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TFF, Chiarelli: “Piemonte polo del Cinema”

Il Torino Film Festival si conferma l’evento di punta della stagione culturale piemontese e, con l’apertura ufficiale, la Regione rilancia una visione ancora più ambiziosa: trasformare il Piemonte in uno dei principali poli cinematografici d’Europa.

Un obiettivo che prende forma attraverso investimenti mirati, un sistema produttivo in crescita e una programmazione capace di attrarre talenti e produzioni internazionali.

«Il Torino Film Festival è l’evento cinematografico clou della nostra stagione culturale, un appuntamento che porta a Torino il respiro internazionale del grande cinema. Ma oggi voglio dirlo con chiarezza: il Piemonte non deve porsi limiti. Possiamo e dobbiamo ambire a diventare uno dei poli cinematografici più importanti d’Europa», dichiara l’assessore regionale alla Cultura Marina Chiarelli.

L’assessore Marina Chiarelli

L’assessore sottolinea come il TFF rappresenti un laboratorio privilegiato per testare la capacità del territorio di competere ai massimi livelli: «Il Festival cresce, attira talenti da tutto il mondo e dimostra che il Piemonte può giocare nella serie A della cultura. Per questo continuiamo a investire con decisione nell’audiovisivo: non è solo sostegno, è una strategia. Vogliamo che il Piemonte sia scelto non solo per la qualità dei suoi servizi e delle sue professioni, ma anche per la forza della sua visione».

La Regione ribadisce dunque la volontà di costruire una filiera sempre più solida, innovativa e attrattiva per produzioni italiane e internazionali, potenziando strumenti, infrastrutture e professionalità.

«Il messaggio è semplice: il Piemonte non si accontenta. Alziamo l’asticella, ampliamo la nostra presenza internazionale e costruiamo nuove opportunità per chi crea, produce e immagina il cinema del futuro. Il nostro territorio ha tutto per arrivare lontano. E il Torino Film Festival è la prova che questa ambizione è già realtà», conclude Chiarelli.

