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Croccante di nocciole e mandorle, la ricetta della Cuoca Insolita

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Rubrica a cura de La Cuoca Insolita 

Chi non ha sentito, almeno una volta, quel profumo di nocciole e mandorle tostate passando vicino a uno di quei chioschetti colorati del Luna Park? Di questi tempi certamente non è possibile ritrovarlo andando in giro e anche la Befana quest’anno dovrà darsi parecchio da fare per trovare i suoi dolcetti. La cosa positiva è che questo croccante di frutta secca si può fare molto facilmente anche in casa, con pochissimo lavoro! È incredibile il profumo che si diffonderà piacevolmente durante la preparazione. Da far tornare bambini (e in questo periodo, tutto sommato, non è poi così male). Perfetto anche per la calza della Befana, i piccoli lo adoreranno, anche come merenda da portare a scuola. Dolcissimo ma senza zucchero: vediamo come è possibile e quali sono i vantaggi.

Tempi: Preparazione (10 min); Cottura (20 min)

Attrezzatura necessaria: Teglia da forno, carta da forno, contenitore da 25 cm diam., robot da cucina tritatutto.

ingredienti croccanteCroccante, gli ingredienti per 4 persone:

  • Fiocchi integrali d’avena biologici (o riso soffiato per versione senza glutine) – 50 g
  • Malto di riso (o sciroppo di riso per versione senza glutine) – 60 g
  • Mandorle spelate – 35 g
  • Nocciole – 35 g

Difficoltà (da 1 a 3): 1

Costo totale: 2,35 €

Perché vi consiglio questa ricetta?

  • Valori nutrizionali: rispetto alle barrette di frutta secca e cereali che si trovano in commercio, con la ricetta della Cuoca Insolita si ha il 20% in meno di calorie e il 30% in meno di grassi.
  • La frutta secca fornisce il giusto apporto di proteine vegetali, fibre, vitamine e acidi grassi Omega 3. È un ottimo alleato del sistema immunitario.
  • Le mandorle in particolare fanno molto bene alla crescita delle ossa: sapete che circa 10 g di mandorle hanno la stessa quantità di calcio di mezzo bicchiere di latte?
  • Usando il malto di riso (o lo sciroppo di riso nella versione senza glutine), al posto dello zucchero, si ha il 50% di zuccheri semplici in meno. Buona cosa per ridurre i picchi di glicemia che poi scatenano una fame da lupi dopo un paio d’ore dal pasto (bambini compresi).
  • I fiocchi d’avena assicurano una buona quantità di fibre. In caso di problemi con il glutine, sostituirlo con il riso soffiato.

Come preparare il croccante di mandorle e nocciole

FASE 1: PREPARAZIONE DELLA MISCELA

Tritate molto grossolanamente le mandorle e le nocciole insieme, usando un robot da cucina a lama. Se non avete un robot potete anche usare tagliere e coltello, ma ci vorrà più tempo. Versatele nel contenitore insieme ai fiocchi d’avena e al malto di riso. Mescolate tutto con un cucchiaio. Il risultato è una miscela molto appiccicosa: tutto ok, è così che dev’essere!

FASE 2: LA COTTURA

Accendete il forno a 160-170° C e aspettate che sia caldo. Intanto stendete sulla teglia da forno la carta da forno. Ponete al centro l’impasto colloso e cercate di stenderlo con l’aiuto di un cucchiaio o di un mattarello sopra alla carta da forno. Lo strato deve essere sottile (circa 7-8 mm, non di più). Create già prima della cottura le tracce delle barrette che vorrete ottenere, in modo che i pezzi tagliati successivamente abbiano una forma un po’ regolare.

Cuocete il croccante per 20 minuti circa e poi estraete dal forno. A fine cottura l’impasto sarà ancora un po’ molle (diventerà croccante e non appiccicoso solo dopo essersi raffreddato completamente).

