

“Nulla contro la religione musulmana, ma il Comune è luogo laico e istituzionale”
AGGIORNAMENTO Il fascicolo aperto in procura, dopo la rimozione del tappeto di preghiera islamico da parte degli esponenti leghisti Ricca e Carbonero, li vede ora come indagati per possibile “discriminazione razziale e violenza“. L’arcivescovo Nosiglia: “Garantiamo libertà di preghiera per tutti”.
Il Comune di Torino, che ha ospitato il convegno internazionale sulla moda islamica, ha allestito nei locali di Palazzo Civico una sala di preghiera per i musulmani ospiti dell’iniziativa. Se avessimo promosso un convegno sulla moda occidentale nei paesi arabi, ci avrebbero permesso di allestire una “chiesetta” per esercitare il culto cristiano?, devono essersi chiesti gli esponenti leghisti in municipio. Infatti, i consiglieri della Lega Nord, con un inaspettato blitz, hanno rimosso l’allestimento religioso. “Nulla contro la religione musulmana, ma il Comune è luogo laico e istituzionale”, dicono all’Ansa Fabrizio Ricca e Roberto Carbonero, i politici del Carroccio protagonisti dell’azione,nel corso della quale hanno rimosso il tappeto di preghiera. Ma, dice il Pd: “grave offesa per tutti, è un gesto violento”. Quando Don Camillo andava in Unione Sovietica nascondeva il crocifisso dentro una copia del Capitale di Marx.

Con 30.6 milioni di ore richieste nel primo semestre 2015 (come informa la Uil) è la città più cassintegrata d’Italia. E d’accordo, per le ferie dei dipendenti il Polo Reale non resta aperto del tutto durante il mese di agosto. Ma, a fronte di problemi piccoli o grossi, la svolta in città è visibile



Alberto Costanzo, patrocinatore di parte civile per l’Ona – Osservatorio nazionale amianto così commenta a caldo la decisione del giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Torino che ha stabilito, con propria ordinanza, di trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale
Il cibo come convivialità: è questo lo spirito della “mangiata tra amici”, in calendario a Murazzi Temporary mercoledì 22 luglio.Un’occasione veramente democratica ed informale per stare insieme, con le gambe sotto il tavolo, per creare dialogo, condividere, conoscersi e chiacchierare di progetti futuri e sostenibilità alimentare.Nessun dress code né menù prestabilito, le parole d’ordine sono condivisione e integrazione. All’ Eat In tutti sono invitati a portare il proprio piatto e a spartirlo in compagnia, magari facendo assaggiare al vicino di tavolo una ricetta tipica del proprio paese o della propria regione di provenienza.
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