TRIBUNA- Pagina 95

SEL: "A proposito dello sgombero della caserma di via Asti"

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

 

“Non possiamo non mettere in relazione quanto oggi avviene con l’appello pubblico rimbalzato mediaticamente agli onori della cronaca per allontanare dal quartiere le famiglie Rom”

 

via asti 5via asti 4Abbiamo appreso dello sgombero in atto presso la caserma di via Asti, dove all’occupazione del Comitato è seguita, da quindici giorni, anche quella degli ex abitanti di Lungo Stura Lazio.

 

Non possiamo non mettere in relazione quanto oggi avviene con l’appello pubblico rimbalzato mediaticamente agli onori della cronaca per allontanare dal quartiere le famiglie Rom. Non possiamo non pensare che di fatto si stiano accettando le istanze reazionarie e repressive portate avanti dalla destra più o meno istituzionale di questa città e che culmineranno il 14 novembre nel “sabato nero” di Forza Nuova.

 

Troviamo inaccettabile che non si risponda alle questioni reali che pone l’occupazione di via Asti, dapprima proponendo inconcludenti mediazioni per poi procedere subitaneamente allo sgombero di famiglie e minori che rappresentano molto concretamente il secondo volto e i problemi insoluti di questa città.

 

L’idea stessa di aver proposto una palestra alle Vallette in alternativa ad alcune stanze della caserma di via Asti mostra l’assoluta miopia dell’Amministrazione sul tema dell’abbandono dello spazio pubblico non utilizzato e l’ennesimo tentativo di spostare fuori dal salotto buono della città le difficoltà dei più vulnerabili.

 

L’abbiamo già detto in occasione degli sgomberi di via Bardonecchia e di via Collegno: sfrattare famiglie con bambini senza offrire delle soluzioni alternative è un gesto che rompe il binomio legalità-etica. Vogliamo un Sindaco che dica che, in una situazione di emergenza abitativa che non accenna a recedere, servono interventi ispirati al principio della solidarietà, non certo a quello dell’ordine.

 

 

La Segreteria Provinciale di SEL

Giorgio Merlo: "Sinistra nel Pd e sinistra fuori del Pd"

pd manifestoL’elettorato di sinistra, forse il piu’ sbandato e il piu’ disorientato – come sostengono molti sondaggisti – dopo il cambiamento del profilo politico del Pd, non puo’ rifugiarsi nell’astensionismo o farsi risucchiare da un richiamo estremista o, peggio ancora, qualunquista e vagamente antipolitico

 

Con la formazione di un partito alla sinistra del Pd – che si chiama, appunto, “Sinistra italiana” – il panorama politico nel campo del centro sinistra e’ nuovamente destinato a cambiare. Certo, sarebbe lunga l’analisi sul cambiamento che ha subito il Pd dopo l’avvento della segreteria di Matteo Renzi e che ha portato lo stesso partito ad avere un consenso significativo. Con tanti saluti – e su questo versante aveva perfettamente ragione – alla ridicola e grottesca “ditta” di Bersani, il Pd pero’ ha invertito in profondita’ la sua rotta politica diventando, di fatto, sempre piu’ un soggetto politico centrista che punta a raccogliere un consenso che sino a qualche tempo aveva scommesso sul ventre molle berlusconiano. Ora, al di la’ di questa sterzata politica – rilevata da tutti i commentatori e gli osservatori – e’ indubbio che nella politica, come recita un vecchio insegnamento, il vuoto viene sempre riempito da qualcuno o da qualcosa. E, accanto alla determinazione, alla intraprendenza e alla velocita’ di
Renzi nel guidare il Pd e nel condurre il governo del paese, adesso si tratta pero’ di capire come mantenere in un alveo di centro sinistra un elettorato che resta, comunque sia, decisivo per garantire una prospettiva riformista al nostro paese.chiampa renzi

 

E l’elettorato di sinistra, forse il piu’ sbandato e il piu’ disorientato – come sostengono molti sondaggisti – dopo il cambiamento del profilo politico del Pd, non puo’ rifugiarsi nell’astensionismo o farsi risucchiare da un richiamo estremista o, peggio ancora, qualunquista e vagamente antipolitico. Sotto questo profilo, un ruolo importante e forse essenziale lo puo’ svolgere, adesso piu’ di prima, la sinistra sociale e la sinistra politica che si riconosce nel Pd e che oggi e’ minoranza ma che, comunque sia, puo’ e deve svolgere un ruolo politico forte e visibile per continuare a garantire i tratti originali del Pd. E cioe’, un partito plurale, un partito di centro sinistra, un partito riformista e un partito con una spiccata cultura di governo.

