Rubrica a cura di ScattoTorino
Valentina Parenti incarna alla perfezione il concetto di multitasking. Imprenditrice, gestisce con successo l’agenzia Valentina Communication con la quale ha ideato GammaDonna e il GammaForum internazionale dell’Imprenditoria Femminile e Giovanile. È co-fondatrice del tavolo interassociativo Yes4TO a cui aderiscono i Gruppi Giovani di 24 associazioni del territorio torinese, in rappresentanza di oltre 20.000 imprenditori e professionisti, e la cui finalità è formulare proposte unitarie sul futuro della Città. Fortemente impegnata in ambito associativo, è stata Consigliere e referente per l’organizzazione del Convegno annuale di Santa Margherita Ligure dei Giovani Imprenditori di Confindustria, ha ricoperto il ruolo di Consigliere Regionale FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana) per 2 mandati e nel 2017 è stata nominata componente dell’Advisory Board di Assolombarda del progetto STEAMiamoci per la riduzione del gender gap nei settori economici a più alto valore aggiunto, con particolare riferimento alle materie STEAM. What else? È laureata in tedesco e spagnolo, è iscritta all’Ordine dei Giornalisti, è moglie e mamma, e Startupitalia! Magazine l’ha inserita tra le 150 donne dell’innovazione da conoscere e seguire nel nostro paese. L’ultimo anno l’ha vista impegnarsi come attivista contro le disparità di genere, contribuendo alla nascita di Movimenti come Dateci Voce e Il Giusto Mezzo.
Da sempre vi occupate dell’integrazione di genere e dei giovani nel mondo del lavoro. Come è nata l’Associazione GammaDonna e su quali valori è cresciuta?
GammaDonna è nata nel 2004 con lo scopo di valorizzare l’iniziativa imprenditoriale di donne e giovani, la loro capacità di affrontare il cambiamento e di innovare, superando difficoltà e ostacoli.
Lavoriamo per il cambiamento culturale del Paese, attraverso lo scouting e la promozione di iniziative imprenditoriali innovative e incentivando il networking fra startup, imprenditori esperti e investitori. Promuovendo, in sostanza, una community virtuosa dell’innovazione applicata al business. Il Premio GammaDonna, è la sintesi di tutto questo: si rivolge alle imprenditrici – non solo di prima generazione – che abbiano innovato con prodotti, servizi, processi e/o modelli organizzativi nuovi. Il nostro riconoscimento rappresenta un formidabile moltiplicatore di visibilità, che spesso coincide con un’improvvisa accelerazione di business: siamo convinti che le imprenditrici abbiano bisogno anzitutto di comunicazione, ma anche di creare o fortificare la propria rete di relazioni di business, e avere l’opportunità di accedere a nuove opportunità di formazione e aggiornamento professionale.
La XII edizione del PREMIO GAMMADONNA si è tenuta in live streaming. Quali sono stati i temi?
La contingenza drammatica ci ha spinto a ripensare alla nostra attività, a rafforzare ulteriormente la nostra partnership con QVC Italia e a trasformare il Premio nel primo format televisivo italiano dedicato alle donne che fanno impresa e innovazione. Siamo doppiamente entusiasti, perché all’orgoglio per il nostro debutto televisivo si aggiunge la soddisfazione per i temi trattati e per averli portati ad un pubblico molto più ampio. Dall’industria del ferro al coding, passando per le nanotecnologie, le piattaforme per la vendita online e lo smaltimento ecologico dei rifiuti: le storie imprenditoriali delle 5 finaliste della 12a edizione del Premio smentiscono, con i fatti e con il sorriso, quegli stereotipi che vedono le donne escluse da determinati ambiti, considerati tradizionalmente di appannaggio maschile.
Ci sono azioni che occorre intraprendere per un futuro di parità e inclusione dove non si ragioni per stereotipi, ma sulla base dei talenti?
