TRIBUNA- Pagina 91

Emergenza casa, torna la guerra tra poveri

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto
 
La crisi ha notevolmente aumentato gli sfratti per morosità, ed il comune per  evitare tensioni sociali ha chiesto al Tribunale di rinviare l’intervento degli ufficiali giudiziari

case popolariTorino negli anni ’70 era ancora una città in sviluppo. Uno sviluppo caotico, oserei dire selvaggio, ma pur sempre sviluppo. Il massimo della popolazione raggiunta con oltre 900.000 aventi diritto. Fino alla metà degli anni governava la città il centro sinistra di allora (Democristiani e socialisti) e si succedevano crisi di giunta, scimmiottando il governo nazionale. Nel febbraio 1975 i comunisti di barriera di Milano, in accordo con la Federazione provinciale organizzarono un “cordone sanitario” tra la vecchia e nuova Falchera per impedire l’occupazione delle case in fase di ultimazione. Erano contrari alla lotta tra poveri perchè gli occupanti avrebbero portato via l’alloggio ai legittimi assegnatari. Partecipai al picchettaggio, ancorché minorenne, anche nelle gelide notti con la totale disapprovazione di mio padre che mi ripeteva: prima ti laurei e poi fai la rivoluzione. Viceversa c’era chi organizzava le occupazioni. Lotta Comunista, Lotta continua e tutti i gruppettari (da noi chiamati così in modo dispregiativo), dicevano: disarticoliamo  il sistema…Dopo una settimana fummo letteralmente travolti dagli occupanti che presero possesso degli alloggi senza luce ed allacci fognari . Con la totale assenza delle forze dell’ordine. Si è compiuta la guerra tra poveri, ed il nostro intervento, almeno in quella circostanza, fu inutile. la Storia si può ripetere? Probabilmente no, visto che cambiano le condizioni, soprattutto dopo 40 anni. Ma ci possono essere similitudini con conclusioni analoghe. Locare è una lodevole iniziativa dei comuni “figlia di un accordo” e relativa legge tra le organizzazioni degli inquilini e dei proprietari datata 2002, attuato anche al Comune di Torino. Rinnovato nel 2013. Prevede un contributo sull’affitto ai proprietari per evitare morosità incolpevoli. Più sono lunghi gli anni contrattuali più è consistente il contributo. Ottima la partenza che ha determinato un incontro tra inquilini e proprietari. Nel corso del tempo si sono allungati i tempi di erogazione pubblica dei contributi. La crisi ha notevolmente aumentato gli sfratti per morosità, ed il comune per  evitare tensioni sociali ha chiesto al Tribunale di rinviare l’intervento degli ufficiali giudiziari. Dilatando i tempi anche delle esecuzioni. Con il pronto intervento dei nostri novelli “rivoluzionari” ora di matrice anarcoide, con l’obiettivo del caos sociale. Rispetto a 4 o 5 anni, attualmente si può arrivare fino a 15-18 mesi. Ipotizzando un affitto medio di 500 euro si arriva ad un danno di 7500 -10000 euro per il locatore. Generalmente un ex lavoratore dipendente, ora in pensione che si è comprato, con i sacrifici di una vita due alloggi, uno dove abitarci e l’altro per integrare il reddito della pensione. Sicuramente non un benestante o addirittura ricco. Ecco il ritorno della guerra tra poveri, in altre forme e modi. Sicuramente mancano le risorse necessarie per l’edilizia popolare, ma qualcosa il Comune può fare. Ad esempio utilizzare gli alloggi non affittati dalle coop edilizie, velocemente selezionando i possibili aventi diritto. Operazione possibile con una adeguata convenzione con le coop stesse. Burocrazia permettendo. Sicuramente qualcosa deve fare, il comune di Torino. Dimenticavo….nel giugno del 1975  inaugurando la stagione del governo della sinistra che (per brevi interruzioni) ha contraddistinto la nostra città Novelli racconta che la sera della sua elezione dovette finire velocemente cena perchè il Municipio era stato occupato  dai senza casa. Decise di istituire un apposito assessorato alla casa. Non so che cosa dovrà fare il futuro Sindaco, ma qualcosa dovrà fare.