Certo, e come ovvio, non e’ la sola sinistra del Pd a perseguire e a garantire questi elementi costitutivi della stessa esperienza del Pd. Ma la sinistra Pd, con altri, puo’ svolgere questo ruolo. E, forse, proprio adesso lo deve svolgere con maggior intelligenza e responsabilita’ rispetto anche solo al recente passato. E, per fare un solo esempio, credo sia ridicolo continuare ad avere un atteggiamento rancoroso verso il Governo pd unitaal mattino, minacciare sfracelli al pomeriggio e poi annunciare alla sera che non si faranno mai scissioni. Questo metodo, riscontrabile in alcuni teorici della “ditta”, adesso diventa piu’ che ridicolo addirittura patetico. Semmai, e al contrario, si tratta di lavorare affinche’ le “ragioni” della sinistra sociale e della sinistra politica trovino piena cittadinanza nel Pd – come sostiene Gianni Cuperlo – agendo di comune intesa con la segreteria nazionale per far si’ che le stesse ragioni della sinistra democratica non si disperdano lungo i rivoli della sola testimonianza o della banale ed inconcludente protesta qualunquista.

Giorgio Merlo

 

(Foto: il Torinese)

INSULTI DEGLI ANARCHICI AL BANCHETTO DELLA CONSIGLIERA ALESSI

marrone alessi banchetto

(FDI): “PORTA PALAZZO:  LA CITTA’ CHIEDA LO SGOMBERO DELL’ASILO OKKUPATO DI VIA ALESSANDRIA”

 

Questa mattina, dice la consigliera di circoscrizione Patrizia Alessi di FdI,  verso le ore 12 sono passati davanti il banchetto di Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale posizionato a Porta Palazzo un ragazzo e una ragazza appartenenti all’area antagonista dell’Asilo Okkupato di Via Alessandria e hanno iniziato a insultare in modo minaccioso con frasi del tipo  “Fascisti di merda” “Vi piace essere insultati” “Vi divertite a mettere le persone contro”. Poi sono passati agli insulti personali alla consigliera della Circoscrizione 7  con frasi anche minacciose  “ Lo sappiamo chi sei….Fascista di merda” “Fuori dalle piazze”.

 

<<Un episodio vergognoso – afferma il consigliere comunale e regionale di FdI Murizio Marrone –  Sono i soliti noti dell’anarchia torinese, che da tempo hanno messo nel mirino Patrizia per il suo instancabile impegno contro il degrado che affligge la borgata Aurora tra spaccio di droga e ogni genere di abusivismo e chiunque ostacoli il loro cammino. Ero appena andato via quando è successo.>> << Mi spaventa molto – afferma Alessi – che mi si dica “lo sappiamo chi sei” >>

 

Marrone e Alessi concludono dicendo che la Città nella persona del Sindaco insieme a Prefettura, Questura e Magistratura devono prendere immediati provvedimenti affinchè episodi del genere non avvengano più e chiunque possa fare un Banchetto politico in  tranquillità. La Città chieda lo sgombero immediato dell’Asilo Okkupato.

Il Pd, l'Ulivo e la sinistra

merlo giorgio

Il tema della formazione di un nuovo, ed ennesimo, “partito ulivista” e’ tornato all’onore della cronaca dopo che alcuni esponenti di primo piano dell’Ulivo del passato hanno avanzato la necessita’ di dar vita ad un soggetto politico diverso dal Pd ma che resti comunque saldamente nel campo del centro sinistra

 

Da un po’ di tempo su svariati media e’ ripartito il dibattito su una potenziale formazione politica alla sinistra del Pd. Un dibattito un po’ specioso ma che ripropone, per l’ennesima volta, una strisciante divisione nel campo del centro sinistra e della sinistra italiana. Una divisione ben nota nel passato e che adesso e’ ritornata, seppur in piccolo, con la volitiva gestione politica di Renzi. Tant’e’ che il cosiddetto “partito della nazione” e’ entrato di prepotenza nel dibattito politico nazionale. Un progetto che dovrebbe, almeno stando ai rumors e alle intenzioni di chi lo coltiva, prima o poi superare la stessa esperienza originaria del Pd.