L’aspetto più critico e implacabile della disparità, che è stata ulteriormente aggravata dalla pandemia, inizia dal salario: il pay gap resta del 10% in più a favore degli uomini a parità di mansione. In pratica, è come se per lo stesso lavoro una donna cominciasse a guadagnare dalla seconda metà di febbraio rispetto a un collega. Senza dimenticare la grave questione dell’occupazione femminile (il cui tasso è sceso al di sotto del 50% in Italia, ultimo in Europa) e l’accesso femminile alle posizioni apicali.
In questo scenario, la nostra Associazione fa del suo meglio per contribuire al cambiamento verso una maggiore equità sociale. Di cui, in ultima analisi, beneficerà l’intera società, non solo le donne. Il nostro impegno a raccontare e promuovere storie di innovazione al femminile vuole essere di stimolo e ispirazione per tutti: una testimonianza di come capacità, determinazione e costanza possano condurre a grandi risultati. Esiste un tessuto imprenditoriale al femminile, spesso poco noto ma diffuso in tutti gli angoli del Paese, che contribuisce ogni giorno, in maniera significativa, all’economia. La difficoltà più grande sta nel portare alla luce queste storie, nel convincere le donne a mettersi in gioco, a dimostrare il proprio valore. Perché se è vero che le donne hanno bisogno di rappresentanza nei luoghi decisionali, è altrettanto vero che c’è un grande bisogno di una rappresentazione femminile che demolisca gli stereotipi così profondamente radicati nella nostra cultura.
Qual è il valore della relazione come acceleratore di sviluppo e generatore di impatto sociale?
In un mondo caratterizzato da crescente complessità e da rapidi e continui cambiamenti, il nostro futuro come esseri umani e come imprese dipende dal numero, ma soprattutto dalla qualità, delle connessioni virtuose che saremo riusciti ad instaurare.
Mio padre definiva queste connessioni “strategiche”, per distinguerle per utilità e peso da quella moltitudine che ci travolge senza portare valore. Grazie alla preziosa eredità della mia famiglia, sono cresciuta credendo e praticando l’impegno a favore del territorio e di chi non ha avuto le mie stesse possibilità.
“Molte piccole persone che, in molti piccoli luoghi, fanno molte piccole cose possono cambiare la faccia della terra” recita una scritta sul muro di Berlino. Credo ci sia una profonda verità in questa frase e credo che l’unione di queste persone possa avere un impatto che è spesso grandemente sottovalutato. Ne sono testimonianza iniziative straordinarie, di cui sono stata tra le co-promotrici quest’anno, come #DateciVoce – per la rappresentanza femminile nei luoghi decisionali – e #GiustoMezzo – per la destinazione della metà del Recovery Fund a politiche integrate che tengano conto dell’impatto di genere.
Donna per lei significa?
“Insisti e persisti, raggiungi e conquisti”, questo è il mantra che mia madre ripeteva a me, quando ero piccola e che ora ripeto a mia figlia. E a mio figlio. Perché, in realtà, questo consiglio vale per tutti.
Non è cosa siamo, ma cosa scegliamo di diventare che conta. Lavorare sodo per migliorarsi e credere in se stessi è una sfida che appartiene a ognuno di noi. Forse per una donna il cammino è più impervio, a causa del retaggio culturale, ma ci anima una visione del mondo che è rigeneratrice: la capacità di assorbire traumi, delusioni, urti, guardando avanti senza accartocciarsi e immaginando sempre qualcosa di nuovo. Alcuni la chiamano resilienza, io preferisco definirla predisposizione ad amare la vita incondizionatamente.
IL FOCUS DI PROGESIA
I valori di GammaDonna sono:
- Sviluppo sostenibile;
- Valorizzazione di genere, competenze e carriere femminili.
Premio GammaDonna: innovazione e consapevolezza
Le imprenditrici che decidono di partecipare al Premio GammaDonna sono ogni anno di più e, in particolare, in questo 2020 così difficile e complesso sono state addirittura il 30% in più rispetto all’anno precedente. “Si tratta di donne che nella loro esperienza imprenditoriale fanno innovazione, ne hanno consapevolezza e credono fortemente in ciò che fanno” afferma Valentina Parenti “e questi tre step non sono assolutamente scontati”. Esiste inoltre un filo conduttore che caratterizza le vincitrici, che secondo Valentina Parenti è “l’attenzione all’impatto ambientale e sociale. Tutte desiderano rendere il mondo un posto migliore”.
