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Torino alla Mostra di Venezia presenta opere prime e restauri

cina venezia71a Edizione della Mostra del Cinema di Venezia: Torino è presente con opere prime e restauri

 

Al via oggi la 71a edizione della Mostra del Cinema di Venezia (27/08-6/09/2014). Anche Torino è presente alla Mostra con due opere prime La Zuppa del Demonio (di Davide Ferrario, 2014) di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, e Patria (di Felice Farina, 2014), excursus della storia italiana contemporanea dal caso Moro ad oggi raccontato da un sindacalista, un impiegato e un operaio, presentato nella Giornata degli Autori – Venice Days. 

 

Nella sezione Venezia Classici saranno poi riproposti due restauri: Todo Modo (di Elio Petri, 1976) curato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con la Cineteca di Bologna e Surf Film, e L’Udienza (di Marco Ferreri, 1971) curato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con la Cineteca di Bologna e Cristaldi Film. 

 

Ieri sera nella serata di pre-apertura della Mostra è stato invece proposto nella rinnovata Sala Darsena  il restauro di Maciste Alpino (di Luigi Maggi, Luigi Romano Borgnetto, 1917) curato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione con il Laboratorio L’immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna. 

 

Cristina Colet

A tutta birra sotto la Mole

birraSabato e domenica in piazza Valdo Fusi la versione nostrana dell’Oktoberfest



Compie 18 anni il marchio di birra cuneese Baladin. E per festeggiare la maggiore età, l’azienda artigianale ha promosso per sabato e domenica prossimi in piazza Valdo Fusi a Torino il Baladin Open Fest, rassegna che proporrà agli appassionati di bionde e rosse, 166 birre prodotte da 56 mastri birrai di qualità.

 

Parteciperà anche Lorenzo Dabove, celebre beer taster italiano, il più famoso. Saranno presenti alla manifestazione anche gli associati del MoBi, il movimento spontaneo birrario italiano per presentare una originale guida ai locali birrari, che pubblica 650 recensioni di pub, beershop e ristoranti.

 

In occasione della festa saranno anche organizzate dimostrazioni di skateboard e di arte murale attraverso i graffiti di writers su appositi pannelli allestiti in piazza.

Pace di Edimburgo tra Braveheart-Noseda e Vergnano?

noseda vergnano2Le cronache di queste ore diranno se il mediatore-sindaco  Piero Fassino è riuscito a ricondurre alla ragione i due contendenti. E Torino spera che, in un modo o nell’altro,  Braveheart Noseda rientri nei ranghi. God save the Regio.

 

Ars gratia artis. Vengano archiviate tutte le polemiche e si pensi ai successi futuri dell’istituzione culturale. Il Teatro Regio di Torino merita molto più che polemiche provinciali basate su personalismi e battibecchi sterili da baruffe chiozzotte.

 

Chissà se l’esibizione di ieri sera in Scozia, all’Edinburgh International Festival, dove  Gianandrea Noseda ha diretto l’Orchestra e il Coro del Regio nel ‘Guglielmo Tell’ di Gioacchino Rossini, rappresenterà l’occasione “storica” per siglare la pace (o almeno la tregua) “di Edimburgo” tra il direttore musicale e il sovrintendente Walter Vergnano?

 

Noi tutti ce lo auguriamo, per il bene di un simbolo tutto torinese della cultura e nell’interesse di Torino. Per la prima volta il teatro italiano ha preso parte alla prestigiosa  rassegna in terra britannica, in presenza dell’ambasciatore d’Italia a Londra, Pasquale Terracciano.

 

Un concerto che rientra nell’ambito di ‘Suona italiano’, selezione di grandi appuntamenti musicali promossa nel Regno Unito dall’ambasciata con gli Istituti italiani di cultura di Londra ed Edimburgo, durante il semestre italiano di presidenza dell’Ue.