Le carte bollate e le divisioni tra il Pd e il Chiampa

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

Altalenante è stato il rapporto con il partito. Persino le sue dimissioni da Presidente dei Presidenti sono state provocate dalle promesse mancate del Presidente del Consiglio che ogni tanto si ricorda d’essere segretario di partito, anzi di ricoprire la carica perché ha vinto le primarie del Pd

chiampa renzi

Le decisione del Consiglio di Stato rischia di rimarcare la divisione tra il Governatore ed il Pd. Ho letto la sentenza di non facile comprensione, almeno per un neofita come il sottoscritto. Se ho capito bene, in estrema sintesi, sostiene che ci sono state irregolarità nella raccolta delle firme, ma il tutto riguarda solo la lista del Pd del collegio di Torino. Ergo il Chiampa termina la legislatura ancorchè in Consiglio Regionale non ci siano più consiglieri del pd di Torino. Da Gariglio, segretario Regionale a Mauro Laus  Presidente del consiglio andrebbero a casa. Non inciderebbe sulla maggioranza. Qualche risvolto politico l’avrà, ma attendiamo gli sviluppi. Chiampa tiene nonostante il Pd stesso? Ma non è il partito di riferimento? Veramente no! Freschissimo di tessera, due anni fa, ad un comizio con Renzi, di lancio della sua candidatura in Regione, il Chiampa annunciava la scelta d’iscriversi. Pensate che in quanto candidato a Ministro, tra le motivazioni dei contrari, c’era il fatto, appunto, che non era tesserato. Altalenante è stato il rapporto con il partito. Persino le sue dimissioni da Presidente dei Presidenti sono state provocate dalle promesse mancate del Presidente del Consiglio che ogni tanto si ricorda d’essere segretario di partito, anzi di ricoprire la carica perché ha vinto le primarie del Pd. Conoscendo un po’ il Chiampa la tendenza di Matteo Renzi di esagerare non piace. Pubblicamente ha sempre riconosciuto il suo coraggio nel rompere i vecchi schemi, ma ora che sono passati due anni non è più determinante. Anche sulla raccolta delle firme “incombe” diversità d’opinione tra Sergio Chiamparino ed il segretario Regionale del Pd. Ed il patteggiamento di nove su dieci imputati in sede penale conferma che “qualcosa” sia avvenuto. Ho chiesto a legali se il patteggiamento è una ammissione di colpa. Anche qui sono contrastanti le interpretazioni. Io uomo della strada posso solo dire che mi sembra una ammissione di colpa con il relativo patteggiamento. Poco importa ciò che avviene in sede penale rispetto alle conseguenze sulla legittimità del voto. Questa ” sceneggiata” si è già vista con Roberto Cota, dimissionario politicamente indebolito dalla sua stessa coalizione. Ma il Chiampa è altra cosa, con la sua decennale esperienze, talmente realista che molte volte rischia  d’essere considerato cinico. Sta di fatto che se i conti di chi subentrerà sono giusti, continuerà questa legislatura, e la stabilità è condizione essenziale per il lavoro.

(Foto: il Torinese)

Il Manuale Cencelli e le primarie Pd nei quartieri

pdtosettoSTORIE DI CITTA’ /  di Patrizio Tosetto

 

Il Presidente del Consiglio,  in quegli anni sempre democristiano, distribuiva i vari incarichi incontrando i capi corrente Dc. Questi aveva diritto di proposta in relazione al peso politico quantitativo della loro corrente.  Stiamo parlando degli anni 60. Prima Repubblica

 

Il manuale Cencelli definiva un metodo matematico sul valore di importanza di un ministero o di un sottosegretario. Il Presidente del Consiglio,  in quegli anni sempre democristiano, distribuiva i vari incarichi incontrando i capi corrente Dc. Questi aveva diritto di proposta in relazione al peso politico quantitativo della loro corrente.  Stiamo parlando degli anni 60. Prima Repubblica. Cencelli era un onorevole Dc. Con questo metodo cercava di mettere ordine nella fratricida lotta per il potere ogni volta che si formava un governo. Discutibile ma pur sempre un metodo. 

 

Ora, viceversa;  ad esempio sulla scelta dei candidati a presidente di quartiere regna nel pd la confusione. Partiamo dagli iscritti. Ho saputo che a Nichelino sono 600. Mi serve per ipotizzare che a Torino città sono intorno al migliaio. Divisi per gli otto quartieri rimasti,  considerando che Barriera di Milano ne fa 300,  avendo come media oltre 100 per quartiere l’eventuale consultazione non sarebbe un grande problema organizzativo.

