TRIBUNA- Pagina 30

Scientology: “Libertà e immortalità”

E’ stata una presentazione ricca di spunti quella che si è tenuta nel tardo pomeriggio di venerdì  5 ottobre al Circolo dei Lettori

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO Nel più vivace e autorevole centro culturale piemontese don Aldo Natale Terrin –  professore emerito dell’Istituto di Liturgia Pastorale di Santa Giustina a Padova –  con la partecipazione dell’avv. Fabrizio D’Agostini,  ha presentato la sua ultima opera, un saggio di 260 pagine interamente dedicato a Scientology (Morcelliana).Realtà di spicco tra le recenti forme di ricerca ed elevazione spirituale la religione fondata da L. Ron Hubbard negli anni ’50 a seguito di approfondite scoperte sull’essere umano, la vita nelle sue forme, la morte, la mente, lo spirito e gli universi, è considerata dallo stesso Terrin quella in maggiore crescita e propositiva, ma al tempo stesso, forse, la più equivocata.  Mariachiara Giorda (Università di Roma Tre) ha introdotto e moderato la presentazione proponendo spunti di riflessione sulle varie metodologie nello studio delle confessioni nel vasto panorama del pluralismo religioso.  “Ho scritto questo libro con sincerità e rispetto dei testi – conclude Aldo Natale Terrin – con la convinzione di prestare un servizio al mondo delle religioni in generale. La comprensione di Scientology può aiutare molto a capire diversamente lo stesso concetto di religione nel mondo moderno e post-moderno.”

Sospesi gli abbattimenti dei cinghiali nel Torinese

ORDINANZA DEL TAR PIEMONTE

 

Vittoria giudiziaria delle associazioni animaliste LAC, LAV, SOS GAIA, OIPA nella causa  contro la Città Metropolitana di Torino. Con l’Ordinanza n. 403 della 2° sezione del  TAR Piemonte , depositata la sera del 4 ottobre,  viene fissato in fase cautelare dai Giudici amministrativi un punto fermo  in materia di controllo straordinario della fauna selvatica: gli abbattimenti di animali devono essere l’extrema ratio, potendosi eseguire solo se l’Istituto Superiore per la Protezione la Ricerca Ambientale (ISPRA) certifica l’iniziale inefficacia di interventi ecologici alternativi incruenti. Il pretesto dei costi degli interventi di prevenzione non giustifica alcuna violazione della normativa statale.Il prossimo 10 gennaio 2019,  nella udienza di merito,  le associazioni ricorrenti, assistite dallo studio Fenoglio-Callegari di Torino, auspicano di far annullare in via definitiva il  decreto del consigliere delegato n. 533/2017,  “Programma per il contenimento del cinghiale (Sus scrofa) anno 2018”, approvato dalla Città Metropolitana (ex Provincia) di Torino.Ora ci aspettiamo che il Vicesindaco Marco Marocco  (M5S) della Città Metropolitana di Torino,  titolare della delega sulla materia, concordi con le Associazioni ricorrenti, come promesso negli incontri svoltisi nel corso di quest’anno, un Piano 2019 di controllo del cinghiale rispettoso degli animali selvatici e della legge.

Per:

LAC,   LAV,   OIPA, SOS Gaia

 

    Roberto Piana

Vice Presidente nazionale LAC

 

Ossola, quale futuro due secoli dopo

DAL PIEMONTE Il Regio decreto dei Savoia nel 1818 proclamava la nascita della Provincia dell’Ossola, riconoscendo in questo modo l’identità e l’autonomia delle
vallate alpine. Nel 1944, tra il 10 settembre ed il 23 ottobre, la popolazione
proclamava l’autogoverno democratico della Repubblica partigiana,
episodio cardine della guerra civile in Piemonte. Nel 1978 nasceva,
raccogliendo grande adesione sul territorio, Uopa-Unione ossolana per
l’autonomia che sul suo giornale ricordava l’ammonimento di Jean Jacques
Rousseau: “La vera democrazia può essere raggiunta in collettività
relativamente piccole”.

Il bicentenario della Provincia dell’Ossola è stato
celebrato sabato 6 ottobre in un incontro che ha visto la partecipazione del
direttore della rivista Storia Ribelle, nonché antesignano delle battaglie per
l’autunomia, Roberto Gremmo. Lo storico e politico biellese ha ripercorso
queste tappe in un ambiente particolare, la sala dell’Hotel Corona nella
città ossolana dove nacque l’Uopa. Inoltre ha evidenziato che la strada
dell’autonomia deve seguire un’impostazione pragmatica se vuol portare a
casa dei risultati concreti. E poi intervenuto Luca Bona consigliere
regionale del Piemonte, presidente di Alpi-Associazione libera per
l’industria, proponente di un ordine del giorno, votato all’unanimità dal
Consiglio regionale con il quale si chiede alla Regione Piemonte di
intavolare le trattative con Roma per ottenere maggiore autonomia in
alcune materia, come previsto del resto dalla Costituzione, seguendo in
questo modo la strada dell’Emilia Romagna. Il suo documento ha avuto il
risultato positivo di fare approvare dalla giunta la delibera, che era finita
nel cassetto, dopo il voto di Consiglio e adesso gli argomenti sono in
discussione nelle commissioni. “Tutti ora parlano di autonomie e maggiori
competenze – ha detto Bona – ma manca una classe dirigente in grado di
parlare dei problemi e di gestire le competenze sul territorio”. Bona ha poi
evidenziato il ruolo dell’Europa e la presenza delle regioni nelle istituzioni
europee facendo un esempio: “A Bruxelles il Piemonte ha 4 funzionari, il
Baden Wuttenberg 120. Cosa possono fare ?”. E’ stata poi espresso, in vista
del prossimo referendum per il passaggio della Provincia del Vco, il timore
che questa in Lombardia diventi una provincia di serie B o di serie C. Poi,
suscitato da Roberto Gremmo si è sviluppato un dibattito ricco di
contributi. Alberto Schiatti della rivista “Dialogo euroreginalista” ha
sottolineato come l’Europa attuale sia ben diversa da quella delle regioni e
dei popoli che era stata prefigurata ai suoi inizi, Uberto Gandolfi, docente
di storia e giornalista (che aveva presentato lo stesso giorno il suo nuovo
libro “Milan l’è un gran Milan. Il Vco in Lombardia), figlio di uno dei
padri fondatori dell’Uopa e autore di un testo che ripercorre la nascita, ha
evidenziato come in Ossola sia forte un’attrattiva lombarda, mentre
Emiliano Racca, che ha messo in piedi una pagina Facebook, Vco ​
Piemonte, ha sottolineato l’importanza che la Provincia rimanga
piemontese. Ha chiuso la serie dei contributi al dibattito Massimo Iaretti (nella foto piccola)
presidente di MPP-Movimento Progetto Piemonte che ribadito “la necessità
che le battaglie si facciano all’interno del Piemonte, non andandosene”,
aprendo però all’idea di Gandolfi di uno status differenziato per la
Provincia del Vco, analogo a quello che hanno Belluno in Veneto o Sondrio
in Lombardia. Poi ha avuto parole di apprezzamento per l’impostazione
concreta di Bona, proponendo tavoli di lavoro per arrivare a costituire in
tutta la regione una rete di amministratori autonomisti e regionalisti.

