Parte 3
Per raggiungere sul serio l’obiettivo di utilizzare al meglio il nostro tempo occorre avere la voglia e il coraggio di organizzarlo in modo un po’ più razionale, utilizzando una parola che, soprattutto nel vocabolario dell’italiano medio, risulta solitamente ostica e antipatica: Programmazione.
Senza per questo ridurre la nostra vita a una rigida e ridicola serie di impegni. Partendo da due componenti fondamentali, ciò che dobbiamo fare e ciò che vogliamo fare. Possiamo anche suddividere queste componenti in più tipologie (ad esempio lavoro, impegni vari, attività personali, ecc.).
E riportiamo quindi gli impegni su una agenda, cartacea o (sarebbe meglio perché più agevole nelle modificazioni) elettronica (va benissimo anche quella già inserita nei cellulari). Utilizzare bene l’agenda ci permette, oltre a organizzare molto meglio il tempo, di liberare la mente, senza dover fare affidamento solo sulla memoria.
Non ci dimenticheremo impegni e appuntamenti, ma avremo sempre un quadro chiaro del tempo a disposizione per fare qualsiasi altra cosa non abbiamo già previsto di fare, semplicemente visualizzando l’agenda. Parlo per esperienza personale, in quanto da molti anni utilizzo con risultati eccellenti questo metodo.
Se smetteremo di farci spaventare dalla parola “pianificazione” e ne metteremo in pratica il metodo, grazie ad essa potremo facilmente programmare tutti i nostri impegni, rispettando senza ansia e stress le scadenze, e riusciremo così a gestire in maniera efficiente il nostro tempo, senza trascurare le cose, le attività e le persone che amiamo.
Cerchiamo infine di eliminare le azioni non necessarie, quelle cioè che sono frutto di abitudini spesso inutili, e che ci fanno perdere tempo. Ognuno di noi ne ripete qualcuna. Finiamo con lo spendere molti minuti delle nostre giornate in attività ripetitive e di routine senza mai domandarci se quelle azioni hanno ancora un senso e una effettiva funzione.
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.
(Fine della terza e ultima parte)
Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Martedì. Alle OGR il trio Tavolazzi-Zirilli-Di Gennaro. Al Blah Blah il progetto Rome+Guest TBA.
Mercoledì. All’Osteria Rabezzana suona il quartetto di Federico Ponzano. A Eataly Lingotto si esibisce Leo Pari.
Giovedì. Alla Divina Commedia sono di scena i Soul Time Band. Al Cafè Neruda suona Simona Palumbo Latin Quartet. Il trombonista Gianluca Petrella è di scena al Banco. All’Off Topic Didie Cara presenta: Canzoni al telefono.
Venerdì. Alla Divina Commedia si esibisce la Marconi Blues Band. Al Folk Club è di scena Dalen. Al Magazzino sul Po si esibisce Ella Nadì. Al Blah Blah suonano gli Extrema.
Sabato. Al Magazzino sul Po sono di scena i Dub Pigeon. Al Blah Blah suonano i Game Over+ Damnation. Allo Ziggy si esibiscono i Witchunter+Axeblade. Alle OGR è di scena Daddy G.
Pier Luigi Fuggetta
SOMMARIO: Il giorno della memoria attraverso il racconto di Guareschi – Paolo Macchi Cacherano di Bricherasio – Lettere

Lunedì , giorno della memoria, tra le tante manifestazioni programmate a Torino c’è una manifestazione speciale: il ricordo degli Imi, gli 800 mila internati militari italiani in Germania tra il 1943 e il 1945. Ornella Pozzi leggerà al Centro Pannunzio delle pagine di “Diario clandestino “ di Giovannino Guareschi deportato in Germania come ufficiale fedele al giuramento prestato al Re. Guareschi ci ha lasciato una testimonianza unica. Era un umorista, ma sapeva affrontare le situazioni drammatiche come la sua prigionia, scrivendo persino pagine di delicato lirismo. L’inventore di “Don Camillo” era stato prigioniero dei tedeschi , anche se gli internati non godettero delle garanzie sancite dalla convenzione in quanto considerati “badogliani” traditori. Alessandro Natta che fu anche lui internato, ha parlato di un’altra Resistenza, sia pure con molto ritardo, perché i comunisti mai avrebbero equiparato gli internati ai partigiani. Gli internati, oltre che militari, erano dei veri patrioti, orgogliosi delle stellette portate con grande dignità. Il libro dovrebbe essere letto nelle scuole. Anni fa mi invitarono a parlare in prefettura a Savona nel giorno della memoria. Il fatto che io avessi citato Guareschi e la principessa Mafalda di Savoia non venne gradito da alcuni antifascisti intolleranti savonesi e non mi invitarono più in quella città che ha ancora una via intitolata a Stalingrado. Dovetti aspettare il 2024 per tornare a Savona invitato a parlare dal Comando dell’Esercito Liguria. Forse quegli antifascisti erano anche un po’ fascisti, come diceva Flaiano.
