

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Non si può non essere soddisfatti per la rimozione del commissario Domenico Arcuri, manager targato Pd, sempre vissuto di incarichi pubblici, senza mai aver dato prova di efficienza.
Arcuri appare come una vistosa espressione di quel sottobosco romano che ammorba la vita di questo Paese da sempre. Grave colpa di Conte fu scegliere questo grigio personaggio per un incarico così delicato e inedito, mettendo in secondo piano la Protezione Civile che con le emergenze ci convive da sempre e che quasi sempre ha centrato gli obiettivi, specie durante la gestione Bertolaso. Non voglio infierire ulteriormente su Arcuri che è stato oggetto di tanti miei articoli nel corso un anno zeppo di errori , di inefficienza e persino di arroganza . Non ripeterò qui l’elenco delle sue vistose responsabilità che molti giornali hanno sempre taciuto o minimizzato e che pure apparivano sempre più evidenti anche agli occhi di semplici cittadini . Solo ieri certi giornali si sono accorti degli errori di Arcuri , da tempo ormai inviso a buona parte dell’opinione pubblica . Solo ieri il “Corriere della Sera” ha scritto quanto segue e che dovrebbe da solo portare la Magistratura ad aprire un’indagine : “Il solito consociativismo italiano che porta a distribuire le poche dosi di vaccino disponibili fra ordini professionali , amici degli amici e varie categorie non esposte, mentre milioni di anziani aspettano “. Di quel consociativismo Arcuri è stato ed è l’emblema, anche se non basta cacciarlo per rimediare . Il Presidente Draghi ha scelto il suo successore in un generale degli Alpini di grande esperienza proprio nel campo della logistica che nobilmente e sobriamente ha parlato di voler “servire la Patria”. Non si sentiva da tempo immemorabile ascoltare la parola Patria . Le primule appassite di Arcuri e il tricolore del Generale Figliuolo, potremmo dire, sintetizzando.
C’è stato subito qualche fazioso imbecille che ha palato di “militarizzazione “ del Paese . In effetti il ricorso ad un militare dimostra in modo lampante l’emergenza di oggi che un anno di incompetenze ha aggravato. Dopo un anno ci troviamo in condizioni peggiori senza poter intravvedete un’uscita. La gente e’ sempre più angosciata e di questo Draghi si è reso conto. Resta un mistero la sopravvivenza del piccolo politicante lucano al ministero della Salute .
Auguriamoci che la Penna Bianca possa fare il miracolo. Conte chiamo’i militari solo per “smaltire“ i morti di Bergamo, Draghi chiama il Generale per tutelare la vita degli Italiani che solo una vaccinazione di massa può preservare. Oggi ci sono le condizioni per tornare ad aver fiducia nello Stato, fermo restando che non si può fare di Arcuri il capro espiatorio di una gestione fallimentare della pandemia da parte del Governo Conte di cui si salva il solo viceministro Sileri, l’unico competente e, ironia della sorte, grillino: un vero ossimoro, anch’esso espressione dei tempi pazzi che viviamo.
Istituire un apposito Sportello comunale per la tutela degli animali, come già avviene in altri Comuni, che fornisca ai cittadini informazioni (leggi vigenti, servizi veterinari, sterilizzazioni, adozioni, informazioni su canile e gattile, ecc.), coinvolgendo nella gestione le associazioni locali che si occupano di protezione e benessere animale: è quanto prevede una Mozione approvata dal Consiglio comunale di Chieri (con 2 astenuti), e firmata dai consiglieri di minoranza Rachele SACCO (Progetto per Chieri-Salviamo l’ospedale insieme) e Tommaso VARALDO (Gruppo Misto Chieri).
«Lo Sportello dedicato alla tutela degli animali sarebbe stato introdotto con il futuro Regolamento per il benessere animale, ma abbiamo approvato convintamente questa Mozione per sottolineare l’importanza di questa novità-commenta il Sindaco Alessandro SICCHIERO-tempi e modalità di attuazione dello Sportello saranno comunque subordinati alla stesura del Regolamento. Un lavoro alquanto impegnativo, che non riguarda solo gli animali di affezione e che tocca molteplici aspetti, anche di natura sanitaria. Abbiamo preso l’impegno di coinvolgere nell’attuale gruppo di lavoro i consiglieri di minoranza più attenti a queste tematiche, e interpelleremo le associazioni che si occupano di protezione e benessere animale. L’istituzione dello Sportello rappresenta un segnale dell’attenzione che il nostro Comune riserva ad un tema che sta a cuore a molti chieresi».