La Violenza contro le donne: la tratta per sfruttamento sessuale

Associazione Iroko Onlus è molto lieta di invitarvi all’incontro che si terrà il prossimo 8 ottobre alle ore 17, presso il Centro Culturale Dar al Hikma, Via Gianfrancesco Fiochetto, 15, a Torino.

La tratta di esseri umani è un fenomeno di genere. Secondo i dati dell’ultimo rapporto IOM, “nel mondo si stima che circa il 51% delle vittime di tratta siano donne, mentre gli uomini rappresentano il 21% ed i minori il 28%. Nel caso in cui le vittime siano donne, lo sfruttamento è soprattutto sessuale (nel 72% dei casi)”. Nel solo 2016 in Italia le vittime di tratta identificate erano 6.599 – dato estremamente parziale -, rispetto alle 2.195 del 2014-15. Circa l’80% delle migranti nigeriane -nazionalità prevalente – arrivate via mare nel 2016 è probabile vittima di tratta destinata allo sfruttamento sessuale in Italia o in altri paesi dell’Unione Europea. La tratta per fini di sfruttamento sessuale è, altresì, un fenomeno strettamente correlato alla domanda di servizi sessuali: è la prostituzione che accresce i numeri di donne trafficate. In una cornice politica internazionale e locale estremamente delicata, che vede in aumento il numero di donne e minori vittime di tratta a fini sessuali, quali strumenti politici occorre mettere in campo per affrontare e arginare il problema?

Ci confronteremo su questo con:

Giampiero Leo, Vice-Presidente Comitato Regionale Diritti Umani e Portavoce Coordinamento Interconfessionale ‘Noi siamo con Voi’

Sen. Anna Rossomando,  Vice-Presidente del Senato

On. Fabiana Dadone, Presidente Comitato per la Legislazione

On. Daniela Ruffino, Commissione Ambiente

e Rachel Moran, attivista e autrice del libro Stupro a pagamento: La verità sulla prostituzione

Il libro, edito e tradotto nel 2017 da Round Robin, ​è il racconto della sua esperienza di violenza, solitudine, sfruttamento e abusi: la sua storia svela il costo emotivo della vendita del proprio corpo,  della perdita di autostima e di contatto con la società in cui vive. Non solo: il libro è anche, soprattutto, una preziosa e lucida riflessione sulla prostituzione come forma di violenza sessuale, psicologica e sociale, incompatibile con la difesa dei diritti umani e frutto dei meccanismi di una società patriarcale.Per la prima volta è la voce di una sopravvissuta alla prostituzione che, attraverso il movimento SPACE International, denuncia le violenze subite, ponendosi come soggetto politico che chiede l’abolizione del sistema prostituente.

 

Nica Mammì

Piazza San Carlo: udienza del 23 ottobre, ultimi giorni per costituirsi

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO  In relazione al processo relativo ai fatti di Piazza San Carlo, che si sta svolgendo avanti al Giudice per l’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Torino, l’Unione Nazionale Consumatori – Comitato del Piemonte avvisa i tifosi danneggiati che, se vogliono costituirsi parte civile, devono farlo entro e non oltre il 23 ottobre p.v., data della prossima udienza, per chiedere il riconoscimento del risarcimento del danno ed il ristoro delle perdite subite. L’associazione di consumatori, l’unica ad essersi opposta all’archiviazione della posizione di alcuni indagati, quali il Prefetto, chiede agli eventuali interessati di far pervenire la propria richiesta di interesse entro il 15 ottobre 2018 contattando lo sportello di Torino al tel. 011/5611800 o inviando un’email a uncpiemonte@gmail.com, così da poter ricevere assistenza e chiarimenti.

LinFa: laboratori di autocostruzione per mamma e papà

Fiabosco lancia un calendario di appuntamenti per tutta la famiglia. Il primo in Piemonte