Una cosa che accomuna tutte le partecipanti del Premio GammaDonna è il bisogno di ampliare e migliorare la rete di conoscenze e la comunicazione, nonché la formazione e l’aggiornamento professionale. Tali esigenze sono state rilevate dalle ricerche realizzate in collaborazione con le università (Unitelma Sapienza e Tor Vergata), nelle numerose survey online e dai feedback raccolti durante gli eventi nelle undici edizioni del Premio. La business community GammaDonna, appena lanciata su Facebook, andrà incontro a questi bisogni e permetterà alle imprenditrici di moltiplicare le occasioni di conoscenza e di confronto delle esperienze.
Valentina Communication
GammaDonna e GammaForum nascono da una realtà solida, altamente dinamica e che ha saputo innovarsi nel tempo: Valentina Communication, l’agenzia di comunicazione di cui Valentina Parenti è la Presidente.
Valentina Communication è stata fondata negli anni ‘80 dalla madre di Valentina Parenti, Giuliana Bertin, che è stata una pioniera del settore. Inizialmente l’agenzia si occupava di consulenza sulla comunicazione e PR esclusivamente per il settore dell’economia e della finanza. “Nel tempo è diventato un family business;” racconta Valentina Parenti “è entrato prima mio padre Mario, e in seguito io e mio fratello Marco. Ognuno di noi ha portato il suo personale contributo. Il mio ad esempio è legato al mio innato interesse per le tematiche sociali”. Attualmente l’Agenzia si occupa di comunicazione in modo innovativo offrendo servizi di ufficio stampa, PR, eventi e strategie di comunicazione, rivolgendosi a realtà eterogenee, dalle startup ai grandi gruppi e alle multinazionali.
Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto
Focus: Antonella Moira Zabarino
e inoltre vi sono tutta una serie di normative che, pur essendo di diversa natura, toccano comunque il mondo della scuola. Come divincolarsi dunque in una materia così articolata ed arzigogolata? Proviamo a partire, come si suol dire, dall’inizio. La prima importante riforma che è bene ricordare è la Legge Casati, promulgata dal Ministro della Pubblica Istruzione Gabrio Casati nel 1859, considerata come il vero e proprio atto di nascita della nostra scuola italiana. Tale norma pone a carico dello Stato la responsabilità dell’educazione del popolo e sancisce per la prima volta l’obbligatorietà e la gratuità della scuola elementare. Il primo ciclo scolastico, secondo tale normativa, era articolato su due bienni, (di cui solo il primo obbligatorio), a cui seguiva una duplice scelta: il ginnasio (a pagamento) o le scuole tecniche. Dopo questi anni di studio e formazione vi era l’università a cui però accedevano solo gli studenti che avevano frequentato il ginnasio, spesso figli di famiglie agiate e che potevano permettersi di supportare i giovani nello studio. Con la legge Casati, inoltre, si cerca di affrontare per la prima volta la grave problematica dell’analfabetismo dilagante in tutta la penisola: la situazione non viene risolta e tale aspetto si va a sommare con gli altri difetti della normativa, a noi evidenti.
