Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Annabel Abbs “Frieda” -Einaudi – euro 21,00
Se volete saperne di più sulla baronessa tedesca Frieda von Richtofen e la sua storia d’amore con il grande scrittore inglese David Herbert Lawrence questo è il libro che fa per voi.
Annabel Abbs non si è fermata alla superficie, ha fatto approfondite ricerche ed ha compiuto una magnifica alchimia in questo romanzo biografico che penetra nel profondo di una donna fuori dagli schemi della sua epoca.
Frieda è non solo la Connie in “L’amante di Lady Chatterley”, ma anche l’eroina di altri romanzi e racconti dello scrittore che ha rivoluzionato il modo di raccontare la sensualità in letteratura.
Il romanzo parte dal 1907 quando Frieda vive a Nottingham con l’appannato e rigido marito Ernest, studioso di etimologia, «…disciplina a tonnellate, ma zero passione» e i loro 3 figli piccoli.
Galeotto sarà un viaggio di Frieda a Monaco in visita alle sorelle, perché entra in un mondo per lei completamente nuovo. La città bavarese è piena di vita, nei caffè bohemien si incontrano artisti e intellettuali all’avanguardia, si affaccia la psicoanalisi, si pratica il libero amore e le liaison al di fuori dei matrimoni sono all’ordine del giorno.
Per Frieda è una sorta di risveglio e scoperta di se stessa. Si innamora dell’amante della sorella (che da lui aspetta un figlio) Otto Grass, brillante psicoanalista seguace di Freud, che però ha il difetto di ingravidare non solo la moglie ma anche le sue numerose amanti. Sarà una passione travolgente senza freni inibitori e con tanta utopia all’orizzonte.
Poi Frieda torna dalla sua famiglia, ma non è più la tranquilla mogliettina di prima.
Nel 1912 c’è la svolta della sua vita, l’incontro con l’ex studente del marito, il geniale e ambizioso giovane figlio di un minatore, David Herbert Lawrence. E’ amore al primo sguardo.
Lei ha 31 anni, lui 26; lei butta al vento 13 anni di matrimonio e scappano insieme.
Frieda lascia i tre figli -Monty di 11 anni, Elsa di 10 e Barby di 7- e un marito distrutto, travolto dallo scandalo, rancoroso, che oscilla tra suppliche e minacce. La peggiore di tutte…non farle più rivedere i figli.
Frieda e Lawrence si sposano nel 1914 e resteranno insieme fino alla morte di lui, nel 1930, a soli 44 anni, consumato dalla tubercolosi.
Viaggeranno instancabilmente in una sorta di “pellegrinaggio selvaggio”, lei è la sua musa ispiratrice, compagna, amante, madre e forse mai nessun’altra donna ha influenzato tanto uno scrittore. Il loro è un rapporto complesso, fatto di litigate furiose: lui geloso e possessivo, lei dilaniata dalla perdita dei figli, lui che non capisce il suo dolore di madre, la tiranneggia e si inalbera quando è presa dalla nostalgia per i suoi bambini. E Annabel Abbs vi racconta questo tratteggiando la figura a tutto tondo della vera Lady Chatterley.
Frieda von Richtofen “Non io ma il vento…” -Avagliano Editore- euro 12,50
Questa è l’autobiografia che la baronessa Frieda von Richtofen (membro dell’aristocrazia bavarese e imparentata con Manfred von Richtofen, il Barone Rosso dell’aviazione tedesca) scrisse dopo la morte di Lawrence nel 1930 e pubblicò nel 1934.
Racconta gli alti e bassi della sua storia d’amore con l’uomo che le cambiò la vita, col quale fuggì dopo solo 6 settimane che si conoscevano, e di come insieme attraversarono il mondo -Europa, America, Australia e Sud America- cercando infine luoghi salubri e più idonei per la salute cagionevole dello scrittore. scrittore.
C’è lei dietro il nuovo modo di far letteratura di Lawrence, pagine rivoluzionarie e oltraggiose, perché «..Frieda trasformava in realtà ciò che il celebre marito traduceva in letteratura: lei gli forniva gli spunti per la trasfigurazione artistica dei moti e delle passioni».
Le scabrose vicende narrate ne “L’amante di Lady Chatterley” diedero di Frieda l’idea di una donna amorale e lasciva, su cui gravò, pesante come un macigno, l’aver rinunciato ai figli.
Nelle pagine di questo memoir scopriamo quanto la decisione sia stata per lei devastante, e quanto si sentisse tirata da una parte all’altra, sospesa tra la nostalgia dei figli e le scenate di Lawrence che non capiva i suoi stati d’animo e pretendeva un’attenzione totalizzante.
