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Petrenko alla Rai: quando la bacchetta diventa linguaggio

Di Renato Verga

Non serve cercare un filo rosso tra i brani del secondo concerto della stagione sinfonica Rai: il vero
tema della serata era uno solo, Kirill Petrenko. È per lui che l’Auditorium Toscanini di via Rossini
si è riempito in ogni ordine di posti. È per lui che il pubblico torinese, da giorni in fermento, si è
lasciato trascinare in una nuova, magnetica lezione di direzione orchestrale. Otto volte sul podio
dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai in più di vent’anni, Petrenko ha con questa formazione
un’intesa speciale, costruita sulla fiducia reciproca e su un linguaggio condiviso che non ha bisogno
di parole.

Il pubblico sarebbe accorso anche se in programma ci fosse stato Fra Martino campanaro. Ma, per
fortuna, la serata offriva ben altro: un viaggio nel Novecento mitteleuropeo e un ritorno luminoso al
classicismo di Beethoven.

Janáček e Bartók, il folklore senza confini

La prima parte del concerto accosta due autori lontani solo in apparenza. Leoš Janáček e Béla
Bartók guardano entrambi alle radici popolari, ma senza indulgere nei colori pittoreschi o nel
nazionalismo accademico di Smetana e Dvořák. Per loro il folklore non è cartolina, ma linguaggio:
una grammatica nuova con cui ridisegnare la musica dopo la crisi della tonalità.
Nelle Danze lachiane, Janáček distilla il canto moravo fino a renderlo struttura viva. Petrenko lo
accompagna con una delicatezza sorprendente, come se accarezzasse le pieghe di una lingua
arcaica. Il tono pastorale della prima danza, il lirismo tenero della seconda, la rude energia della
terza — il “martellare del fabbro”, come lo chiamava il compositore — vengono disegnati con
precisione millimetrica, ma mai fredda. L’orchestra risponde con un suono terso e flessibile, i legni
chiacchierano come in una scena di villaggio, gli archi danzano con leggera ironia. Nella sesta
danza, la musica esplode in un tripudio di ritmo e luce: Petrenko la fa vibrare con gioia quasi fisica,
trasformando la sala in un paesaggio sonoro di colline e vento.

Poi, di colpo, il quadro bucolico svanisce. Con la suite da Il mandarino meraviglioso di Bartók, il
direttore ci trascina in un’altra dimensione: quella oscura e febbrile della città moderna. Il racconto
di Melchior Lengyel – sesso, denaro, morte – trova nella musica un corrispettivo visivo e viscerale.
Petrenko dirige con lucidità chirurgica: ogni dissonanza, ogni contrazione ritmica ha un senso
preciso. Il suono è barbarico ma non brutale, illuminato da una tensione interiore che ne svela la
logica. Il clarinetto seduce, gli ottoni esplodono, le percussioni feriscono. E poi, nel finale, la
trasfigurazione: le dissonanze si sciolgono in una luce impalpabile, quasi un perdono. Petrenko
riesce a rendere questo passaggio con una spiritualità rarefatta, sospesa tra dolore e redenzione.

Beethoven: la chiarezza come emozione

Dopo tanta energia tellurica, serve un intervallo per respirare. Ma il ritorno in sala è una rivelazione:
la Seconda Sinfonia di Beethoven, che sotto la bacchetta di Petrenko diventa un inno alla vitalità,
alla costruzione lucida, alla gioia come forma di resistenza.

Il direttore ridisegna la partitura come un prisma di luce. L’introduzione lenta è un respiro
trattenuto, l’Allegro con brio un turbine di idee. Tutto è controllato ma mai ingessato: le
modulazioni insolite, tanto criticate dai contemporanei, diventano per Petrenko un terreno di

scoperta. Il dialogo fra le sezioni è un esercizio di equilibrio miracoloso: legni che cantano come in
Mozart, timpani che punteggiano con eleganza, archi che respirano insieme, come un organismo
unico.

Lo Scherzo è un piccolo prodigio: ironico, leggero, ma sempre sotto tensione. Petrenko lo
costruisce con mani d’orafo, misurando ogni dinamica come un regista della parola musicale. E
quando arriva il Finale, la sinfonia diventa un’esplosione di energia controllata: un gioco ritmico in
cui la chiarezza si fa emozione, e la gioia non è mai superficiale.

Il gesto del direttore – asciutto, preciso, magnetico – traduce il pensiero in suono con una
naturalezza che dovrebbe essere studiata nei conservatori. Ogni movimento delle mani ha un senso,
ogni sguardo accende una risposta immediata nell’orchestra. Alla fine, il pubblico esplode in un
applauso al calor bianco, ma sono gli stessi musicisti, con il loro sorriso riconoscente, a dire la
verità più profonda: con Petrenko sul podio, suonare è un atto di felicità.