Eletto il nuovo direttivo della Consulta Giovanile di Pino Torinese

I giovani cittadini di Pino Torinese hanno eletto i propri rappresentanti: saranno Anna Perno, Carlo Bosco ed Edoardo Griffa a guidare la Consulta Giovanile Pinese per i prossimi quattro anni. Come organo consultivo del Comune, la Consulta si occupa di proporre idee e realizzare iniziative di interesse per le nuove generazioni, promuovendo la partecipazione, il confronto e la cittadinanza attiva. In questi anni ha dato vita a numerosi progetti che spaziano dall’ambiente alla cultura, dalla sostenibilità alla musica, con l’obiettivo di rendere Pino Torinese una città sempre più dinamica e inclusiva.
La neo presidente è Anna Perno: 28 anni, una laurea in Cooperazione Internazionale allo sviluppo. Tornata in Italia dopo un anno di volontariato con il servizio civile universale in Etiopia, ha già ricoperto il ruolo di vicepresidente della Consulta, maturando l’esperienza necessaria. “Sono contenta e onorata di essere stata eletta – ha dichiarato –, credo molto nel progetto della Consulta Giovanile Pinese come spazio di espressione delle proprie potenzialità e crescita personale. Con il supporto di tutti i ragazzi e ragazze della Consulta intendo continuare la collaborazione con l’Amministrazione comunale, che in questi anni è stata molto positiva, per essere un gruppo a servizio dei giovani sul territorio, che tante volte hanno idee ma non i mezzi per concretizzarle. Sono membro attivo della consulta sin dalla sua fondazione nel 2018 e ho ricoperto la carica di  vicepresidente per gli scorsi 4 anni, perciò ho dato disponibilità a candidarmi per il ruolo di presidente e ho vissuto questa elezione come una naturale evoluzione del percorso, fiduciosa di essere eletta per questa carica”.
Il ruolo di vicepresidente è ricoperto da Carlo Bosco, medico di 28 anni che si sta specializzando in Medicina Generale. Successivamente la sua elezione ha commentato: “Sono onorato di essere stato eletto come vicepresidente della Consulta Giovanile Pinese; non vedo l’ora di poter contribuire anch’io a creare un sempre più grande spazio per i giovani di Pino, di poter portare idee nuove e farci conoscere come realtà forte e viva. Anch’io come la presidente Anna Perno mi impegnerò ad essere il tramite tra il comune di Pino e i suoi giovani“.
Appena diciannovenne il nuovo segretario Edoardo Griffa: lo studente del Politecnico di Torino è membro della Consulta da un anno ed è pronto a portare una ventata di novità al suo interno: “Sono onorato di essere stato eletto come segretario e della fiducia datami in tale ruolo. Anche io credo molto nella Consulta Giovanile Pinese come spazio di confronto e di innovazione, per portare originalità sia alla CGP che al paese di Pino Torinese“.
L’assessora alle politiche giovanili Elisa Pagliasso ha ringraziato la presidente uscente Martina Caprara e augurato un buon lavoro al nuovo direttivo. “Ringrazio l’operato del precedente direttivo  ha commentato – e in particolare la presidente uscente Martina Caprara, che ha dato tantissimo a Pino Torinese ed è stata il punto di unione della Consulta per ben due mandati: ci mancherà. Faccio i complimenti ai nuovi membri e ai nuovi eletti: al giovanissimo Edoardo Griffa, a Carlo Bosco e alla nuova presidente Anna Perno, a cui auguro il meglio. Sono sicura che svolgerà un buonissimo lavoro, forte della sua solida esperienza come vicepresidente. L’amministrazione comunale sarà sempre disponibile per lavorare insieme alla Consulta, per confrontarsi sui bisogni dei giovani e cercare di realizzare le loro proposte”.
La sindaca di Pino Torinese, Alessandra Tosi, ha dichiarato: “Desidero ringraziare tutto l’ufficio di presidenza uscente, ed in particolare la presidente Martina Caprara, per l’impegno e la passione con cui in questi anni hanno portato avanti le attività della Consulta Giovanile. Il loro contributo è stato prezioso per rafforzare il legame tra i giovani e la comunità pinese, creando occasioni di partecipazione e crescita che arricchiscono tutto il nostro territorio. Sono sicura che i nuovi eletti proseguiranno su questa strada“.
cs

Dalle Olimpiadi a oggi boom di turisti: Torino è cambiata

 A quasi 20 anni dalle Olimpiadi Invernali di Torino gli arrivi turistici in Piemonte sono aumentati del 90%, mentre sia a Torino sia nella sua area metropolitana sono cresciuti di oltre il 100%.

Lo rivelano i rapporti dell’Osservatorio Turistico della Regione Piemonte, che segnalano crescite esponenziali anche per i pernottamenti: dal 2006 al 2024 (ultimi dati disponibili) nel territorio regionale sono aumentati del 52%, a Torino e cintura del 73% e nella sola città di Torino del 70%.

FLUSSI TURISTICI DALLE OLIMPIADI AD OGGI

ARRIVI

PIEMONTE

TORINO AREA METROPOLITANA

TORINO CITTA’

2006

3.313.508

1.128.801

829.360

2015

4.696.538

1.708.373

1.231.102

2006 – 2015

41,74%

51,34

48,50%

2024

6.286.151

2.294.357

1.722.307

2015 – 2024

33,85%

18,90%

39,90%

2006 – 2024

89,68%

103,26%

107,67%

PERNOTTAMENTI

PIEMONTE

TORINO AREA METROPOLITANA

TORINO CITTA’

2006

11.094.330

3.331.121

2.623.271

2015

13.681.840

4.512.296

3.454.869

2006 – 2015

23,32%

35,50%

31,70%

2024

16.897.914

5.751.667

4.453.637

2015 – 2024

23,51%

22,70%

28,90%

2006 – 2024

52,31%

72,65%

69,79%

Fonte: Osservatorio Turistico Regione Piemonte

Ascom Confcommercio Torino e provincia ha celebrato il 50° anniversario delle guide turistiche G.I.A. con un convegno dedicato al ruolo del turismo nello sviluppo di Torino e del Piemonte, a vent’anni dalle Olimpiadi. Alla presenza di istituzioni, professionisti e stakeholder – tra cui l’assessore regionale Paolo Bongioanni, il sindaco Stefano Lo Russo, il presidente della Camera di commercio Massimiliano Cipolletta, il professor Valentino Castellani, la presidente di Ascom Maria Luisa Coppa e la presidente G.I.A. Barbara Sapino – l’incontro ha ribadito la necessità di una strategia condivisa per consolidare la vocazione turistica del territorio.