 

Ma, pur senza anticipare i tempi, il tema della formazione di un nuovo, ed ennesimo, “partito ulivista” e’ tornato all’onore della cronaca dopo che alcuni esponenti di primo piano dell’Ulivo del passato hanno avanzato la necessita’ di dar vita ad un soggetto politico diverso dal Pd ma che resti comunque saldamente nel campo del centro sinistra. Ora, e’ abbastanza evidente che la forza politica ed elettorale del Pd ha fortemente depotenziato, se non escluso, la formazione di altri soggetti politici dichiaratamente di centro sinistra, riformista e di governo. Certo, questo sin quando il Pd resta saldamente un partito di centro sinistra e visibilmente alternativo al centro destra e allo schieramento moderato e conservatore.

 

Se il Pd, insomma, mantiene e conserva i tratti originari della sua esperienza – e cioe’ un partito plurale che non si confonde con politiche liberiste e vagamente centriste – l’unica formazione che puo’ nascere alla sua sinistra, salvo novita’ eclatanti, non puo’ che essere un partito dichiaratamente di sinistra. Politicamente molto delimitato ed elettoralmente circoscritto ai fini della costruzione di uno schieramento di governo e che non sia di sola testimonianza. Altro discorso se, invece, dovesse decollare un partito che si richiama esplicitamente alle ragioni e all’esperienza dell’Ulivo. Un’esperienza che potrebbe decollare ad una sola condizione: e cioe’ se il principale partito italiano, ovvero il Pd, decidesse di allontanarsi definitivamente dalle sue origini e dar vita, al contempo, ad un soggetto politico meno caratterizzato sotto il profilo politico e culturale.

 

Una sorta, appunto, di “partito pigliatutto” o “pigliatutti”, come qualcuno sarcasticamente l’ha definito. Ma questa ipotesi appartiene, al momento, piu’ ai desideri che ad una reale volonta’ politica del Partito democratico. Insomma, senza voler polemizzare con nessuno e senza voler smentire cio’ che la realta’ politica ci propina ogni giorno, e’ abbastanza evidente che i tempi per una formazione politica identitaria, seppur di sinistra, e vagamente ulivista, nella stagione contemporanea non e’ destinata ad avere un significativo riscontro nel campo riformista e progressista del nostro paese. Salvo clamorose smentite. Ad oggi, pero’, misteriose.

 

On. Giorgio Merlo

Terra del Fuoco, Sel replica ai giornali

sala rossa palazzo civico

Replica all’articolo de “La Stampa”: “La Sala Rossa processa Sel e Terra del Fuoco”

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

 

In merito all’articolo di martedì 3 novembre su La Stampa, vorremmo replicare quanto segue.

 

Come chiarito fin dal primo momento, l’esperienza di via Asti non è un’emanazione di SEL. Troviamo intellettualmente disonesto confondere la discussione in Consiglio Comunale sull’occupazione della caserma con la discussione che ha condotto l’assemblea provinciale di SEL a scegliere un percorso autonomo dal PD alle prossime elezioni amministrative. SEL non ha utilizzato via Asti per rompere o contrattare con la maggioranza. Detto questo non ci nascondiamo nessuna delle contraddizioni che questa occupazione ha aperto, né pensiamo che non si debbano monitorare progetti e contributi, rivolti a Terra del Fuoco o a chiunque altro. 

 

Ma non accettiamo la retorica legalitaria che il PD sta esprimendo sulle occupazioni: il punto non può essere solo se sono illegali (e chiaramente lo sono), ma se e da che cosa sono motivate. E quando sono famiglie, persone sfrattate, bambini, a occupare appartamenti sfitti o edifici inutilizzati, la città dovrebbe interpretare questo segnale con spirito di giustizia e solidarietà: le caserme dovrebbero servire a ospitare le persone in difficoltà in un momento di crisi come questo, si tratti di Rom, profughi, o famiglie italiane sfrattate. Se via Asti non è un luogo idoneo a questo scopo, se ne trovino immediatamente altri: le foresterie potrebbero essere utilizzabili da subito. L’Amministrazione ragioni su questo, mentre decide che cosa fare di via Asti.