 

Le cronache di queste ore diranno se il mediatore-sindaco  Piero Fassino è riuscito a ricondurre alla ragione i due contendenti Noseda & Vergnano, anche se – dichiarazione non certo incoraggiante –  il sovrintendente ha dichiarato ai giornali che nessuno gli ha chiesto di fare la pace. Torino spera che, in un modo o nell’altro,  Braveheart Noseda rientri nei ranghi.

 

CB

 

 

Nella foto di Salvatore Mancuso: Gianandrea Noseda, Lucia Noseda, il diplomatico Alain Giorgio Maria Economides e Il Sovrintendente del Teatro Regio di Torino, Walter Vergnano

 

Chi è Gianandrea Noseda? Il ritratto del maestro sul sito www.teatroregio.torino.it

 

Gianandrea Noseda è considerato oggi tra i più eminenti direttori d’orchestra del panorama internazionale. Direttore Musicale del Teatro Regio dal 2007, che ha collocato stabilmente nella mappa dei grandi teatri d’opera, vi dirige ogni anno produzioni operistiche e concerti sinfonici. Dal 2010 al 2013 ha guidato i complessi del Teatro Regio in tournée in Spagna, Francia, Germania, Austria, Cina e Giappone. Al Théâtre des Champs Elysées di Parigi torna ogni anno per presentare opere in forma di concerto, un appuntamento ormai molto atteso dal pubblico parigino. Nel maggio 2013 ha portato l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio per la prima volta a Dresda e a Vienna (Konzerthaus), mentre nel dicembre 2014 li accompagnerà nel Nord America, dove debutteranno con quattro esecuzioni in forma di concerto di Guglielmo Tell a Chicago, Ann Arbor, Toronto e alla Carnegie Hall di New York.

 

Molte delle produzioni che ha diretto al Regio sono uscite in DVD; tra queste I Vespri siciliani di Verdi (con la regia di Davide Livermore), Boris Godunov di Musorgskij (con la regia di Andrei Konchalovsky) e Thaïs di Massenet (con la regia di Stefano Poda), che è stata inserita tra le venti produzioni più belle degli ultimi vent’anni da BBC Music Magazine. 

 

Gianandrea Noseda è inoltre Direttore Ospite Principale dell’Orchestra Filarmonica di Israele, Conductor Laureate della BBC Philharmonic, “Victor De Sabata Guest Chair” della Pittsburgh Symphony Orchestra e Direttore Artistico del Festival di Stresa. È stato inoltre il primo Direttore Ospite Principale straniero nella storia del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo e Direttore Ospite Principale della Rotterdam Philharmonic e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI.

 

Nato a Milano, dove ha compiuto gli studi musicali, dirige le più importanti orchestre sinfoniche del mondo: Chicago, Pittsburgh e Philadelphia negli Stati Uniti, la London Symphony, l’Orchestre de Paris e la Filarmonica della Scala in Europa, mentre in Giappone è ospite regolare della NHK Symphony Orchestra. Nella stagione 2012/13 ha debuttato con la Filarmonica di Los Angeles e la Cleveland Orchestra, oltre che al Musikverein di Vienna. Intensa e felice la collaborazione con il Metropolitan di New York dove dirige ogni anno dal 2002 e dove è tornato nel 2014 con due produzioni, tra cui un attesissima nuova produzione de Il principe Igor per la regia di Dmitrij Černjakov. Come Chief Conductor della BBC Philharmonic aveva guidato l’orchestra in tournée in Giappone (nel 2004 e nel 2008) e in Europa oltre ad aver scritto una pagina storica nel 2005 quando un milione e mezzo di utenti avevano scaricato dalla rete le Nove Sinfonie di Beethoven offerte dal sito della BBC nell’ambito del progetto The Beethoven Experience.