Come costruire con le proprie mani una casa a misura di bambino

Parte domenica 7 Ottobre LinFa – Laboratori in Famiglia, il percorso che propone laboratori diautocostruzione, riuso creativo e percorsi multisensoriali promossi da Fiabosco in collaborazione con associazioni e professionisti di Torino e Piemonte. Si tratta di un progetto unico nel suo genere, dedicato ai piccoli ma anche e soprattutto agli adulti, invitati a lasciare scrivanie, computer e cellulari per (ri)mettersi a “fare”. Fare nel vero senso della parola perché, forti della convinzione che attraverso la manualità si possa ricominciare a “stare” insieme per crescere e scoprire con i propri figli, i laboratori proposti sono di autocostruzione smartL’obiettivo di LinFa è quello di accompagnare gli adulti nel creare oggetti (e opportunità) per i propri figli, sfruttando il laboratorio come momento di condivisione, scambio e esperienzaCasa baby friendly per stimolare l’autonomia Ci sono degli oggetti imprescindibili per una casa baby friendly: dal seggiolone per la pappa alla culla, dal riduttore per il wc al fasciatoio. Altri oggetti, invece, ai più sembrano del tutto superflui, e solo con l’esperienza si capisce quanto invece possano fare la differenza. È il caso ad esempio della learning tower, o torretta per l’apprendimento, uno sgabello con balconcino che permette al bambino, in totale sicurezza e autonomia, di raggiungere le altezze degli adulti. Lo stesso vale per l’appendiabiti che consente ai bimbi di scegliere cosa mettersi e di imparare a vestirsi da soli, o del cestino dei tesori, una cesta piena di odori e forme del mondo, lasciata in mezzo a una stanza e che il piccolo può esplorare con i suoi tempi, spazi e sensi. Il lettino basso senza sbarre consente al bambino di scendere e salire in libertà, senza sentirsi chiuso e senza uscita; o ancora il pannello multisensoriale per la scoperta di movimenti, incastri e suoni del quotidiano, dal lucchetto all’interruttore della luce, ma in totale sicurezza, relax e autonomia. Insomma, i bambini amano partecipare alle attività di casa ed emulare le attività dei più grandi, in cucina, in bagno, ovunque. Soddisfare e assecondare la curiosità dei bimbi è fondamentale e secondo il metodo Montessori, i bambini vanno stimolati nel “fare” e nel partecipare alle attività di casa, e vanno aiutati con i giusti supporti perché possano essere autonomi. LinFa propone ai genitori di costruirli insieme questi supporti, in modo facilitato e divertente.

Laboratori: calendario e partner

I laboratori sono condotti da altri genitori che, in famiglia appunto, hanno già sperimentato l’autocostruzione. Il materiale viene fornito durante il corso e verrà preparato in anticipo; durante l’incontro infatti si procede con la sola fase di assemblaggio e rifinitura. E mentre mamma o papà sono al lavoro, i bimbi con uno dei due genitori, o soli a seconda dell’età, saranno coinvolti in altre attività parallelePossono partecipare mamme e papà, ma anche nonne e nonni, zii, cugini, amici, babysitter!

Location d’eccellenza per questo progetto, unico in Piemonte: gli incontri avranno luogo di domenica mattina, da ottobre a giugno, dalle ore 11 all’interno di Fiabosco, il primo parco emozionale del Canavese. Appuntamenti che verranno garantiti anche in caso di brutto tempo negli spazi coperti della struttura ricettiva Equinozio, dove sono inoltre presenti servizi igienici ed il ristorante per garantire ogni comfort ai partecipanti. Il progetto è realizzato da Fiabosco in collaborazione con Casa maternità Prima Luce,CircowowEquinozio, Janani la casa dell’Ayurveda e la rivista per famiglie Giovani Genitori, media partner del progetto.

MAURIZIO SCANDURRA SCRIVE ALL’ARCIVESCOVO  NOSIGLIA

Pubblichiamo la lettera aperta del giornalista cattolico e saggista per sottolineare la differenza tra ‘messe di guarigione’ e ‘preghiere di domanda e intercessione’: “Due cose ben distinte”

 

Egregio Monsignor Arcivescovo Cesare Nosiglia, in primis i Miei Rispetti.

Quale stimato e autorevole Pastore della Diocesi di Torino, nonché Illustrissimo Presidente della Conferenza Episcopale Piemontese, mi rivolgo rispettosamente a Sua Eccellenza con la fiducia viva di un cristiano in cammino, circa la possibilità di un confronto sincero e argomentato intorno a un tema delicatissimo e di altrettanto fondamentale importanza. Ho letto e analizzato attentamente il documento ultimo (in vigore dal 1° di ottobre corrente mese) approvato all’unanimità dai Vescovi del Piemonte e Valle d’Aosta riuniti in Assemblea a Susa il 18 settembre scorso, intitolato ‘Disposizioni disciplinari circa le cosiddette messe di guarigione’.

Un testo nato sicuramente per via di un benevolo e preventivo intento cautelativo atto a porre un argine a tutti quei fenomeni dubbi originatisi dal moltiplicarsi spontaneo – specialmente negli ultimi anni, dati i tempi di confusione e crisi in atto- di riunioni di preghiera: che possono, talora, esporre i fedeli a rischi di sensazionalismo e teatralità. Il discernimento che mi proviene dallo Spirito Santo – e l’analisi esegetica fedele delle Sacre Scritture, con particolare riferimento al Nuovo Testamento – mi invita umilmente a suggerirLe un doveroso distinguo fra le cosiddette ‘messe di guarigione’: e quelle che invece molti, erroneamente, confondono con le sane ‘preghiere di domanda e intercessione’, che sono invece ben altra cosa. Come Ella mi insegna e ben sa, il Vangelo è una intera proclamazione di guarigione dalla prima all’ultima frase, dall’inizio alla fine: fatto che equipara in maniera oggettivamente incontestabile, quale minimo comune denominatore, tutti e quattro i frutti dell’opera narrativo-biografica a firma Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Proprio Gesù medesimo ha detto cose assolutamente straordinarie sulle preghiere di guarigione: le Sue promesse su questi due aspetti sono grandiose, uniche e così forti, che a un esame non sufficientemente attento e profondo, potrebbero persino apparire esagerate.