Dal Salone Massena è emersa una visione comune: il turismo come infrastruttura immateriale essenziale per lo sviluppo, pari a oltre il 10% del Pil regionale. «Abbiamo raggiunto risultati straordinari grazie alla visione e all’impegno di molti attori determinanti – ha dichiarato la presidente di Ascom Maria Luisa Coppa – … È attraverso questa rete che possiamo garantire un’offerta integrata, strutturata e realmente accessibile per un turismo di qualità». Coppa ha ricordato anche il lavoro svolto con le guide G.I.A. attraverso progetti come “Commercio/Cultura”, e la necessità di valorizzare quartieri oltre il centro storico e l’intera area metropolitana.

Il settore turistico piemontese conta oggi quasi 17 milioni di pernottamenti, di cui 4,5 milioni solo a Torino, risultati che si inseriscono nella lunga trasformazione avviata dal Lingotto, dal Museo di Rivoli, dalle Luci d’Artista e consolidata dal Piano Regolatore del 1995, fino alla svolta delle Olimpiadi del 2006.

Nel suo intervento, l’assessore Paolo Bongioanni ha sottolineato: «La Regione Piemonte interviene su tutte le leve della promozione turistica con un approccio innovativo che abbandona l’ormai superata logica territoriale-amministrativa…». Ha illustrato bandi e investimenti a supporto della promo-commercializzazione, del turismo outdoor, dell’enogastronomia, dell’agroalimentare e del potenziamento dei collegamenti nazionali e internazionali, ricordando l’effetto moltiplicatore dei grandi eventi come le ATP Finals.

Il sindaco Stefano Lo Russo ha ribadito l’eredità positiva delle Olimpiadi: «Dalla splendida esperienza delle Olimpiadi di Torino 2006 abbiamo ereditato competenze che abbiamo valorizzato…». Ha evidenziato il ruolo dei grandi eventi, l’impatto positivo sull’occupazione e la necessità di valorizzare anche cultura, enogastronomia e territori montani, ringraziando le guide G.I.A. per cinquant’anni di impegno nel raccontare la città.

Il presidente della Camera di commercio Massimiliano Cipolletta ha rimarcato che «L’Olimpiade invernale ha dato la spinta a vederci e viverci come territorio anche turistico…». Torino e la sua area metropolitana rappresentano infatti il 45% del flusso turistico regionale, confermando una crescita stabile e competitiva.

Le guide turistiche G.I.A., fondate nel 1975, sono oggi un presidio fondamentale di accoglienza e interpretazione del territorio. «Il nostro è un lavoro meraviglioso e di grande valore – ha evidenziato Barbara Sapino – … Il mondo del turismo sta cambiando… il nostro compito è quello di supportare offrendo formazione continua e aggiornamenti…». Sapino ha ricordato come la professione sia sempre più regolamentata e attrattiva, e quanto ogni visita guidata generi valore economico e culturale.

I dieci anni di Estemporanea

Compie dieci anni Estemporanea-arte, musica e teatro, la realtà culturale torinese a cui ha dato vita Lucia Marino nel quartiere multiculturale di Barriera di Milano, e che ha creato in questo periodo di vita 47 produzioni musicali e teatrali, 4 festival internazionali, corsi di alto perfezionamento con importanti docenti da tutto il mondo, e oltre 3500 allievi, 253 laboratori di musica attivati in 21 istituti comprensivi piemontesi. Estemporanea è una realtà che si occupa di formare la musica nella periferia torinese, incontrando le scuole, rintracciando talenti, intraprendendo iniziative che approdano fino alla striscia di Gaza. Alla sala Le Boule, l’unica del quartiere, ex sala scommesse situata al numero di 16 di via Courmayeur, si sono riuniti Lucia Margherita Marino, musicista e fondatrice del progetto Estemporanea, l’assessora alla Politiche Giovanili del Comune di Torino Carlotta Salerno, ex Presidente della Circoscrizione 6, che insieme alla maestra Marino ha iniziato questo percorso, e Valerio Lo Manto, che prosegue l’opera della sua predecessora.

