Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Lily King “Scrittori e amanti “ -Fazi Editore- euro 18,50
E’ una passeggiata piacevolissima addentrarsi nelle pagine dell’ultimo romanzo della scrittrice americana Lily King, che nel 1914 aveva pubblicato con successo “Euforia” sull’antropologa Margaret Mead.
In “Scrittori e amanti” ci regala una protagonista alla quale affezionarsi fin dall’inizio, che si muove anche nell’affascinante mondo letterario tra scrittori di successo.
E’ Casey: ha 31 anni, debiti di studio per 73mila dollari, dopo il college ha traslocato 11 volte, ha fatto 17 mestieri, avuto un po’ di relazioni che non hanno ingranato, vive in un buco di cui fatica a pagare l’affitto.
La madre, alla quale era molto legata, è morta da poco; con il padre non ha più contatti dalla quarta superiore; il suo unico fratello vive a 5000 chilometri di distanza ed è di fatto la sua unica famiglia.
Come si può ben intuire la sua vita è un po’ in affanno.
Così mentre al momento si mantiene a stento facendo la cameriera (esperienza che anche l’autrice Lily King ha fatto e descrive in modo magistrale tra il divertente e lo sconfortante), la sua vera forza sta nell’ambizione di diventare scrittrice.
Come lei stessa dice: «la cosa che ho avuto negli ultimi 6 anni, quella che è rimasta costante e stabile nella mia vita, è il romanzo che ho scritto. E’ stato la mia casa, il posto in cui ho sempre potuto rifugiarmi, in cui ho addirittura sentito di avere un potere. Il posto dove sono veramente me stessa».
Nelle pieghe della sua vita un po’ incasinata scrivere è una necessità e il lettore finisce piacevolmente coinvolto dai suoi sforzi in quella direzione.
Allora eccola raccontare il lavoro faticoso e poco considerato, che però la colloca in un osservatorio privilegiato per osservare la variegata umanità dei clienti che serve al tavolo.
Leggerete quanto può essere complicato mantenere la rotta e riuscire a destreggiarsi tra le tante difficoltà.
Poi non manca il lato affettivo, tempestoso anche quello perché sembra essere attratta dagli uomini sbagliati; si trova innamorata di uno ma corteggiata da un famoso scrittore rimasto vedovo e geloso dei successi altrui.
Come va a finire non lo anticipo per non togliervi il gusto supremo di seguire il passaggio di Casey all’età adulta, quella in cui deve dare una direzione alla sua vita per diventare ciò che sogna da sempre, una scrittrice.
La scrittrice Lily King in questo suo romanzo cita un’altra autrice che ama molto e che vale la pena recuperare.
E’ Shirley Hazzard nata a Sydney nel 1931 da genitori britannici (madre scozzese e padre gallese) emigrati in Australia dopo la Grande guerra.
Ha girato il mondo -sud est asiatico, Giappone, Hong Kong e Nuova Zelanda)- inclusa la tappa per 1 anno a Napoli all’età di 25 anni.
Ha sposato lo scrittore, critico e biografo statunitense Francis Steegmuller (conosciuto durante un party della famosa scrittrice Muriel Spark) ed ottenuto la cittadinanza americana.
Gli ultimi anni li ha trascorsi tra New York e Capri (di cui ha ricevuto la cittadinanza onoraria nel 2000) ed è morta nel 2016 a 85 anni.
In Italia è poco conosciuta ma è stata una grandissima e talentuosa scrittrice, scoperta dall’editor newyorkese William Maxwell.
Agli inizi degli anni 60 pubblica i suoi primi racconti sul New Yorker.
Tra il 1952 e il 1962 lavora presso l’ONU che lascia per dedicarsi alla scrittura.
E bene che ha fatto poiché ha vinto 2 National Book Award e regalato ai lettori pagine splendide.
Nel 1980 vince un premio minore, il National Book Critics Circle Award, con il romanzo “Il transito di Venere” (Einaudi).
Il titolo è ispirato al fenomeno astrologico che vede passare Venere davanti al sole, (fenomeno raro e difficilissimo da osservare) e racconta la storia di due sorelle australiane, Caroline (Caro) e Grace Bell, emigrate in una ricca casa di campagna in Inghilterra negli anni 50 del secolo scorso, nella speranza di superare la tragedia che le ha rese orfane.
Lì conoscono il giovane scienziato Ted Tice, affascinato dalla vita di un francese che nel 700 viaggiò fino in India per osservare proprio il transito di Venere; salvo rimanere deluso dopo anni di preparazione all’evento.
Questo un piano di narrazione che si amalgama alle vicende di Ted e delle due fanciulle.
Ted si innamora di Caro, per niente ricambiato da lei che invece perde la testa per il brillante commediografo Ivory, a sua volta già fidanzato con Tertia.
La Hazzard ci racconta le vicende di questi personaggi nell’arco di 30 anni e quella che potrebbe sembrare una trama banale, in realtà tra le sue mani diventa un gioiello letterario; tra successi, fallimenti, sogni, delusioni, perdite e conquiste, amori, attese, infelicità e tragedia.