 

In tutti i quartieri ci sono almeno due pretendenti che rivendicando l’appartenenza ad una corrente del pd vogliono candidarsi. A complicare le cose arrivano gli ineffabili moderati. Ne vogliono dei sei almeno due. Marco Novello sarebbe al secondo mandato come Claudio Cerrato. E il Pd avendo scelto di fare le Primarie ove non si candidava il Presidente uscente dovrebbe sceglierne 4 su otto. 

 

Borgo  Vittoria è alle prese con lo scandalo dei gettoni di presenza in riunioni inesistenti. Ora anche Piero Fassino dichiara che non bisogna dare per scontata la vittoria. Mi sa che però in questo caso neanche il Manuale Cencelli può essere d’aiuto. Le primarie tra i cittadini sarebbero la scelta giusta, riallacciando il rapporto tra le asfittiche sezioni ed il territorio . Ma per alcuni del Pd è più importante la poltrona che il territorio. 

NOMINE, MORANO: “PERCHE’ QUESTA FRETTA, SE NON SONO POLITICHE”?

morano1fassino 33“Che Fassino si affanni a definire “non politiche” le sue nomine fa sorridere un osservatore attento e ha il sapore della classica “excusatio non petita”

 

Sempre più caldo il dibattito politico in vista delle Comunali. Sulle nomine nelle 32 aziende e 86 Enti e Fondazioni partecipate, prima delle elezioni, da parte del sindaco Fassino, come nomine “secondo legge”, non politiche e ispirate puramente a criteri di curriculum, interviene il notaio Alberto Morano, possibile candidato della società civile a Palazzo Civico nell’area del centrodestra.

 

“Sul “secondo legge” non sono necessari commenti- afferma Morano – Sul fatto che non si tratti di nomine politiche ma dettate da soli criteri professionali, mi permetto di dissentire. Abbiamo censito, nell’ultima legislatura, circa 400 persone nominate dal Sindaco nei vari enti e società di cui sopra. Si tratta delle medesime persone, molte delle quali con un passato anche recente come esponenti politici, sindacali e di partito; tutti sostenitori delle campagne elettorali di Fassino e Chiamparino, che non perdono occasione per conquistarsi posti in prima fila ai comizi e agli incontri politici”.

 

Prosegue Morano: “Nessuno nega loro qualità professionali, ma qualche dubbio sussiste quando vediamo persone transitare senza soluzione di continuità dal CdA di una Fondazione museale o culturale, a un’azienda di servizi o a una banca. Competenze poliedriche che caratterizzano molti dei professionisti dell’incarico che i sindaci del PD chiamano poi a far parte dei loro comitati elettorali. Da ultimo, rileva notare che ciò che aveva destato perplessità diffuse era la tempistica dei rinnovi delle nomine, a cominciare dalla Compagnia di San Paolo, il cui rinnovo, ai sensi di Statuto, può ben – e dovrebbe – essere rinviato a dopo le elezioni. Che Fassino si affanni a definire “non politiche” le sue nomine fa sorridere un osservatore attento e ha il sapore della classica “excusatio non petita”.

 

Pd, basta con le “scissioni” annunciate

chiampa renziSe i tratti originari del Pd sono cambiati in profondità dopo l’avvento di Renzi alla segreteria nazionale, è abbastanza evidente che tutte le varie componenti che affollano attualmente il partito devono cambiare il loro modo d’essere. Certo, tutti i segretari sono pro tempore al vertice nel partito. Ma sarebbe curioso se la presenza nel partito rimanesse uguale a quella che si è vissuta sino alle stagioni che hanno preceduto l’arrivo di Renzi alla segreteria

 

Che il Pd – o il Pdr, per dirla con Ilvo Diamanti – sia profondamente cambiato rispetto a quello delle origini è come sostenere che, di norma, d’inverno fa freddo. Una riflessione, appunto, scontata e quindi una non notizia. Ma quello che francamente stupisce è il comportamento di coloro, Bersani ad esempio, che annunciano periodicamente che “questo Pd” non è più quello di un tempo e che, pertanto, lasciano intravedere che la “scissione” è sempre dietro l’angolo. Minaccia che, altrettanto puntualmente, viene di norma smentita dopo qualche giorno con una intervista o con l’ennesima dichiarazione a qualche tv compiacente. Ora, se da un lato la sinistra politica e sociale del Pd – area comunque indispensabile e necessaria per conservare i tratti di centro sinistra del Pd – deve ricalibrare meglio e con maggior incisività la propria iniziativa politica, è altrettanto indubbio che la presenza nel Pd, in “questo” Pd, non può essere continuamente messa in discussione.