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Esse sono riassumibili in alcune, grandi macro aree: pregare con fede, pregare con costanza, chiedere al Padre nel Suo nome, come Gesù stesso insegna. Cito a suffragio e riprova di ciò proprio le parole di Nostro Signore: “Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete” (Mt. XXI, 22). E ancora: “Ebbene io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Lc. XI,9). La costanza è espressione di fede. Quando siamo costanti nel pregare, quasi sempre è perché Dio ci può esaudire, ma solo se quanto chiediamo è confacente alla Sua Volontà. La costanza è espressione di speranza, sia ben chiaro, e in questo è sinonimo perfetto di preghiera affidata e fiduciosa. Ma il punto più importante è un altro: esso sta nel fatto che Gesù insiste nel far sì che impariamo a chiedere al Padre nel suo nome. Gesù stesso incalza e torna spesso su questo tema più volte, durante l’intero arco della sua vita terrena. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre mio, nel mio nome ve lo conceda” (Gv. XV,16). E di nuovo: “In verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre mio nel mio nome egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv. XVI, 23-24). Fino ad arrivare al fulcro del discorso, perfettamente sintetizzato da questa imprescindibile affermazione di Nostro Signore Gesù Cristo: “In verità vi dico: anche chi crede in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualcosa nel mio nome io la farò” (Gv, XIV, 12-17). In tre parole quali sono, dunque, le istruzioni che Cristo ha impartito agli apostoli e loro successori? Disposizioni ancora oggi valide anche per la Chiesa da Lui istituita. Eccole: diffondere il Vangelo dandone testimonianza con la fede e le opere sulle orme di Gesù, cacciare i demoni, guarire gli ammalati.

 

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È parola di Dio, mica mia. Quelle che, con terminologia inappropriata, vengono genericamente chiamate ‘messe di guarigione’, servono invece soltanto a implorare fiduciosamente la Misericordia Divina a ristoro delle nostre umane miserie. Quelle che tutti, come tante nuove croci, portiamo addosso quotidianamente, nel giornaliero itinerario di ritorno a Dio. E che, grazie anche alla preghiera di domanda e intercessione corretta, sincera e semplice di tanti buoni, irreprensibili, operosi sacerdoti confidenti e fiduciosi soltanto nell’Amore del Signore, diventano terreno fertile all’azione della Grazia di Gesù, qualora quanto richiesto in preghiera stessa sia pienamente previsto e afferente alla sola Volontà del Padre. Come cattolico, ho avuto modo di partecipare – il sottoscritto, come anche tante altre migliaia di persone in Italia e anche dall’estero in più di vent’anni, che altrettanto in tal senso possono darne concreta e attendibile testimonianza – alle celebrazioni eucaristiche del ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’, comunità di preghiera torinese che nel dicembre 2017 proprio grazie a Lei, Eccellenza Reverendissima, ha conseguito il riconoscimento canonico ufficiale di comunità di preghiera a tutti gli effetti. Celebrazioni seguite tutte da un tempo di adorazione eucaristica con preghiere di domanda e intercessione per malati, bisognosi, poveri e sofferenti (tutt’altro, sia ben chiaro, rispetto alle cosiddette ‘messe di guarigione’ cui invece fa riferimento il documento della Conferenza Episcopale Piemontese), in cui fede sincera, attinenza alle norme liturgiche vigenti e compostezza sono da sempre le ben salde e indiscusse linee guida ricorrenti. E sempre il ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’ proprio per primo dieci anni orsono, nel 2008, accolse l’invito diocesano di Monsignor Arcivescovo Cesare Nosiglia a dar vita a una ‘Mensa dei Poveri’ preserale nel cuore di Torino, in Via Belfiore 12, che sfama ogni sera circa 150 indigenti, alimentata solo dall’immancabile aiuto della Divina Provvidenza: che, come ricorda e insegna San Giuseppe Benedetto Cottolengo, non manca mai.  Ringrazio vivamente e di tutto cuore Sua Eccellenza per l’attenzione e l’ascolto attento sin qui prestatimi, per questo che vuole essere soltanto uno spunto per una schietta, sana e costruttiva riflessione condivisa tra un Pastore e un semplice credente.

 

Ossequioso, Maurizio Scandurra

 

Aperte le iscrizioni alla 5^ Maratonina della Felicità

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Sono ufficialmente aperte le iscrizioni alla 5^ Maratonina della Felicità, evento sportivo ecosolidale ispirato a La Via della Felicità, di L. Ron Hubbard, che si correrà domenica 21 ottobre a Torino con il Patrocinio della Regione Piemonte, Città di Torino, Circoscrizione 4 e Circoscrizione 5.
 
Quinta edizione ricca di novità a partire dal percorso principale di 21 km che quest’anno è incentrato sulla più grande area verde del capoluogo piemontese, il parco Carrara, detto della Pellerina.
 
Si tratta di una corsa e fitwalking non competitiva approvata FIDAL a carattere ludico motorio con partenza da strada Pianezza alle 09:30. I primi chilometri toccano alcuni passaggi nei giardini periferici della Circoscrizione 5 per poi immergersi nella Pellerina percorrendo la passerella che attraversa il c.so Regina Margherita.
 
A quel punto un dedalo di sentieri, strade sterrate, viali alberati, ponti, corsi e specchi d’acqua, scandiscono la parte principale del tracciato immerso nel verde anche quando si distende nella sua parte perimetrale esterna, prima di lasciare il parco per rientrare al punto di partenza. Per chi ancora non se la sente di affrontare 21 km no stop, è stato anche ricavato un giro da 7 km sulla prima parte dell’anello principale. 
 
A differenza delle precedenti edizioni, quest’anno è prevista la rilevazione dell’ordine di arrivo attraverso l’utilizzo di chip, ma oltre a questo la manifestazione offre numerosi servizi a fronte di quote di partecipazione davvero contenute. 
 
10€ per la 21 km e 6€ per la 7 km danno diritto a: maglia tecnica traspirante personalizzata, guida al buon senso “La Via della Felicità” con copertina personalizzata, assistenza volontari lungo il percorso, copertura assicurativa, ristori, deposito borse, spogliatoi/docce calde e servizi igienici, parcheggio riservato e presidiato e assistenza sanitaria.
 
Ma non è tutto, perché partecipare a questo evento, vuol dire aiutare concretamente la città a piantare nuovi alberi e a migliorare il verde pubblico: parte del ricavato sarà infatti devoluto ai progetti “Regala un albero alla tua città”, promosso dalla Città di Torino e “Quartiere Pulito” promosso da PRO.CIVI.CO.S., l’associazione che, in collaborazione con GIANNONE RUNNING e Impossible Target ha ideato e organizza la 5^ Maratonina della Felicità. 
 