 

Tra i momenti culminanti delle passate stagioni, il War Requiem di Britten con la London Symphony Orchestra – presentato al Barbican Centre di Londra e al Lincoln Centre di New York – ora disponibile in CD per l’etichetta LSO Live e salutato dalla critica americana come uno degli eventi dell’anno. Inoltre, il personale successo nel Macbeth alla Metropolitan Opera, insieme al trionfo della Luisa Miller scaligera, dei Vespri siciliani all’Opera di Vienna e del Rigoletto al Festival di Aix-en-Provence, lo impongono ormai come sicuro punto di riferimento per il repertorio verdiano nel mondo.

 

Dal 2002 Gianandrea Noseda è legato all’etichetta discografica Chandos, per la quale ha registrato oltre 30 cd dedicati a musiche di Bartók, Dvořák, Karłowicz, Liszt, Mahler, Prokof’ev, Rachmaninoff, Šostakovič e Smetana. Un posto particolare nella discografia di Gianandrea Noseda occupa la musica di Rachmaninoff alla quale ha dedicato diverse incisioni che comprendono tutte le sinfonie e le tre opere. Ha inoltre avviato «Musica Italiana», un progetto dedicato ai compositori italiani del XX secolo, che ha portato alla riscoperta della produzione sinfonica di grandi personalità come Casella, Dallapiccola, Petrassi e Wolf-Ferrari attraverso registrazioni discografiche accolte dalla critica musicale internazionale con plauso unanime. Nell’ambito della collaborazione con Deutsche Grammophon ha inciso il debutto discografico di Anna Netrebko con la Filarmonica di Vienna, mentre con l’Orchestra Teatro Regio Torino ha diretto l’album mozartiano di Ildebrando D’Arcangelo e i due progetti discografici dedicati all’anniversario verdiano con Rolando Villazón e Anna Netrebko.

 

Attento ai giovani musicisti, ha collaborato con il Royal College of Music e con l’Orchestra della Guildhall School di Londra, con la National Youth Orchestra of United Kingdom e con l’Orchestra Giovanile Italiana. Dirige inoltre regolarmente la European Union Youth Orchestra in tournée in Europa. Gianandrea Noseda è Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. 

La nuova centrale sul Po spaventa gli ambientalisti

Dal Comune avrebbero risposto picche. O meglio – affermano i responsabili delle associazioni – gli assessori all’Ambiente e ai Trasporti, Enzo Lavolta e Claudio Lubatti, non avrebbero proprio risposto alle loro preoccupate sollecitazioni

 

GRAN MADRE

Il nuovo impianto idroelettrico sul Po, in pieno centro cittadino, all’altezza della diga Michelotti, non sta facendo dormire sonni tranquilli alle associazioni ambientaliste torinesi.

 

L’iter per la realizzazione dell’impianto si dovrebbe concludere entro settembre in Municipio. Il progetto prevede anche la realizzazione di una conca navigabile per battelli. Ma Italia Nostra, Pro Natura, Wwf e Legambiente non ci stanno.

 

Gli ambientalisti subalpini ritengono che “avrà un pesante impatto paesaggistico” e produrrà “guasti all’ambiente fluviale e alla vegetazione, la compromissione dell’alberata storica della sponda destra del Po” ed anche il “rischio di erosione di un pilone del ponte Vittorio Emanuele”.

 

Le associazioni rivolgono quindi un appello a Regione, Provincia e Comune di Torino, Soprintendenza ai Beni Architettonici ed ente parco Aree Po e Collina Torinese, e vogliono avere accesso a tutta la documentazione, “prima che venga dato il via libera alla concessione ed al permesso di costruire”.

 

Dal Comune avrebbero risposto picche. O meglio – affermano i responsabili delle associazioni – gli assessori all’Ambiente e ai Trasporti, Enzo Lavolta e Claudio Lubatti, non avrebbero proprio risposto alle loro preoccupate sollecitazioni.