Magnifica Torino / Una suggestiva immagine della ballerina Elisa Lacicerchia, scattata al mercato di porta palazzo. Il poeta Gabriele Casano di #respira.torino ha scritto una poesia:
Nella cornice
specchio della piazza
l’incudine e il martello
intrecciati in metriche pitagoriche
Bagnata
dal sole dell’ultimo carnevale
nel torpore
dell’ultimo profumo del mercato
la mossa
della piroetta su un tempo sospeso
l’attimo
schiude
un papavero tenero
di petali
di tessuto porpora
Nell’incrinatura della città
dove le strade e i quartieri
sfumano
nel vociare indistinto
di una Torino
ormai desta
https://instagram.com/respira.torino?igshid=12ow8hvvq3oi5
Questo magnifico romanzo della scrittrice messicana 47enne condensa in poco più di 200 pagine temi potenti come la vita, il dolore, la morte, le malformazioni genetiche, la maternità e anche il rifiuto di essa.
Tutto scorre sul filo delle scelte di 3 donne, a partire da quella della voce narrante, Laura, ragazza benestante di Città del Messico, che sta lavorando a una tesi di dottorato ed ha la mentalità aperta di chi ha studiato anche in Francia. La sua decisione di non voler diventare madre è
netta -tanto che decide di farsi legare le tube- e dice così addio per sempre alla possibilità di riprodursi, cosa che considera un «errore irreparabile».
Poi però si scopre capace di un grande amore imprevisto per il ragazzino della porta accanto. Si chiama Nicolás, ha 7 anni e violente crisi di rabbia contro la madre Doris, ex cantante country, bella e tormentata, fatta a pezzi dalla depressione e da un ex compagno violento..
E dopo il caso di Laura che la gravidanza l’ha rifiutata, quella di Doris è piuttosto subita…quasi senza scampo.
Poi c’è chi madre vuole diventarlo a tutti i costi, è Alina, amica di Laura dai tempi dell’università, epoca in cui anche lei si diceva contraria alla maternità vista come convenzione sociale.
Poi il suo orologio biologico ha battuto il tempo ed è ricorsa alla fecondazione assistita pur di fare un figlio con il marito Aurelio. Ma i piani del suo destino saranno diversi: scopre che in pancia le sta crescendo una bimba con una grave malformazione al cervello, alla quale tutti i medici danno pochissime chance di sopravivenza.
Questa è una maternità cercata con convinzione, una gestazione portata avanti con dolorosa consapevolezza, preparandosi a dare la vita e la morte allo stesso tempo. Invece la piccola Inès sorprende tutti con il suo tenace attaccamento alla vita e per un po’ le cure di medici e fisioterapisti sembrano dare qualche luce di fievole speranza.
Laura vive di riflesso il dramma di Alina e accudisce anche il figlio di Doris, attraversa le loro vite e scopre i possibili 1000 volti dell’amore.
Un romanzo sulle fragilità umane, sull’impossibilità di scappare dal dolore e l’incertezza che attanaglia ogni madre, che non può sapere quanto vivranno i suoi figli, e non è neanche detto siano quelli che avrebbero desiderato..sani, belli, intelligenti e docili da crescere.
E’ un romanzo fluviale (oltre 600 pagine) scritto dall’autore olandese che dona molti suoi tratti caratteristici al protagonista, che come lui di chiama Ilja ed è uno scrittore che ha lasciato l’Olanda.
Il libro inizia a Venezia, al Grand Hotel Europa, dove Ilja si è rifugiato per metabolizzare il dolore della storia d’amore finita con Clio e scriverne.
Dalle sue pagine emerge una passione infuocata e travolgente per la giovane ed elegante storica dell’arte incontrata a Genova, che lo ha trascinato in giro per l’Europa alla ricerca di un quadro. Sarebbe la misteriosa Maddalena del Caravaggio, opera scomparsa dopo la morte del pittore.
La storia d’amore tra Ilja e Clio si ammanta di toni gialli, in un inseguimento che è romanzo nel romanzo e trascina gli amanti a Venezia (deturpata dal turismo di massa volgare e ignorante), Palmaria per una fuga romantica e a Malta.
Ma il romanzo va ben oltre.
Iljia quando non scrive vaga per l’albergo e fa amicizia con gli ospiti fissi e con il personale, di cui racconta le storie; a partire dal facchino Abdul immigrato tra mille difficoltà che narra la sua Odissea.
Sullo sfondo c’è sempre il Grand Hotel Europa, dal passato glorioso e ora romanticamente decadente, deturpato dal nuovo proprietario cinese che bada più agli introiti che alla conservazione del fascino storico della struttura.