Come conservarlo

Il croccante può restare fuori frigo per anche una settimana, in un contenitore chiuso. Se per caso dopo qualche giorno notate che ha perso un po’ di croccantezza, vi basterà rimetterlo in forno per 5 minuti a 170° C. Una volta raffreddato tornerà perfetto!

croccante alle noccioleChi è La Cuoca Insolita

La Cuoca Insolita (Elsa Panini) è nata e vive a Torino. E’ biologa, esperta in Igiene e Sicurezza Alimentare per la ristorazione, in cucina da sempre per passione. Qualche anno fa ha scoperto di avere il diabete insulino-dipendente e ha dovuto cambiare il suo modo di mangiare. Sentendo il desiderio di aiutare chi, come lei, vuole modificare qualche abitudine a tavola, ha creato un blog e organizza corsi di cucina. Il punto fermo è sempre questo: regalare la gioia di mangiare con gusto, anche quando si cerca qualcosa di più sano, si vuole perdere peso, tenere a bada glicemia e colesterolo alto o in caso di intolleranze o allergie alimentari.

Tante ricette sono pensate anche per i bambini (perché non sono buone solo le merende succulente delle pubblicità). Restando lontano dalle mode del momento e dagli estremismi, sceglie prodotti di stagione e ingredienti poco lavorati (a volte un po’ “insoliti”) che abbiano meno controindicazioni rispetto a quelli impiegati nella cucina tradizionale. Usa solo attrezzature normalmente a disposizione in tutte le case, per essere alla portata di tutti.

Qui trovate il calendario corsi di cucina ed eventi con La Cuoca Insolita.

Le vostre foto: I Macchiaioli e la pittura en plein air

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La lettrice Alessandra Macario ci invia le sue foto e ci scrive: “Fattori, Signorini, Lega, Corot sono solo alcuni degli artisti rappresentati nella mostra I Macchiaioli e la pittura en plein air tra Francia e Italia, allestita presso il Mastio della Cittadella. Un percorso stimolante che illustra la nascita e il significato di un genere pittorico innovativo, nonché i parallelismi con la tecnica en plein air francese”.

Originale (e squisita) la torta di mele senza farina

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In alternativa alla classica torta di mele vi suggerisco di provare questa particolare ed irresistibile variante. Un dolce delizioso realizzato senza farina, dalla consistenza morbida e dal sapore unico. Una coccola perfetta per palati golosi.
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Ingredienti

1,500kg. di mele Golden 
80gr.di amaretti
120gr. di savoiardi
180gr. di zucchero
40gr. di burro
1 bicchiere di vino bianco secco
3 cucchiai di rhum 
1 uovo intero e 1 tuorlo
75gr. di cacao in polvere
Zucchero a velo per decorare

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Cuocere le mele sbucciate e tagliate a dadini con il vino bianco e un cucchiaio di zucchero. Sbriciolare gli amaretti e i savoiardi. Frullare le mele, mescolando aggiungere il burro, il cacao, il rhum, lo zucchero rimasto e la polvere di amaretti e savoiardi. Incorporare le uova leggermente sbattute, mescolare bene. Imburrare uno stampo, spolverizzare con panepesto, versare il composto e infornare a 200 gradi per 90 minuti circa. Lasciar raffreddare e decorare a piacere con zucchero a velo.

Paperita Patty 

Il Duca sul cavallo ferito

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Alla scoperta dei monumenti di Torino

Viste le dimensioni dell’opera e l’impossibilità di realizzarla nello studio fino ad allora utilizzato presso la Cavallerizza Reale, il re gli fece costruire per lo scultore un locale apposta all’interno dei Giardini Reali nel quale, a partire dal mese di apriledel 1863, l’artista iniziò a lavorare

