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Messaggio chiaro a Chiara da Chiamparino: Tav e Città della Salute non si toccano

Il presidente della Giunta regionale e quello dell’associazione degli imprenditori confidano nel dialogo con la neo sindaca

chiamp consiglioDopo le dichiarazioni della neo sindaca Chiara Appenndino all’indomani dell’elezione alla poltronissima di Palazzo Civico – parole tiepide sulla Tav e sulla Città della Salute – il dibattito si scalda. Interviene il presidente della Regione, Sergio Chiamparino: “per la Città della Salute abbiamo un progetto con un finanziamento di 250 milioni e pensiamo di aggiungerne altri con i fondi di coesione europea. L’auspicio e’ che sia possibile organizzare un tavolo con la Città di Torino, mi auguro non ci siano ripensamenti”. Continua il presidente: ” si tratta di un progetto imbastito nel 2003, se ricominciamo da zero c’è’ il rischio che non si raggiungano gli obiettivi e che gli investitori istituzionali guardino da altre parti. Io perseguo questo obiettivo con grande determinazione”, ha aggiunto Chiamparino. Gli fa eco la presidente degli industriali torinesi, Licia Mattioli: “la nuova amministrazione non arresti opere come la Tav, la metropolitana e la Città della Salute, gia’ approvate o in via di realizzazione: sarebbe un delitto bloccarle”. Mattioli ha anche ringraziato l’ex sindaco Piero Fassino “per quello che ha fatto per Torino e per le imprese, c’è sempre stata una grande collaborazione”.  “Appendino – ha aggiunto –  l’ho conosciuta, è in gamba, è un’imprenditrice prestata alla politica.  Spero che saprà rappresentare gli interessi delle imprese”.

Sosta selvaggia da movida, scatta la linea dura: oltre alle multe le rimozioni

Prima la contravvenzione per divieto di sosta veniva suddivisa tra quattro o cinque amici che arrivavano sulla stessa auto. Ora ci penseranno due volte: la rimozione costa 150 euro
corsomarconi
Le notti della movida a San Salvario erano diventate troppo “calde”, almeno dal punto di vista dei residenti che, oltre al fracasso e alle bottiglie rotte per strada, non riuscivano più a trovare lo spazio per parcheggiare neppure una bici. parcheggiAnzi, a proposito di bici, e’ stata proprio la pista ciclabile di corso Marconi, completamente intasata dalle auto del popolo notturno, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. E così il pattuglione interforze di polizia, civich, carabinieri e fiamme gialle che presidia la zona ha dato il via all’operazione rimozione forzata. Già da qualche sera gli indisciplinati che prima erano anche disposti a pagare una multa per divieto di sosta da dividere tra quattro o cinque passeggeri , ora ci penseranno due volte: la rimozione costa  salata, 150 euro.

Il caso dei minori in carico ai servizi sociali. Ognuno costa tremila euro al mese

LE INCHIESTE DEL “TORINESE”

bambini ragazzi gioco minori

Sono molti i motivi che spingono i Servizi Sociali a “prendersi cura” di un minore: un tema scritto in classe e segnalato dall’insegnante che faccia pensare ad un abbandono da parte del nucleo famigliare o, un furto in un negozio o il ritrovamento in un dato territorio di un minore straniero non accompagnato.Ci sono diversi modi per prendersene cura, tra gli altri, l’inserimento in una residenza protetta.

In Italia, le strutture che ospitano i minorenni vengono suddivise per tipologia e la gestione è affidata quasi sempre ad una Cooperativa da parte del Comune di residenza del soggetto da tutelare.

La retta media giornaliera in una Comunità nel territorio piemontese, è di 105 euro al giorno, questo significa che ogni minore costa al Comune più di 3000 euro al mese. In quasi tutte le Regioni italiane, la media si aggira alla cifra esposta. Sono molti i direttori delle strutture che lamentano di entrate troppo basse e spese molto alte ma, analizzando i costi di una qualsiasi struttura socio-assistenziale (e non socio-sanitaria o sanitaria come una casa di cura per anziani o Rsa) si nota come questi siano gli stessi di una “normale” gestione di un minore all’interno di una “normale” abitazione familiare.