L’attuale sala concerti Le Boule nasce sulle ceneri di una discoteca abusiva, in una strada pericolosa e soggetta a degrado. Il radicarsi dell’associazione in Barriera di Milano ha portato benefici in tutto il quartiere, grazie all’attività della musica negli istituti scolastici. Si tratta di scuole povere, dove spesso la maggior parte dei ragazzi è di origine straniera. Non sono alfabetizzati perché non sono andati alla scuola dell’infanzia, e le scuole non hanno i materiali per la didattica quotidiana. Ancor meno per la musica, dato il costo proibitivo che riguarda strumenti e corsi. Grazie al crowfounding, che ha permesso nel corso degli anni di raccogliere molti fondi, una campagna dal titolo “Suono per te”, dedicata ai talenti del domani, anche le scuole del quartiere hanno potuto usufruire di corsi tenuti da insegnanti altamente specializzati. Attualmente sono tre le orchestre attive nell’Associazione, tra le quali la Takka Band Junior, composta da bambini piccoli e, nella quale, vengono accolti bambini con problemi psicomotori, seguiti da docenti qualificati. L’orchestra giovanile Eclettica, composta da ragazzi da 15 anni in su, collabora anche con il Teatro Regio, l’OSN Rai e altre formazioni musicali pop e rock, e recentemente si è resa protagonista di un’iniziativa andata ben oltre i confini di Barriera di Milano.

Elena Saccomandi, insegnante di Estemporanea, ha mantenuto contatti con Ahmed Buin Abu Masha, insegnante di musica nella striscia di Gaza, che ha insegnato musica ai bambini di Gaza componendo una musica con il suono di droni. Musicisti da tutta Italia hanno partecipato all’idea delle “33 battute per Gaza”, componendo una musica a partire dall’idea musicale di Amsha, confluiti in un bivio approdato fino a Gaza. L’incontro per i dieci anni di Estemporanea è stato chiuso da un mini concerto di Marimba, di Nancy Orobor, giovane nigeriana prossima alla laurea al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Fiore all’occhiello di Estemporanea è l’Orchestra Giovanile Eclettica, ensemble sinfonico semiprofessionale dai 15 anni in su.

Mara Martellotta

La scuola delle mogli, all’Erba il capolavoro di Moliere

Sabato 8 novembre ore 21 e domenica 9 novembre ore 16 (anche lunedì 10 novembre ore 10)


Con Matilde Brandi e Vito Cesaro

In scena al Teatro Erba di Torino per uno dei cartelloni storici di Torino Spettacoli ovvero la “Grande Prosa”, sabato 8 e domenica 9 novembre (con replica anche il lunedì 10 novembre al mattino) LA SCUOLA DELLE MOGLI, una edizione del capolavoro molieriano con costumi d’epoca e una confezione accattivante anche grazie alle scenografie mobili.

Protagonisti Matilde Brandi e Vito Cesaro che cura anche adattamento e regia. Completano il cast Claudio Lardo, Gerardina Tesauro, Christian Salicone e Alfredo Crisci.

Le scene sono di Rudy Zoppi, i costumi di Maria Marino e le musiche di Danny Elfman.

Arnolfo (Vito Cesaro), decide di sposare la giovane Agnese (Matilde Brandi) cresciuta ed educata fin da bambina alla più profonda ingenuità e semplicità. Infatti, l’uomo, è convinto che solo le donne educate, istruite e mondane siano in grado di tradire un uomo, nonostante il suo amico Crisaldo (Claudio Lardo) cerchi invano di dissuaderlo e, per questo, la tiene rinchiusa sotto la sorveglianza di due fidati servitori: Alano (Alfredo Crisci) e Giorgina (Gerardina Tesauro). Invece la ragazza è talmente ingenua e semplice da non poter nemmeno comprendere la possibilità di tradire. Sarà proprio questa stessa ingenuità a farla cadere nelle braccia di un altro uomo, Orazio (Christian Salicone) proprio perché semplicemente innamorata.