Situato al centro di Piazza Solferino, in asse con via Vittorio Alfieri, nello spazio compreso dalle due aiuole rialzate, il Duca di Savoia in alta uniforme è rappresentato in sella al suo destriero in azione di battaglia. Il cavallo viene rappresentato ferito al petto, mentre stramazza al suolo con le zampe posteriori a terra; il cavaliere invece si volge verso destra e alla ricerca dell’equilibrio, punta lo stivale destro in appoggio, volgendo il capo tiene sollevata orizzontalmente la spada mentre con la mano sinistra regge le briglie. La statua poggia su un piedistallo lapideo quadrangolare sui cui lati destro e sinistro campeggiano due altorilievi dedicati alla battaglia della Bicocca e all’assedio di Peschiera. Ferdinando di Savoia, secondogenito del re Carlo Alberto, nacque a Firenze nel 1822. Entrato giovanissimo nell’esercito piemontese, nel 1848divenne a capo dell’assedio di Peschiera. Durante i Moti, al comando della quarta Divisione, combatté valorosamente per l’indipendenza italiana; morìa Torino nel febbraio 1855. Qualche anno dopo il re Vittorio Emanuele II, in memoria delle imprese militari compiute dal fratello, decise di innalzargli un monumento in Torino: una statua equestre che lo rappresentasse in azione durante la memorabile battaglia della Bicocca. Nell’aprile 1862 Alfonso Balzico, scultore della Casa Reale di Savoia, venne incaricato ufficialmente, con regolare convenzione, dell’esecuzione del monumento e messosi subito al lavoro, dopo numerosi tentativi poiché mai si accontentava del risultato, realizzò il bozzetto definitivo, approvato dal re nel novembre dello stesso anno. Viste le dimensioni dell’opera e l’impossibilità di realizzarla nello studio fino ad allora utilizzato presso la Cavallerizza Reale, il re gli fece costruire un locale apposta all’interno dei Giardini Reali nel quale, a partire dal mese di aprile del 1863, l’artista iniziò a lavorare. Trasporre l’idea in un modello realizzabile risultò un processo tutt’altro che semplice, sia per il difficile equilibrio statico dell’opera, sia per i rapporti armonici che dovevano essere impostati tra cavallo e cavaliere: la postura eretta del duca si trovava, infatti, a dialogare con un cavallo inglese prostrato, posa tutt’altro che consueta per un monumento equestre. Fu così che per giungere al modello definitivo Balzico dovette realizzarne tre. 

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Finalmente soddisfatto del risultato, dopo svariati tentativi, gli sembrò di aver completato l’opera. Tuttavia, tornato a Torino dopo un viaggio a Firenze, quando avrebbe dovuto porre mano ai preparativi per la fusione, venne ancora tormentato dal dubbio che qualcosa non andasse. Gli venne allora in soccorso l’amico Vincenzo Vela che, dopo aver visto il suo lavoro, commentò così: “Vedi, non è buona la piega del calzone al ginocchio destro, correggila e metti un puntale di ferro sotto la mascella sinistra del cavallo. Poi, basta! Se non hai altre commissioni, cercane, perché questo lavoro è finito, ed è finito in modo che ti farà grande onore. Vorrei averlo fatto io!”. Il monumento, finito, rappresentava il duca nel momento di incitamento ai suoi soldati per riprendere la Bicocca durante la battaglia di Novara del 1849, mentre il suo terzo cavallo cadeva, ferito a morte da un proiettile al petto. Nel febbraio del 1867 l’opera venne portata a Firenze, dove Clemente Papi si apprestò al delicato lavoro della fusione che, a causa di una serie di vicende difficoltose, si concluse solo nel 1870. Tra il 1872 e il 1873 Balzico modellò i due altorilievi da apporre sul basamento, anch’essi inviati a Firenze; la fusione, eseguita da Pietro e Leopoldo Galli, successori del Papi, si concluse nei primi mesi del 1877. Per quanto riguarda invece la collocazione della statua, bisogna tener presente che il Re desiderava fosse posta dal Municipio all’Arsenale Militare. In questo senso, nel maggio 1866, la Commissione d’Ornato nominò una sottocommissione con lo scopo di individuare il sito più adatto; già nel mese di giugno la sottocommissione, dopo aver valutato alcune piazze torinesi, suggerì di posizionarlo al centro di piazza Solferino. Tuttavia il Sindaco Felice Rignon, forse non pienamente convinto della proposta, chiese alla Giunta di nominare una nuova Commissione per esprimere un giudizio definitivo da sottoporre all’approvazione del Consiglio Comunale. Il 26 giugno 1874 il Consiglio Comunale approvò la soluzione definitiva che vedeva il monumento posto al centro di piazza Solferino sul protendimento di via Alfieri. In seguito il professor Balzico venne incaricato dalla Casa Reale di fornire al Municipio, al quale l’opera venne donata, i disegni del basamento e della cancellata, per la realizzazione dei quali il Municipio promosse un’asta pubblica.