Come ormai da tradizione il testimonial ufficiale dell’evento sarà Simone Leo, l’ultramaratoneta piemontese che lo scorso luglio è stato capace di portare a termine la famigerata Badwater, la corsa più dura al mondo: 217 km no stop nel bollente deserto Californiano.
 
Per informazioni e iscrizioni basta visitare la pagina facebook Maratonina della Felicità, recarsi da Giannone Sport in c.so Regina Margherita 221, oppure presso PRO.CIVI.CO.S. onlus in via Villar, 2. Tel 011 85 30 12 – 347 98 11 901.

DONNE ASPERGER DIMENTICATE

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

L’autobiografia di successo francese,  da tre anni sul podio dei libri più letti, arriva in Italia

Molte donne non sanno di avere la Sindrome di Asperger, una forma leggera di autismo che le costringe, per esempio, a una vita carica di ansie, di abitudini difficili da modificare e di difficoltà nel socializzare.  Molte donne non sanno di essere Asperger perché diagnosticare la sindrome tra il genere femminile è complesso: capaci di adattarsi e di nascondere i loro problemi, non sempre riescono a comprendere il reale motivo delle loro fatiche quotidiane: le sottovalutano e la società le ignora.

 

MARGUERITE, 27 ANNI, SCOPRE DI ESSERE ASPERGER

La difficoltà di diagnosi si traduce spesso con la scoperta della Sindrome solo in età adulta. Come nel caso di Marguerite, impiegata in una importante multinazionale e che tenta inutilmente di condurre una vita normale: ha un fidanzato e degli amici ma preferisce non uscire o passare i pomeriggi da sola nel parco. Arriverà per lei il momento di affrontare i suoi problemi e scoprirà di non essere “fuori di testa”, come spesso viene definita. Comprenderà di avere semplicemente un modo differente di approcciarsi con il mondo. Per lei inizierà finalmente una nuova vita.

IL RACCONTO AUTOBIOGRAFICO

A raccontare la storia di Marguerite è Julie Dachez, con una graphic novel che prende ispirazione dal proprio vissuto personale e con le illustrazioni della talentuosa Mademoiselle Caroline.

Il risultato è “La differenza invisibile” (Edizioni Lswr), un lavoro autobiografico da tre anni in classifica tra i libri più letti della Francia. Adesso la graphic novel arriva nelle librerie italiane non solo per spiegare cos’è l’Asperger. L’obiettivo è anche mostrare come sia difficile diagnosticare la Sindrome tra le donne e incoraggiarle a cercare un perché ai loro problemi quotidiani.

PERCHE’ LE DONNE ASPERGER SONO INVISIBILI?

“Le persone di sesso femminile sono difficili da diagnosticare a causa della scarsa conoscenza delle loro caratteristiche specifiche, che non si presentano esattamente come quelle dei maschi, più ampiamente descritte e più agevolmente riconoscibili. Inoltre riescono ad adattarsi e a mimetizzarsi grazie alle loro maggiori capacità di empatia emotiva e cognitiva. Ciò le rende invisibili” scrivono nella prefazione del volume Carole Tardif, docente di psicologia dello sviluppo tipico e atipico, e Bruno Gepner, psicologo e psichiatra per bambini e adulti Asperger.
Altre donne asperger, invece, sono invisibili perché non riescono ad adattarsi. Preferiscono restare sole per non esporsi allo sguardo altrui, alla frustrazione e alla sofferenza. Per questo motivo la graphic novel La differenza invisibile è un contributo molto utile: spiega per la prima volta e in maniera efficace e divertente l’invisibilità delle donne aspie”.

“LA VOSTRA DIFFERENZA NON E’ UN PROBLEMA”

“La vostra differenza non è un problema ma la soluzione, perché siete un antidoto alla nostra società, malata di normalità – dice l’autrice Dachez – Ricordate che in voi non c’è niente da guarire, niente da cambiare. Il vostro ruolo non è di rientrare in uno stampo, ma di aiutare gli altri, tutti quanti, a uscire da quello in cui sono costretti. Accogliendo la vostra identità profonda, riconciliandovi con la vostra unicità, diventate un esempio da seguire”.

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IL LIBRO

La differenza invisibile
di Julie Dachez, Mademoiselle Caroline – Edizioni Lswr
200 pagine a colori, cartonato, 19,5 x 25,5 cm

Isbn: 9788868956004
Prezzo: 24.90 euro

“DISTINGUERE BENE TRA PREGHIERE DI INTERCESSIONE E MESSE DI GUARIGIONE”

Maurizio Scandurra approfondisce il documento della Conferenza Episcopale Piemontese su un tema così delicato

Riportiamo per intero questo ampio studio, rilasciato in forma di intervista, dal giornalista Maurizio Scandurra sulle pagine di Aostacronaca.it. Studio riassumibile, fondamentalmente, in una sola domanda: pregare domandando, pregare intercedendo per il bene di terzo, proprio come insegna a fare lo stesso Gesù Cristo nei Vangeli, a chi può dar fastidio?

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La preghiera che implora il riacquisto della salute è un’esperienza presente in ogni epoca della Chiesa, e naturalmente nel mondo attuale. Ciò che però costituisce un fenomeno per certi versi nuovo è il moltiplicarsi di riunioni di preghiera, alle volte congiunte a celebrazioni liturgiche, con lo scopo di ottenere da Dio la guarigione“.

Esordisce testualmente così il nuovo documento intitolato Disposizioni disciplinari circa le cosiddette ‘messe di guarigione’, approvato all’unanimità dai Vescovi del Piemonte e Valle D’Aosta riuniti in assemblea a Susa (To) il 18 settembre scorso, contenente alcune indicazioni sul tema pronte a entrare in vigore il prossimo 1° ottobre.Tale provvedimento, che sta già facendo discutere prelati e fedeli, è stato ratificato da Monsignor Cesare Nosiglia, Presidente della C.E.P. (Conferenza Episcopale Piemontese) nonché Arcivescovo di Torino. E da Monsignor Franco Lovignana, Segretario del medesimo Ente e altresì Vescovo di Aosta. Un testo destinato a suscitare non poco interesse, sul quale tra i primi interviene Maurizio Scandurra, stimato giornalista e saggista. Ma, soprattutto, cattolico e imprenditore da sempre vicino a Santa Romana Chiesa. Ecco che cosa ha dettagliatamente e appassionatamente raccontato ai nostri microfoni.