Se volessimo declinarla ai giorni nostri potremmo vederci una stupenda commedia romantica in cui l’amore vince su tutto, in quanto sentimento genuino e viscerale. Viva l’amore sempre!

Repliche La scuola delle mogli al Teatro Erba (Torino, c. Moncalieri 241):

8 novembre ore 21 – 9 novembre ore 16 – 10 novembre ore 10

 

Prezzi biglietti:
sabato sera:

  • posto unico € 24.50+1.50
  • ridotto unificato € 17.50+1.50 (under26, over60, abbonati*, CVC, gruppi di almeno 15 persone, persone con disabilità **)
    domenica pomeriggio:
  • posto unico € 22.50+1.50
  • ridotto unificato € 16.50+1.50 (under26, over60, abbonati*, CVC, gruppi di almeno 15 persone, persone con disabilità **)

mattinaposto unico € 9
* possessori di abbonamento 25/26 a qualsivoglia teatro italiano!
** la riduzione per persone con disabilità è estesa a 1 accompagnatore

Informazioni e prevendite:
-direttamente al sito www.torinospettacoli.it     -via whatsapp al numero 320.9050142
-alla biglietteria del Teatro Erba di Torino (orari chiamando il numero 011.6615447)
-Info: tel. 011.6615447/011.6618404 – info@torinospettacoli.it;  -tramite il circuito www.ticketone.it

Il team studentesco Policumbent sul tetto del mondo

Un nuovo record mondiale per il team studentesco del Politecnico di Torino Policumbent. I membri del team e l’atleta paralimpico Diego Colombari hanno raccontato con parole e immagini, all’apertura del Consiglio di Amministrazione del 23 ottobre scorso, che li ha omaggiati con un lungo applauso, come nella giornata di sabato 18 ottobre, del record mondiale di distanza percorsa in un’ora.

“I miei più grandi complimenti al team per lo straordinario risultato, frutto di passione, perseveranza e duro lavoro. I team studenteschi sono un fiore all’occhiello del nostro ateneo e tutta la nostra comunità segue orgogliosa i loro progetti e gli straordinari risultati che stanno raggiungendo in diversi settori, in cui le competenze tecnologiche vengono abbinate a entusiasmo e grandi valori umani. Queste ragazze e questi ragazzi sono i rappresentanti migliori dell’importanza delle STEM e del metodo di studio del Politecnico di Torino – ha commentato il Rettore Stefano Corgnati”.

Il Rettore ha poi ringraziato il consigliere del Politecnico Andrea Gavosto per aver facilitato la messa a disposizione del circuito di Balocco, senza il quale il record non avrebbe potuto essere raggiunto. Protagonista dell’impresa è il prototipo Hand – Trike Cerberus, un mezzo a tre ruote spinto dalla una pedalata a braccia del ciclista, posto in posizione reclinata, studiata per le persone con disabilità agli arti inferiori, interamente ideato e progettato dal team studentesco Policumbent, dell’ateneo torinese, guidato dal campione paralimpico Diego Colombari.

34,90 km percorsi in un’ora: si tratta della più lunga distanza mai registrata per la categoria “Men Arms Only, Single Reader” dell’International Human Powered Vehicle Association (IHPVA), che ha così battuto il precedente record del 1999 di 33,11 km dell’atleta inglese Kevin Doran.

La distanza percorsa sull’ora è stata calcolata sul numero dei giri completi per la lunghezza del giro, a cui viene aggiunta la distanza calcolata come la velocità media del quinto e ultimo giro per il tempo rimanente al passaggio alla fotocellula al quarto giro. Un sodalizio, quello tra Cerberus e Diego Colombari, che già nel 2024 si era dimostrato vincente con il record mondiale di velocità alla World Human Powered Speed Challenge. Il risultato ottenuto ha quindi replicato la combinazione perfetta della prestazione fisica dell’atleta e dell’eccellenza tecnico-ingegneristica del prototipo che, con questo secondo record mondiale, conferma l’altissimo livello del team, capace ancora una volta di superare i limiti trasformando Cerberus, concepita per la velocità massima in una macchina da endurance, con nuovi sistemi di aerazione e una trasmissione più efficiente.