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Essendo però l’opera a Firenze, nell’aprile del 1877 il Municipio di Torino e la Brigata Ferrovieri del Genio stipularono una convenzione che regolava il trasporto del monumento. Partito da Firenze il 18 aprile 1877, il monumento a Ferdinando di Savoia giunse finalmente nella città di Torino nel maggio di quello stesso anno. La sera del 10 giugno 1877 venne inaugurato solennemente alla presenza di Ministri, Senatori, Deputati, numerose personalità e “un’onda interminabile di popolo”; l’opera, svelata tra l’ammirazione generale, venne donata, alla fine della cerimonia, dal re Vittorio Emanuele II alla città. Parlando dell’opera del Balzico non si può non fare un piccolo accenno per quel che concerne piazza Solferino,forse una delle piazze della città più “chiacchierate” negli ultimi anni. Sostanzialmente polo nodale di allacciamento e saldatura tra la città barocca e il tessuto di espansione tardo-ottocentesca, piazza Solferino vide il suo primo progetto di sistemazione nel 1870. Se in quell’epoca la piazza presentava tipici caratteri di perifericità, nel progetto il prolungamento di via Alfieri diviene l’asse portante trasversale del nuovo spazio urbano, caratterizzato da due aiuole simmetriche rettangolari e dal 1872, si dà inizio alla costruzione di alcune palazzine di due o tre piani con giardino. Solo quattro anni dopo, nel 1876, le palazzine appena costruite vennero trasformate in edifici da reddito; in questo scenario, nel 1877, venne inaugurato il monumento a Ferdinando di Savoia. A partire dal 2004 però, lo scenario che costituiva il fondale percettivo del monumento è stato temporaneamente modificato; in questi anni infatti le aiuole centrali hanno ospitato i padiglioni di Atrium, nati per la promozione dei Giochi Olimpici Invernali del 2006, poi dedicati alla comunicazione istituzionale della Città. E proprio l’evento olimpico è stato così l’occasione per impostare un nuovo uso di piazza Solferino, divenuta un nucleo centrale di attività aggregative e di comunicazione, portando anche parallelamente una ridefinizione degli usi dello spazio gravitante intorno a Ferdinando di Savoia. Come ogni settimana anche questo appuntamento si conclude qui. Sperando di avere allietato i nostri lettori, non possiamo far altro che ricordare l’appuntamento alla prossima settimana per la nostra passeggiata “con il naso all’insù”.

Simona Pili Stella

(Foto: il Torinese)

Bottero, il “papà” della Gazzetta del Popolo

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Alla scoperta dei monumenti di Torino / Oggi parleremo del monumento dedicato al giornalista e politico italiano Giovanni Battista Bottero, situato in Largo IV Marzo meglio conosciuta come piazzetta IV Marzo. (Essepiesse)

Su un ampio basamento in pietra al lato del giardino, verso il Duomo, si erge la figura in bronzo di Giovanni Battista Bottero. L’uomo è rappresentato in piedi con una redingote abbottonata (abbigliamento che il giornalista usava abitualmente nelle sue giornate di lavoro), mentre nella mano destra tiene una copia del giornale “La Gazzetta del Popolo” 

La statua poggia su un imponente basamento realizzato in prezioso marmo Botticino e sul cui fronte è posizionata una lastra con sopra delle epigrafi dedicatorie che, essendo posta alle spalle del monumento, funge da elemento architettonico di sfondo. In quest’opera è particolarmente ricercato l’effetto di contrasto tra la patina scura del bronzo e il bianco avorio del marmo del basamento.