 

Mi spiego meglio. Se i tratti originari del Pd sono cambiati in profondità dopo l’avvento di Renzi alla segreteria nazionale, è abbastanza evidente che tutte le varie componenti che affollano attualmente il partito devono cambiare il loro modo d’essere. Certo, tutti i segretari sono pro tempore al vertice nel partito. Ma sarebbe curioso se la presenza nel partito rimanesse uguale a quella che si è vissuta sino alle stagioni che hanno preceduto l’arrivo di Renzi alla segreteria. E questo lo dico non perché un segretario può stravolgere il profilo, il progetto e l’immagine del partito a suo piacimento. Ma per la semplice ragione che si rischia di correre il pericolo concreto di apparire come quelli che invocano il “tempo passato” e che, come unica risposta all’esistente, minacciano di continuo la “scissione” perché non si riconoscono più nel partito che hanno anche contribuito a fondare. Ecco perché, pur senza disperdere i valori originari del più grande partito del centro sinistra italiano, si devono però anche evitare quei comportamenti e quelle tentazioni che hanno come unico risultato l’indebolimento delle stesse ragioni che si intendono portare avanti legittimamente nel confronto interno al partito.

 

E allora sono almeno 3 i fronti decisivi che meritano di essere sostenuti con forza e determinazione. Lealmente e senza complessi di inferiorità e senza annunciare sfracelli ad ogni tornante.Innanzitutto confermare nei fatti e nelle proposte concrete che il Pd è un soggetto politico di “centrosinistra”.  A prescindere dal fatto che ormai è archiviato il vecchio bipolarismo tra il centro sinistra e il  centro destra. Ma la connotazione di partito di “centro sinistra” non può rispondere solo ad un’indicazione sistemica o politologica ma, semmai, al profilo politico e culturale di un partito. E che trova la sua conferma nel progetto che ispira le varie scelte programmatiche.

 

In secondo luogo va confermata la natura democratica del partito. Natura democratica che si traduce, semplicemente e senza tanta enfasi, nella valorizzazione della democrazia interna al partito. Una caratteristica, questa, che previene e precede qualsiasi degenerazione cesaristica ispirata all’”uomo solo al comando”. Del resto, la democrazia interna ai partiti è l’unica condizione per garantire circolarità della classe dirigente, partecipazione alla politica dei ceti popolari e un dibattito che non si riduca alla cortigianeria e all’esaltazione acritica del leader di turno.

 

In ultimo, salvaguardare e conservare la natura “plurale” del Pd. Un partito nato attraverso il contributo determinante delle principali culture politiche che hanno fondato la democrazia italiana, non può sacrificarle sull’altare di nessun nuovismo. Un pluralismo che resta un dato costitutivo della stessa “diversità” del Pd. Ma questa natura plurale va sostanziata non con gli slogan o con la semplice testimonianza ma attraverso l’iniziativa politica e l’elaborazione programmatica incessante e continuativa.

 

Insomma, 3 elementi costitutivi e discriminanti per la stessa esistenza del Pd. E cioè, un partito di centro sinistra, profondamente democratico al suo interno e realmente pluralista nella sua composizione e nella sua truttura interna. Ma per poter riaffermare con forza e convinzione questi elementi, non servono le recriminazioni, le lamentele, i rancori e le noiosissime minacce di abbandono. Poi ritrattate come da copione. Servono, semmai, coraggio, determinazione e voglia di battersi sapendo che su questi temi si possono trovare convergenze con tutti. Almeno con tutti quelli che vogliono un Pd fedele alle origini ma al passo con i tempi che Renzi ha indicato.