La sfida più grande per l’atleta e il team è stata proprio quella dell’aerazione: è stato necessario modificare l’aerodinamica del veicolo creando delle prese d’aria che, in assetto da velocità pura, non possono essere usate perché aumenterebbero la resistenza aerodinamica. Anche Diego Colombari ha dovuto affrontare cambiamenti nei suoi allenamenti spostando il focus della preparazione sulla resistenza delle condizioni registrate nell’abitacolo durante alcuni test, vicini ai 50 gradi con il 65% di umidità.

Gian Giacomo Della Porta

Petrenko alla Rai: quando la bacchetta diventa linguaggio

Di Renato Verga

Non serve cercare un filo rosso tra i brani del secondo concerto della stagione sinfonica Rai: il vero
tema della serata era uno solo, Kirill Petrenko. È per lui che l’Auditorium Toscanini di via Rossini
si è riempito in ogni ordine di posti. È per lui che il pubblico torinese, da giorni in fermento, si è
lasciato trascinare in una nuova, magnetica lezione di direzione orchestrale. Otto volte sul podio
dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai in più di vent’anni, Petrenko ha con questa formazione
un’intesa speciale, costruita sulla fiducia reciproca e su un linguaggio condiviso che non ha bisogno
di parole.

Il pubblico sarebbe accorso anche se in programma ci fosse stato Fra Martino campanaro. Ma, per
fortuna, la serata offriva ben altro: un viaggio nel Novecento mitteleuropeo e un ritorno luminoso al
classicismo di Beethoven.

Janáček e Bartók, il folklore senza confini

La prima parte del concerto accosta due autori lontani solo in apparenza. Leoš Janáček e Béla
Bartók guardano entrambi alle radici popolari, ma senza indulgere nei colori pittoreschi o nel
nazionalismo accademico di Smetana e Dvořák. Per loro il folklore non è cartolina, ma linguaggio:
una grammatica nuova con cui ridisegnare la musica dopo la crisi della tonalità.
Nelle Danze lachiane, Janáček distilla il canto moravo fino a renderlo struttura viva. Petrenko lo
accompagna con una delicatezza sorprendente, come se accarezzasse le pieghe di una lingua
arcaica. Il tono pastorale della prima danza, il lirismo tenero della seconda, la rude energia della
terza — il “martellare del fabbro”, come lo chiamava il compositore — vengono disegnati con
precisione millimetrica, ma mai fredda. L’orchestra risponde con un suono terso e flessibile, i legni
chiacchierano come in una scena di villaggio, gli archi danzano con leggera ironia. Nella sesta
danza, la musica esplode in un tripudio di ritmo e luce: Petrenko la fa vibrare con gioia quasi fisica,
trasformando la sala in un paesaggio sonoro di colline e vento.

Poi, di colpo, il quadro bucolico svanisce. Con la suite da Il mandarino meraviglioso di Bartók, il
direttore ci trascina in un’altra dimensione: quella oscura e febbrile della città moderna. Il racconto
di Melchior Lengyel – sesso, denaro, morte – trova nella musica un corrispettivo visivo e viscerale.
Petrenko dirige con lucidità chirurgica: ogni dissonanza, ogni contrazione ritmica ha un senso
preciso. Il suono è barbarico ma non brutale, illuminato da una tensione interiore che ne svela la
logica. Il clarinetto seduce, gli ottoni esplodono, le percussioni feriscono. E poi, nel finale, la
trasfigurazione: le dissonanze si sciolgono in una luce impalpabile, quasi un perdono. Petrenko
riesce a rendere questo passaggio con una spiritualità rarefatta, sospesa tra dolore e redenzione.

Beethoven: la chiarezza come emozione

Dopo tanta energia tellurica, serve un intervallo per respirare. Ma il ritorno in sala è una rivelazione:
la Seconda Sinfonia di Beethoven, che sotto la bacchetta di Petrenko diventa un inno alla vitalità,
alla costruzione lucida, alla gioia come forma di resistenza.

Il direttore ridisegna la partitura come un prisma di luce. L’introduzione lenta è un respiro
trattenuto, l’Allegro con brio un turbine di idee. Tutto è controllato ma mai ingessato: le
modulazioni insolite, tanto criticate dai contemporanei, diventano per Petrenko un terreno di

scoperta. Il dialogo fra le sezioni è un esercizio di equilibrio miracoloso: legni che cantano come in
Mozart, timpani che punteggiano con eleganza, archi che respirano insieme, come un organismo
unico.