Buongiorno, Maurizio, ci illustra questo decreto?

Quando le massime Autorità Ecclesiastiche nazionali e locali adottano misure in qualche modo cautelative, v’è sempre da chiedersi il perché. Ho massima stima e fiducia nell’operato di Loro Eccellenze Nosiglia e Lovignana. In un’epoca storica frastornata e frastagliata da fenomeni del cambiamento in atto quali l’espressione di un disagio per lo più populista o simil tale, che investe indistintamente società e uomo contemporaneo a 360°, logico presupporre che esso possa trovare naturale estensione e sfogo anche in ambito religioso.

Ci spieghi meglio, per favore.

Negli ultimi anni, nella Diocesi piemontese sono fiorite qua e là, un po’ come funghi, alcune realtà di preghiera – spesso e per lo più autonome, senza il timone di un sacerdote a esse preposte, e neanche ufficialmente riconosciute dalle Diocesi competenti – che hanno destato non poche perplessità e altrettanto viva preoccupazione. Al contrario di pochissime altre, invece, in perfetto accordo con Chiesa e Diritto Canonico, guidate da preti esemplari e timorati di Dio, e che per nulla meritano una simile, fuorviante penalizzazione.

Può farci un esempio?

Celeberrimo il caso di Domenico Fiume: 38 anni, alias Padre Gabriele, stando a quando si può liberamente e pubblicamente leggere sul web e dai giornali, vescovo ortodosso metropolita scomunicato dalla Diocesi di Asti. Un uomo divenuto mediaticamente noto nell’ottobre del 2017, anche grazie all’interessamento di importanti tv nazionali, per le frequenti ‘messe’ celebrate nel Santuario Santa Maria Rosa Mistica a Ferrere, Bricco Calosso, ridente località delle colline astigiane. All’interno delle sue affollatissime ‘celebrazioni’, della durata anche di due o più ore, anche molte presunte ‘preghiere di guarigione’, amore e misericordia, a detta di chi vi ha partecipato.

La Curia locale, al tempo, come si comportò?

L’allora Vescovo di Asti, Monsignor Francesco Ravinale, con grande afflizione ma altrettanta e dovuta fermezza, gli ha convalidato la scomunica latae sententiae. Persino la Curia Arcivescovile di Torino, nel 2001, invitava a non seguire Domenico Fiume che, come riportano sempre le cronache dell’epoca, si presentava dotato di carismi speciali. Lo stesso fecero qualche anno dopo persino quattro Vescovi del Friuli-Venezia-Giulia.

Quindi, potrebbe essere questa una delle cause all’origine di un tale provvedimento sulle cosiddette ‘messe di guarigione’?

Premesso che non sta affatto al sottoscritto esprimere giudizi o pareri di sorta e in merito su niente e nessuno, i fatti di cui alla precedente risposta di certo non sono passati inosservati agli occhi attenti e vigili dei Vescovi piemontesi. Ma quel che più conta è il discernimento, frutto del ricorso all’invocazione dello Spirito Santo, cui è necessario rivolgersi nella vita sempre, ma anche e soprattutto in ambito giuridico-ecclesiastico, specie quando ci si trova di fronte a scenari del genere su cui val bene la pena di riflettere in misura oggettiva. E mi spiego.

In che senso?

Le cronache, ahinoi, abbondano di pseudo-dentisti, giornalisti senza titolo che esercitano abusivamente la professione. Lo stesso dicasi per avvocati, ingegneri, medici, insegnanti universitari e quant’altro. Per non parlare anche dei commercialisti: celebri i casi di numerosi VIP e non, ‘allegramente’ barbati da consulenti senz’arte né parte, che semplicemente improvvisavano un mestiere millantando titoli e autorità invece mai conseguite e possedute. Per dirla con l’indimenticato Antonio Lubrano, padre della cosiddetta ‘tv di servizio’, “la domanda sorge spontanea”. O, se si preferisce, come invita sempre il caro Gigi Marzullo, “Fatevi una domanda e datevi una risposta”.

E qual è, dunque, il quesito da porsi, secondo Lei?

Possibile che per l’eventuale mala gestio di pochi, a farne le spese in Italia sia sempre la fascia più debole indifesa: ovvero, la devozione popolare, la fede autentica e perfettamente afferente e aderente alle norme del Diritto Canonico e alle Sacre Scritture?

Che risposta dà invece, Lei, Scandurra?

Leggendo integralmente, e con certosina attenzione, il documento emanato dai Vescovi piemontesi, si ha subito l’impressione di un testo sanzionatorio: e, per certi versi, fortemente limitativo su quelle che Detti Ecclesiastici definiscono ‘messe di guarigione’.

Veniamo al dunque.

Tant’è che, al primo punto dello stesso, si ribadisce il ruolo primo dell’Autorità Vescovile alla Quale, dal 1 ottobre in poi, i sacerdoti di Piemonte e Valle D’Aosta devono riferirsi per richiedere un permesso esplicito – nonché, scritto – per poter programmare celebrazioni liturgiche, con lo scopo di invocare da Dio la guarigione.

Quindi, Lei non è d’accordo?

Est modus in rebus. Pur avendo un pensiero libero e argomentato, com’è pieno diritto di ciascuno nel rispetto di ognuno, ossequio comunque l’autorità dei miei Vescovi. Ma ascolto anche il buon senso e le riflessioni critiche costruttive che lo Spirito Santo, attraverso il discernimento sopracitato, suggerisce al mio cuore e alla mia mente: come fedele, uomo e professionista. Come cristiano. In un momento storico in cui una certa parte del Clero mondiale appare non propriamente agli occhi delle masse – con mio immenso, vivo dispiacere – quale testimone credibile dell’esempio biblico di Cristo, per via delle improbe condotte personali di determinati sacerdoti che divengono preda dei media, adottare forme restrittive che rischiano di colpire invece ingiustamente prelati e ministri del culto di indubbia fede, carisma e altrettanto spiccata onestà potrebbe rischiare di ottenere l’effetto contrario.