 

Giorgio Merlo

 

(Foto: il Torinese)

Primarie sì o no? Grattacapi da sinistra a destra

tosettoSTORIE DI CITTA’ / di Patrizio Tosetto

 

Cambieranno molte cose da oggi a quando si voterà. In particolare un Piero Fassino che, sembra, ritornato alla giovanile voglia di lottare. Politicamente “azzeccando” le mosse politiche sia a destra ( appoggio dell’ex governatore Enzo Ghigo e l’onorevole Michele Vietti ) sia a sinistra ( l’autorevole appoggio del sindaco per antonomasia Diego Novelli e la formazione di una lista civica di sinistra capitanata dall’assessore Gian Guido Passoni)

 

 

Grattacapi a destra e sinistra per le lezioni amministrative nella nostra città. Da sfondo un sondaggio, si dice riservato, che oltre un mese fafassino 33 dava Giorgio Airaudo tra il 3% e l’8%. Piero Fassino al 42%  e  Chiara Appennino al 38%. Salta all’occhio subito la piccola distanza tra il sindaco uscente e la candidata 5 stelle. Cambieranno molte cose da oggi a quando si voterà. In particolare un Piero Fassino che sembra ritornato alla giovanile voglia di lottare. Politicamente “azzeccando” le mosse politiche sia a destra (appoggio dell’exgovernatore Enzo Ghigo e l’onorevole Michele Vietti) sia a sinistra (l’autorevole sostegno del sindaco per antonomasia Diego Novelli e la formazione di una lista civica di sinistra capitanata dall’assessore Gian Guido Passoni). Ma anche il sindaco ha, appunto, le sue gatte da pelare. Deve fare i conti con un Pd provinciale semplicemente inesistente. Sia come proposte che come numero di iscritti. Eppure, nonostante i pochi iscritti, sezioni o divise in correnti, o con chi si rifiuta, nonostante l’iscrizione di svolgere attività politica in sezione. Serpeggia molto malcontento. Fare o non fare le primarie per la scelta dei candidati a presidente di quartiere.appendino

 

Domenica sembrava che la scelta fosse stata fatta: bisogna farle. Oggi due importanti esponenti del Pd, tra cui un ex presidente di quartiere e consigliere comunale, mi inducevano alla calma. Molto difficile fare queste primarie di quartiere. Si oppongono dei maggiorenti locali che vogliono propri candidati, e soprattutto problemi di coalizione. Scusate, non ho capito? Semplice: come si fa a garantire ai Moderati un candidato a presidente? Eccolo l’inossidabile Mimmo Portas, deputato della repubblica in quotapd Pd, con il suo immancabile Rolex ai convegni indetti da Roberto Rosso che confessa che ci sta pensando dove collocarsi, se a destra o sinistra. Del resto nei Moderati, gente che va gente che viene. Pensate, persino Mario Laus Presidente del Consiglio Regionale, massimo dirigente Pd è transitato nei Moderati. Contraddico gli interlocutori : fare scegliere agli elettori attraverso le primarie e dunque il voto? Un eloquente silenzio è la risposta. Anche per questo Piero Fassino sta istituendo squadre di giovani per la campagna elettorale. Ora i grattacapi della Destra. Evitare l’estinzione politica in questa città. Dieci anni di cocenti sconfitte dove i sindaci di sinistra sono stati eletti al primo turno.

 

Roberto-RossoUnica strada affrancarsi da Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. Entrambi non hanno avuto un positivo giudizio della propria classe dirigente locale. Roberto Rosso ha chiesto invano le primarie. Disturbavano il “manovratore, probabilmente interessato ad altre cose. Vedendo probabilmente a ragione il tentativo di rivitalizzare il rapporto con l’elettore. Tra gli elettori c’è stanchezza. Molti parlano di sistema anti partiti, di un possibile ritorno al qualunquismo, all’antipolitica. Io, molto più prosaicamente vedo, sento persone stufe dell’incancrenirsi dei problemi. Con una certa invidia verso Chiara Appennino che semplicemente ha detto: sono io la candidata a Sindaco, o come ama definirsi Sindachessa. Sembra che nessuno, prima delle elezioni per scegliere ciò che si vuole scegliere, voglia far votare. Questo non è un bene per la democrazia.