“Continua la Bassa crescita dell’economia italiana”

Giachino: “Purtroppo avevo ragione… Ne parlai nel mio libro a Marzo 2025. Nel frattempo aumentano le povertà e le diseguaglianze. La politica sembra insensibile alle sofferenze di una parte importante del Paese” 

 
Caro Direttore, 
L’attuale Governo sta tenendo magistralmente a posto i conti pubblici che, insieme alla stabilità economica, danno un messaggio positivo ai mercati , cosicché lo Spread si riduce sempre di più anche se la Bassa crescita economica non riesce a diminuire il nostro Debito Pubblico che al nostro Paese costa decine di miliardi che potrebbero essere usati per la Ricerca, per la Scuola e la Sanità.  La maggiore CRESCITA della nostra economia è il primo problema del nostro Paese.  Ne ho scritto nel mio ultimo libro PER CRESCERE DI PIÙ che presentai il 21 marzo scorso alla Camera dei Deputati insieme al Dott. Gianni LETTA. La bassissima crescita della economia  aumenta i suoi effetti negativi con l’aumento delle persone in povertà e con l’aumento delle diseguaglianze , due argomenti che il nuovo Santo Padre ha sottolineato ieri nell’ incontro con il Presidente Mattarella e la Premier Meloni. La politica , neanche le Piazze pro Palestina della settimana scorsa, sembra insensibile al grido di dolore delle persone in difficoltà.  Non era così nei primi decenni del dopoguerra. La la grande crescita economica che portò al Boom economico si può dire che ridusse le diseguaglianze perché le famiglie lavorando riuscivano a migliorare il benessere famigliare, gli immigrati dal Sud trovavano lavoro, facevano studiare i figli e acquistavano auto e casa. In questi ultimi trent’anni la bassa crescita della economia invece ha aumentato le diseguaglianze e la povertà. Le Città sono divise in due tra chi sta bene e la metà che sta male. A Torino in particolare la metà della Città che quattro anni fa stava male oggi sta peggio .Le periferie sono dimenticate o non sono centrali nelle strategie delle Amministrazioni comunali.
Abbiamo bisogno che la politica recuperi anima e sensibilità umana per ricalibrare le priorità . Abbiamo bisogno di maggiori competenze nel Governo nazionale e nelle Amministrazioni locali .  A ottant’anni dalla Liberazione emergono le grandi scelte dei Governi di De Gasperi e a guida DC. Per capirci nei Governi di De Gasperi c’erano più candidati alla Presidenza della Repubblica . Nell’attuale Governo le competenze di livello internazionale stanno ampiamente nel palmo di una mano. A Torino i grandi Sindaci sono Peyron e Grosso tutti e due di scuola DC.
Oggi non essendo possibile il terzo mandato di Sergio Mattarella , salvo che non si candidi la Premier , l’unico candidato autorevole e con consenso ampio e’ Gianni Letta.
Ecco perché non sono assolutamente fuori luogo i tanti richiami alla DC .
 
Mino GIACHINO 

Noto deejay muore dopo grave incidente

E’ morto Giuseppe Lafabiano, 41 anni, di Novara. L’uomo era rimasto coinvolto in un grave incidente avvenuto  Magenta, sull’ex statale 11. Il motociclista, noto deejay, era rimasto ferito in modo gravissimo dopo lo scontro con un’automobile. E’ stato trasportato in codice rosso all’ospedale di Legnano, e  sottoposto a un delicato intervento chirurgico, ma è deceduto nelle scorse ore.

Ma il Centro può abitare in questa sinistra?

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LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Il voto nelle Marche e nella Calabria, i vari dibattiti parlamentari, l’organizzazione delle piazze, la
presenza nei media e nei vari talk televisivi, i riferimenti politici più gettonati e in ultimo, ma non
per ordine di importanza, il profilo e l’identità stessa della coalizione, ci portano ad un’unica
conclusione. E cioè, il campo largo o, meglio ancora, l’attuale coalizione di sinistra e progressista,
sono radicalmente estranei, esterni ed avulsi rispetto a tutto ciò che è anche solo lontanamente
riconducibile al Centro e a ciò che storicamente lo caratterizza sotto il versante politico, culturale,
sociale, valoriale e programmatico. Non si tratta, cioè, di essere pregiudizialmente polemici o
accecati dalla faziosità. La realtà è oggettiva e ormai lo confermano quasi tutti gli osservatori e i
commentatori che su vari organi di informazione – tranne quelli che sono funzionali ad un progetto
politico riconducibile ad una sinistra estremista, radicale e massimalista – individuano
nell’assenza di un autorevole riferimento centrista l’anello debole dell’alleanza alternativa al centro
destra. Il vero rimedio, però, non è quello di sommare alle attuali forze massimaliste, populiste,
radicali ed estremiste anche una piccola ‘gamba di centro’. Che sarebbe quella ideata, progettata
e pianificata a tavolino dal duo Bettini/Renzi. Perchè quell’operazione, come tutti sanno del resto
– ma proprio tutti – è solo un furbesco escamotage per ottenere una manciata di seggi
parlamentari gentilmente concessi dai veri azionisti della coalizione. Quello che conta, semmai e
al contrario, e come avveniva quando esisteva un centro sinistra riformista, plurale e di governo, è
contribuire a dettare l’agenda politica e programmatica dell’intera coalizione. È sufficiente citare il
Ppi di Franco Marini, Gerardo Bianco e Pier Luigi Castagnetti prima e la Margherita di Francesco
Rutelli, lo stesso Marini e Arturo Parisi poi per rendersi conto che quel centro sinistra non era la
banale e goffa riedizione – seppur mutatis mutandis – del “Fronte Popolare” di togliattiana
memoria o della “gioiosa macchina da guerra” ideata da Achille Occhetto e compagni. E questo
perchè l’attuale ‘campo largo’ o larghissimo che sia, come viene concretamente percepito e
soprattutto vissuto dalla pubblica opinione è, molto semplicemente, l’unità delle sinistre.
Qualcuno potrebbe obiettare che i tempi cambiano e anche il profilo e la stessa identità delle
coalizioni sono destinate a cambiare. E profondamente. Probabilmente è così se è vero, com’è
vero, che da una coalizione dove erano visibili e percepiti come tali un Centro riformista e di
governo che si alleava con una sinistra altrettanto di governo e riformista, si è passati ad un
cartello elettorale e politico dove l’aggregazione delle mille sfumature di rosso hanno avuto il
sopravvento rispetto a qualsiasi altro apporto e contributo politico e culturale.
Per queste ragioni, semplici ma essenziali, quel segmento della pubblica opinione che si
riconosce in un progetto politico centrista, riformista e di governo oggi non può che guardare
altrove oppure, e peggio ancora, astenersi dal voto. Come, del resto, puntualmente sta capitando.
Probabilmente, e in attesa che intervengano altri elementi innovativi che introducano una netta
discontinuità rispetto agli attuali equilibri ed assetti politici, il prossimo confronto tra le rispettive
coalizioni sarà ancora ispirato e coerente con i modelli conosciuti e ormai consolidati. E
dovremmo prendere atto, piaccia o non piaccia, che il Centro sarà ancora scientificamente ed
organicamente assente dalla coalizione di sinistra e progressista.