 

La Segreteria Provinciale di SEL Torino

GEC SPA, GIANNA GANCIA (LEGA NORD): «SI’ AL PROGETTO PIEMONTE RISCOSSIONI»

gancia g

 «Chiediamo alla Regione – dice Gianna Gancia – di assumere iniziative concrete per valutare la fattibilità della proposta di attingere risorse umane dalla Gec Spa, unitamente a Soris, per portare a termine il progetto Piemonte Riscossioni».

 

Creare un ente di riscossione tributi regionalizzato, venendo in soccorso alla società Soris di Torino, che ben si amalgamerebbe con il know how della Gec Spa.E’ la proposta contenuta nell’ordine del giorno presentato dalla presidente del gruppo Lega Nord in Consiglio regionale, Gianna Gancia, all’indomani dell’infruttuoso incontro tra la Giunta regionale e i Sindacati interessati alla vicenda della Gec Spa, che dal 10 luglio scorso è posta in liquidazione volontaria dalle dieci banche cuneesi che ne sono socie.«Chiediamo alla Regione – dice Gianna Gancia – di assumere iniziative concrete per valutare la fattibilità della proposta di attingere risorse umane dalla Gec Spa, unitamente a Soris, per portare a termine il progetto Piemonte Riscossioni». La Gec Spa, che opera nel settore della gestione di tributi e tasse automobilistiche, con sede a Cuneo e filiali a Venezia e Torino, il 27 ottobre ha aperto la procedura per i licenziamenti collettivi dei suoi dipendenti, 51 dei quali dovrebbero lasciare il lavoro entro il 30 aprile 2016, 24 entro il 30 aprile del 2017 e i rimanenti 11 entro il 30 aprile 2018.

CI SCRIVE APIDGE: "POTENZIAMENTO E… RINFORZI"

Classe studenti

Eppure c’è ancora chi crede che la scuola possa essere un dominio a se stante, un’istituzione impermeabile e autoreferenziale, in cui le discipline di insegnamento procedano autonomamente, avulse dal contesto sociale in cui operano, indifferenti alle specificità dei diritti e dei bisogni di apprendimento

 

Dopo anni di aspettative e di lotte, siamo davvero sul punto di avere almeno un docente di diritto in ogni scuola superiore. Per noi un innegabile successo, un passo avanti della Scuola italiana verso la cittadinanza attiva di tutti i suoi componenti, un decisivo momento di apertura e di appartenenza al territorio.

 

Eppure c’è ancora chi crede che la scuola possa essere un dominio a se stante, un’istituzione impermeabile e autoreferenziale, in cui le discipline di insegnamento procedano autonomamente, avulse dal contesto sociale in cui operano, indifferenti alle specificità dei diritti e dei bisogni di apprendimento. Lo studio del diritto e dei diritti viene così negato a milioni di studenti-cittadini per il solo fatto che qualcuno, in sede politica, abbia reputato poco importante o inutile l’inserimento di una disciplina curricolare specifica.

 

La nuova Legge n. 107 del 2015 prevede l’acquisizione di una dotazione organica straordinaria di insegnanti destinati al potenziamento in ogni scuola per la programmazione di interventi volti a garantire un miglioramento dell’offerta formativa: l’art. 1 comma 7 della legge 107/15 riporta tra gli obiettivi formativi prioritari lo “sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture, il sostegno dell’assunzione di responsabilità nonché della solidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri; il potenziamento delle conoscenze in materia giuridica ed economico finanziaria e di educazione all’autoimprenditorialità; lo sviluppo di comportamenti responsabili ispirati alla conoscenza e al rispetto della legalità, della sostenibilità ambientale, dei beni paesaggistici, del patrimonio e delle attività culturali“.

 

Ecco perché APIDGE ha da subito ritenuto importantissimo orientare questa attività di “potenziamento” dell’organico in modo da far riallineare i sistema di istruzione e di formazione italiano rispetto a quello delle altre Nazioni europee, dove lo studio delle discipline giuridiche così come quello dell’economa politica rappresenta una priorità nella formazione degli alunni. L’Italia è anche inadempiente nell’applicazione della Raccomandazione n.962 del 2006 sulle “competenze chiave dell’apprendimento permanente”. In quell’occasione si individuarono otto precipue aree di istruzione nell’iter formativo degli studi superiori, tra cui quelle sociali e civiche, che includono “le competenze personali, interpersonali e interculturali e tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo nella vita sociale e lavorativa. La competenza sociale è collegata al benessere personale e sociale. È essenziale comprendere sin da bambini i codici di comportamento e le maniere da adottare nei diversi ambienti in cui le persone agiscono. La competenza civica e in particolare la conoscenza di concetti e strutture sociopolitiche (democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti civili) dota le persone degli strumenti per impegnarsi a una partecipazione attiva e democratica”. E ancora, si riteneva essenziale “comprendere le dimensioni multiculturali e socioeconomiche delle società europee e il modo in cui l’identità culturale nazionale interagisce con l’identità europea».