Sempre di Shirley Hazzard è “Il grande fuoco” (Einaudi), storia del 32enne soldato inglese Aldred Leith, decorato per atti eroici, che si trasferisce in Cina per scrivere un libro. Poi nel 1947 si stabilisce in Giappone per effettuare rilievi e studi che documentino i tragici effetti psicologici della bomba atomica che ha polverizzato Nagasaki e Hiroshima.
E’ nella vicina Kure che incontra la 17enne Helen e se ne innamora.
Lei è figlia del generale di brigata Driscoll, uomo dispotico e poco amato, e la sua vita è legata in modo più che simbiotico al fratello Benedict, affetto da una malattia gravissima e senza speranza.
Aldred entra a gamba tesa nella vita dei due giovani, con i quali condivide ricordi, racconti e pensieri.
Il suo arrivo è una ventata di aria fresca e maggiore libertà per Helen e lo sfortunato Benedict; tra loro 3 si consolida un legame forte e profondo…..peccato che il generale e l’odiosa moglie agiscano separandoli….
Giulia Caminito “L’acqua del lago non è mai dolce” -Bompiani- euro 18,00
Questo romanzo, candidato al Premio Strega, racconta un’adolescenza difficile e da emarginata. E’ quella della giovane protagonista Gaia, la cui vita è partita decisamente in salita e irta di rovi e spine. E’ nata in una famiglia difficile e complessa. Il padre muratore «noto per i grandi ceffoni e la smania di far sesso» è condannato alla sedia a rotelle per un incidente sul lavoro; il fratello maggiore, Mariano, è un ragazzo difficile e rancoroso verso la vita che gli è toccata in sorte; chiudono la fila due gemelli più piccoli.
Vivono tutti ammassati in uno sputo di metri quadrati che neanche sono loro; una sorta di scantinato concesso per grazia ricevuta ai più poveri della scala sociale.
A mandare avanti la baracca è la madre Antonia: capelli rossi e pelo sullo stomaco, testarda, non scende mai a compromessi, combatte per una soluzione abitativa un po’ più dignitosa e mantiene tutti col suo lavoro di colf. E’ una che non si arrende, lavora nelle case dei ricchi che le affidano la gestione di tutto e hanno in lei totale fiducia.
In casa è lei a dettare legge, amministra le scarse finanze, tiene tutti in riga, e affronta la vita come un panzer.
E’ lei che decide di trasferire la famiglia dal quartiere tra i più miseri della capitale ad Anguillara, sul lago di Bracciano dove le cose vanno un po’ meglio, ma non del tutto.
Una madre così forte non può che far sentire debole e inadeguata la figlia; tanto più che Antonia proietta su Gaia il suo desiderio di riscatto, spingendola a studiare per emergere dal pantano in cui vivono.
Gaia è perennemente in difficoltà: complessata per i capelli rossi che la madre le taglia maldestramente a domicilio (non possono permettersi neanche un salto dalla parrucchiera), penalizzata da una vita precaria, fatta di avanzi e cose riciclate, scartate da altri e rimesse un po’ a posto dalla madre (abiti, zaino del fratello maggiore, biciletta dismessa dal vicino, scarpe risuolate ad infinitum).
Bullizzata fin da piccola, derisa dai compagni di scuola senza pietà alcuna, fatica a fare amicizia e diventa aggressiva e rabbiosa con gli altri, nel tentativo di stare a galla sviluppa odio e violenza. E questa non è una storia di riscatto.
Pierre Martin “Madame le Commissaire e l’inglese scomparso” -Superbeat- Euro 18,00
Questo è un piacevolissimo romanzo poliziesco vecchio stampo ed è il primo capitolo di una serie di 6 gialli ambientati nell’entroterra della Costa Azzurra, tra distese di lavanda e ritmi di vita tranquilli. E’ scritto da un autore tedesco che pubblica sotto pseudonimo di Pierre Martin, ed ha due protagonisti, il commissario Isabelle Bonnet e il suo assistente Jacobert Apollinaire Eustache.
Isabelle ex capo della squadra antiterrorismo di Parigi, porta i segni sia fisici che emotivi di un attentato al presidente della repubblica francese che è riuscita a sventare.
Dopo il trauma si rifugia nel paesino di Fragolin, nel Var, dove aveva trascorso l’infanzia, figlia del sindaco che aveva trovato la morte insieme alla moglie in un tragico incidente d’auto; a bordo c’era anche la piccola Isabelle, unica superstite . Ed è proprio lì che torna, dolorante, alle sue radici, sperado di godersi un più che meritato riposo.
Ma che giallo sarebbe senza un morto…o meglio ancora …due.
Ed ecco che in una villa del paese viene trovato il corpo senza vita di una giovane donna, seminuda e con il volto sfigurato dalle pallottole.
La casa è di proprietà di un signore inglese, celibe e di cui non si sa molto, se non che è sparito. I primi sospetti cadono proprio su di lui con la gendarmerie che indaga e di fatto annaspa.
A occuparsi del caso finisce proprio Isabelle “madame le commissaire” coadiuvata dal suo assistente Apollinaire.