diede alla storia il generale che sconfisse i Francesi all’Assietta e uno dei fondatori della Fiat escluso in modo un po’ banditesco da Giovanni Agnelli dalla conduzione dell’azienda a cui aveva dato i suoi capitali all’atto della fondazione. Paolo l’ho ricordato in più occasioni come un grande amico colto e raffinato che si dedicò totalmente agli studi filosofici e storici come un un umanista del Rinascimento. Venerdì mi sono ricordato di un episodio di cui mi ero dimenticato. Nel 1975 tenevo un seminario a Scienze Politiche sui manifesti di Gentile e Croce usciti nel 1925. Lo invitai a parteciparvi, ma quando seppe che il seminario era “fiscalizzato” e dava un 27 garantito senza sostenere l’esame di Storia dei partiti e dei movimenti politici , mi disse che non si iscriveva perché vedeva il seminario “fiscalizzato” come una furbata sessantottina. Era un po’ indietro in qualche esame perché amava lo studio più che laurearsi in fretta , ma rifiutò quella che riteneva come una facilitazione non dignitosa. Una grande lezione anche umana in una università preda dei contestatori che volevano anche lo sconto sugli esami, come una volta disse il mio maestro Franco Venturi che di fronte alla richiesta dei contestatori di ridurre i programmi d’esame rispose beffardamente: sono d’accordo, potete ridurre del 50 per cento i libri, leggendo una pagina si’ e una pagina no. Paolo era un grande uomo di studi severi ed austeri. Ma quando andavamo alla “Posta” di Cavour, non lontana da Bricherasio dove viveva, mangiavamo, bevevamo e ridevamo di gusto, come diceva il Verri del Caffè. Era nipote di Edoardo Calleri di Sala primo presidente della Regione Piemonte e mio collega in Comune. Non mi parlò mai dello zio durante tutto il periodo in cui fu presidente. Anche con Edo nacque un’amicizia rigorosamente fuori dalla politica. Questo era lo stile di una famiglia di grandi piemontesi, anzi di grandi italiani.
LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
senatore Cravero. Oggi tutto è decaduto. Il centro nelle mani di Del Rio, quello che ha abolito le Province, fa sorridere. Non suscita neppure il riso o il pianto. E’ il nulla. Renzi al confronto un piccolo statista.
Mussolini tenne un discorso in cui si assunse le sue responsabilità , sfidando la Camera a porlo in stato d’accusa per il delitto Matteotti ai sensi dell’articolo 47 dello Statuto e quindi processato dall’alta corte di giustizia. La Camera e il Senato non raccolsero la sfida . Rimasero a “cercare farfalle sotto l’arco di Tito” per dirla con Mussolini che cito’ Carducci. L’opposizione antifascista dopo il sacrificio di Matteotti fu vile e velleitaria. Più che resistere fuggi’ sull’Aventino a commemorare Matteotti, ma fu incapace di raccoglierne il testimone. Durante il discorso del 3 gennaio tacquero e dopo incominciarono a pensare di andare all’estero. I combattenti antifascisti militanti furono quasi esclusivamente i comunisti, pochi socialisti pochi cattolici, pochi liberali. Il discorso di Mussolini l’ho riletto storicamente di recente. E’ una sfida a cui gli antifascisti non seppero rispondere in modo adeguato. Questa purtroppo è la verità storica. Filippo Turati disse, quando era già esule in Francia, che erano stati loro a consegnare l’Italia al fascismo. Molti storici alla De Luna e Barbero dovrebbero rifletterci su invece di replicare la solita vulgata, come se non fossero passati cento anni. Un secolo.
del Circolo e del presidente Sinigaglia al Polo. Hanno anche età da pensione, ma saranno forse destinati a restare a vita? Questa lotta per il posto è mortificante. I risparmi del bilancio regionale c’è da sperare che riguardino anche questi due enti. C’è un direttore che scalpita per andare al circolo. Era di estrema sinistra e scriveva di terroristi rossi suoi parenti, adesso è passato all’altra sponda. Voleva anche la direzione del Salone del libro.C u l i c c h i a non cessa mai di stupire. U. A.
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Martedì. Al Magazzino di Gilgamesh suona Max Altieri & Friends.