La riforma Gentile è complessa e articolata, è possibile comunque evidenziarne alcuni punti chiave, come l’estensione dell’obbligo scolastico fino ai 14 anni, l’ istituzione di scuole speciali per allievi in condizione di disabilità sensoriali della vista e dell’udito, l’ istituzione di rigidi controlli per l’inadempienza dell’obbligo scolastico e la creazione di appositi istituti magistrali per la preparazione dei maestri elementari. I programmi delle scuole elementari ripristinano l’insegnamento della religione cattolica, salvo richiesta di esonero, e valorizzano il canto, il disegno e le tradizioni. La struttura del sistema scolastico italiano resta sostanzialmente improntata a tale modello anche dopo la fine del fascismo, ed i programmi della scuola elementare non subiscono variazioni significative per oltre quarant’anni. Nel 1939 il Ministro Giuseppe Bottai propone una nuova riforma volta a sottolineare la necessità di una scuola di massa, distinta e gerarchizzata al suo interno, che risponda alle esigenze economiche del paese e del governo. Tale riforma rimane però sulla carta, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fa sì che venga approvata solo la Legge del 1940 riguardante la scuola media, che diventa così un unico triennio uguale per tutti i corsi inferiori ai licei e agli istituti tecnici e magistrali; rimane inalterato il sistema dell’avviamento professionale. Essenziale, per il nostro discorso sulle riforme scolastiche, è la Costituzione della Repubblica italiana, promulgata il 27 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1 gennaio 1948. Il documento dedica alcuni articoli all’istruzione, che viene considerata essenziale per procurare un maggior benessere alla collettività e per migliorare ed elevare le condizioni di vita dei cittadini. Si sottolinea la necessità di avere una scuola democratica, che sia d’aiuto alla formazione della persona e che prepari i singoli individui a vivere nella società, intesa come luogo di integrazione e di esplicazione della propria personalità.
E’ una straordinaria dirigente scolastica laureata in ingegneria, che intende tutelare la salute e la sicurezza dei suoi alunni, alcuni dei quali vogliono con grande superficialità condurre davanti al liceo una bizzarra protesta contro la didattica a distanza, presentandosi davanti a scuola contro le vigenti disposizioni del Dpcm del 3 novembre.
Nelle parole del Presidente, in versione aggiornata, ho risentito lo stesso pathos di Vittorio Emanuele III dopo la sconfitta di Caporetto. Era mesi che molti attendevano una parola forte che facesse sentire la voce della Nazione rispetto a quella delle fazioni e della mediocrità propria di una politica responsabile di gravissimi errori. Prima del Presidente della Repubblica solo la Presidente del Senato Casellati si era espressa con coraggio nei confronti di una situazione insostenibile.
L’insistere costantemente sulla morte in agguato certo non aiuta chi è già ossessionato dalla pandemia. E’ un modo sbagliato di affrontare il tema. Dalla Chiesa ci si attende altro, una comprensione umana sulla fragilità della vita che, in momenti tragici come questi, cerchi di dare un po’ di fiducia e di serenità. Non si chiede del facile ottimismo,che sarebbe impossibile oltre che falso, ma almeno qualche parola in più sarebbe doverosa. Mi capitò anni fa di partecipare a due funerali lo stesso giorno in uno stesso ospedale e ascoltai la medesima omelia con la sola sostituzione del nome del defunto. Una routine da impiegato di banca, non da sacerdote che celebra in un momento importante della vita di altri uomini. Ho avuto modo di ascoltare di recente il
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
A legarle è una profonda amicizia e il mutuo soccorso quando la vita si fa più pesante. Sono insieme per metabolizzare una perdita tra le più dolorose, difficile da affrontare in solitaria. Lasciano in attesa a Napoli lavoro, figli o amori, e si ritagliano uno spazio tutto per loro.
Ha qualche appiglio nell’attualità l’ultimo romanzo dello scrittore scozzese 52enne John Niven, che imbastisce una trama fantapolitica, dissacrante, satirica e a tratti spietata, ambientata in un futuribile 2026 a stelle e strisce.
Questa volta il pluripremiato scrittore irlandese indaga sul privato della famiglia reale inglese sullo sfondo di una pagina storica drammatica.
La scrittrice e architetto palestinese Suad Amiry affida alle pagine di questo romanzo la storia delle vite dell’ 84enne Shams e dell’86enne Subhi, che le hanno aperto i loro cuori e affidato le loro memorie. Due personaggi che sono l’emblema della tragica storia di un intero popolo e della catastrofe che segnò l’esproprio violento delle terre e delle proprietà dei palestinesi da parte dello stato di Israele. L’autrice dedica il libro a suo padre e a tutti quelli che sono morti nella diaspora palestinese degli anni 40.
Rubrica a cura di
Cosa rende diversi questi alimenti a base latte?