 

(Foto: il Torinese)

Sla, dalle Molinette lo studio sulla diagnosi precoce

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La tecnica consente di raggiungere un’accuratezza diagnostica pari al  95%. E’ davvero un passo decisivo per lo sviluppo nella diagnosi precoce della malattia

 

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Sta impazzando sul web la polemica su Luciana Littizzetto che avrebbe donato, dall’alto dei suoi ricchi emolumenti Rai, solo 100 euro per la ricerca sulla Sla, dopo avere aderito alla campagna di Icebucketchallenge. Ma, fortunatamente, oltre alle docce gelate che imperversano in tutto il mondo, a sostegno della lotta alla malattia ci sono fatti concreti. E una scoperta medica straordinaria. Per la prima volta in assoluto è stata dimostrata la possibilità di diagnosi precoce della Sla,  attraverso un esame di tomografia Pet. 

 

La prestigiosa rivista ‘Neurology’ ha pubblicato la notizia. Il risultato è frutto della collaborazione  intrapresa tra Marco Pagani, ricercatore del Cnr,  Adriano Chiò direttore Centro SLA delle Molinette e Angelina Cisaro  del PeT Irmet  di Torino. La tecnica consente di raggiungere un’accuratezza diagnostica pari al  95%. E’ davvero un passo decisivo per lo sviluppo nella diagnosi precoce della malattia.

 

 L’assessore alla Sanità del Piemonte, Antonio Saitta, ha espresso la propria soddisfazione per lo  studio italiano: “conferma la qualità della ricerca scientifica italiana e sono orgoglioso che Torino e l’ospedale Molinette siano stati protagonisti nella realizzazione di questo risultato, anche se sicuramente riscuoterà minore attenzione mediatica di quanto non faccia una secchiata d’acqua ghiacciata”, ha commentato. 

 

  “Senza nulla togliere a tutto ciò che può contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica intorno ad una grave malattia come la sla – ha aggiunto Saitta – mi pare doveroso richiamare l’attenzione sulla necessità di finanziare la ricerca e di mettere in campo aiuti concreti alle famiglie che assistono i malati. Perché sono proprio i malati, i familiari e i ricercatori a sperimentare sulla propria pelle le ‘docce fredde’ dei tagli ai finanziamenti”.

 

Secondo Saitta, “le campagne ‘virali’ durano meno del quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol. Ben vengano le secchiate d’acqua (se accompagnate da generosi bonifici a favore della ricerca), ma ben vengano soprattutto risultati concreti come quello dello studio delle Molinette”.

 

(Foto: il Torinese)

Quando il cinema si riempie di stelle

Un vecchio ma allo stesso tempo nuovo modo di vivere il grande schermo che, almeno per un’estate, ha unito i ricordi dei nonni con il presente dei nipoti

 

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Un grosso schermo bianco, un cielo blu notte e la lieve e soffusa luce delle stelle; il tutto per far da contorno ad una serata torinese un po’ diversa dalle altre. Quest’estate, proprio i torinesi, hanno visto la loro città catapultarsi nei nostalgici “bei tempi andati” con l’allestimento del famoso cinema all’aperto, creazione inizialmente americana e diventato poi sogno di famiglie ed intimità di coppie di tutto il mondo per più di ottant’anni.

 

In un epoca in cui tutto si modernizza ed in cui il digitale fa da padrone, non è così semplice mantenere viva una tradizione passata di generazione in generazione come quella del cinema all’aperto.

 

Quest’anno il comune di Torino (benchè i risultati dello scorso anno non fossero stati così soddisfacenti) ha riproposto, in più zone della città, una rassegna cinematografica completamente sotto le stelle.

 

Da Piazza Castello, dove sono stati riproposti alcuni classici che hanno fatto la storia del cinema (come ad esempio “Il laureato”, “La dolce vita” e molti altri), al Parco Rignon, che ha visto invece approdare sullo schermo allestito nell’area di fronte alla bellissima ma poco conosciuta Villa Amoretti, i più grandi successi della stagione appena trascorsa.

