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In piazza Castello la solidarietà di Torino ai fratelli francesi feriti dalla barbarie

parigi5parigi4parigi bandiereparigi3parigi1Anche in città sono state intensificate le misure di sicurezza dopo la riunione convocata dal Prefetto Paolo Basilone, nonostante ad oggi non   ci siano indizi che possano dare preoccupazioni particolari

 

Centinaia di torinesi in piazza Castello hanno voluto portare la solidarietà ai francesi colpiti dall’attacco terroristico di Parigi. Dopo l’attentato multiplo alla Francia il sindaco ha convocato una Giunta straordinaria per assumere tutte le iniziative di solidarietà verso i  “fratelli” francesi. In piazza erano presenti i gonfaloni del Comune e della Regione  enti rappresentati dal sindaco Piero Fassino e dal presidente Sergio Chiamparino.

 

Nel suo intervento il primo cittadino ha ricordato come il mondo sia cambiato da quell’11 settembre 2001 con l’attacco alle Torri gemelle. Il sindaco ha esortato a non abbassare la guardia e al tempo stesso a non abbandonarsi all’ira, all’odio e alle generalizzazioni che non servono a debellare i terroristi. Anche in città sono state intensificate le misure di sicurezza dopo la riunione convocata dal Prefetto Paolo Basilone, nonostante ad oggi non   ci siano indizi che possano dare preoccupazioni particolari. Palazzo Civico (vedi foto) e tutti gli edifici pubblici della città espongono la bandiera francese e il tricolore italiano abbrunati. Le luci d’artista si spengono alle 21,20, ora degli attentati parigini, per 10 minuti. E sulla Mole viene issato il vessillo francese.

 

Annullati tanti eventi, tra cui il concerto dei Foo Fighters, il gruppo rock americano, che ha annunciato di aver cancellato il tour europeo in corso in questi giorni. Dopo Bologna la  band di Dave Grohl doveva esibirsi  a Torino, lunedì a Parigi e martedì a Lione. “Alla luce di questa cieca violenza – hanno detto – la chiusura dei confini, e il lutto internazionale, non possiamo continuare in questo momento. Non c’è altro modo per dirlo”.

 

(Foto: il Torinese)

"Per salvare la cultura a Torino bisogna usare le idee dell'innovazione come pennelli"

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LA CULTURA  A TORINO / 4

 

Il passato e il futuro della cultura. Intervista  con Giovanni Ferrero

 

“Unificare lo sforzo per la promozione turistica, lasciando ai musei una parte del ricavato dalle attività turistiche. Dare impulso alle direzioni artistiche fissando rigidi budget e chiedendo loro di scavare nel nuovo e di produrre localmente (serve a poco importare mostre). Accrescere le collezioni e non limitarsi a seguire le mode: le collezioni sono il vero canone di moralità perché le decisioni prese oggi verranno giudicate dal futuro. E poi bisogna aprire con forza lo spazio a defiscalizzazioni a sostegno del bene comune, come negli Stati Uniti o in paesi del Nord Europa. In concreto, molto si potrebbe fare per il turismo e per la cultura, ma bisogna correre, inventare cose nuove. Regalare le foto dei musei a Google serve a poco, forse è inevitabile ma di per sé non assicura ricadute locali”

 

A partire dagli anni 80, prima da assessore alla cultura e poi come dirigente della Fondazione CRT, lei è stato uno degli ispiratori della trasformazione di Torino da città industriale a città culturale e turistica. Basti citare, tra i progetti che ha promosso, il castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea, le residenze sabaude, il Museo del cinema. Oggi che il 90% di quei progetti è stato realizzato, che giudizio dà dei risultati raggiunti?

 

Certamente positivo, con un grande limite. Sono molto soddisfatto dei risultati conseguiti, e riconosco con gioia i meriti e l’impegno di quanti hanno continuato a lavorare su questi temi dopo il 1985. Credo, però, che i risultati che si sono ottenuti per l’economia del territorio non abbiano concorso a sostenere le istituzioni pubbliche che pure avevano contribuito a quei risultati. Questo potrebbe essere un primo terreno di discussione ed iniziativa. Non siamo più in una realtà dominata dalla fabbrica: una crescente parte di ricchezza nasce oggi dall’economia della conoscenza. Il mondo è cambiato e noi siamo cambiati con lui. Ma quello che è cambiato più radicalmente è il contesto istituzionale. Le politiche culturali e le istituzioni sostenute dal pubblico denaro erano parte di un disegno politico regionalista , “federale” ed unitario a livello nazionale. Oggi questo disegno è venuto meno.  Oggi dilaga l’illusione cavalcata dall’anti-politica che la cancellazione dei partiti, delle Regioni, magari la riduzione dei comuni a manutentori dell’asfalto urbano, la chiusura dei musei e delle istituzioni che non hanno entrate da mercato sufficienti al pareggio di bilancio, sia la strada per vivere ricchi e felici. Molti la  pensano così. Partiti, regioni ed asfalto hanno le loro pecche ben evidenti. In questo contesto, bene fa oggi il Governo ad adottare decisioni che non sono le migliori in astratto, ma sono le uniche oggi concretamente possibili.