Comitato Torino Respiera e il ricorso contro il Governo sullo smog

Le Regioni del Nord Italia dichiarano la loro incapacità a gestire la qualità dell’aria 

Il commento del Comitato Torino Respira

Tre delle quattro regioni del “bacino padano”, Piemonte, Lombardia e Veneto, hanno deciso di presentare ricorso alla Corte Costituzionale contro il Governo nazionale che a giugno ha approvato la legge che delega il governo al recepimento della nuova Direttiva Europea sulla qualità dell’aria.

In quella legge il Governo ha detto chiaramente che la responsabilità diretta del rispetto della normativa sulla qualità dell’aria è delle Regioni e che lo Stato interviene solo in modo complementare, nel caso in cui le Regioni non siano in grado di raggiungere i risultati previsti dai propri piani sulla qualità dell’aria, o sia necessario un coordinamento con gli organi dello Stato. In realtà questa è già la situazione prevista dalla legislazione vigente fin dal 2010, che le Regioni hanno sempre accettato, arrivando solo nel 2023, nel caso del Piemonte, a chiedere l’intervento dello Stato.

Al di là delle questioni di legittimità costituzionale, colpisce il passaggio centrale della delibera con la quale la Regione ha motivato il suo ricorso, dicendo che il Governo: “… omette di considerare la strutturale inadeguatezza, acclarata dall’esperienza degli ultimi quindici anni nella vigenza del sistema di tutela previsto dal d.lgs. n. 155 del 2010, dei livelli regionali e locali a garantire nel territorio del c.d. “bacino padano” il raggiungimento degli standard di qualità dell’aria imposti dall’Unione europea,…”.

In pratica la Regione Piemonte ammette dopo quindici anni di non essere in grado di gestire il problema dello smog, né da sola né tantomeno in collaborazione con le altre regioni del bacino padano e con gli enti locali.

“Come cittadine e cittadini attenti al tema dello smog e dei suoi effetti sulla salute ci eravamo accorti da parecchio tempo che le Regioni del nord Italia non erano in grado di gestire il problema, e l’abbiamo sostenuto con forza in tutte le sedi possibili. Colpisce il fatto che oggi la Regione Piemonte lo dica in modo così chiaro, dopo che il Presidente Cirio ha più volte declamato il successo dei piani e delle azioni regionali, che sono sempre state palesemente insufficienti”, così commenta Roberto Mezzalama, Presidente di Torino Respira, che aggiunge: “Trovo gravemente irresponsabile però che questa ammissione venga fatta dopo ben quindici anni dall’avere ricevuto la delega ad occuparsi del problema dello smog e dopo essere stati quindi indirettamente responsabili della morte prematura e del peggioramento dello stato di salute di migliaia di persone in tutta la Regione. Credo anche che questo debba aprire una riflessione più generale sulla foga con la quale le Regioni hanno per molto tempo chiesto più competenze e più autonomia, foga alla quale in genere non ha fatto seguito la volontà di pagare il prezzo politico delle scelte necessarie.”