 

Entrambe le rassegne cinematografiche hanno avuto la loro inaugurazione tra l’ultima settimana di giugno e la prima di luglio, per poi concludersi negli ultimi giorni di agosto. “Cinema in Piazza” e “Notti di Stelle al Rignon”, sono state due rassicuranti costanti per tutte quelle famiglie, persone anziane ma anche per tanti giovani che, per contrastare forse il grigiore di un’estate tutt’altro che calorosa, hanno provato a lasciarsi affascinare dalla magia di un grande schermo incorniciato dal cielo e dalle bellezze della città; elementi che insieme hanno saputo sicuramente regalare emozioni.

 

Nonostante il clima non sia stato propriamente estivo, sono stati in molti a non farsi scoraggiare e a presenziare a quasi tutte le serate armati di maglioncini e pantaloni lunghi. Uno scenario abbastanza suggestivo che ha visto come protagonisti non tanto i film in programmazione, ma bensì una città che, al moderno mondo 3D o al più comodo ed economico mondo della pirateria web, ha deciso di contrapporre una meravigliosa e forse nostalgica tradizione come quella del cinema all’aperto.

 

Un’iniziativa brillante che racchiude in sé la bellezza e la delicatezza di quei racconti proveniente da un passato che lega e ci auguriamo sempre legherà le diverse generazioni; un vecchio ma allo stesso tempo nuovo modo di vedere il cinema che, almeno per un’estate, ha unito i ricordi dei nonni con il presente dei nipoti.

 

Simona Pili Stella

 

La Venere a Venaria? Ecco i pro e contro

botticelliSe verranno fatte  richieste formali, saranno  esaminate con rigore scientifico e ragionevolezza, per evitare uno sterile “dibattito estivo”. Franceschini dixit. Che ne pensano i nostri lettori?

 

Vittorio Sgarbi nella sua veste di ambasciatore della Cultura della Regione Lombardia ha lanciato la proposta: la Venere di Botticelli venga esposta alla Reggia di Venaria e  i Bronzi di Riace a Milano. Secondo il critico d’arte, in vista di Expo 2015, è impensabile che un gruppo di turisti si rechi in una città solo per vedere un’opera d’arte, per quanto celebre.  “Le città che trarranno beneficio dall’evento – ha dichiarato Sgarbi all’Ansa – oltre Roma e Milano, sono Venezia, Firenze e Torino”.

 

La Reggia di Venaria ha accolto con entusiasmo la proposta, dichiarandosi  disponibile ad ospitare il dipinto di Botticelli durante l’Expo 2015. Lo ha dichiarato il presidente Fabrizio Del Noce. Del resto, data anche la sua vicinanza con il capoluogo lombardo, Torino (con la Reggia) sarà per forza di cose uno dei principali centri della manifestazione internazionale.  Del Noce intende proporre la Venaria come  ‘Reggia della bellezza dell’arte italiana’ e l’opera del Botticelli ne è il simbolo” e ritiene che lo spostamento temporaneo dell’opera “rientrerebbe perfettamente nel programma voluto dal ministro Dario Franceschini per la valorizzazione dei nostri capolavori nazionali attraverso anche operazioni di prestito”.

 

Ma che dice il ministro, prontamente interpellato dall’Ansa? A dire il vero pare piuttosto freddino. “L’Expo non è solo di Milano ma di tutta Italia – ha risposto al cronista dell’agenzia stampa – e anzi la sfida che dobbiamo vincere è quella di allungare la permanenza nel nostro Paese di tutti i visitatori dell’Expo, offrendo loro le occasioni e le modalità per andare a visitare quel museo diffuso che è l’Italia. Quindi ora dico basta a questo dibattito quotidiano e improvvisato su singoli capolavori che dovrebbero essere trasferiti a Milano”. Però il ministro lascia uno spiraglio, aggiungendo che se verranno fatte  richieste formali, saranno  esaminate con rigore scientifico e ragionevolezza, per evitare uno sterile “dibattito estivo”. Franceschini dixit. Che ne pensano i nostri lettori?