Mercoledì. All’Osteria Rabezzana è di scena il trio Paolo Porta 3. Al Blah Blah si esibiscono i Traitrs+ Secret Folder.
Giovedì. Alla Divina Commedia sono di scena i DAG. All’Hiroshima Mon Amour suonano i Selton. All’Off Topic si esibiscono i Viito. Al Blah Blah suonano gli Electric Wires. Al Cafè Neruda si esibisce il trio di Alberto Marsico.
Venerdì. Al Folk Club è di scena Dena Derose. Al Blah Blah suonano i Meganoidi. Al Magazzino di Gilgamesh è di scena Giulia Impache. Alla Divina Commedia suonano i Noi Duri 2.0. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Whitemary. Al Circolo Sud suona Skulla.
Sabato. Al Blah Blah sono di scena Let Them Fall & No More Extasy. Alla Divina Commedia si esibiscono i Dogma. Al Circolo Sud suona Roncea.
Domenica. Al Blah Blah è di scena la The Andy Mcfarlane Two Man Orchestra.
Pier Luigi Fuggetta
SOMMARIO: Il Piemonte contro la violenza – Solidarietà ad una docente perseguitata – Il Latino è un’altra cosa – Lettere




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Chi se lo aspettava, questo temporale. Quando abbiamo messo in acqua la barca, verso le nove, il cielo era sereno. Qualche nuvola sopra le Quarne e un po’ di vento di tramontana da nord-ovest. Il callo del Giacinto non dava problemi e, a suo dire, quel suo barometro molto personale non l’aveva mai tradito. Eppure, sentendo la radio, le previsioni non erano poi così buone. Infatti, alle 7,20 in punto, avevo sentito al “Gazzettino Padano” il mattinale del Centro Geofisico Prealpino di Varese. “ Il vento, dal monte al piano, può portare improvvisi sbalzi di temperatura che, in casi eccezionali, potranno determinare fenomeni temporaleschi nella fascia prealpina di nord-ovest”, aveva detto l’erede del professor Furia, imitando la sua inconfondibile voce un po’ raspa. Non c’era giornata che, almeno per me, non s’aprisse con le loro previsioni atmosferiche.

Tra l’altro il nostro metereologo, classe 1924, seduto alla sua scrivania dalla quale ogni santo giorno alla sette della mattina dettava ai lombardi e ai piemontesi dei laghi le previsioni del tempo, non aveva perso un colpo fino alla fine dei suoi giorni. Preciso come un orologio svizzero anticipava le evoluzioni del meteo, concludeva il suo intervento augurando ai radioascoltatori “pensieri positivi, nonostante il tempo“. La sua scomparsa ci aveva resi più soli e tristi anche se il servizio continuava con chi aveva raccolto la sua eredità. Stando a quanto avevo sentito alla radio, ero perplesso ma mi sono fatto convincere da Giacinto che aveva già ottenuto il consenso di Giuanin. Così, in tre, ci siamo mossi dall’imbarcadero di Oira, remando a turno. La barca era quella di Giacinto: la “Carpa Dorata”. Eravamo davanti alla Qualba, la nostra acqua Alba, famosa per il colore e la limpidezza delle sua acque e qualcosa già non andava. Il cielo si stava rannuvolando sulle nostre teste. “Se vègn nìul vérs Bagnèla tò su l’umbrèla”, si raccomanda sempre il signor Barzaccheri, altro noto metereopatico in grado di avvertire la pioggia che, come tutti sanno, arriva quasi sempre da ovest, dall’alpe Sacchi. Dunque, stiamo in campana: se il cielo si rannuvola dalle parti di Bagnella e Brolo, conviene tenere a portata di mano l’ombrello perché non si sa mai. E’ quello che sta accadendo e noi siamo in barca, non sulla terraferma. Giuanin mostra uno sguardo preoccupato e anche Giacinto non è più così baldanzoso. Sta per scoppiare un temporale di quelli che ti raccomando e, per quanto ci si possa dar da fare coi remi, non saremo mai a riva in tempo per schivarlo. L’aria sta diventando elettrica, carica. S’avverte persino pizzicare sulla pelle. Il cielo ha cambiato ancora umore: la nuvolaglia da bianco sporco è diventata grigio piombo, con alcune striature nere come la pece. L’abbassarsi improvviso della pressione atmosferica sembra volerci comprimere, schiacciandoci sul fondo della barca. L’acqua inizia a muoversi.
