Purtroppo anche questa volta si deve parlare di sconfitta, ma si poteva parlare anche di vittoria se negli ultimi secondi fosse andata bene l’ultima azione. E forse i tifosi “del tipo” che ci sono solo quando si vince sarebbero tristi di non poter dire “…io l’avevo detto” o “… io lo sapevo”

In realtà la partita è stata giocata molto stranamente, come ormai consuetudine nel campionato italiano nazionale di basket, ad onde. Inizio di Torino, ritorno di Bologna, riparte Bologna, insegue Torino, sbaglia clamorosamente Bologna e ancor più clamorosamente Torino e vince Bologna. In mezzo: tanta confusione. Nel gioco ovviamente, ma anche nelle facce dei giocatori e nell’umore dei tifosi, che prima spingono, poi si spengono, poi rivivono ed infine calano nella notte della sconfitta triste. E’ difficile dire cosa pensa la curva, anche se c’è chi dice che vuol mollare (ma non lo farà… speriamo e crediamo) e chi sostiene a spada tratta i colori gialloblù e probabilmente hanno entrambi non dico ragione ma delle buone ragioni. I giocatori a volte si estraniano e sembrano spenti (forse alcuni lo sono, ma la speranza è forse ancora viva per i playoff) fantasticando che, anche se si riaccendessero, non sia troppo tardi. Ma ciò che inquieta è un senso di impotenza che esce talvolta quando in realtà questa squadra con un pochino (ma poco poco) di aggressività (sportiva) e intensità in attacco e senza paura su entrambi i lati potrebbe dimostrare ciò che già tempo fa aveva dimostrato: essere un’ottima squadra.In questa società in cui viviamo, dove nessuno ricorda il passato, dove si brucia il presente e del futuro non ci si interessa, è difficile far presa su valori che non diciamo antichi, ma “anziani” sembrano proprio esserlo.

In un post-finale di partita dove c’è chi contesta solo per sfogarsi e dimentica completamente, se mai l’avesse avuta, l’educazione insultando una donna che lo contraddice (quanta maleducazione regna intorno a noi) si nota solo una cosa: tanta insensibilità tecnica e sportiva da parte di tanti. Il rispetto e l’amicizia sono una splendida cosa: la partita finisce al suono della sirena e quindi tutto diventa non più arena e sangue ma splendido terzo tempo sportivo. Un tempo si diceva che se non piace un prodotto basta non comprarlo più, ma lo sport e le squadre non sono un prodotto. Però, colpire solo quando si ritiene di aver subito un torto non è corretto. Bisogna anche ringraziare chi ti permette di essere arrivato fin qua, con limiti e meriti come chiunque altro.Perdere, anche perdere male nello sport “ci sta”. L’esperienza potrebbe essere l’unica regola da seguire per non ripetere errori o cercare strade diverse per salire ulteriormente di livello. Questa squadra ha regalato l’unica gioia da sempre nello sport cestistico torinese nazionale ed è possibile che molti siano saliti sul carro dei vincitori solo per non stare a piedi. Però, adesso che la situazione è complicata, non è corretto dimenticarsi tutto, troppo facile.

E dare la colpa ad uno piuttosto che ad un altro non è uno sport intelligente. Come si dice, neppure Roma fu fatta in un giorno, figuriamoci Torino… (sic…) del basket e non solo. Ci vuole tempo per capire come gestire le scelte, come muoversi, chi contattare e con chi parlare, e non è facile, ma solo chi ha provato può capire, mentre chi osserva solamente ha tutto il diritto di commentare, arrabbiarsi o non venire più al palasport se questa cosa non gli va, ma non scaricare tutto addosso a coloro che comunque hanno concesso a questa città di vivere un sogno e un momento che ha commosso tutti i veri tifosi della Torino cestistica. E’ vero ed è stato ammesso che qualche errore (più di uno probabilmente) è stato fatto, ma nessuna squadra ci sembra avulsa da tale situazione.E allora, visto che commentare i giocatori sarebbe difficile, vista “la strana partita”, l’unico commento che mi piace lasciare è: il passato esiste, il presente anche e il futuro è dietro l’angolo, mollare adesso, questo sì, sarebbe una sconfitta.
Paolo Michieletto

Decisamente competitiva per certi aspetti, certamente amatoriale per altri. Stiamo parlando dell’undicesima edizione della Lago Maggiore Half Marathon, svoltasi domenica 15 aprile, da Verbania a Stresa
segnare 59’ 06” davanti a Ndiwa e Boit, anch’essi sotto l’ora. Una prestazione notevole anche quella fatta dalla prima delle donne, Daisy Cherotic, anch’essa keniana. Primo europeo è stato lo svizzero Fabian Anrig in 1h08’12” mentre il primo italiano è Francesco Grillo in 1h10’06”.Ancora tra le donne, medaglia di bronzo per la splendida Charlotta Fougber, già lruricampionessa nei 3000 siepi. Tantissimi gli atleti e le atlete partecipanti per la
passione: “Un bellissimo percorso, adatto anche a fare un tempo basso, poche salite” ha detto la giornalista di Verbania, Manuela Raja Prestifilippo “. Alla riuscita della manifestazione hanno contribuito i volontari che hanno controllato il taffico . Nexia Audirevi è la società italiana indipendente di servizi per le imprese, che ha dato il nome alla manifestazione: “ E’ riuscita molto bene, siamo particolarmente soddisfatti” ha detto la dirigente della organizzazione per la pubblicità della ditta medesima, anche lei presente a Stresa. Tanti altri, comunque, gli sponsor.