Giovanni Battista Bottero nacque a Nizza il 16 dicembre del 1822. Dopo aver conseguito nel 1847 la laurea in medicina, decise di dedicarsi alla carriera giornalistica (sua passione fin da quando era ragazzo) e così il 16 giugno 1848 fondò a Torino, insieme allo scrittore Felice Goevan e al medico Alessandro Bottella, il quotidiano “La Gazzetta del Popolo”.Per Bottero gli anni che seguirono furono impregnati di grande passione politica: essendo il quotidiano più diffuso durante gli anni del Risorgimento, egli riuscì tramite il suo giornale a compiere azioni incredibili, come ad esempio far firmare (il 10 settembre 1849) il proclama agli elettori di Bobbio per la nomina a deputato di Giuseppe Garibaldi, oppure lanciare una sottoscrizione (il 14 gennaio 1850) per consegnare una spada d’onore sempre a Garibaldi che all’epoca si trovava in esilio.

Nel 1855, dopo diverse battaglie “mediatiche” portate a termine dal suo quotidiano, Bottero decise di entrare in politica e si presentò nel collegio elettorale di Nizza, dove vinse con 411 voti su 625 votanti; il 27 giugno 1855 entrò nel Parlamento subalpino. Nonostante si affermò come figura politica, nel 1870 decise di abbandonare la sua carriera all’interno del Parlamento per dedicarsi completamente al suo giornale.Prese la direzione del quotidiano nel maggio del 1861 (quando prese il posto di Govean) e mantenne tale posizione fino al 1897. In quegli anni “La Gazzetta del Popolo” fu un punto di incontro per personaggi di grande rilievo: in campo politico seguì un orientamento liberale, anticlericale e monarchico, appoggiando la politica di Cavour e il programma risorgimentale di unificazione italiana. Il quotidiano svolse inoltre una importante funzione sociale propulsiva e di coordinamento nei confronti dell’intero movimento delle società di mutuo soccorso dello Stato sardo.Giovanni Battista Bottero morì il 16 novembre del 1897 all’età di 75 anni.

A pochi giorni dalla sua morte un Comitato di cittadini presieduto da Tomaso Villa, si attivò per la realizzazione di un monumento alla sua memoria e grazie ad una sottoscrizione pubblica nazionale, vennero raccolti i fondi necessari e fu incaricato lo scultore Odoardo Tabacchi, che lavorò all’opera tra il 1898 e il 1899. Il monumento venne concluso nel settembre del 1899 e si decise di collocarlo proprio in Largo IV Marzo, dove vi era la sede della “Gazzetta del Popolo”; su consiglio di Odoardo Tabacchi e del Sovrintendente dei Giardini municipali, venne posizionato nella parte orientale dell’aiuola IV Marzo, proprio di fronte alla sede del quotidiano.Venne inaugurato e ceduto alla città, il 12 novembre del 1899 con una solenne cerimonia a cui parteciparono centinaia di persone.

Anche per oggi la nostra passeggiata “con il naso all’insù” termina qui. Vi aspetto per il prossimo appuntamento con Torino e le sue meravigliose opere da scoprire.

 (Foto: www.museotorino.it)

Simona Pili Stella

Torta di mele impossibile, la ricetta de La Cuoca Insolita

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Rubrica a cura de La Cuoca Insolita

Dedico questa torta di mele morbida e profumata a tutti voi: a piccoli e grandi golosi, a chi cerca un dolce buonissimo ma molto più light del solito, a chi è attento alla linea. Ma la lista continua: questa torta è anche per chi è allergico a latticini, uova o ha problemi con il glutine, e (dulcis in fundo) a chi vuole concedersi un dolce senza preoccuparsi della glicemia. Lo so che penserete “ma non è possibile, come fa ad essere buona?”. Ero scettica anche io. Lo ammetto. Ma poi mi sono ricreduta. Vedrete, succederà anche a voi.