Lei, più grande e matura, fu in grado di gestire una personalità difficile come quella dello scrittore e il loro fu a tutti gli effetti un grande sodalizio.
In questa autobiografia compaiono anche l’amicizia con personaggi della levatura della scrittrice neozelandese Catherine Mansfield e John Middleton Murray (che furono anche i loro testimoni di nozze) e gli incontri con intellettuali come Aldous Huxley e Richard Aldington.
Dopo la morte di Lawrence, Frieda si risposò per la terza volta con l’italiano Angelo Ravagli; con lui si trasferì nel New Messico, dove morì di ictus il giorno del suo 77esimo compleanno, nel 1956, ed è sepolta a Taos. E questo piccolo-grande libro è la testimonianza in prima persona della sua vita con D.H. Lawrence, uno dei geni letterari a livello mondiale.
David Herbert Lawrence “L’amante di Lady Chatterley”
Lawrence (nato a Eastwood nel 1885, morto a Vence nel 1930), fu scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e grande innovatore della letteratura anglosassone. Ha scritto molti romanzi ma uno su tutti vale la pena leggere, “L’amante di Lady Chatterley”, dato alle stampe nel 1928, di cui potete trovare più edizioni.
All’epoca fece scalpore, tacciato di oscenità per le esplicite scene d’amore, in cui la sessualità balza agli occhi. E’ la storia della travolgente passione tra l’infelice Connie -giovane donna inchiodata nel matrimonio con un nobile paraplegico- e il suo guardacaccia, Oliver Mellors, uomo rude della working class ed inferiore socialmente.
Lawrence racconta magnificamente gli stati d’animo della protagonista, la tristezza e il senso di solitudine nella sontuosa tenuta del marito immersa nelle nebbiose Midlands inglesi; poi la scoperta che la vita possa offrire di più.
Connie, nonostante le briglie e la freddezza del marito, riesce a maturare come donna, a scoprire una sessualità piena ed appagante, a intravedere un nuovo futuro.
L’opera fu subito messa al bando in tutta Europa, a partire proprio dal Regno Unito su cui aleggiava il perbenismo vittoriano. Rivide le stampe nel 1960 e da allora è annoverato tra i capolavori della letteratura mondiale.
David Herbert Lawrence “Canguro” -Stampa Alternativa- euro 18,00
Questo romanzo fu pubblicato nel 1923 e racconta l’avventuroso viaggio in Australia dello scrittore Richard Lovat Somers e della moglie tedesca Harriet.
Il protagonista ha lasciato l’Europa, dove l’intolleranza e il fascismo avanzano impietosi, e cerca di ricostruirsi una vita dall’altra parte del mondo.
Nel libro c’è la scoperta del nuovo paese, la sua natura incredibile: «…gli splendidi, screziati colori dell’alba australiana…sempre straordinari, carichi di mille sfumature, mai gialli o rossi decisi».
Ci sono le lande sconfinate, ma anche città in tumultuoso divenire come Sydney, gli incontri con personaggi straordinari, come l’appassionato Cangaroo che sogna più giustizia, e con vicini che porgono aiuto. Un romanzo che è un inno d’amore per una terra lontana e i suoi incredibili abitanti, un libro che fa venire voglia di partire alla scoperta dell’Australia.
Imprenditrici, libere professioniste, dirigenti, artiste, docenti, commercianti e tante altre: sono le protagoniste dell’economia e della cultura cittadina che hanno aderito al manifesto Torino Città per le Donne, un progetto senza finalità politica, che non si identifica con alcuna corrente politica e che si rivolge all’universo maschile e a quello femminile. Fondata dalla Manager culturale Antonella Parigi, dalla Docente di fisica del Politecnico di Torino Arianna Montorsi, dall’Amministratore Delegato di Socialfare Laura Orestano e dalla neurologa della Città della Salute e della Scienza Maria Claudia Vigliani, Torino Città per le Donne si basa su un programma articolato che nasce da un’analisi puntuale del presente. Un presente che, a tutti i livelli, necessita di un cambiamento inteso come esigenza primaria da tanti cittadini e cittadine. In molti, infatti, avvertono la necessità di operare in un contesto politico, sociale e culturale che favorisca l’inclusione, metta al centro la persona e il pianeta, ponga attenzione al benessere dell’essere umano ed operi pensando anche alle generazioni future. Consapevoli che le donne – per skill, empatia, know-how e sensibilità – possono essere il delta che fa la differenza per promuovere una nuova visione della politica e del sociale, il gruppo promotore di Torino Città per le Donne ha redatto un manifesto. L’obiettivo è far sì che l’universo femminile venga maggiormente coinvolto nei processi decisionali e lavorativi a tutti i livelli e in tutti i settori così da soddisfare i requisiti basilari necessari a vivere bene. Per questa ragione sono stati individuati 8 verbi emblematici: lavorare, abitare, decidere, educare, amministrare, convivere, curare, promuovere benessere. Ad oggi i numeri di TOxD sono molto lusinghieri: 55 aderenti al comitato promotore, circa 400 aderenti ai tavoli, 557 sottoscrizioni del Manifesto, pagina Facebook seguita da quasi 2000 persone e 23000 visualizzazioni della Maratona delle Idee. ScattoTorino ha incontrato le quattro fondatrici per approfondire questo tema così importante.