Comitato Torino Respira

www.torinorespira.it/

Manutenzione preventiva per le vacanze estive: partire senza pensieri

Informazione promozionale

L’arrivo dell’estate porta con sé il desiderio di staccare la spina, rilassarsi e partire per qualche giorno – o qualche settimana – lontano da casa, ma è anche vero che, purtroppo, capita di salire in macchina o direttamente sull’aereo e sentire quel fastidioso tarlo nella testa: ho spento la caldaia? Il frigo prenderà odore? Il condizionatore funzionerà ancora al mio ritorno?

È proprio a causa di questi pensieri che si comprende l’importanza della manutenzione preventiva; una buona prassi che consente non solo di evitare guasti improvvisi, ma anche di partire serenamente, sapendo che tutto in casa è sotto controllo: rivolgersi con anticipo a un servizio di assistenza per la riparazione di elettrodomestici a Torino può fare la differenza tra una vacanza tranquilla e un ritorno rovinato da brutte sorprese.

Una semplice verifica dei principali apparecchi domestici, un controllo dei consumi, e magari anche un’occhiata al sistema idrico di doccia e lavandini, possono davvero fare la differenza, e non serve essere degli esperti: con un po’ di organizzazione, buonsenso e qualche consiglio mirato si può evitare di tornare dalle ferie e trovare casa in tilt.

Elettrodomestici: i silenziosi alleati da non sottovalutare

È innegabile il fatto che gli elettrodomestici ci semplifichino la vita ogni giorno, ciononostante spesso li diamo per scontati, fino a quando non smettono di funzionare, e se ciò accadesse proprio durante una nostra assenza? Il rischio non è solo quello di un malfunzionamento al rientro, ma anche di potenziali danni collaterali: un freezer che si spegne può far marcire tutto il cibo al suo interno, o una lavastoviglie che perde può causare infiltrazioni, muffe, o addirittura allagamenti.

Ecco perché è fondamentale eseguire dei controlli mirati prima di chiudere la porta di casa per andare in vacanza. In particolare, vale la pena: spegnere completamente lavatrici, lavastoviglie e asciugatrici; svuotare il frigorifero se si sta via per più di una settimana; scollegare i piccoli elettrodomestici che potrebbero surriscaldarsi o rimanere in standby inutilmente.

Raccomandiamo, inoltre, controllare lo stato dei cavi, delle prese elettriche e – dove possibile – attivare anche un salvavita automatico per proteggere l’impianto da sbalzi di tensione estivi, spesso causati dai temporali improvvisi: non è necessario cambiare gli elettrodomestici con modelli più recenti, bensì è molto più sensato dedicare un pomeriggio a questa “piccola revisione domestica”, che può rivelarsi preziosissima nel lungo periodo.

Impianto idraulico ed elettrico: i due grandi dimenticati

Quando pensiamo alla manutenzione domestica, la mente corre subito a cose come tenere le finestre chiuse, avere porte blindate e al massimo ai sistemi di allarme, ma ciò che fa davvero la differenza è quello che non si vede: l’impianto idraulico e quello elettrico.

Le perdite d’acqua, anche piccole, possono causare danni ingenti se trascurate per giorni, appunto quelle settimane in cui siamo in vacanza, dunque prima di partire è buona norma chiudere bene il rubinetto centrale dell’acqua per evitare qualsiasi rischio. Un rubinetto che gocciola può trasformarsi in una vera emergenza in nostra assenza; lo stesso vale per scarichi otturati o tubature vecchie che cedono con le alte temperature.

Per quanto riguarda l’impianto elettrico, oltre a scollegare gli apparecchi non necessari, è utile verificare che non ci siano fili scoperti o prese danneggiate; un breve blackout estivo potrebbe generare un cortocircuito in un punto debole dell’impianto, compromettendo la sicurezza generale di tutta la casa.

Proprio per questi casi esistono piccoli dispositivi, come i timer intelligenti o i relè smart, che permettono anche di simulare la presenza in casa con l’accensione programmata delle luci: non sono essenziali, ma possono essere utili per tenere sotto controllo l’abitazione anche da lontano, soprattutto nei periodi in cui il rischio furti è più elevato.

Climatizzazione e ventilazione: attenzione agli sbalzi di temperatura

Il condizionatore è uno dei primi dispositivi che si accendiamo in estate e spesso uno degli ultimi a cui si pensiamo prima di partire, ma lasciare acceso o non controllato un sistema di climatizzazione per diversi giorni può essere non solo uno spreco energetico, ma anche un rischio per la salute dell’apparecchio stesso.

Dunque prima delle ferie è bene pulire i filtri, controllare che lo scarico della condensa funzioni correttamente e spegnere del tutto l’unità; lasciare il sistema in modalità automatica potrebbe attivarlo in nostra assenza, consumando tantissima energia inutilmente e mettendo sotto stress il motore.

Lo stesso discorso vale per deumidificatori, ventilatori e purificatori d’aria: la loro funzione non è necessaria in assenza di persone in casa e lasciarli in funzione non ha alcun vantaggio; inoltre, staccare completamente la corrente da questi apparecchi protegge anche da eventuali sbalzi elettrici o incendi dovuti a malfunzionamenti interni.