Lo Scherzo è un piccolo prodigio: ironico, leggero, ma sempre sotto tensione. Petrenko lo
costruisce con mani d’orafo, misurando ogni dinamica come un regista della parola musicale. E
quando arriva il Finale, la sinfonia diventa un’esplosione di energia controllata: un gioco ritmico in
cui la chiarezza si fa emozione, e la gioia non è mai superficiale.

Il gesto del direttore – asciutto, preciso, magnetico – traduce il pensiero in suono con una
naturalezza che dovrebbe essere studiata nei conservatori. Ogni movimento delle mani ha un senso,
ogni sguardo accende una risposta immediata nell’orchestra. Alla fine, il pubblico esplode in un
applauso al calor bianco, ma sono gli stessi musicisti, con il loro sorriso riconoscente, a dire la
verità più profonda: con Petrenko sul podio, suonare è un atto di felicità.

“Continua la Bassa crescita dell’economia italiana”

Giachino: “Purtroppo avevo ragione… Ne parlai nel mio libro a Marzo 2025. Nel frattempo aumentano le povertà e le diseguaglianze. La politica sembra insensibile alle sofferenze di una parte importante del Paese” 

 
Caro Direttore, 
L’attuale Governo sta tenendo magistralmente a posto i conti pubblici che, insieme alla stabilità economica, danno un messaggio positivo ai mercati , cosicché lo Spread si riduce sempre di più anche se la Bassa crescita economica non riesce a diminuire il nostro Debito Pubblico che al nostro Paese costa decine di miliardi che potrebbero essere usati per la Ricerca, per la Scuola e la Sanità.  La maggiore CRESCITA della nostra economia è il primo problema del nostro Paese.  Ne ho scritto nel mio ultimo libro PER CRESCERE DI PIÙ che presentai il 21 marzo scorso alla Camera dei Deputati insieme al Dott. Gianni LETTA. La bassissima crescita della economia  aumenta i suoi effetti negativi con l’aumento delle persone in povertà e con l’aumento delle diseguaglianze , due argomenti che il nuovo Santo Padre ha sottolineato ieri nell’ incontro con il Presidente Mattarella e la Premier Meloni. La politica , neanche le Piazze pro Palestina della settimana scorsa, sembra insensibile al grido di dolore delle persone in difficoltà.  Non era così nei primi decenni del dopoguerra. La la grande crescita economica che portò al Boom economico si può dire che ridusse le diseguaglianze perché le famiglie lavorando riuscivano a migliorare il benessere famigliare, gli immigrati dal Sud trovavano lavoro, facevano studiare i figli e acquistavano auto e casa. In questi ultimi trent’anni la bassa crescita della economia invece ha aumentato le diseguaglianze e la povertà. Le Città sono divise in due tra chi sta bene e la metà che sta male. A Torino in particolare la metà della Città che quattro anni fa stava male oggi sta peggio .Le periferie sono dimenticate o non sono centrali nelle strategie delle Amministrazioni comunali.
Abbiamo bisogno che la politica recuperi anima e sensibilità umana per ricalibrare le priorità . Abbiamo bisogno di maggiori competenze nel Governo nazionale e nelle Amministrazioni locali .  A ottant’anni dalla Liberazione emergono le grandi scelte dei Governi di De Gasperi e a guida DC. Per capirci nei Governi di De Gasperi c’erano più candidati alla Presidenza della Repubblica . Nell’attuale Governo le competenze di livello internazionale stanno ampiamente nel palmo di una mano. A Torino i grandi Sindaci sono Peyron e Grosso tutti e due di scuola DC.
Oggi non essendo possibile il terzo mandato di Sergio Mattarella , salvo che non si candidi la Premier , l’unico candidato autorevole e con consenso ampio e’ Gianni Letta.
Ecco perché non sono assolutamente fuori luogo i tanti richiami alla DC .
 
