Questo simpatico scatto ci è stato inviato dal lettore Giuseppe Blasi.
In questa foto di Stefano Zanarello il Monte dei Cappuccini si accende di blu, mentre la foschia diffonde i raggi di un tramonto, creando un’atmosfera surreale che si riflette nelle acque del Fiume Po.
Inviateci le vostre foto: saremo felici di pubblicarle.
SCOPRI – TO Alla scoperta di Torino
Ecco la videointervista:
Risponde il dr. Christian Lenzi
Domanda del paziente
Salve dottore, da anni ho a che fare con problemi di intolleranze alimentari. Ho fatto diversi test e credo che il risultato più attendibile riguardi la mia sensibilità intestinale al lattosio. Cosa mi consiglia? Come devo comportarmi con gli alimenti in cui è presente il lattosio? Grazie, Diego.
Risposta
Buongiorno Diego, la ringrazio per aver condiviso con me la sua situazione. Purtroppo, latte vaccino e derivati possono essere facilmente causa di disturbi che, però, troppo spesso vengono imputati a possibili intolleranze anche là dove di intolleranza vera e propria non si possa parlare. Non so che tipo di test ha già svolto, quindi cerco di fornirle alcune informazioni generali.
Consiglierei sicuramente di rivolgersi ad un nutrizionista per poter fare un’anamnesi completa che valuti la sintomatologia in atto. In questo sarà possibile consigliarle se abbia senso andare ad indagare una possibile intolleranza oppure no. Solo dopo, suggerirei di fare un test specifico. Per individuare possibili intolleranze alimentari esistono specifici esami sierologici (esami del sangue), cutanei (prick test) e del respiro (breath test, per l’intolleranza al lattosio). Si tratta di test specialistici validati scientificamente mentre altri, proposti in qualche farmacia o negozio di prodotti naturali, secondo gli esperti possono offrire risultati meno affidabili. Una frequente strategia confermativa è la cosiddetta dieta di esclusione (di cui le parlo più avanti).
Spesso i pazienti in studio mi chiedono: l’intolleranza al lattosio resta per sempre? Esiste una forma primaria, che permane tutta la vita, ed una forma secondaria (ad esempio dopo infezioni acute all’intestino), che invece tende a scomparire. L’intolleranza al lattosio è determinata da una parziale o totale assenza nell’intestino dell’enzima lattasi, condizione irreversibile che determina un’intolleranza al lattosio permanente. In alcuni casi, come in caso di gastroenterite o assunzione di antibiotici, possono verificarsi fenomeni temporanei di intolleranza.
Tenendo conto degli studi più autorevoli fatti fino ad ora, non possiamo parlare di una reale predisposizione genetica alle intolleranze, così come non esiste una fascia di età o un sesso biologico maggiormente colpita. L’intolleranza può manifestarsi in qualunque momento della nostra vita. Sicuramente ambiente, malattie, stress e alterazione del microbiota possono giocare un ruolo chiave. Uno stile di vita sano e equilibrato aiuta a mantenerci in salute.
Vengo quindi alla sua domanda: come gestire al meglio l’intolleranza al lattosio dal punto di vista alimentare? Innanzitutto, bisogna consumare solo alcuni tipi di formaggio, ovvero quelli stagionati almeno 6 mesi come il parmigiano, il pecorino, il provolone e il grana, perché, grazie al processo di stagionatura a cui vengono sottoposti, i formaggi stagionati sono quasi totalmente privi di lattosio. Anche lo yogurt, fonte preziosa di nutrienti fondamentali per la nostra salute, può essere consumato senza grandi problemi, meglio se al naturale e non aromatizzato, dato che al suo interno sono presenti batteri che digeriscono parzialmente il lattosio. Resta inteso, tuttavia, che consumare yogurt senza lattosio garantisce una maggiore tranquillità.
La letteratura scientifica che riguarda l’intolleranza al lattosio dimostra che circa 1 mese dopo l’eliminazione dal regime alimentare quotidiano degli alimenti contenenti lattosio si può provare a reintrodurli a piccole dosi, spesso con successo, grazie a una dieta di rotazione. Questa prevede di consumarli nel pasto quotidiano in minime quantità 2 giorni a settimana, intervallando ciascuno con 2 o 3 giorni di privazione degli alimenti a rischio: se non si manifestano sintomi negativi si può gradualmente aumentarne il consumo continuando a fare attenzione, in ogni caso, a evitare gli eccessi.
