo dopo passo.
Un grande valore aggiunto è la presenza di Edoardo, fisioterapista e personal trainer, che lavora fianco a fianco con i clienti, integrando il lavoro posturale, il recupero e la prevenzione.
Questo ci permette di offrire un approccio completo, attento e sostenibile nel tempo.

5. Quali sono le attività di FitHome Crew?
FitHome Crew è il nostro spazio dedicato alle lezioni di gruppo, nato nel 2024 per offrire ancora più varietà e coinvolgimento. L’idea era creare un luogo dove le persone potessero allenarsi insieme, condividendo fatica, motivazione ed energia.
Le attività sono suddivise tra due sale e comprendono calisthenics, hyrox, HIIT, yoga e pilates. Ogni lezione è pensata per gruppi di circa 15 persone, con livelli adattabili e un approccio inclusivo.
A guidarle ci sono professionisti appassionati e preparati: come Marco, il nostro istruttore specializzato in calisthenics, che porta una grande competenza tecnica e un’energia contagiosa nelle sue classi. E poi c’è Rossella, la nostra insegnante di yoga, che lavora con noi tutto l’anno e cura anche le pratiche outdoor nei mesi estivi. FitHome Crew è un ambiente dinamico, stimolante e accogliente, dove ognuno può trovare la disciplina giusta per sé e sentirsi parte di un gruppo che si muove, cresce e si sostiene insieme.

6. Cosa significa entrare a far parte della community?

Significa non sentirsi un numero. Significa allenarsi in un luogo dove vieni riconosciuto, dove ti salutano per nome, dove i tuoi progressi contano.
Che tu sia in studio, in una classe o su un prato, sei parte di qualcosa.
C’è uno scambio continuo: tra clienti e trainer, tra i membri del team, tra chi ha appena iniziato e chi è con noi da anni. Questo spirito è nato nei parchi e non ci ha mai abbandonati.
È questo che rende FitHome speciale: non solo il modo in cui ci si allena, ma le relazioni che nascono e crescono lungo il percorso.

Sito Web Fithomeless – FITHOMELESS

Telefono 3405335106

Corso Raffaello , 21/ a

Via Belfiore, 43

Bacio sulla fronte, il significato in quest’era moderna

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Il bacio sulla fronte è uno dei gesti più delicati e intensi che la comunicazione non verbale possa offrire. È un atto che parla senza parole, trasmettendo amore profondo, protezione, rispetto e conforto. Tra i diversi tipi di baci che esistono, questo è forse il più spirituale: non è legato alla passione, ma a una connessione più intima e rassicurante. Quando qualcuno ti sfiora la pelle con un bacio così, potresti pensare: “È così lieve il tuo bacio sulla fronte, eppure così potente.”

Il significato del bacio sulla fronte varia a seconda del contesto, ma conserva una costante: è un gesto che comunica presenza e cura. Un partner può donarlo nei momenti di fragilità, come promessa silenziosa di esserci. Un genitore lo offre ai figli come segno di amore incondizionato. Non è un contatto casuale: è un tocco che accarezza l’anima, capace di calmare e di far sentire al sicuro.

In un mondo dove i gesti spesso superano le parole, il bacio sulla fronte resta un simbolo potente e discreto di un legame profondo. È la prova che l’amore, a volte, si manifesta nei modi più semplici, ma più veri.

Caratteristiche del Bacio sulla Fronte: Tra Affetto e Psicologia

…e i tipi di bacio che esistono

Il bacio sulla fronte occupa un posto speciale tra i vari tipi di baci che esistono. Mentre il classico bacio sulle labbra – sia a stampo che prolungato – segna spesso l’inizio di una relazione romantica, e il passionale bacio alla francese incarna la fase più intensa dell’innamoramento, il bacio sulla fronte si distingue per la sua purezza e profondità emotiva.

A differenza dei baci sul collo, carichi di tensione erotica, o del galante bacio sulla mano, espressione di rispetto e devozione, i baci sulla fronte sono privi di “secondi fini”. Rappresentano piuttosto un gesto di affetto incondizionato, sia tra partner che tra familiari. Non a caso, molti genitori e nonni baciano così figli e nipoti, trasformando quel semplice contatto in un simbolo di protezione e amore sincero.