Una comunità o una casa famiglia è un luogo entro il quale vive un gruppo di ragazzi, ad esempio 10, la cui gestione è affidata a un direttore, agli educatori che sono 1 ogni 4 minori ed a una persona che si occupa delle questioni domestiche e non di tipo educativo, l’Operatore socio-assistenziale.

Le spese sostenute da una cooperativa sono maggiormente per le risorse umane, quindi nel caso di cui sopra: un direttore, tre educatori ed un Oss, costano circa 12-13 mila euro al mese su 30.000 che mensilmente entrano nelle strutture. Le altre uscite economiche per:la spesa alimentare, la manutenzione della struttura,le utenze,un mezzo di trasporto e i rispetti costi (benzina, bollo, assicurazione) e, in molti casi, i regali per le festività; invece, gli incontri con lo psicologo, le visite mediche o l’abbonamento del bus per andare a scuola sono tutti costi che non vengono detratti dalla retta ma, si aggiungono a quelli sostenuti dagli Enti secondo il sistema della ripartizione delle funzioni come ad esempio gli oneri per le visite mediche che sono a carico delle Regione perché appartengono alle prestazioni sanitarie.

Dopo un’attenta disamina sulle voci di spesa, quelle che poi, in realtà, appartengono anche alle normali famiglie, si nota come il resto siano tutte entrate per le cooperative. Un’ex educatrice di una Comunità sita nel territorio di Torino spiega come la retta giornaliera sia una cifra esorbitante rispetto alle vere prestazioni ricevute dal minore inserito in struttura. La ragazza fino a qualche mese fa, ha lavorato in una Comunità rieducativa; di media il suo stipendio è stato di 1250 euro al mese . Sembrerebbe una cifra molto alta ma,in realtà,come racconta l’educatrice: ” Le notti sono considerate passive quindi, dalle 22 alle ore 6, si percepiscono solo 16 euro nette e, non si dorme quasi mai. Ogni mese si ha solo un week end libero e, ovviamente, si lavora in tutte le festività”. La spesa alimentare si fa nel discount e, se i ragazzi durante la settimana si comportano bene e c’è la possibilità di farli uscire insieme agli educatori turnanti, la merenda o l’entrata al cinema, viene sempre offerta da noi. La comunità dove ho lavorato non ci ha quasi mai lasciato i soldi per le uscite nei week end “.

Non tutte le strutture ovviamente sono in questo modo, infatti, prosegue l’educatrice: “Nella casa famiglia dove ho lavorato appena mi sono laureata, la cooperativa ogni settimana regalava ai ragazzi, che non erano in regime cautelare, ricariche del telefono, gite scolastiche,dvd e, se si usciva nei fine settimana, ci lasciavano i soldi da spendere interamente per i ragazzi”.

Accade,sovente, che i minori entrano nelle strutture da bambini ed escono da adolescenti, questo avviene o perché i genitori non hanno “modificato”lo stile di vita contestato dai Servizi Sociali oppure perché, c’è chi, con disonestà,veste i panni dell’assistenza e ne fa di questa un business a scapito di chi può avere diritto ad essere nuovamente inserito all’interno del proprio nucleo famigliare in tempi molto brevi rispetto a quelli dichiarati da chi, appunto, lo assiste.