Quale, Scandurra?

Di far perdere, come nella migliore delle diaspore, anche quei pochi fedeli che ancora credono giustamente che la Messa, così come l’intera vita di Gesù Cristo, sia un sacrificio d’Amore: che può, quando ciò rientra nell’imperscrutabile Volontà di Dio, anche guarire, proprio come narrano i Vangeli. Nel cuore di ogni celebrazione eucaristica è implicita una potenza di guarigione concretizzata dal Signore per opera dello Spirito Santo. E le preghiere di domanda e intercessione non sono altro che il riconoscimento vivo della inconsistente nullità di una comunità umana senza l’adesione e l’abbandono totale al Dio della Vita nella Santissima Trinità rispettosamente invocata e implorata.

Sia più preciso, per favore. Ci aiuti a capire.

Con piacere. Le vocazioni sono termine pressoché scomparso dal dizionario quotidiano, perché faticano a germogliare. E quelle poche di cui il Signore Gesù ci fa dono non bastano a garantire in moltissimi paesi del Piemonte neanche una Santa Messa pomeridiana feriale alle popolazioni, per lo più anziane, che vi abitano. A ciò si aggiunga che l’età media del Clero italiano riafferma il valore medio statistico nazionale in termini di ‘crisi da sovrainvecchiamento’: si accetti questo termine tout court coniato d’emblée, sic et simpliciter. Gli anni passano per tutti.

Che ci siano sempre meno preti, è un fatto oggettivo.

Se non fosse per via di qualche nuovo sacerdote di provenienza extraeuropea, oppure nato nei Paesi dell’Est, dell’America Latina e quivi ordinato, non sapremmo proprio come fare. E neanche basta a coprire nonché garantire l’esercizio del regolare culto settimanale feriale e festivo il fatto che ai sacerdoti rimasti vengano affidate più parrocchie e chiese anche distanti tra loro. Questo vuol dire che, in molte province del Piemonte, per poter assistere a una Santa Messa tutti i giorni, un fedele deve farsi almeno 70/80 chilometri in auto perché i collegamenti via treno o bus nelle località minori scarseggiano. Peregrinando così da un paese limitrofo all’altro, quando basta. E la Celebrazione Eucaristica rischierebbe, quindi, di trasformarsi in un fatto elitario per pochi eletti dotati di auto o accompagnatore, tradendo di fatto la sua naturale vocazione ecumenica.

D’accordo, ma torniamo alle ‘messe di guarigione’: che cos’è che contesta? E poi, ancora: come questa sua riflessione si lega al tema della nostra intervista?

Forse qualcuno dimentica che il Vangelo è una intera proclamazione di guarigione dalla prima all’ultima frase, dall’inizio alla fine: fatto che equipara in maniera oggettivamente incontestabile, quale minimo comune denominatore, tutti e quattro i frutti dell’opera narrativo-biografica a firma Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Proprio Gesù medesimo ha detto delle cose assolutamente straordinarie sulle preghiere di guarigione: le Sue promesse su questi due aspetti sono grandiose, uniche e così forti, che a un esame non sufficientemente attento e profondo, potrebbero persino apparire esagerate.

Può darci un riferimento ai Testi Sacri, per favore?

Esse sono riassumibili in alcune, grandi macro aree: pregare con fede, pregare con costanza, chiedere al Padre nel Suo nome, come Gesù stesso insegna. Cito a suffragio e riprova di ciò proprio le parole di Nostro Signore: “Tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete” (Mt. XXI, 22). E ancora: “Ebbene io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Lc. XI,9). La costanza è espressione di fede. Quando siamo costanti nel pregare, quasi sempre è perché Dio ci può esaudire, ma solo se quanto chiediamo è confacente alla Sua Volontà. La costanza è espressione di speranza, sia ben chiaro, e in questo è sinonimo perfetto di preghiera affidata e fiduciosa. Ma il punto più importante è un altro…

Quale, Scandurra?

Esso sta nel fatto che Gesù insiste nel far sì che impariamo a chiedere al Padre nel suo nome. Gesù stesso incalza e torna spesso su questo tema più volte, durante l’intero arco della sua vita terrena. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre mio, nel mio nome ve lo conceda” (Gv. XV,16). E di nuovo: “In verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre mio nel mio nome egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete ed otterrete, perché la vostra gioia sia piena” (Gv. XVI, 23-24). Il cuore, il fulcro del discorso, però, è quello che viene adesso.

Curiosi di ascoltarlo.

“In verità vi dico: anche chi crede in me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualcosa nel mio nome io la farò” (Gv, XIV, 12-17). In tre parole, quali sono le istruzioni che Cristo ha impartito agli apostoli e loro successori? Disposizioni ancora oggi valide anche per la Chiesa da Lui istituita? Eccole: diffondere il Vangelo dandone testimonianza con la fede e le opere sulle orme di Gesù, cacciare i demoni, guarire gli ammalati. Vogliamo forse discuterne? È parola di Dio, mica mia. Quelle che, con terminologia inappropriata, vengono genericamente chiamate ‘messe di guarigione’, servono invece soltanto a implorare fiduciosamente la Misericordia Divina a ristoro delle nostre umane miserie.

Lei, invece, come le definirebbe?

Personalmente, preferisco parlare di ‘Celebrazioni Eucaristiche’ – questo è il solo, corretto nome della Santa Messa propriamente, liturgicamente detta -, seguite da un tempo di adorazione eucaristica con preghiere di intercessione per malati, poveri e sofferenti.

Per favore, approfondisca.

Le Sacre Scritture su questo sono chiare: attraverso lo Spirito Santo, disceso sugli Apostoli nel giorno di Pentecoste, Gesù ha conferito loro molti dei suoi stessi carismi. E poiché, come narra il Vangelo di Matteo, più beati di tutti sono proprio quegli ultimi che diverranno i primi, ciò che unicamente mi preme resti di questa lunga chiacchierata è che bisogna fare un doveroso e fermo distinguo.