Se la sintomatologia tipica dell’intolleranza dovesse ricomparire, invece, sarà lo specialista a suggerirle una nuova sospensione o a decretare, in casi estremi, l’eliminazione definitiva del lattosio dalla sua alimentazione attraverso una dieta a eliminazione. Quest’ultima prevede l’esclusione di tutti gli alimenti contenenti lattosio per valutare il miglioramento della sintomatologia. In alternativa si usa l’enzima lattasi attraverso integratori alimentari, che consente di digerire il lattosio anche nei pazienti intolleranti.
Spero di esserle stato d’aiuto, se ha bisogno di altre informazioni resto a disposizione.
Dott. Christian Lenzi – Biologo Nutrizionista
La foto di Vincenzo Solano
Magnifica Torino / la basilica di Santa Maria Ausiliatrice
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Ecco la video intervista ↘️
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Un anticipo di primavera scenografico e un’esplosione di colori, grazie alle meravigliose magnolie di Via Fattori, Torino. Le foto sono di Alessandra Macario.
Marisa Fantino ci invia questa immagine scattata al Centro storico Fiat.
Facile parlare di tradizione gastronomica, un po’ meno trovarla effettivamente nei piatti. Soprattutto in una città come Torino dove, in mezzo a trattorie storiche e bistrot di nuovo insediamento, non si capisce dove trovarla davvero questa tradizione: per lo meno, quella generalmente considerata tale, soprattutto da cuochi e chef.
Nella zona del quadrilatero romano in particolare, alle spalle di Porta Palazzo, i ristoranti e i locali storici sono riusciti a mantenere – soprattutto dopo il restyling urbano – quella forma di identità culturale nella proposta culinaria dei piatti più rappresentativi di Torino e del Piemonte in genere: il ristorante ” Tre galline” ne è un valido ( e storico) esempio. È uno tra i primi ristoranti della città e alcuni romanzi del settecento narrano già dell’esistenza di una locanda denominata Tre Galline.
L’attuale gestione, dopo la ristrutturazione a cura degli architetti Gabetti, Isola, Fusari e Paglieri, ha intrapreso dal 1991 il cammino che l’ha portata oggi ad ottenere diffusi consensi della critica gastronomica e del pubblico.
Sin dall’ingresso, pare di addentrarsi nelle vecchie case dei contadini piemontesi, intenti a mettere nei piatti tutte le ricette tramandate dalle varie generazioni di nonne e mamme, dai più famosi antipasti ai dolci che più riconosciuti e apprezzati.
La cucina del Ristorante Tre Galline si può denominare cucina torinese neoclassica. Lo chef esecutivo Andrea Chiuni e lo chef di cucina Luigi Rosato , interpretano creativamente le ricette del territorio senza concedere mai nulla alla spettacolaritá o all’imitazione, mantenendo come obiettivo finale lo spirito accogliente, elegante e conviviale della ristorazione torinese. Una cucina fortemente legata al territorio da cui non riceve soltanto le materie prime, ma anche la storia e il significato gastronomico.
Le Tre Galline propongono da circa 500 anni la cucina di Torino cercando di coniugare in maniera creativa la memoria, gli ingredienti, le tecniche, ma anche una visione culinaria più all’avanguardia: ingredienti di stagione, ricette storiche, condimenti e cotture vengono reinterpretati dagli chef.
Gli arredamenti sono tipici di quello che non definirei propriamente ristorante, ma un ritrovo goloso dove assaporare ( scoprire o riscoprire) una serie di gusti originari trasportate nella modernità, rivivendo – sorso dopo sorso e boccone dopo boccone – le atmosfere delle cascine: il tutto, facendosi coccolare la vista da un arredamento in legno e travi a vista, davvero originali e quasi più introvabili in zona.
Famoso è il loro carrello dei formaggi delle valli piemontesi : bontà che si percepisce anche solo a guardarli. Magistrale il loro famoso carrello dei bolliti : questa è una specialità da vivere e degustare soprattutto nel periodo autunnale e invernale, quasi sempre disponibile ( per la reperibilità di alcuni ingredienti, è sempre meglio chiamare e prenotare). Chicca davvero da riscoprire è il loro vitello tonnato ” alla loro maniera” : la ricetta viene rispettata in tutte le sue componenti, ma con un tocco personale e più innovativo, rende l’esperienza gastronomica al gusto di Torino, ancora più coinvolgente e privilegiata.
Che dite quindi, ” Fuma che ‘nduma”?
CHIARA VANNINI
Ristorante ” Le Tre Galline”
V.Bellezia 37
Tel. 011 436 6553