Preparare la casa al rientro: l’ultimo passo per un’estate serena

Premurarsi di fare manutenzione non significa solo prevenire problemi durante l’assenza; significa anche preparare al meglio la propria casa per il nostro ritorno, perché nessuno ama tornare da un viaggio e dover affrontare frigoriferi maleodoranti, ambienti caldi e irrespirabili, o peggio ancora, situazioni di emergenza.

Un consiglio utile è lasciare una finestra leggermente aperta con sistema di blocco antisfondamento o installare una ventola a basso consumo per evitare il ristagno dell’aria; se si ha un vicino fidato o un parente disponibile, chiedere una visita ogni tanto può essere utile per aerare le stanze e controllare che tutto sia in ordine.

Infine, è utile fare una checklist prima di partire: controllare l’impianto del gas, svuotare il cestino della spazzatura, spegnere router e modem se non si utilizzano dispositivi di smart home e lasciare l’ambiente ordinato. Piccole azioni che restituiscono una sensazione di pace una volta tornati, evitando lo stress di dover gestire problemi al rientro.

In conclusione la serenità parte dalla prevenzione

In un’epoca in cui tutto è veloce, connesso e tecnologico, il miglior modo per assicurarsi una vacanza davvero rilassante è proprio tornare alle basi: il controllo, la cura, la prevenzione.

Dedicare qualche ora alla manutenzione preventiva della casa prima di partire non è solo un gesto pratico, ma un atto di attenzione verso sé stessi e la propria serenità; significa partire con la testa libera, senza timori o rimorsi, sapendo che tutto è stato fatto per evitare imprevisti.

Una vacanza perfetta non inizia al check-in in aeroporto, ma a casa, quando ci si guarda intorno e si è certi che, qualsiasi cosa accada fuori, dentro le mura domestiche tutto è sotto controllo, e questo, oggi più che mai, è un lusso che vale la pena concedersi.

Piemonte, stop al blocco dei diesel Euro 5: ecco il Piano per la qualità dell’aria con misure alternative

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Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, insieme agli assessori Matteo Marnati e Andrea Tronzano, annuncia l’avvio della modifica del Piano regionale per la qualità dell’aria, con l’obiettivo di recepire la recente norma nazionale che supera lo stop alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5, inizialmente previsto dal 1° ottobre 2025.

«Una scelta di buon senso e sostenibile che garantisce il diritto alla mobilità per le famiglie e le imprese e tutela l’ambiente».

Il nuovo provvedimento riguarda oltre 307.000 veicoli, tra auto private e mezzi commerciali, attualmente in circolazione in Piemonte. Solo nella provincia di Torino si contano 134.197 veicoli, di cui 46.729 all’interno del Comune. Seguono Cuneo con 59.915, Alessandria con 34.865, Novara con 25.306, Asti con 14.746, Biella con 13.627, Vercelli con 12.985, e il Verbano-Cusio-Ossola con 11.995.

Il presidente Cirio ha sottolineato come il pressing delle Regioni del bacino padano abbia portato il Governo a rivedere il blocco, evitando gravi ricadute sociali ed economiche:

«Come presidenti delle Regioni del bacino padano avevamo sollecitato l’azione del governo per superare il blocco dei diesel Euro 5, che avrebbe duramente penalizzato famiglie e imprese, e ringrazio l’esecutivo per aver agito stoppando l’entrata in vigore del divieto di circolazione. La norma ora prevede che il divieto si applichi dal 2026 e solo nella città con più di 100 mila abitanti, che in Piemonte sarebbero Torino e Novara, a meno che le Regioni non mettano in campo misure alternative che consentano di raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria superando il blocco dei veicoli. Ed è quello che ha deciso di fare la Regione Piemonte, che avvierà da subito le procedure per la revisione del Piano attraverso un task force formata da tecnici, esperti e rappresentanti istituzionali, con il contributo scientifico di Arpa Piemonte, con l’obiettivo di introdurre misure per la qualità dell’aria che però non ledano il diritto alla mobilità dei cittadini. A questo obiettivo, oltre alle nuove misure che saranno il frutto del lavoro degli esperti, contribuiscono anche quelle di incentivo all’uso del trasporto pubblico, a partire dalla Tessera dello studente, che coinvolge 107 mila universitari under26 nelle aree urbane e quindi potenzialmente più inquinate».

Sulla stessa linea l’assessore all’Ambiente, Matteo Marnati:

«Abbiamo avviato un nuovo percorso importante e unico nel panorama italiano ed europeo per mettere in campo tutte le conoscenze tecnologiche e scientifiche a disposizione, con l’obiettivo di trovare nuove soluzioni sempre più efficaci al problema degli inquinanti in aria. La nostra struttura speciale avrà il compito di superare quelle misure che mettono in difficoltà economicamente i nostri cittadini e le piccole e medie imprese con misure alternative altrettanto efficaci per la riduzione degli inquinanti. Insieme agli atenei piemontesi abbiamo già avviato un percorso per fare tutte le sperimentazioni nei laboratori e certificare dei nuovi modelli e tecnologie da impiegare. In particolare, vogliamo diventare i massimi esperti per la produzione e l’uso delle nuove energie e dei biocarburanti ma anche molto altro nei settori della chimica verde, dell’industria, riscaldamento e dell’agricoltura sostenibile».