 

Bianca Maria

 

Villa devastata per nascondere un delitto? Il mistero dell'anziano scomparso a Bibiana

Non è stato ancora possibile risolvere il giallo
carabinieri-caseUn autentico giallo degno di un romanzo. Intere parti di muro sono state abbattute, molti mobili sono spariti, mancano parti delle tubazionii. La scoperta e’ stata fatta dai carabinieri nel sopralluogo dello scorso 27 maggio, nella villa di Maurizio Rigoli, il pensionato di 64 anni di Bibiana  scomparso all’improvviso il primo di aprile del 2014 Sono state rimosse dal posto con cura anche le macerie. Gli inquirenti propendono a ritenere che qualcuno abbia voluto cancellare le prove di un reato. La procura della repubblica torinese aveva aperto un fascicolo per omicidio, ad oggi senza indagati.
La notte della scomparsa di Rigoli alcuni testimoni avevano visto quattro conoscenti dell’uomo portare via da casa un tappeto. L’auto su cui erano stati fermati dai carabinieri, non aveva tracce del tappeto e i quattro affermarono che quella notte avevano trasportato la carcassa di un cervo che avevano investito e se ne erano  quindi liberati. L’inchiesta e’ coordinata dal pm Francesca Traverso

Giovani e lavoro: il limbo dei call center tra paghe (molto) basse e orari infiniti

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LE INCHIESTE DEL “TORINESE”

“Quando sono stata pagata  mi sono stati scalati diversi soldi, infatti, il mio datore di lavoro, dei 400 euro che mi aveva promesso, ha tolto il 20% della ritenuta d’acconto, cioè 80 euro poi, i 320 euro rimasti li ha divisi per i 31 giorni, essendo il mese di ottobre e, il totale, cioè 10,32, lo ha moltiplicato per i giorni lavorati, in quel caso, 20; quindi, per un part time, ho guadagnato poco più di 200 euro al mese ovvero 2,50 l’ora”

Ormai anche gli anziani sono diventati sempre più tolleranti o meno irascibili con l’operatore dei call center che chiama a casa ogni giorno, forse perché, molti di questi ha un famigliare che vi lavora, oppure perché anche loro hanno capito che il telelavoro è diventata una realtà in espansione.

Gli operatori dei call center”privilegiati” sono coloro che vengono assunti da chi appalta l’azienda leader, quelli più “sfortunati” invece, sono coloro che entrano nel vortice del sub-appalto; questi ultimi rispetto ai primi, non hanno niente, per loro,lo Statuto dei Lavoratori sembra essere stato riscritto al contrario.

La paga oraria è inferiore ai 3,00 euro l’ora, generalmente si utilizza sottoscrivere una lettera di assunzione per un part time di 4 ore al giorno, con una retribuzione lorda di 400 euro al mese e una detrazione del 20% attraverso la ritenuta d’acconto.

Quando si firma questa lettera però, il datore di lavoro dovrebbe comunicare l’assunzione al Centro per l’Impiego ma, essendo un sub-appalto, essa può non essere inviata perché non c’è nessun controllo; per queste questioni infatti, chi vuol denunciare il fatto, non può rivolgersi alla Guardia di Finanza ma all’Ispettorato del Lavoro che si occupa, rispetto agli altri, delle violazioni in materia lavorativa.call center2

La tipologia dei contratti utilizzati per questo settore, è molto differente dalle altre, attraverso questa scusa però, chi viene assunto e non si pone domande, diventa il soggetto privilegiato del datore, chi le fa, l’antagonista. Il personale assunto, di norma, è un venditore di servizi; attraverso il suo “saper-fare” cerca di concludere almeno un contratto al giorno oppure rischia il posto.

Chi entra nel vortice del subappalto? Una madre, una studentessa, una laureata in cerca di un’occupazione migliore.

