Music tales, la rubrica musicale
“C’è chi l’amore lo fa per noia
Chi se lo sceglie per professione
Bocca di rosa né l’uno né l’altro
Lei lo faceva per passione”
Pubblicata nel 1967, Bocca di Rosa è diventata una delle canzoni più conosciute della Storia della musica italiana. L’autore era Fabrizio De André, il cantautore genovese di cui cade l’anniversario dei 20 anni dalla morte.
“Bocca di Rosa” racconta la storia di una donna che “metteva l’amore sopra ogni cosa”…fatevelo bastare.
Considerato ormai uno dei padri del cantautorato italiano, De André ha percorso varie strade, ispirandosi, inizialmente ai cantautori francesi, e in particolare a George Brassens da cui si dice – ma si dicono tante cose – avesse preso spunto anche per questa canzone, ispirandosi, in particolare a “Brave Margot”. La canzone è ormai un classico mandato a memoria da intere generazioni di amanti della musica: nel brano si racconta proprio la storia di Bocca di Rosa: “La chiamavano Bocca di rosa, metteva l’amore, metteva l’amore. La chiamavano Bocca di rosa, metteva l’amore sopra ogni cosa” è l’incipit di un brano che racconta dell’arrivo nel paesino di Sant’Ilario di una donna che non faceva l’amore per noia, né per professione, ma per passione. Oggi il termine viene spesso associato a quello della prostituta ma, stando alle parole del cantautore, l’associazione non è proprio giusta.
Ma si sa, siamo un popolo che non accetta una donna possa “farlo” per passione, pertanto, se desiderabile, beh…è sicuramente una poco di buono.
Ma chi era Bocca di Rosa!?!??!
Si è discusso tanto su chi potesse essere la Bocca di Rosa di cui parlava De André, c’è chi parlò di Liliana Tassio, chi, come Dori Ghezzi che si trattasse di una fan che gli aveva raccontato la sua vita e chi, invece, di opera di finzione, eppure proprio il cantante disse in un’intervista a Repubblica che “è un fatto vero, un episodio che è accaduto a me personalmente nel 1962 a Genova.
Il paesino di Sant’Ilario citato nella canzone è in realtà la stazione di Nervi.
Fu lì che sbarcò la mia Bocca di rosa (…).
Proprio come nella canzone, lei lo faceva per piacere, per passione, non per denaro”.
Facciamocene una ragione: l’amore si può fare anche solo per passione, e Dio solo sa, quanto sia bello, mettere l’amore sopra ogni cosa. (Meglio che per noia).

E Vanoni lo sa . . . e pure io, e ne vado fiera.
Chiara De Carlo



Ma allora, perché si è diffusa questa diceria? In questo caso sarebbe per via delle testimonianze di chi dice che dopo aver mangiato frutta dopo il pasto si sente gonfio, eccessivamente sazio, con “aria nella pancia”.
una triste eredità del governo Monti. Inoltre si rifà a a casi di infrazione del codice di autoregolamentazione dei partiti che non tocca all’antimafia far rispettare. Morra riecheggia Rosi Bindi che anche lei alla vigilia del voto fece una cosa analoga, ma almeno formalmente un po’ più corretta.
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni /
Nel lungo esilio affrontato con grande dignità e rassegnazione cristiana, il Re non interruppe mai il suo legame con milioni di italiani che avevano votato per lui e che lo ritenevano il loro Re. Ma anche tanti giovani si entusiasmarono per la causa del Re che seppe praticare il suo motto: “ L’Italia innanzi tutto“. Mori’ in terra straniera perché gli fu negato di morire in Italia ed oggi riposa ad Altacomba, l’abbazia benedettina tomba di parte dei suoi avi, restaurata da Carlo Felice dopo le devastazioni della Rivoluzione francese.
Umberto II non è un nome divisivo, se non per i faziosi che fraintendono la storia e vogliono che le colpe dei padri ricadano in modo barbaro anche sui figli. E anche l’ hotel torinese “Principi di Piemonte“ potrebbe riandare alla sua storia, esponendo i ritratti degli ultimi Sovrani d’ Italia che furono sposi felici proprio a Torino.





Ci sono succosi capitoli dedicati ai suoi matrimoni e convivenze. Il primo con Harlene, il secondo e tormentato con Louise Lasser che gliene fece di tutti colori, la scoperta di Diane Keaton come attrice e compagna di vita per qualche anno e amica per sempre.
La fabbrica è Golden Oaks, una vera e propria azienda in cui giovani donne di etnie diverse e classi sociali disagiate vengono reclutate come “madri surrogate” per ricconi di tutto il mondo. E’ semplicemente magnifico questo romanzo di esordio di Joanne Ramos, nata nel 1973 a Manila, nelle Filippine, e dall’età di 6 anni cresciuta in America (nel Wisconsin), laureata a Princeton, un’esperienza di lavoro nel settore finanziario e poi questo libro-bomba che tocca temi attuali e dolenti.
Ecco una curiosa riscoperta, quella del giornalista, scrittore, illustratore e studioso di scienze occulte Carlo H. De’ Medici, della cui vita si sa poco: a partire dalla data di nascita, probabilmente il 29 agosto del 1887, mentre quella della morte non è pervenuta. Era figlio di un banchiere ebreo parigino e per anni visse a Gradisca d’Isonzo, fu vicino agli ambiente delle scienze esoteriche e alchemiche, e dai suoi scritti si evince che s’interrogava sul senso della vita.
Sono 6 saggi sul periodo della pandemia e del lockdown da Covid 19 in cui la scrittrice (nata a Londra nel 1975 da padre inglese e madre Giamaicana)– tra marzo e maggio 2020- ha messo a nudo il tema più che mai attuale .