Anche l’assessore alle Attività produttive, Andrea Tronzano, ribadisce l’importanza di un equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo economico:

«La tutela dell’ambiente è un obiettivo essenziale, ma non può essere perseguita a scapito delle imprese, del lavoro e della crescita economica. Serve una transizione che accompagni il nostro sistema produttivo con misure efficaci e compatibili. È questa la direzione su cui stiamo lavorando: soluzioni concrete per migliorare la qualità dell’aria senza compromettere la competitività delle attività produttive piemontesi».

Per sviluppare e attuare le misure alternative, è stata istituita una Struttura speciale che coinvolge la Direzione Ambiente, Energia e Territorio della Regione, Arpa Piemonte, Politecnico di Torino, Università di Torino, Università del Piemonte Orientale, Città Metropolitana di Torino, Province piemontesi ed esperti di settore. Le aree di intervento includono energia, mobilità, industria, agricoltura, rigenerazione urbana e riduzione delle sostanze climalteranti.

Secondo le simulazioni di Arpa Piemonte, l’obiettivo è ridurre ossidi di azoto di 500-700 tonnellate e polveri sottili di 40-70 tonnellate, grazie a misure concrete, tra cui:

  • Incentivazione dei biocarburanti, capaci di ridurre le emissioni fino al 30% senza modifiche ai motori;

  • Riduzione dell’attività delle centrali turbogas;

  • Maggiore uso di fonti rinnovabili come il fotovoltaico e il biogas riconvertito in biometano;

  • Uso dell’intelligenza artificiale per la gestione del traffico urbano;

  • Tessera dello studente, che consente a 107.000 studenti under26 di viaggiare gratuitamente sui mezzi pubblici urbani;

  • Bonus TPL aumentato da 100 a 150 euro ed esteso anche ai possessori di auto diesel Euro 6.

La struttura speciale sta inoltre valutando soluzioni tecnologiche innovative già sperimentate a livello internazionale:

  • Cubi filtranti modulari alimentati da fonti rinnovabili per abbattere ossidi e polveri in aree critiche;

  • Sistemi di nebulizzazione d’acqua per catturare il particolato atmosferico;

  • Materiali fotocatalitici integrati in strade e facciate per neutralizzare agenti inquinanti con la luce solare;

  • Autostrade intelligenti con regolazione dinamica del traffico e della velocità;

  • Kit di ibridazione per la riconversione dei motori diesel, applicabili anche su veicoli Euro 4 e 5, pubblici e privati.

Attraverso queste misure, la Regione Piemonte punta a una transizione ambientale che coniughi sostenibilità, innovazione e salvaguardia della mobilità e dell’economia locale.

Salute e sociale: approvato il Piano Socio Sanitario della Regione Piemonte

La Giunta regionale ha dato il via libera al nuovo Piano Socio Sanitario del Piemonte, il documento strategico che guiderà la programmazione della sanità piemontese nei prossimi anni, definendone priorità, risorse e azioni 

«Si tratta di un momento storico, perché da tanti anni mancava una programmazione capace di guardare al futuro della sanità piemontese in modo strutturato – spiega il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio – Per la prima volta abbiamo uno strumento che non si limita all’emergenza o all’improvvisazione, ma costruisce una visione solida e duratura. Una visione che tiene insieme l’edilizia sanitaria e l’evoluzione di un sistema che oggi non è più soltanto sanitario, ma socio-sanitario. L’introduzione di figura nuova – quella del direttore socio-sanitario nelle aziende sanitarie – rappresenta infatti l’ossatura del cambiamento. È il segno tangibile di quell’integrazione – tra salute e sociale, tra ospedale e territorio – di cui per anni si è parlato ma che non era mai stata realmente calata a terra. L’approvazione del piano rappresenta un altro tassello degli impegni del primo anno di legislatura che abbiamo portato a termine e che mettiamo a disposizione del nostro Piemonte. E credo, con franchezza, che sia uno dei più importanti».

L’assessore alla Sanità Federico Riboldi sottolinea come questo piano rappresenti una svolta decisiva:
«Con il nuovo Piano Socio Sanitario imprimiamo un’accelerazione al processo di cambiamento della sanità regionale. Ora è scritto nero su bianco l’obiettivo principale del nostro agire quotidiano: il ritorno nell’alveo della sanità pubblica di tutti quei cittadini che oggi, per motivi economici, logistici e lunghi tempi d’attesa, rinunciano alle cure sanitarie, perché la sanità o è universale o non è! Nei prossimi giorni proseguiremo nell’iter di approvazione definitiva per poter dare quanto prima ai cittadini piemontesi il nuovo Piano Socio Sanitario del Piemonte».

Il piano introduce numerose novità nell’ambito sanitario:

  • Istituzione dei Tavoli di Lavoro per specifiche patologie, in ottica di confronto costante con cittadini e associazioni.

  • Riorganizzazione della medicina territoriale con nuove strutture e con la nuova figura del “Direttore Sociosanitario”.

  • Attivazione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali come nuovo modello per la medicina generale.

  • Nascita del “Corpo Logistico Sanitario Piemontese” per facilitare l’accesso alle cure.