Laura, operatrice di un famoso call center di Torino racconta telefonicamente alla redazione la sua storia: “Nel mese di ottobre 2015 ho letto, in un famoso sito internet, un annuncio dove si cercavano operatori call center con un fisso di 400 euro al mese. Ho chiamato e mi hanno fissato il colloquio immediatamente. L’orario era per me perfetto, dalle 11 alle 15 infatti, avevo il tempo di portare la mia bimba all’asilo e di andarla a prendere senza scomodare i miei suoceri. Si lavorava dal lunedì al venerdì, i datori non erano antipatici ma il modo di lavorare era quello di metterci in competizione l’uno con l’altro. All’interno della sede, c’era una lavagna con i nostri nomi e, giornalmente, venivano inseriti tutti i contatti presi dal singolo operatore. Se ne prendevi più di uno, ricevevi gli elogi dei team leader, se non ne prendevi neanche uno,o venivi mandato via, oppure, venivi platealmente ripreso. Io ero molto brava infatti, ho fissato più di 20 appuntamenti e,il commerciale, cioè colui che va a casa del cliente, è riuscito a concludere 18 contratti; significa che di 20 persone contattate, solo due non hanno firmato. Quando sono stata pagata però, mi sono stati scalati diversi soldi,infatti, il mio datore di lavoro, dei 400 euro che mi aveva promesso, ha tolto il 20% della ritenuta d’acconto, cioè 80 euroCALL CENTER32 poi, i 320 euro rimasti li ha divisi per i 31 giorni, essendo il mese di ottobre e, il totale, cioè 10,32, lo ha moltiplicato per i giorni lavorati, in quel caso, 20; quindi, per un part time, ho guadagnato poco più di 200 euro al mese ovvero 2,50 l’ora. Queste sono persone che vanno avanti grazie a noi precari che abbiamo bisogno di qualche entrata e, nessuno si ribella perché si ha paura oppure perché si ha bisogno quindi,o si accetta la situazione per quella che è, o si va a casa, come ho fatto io, senza sporgere denunce o senza fare ulteriori questioni”.

Chi gestisce un call center con 20 persone che riescono a concludere un contratto al giorno per 20 giorni lavorativi riesce a chiudere, se gli va male,  400 contratti al mese.  Ogni contratto di media costa al cliente 25 euro al mese. Tolte le spese, più di 5.000 euro che sono: per gli operatori, i team leader, i commerciali, l’Azienda leader ed e per altre voci di spesa come: benzina, costo delle telefonate, strumenti di lavoro come fax e stampanti, a chi gestisce, non gli rimane molto, per questo motivo deve cercare di eliminare qualche uscita, quella per l’operatore.

Si è iniziato con gli appalti o sub appalti o esternalizzazioni ai paesi dell’Est e, seppur c’era un forte guadagno (ogni operatore fuori dall’Italia guadagna meno di 2,50 euro l’ora), le aziende telefoniche leader, hanno preferito ritornare in Italia per le troppe lamentele dei clienti. Si è finito però, come ha spiegato Laura, con il lucrare su quel lavoratore che, passivamente, subisce tali discriminazioni perché, con un’entrata economica irrisoria come quella sopra spiegata, ci fa la spesa oppure si paga le utenze domestiche.

Nei siti internet utili per chi cerca lavoro sembra essere nuovamente raddoppiato,almeno nella città di Torino, come è avvenuto due anni fa, prima del sub-appalto ai paesi dell’Est, il numero dei call center che cercano 40-60 operatori telefonici. Il consiglio che dà Laura è quello di trovare la forza di denunciare, anche in forma anonima all’Ispettorato del lavoro, chi commette tali violazioni.

Bianca Maria

 

FCA: effetto Brexit? Nulla da temere, il gruppo ha una solida fisionomia globale

L’esito referendario pone piuttosto l’interrogativo sul futuro dell’Europa

fiat fcaIl gruppo Fca prevede che l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea non abbia per la casa automobilistica “particolari impatti sul fronte industriale o di altro tipo, sebbene l’esito del referendum ponga l’interrogativo su quella che sarà l’Europa del futuro”.fca lingotto E’ quanto dichiara un portavoce di Fca in merito alla vittoria di Brexit al referendum britannico. In modo particolare l’azienda e’ convinta che il fatto di avere la sede fiscale in Gran Bretagna non comporti conseguenze finanziarie o cambiamenti nella governance del Gruppo, “vista la distribuzione globale delle attività e sedi operative di Fca nei vari Paesi nel mondo”.