 

La Nascita di Venere di Sandro Botticelli (www.uffizi.org)

 

La Nascita di Venere è senza dubbio una delle opere d’arte più famose ed amate del mondo. Dipinta da Sandro Botticelli tra il 1482 e il 1485, è diventata un simbolo della pittura del 400 italiano, così densa di significati allegorici e richiami all’antichità.

Il tema deriva dalla letteratura latina ed esattamente dalle Metamorfosi di Ovidio. Venere è ritratta nuda su una conchiglia che solca la superficie del mare; a sinistra volano i venti, a destra un’ancella (Ora) aspetta la dea per vestirla. Nel prato si scorgono delle violette, simbolo di amore.

Nell’opera si leggono anche dei riferimenti alla famosa opera poetica delle Stanze di Agnolo Poliziano, contemporaneo di Botticelli e massimo poeta neoplatonico della corte medicea. Il Neoplatonismo fu quella corrente filosofica che cercò una mediazione tra il l’eredità culturale greco-romana e la cristianità.

Vi si coglie quindi un significato filosofico legato al neoplatonismo: l’opera rappresenterebbe la nascita dell’Amore e della bellezza spirituale come forza motrice della vita.
L’iconografia della Venere è sicuramente derivata dal tema classico della Venus Pudica che timidamente si copre le parti intime e che trova un suo corrispettivo in scultura nella statua di Venere dei Medici alla Galleria degli Uffizi.

I Medici, del resto, sono i committenti dell’opera: la Venere come la Primavera e la Pallade apparteneva a Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici, cugino del Magnifico.

E come Poliziano era un grande poeta di versi scritti, così Botticelli era uno dei più grandi poeti della linea e del disegno. Eccezionali sono la tecnica e i materiali del dipinto. L’opera è il primo esempio in Toscana di pittura su grande tela. Lo speciale uso di polvere di alabastro, inoltre, rende il colore luminosissimo e senza tempo.

Dietro l’interpretazione colta del dipinto si può sicuramente leggere un’ode alla famiglia fiorentina che commissionò l’opera: l’inizio del regno di Amore arriva a Firenze proprio grazie ai Medici e alla loro diplomazia e cultura.

Sandro Botticelli, in questo modo, regala alla storia dell’arte uno dei suoi più sublimi capolavori.

La Nascita di Venere di Botticelli è conservata nelle sale 10-14 di Botticelli, dove si trova anche la sua Primavera.

 

Crisi infingarda: cresce l’export ma il lavoro manca

La ripresa stenta e mancano le risorse per la Cassa integrazione. Il blocco delle importazioni dalla Russia e la frenata di due economie forti come Francia e Germania non fanno ben sperare

 

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L’export piemontese è in crescita, d’accordo. Lo conferma il rapporto sul commercio estero dell’Ice – Agenzia per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. L’aumento è del 3,8%,  pari a 41 miliardi di euro. Le esportazioni piemontesi sono arrivate a livello italiano al 10,6%. Usa (+23%) e Brasile (+18,7%) rappresentano i mercati più interessanti. Il primo trimestre 2014 segna + 6,9% rispetto allo stesso periodo del  2012.

Secondo i dati Api il comparto manifatturiero conferma  segnali di ripresa registrati a fine 2013. Nel primo semestre 2014 il 36,2% delle imprese manifatturiere ha aumentato il livello della produzione ma le previsioni per il secondo semestre riportano nuovamente l’indice sull’occupazione a livelli negativi (-4,3%), “per effetto di un sensibile calo delle intenzioni di nuovi inserimenti in azienda”. Solo il 7,8% delle imprese, infatti, ne prevede l’aumento.

 

Ma la crisi è infingarda e, accanto ai segnali positivi, ne manifesta anche di pessimi. In primo luogo c’è il problema della cassa integrazione. Sempre secondo l’Api,  il 23% delle imprese ha dichiarato di aver fatto ricorso ad ammortizzatori sociali, in lieve calo rispetto al 25,8% di sei mesi fa.