  • Introduzione del “Responsabile Operativo degli Ambienti Sanitari” per umanizzare le strutture sanitarie.

  • Avvio del più grande Piano di edilizia sanitaria mai realizzato in Piemonte.

  • Nuovo CUP integrato con l’intelligenza artificiale.

  • Coordinamento per la candidatura di nuovi IRCCS pubblici, per contrastare la mobilità sanitaria.

  • Razionalizzazione delle spese improduttive a favore delle attività cliniche.

  • Lancio dell’APP Piemonte in Salute per facilitare l’accesso ai servizi.

  • Estensione degli screening neonatali, diagnosi precoce del diabete di tipo 1 e della celiachia nei bambini.

  • Potenziamento della salute mentale: presa in carico precoce, interventi preventivi, Consulta per la Salute Mentale, adozione del Budget di Salute.

  • Nuove misure per i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione.

  • Odontoiatria solidale per le fasce più fragili.

  • Ampliamento degli screening neonatali ai test disponibili in commercio.

Anche la componente sociale del piano viene profondamente rinnovata, come evidenziato dall’assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone:
«Abbiamo fissato l’obiettivo ambizioso di rendere sociale la sanità, mettendo al centro del piano i bisogni di chi finora è sempre stato dimenticato dalle istituzioni. I bambini che non nascono per mancanza di sostegno alle famiglie, i caregiver che faticano ad assistere i propri cari senza i contributi necessari, i malati cronici costretti a piegare i propri bisogni particolari alle procedure comuni, i disabili condannati a destreggiarsi tra le burocrazie di diverse istituzioni, chi soffre di malattie rare sacrificato dal numero limitato di casi, gli anziani che possono restare in salute solo con le corrette azioni di prevenzione. Abbiamo segnato la rotta per dare risposte efficaci a tutte queste fragilità sottraendole una volta per tutte al cono d’ombra di indifferenza».

Tra le principali novità sul fronte sociale:

  • Investimenti strutturali per i caregiver familiari: 5 milioni di euro annui, che pongono il Piemonte tra le prime tre regioni italiane per sostegno alle famiglie.

  • Conferma del Fondo Vita Nascente e lancio del Buono Vesta da 30 milioni di euro destinato alle famiglie con figli 0-6 anni.

  • Copertura dei costi dei parafarmaci per pazienti fragili con malattie rare attraverso risorse extra Lea.

  • Revisione della normativa per le strutture residenziali (anziani, disabili, minori, tossicodipendenti), per adeguare requisiti e prestazioni ai bisogni attuali.

  • Integrazione tra servizi sanitari e sociali, con percorsi condivisi tra ASL, Comuni e Terzo Settore, e creazione di équipe multidisciplinari.

  • Introduzione di una convenzione regionale unica tra ASL e Enti Gestori.

  • Presa in carico nella transizione minore-adulto per le persone con disabilità.

  • Allineamento dei servizi sanitari penitenziari con il modello territoriale.

  • Promozione di percorsi di invecchiamento attivo e salute preventiva.

In conclusione, gli assessori Riboldi e Marrone sottolineano il metodo innovativo adottato:
«Abbiamo deciso di riscrivere integralmente la carta d’identità socio-sanitaria piemontese – spiegano – e, per la prima volta nella storia della nostra Regione, è stato fatto insieme alle associazioni di pazienti, ai professionisti sanitari, alle organizzazioni sindacali e alle istituzioni locali; che saranno nuovamente coinvolte per la presentazione del testo approvato dalla Giunta».

Merlo: Centro, ma può davvero allearsi con questa sinistra?

“Ma sarebbe francamente credibile e serio un Centro che si allea con l’attuale sinistra italiana?
Cioè con la sinistra radicale e massimalista della Schlein, con la sinistra populista e giustizialista
dei 5 stelle di Conte e con la sinistra estremista ed ideologica del duo Fratoianni/Bonelli con la
partecipazione straordinaria del segretario della Cgil Landini? E, di grazia, un Centro riformista,
moderato e di governo dovrebbe viaggiare con quella carovana?
Oltre ad essere politicamente e culturalmente innaturale, forse ha davvero ragione l’ex Pci
Goffredo Bettini quando sostiene che il Centro da quelle parti ha senso solo se si nasconde sotto
una ‘tenda’. Ecco, appunto, deve nascondersi in silenzio in un accampamento. Senza disturbare
chi realmente guida la coalizione di sinistra e progressista”.

On. Giorgio Merlo
Presidente nazionale ‘Scelta Cristiano Popolare’.

Lavoro in carcere, non solo scelta etica

Far lavorare i detenuti non è solo una scelta etica, ma anche una strategia concreta per migliorare la sicurezza, ridurre la recidiva e generare valore per tutta la comunità: sono le opportunità offerte dalla Legge Smuraglia, illustrate nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel Grattacielo Piemonte dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, dal vicepresidente e assessore regionale al Lavoro Elena Chiorino e dal direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Ernesto Napolillo.