Dal punto di vista del significato psicologico, questo tipo di bacio comunica sicurezza e rassicurazione. Quel momento prima del bacio, in cui ci si avvicina con delicatezza, crea un’atmosfera di intimità unica, diversa dall’eccitazione di un bacio passionale. È un modo per dire “ci sono” senza bisogno di parole, un ponte tra due anime che si riconoscono al di là dell’attrazione fisica.

Come scriveva Gustave Flaubert: «Il bacio si posa sulla fronte di una giovane ragazza, sulla guancia di una mamma, sulla mano di una giovane donna, sul viso di un neonato, sulle labbra di un’amante». Tra tutti questi, il bacio sulla fronte resta forse il più universale: un linguaggio silenzioso che parla direttamente al cuore.

Un bacio in fronte: tra affetto e psicologia

Tra i vari tipi di baci che esistono, il bacio in fronte occupa una posizione unica e speciale. Mentre il classico bacio sulle labbra , sia a stampo che prolungato, rappresenta spesso l’inizio di una relazione romantica, e il passionale bacio alla francese incarna la fase più intensa dell’innamoramento, il bacio fronte si distingue per la sua purezza e profondità emotiva, come abbiamo già avuto modo d’intendere.

A differenza dei baci sul collo, carichi di tensione erotica, o del bacio sulla guancia con le labbra che esprime affetto più leggero, il bacio in fronte rappresenta un vero “simbolo del bacio come affetto puro e incondizionato”.

Dal punto di vista psicologico, il bacio fronte comunica sicurezza e rassicurazione in modo unico.

Quel momento di avvicinamento delicato prima del contatto crea un’intimità speciale, diversa dall’eccitazione dei baci più passionali. È un gesto che dice “ci sono” senza bisogno di parole, un ponte emotivo che trascende l’attrazione fisica.

Come osservava Flaubert, mentre altri baci si posano su labbra, guance o mani, il bacio in fronte resta forse il più universale tra tutti i tipi di baci che esistono – un linguaggio silenzioso che parla direttamente all’anima.

Il bacio sulla fronte: quando l’amicizia diventa amore

…Non è solo un bacio sulla bocca a comunicare sentimenti forti

Baciare sulla fronte è un gesto che spesso nasconde sentimenti più profondi di quanto sembri. Mentre i baci sulla bocca esprimono passione e desiderio, il bacio in fronte racchiude una tenerezza speciale, un affetto che va oltre l’amicizia. “È così lieve il tuo bacio sulla fronte…”: questa delicatezza può rivelare un amore nascosto, un modo per dire “ti voglio bene” senza usare la comunicazione verbale.

Il bacio sulla fronte è comune tra amici cari, ma quando diventa frequente o carico di emozione, può tradire sentimenti più intensi. È un gesto protettivo, ma anche intimo, che crea un legame unico. A differenza dei baci appassionati, non cerca una risposta immediata, ma lascia spazio al cuore di parlare. Quando l’amicizia si tinge d’amore, spesso è proprio questo il primo, dolce segnale.

ll bacio sulla fronte è un codice d’amore culturale

Nella scuola di comunicazione non verbale, il bacio sulla fronte è considerato uno dei gesti più eloquenti del linguaggio del corpo, capace di trasformare un’affettuosa amicizia in una dichiarazione d’amore silenziosa. A differenza del formale bacio sulla mano – tipico di relazioni cerimoniose – questo contatto delicato racchiude un significato psicologico profondo: è il gesto di chi vuole proteggere e, al tempo stesso, possedere simbolicamente l’altro.

In molte culture, questo simbolo del bacio assume valenze romantiche uniche. Nella tradizione ortodossa russa, per esempio, baciare la fronte del partner è considerato più intimo di un bacio sulla bocca, poiché rappresenta l’unione delle anime più che dei corpi. Analogamente, in Giappone, dove il contatto fisico è meno esplicito, un bacio sulla fronte è spesso l’unico modo per esprimere un amore profondo in pubblico.