 

Nel 14,8% dei casi è stata utilizzata la Cassa Integrazione Ordinaria, in misura più ridotta la Cassa in deroga (3,7%), la Cassa Straordinaria (1,5%) e i contratti di solidarietà (4,4%). Per il secondo semestre del 2014 sale al 29,1% la percentuale di imprenditori che ne prevede l’utilizzo.Ma a settembre è in scadenza la cassa in deroga per molte aziende, con centinaia di persone a rischio posto di lavoro. Le richieste di ammortizzatori sociali da parte delle imprese è già tale da esaurire il plafond di risorse per tutto il biennio. Dove trovare ulteriori fondi per la cassa integrazione?

 

(Foto: il Torinese)

 

Teatro Regio, ecco perchè Noseda ha detto “basta”

nosedaIl maestro: “La politica non ha idee sul futuro di questo teatro”

 

L’addio traumatico di Gianandrea Noseda al Teatro Regio è motivato, secondo l’ex direttore musicale, da solidi elementi. Li elenca lui stesso nell’intervista che ha rilasciato ad Alberto Mattioli della Stampa. Le frecciate più pungenti sono dirette al sovrintendente, Walter Vergnano:

 

1) “La prima lettera che ho scritto a Walter Vergnano risale all’ottobre 2011. Da quel momento non è successo nulla e non si è fatto nulla. Chiacchiere a parte». 

 

2) Il maestro aveva proposto a Piero Fassino il  nome di Bruno Hamard, direttore generale dell’Orchestre de Paris per sostituire Vergnano ma il sindaco ha risposto picche.

 

3)  Propose anche la nomina di un direttore artistico, Carmelo di Gennaro, ma non ci fu  “nessuna risposta, nessuna decisione. E allora basta”. 

 

4) Rimprovera a vergnano l’’immobilismo, l’’incapacità di decidere, il rinvio continuo come strumento di gestione”.

 

5) Vergnano starebbe lì ad aspettare i finanziamenti pubblici, senza attivarsi per trovare nuove risorse

 

6) Voleva aumentare la pianta organica dell’orchestra ma non è stato accontentato.

 

7) Rimprovera a Vergnano “la poca voglia di mettersi in gioco. Si limita a gestire l’esistente”. 

 

8) Si è accorto che i politici non decidono perchè non hanno alcuna idea sul futuro del Regio.

 

Dietro le reazioni dplomatiche appena appena piccate di Vergnano e del sindaco, sostengono i bene informati, si nasconde un’incazzatura epocale da parte di entrambi, per le responsabilità che Noseda ha addossato al sovrintendente e alla miopia politica locale. Ma non finisce qui, ne vedremo ancora delle belle.

 

(Foto: www.teatroregio.torino.it)

 

 

 

Torino, ciak si gira: Range Rover in piazza

rangeCon Film Commission due pellicole alla Mostra di Venezia

 

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Fervono le attività cinematografiche nella nostra città, che è la città del cinema. Film Commission Torino Piemonte parteciperà alla prossima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con due pellicole: “La Zuppa del demonio”, di Davide Ferrario (si legga il nostro articolo nell’archivio della rubrica Spettacoli) e “Patria”, di Felice Farina.

 

Intanto sono iniziate in piazza Solferino e via Pietro Micca le riprese del nuovo spot Range Rover: fotografia curata da Bruno Delbonnel (“Il favoloso mondo di Amelie”, “Harry Potter e il principe mezzosangue” e “A proposito di Davis”.

 

Torino farà da sfondo ad un inseguimento tra un tram e il nuovo fuoristrada per famiglie targato Range Rover. Prodotto dall’Agenzia Young&Rubicam e dalla società di produzione inglese Gorgeous Film, con la produzione esecutiva della Orlando Film di Milano, lo spot avrà diffusione internazionale.

 

(Foto: il Torinese)