Cos’è la Legge Smuraglia

Mentre in passato si è spesso ricorso a scelte differenti come indulti o amnistie, oggi il Governo promuove una visione fondata su responsabilità e reinserimento reale. Il lavoro in carcere è parte integrante della sicurezza: educa al rispetto delle regole, restituisce dignità e trasmette professionalità. Non solo uno strumento di reinserimento, ma un vero e proprio investimento per l’intera collettività: ogni detenuto costa allo Stato 137 euro al giorno, un detenuto che lavora ha solo il 2% di recidiva contro il 68,7% di chi non lavora, attualmente lavorano oltre 20.000 detenuti, di cui 2.190 assunti con i benefici della Legge Smuraglia.

“Il lavoro non è un premio, ma una palestra di cittadinanza – ha dichiarato Delmastro – Il lavoro dà dignità, senso del dovere e speranza. È il più potente strumento di giustizia sociale e sicurezza. Inoltre riduce la frustrazione, previene i suicidi, restituisce motivazione e alleggerisce il carico su chi lavora ogni giorno negli istituti. È, quindi, un investimento in dignità, legalità e sicurezza per tutti”.

La norma prevede inoltre importanti agevolazioni fiscali: credito d’imposta fino a 520 euro al mese per ogni detenuto assunto e 300 euro per i semiliberi; ulteriori incentivi in caso di percorsi di formazione abbinati all’assunzione; riduzione dell’aliquota contributiva fino al 95% o 100% in base alla tipologia d’azienda; estensione del beneficio anche alle aziende pubbliche e private che assumono detenuti ammessi al lavoro esterno.

Nel 2024 sono stati 537 soggetti economici che hanno usufruito di questi benefici, per un totale di 10,6 milioni di euro di agevolazioni concesse, con una crescita di oltre 660.000 euro rispetto al 2023. Le cooperative sociali, pur rappresentando il 30% dei beneficiari, hanno ricevuto il 68% dei fondi, a conferma della loro capacità di investimento sociale. Il coinvolgimento diretto del mondo imprenditoriale privato è la prossima sfida.

Cosa sta facendo la Regione Piemonte

La Regione Piemonte è tra le realtà più attive nella promozione dell’inclusione socio-lavorativa dei detenuti tramite progetti innovativi e investimenti costanti, sostenuti in particolare dal Fondo Sociale Europeo. La formazione professionale e le politiche per il lavoro rivolte ai detenuti rappresentano una priorità concreta e strutturata.

Ogni anno vengono investiti circa 2,9 milioni di euro per offrire opportunità formative ai detenuti, sia adulti che minori, come nel caso dell’Istituto penale per minorenni Ferrante Aporti di Torino. I percorsi spaziano dalla panificazione alla falegnameria, dall’edilizia alla cucina, fino all’impiantistica, e prevedono corsi professionalizzanti, momenti di stage, il riconoscimento delle competenze acquisite e un’indennità di frequenza.

Nel 2024 sono stati 890 i detenuti coinvolti, con 879 esiti positivi e 87 corsi attivati. I finanziamenti hanno raggiunto oltre 2,5 milioni di euro per gli adulti e 320.000 euro per i minori.

A questa offerta si affianca lo Sportello Lavoro Carcere, uno strumento operativo destinato a chi ha un fine pena entro cinque anni. L’obiettivo è rafforzare l’occupabilità dei detenuti attraverso un percorso coordinato che coinvolge il Provveditoriato dell’Amministrazione penitenziaria, il Garante dei detenuti, la Giustizia minorile, le Agenzie per il Lavoro e i Centri per l’Impiego. Finanziato con risorse FSE+ 2021.27 per 3 milioni di euro, lo Sportello ha già supportato 1.863 persone, attivato 303 tirocini e favorito oltre 500 inserimenti lavorativi, tra tirocini e contratti.

Un ulteriore strumento d’inserimento è rappresentato dai Cantieri di lavoro, che consentono ai detenuti di svolgere attività di pubblica utilità: per il biennio 2025-2026 sono 20 i progetti presentati, per un totale di 56 richieste di inserimento.

In questo quadro si inserisce anche la partecipazione della Regione Piemonte all’avviso “Una giustizia più inclusiva” del Ministero della Giustizia, con un progetto pilota che prevede l’attivazione di un Centro per l’Impiego all’interno degli istituti penitenziari, la formazione in spazi rigenerati grazie a fondi Fesr, servizi strutturati di inserimento lavorativo e un rafforzamento del legame carcere-territorio anche mediante il coinvolgimento delle imprese.

Gli istituti coinvolti inizialmente saranno quelli di Alessandria, Vercelli, Asti e Biella, poi le azioni potranno essere estese fino alla concorrenza del budget regionale complessivo di oltre 3 milioni di euro .

“Insomma una visione concreta e coerente – ha dichiarato Chiorino – La pena che educa è una pena che serve alla società. La Regione Piemonte, in sinergia con il Governo e con il Ministero della Giustizia, continuerà a investire nella dignità, nella formazione, nel lavoro. Perché un carcere che lavora è un carcere che educa. E una società che educa è una società che cresce e garantisce sicurezza ai cittadini e agli uomini e donne in divisa che ogni giorno prestano servizio negli istituti”.

cs