Le onde si fanno sempre più veloci e aggressive. Mamma mia, questo che soffia è il Marescon, la peggior inverna che ci possa essere. Le raffiche violente hanno scacciato la tramontana e percorrono il lago come una scopa, spazzandone la superficie. Il tuono annuncia il lampo e il lampo saetta la sua energia scaricandosi in acqua, a qualche centinaio di metri da noi. Uno, due, dieci lampi secchi come una bastonata. Giacinto mormora le sue preghiere, preoccupato soprattutto per la barca che non ha ancora finito di pagare. Giuanin, passato dalla paura all’eccitazione, s’alza in piedi e canta come un ossesso: “Turbini e tempeste io cavalcherò, volerò tra i fulmini per averti.. Meravigliosa creatura, sei sola al mondo; meravigliosa paura di averti accanto..”. Roba da finire insieme ai matti; ci mancavano solo le canzoni della Giannini, in mezzo a questo bordello! Uno trema, l’altro canta e io mi metto ai remi prima che venga giù l’ira di Dio. Quello del callo che non sbaglia mai, Giacinto, mormora “Santa Barbara e San Simòn, vardén da la lòsna e dal tròn” ( Santa Barbara e San Simone, guardateci dal fulmine e dal tuono, ndr). L’altro, matto come un cavallo, canta come un juke box e dalla Nannini è passato a Cuori in Tempesta per poi finire con Bréva e Tivàn di Davide Vandesfroos. Gli piace, la trova indicata e non smette di ulularla al vento: “E la barca la dùnda e la paar che la fùnda, che baraùnda vèss che in mèzz al laagh… Ma urmài sun chè… in mèzz al tempuraal, tuìvess föe di bàll che a mi me piaas inscì…”.
Il ritmo del mio vogare è quasi da gara. Noncurante della fatica, con il cuore che mi scoppia nel petto e il fiato corto, approdo a Ronco di Pella, sfinito. Il cielo si è rotto e l’acqua scende a secchiate sul lago che ha preso il colore dell’incudine che il fabbro tiene in bottega. In breve la pioggia si trasforma in grandine e i goccioloni diventano cicchi ghiacciati grandi come noci. Siamo al riparo, sotto al tettoia della signora Erminia. Peccato non sia in casa. La sua ospitalità, in casi come questi, è graditissima. La “Carpa Dorata”, ormeggiata alla belle e meglio, non può ripararsi e subisce l’ingiuria della grandine. Giacinto piange come un bambino e maledice quel callo che lo ha tratto in inganno. “Quando torniamo a Omegna me lo vado a far raschiare via, questo giuda traditore”, mormora tra le lacrime. Io ho i brividi perché, oltre ad essere bagnato fino alle ossa mi sento stanco come un asino. L’unico eccitato è Giuanin che canticchia ancora, ma sottovoce. I nostri sguardi poco amichevoli l’hanno quasi convinto a dare un taglio a tutta quell’allegria senza ragione.
Marco Travaglini
Parte 2
Usare bene il nostro tempo non significa assolutamente diventare super produttivi, ne’ tantomeno eliminare tutti quei momenti di svago, di riposo, e anche di ozio e di “cazzeggio” che ci aiutano a rilassarci e a stare meglio con noi e con gli altri.
Di tutto ciò il nostro corpo e la nostra mente hanno un grande bisogno. Piuttosto un uso consapevole del tempo che abbiamo a disposizione significa eliminare gli sprechi di tempo, per averne a disposizione una maggiore quantità per ogni nostra attività, riposo compreso, appunto.
L’errore più comune è quello di considerare tempo sprecato quello che trascorriamo a rilassarci. Non esiste cosa più sbagliata, perché senza il riposo non è possibile riuscire a raggiungere nessuno degli obiettivi che ci proponiamo. Ogni volta che decidiamo di prenderci una giusta pausa non sottraiamo tempo a nulla.
È un nostro bisogno “ricaricare le batterie”, per ripartire più pieni di energia di prima. Non rinunciamo ai momenti di relax, che invece devono diventare consapevoli e, se possibile, unici. Molte nostre giornate sono particolarmente faticose e ci meritiamo un premio: un momento di rilassamento e di “coccole”, appunto.
E’ un uso intelligente del nostro tempo, perché non ce ne stiamo togliendo, ma ci regaliamo un tempo di qualità! La giusta via consiste nell’individuare ed eliminare quelle attività superflue che ci fanno sprecare tempo prezioso. Dobbiamo invece comprendere qual’é davvero il tempo che sprechiamo.
Dove va a finire, in quali occasioni, con quali abitudini negative, e quali sono le attività totalmente inutili che lo assorbono maggiormente. Per poi scoprire come sia possibile eliminarle o ridurle effettivamente al minimo, usando al meglio le nostre ore per fare ciò che veramente desideriamo e ci fa stare bene.
Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.
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