Quando l’amicizia nasconde sentimenti più intensi, è proprio questo gesto – apparentemente innocente – a tradire ciò che le parole non dicono. Un codice universale che, senza bisogno di comunicazione verbale, svela la verità del cuore.

Il significato bacio in fronte: un linguaggio universale dell’anima

Il significato bacio in fronte va oltre un semplice gesto affettuoso: è un atto che unisce protezione, rispetto e amore incondizionato. A differenza dei baci sulla bocca, legati alla passione, questo tocco delicato parla direttamente al cuore, rivelando un bacio significato psicologico profondo, quello di sicurezza, conforto e connessione emotiva.

Che sia tra partner, genitori e figli, o amici che nascondono sentimenti più intensi, il bacio sulla fronte resta uno dei gesti più puri e universali. In un’epoca in cui le parole a volte non bastano, questo semplice contatto diventa un ponte silenzioso tra due anime, dimostrando che l’amore vero si esprime anche nei modi più lievi e sinceri.

“Default”, intenso thriller di Galardo al confine tra verità e illusione

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Francesco Galardo, dottore commercialista, economista e professional partner Sole24Ore ci porta nel cuore di una crisi finanziaria globale con il suo thriller Default, un romanzo che fonde abilmente realtà economica, tensione psicologica e una profonda riflessione sul confine tra verità e illusione. 

.Per la prima volta, ilTorinese si avventura nella recensione di un thriller economico, un genere che, mai come oggi, si fa attuale e necessario per comprendere le dinamiche che agitano la scena internazionale. E lo fa con Default, l’ultimo romanzo di Francesco Galardo, un’opera che coniuga tensione narrativa e analisi lucida dei meccanismi del potere e dell’economia globale. Un libro che, siamo certi, incuriosirà e coinvolgerà i nostri lettori.

Galardo costruisce una trama intensa, con un ritmo serrato e una tensione in costante crescita. Il romanzo alterna momenti di profonda introspezione a scene d’azione mozzafiato, immergendo il lettore in un vortice di suspense che non concede tregua. La narrazione si articola su più livelli: da un lato il collasso economico globale, descritto con una precisione tecnica sorprendente ma accessibile; dall’altro, la dimensione psicologica e personale del protagonista Giovanni Santoro, un personaggio magnetico, sospeso tra genialità e paranoia. Ogni figura che si muove all’interno del romanzo è tratteggiata con cura, dai freddi funzionari della CIA alle élite del potere internazionale, fino alla misteriosa Sarah Foster, agente dal passato tormentato che rappresenta il perfetto contrappunto all’intelligenza inquieta di Santoro.
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Uno degli aspetti più riusciti di Default è il continuo gioco tra realtà e percezione. Galardo spinge il lettore a dubitare di tutto, perfino del protagonista. L’intera vicenda si sviluppa come un raffinato enigma, in cui ogni certezza può rivelarsi un’illusione, ogni verità un inganno. Lo slittamento della realtà viene reso credibile da una scrittura evocativa e tagliente, capace di sondare i labirinti della mente umana senza perdere mai la presa sulla trama.

Lo stile di Galardo è al tempo stesso ricco e scorrevole: alterna descrizioni dettagliate e suggestive a dialoghi serrati e funzionali, mantenendo sempre alta l’attenzione. La tensione cresce con metodo, capitolo dopo capitolo, e ogni svolta aggiunge un tassello a un puzzle narrativo sempre più avvincente. La componente economico-finanziaria, così come quella legata alla cybersecurity, è ben dosata: la terminologia tecnica non risulta mai ostica, anzi, arricchisce il contesto con realismo e profondità. L’equilibrio tra azione e introspezione è perfetto, rendendo il libro difficile da abbandonare una volta iniziato.
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Più che una semplice storia di crisi economica, Default è un viaggio vertiginoso nei meccanismi segreti del potere e nei recessi più oscuri della mente. Con una prosa affilata, personaggi memorabili e un intreccio che sfida continuamente la percezione, Francesco Galardo ci regala un thriller maturo e coinvolgente, capace di intrattenere e far riflettere al tempo stesso. Un romanzo consigliato a chi ama le storie ad alta tensione, i racconti che mettono in discussione la realtà e quelle narrazioni capaci di unire critica sociale e puro intrattenimento. Un esordio di grande forza nel mondo del thriller economico, che merita tutta l’attenzione dei lettori.