San Giovanni, la prima volta di Chiara con la fascia tricolore (autorizzata da Fassino)

appendino fasciaIl sindaco uscente Piero Fassino, formalmente ancora in carica, ha ceduto con un gesto da galantuomo, la fascia tricolore alla neo-sindaca Chiara Appendino. Nelle sue prime uscite ufficiali (sobria giacca bianca e un filo di perle al collo) la prima cittadina ha incontrato i dipendenti del cerimoniale di Palazzo Civico in mattinata, successivamente si è recata alla presentazione del Torino Pride e infine alla sfilata e alle celebrazioni serali in occasione dei festeggiamenti del santo patrono della città, San Giovanni.

(Foto: Sergio Pacchiotti)

Libertà di panino, da oggi i bimbi potranno portarsi a scuola il pranzo da casa

menseSe i bambini lo desiderano hanno diritto di mangiare, durante l’orario della mensa scolastica, il panino portato da casa. Così ha deciso la Corte d’Appello del tribunale di Torino che, attraverso una sentenza, ordina al Comune e al  ministero dell’Istruzione di organizzare un servizio ristorazione tale da permettere di pranzare a scuola anche a chi si porta il pranzo “al sacco”. La “lotta per il panino libero” era stata avviata  da un gruppo di mamme due anni fa, che protestavano  contro l’aumento del costo dei pasti. Secondo i legali delle famiglie i giudici hanno ora accertato il diritto dei cittadini  di decidere se servirsi della refezione scolastica, oppure di  dotare i propri figli del pasto preparato a casa. La sentenza giunge  ad anno scolastico concluso ,ma potrebbe creare difficoltà  alla ripresa delle lezioni a settembre. La  sentenza stabilisce che durante l’orario della mensa  venga garantita la presenza di personale educativo senza  ulteriori costi per le famiglie.

Delitto Rosboch, Gabriele dichiara al giudice: "Sono pentito ma merito l'ergastolo"

defilippi rosbochGabriele De Filippi aveva chiesto a sorpresa di essere interrogato,  a quattro mesi dall’arresto per l’assassinio di Gloria Rosboch, l’insegnante di Castellamonte. Ha dichiarato di essere colpevole: “merito l’ergastolo”. Ha rilasciato le proprie dichiarazioni al procuratore di Ivrea Giuseppe Ferrando. assistito dal suo legale,  Francesco Bertolino. E’ stato un fiume in piena, per sei ore. Ha chiesto scusa ai genitori di Gloria dicendo di avere “visto inrosboch televisione quanto stanno soffrendo”. Poi ha detto di essere pentito e ha continuato a rivolgere accuse contro Roberto Obert, l’amante che venne arrestato con lui nei mesi scorsi, cercando invece di scagionare la madre, Caterina Abbattista. In galera il giovane di 22 anni  è seguito da psicologi ed educatori.  Defilippi ha anche interrotto lo sciopero della fame: è dimagrito fino a 55 chili.

Anziano ucciso a martellate, arrestata una donna. Lo ha massacrato per una manciata di euro

POLIZIA CROCETTADopo qualche mese viene  fatta luce sul l’omicidio di Giovanni Battista Boggio, il pensionato di 70 anni trovato con la testa fracassata da ripetute martellate nella sua casa lo scorso 15 ottobre a Torino. La polizia ha infatti  arrestato una donna per un delitto che sarebbe stato commesso in concorso con altre persone che sono ancora ricercate. L’arrestata si chiama Egle Chiappin, di 53 anni, il cui  Dna è stato prelevato in casa, dentro un sacchetto dell’immondizia impiegato per gettare i vestiti sporchi di sangue. La donna  si era  ferita nell’aggressione. Grazie a un mozzicone raccolto per strada gli uomini della polizia hanno poi fatto  la comparazione del Dna. Il movente? La rapina, che ha fruttato una manciata di euro. L’omicidio era avvenuto in un condominio pubblico di via Forlì, nel quartiere Lucento.

(Foto: il Torinese)