Eclissi della sinistra Pd?

pd manifestoLa presenza di una sinistra interna politica e sociale – a prescindere che sia in maggioranza o in minoranza – non faziosa e non  nostalgica, dovrebbe essere non solo utile ma anche indispensabile al fine di conservare, per quel che è possibile, la natura e il profilo di un partito di “centro sinistra”

 

Nel gergo più popolare si potrebbe dire “abbaiare alla luna”; con un termine politicamente più nobile “scarsa, se non nulla, incisività”. Ma, al di là delle parole, un dato purtroppo è indubbio: la sinistra del Pd, la cosiddetta minoranza del Pd, è oggi politicamente inconsistente. E, soprattutto, scarsamente efficace nelle scelte politiche che di volta in volta vengono intraprese dal partito. Una considerazione, questa, che non vuole essere polemica e che non ha l’obiettivo di accusare gli esponenti di punta di quest’area politica e culturale. Intendiamoci. C’è estremamente bisogno nel Pd di una sinistra politica e sociale – plurale si direbbe oggi – soprattutto dopo l’avvento alla segreteria di Renzi e del renzismo che ha spostato, legittimamente, l’asse politico del partito verso il centro. Una marcata e visibile “discontinuità” rispetto alle gestioni politiche precedenti e che fa del Pd, come ormai dicono quasi tutti gli osservatori e i commentatori meno faziosi, un “agglomerato centrista”  post-ideoligico e post identitario.

 

Una sorta, cioè, di “partito pigliatutto” che coltiva l’obiettivo di rappresentare istanze sociali, ceti e pezzi di società trasversali sempre meno marcati sotto il profilo politico e culturale e accomunati, semmai, dal giudizio che si dà sulle singole scelte del Governo. E di conseguenza del partito al potere. Non a caso, va avanti da mesi il dibattito sulla trasformazione del Pd da partito di “centro sinistra” o “di sinistra” in “partito della nazione”, cioè in un soggetto politico sempre più indistinto che ha superato la tradizionale ed antica dicotomia tra destra e sinistra.

 

In un quadro del genere, la presenza di una sinistra interna politica e sociale – a prescindere che sia in maggioranza o in minoranza – non faziosa e non  nostalgica, dovrebbe essere non solo utile ma anche indispensabile al fine di conservare, per quel che è possibile, la natura e il profilo di un partito di “centro sinistra”. Ma è proprio su questo versante che la spinta politica di quest’area si è progressivamente spenta. E non lo dico io. Ma è difficile, francamente, registrare oggi un commento, un giudizio, un articolo o una riflessione di qualsivoglia osservatore – di qualunque orientamento politico e di qualsiasi estrazione culturale – che individua nella sinistra Pd una componente importante che svolge un ruolo politico significativo e capace di condizionare l’elaborazione complessiva del partito. Quasi tutti, se non tutti, quando parlano della sinistra Pd si limitano alla medesima considerazione: e cioè, una componente che sbraita sino alla vigilia di una scelta politica importante e poi, puntualmente, ammaina le bandiere e scompare dall’orizzonte. Appunto, “abbaia alla luna”.

 

Ora, se non ci si vuol rassegnare ad un destino che rischia di essere già scritto in anticipo, forse è opportuno rivedere la strategia, l’iniziativa, la proposta e il comportamento di quest’area all’interno del Pd. Nel rispetto del principio di maggioranza, come ovvio, e nella lealtà che deve sempre contraddistinguere la presenza di una componente all’interno del partito, però o si cambia marcia o si dichiari che la minoranza nell’attuale Pd è un ferrovecchio da gettare alle ortiche. L’unica cosa sicura, e certa, è che non  si può proseguire sulla strada che sino ad oggi si è intrapresa. Perché, per dirla con il leader della “ditta”, Bersani, fare “l’ultimo dei “mohicani” nel Pd è più una prospettiva solitaria e singola che collettiva. È bene pensarci bene prima che sia troppo tardi.

 

Giorgio Merlo

PICHETTO E PORCHIETTO (FI): "SU IRAP ATTENZIONE A FARE I ROBIN HOOD"

pichetto“A VOLTE SI RISCHIA DI DIVENTARE LO SCERIFFO DI NOTTINGHAM”

 

Vogliono fare i Robin Hood ma alla fine non sono altro che lo sceriffo di Nottingham“. A sostenerlo il capogruppo di Forza Italia in regione, Gilberto Pichetto, e la consigliera regionale Claudia Porchietto a seguito della votazione avvenuta oggi in Consiglio Regionale di alcuni ordini dove attraverso la convergenza piratesca di PD, M5S e Sel si è optato per una rimodulazione dell’Irap colpendo alcune categorie, tra le altre le banche e i gestori delle autostrade.porchietto

 