 

Una scelta, quella di APIDGE, condivisa addirittura in Parlamento: con l’approvazione dell’ordine del giorno n. 9/02994-B/003 , allegato al d.d.l. 2994-B “Buona scuola”, la Camera ha impegnato il Governo a “garantire a tutti i docenti assunti pari dignità professionale e l’assegnazione a compiti che siano strettamente correlati con la funzione docente e con i propri titoli professionali e relative competenze“, inoltre, “stante l’importanza e l’urgenza di assicurare a tutte le istituzioni scolastiche di secondo grado nell’adempimento di quanto disposto nei commi 33-44 del ddl A.C. 2994-B si raccomanda che venga assicurata ad ogni scuola la presenza di un docente di Discipline giuridiche ed economiche (classe di concorso A019)“.

 

I nuovi docenti di Diritto e di Economia Politica inseriti nel recente piano straordinario di assunzioni nella scuola pubblica rappresentano dunque molto più di un semplice inquadramento di pubblici dipendenti nel loro ambito lavorativo: APIDGE tuttavia ricorda come siamo invece ancora lontani dall’obiettivo minimo prefissato, ovvero lo studio e l’insegnamento del diritto e dell’economia come discipline curricolari sia nelle scuole medie che nei bienni delle superiori.

 

Ezio Sina

Presidente Nazionale APIDGE

Il direttore regionale: "Ortopedia e riabilitazione del Maria Adelaide alla Città della Salute"

molinetteIl direttore della sanità regionale Moirano incontra una delegazione di dipendenti

 
 

“Le attività di chirurgia ortopedica e riabilitativa attualmente svolte nei locali dell’ospedale Maria Adelaide di Torino saranno svolte a Città della Salute, dove anche i dipendenti della struttura troveranno collocazione. I tempi del trasferimento delle attività – previsto da anni ormai all’interno del piano di rientro dal debito sanitario concordato con i Ministeri – saranno ricompresi nel primo semestre del 2016 ma entro la fine di quesst’anno la Regione Piemonte avrà definito nel dettaglio l’utilizzo futuro della storica struttura di Lungo Dora Firenze, che potrebbe essere utilizzata come polo cittadino della rete di assistenza territoriale, con ambulatori specialistici non ospedalieri”    .

 

Il direttore della sanità regionale Fulvio Moirano ha incontrato nel pomeriggio una delegazione di lavoratori dell’ospedale Maria Adelaide prooccupati per la loro collocazione lavorativa futura.

 

“Il Maria Adelaide – ha detto Moirano – da tempo è sottoutilizzato; alla popolazione servono visite specialistiche ambulatoriali ed assistenza  non ospedaliera, proprio quello che stiamo definendo entro fine anno con i PAT (i piani di assistenza territoriale). Comprendo che per i lavoratori della struttura i cambiamenti siano fonte di preoccupazione, ma noi abbiamo il dovere di razionalizzare l’attività utilizzando al meglio il lavori di medici ed infermieri nelle strutture ospedaliere. Conil direttore di Città della salute Zanetta stiamo proprio completando il progetto per offrire all’utenza un’offerta ancora migliore di quella odierna”.

FDI: "CAMPO PROFUGHI PER ITALIANI CONTRO WELFARE RAZZISTA AL CONTRARIO"

PROFUGHI LINGOTTO

ANCI,  MARRONE: ACCOGLIENZA IMMIGRATI DEL COMUNE DI TORINO È ANCORA BUSINESS, CON PRIMA GARA PUBBLICA ABORTITA PER IRREGOLARITÀ DELLE DOMANDE

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

 

Un vero campo profughi con tende, bivacchi e sacchi a pelo, ma con dentro famiglie italiane torinesi rimaste senza casa e lavoro e abbandonate dal welfare del Comune di Torino, che per rabbia e disperazione hanno dato alle fiamme le loro carte di identità simboleggiando così l’attuale inutilità della cittadinanza italiana nelle infinite graduatorie di attesa nei servizi comunali di assistenza: ecco la protesta che si è tenuta davanti al Lingotto che ospitava in quel momento il convegno ANCI con il Sindaco Fassino e il Ministro Alfano sull’accoglienza profughi.