Ed è anche una romanzo caleidoscopico pieno di digressioni sull’Europa di oggi per finire nel kitch opulento di Abu Dabhi dove gli sceicchi intendono costruire un museo collegato al Louvre, attratti non dal valore culturale delle opere d’arte europee, ma solo dal fatto che siano costosissime e quindi ambite come status simbol.
E’ un romanzo complesso che intreccia numerose vite sullo sfondo dell’America degli ultimi 60 anni.
Per orientavi nella lettura il libro si apre con una lista dei personaggi, 35 viaggiatori divisi tra le famiglie Vincent, Christie, Camphor e Applewood, più un corollario di entità minori.
4 nuclei familiari e 3 diverse generazioni che si muovono tra la Georgia, New York, Memphis, Portsmouth, ma anche Francia, Germania e Vietnam.
I Vincent e i Camphor sono famiglie bianche di vigili del fuoco che rompono la tradizione di famiglia; invece i Christie e gli Applewood sono di colore.
Tutti i vari personaggi si trovano prima o poi davanti alla scelta se partire o restare sullo sfondo di un’America che veleggia tra segregazione razziale e prima presidenza Obama.
Impossibile riassumere un affresco di tale portata in cui compaiono stralci di vita dei personaggi a delineare tanti viaggi e tanti viaggiatori che sono infinite avventure di vita.
Violenza, omicidi, corruzione, amori e passione, ricchezza e potere: sono questi gli ingredienti strategici di questo crime thriller ambientato nella piccola cittadina del sud, Bienville, nel Mississippi.
Protagonista è il giornalista Marshall McEwan che ha lasciato il suo paese d’origine a 18 anni giurando di non volerci tornare mai più, e a Washington si è costruito una carriera di tutto rispetto come firma di punta.
Ma quando il padre si ammala e gli resta poco tempo da vivere, ecco che ritorna a Bienville, e tenta di salvare il giornale di famiglia.
In questo paese dove tutti si conoscono le cose sono molto cambiate negli anni e Marshall si trova davanti una città governata da ricchi e potenti, privi di scrupoli, che hanno fatto del Bienville Poker Club la loro roccaforte.
Rivede pure il suo amore giovanile Jet, ora moglie di un ricco imprenditore, e scopre che la passione non si è spenta.
Poi ci sono due morti sospette, quella che più tocca Marshall è il ritrovamento del cadavere di Buck Ferris, che per lui era stato come un padre: l’aveva salvato da un tentativo di suicido e poi l’aveva aiutato a crescere, diventare più forte per trovare la sua strada.
Il libro interseca la vicenda privata del protagonista – il suo passato doloroso e le vicende che più lo hanno segnato- con l’indagine a tappeto per trovare i colpevoli di omicidi e malaffare.
Marshall entra nel mirino del gruppo di potere che gestisce la città con minacce, ricatti, corruzione…Insomma tutto il marcio che è nascosto viene a galla poco a poco e la resa dei conti finale vale da sola tutto il romanzo.
E questo non è solo un thriller ricco di continui colpi di scena, ma anche uno spunto per riflettere sui lati oscuri della ricchezza, sui dilemmi morali e sul potere di corruzione degli uomini.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Ci sono ragioni politiche che ci inducono alla benevola cautela nei confronti del Governo Draghi perché esso ci ha liberato da Conte e dal governo giallo-rosso.
Ciò premesso, sarebbe intellettualmente disonesto non evidenziare che sul tema cruciale della pandemia nulla è cambiato e che Draghi segue la stessa linea infruttuosa di Conte . Già la riconferma di Speranza ministro della Salute, espressione di un partitino di poche unità di parlamentari e quindi assolutamente non determinante per la maggioranza, era un cattivo presagio. Ma il discorso fatto ieri davanti alle Camere non dal premier, ma dal suo ministro, rivela una continuità di metodi che allarma. Draghi segue pedissequamente Conte? Il discorso di ieri ci porta a pensare di sì. Eppure la politica di un anno si è rivelata fallimentare sotto tutti i profili . Il Paese potrebbe non reggere una clima da arresti domiciliari che sta provocando gravi guasti alla vita degli Italiani. Draghi si è presentato come la novità. Anche sui vaccini non si vede discontinuità. Tutta la politica dei vaccini va reinventata e Arcuri, per i gravi errori commessi ,va allontanato. Draghi rischia la sua immagine, se continua a sovrapporre la sua con quella politicamente squalificata di Speranza,responsabile fin dall’inizio della pandemia di errori gravissimi . Draghi deve dare un segnale forte di cambio di passo e identificarsi con Speranza e’ l’esatto opposto di ciò che dovrebbe fare. E’ persona troppo intelligente è accorta per non coglierlo . Allora viene d’obbligo domandarsi chi protegge occultamente Speranza a cui gli italiani non possono continuare a dare fiducia. E’ in gioco la nostra vita. E con la vita dei cittadini i politicanti non possono scherzare impunemente. Può suscitare un incendio di rivolta indomabile che travolge tutto il sistema politico e i suoi esponenti.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Molti hanno centrato l’attenzione sull’offesa all’on.Meloni, che, poco abituata ad usare un linguaggio controllato, forse, come ha detto il prof.Gozzini, ha poca confidenza con i libri.