Continuano i due esponenti: “Nulla da dire su una rimodulazione dell’Irap, laddove incentivi il rilancio e lo sviluppo del nostro tessuto produttivo. Diverso è considerare appropriato l’approccio che ha caratterizzato oggi il dibattito in Aula e dove si è consumata la convergenza incestuosa di PD, M5S e Sel per impegnare la Giunta ad appesantire la tassazione per alcune categorie di aziende: una scelta che rischia di tradursi a cascata in un aumento dei costi per i cittadini piemontesi“.Concludono Pichetto e Porchietto: “Oggi abbiamo assistito all’approvazione di documenti demagogici che avevano l’obiettivo di liberare risorse ma che invece si tradurranno in maggiori costi per i cittadini. Il Pd se voleva maggiore gettito ha trovato una soluzione ideale per ottenerlo ”. 

 

(Foto: il Torinese)

 

Locatelli (PRC – SE): "Torino e Sinistra in Comune. Da oggi si parte tutti assieme"

ARCHITETTURA

“L’appoggio alla candidatura a sindaco di Giorgio Airaudo da parte di un arco ampio di forze di sinistra”

 

Ezio Locatelli, segretario provinciale Prc-Se, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

 

“Bene, adesso si parte per davvero tutti assieme. La riuscita assemblea che si è tenuta  a Torino ha sancito l’appoggio alla candidatura a sindaco di Giorgio Airaudo da parte di un arco ampio di forze di sinistra. Un arco plurale costruito sul riconoscimento e la convergenza di storie e culture diverse avendo come riferimento non solo le forze politiche ma anche forze sociali, dell’associazionismo e singole personalità. Tutte unite nella convinzione di dover dare battaglia alle politiche portate avanti da Fassino, sindaco in carica, e da un Pd sempre più identificati con le politiche liberiste del governo Renzi in materia di privatizzazioni, di taglio della spesa pubblica, di svendita del patrimonio pubblico, di svalorizzazione del lavoro. Tutte ricette che hanno portato nel corso degli anni nient’altro che ad un aumento delle ineguaglianze e delle insicurezze sociali, ad un peggioramento ambientale e della qualità della vita, ad un impoverimento di massa. Ora l’alternativa c’è, si chiama “Torino in comune” di cui fa parte Rifondazione Comunista al pari di altre forze politiche e della società civile. L’unità ampia e plurale di queste forze è la vera novità, il vero punto di forza che saprà fare la differenza in occasione delle prossime elezioni amministrative”.

MARRONE, FESTA OLIMPIADI: " 350 MILA EURO SPRECATI PER LA CAMPAGNA DI FASSINO"

STADIO OLIMPICO BRACIEREolimpico arcoFESTA DEL DECENNALE OLIMPICO

 

<<La campagna elettorale chi la paga al Sindaco uscente Fassino? Ma noi torinesi ovviamente, con 350.000 euro stanziati dalla Giunta per la festa del decennale delle Olimpiadi invernali di Torino 2006: evidentemente Fassino vuole distrarre i Torinesi dal declino economico e sociale della nostra città evocando i fasti olimpici di dieci anni fa, quando il centrosinistra spendeva i fiumi di denaro pubblico elargito dai governi di centrodestra in nome della “concordia istituzionale” per ingrassare i baracconi clientelari del nascente Sistema Torino! Ma come fa Fassino ad imporre austerità ai torinesi per poi regalarsi una smaccata e grottesca autocelebrazione da fine impero in campagna elettorale già inaugurata, per giunta proprio con i loro soldi?>> attacca Maurizio Marrone, Capogruppo di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale in Comune di Torino, che annuncia

 

<<Abbiamo chiesto le comunicazioni in Consiglio Comunale del Sindaco Fassino per chiedere conto di questo spreco conclamato, sull’altare della sua campagna elettorale, di centinaia di migliaia di euro in una fase di tagli lacrime e sangue al welfare (meno 2 milioni ad anziani e disabili, meno 1,6 milioni sulle risorse destinate ad adulti in difficoltà, senzatetto e famiglie in crisi di reddito) e di maglia nera nazionale per tasse e tariffe salate (più 15% su media nazionale): esigeremo il ritiro della delibera di giunta e lo storno dei 350.000 euro su altre priorità per Torino, come la disoccupazione, l’assistenza ai più deboli o incentivi fiscali alle imprese! Se il centrosinistra impedirà il confronto, sarà ostruzionismo a tappeto senza compromessi>>.

 

(Foto: il Torinese)