umile ma nobile, meno noto ma reale compiere un gesto inaspettato quanto unico in un campo di gioco. Siamo in un momento concitato della partita di domenica scorsa tra FIAT TORINO e Milano di serie A di Pallacanestro. Dopo un’azione confusa il pivot avversario cade a terra (senza fallo e senza colpi né situazioni di pericolo) e Valerio Mazzola (ala-pivot di Torino) invece di correre verso l’area avversaria per avvantaggiarsi della situazione, si ferma e solleva l’avversario prima di tornare a giocare con i suoi compagni. Molti diranno “scemo, perché non ne hai approfittato” e varietà di questo
genere di improperi. Ma il campione va oltre il momento, ha il cuore nella testa e non approfitta dell’avversario caduto, e l’istinto dell’uomo gentile e nobile non calpesta tutto in nome di una vittoria. E l’educazione morale è qualcosa che supera il risultato e va oltre quello che la gente pensa. L’animo nobile non si guadagna con i soldi, il rispetto non lo si compra urlando, e il prestigio non nasce grazie a degli improperi. Ma sono i piccoli gesti, quelli che nessuno ormai più considera a fare la differenza: quel silenzio assordante del gesto buono che nasce dall’istinto e da una educazione
che ormai sembra di altri tempi. E tutto questo non ha un eco, non rimbomba e non rimbalza, ma vale più di una vittoria. E se tutti insieme, invece solo di inveire, lottassimo nella vita quotidiana come Valerio accettando gli avversari e aiutandoli se necessario, forse faremmo tutti un salto di qualità. Io stesso come tifoso ho quasi inveito contro un gesto di insana generosità: e poi ci ho ripensato. E’ grazie a gesti come questi che lo sport non è ancora morto, a persone come Valerio Mazzola che al primo posto hanno l’educazione e una morale. Ruvide gomitate e lotta allo sfinimento: ma insulti e scorrettezze no, non fanno per chi vuole pensare che lo sport sia scuola di vita oltre che macchina da soldi per pochi. Grazie Valerio Mazzola, grazie della lezione: un applauso dal cuore di tutti i tifosi dello sport del basket e non solo.
Torino, Italia, Europa e mondo: è un autentico poker d’assi quello che tiene stretto fra le mani Massimo Re, 57 anni, presidente del Gruppo Sportivo Polizia Municipale di Torino e detentore di prestigiose nomine anche a livello nazionale, continentale e, addirittura, internazionale.
facciamo sport attivo), ma senza avere la possibilità di registrare l’ingresso di colleghi più giovani. Sino a quando non disporremo di una configurazione giuridica più forte e non ci sarà data la possibilità di fare nuove assunzioni, non avremo la possibilità di assistere a quel ricambio generazionale che tutti auspichiamo, io per primo».
incontrato grosse difficoltà, ad essere onesto; sono stato accolto in USPE come se fossi uno di famiglia e sono sempre stato supportato nelle mie proposte od osservazioni. Gli aspetti che più mi hanno colpito sono la serietà e il rispetto dei ruoli in determinate circostanze, ma anche la complicità e la voglia di far bene insieme. Siamo davvero un bel gruppo».
mia sorpresa e, soprattutto, il pensiero di avere altri impegni da assolvere! Tuttavia, dopo averne parlato con mia moglie, il comandante Bezzon e il presidente ASPMI Barbato, ho deciso di vivere anche quest’esperienza. Ed è andata bene: sono stato eletto nel Comitato Esecutivo con il maggior numero di preferenze. Il mio è un compito prevalentemente decisionale sulla vita, sia tecnica che amministrativa, dell’USIP. Un ruolo più politico che tecnico, al quale mi dovrò abituare. Penso che qualsiasi sia il contesto, europeo o mondiale, avere un incarico all’interno di questi consessi sia un segnale di grande fiducia nei confronti della nostra associazione ma anche del Comando di Torino in quanto, e questo è il mio parere personale, a determinati livelli la forma e le competenze contano più di ogni altro aspetto».

sportivamente con canestri al volo rovesciati o crossover a centro area e step back contro i migliori difensori, oltre alla solita quantità di assist. Sicuro che se avesse a disposizione migliore continuità nei suoi compagni la sua classe potrebbe anche salire non dovendo forzare talvolta conclusioni che ai più superficiali sembrano inutili e avventate scelte, ma bisognerebbe vedere bene il contesto. Trevor Mbakwe sembra tornare ai suoi tempi migliori e si vede l’impatto in campo.Il migliore dal punto di vista tecnico e di coraggio lo si trova in Valerio Mazzola, che si sta ricordando di essere necessario e se giocherà come sa Torino potrebbe avere un “nuovo” straniero migliore di quanto possa immaginare. E’ un tiratore notevole e sa lottare: Torino deve pensare anche al futuro e lottare per tenerlo anche nei prossimi anni.
Sasha, Peppe, Deron: un terzetto d’onore che lotta anche quando non sembra. La fatica a volte si vede e negli ultimi due minuti i tiri lasciati a campo aperto agli avversari forse sono dovuti a stanchezza imposta anche dalle poche rotazioni e ad una preparazione che dovrebbe essere orientata a reggere a lungo visto che si è in “pochi”.