www.francescogalardoautore.it

 

L’autore sarà presente al Salone del Libro di Torino il 16 e 17 maggio presso lo Stand Homo Scrivens 

 

LINK UTILI

“DEFAULT” di Francesco Galardo: un thriller avvincente da leggere – Giornale della Cultura

 

“Default” di Francesco Galardo – Navigando Parole – Soluzioni per Scrittori

“Default” di Francesco Galardo: quando la finzione diventa realtà

Default di Francesco Galardo, recensione del libro

Novicars: l’auto, con fiducia

Informazione promozionale

 

Acquistare o vendere un’auto dovrebbe essere un’esperienza serena, semplice e soprattutto sicura. Tuttavia, tra valutazioni al ribasso e prezzi gonfiati, la fiducia rischia spesso di diventare un lusso.

È proprio da questa consapevolezza che nasce Novicars, con l’obiettivo di rivoluzionare il modo in cui ci si approccia alla compravendita di auto, offrendo trasparenza, professionalità e un servizio davvero su misura.

La nostra filosofia: al centro, le persone

In un mondo dove si tende a fare numeri, noi preferiamo fare la differenza. In Novicars ogni cliente viene ascoltato, seguito e accompagnato con cura. Perché dietro ogni veicolo c’è una storia, un bisogno, un progetto di vita. E merita attenzione.

Non svendiamo la tua auto, né la sopravvalutiamo: la valutiamo per ciò che realmente vale, offrendo la sicurezza di una gestione professionale, chiara e senza sorprese. E se sei alla ricerca di un’auto nuova o a noleggio a lungo termine , troviamo la soluzione perfetta per te. Sempre.

Cosa offriamo

1. Intermediazione tra privati
Semplifichiamo la compravendita tra privati, garantendo gli stessi vantaggi di una concessionaria:

●       Per chi compra: finanziamenti in sede trasparenti, garanzia minima di 12 mesi, consulenza professionale e ambiente dinamico, servizi assicurativi su misura.

●       Per chi vende: pagamento immediato tramite bonifico, marketing dedicato per ogni vettura e un team di consulenti specializzati nel velocizzare ogni trattativa.

 

2. Auto nuove e chilometro zero
Collaboriamo con i migliori brand – come Stellantis – e con strutture d’eccellenza sul territorio, per offrire veicoli nuovi e a km zero con la massima convenienza.

3. Noleggio a lungo termine
Una formula sempre più richiesta e vantaggiosa, con soluzioni flessibili e trasparenti, su misura per privati e aziende.

La vendita auto tra privati? Finalmente semplice.

Hai mai pensato di comprare o vendere da un privato ma ti sei bloccato per via di burocrazia, budget o pratiche complesse? Con Novicars tutto diventa facile. Offriamo:

●       Finanziamenti flessibili

●       Assicurazioni personalizzate

●       Garanzie reali

●       Supporto completo nella gestione delle pratiche

In più, ogni veicolo è periziato dai nostri esperti e supera severi controlli di conformità, così da offrirti la tranquillità di un acquisto sicuro, senza necessità di verifiche esterne.

Valutazione e consegna? Pensiamo a tutto noi.

Vuoi sapere quanto vale la tua auto senza dover venire in sede? Nessun problema: un nostro esperto può raggiungerti direttamente a casa per una perizia personalizzata. E per la consegna del tuo nuovo veicolo? Scegli se ritirarlo in filiale o fartelo recapitare comodamente a domicilio grazie ai nostri partner.


Benvenuti in un nuovo modo di vivere l’auto.
Benvenuti in Novicars.

 


🚗 Pronto a vendere o acquistare la tua prossima auto in totale sicurezza?
Affidati a Novicars: consulenza su misura, trasparenza garantita e un servizio che mette te al centro.
👉 Contattaci oggi stesso per una valutazione gratuita o per scoprire le nostre offerte!
📞 Parla con un nostro esperto o visita la nostra sede.
Novicars – L’auto, con fiducia.

 

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