Fu Presidente della Repubblica dal 1999 al 2006. Una delle presidenze sicuramente più rispettate e senza ombra di macchia, che suscitò un ideale confronto col settennato di Luigi Einaudi
Poi scorrono pagine sublimi in cui Astolfo si innamora della foto di una donna misteriosa che campeggia su una pietra tombale priva di nome e date. E’ un colpo di fulmine e anche l’inizio di un mistero. Malinverno la battezza Emma (come la flaubertiana Bovary), ne cura la sepoltura con infinita attenzione, e la sua vita cambia quando arriva una donna che è identica a quella della foto. E’ Ofelia, si porta dentro un dolore che viene da lontano ed è uno dei personaggi chiave.
Centrale è il desiderio di mutazione di tre donne.
Al centro c’è la narrazione del difficile dialogo tra civiltà diverse; tema che l’autrice vive sulla sua pelle, lei che è nata a Rabat, in Marocco (nel 1981), e vive a Parigi.
Ci conduce nel vecchio West e ci catapulta in una storia vera, quella dell’esperimento poi fallito condotto dall’esercito per importare in Nord America decine di cammelli e dromedari dal Medio Oriente.
modo adeguato. In ogni caso un progetto di difficile realizzazione, considerato il divieto di assembramento anche nei negozi. Nessuno può pretendere grandi cose da una Torino divenuta zona arancione, ma nessuno sentiva la necessità di una edizione così ridotta da far apparire il Salone un’iniziativa totalmente priva del suo spirito originario. Il libraio Pezzana che fu il vero ideatore del Salone, non avrebbe mai pensato ad una cosa del genere perché il libraio Pezzana, ideando il Salone, seppe andar oltre gli interessi delle librerie torinesi. Cercando sul sito del Salone non appare inoltre un programma concreto e non capisce cosa accadrà nelle 34 librerie che hanno aderito al progetto a cui auguriamo la massima fortuna anche se non contribuisce certo a riaffermare il nome di Torino come città del libro che la fine miserevole della UTET Grandi opere ha definitivamente cancellato. Appare emblematico dell’ importanza di questo Salone “ internazionale“ il fatto che il settimanale “Torinosette“ gli dedichi un articolo a quattro colonnine, il doppio dello spazio riservato ad un piccolo convegno da remoto su Vittorio Emanuele II i cui relatori sono così noti da non essere neppure nominati.
Protagoniste di Valore, rubrica a cura di
Protagoniste di Valore ha incontrato Roberta Ceretto, Presidente e Responsabile comunicazione dell’Azienda vitivinicola che dal 2004 al 2007 è stata Consigliere del Consorzio del Barolo e Barbaresco e dal 2005 al 2008 ha ricoperto il ruolo di Vice Presidente del Gruppo Giovani di Confindustria di Cuneo. Tra i suoi incarichi anche quelli di Consigliere d’Amministrazione della Fondazione Nuovo Ospedale Alba-Bra onlus, Consigliere d’Amministrazione del Consiglio per le relazioni tra Italia e Stati Uniti, Consigliere d’Amministrazione dell’Agenzia di Pollenzo, Membro del Consiglio generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, ente non profit che ha scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico del territorio e Vice Presidente di Confindustria Cuneo. In sintesi, una donna competente, dinamica, determinata e amante dell’arte in tutte le sue forme.
Passione e valorizzazione del territorio sono nel vostro DNA. In che modo li declinate?
Conte fino a pochi giorni fa parlava di duri sacrifici imposti agli Italiani per garantire loro un Natale diverso che oggi ha smentito con norme restrittive che rivelano il totale fallimento della politica di governo e regioni nel fronteggiare la pandemia. Un pasticcio tutto italiano dove le regioni hanno contribuito a complicare le cose, rendendole irresolvibili e in cui il Governo si è rivelato un gruppo formato di velleitari improvvisatori.