Gozzini ha detto che non ne ha mai letto uno,sicuramente esagerando. Anch’io ho solidarizzato con Meloni soprattutto come donna insultata pesantemente,pur avendo verso di lei una scarsa considerazione. Lo hanno fatto in molti ,anche il Presidente Mattarella .Chi non lo ha fatto si è rivelato un becero e, se donna, persona spregevole. Val la pena di tornare, a bocce ferme, sul prof. Giovanni Gozzini, figlio del senatore comunista legato al sinistrume fiorentino catto – comunista di La Pira e di padre Balducci, sfociato nel Pci. Gozzini padre e’ passato alla storia per una legge sui carcerati, carica di utopie e di forme demagogiche e dannose. Il figlio non credo passerà alla storia per gli insulti alla Meloni. E’ uno storico contemporaneista di stretta osservanza marxista come molti docenti senesi e non solo ed è stato allievo a Firenze di Ernesto Ragionieri, un capo -scuola che oggi rivela i cascami ideologici della sua opera ormai tramontata. Anche a Torino attorno a Tranfaglia in tempi successivi si formò qualcosa del genere. Come tutti o quasi i marxisti Gozzini è convinto di una sua superiorità morale assoluta rispetto ai comuni mortali, un po’ come, Eco quando giudicava con parole offensive gli elettori di Berlusconi o altri che non meritano di essere citati, che ironizzarono sulla statura di Brunetta.
Loro sono perfetti anche fisicamente oltre ad essere dotati di un‘ intelligenza superiore. Ma soprattutto si ritengono moralmente esseri superiori e quindi autorizzati a giudicare chi non appartiene alla cellula. E’ ilsolito professore con i jeans o i pantaloni di velluto e con magliomcino e camicia aperta, che rifiuta anche solo l’idea della cravatta come un simbolo borghese.deprecabile. Non escludo che anche nelle sue lezioni porti il discorso sulla politica e sui suoi avversari, gratificandoli secondo un odio antico che viene da lontano. Dei comunisti non ha certo lo stile che aveva Amendola o anche Togliatti che pure con Gide andò giu’ con mano pesante, definendolo un “pederasta degenerato“ e non esito’ a ricorrere in altri casi anche lui alla volgarità, pur essendo il “migliore“. L’opera storica di Gozzini è modesta, anche perché ha fatto l’assessore in Toscana ed ha privilegiato l’impegno politico a quello scientifico per molti anni. E’ stato persino direttore con nomina politica del Gabinetto Vessieux di Firenze , il tempio della cultura borghese dell’ 800, quello che fu diretto tra gli altri da Montale. Quest’anno ha partecipato anche lui alle messe cantate per il centenario del Pci.
Detto tutto questo, lo ritengo una persona non al di sotto di molti docenti universitari italiani, anzi forse un po’ di sopra. Da vero toscano ama il linguaggio a volte scurrile, magari per sentirsi vicini al popolo, malgrado appartenga ad un pa élite privilegiata anche famigliarmente.
Ma il problema vero e’ che certe facoltà non possono continuare ad essere un’ enclave rossa. E’ un diritto che hanno gli studenti quello di poter sentire anche altre voci e non sempre la stessa vulgata che parte da Gramsci e giunge a Gozzini che certamente non è il nuovo Gramsci.
C’è la storia della sua vita in questa sorta di memoir in cui la scrittrice cilena si mette a nudo e ripercorre le tappe fondamentali della sua esistenza -privata e professionale- raccontata con la verve prodigiosa e l’entusiasmo che sono tra le cifre più affascinanti della sua personalità.
Parte dall’infanzia, trascorsa in un rigido regime patriarcale.