Quale, gentilmente?

Un conto sono i cosiddetti ‘santoni’ o presunti tali che in molte parti d’Italia potenzialmente si rifanno a titoli, insegne e investiture religiose mai ricevute o autorizzate da chi di dovere, che meritano tutta la ferma asprezza e l’allontanamento possibile, proprio perché rei di confondere le idee e di annacquare cuore e mente alle moltitudini di fedeli già gravati da mali spesso difficilmente curabili e disgrazie irreversibili anche di tipo economico e professionale, ma che con fare supplice e animo puro tutto sperano affidandosi totalmente comunque a un intervento salvifico della Divina Misericordia mossa a pietà.

Che cosa ne pensa, invece, di alcuni gruppi di preghiera cattolici inclini a forti manifestazioni di fede?

Un altro aspetto è cercare di evitare e prevenire schemi e comportamenti estetizzanti ed esteriorizzanti, eccessivi e potenzialmente fuorvianti, fondati per lo più sull’impatto scenico che essi hanno verso chi vi partecipa, come alcune specifiche ritualità ancora purtroppo in voga presso diverse comunità cosiddette del ‘Rinnovamento dello Spirito’. Preghiera è anche raccoglimento nel silenzio e nel nascondimento.

Fortuna che ovunque non è così.

Certamente. Ben altro conto è invece proibire ai sacerdoti in regola (mi si passi il termine), alla fine della Santa Messa, di poter fare una semplice, devota processione eucaristica così carica di rispetto, a seguito di un tempo di adorazione in perfetto accordo con le norme liturgiche del Diritto Canonico, con il Santissimo Sacramento debitamente esposto in un appropriato e rispettoso ostensorio, passando tra la gente in ginocchio: gente che, con gli occhi spesso densi di sincera emozione e in atteggiamento composto, genuino e riverente di totale abbandono alla potenza di Cristo, unica fonte d’amore e vero Medico della Storia, domanda in preghiera nel cuore, con uno sguardo fiducioso al passaggio di Gesù Eucaristia, con contegno, guarigione e liberazione dai mali fisici, psichici, economici, familiari, morali e sociali che la affliggono. E’ negli ultimi e negli impossibili che Dio continua a rivelare la Sua potenza, secolo dopo secolo.

Che cosa si aspetta, infine, caro Scandurra?

La dematerializzazione imperante in atto nella società che disfalda e altrettanto disgrega a fundamentis le secolari e millenarie tradizioni in valore assoluto sulle quali si arrocca la storia della fede di un popolo, tali sono e altrettanto restino, così come la banda che suona a festa nelle patronali di paese, e il suono immutabile e armonioso delle campane. Le chiese sono piene di statue di Santi con tanto di ostensorio e Santissimo Sacramento scolpiti insieme. Vorrà pur dire qualcosa, no? Santi che sono vissuti in epoche in cui la tenuta di uno Stato e la fermezza e la forza del Credo Cristiano si sono conservati e mantenuti indenni agli attacchi del Maligno più per la commozione intensa strappata al Cuore Misericordioso di Dio: che ha concesso grazie straordinarie e impensabili più per via di un atto di sincera devozione da parte di un laico o un religioso, che non per mezzo di lunghi discorsi e riti cerimoniosi frutto di trafile e fitti formulari, più assimilabili a un atto di forma che non a un gesto di fede autentica.

La sua speranza, qual è?

Evitare che venga indistintamente impedito a tutti i buoni e onesti sacerdoti piemontesi e valdostani di rivolgere un’invocazione accorata ed equilibrata all’esposizione del Santissimo Sacramento. Lasciando libero il cuore di costoro, ispirato dalla grazia dello Spirito Santo, di formulare sul momento una fiduciosa preghiera di domanda e intercessione a nome e per il bene della collettività che rappresentano, con tutte le intenzioni singole e comunitarie: fatto che non può essere in alcun modo ritenuto – e neanche lontanamente equiparato – a una forma di ‘abuso o indebita creatività’, in deroga al Rito della Messa di cui al Messale Romano attualmente vigente.

Certo che no, appare evidente…

Il Vangelo è pieno di lebbrosi, vedove, poveri, malati, samaritani e ultimi di ogni tipo che, senza tanta giurisprudenza ecclesiastica e ridondanti introduzioni formali, soltanto chiedendo prima di tutto con il cuore ricolmo di fede al loro incontrare Gesù sul loro cammino (incontro oggi simboleggiato con la processione eucaristica del Santissimo Sacramento che è Gesù Cristo vivo, presente in mezzo a noi), e poi eventualmente in un secondo momento anche con la voce, e altrettanto così appellandosi alla Misericordia di Dio, ottenevano grazie immense e inestimabili proprio per mezzo di Suo Figlio Gesù.

Per quale motivo?

Rispondo ancora una volta, da ultimo, con le parole di Nostro Signore: la loro fede li ha salvati. L’intervento della grazia presuppone un cuore puro e tutto incline alla fede. Alla fiducia in Gesù. Del resto, anche San Paolo era solito dire: “Tutto posso in Colui che mi dà forza”. Confido pertanto nella buona fede e nel buonsenso dei Vertici della Conferenza Episcopale Piemontese, perché non facciano di tutta un’erba un fascio, ma applichino caso per caso il discernimento che deriva dallo Spirito Santo, evitando contenimenti inutili in tal senso a sacerdoti meritevoli e corretti, testimoni autentici e credibili di Nostro Signore Gesù Cristo in questi difficili tempi moderni.

Disponibile a un confronto con la Conferenza Episcopale Piemontese?

Certo che sì, sono per l’unità e il dialogo che edifica e rafforza. Ben lieto, se il piacere è reciproco e condiviso, di partecipare a un incontro interpersonale con gli ugualmente stimati Monsignor Arcivescovo Cesare Nosiglia e Monsignor Vescovo Franco Lovignana su questo quanto mai più che attuale e primario tema, per il bene della Chiesa.