Mino GIACHINO 

Noto deejay muore dopo grave incidente

E’ morto Giuseppe Lafabiano, 41 anni, di Novara. L’uomo era rimasto coinvolto in un grave incidente avvenuto  Magenta, sull’ex statale 11. Il motociclista, noto deejay, era rimasto ferito in modo gravissimo dopo lo scontro con un’automobile. E’ stato trasportato in codice rosso all’ospedale di Legnano, e  sottoposto a un delicato intervento chirurgico, ma è deceduto nelle scorse ore.

Ma il Centro può abitare in questa sinistra?

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LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Il voto nelle Marche e nella Calabria, i vari dibattiti parlamentari, l’organizzazione delle piazze, la
presenza nei media e nei vari talk televisivi, i riferimenti politici più gettonati e in ultimo, ma non
per ordine di importanza, il profilo e l’identità stessa della coalizione, ci portano ad un’unica
conclusione. E cioè, il campo largo o, meglio ancora, l’attuale coalizione di sinistra e progressista,
sono radicalmente estranei, esterni ed avulsi rispetto a tutto ciò che è anche solo lontanamente
riconducibile al Centro e a ciò che storicamente lo caratterizza sotto il versante politico, culturale,
sociale, valoriale e programmatico. Non si tratta, cioè, di essere pregiudizialmente polemici o
accecati dalla faziosità. La realtà è oggettiva e ormai lo confermano quasi tutti gli osservatori e i
commentatori che su vari organi di informazione – tranne quelli che sono funzionali ad un progetto
politico riconducibile ad una sinistra estremista, radicale e massimalista – individuano
nell’assenza di un autorevole riferimento centrista l’anello debole dell’alleanza alternativa al centro
destra. Il vero rimedio, però, non è quello di sommare alle attuali forze massimaliste, populiste,
radicali ed estremiste anche una piccola ‘gamba di centro’. Che sarebbe quella ideata, progettata
e pianificata a tavolino dal duo Bettini/Renzi. Perchè quell’operazione, come tutti sanno del resto
– ma proprio tutti – è solo un furbesco escamotage per ottenere una manciata di seggi
parlamentari gentilmente concessi dai veri azionisti della coalizione. Quello che conta, semmai e
al contrario, e come avveniva quando esisteva un centro sinistra riformista, plurale e di governo, è
contribuire a dettare l’agenda politica e programmatica dell’intera coalizione. È sufficiente citare il
Ppi di Franco Marini, Gerardo Bianco e Pier Luigi Castagnetti prima e la Margherita di Francesco
Rutelli, lo stesso Marini e Arturo Parisi poi per rendersi conto che quel centro sinistra non era la
banale e goffa riedizione – seppur mutatis mutandis – del “Fronte Popolare” di togliattiana
memoria o della “gioiosa macchina da guerra” ideata da Achille Occhetto e compagni. E questo
perchè l’attuale ‘campo largo’ o larghissimo che sia, come viene concretamente percepito e
soprattutto vissuto dalla pubblica opinione è, molto semplicemente, l’unità delle sinistre.
Qualcuno potrebbe obiettare che i tempi cambiano e anche il profilo e la stessa identità delle
coalizioni sono destinate a cambiare. E profondamente. Probabilmente è così se è vero, com’è
vero, che da una coalizione dove erano visibili e percepiti come tali un Centro riformista e di
governo che si alleava con una sinistra altrettanto di governo e riformista, si è passati ad un
cartello elettorale e politico dove l’aggregazione delle mille sfumature di rosso hanno avuto il
sopravvento rispetto a qualsiasi altro apporto e contributo politico e culturale.
Per queste ragioni, semplici ma essenziali, quel segmento della pubblica opinione che si
riconosce in un progetto politico centrista, riformista e di governo oggi non può che guardare
altrove oppure, e peggio ancora, astenersi dal voto. Come, del resto, puntualmente sta capitando.
Probabilmente, e in attesa che intervengano altri elementi innovativi che introducano una netta
discontinuità rispetto agli attuali equilibri ed assetti politici, il prossimo confronto tra le rispettive
coalizioni sarà ancora ispirato e coerente con i modelli conosciuti e ormai consolidati. E
dovremmo prendere atto, piaccia o non piaccia, che il Centro sarà ancora scientificamente ed
organicamente assente dalla coalizione di sinistra e progressista.