Nel 1942 la madre Panchita viene abbandonata in Perù dal marito. Si ritrova sola con tre figli piccoli e si rifugia dai genitori in Cile. Così Isabel cresce, per i primi 8 anni della sua lunga vita, col nonno Agústin, per il quale esistevano sacrificio, disciplina e responsabilità. Un nonno inflessibile che lei adorava e che le fornì le armi per non dover mai dipendere dagli altri.
Poi una tranche di vita con lo zio Ramón, console in Libano; nel 1958 una crisi politica e religiosa che minaccia di esplodere in guerra civile e lei a 16 anni torna in Cile dal nonno, mentre i suoi fratelli entrano all’accademia militare di Santiago.
In 174 pagine la Allende concentra le tappe fondamentali della sua notevole esistenza: le sue rivendicazioni femministe fin dai tempi dell’asilo, i suoi amori e la convivenza con il terzo marito. Mentre le donne più importanti sono state la madre e la figlia Paula, morta a 29 anni per una malattia rara (tragedia che ha raccontato nel libro “Paula” del 1994).
E non mancano pagine piene di fervore in cui l’innato istinto di ribellione l’ha portata a schierarsi sempre a fianco degli emarginati e dei più deboli.
Un libro magnifico che racchiude molto altro e ci permette di conoscere ancora più a fondo questa splendida scrittrice.
Rebecca West è l’autrice della fortunata trilogia degli Aubrey, ed ora Fazi ha pubblicato questo romanzo in cui protagonista è la giovane Harriet Hume, bellissima e talentuosa pianista senza il becco di un quattrino. Personaggio affascinante, fuori dall’ordinario, sospesa tra femminilità a iosa, stravaganza, un tocco di misticismo, e con la sorprendente capacità di leggere nell’animo dell’amato.
Lui è Arnold Condorex, spregiudicato uomo politico, schiavo di un matrimonio di convenienza e irresistibilmente attratto da Harriet.
I due sono diversi e opposti in tutto; lui è decisamente più banale e ordinario, schiavo delle convenzioni, arrampicatore sociale che cerca di smarcarsi in ogni modo dai suoi modesti natali.
Per lui Harriet è una calamita e, tra alti e bassi, una costante della sua vita.
Lei gli legge dentro senza mai giudicarlo o accusarlo, nonostante i suoi intrighi e maneggi, e protegge sempre il loro amore.
Dopo averla scaricata malamente, 6 anni dopo si ritrovano quando lui è diventato un uomo di successo, ma infarcito di mediocrità; mentre lei sprigiona una voglia di vivere e una radiosità sempre più prodigiose….a voi scoprire cosa succederà tra i due.
Questo è il secondo romanzo della scrittrice messinese in cui protagonista non è più l’anatomopatologa Alice Allevi (che tanto abbiamo amato anche nella fiction tv interpretata da Alessandra Mastronardi), bensì una nuova accattivante eroina che abbiamo conosciuto nel precedente romanzo “Questione di Costanza”.
E’ la 30enne Costanza Macallè: sfavillanti capelli rossi, una specializzazione in anatomia patologica, sogna di lavorare in Inghilterra, ma intanto svolge un lavoro, che le sembra di ripiego, a Verona. E’ li che si è trasferita a vivere con la sorella Antonietta.
Ma la sua vita ha un valore aggiunto: è la piccola Flora che Costanza ha avuto dopo uno scivolone con un certo Marco di cui non ha più saputo nulla e al quale non ha svelato l’esistenza della figlioletta che si sta crescendo da sola.
Costanza a Verona ha ottenuto un assegno di ricerca per un anno presso un Istituto di Paleopatologia, disciplina che nasce dalla medicina ma interseca anche l’archeologia e l’antropologia.
Nel primo dei due libri leggiamo non solo le tappe del nuovo lavoro di Costanza ma anche come riesce a rintracciare Marco e rivelargli che ha una figlia di 3 anni.
In “Costanza e i buoni propositi” seguiamo le fasi di riavvicinamento a Marco che vuole riconoscere la piccola Flora, anche se sta per sposarsi con la fidanzata storica, che sembra aver preso abbastanza bene l’inaspettata paternità.
Pagine di vita privata intercalate dalla vicenda professionale che vede Costanza coinvolta nella risoluzione di un caso risalente al 1300: tutto a partire dal ritrovamento della sepoltura di due giovani donne che hanno avuto un destino tragico.
E visto che la Gazzola si riconferma abilissima nell’alternare realtà privata e professionale della sua eroina, vi troverete a tifare per la paleopatologa Costanza, così come vi siete affezionati al personaggio di Alice Allevi.