 

Presenti anche militanti di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale con il Capogruppo in Comune di Torino e in Regione Piemonte Maurizio Marrone, che attacca <<Fassino non può permettersi di ergersi a modello per gli altri Sindaci: abbiamo dovuto ricorrere all’Autorità Anticorruzione  per far cessare gli affidamenti diretti illegittimi della sua Giunta alle coop rosse. Ma le cose non sono migliorate, con la prima gara pubblica che va deserta per l’irregolarità di tutte le domande e prorogata in negoziazione privata. Per non parlare del diniego dell’amministrazione comunale a Progetto Tenda, che  -scopriamo dalle stesse note degli uffici comunali – non potrebbe erogare il servizio di accoglienza perché svolge attività di lucro. Peccato che gestisce già da anni per conto del Comune un enorme centro immigrati in via Negarville a Mirafiori e ha rivinto l’affidamento semplicemente sostituendo formalmente la capofila del raggruppamento temporaneo con il Sermig …

 

Insomma il business immigrati continua, intanto gli Italiani sono per strada senza un tetto sulla testa>>

Merlo: "Militanza e politica, un connubio inscindibile"

Con l’avvento dei “partiti personali” e dei “partiti del leader” e’ persin scontato che la militanza della politica e nella politica diventi un oggetto del passato. Ma la scomparsa definitiva della tradizionale o della recente militanza a vantaggio di una concezione della politica intesa come investimento personale o come occupazione del potere, non puo’ non avere ricadute concrete per lo stesso sistema politico italiano

 

merlo giorgioLa profonda trasformazione dei partiti, la scomparsa delle tradizionali sezioni dove la politica era confronto e scontro, il superamento di ogni forma di formazione e preparazione della futura classe dirigente, ripropongono anche un tema che apparentemente e’ antico ma che, al contrario, conserva tutta la sua modernita’: e cioe’, il tramonto della cosiddetta “militanza politica”. Intendiamoci, nessuno vuole riproporre nell’attuale contesto politico italiano quella militanza che era funzionale a partiti che erano soggetti strutturati, radicati nella societa’ e con un contatto frequente, se non quotidiano, con il proprio elettorato e con l’intera opinione pubblica. Partiti del genere richiedevano una presenza di uomini e donne che dovevano veicolare il “messaggio” e il “progetto” politico del partito nei territori e nei gangli vitali della societa’ in modo continuativo e permanente. Con l’avvento dei “partiti personali” e dei “partiti del leader” e’ persin scontato che la militanza della politica e nella politica diventi un oggetto del passato. Ma la scomparsa definitiva della tradizionale o della recente militanza a montecitorio 2vantaggio di una concezione della politica intesa come investimento personale o come occupazione del potere, non puo’ non avere ricadute concrete per lo stesso sistema politico italiano. Certo, non ci sono rimedi del passato alla concreta situazione del presente. Ma un fatto e’ indubbio: senza il recupero di una concezione popolare, partecipativa e democratica della politica difficilmente si riuscira’ a conservare una politica credibile, trasparente e autentica. Non tutto quello che proviene dal passato dev’essere archiviato o definitivamente gettato alle ortiche. Partiti che diventano oggetto del “capo di turno” o docili strumenti elettorali funzionali alla volonta’ del leader, non possono che ridursi a soggetti privi di personalita’ politica e sostanzialmente estranei ad ogni cultura politica che dovrebbe, invece, sempre ispirare e orientare la stessa presenza dei partiti. Perche’, alla fine, tutto si tiene. E senza il recupero, seppur in forma aggiornata e adeguata alla stagione contemporanea, di una militanza disinteressata e trasparente, sara’ la stessa politica ad uscirne sconfitta ed umiliata. Almeno quella politica che non si riduce e non vuol ridursi solo a potere, carriera personale e spregiudicatezza cinica ed immorale.

 

Giorgio Merlo