 

Tempi: Preparazione (20 min); Cottura (50 min – 1 h max);
Attrezzatura necessaria: Robot tritatutto o minipimer, sbattitore elettrico con le fruste, 2 contenitori rotondi a bordi alti, teglia da forno da 24 cm (ciambella o teglia rotonda), forno, frusta a mano, cucchiaio.
Ingredienti per una torta da 12 persone:

1 Barattolo di Ceci (meglio in vetro) – vi serviranno 110 g del liquido interno

Mele pelate – 670 g (circa 5 mele)

Olio extra vergine di oliva – 60 g

Per dolcificare*: Eritritolo (80 g) + Polvere di foglie di stevia essiccate (1,5 g = 1 cucchiaino raso) + zucchero (35 g = 4 cucchiai)

Farine senza glutine: Farina di riso bianca o integrale (120 g) + farina di mandorle (90 g) + fecola di patate (90 g)

Lievito vanigliato (22 g = 1 bustina + 1 cucchiaino pieno)

Vanillina – 1 bustina

 

*La somma dei tre dolcificanti equivale a 150 g di zucchero

Difficoltà (da 1 a 3): 1 Costo totale: 6 €/kg
·     Solo 4 cucchiai di zucchero in tutta la torta!

·     Le calorie sono il 25% in meno rispetto ad una tradizionale torta di mele.

·     I grassi saturi sono il 75% in meno (i grassi saturi sono quelli che contribuiscono ad innalzare il livello del colesterolo cattivo).

·     La metà del peso di questa torta è fatta di mele! Vitamine e tante fibre.

·     Adatta a chi ha il diabete o vuole tenere la glicemia sotto controllo

·     l’Eritritolo e la Stevia sono due dolcificanti a zero calorie e zero zuccheri semplici. La stevia è una pianta che si può anche coltivare a casa.

·     Adatta in caso di allergia a latticini e uova: in questa ricetta non ce n’è traccia

·     Senza glutine: via libera anche in caso di celiachia.

Approfondimenti e i consigli per l’acquisto degli “ingredienti insoliti” a questo link.

In caso di allergie…

Allergeni presenti: uova, frutta a guscio (mandorle)

Preparazione della torta di mele impossibile

Fase 1: PREPARAZIONI PRELIMINARI

Pelate le mele ed eliminate il torsolo. Del peso totale indicato in ricetta, prendetene 350 g che taglierete a spicchi sottilissimi (che immergerete poi nell’impasto della torta). Lasciate in grossi pezzi il resto delle mele (315 g).

Prendete il barattolo di ceci e scolate in un recipiente alto e rotondo il liquido interno (si chiama Aquafaba: leggete qui come è stato scoperto il suo impiego dallo chef Joël Roessel ). Riponetelo qualche minuto in freezer in modo che si raffreddi bene e poi, con lo sbattitore elettrico, montate a neve questo liquido insieme a un pizzico di sale, proprio come se fosse il bianco d’uovo! Non è incredibile cosa succede? Conservate l’Aquafaba montata in frigorifero fino all’uso.

foto procedimento torta di meleFASE 2: L’IMPASTO

Frullate con il minipimer o il robot le mele (solo la parte che avevate lasciato a grossi pezzi) insieme all’olio, fino a ottenere una crema. Trasferite il composto nel contenitore rotondo e aggiungete i dolcificanti. Mescolate bene con lo sbattitore elettrico. Aggiungete quindi le farine, la vanillina, il lievito e mescolate bene.
Ora aggiungete al vostro composto l’Aquafaba montata a neve, versandola poco alla volta e mescolandola delicatamente dal basso verso l’alto con un cucchiaio di legno.
Versate tutto nella tortiera, già unta di olio e infarinata (farina di riso). Aggiungete ora le mele tagliate a fettine sottilissime, immergendole nell’impasto ma cercando di lasciarle in piedi. Spingetele verso il fondo della tortiera delicatamente con le dita.

FASE 3: LA COTTURA DELLA TORTA DI MELE

Nel forno già caldo a 170° C (meglio in modalità statica, non ventilata) mettete a cuocere la vostra torta di mele impossibile per circa 50 min (1h max). Fate la prova dello stecchino alla fine.
Lasciatela raffreddare completamente prima di sformarla. Cospargetela di zucchero a velo (potete prepararlo anche voi a casa, partendo dallo zucchero semolato o anche con l’eritritolo, frullandolo molto finemente).

CONSERVAZIONE

A temperatura ambiente: 3 giorni

In frigorifero: 1 settimana.