Trasformare davvero lo stato centrale, però, è faticoso: temo che fra qualche anno dovremo fare i conti con la sua inadeguatezza. Emergerà che la vendetta delle attuali direzioni generali contro un regionalismo debole non ci avrà reso più forti in Europa e non ci avrà inseriti da protagonisti, quali potremmo essere per storia e cultura, tra Cina e Stati Uniti d’America.Ecco allora che la difesa e la trasformazione delle istituzioni, innanzitutto quelle culturali, di cui la Regione e il Comune di Torino si sono dotati, non è un problema settoriale: è la scommessa, unica praticabile a livello locale, per arrivare a quell’appuntamento con una nuova classe dirigente di giovani che sappia dare un apporto di livello nazionale. Le istituzioni culturali sono sempre stati i soggetti di elezione degli investimenti nei momenti di crisi, di transizione.

Suggerisco di dedicare il 90% dell’impegno intellettuale per tratteggiare i punti di forza della nostra realtà locale, per ricavare l’energia per completare, modificare e, perché no, rivoltare i risultati raggiunti e le istituzioni che li incarnano.

 

 

Un capitolo particolare, nel bilancio di ciò che si è realizzato in questi anni, è quello che riguarda l’arte contemporanea, di cui Torino è una delle capitali riconosciute. Eppure, le istituzioni che operano in questo campo – Rivoli, Gam, Sandretto – sono in difficoltà. Dobbiamo arrenderci all’idea che le istituzioni votate all’arte contemporanea siano troppe? Oppure è il segno della crisi dell’arte contemporanea, legato, magari, all’esaurirsi della grande stagione avviata dall’arte povera? O ancora, più semplicemente, è in crisi l’idea tradizionale della “forma museo”, che non si adatterebbe alle nuove forme di espressione?

 

Il massimo di sforzo per innovare, come ho detto, mantenendo le differenze e la dialettica tra punti di vista. Non penso che basti una riorganizzazione amministrativa, così come non credo che la crisi nasca dal numero di istituzioni. l problema posto è formidabile: provo solo a formulare delle modeste suggestioni.

Unificare lo sforzo per la promozione turistica, lasciando ai musei una parte del ricavato dalle attività turistiche. Dare impulso alle direzioni artistiche fissando rigidi budget e chiedendo loro di scavare nel nuovo e di produrre localmente (serve a poco importare mostre). Accrescere le collezioni e non limitarsi a seguire le mode: le collezioni sono il vero canone di moralità perché le decisioni prese oggi verranno giudicate dal futuro. Non farsi prendere dal berlusconismo (concordo con quanto detto da Enzo Biffi Gentili al riguardo). Venaria e Sandretto sono stati esempi di utilizzo di fondi strutturali per investimenti in infrastrutture. Perché non usare  fondi regionali e comunitari, secondo le opportunità permesse e con un po’ di fantasia, per dare gambe a soggetti economicamente sani e legati all’economia della conoscenza ? Il lavoro di un giovane costa al mese come una frazione di metro quadro di un edificio che poi costerà di gestione ed è sempre meno utile come mezzo di produzione.

Costringere chi tra gli artisti vuole spazio (conta la freschezza delle idee e non l’età anagrafica) a proporre cose radicali e stimolanti, che facciano discutere e che siano scomode; dobbiamo interrompere abitudini soporifere che sono la vera radice della crisi. E poi bisogna aprire con forza lo spazio a defiscalizzazioni a sostegno del bene comune, come negli Stati Uniti o in paesi del Nord Europa

Non si costruisce l’Arte Povera con Delibera o con Legge, ma si può cominciare a favorire l’ambizione di crescere dei giovani. Bisogna essere bravi abbastanza da fornire stimoli analoghi a quelli che la mia generazione ha avuto da grandi intellettuali che non hanno mai lasciato spazio, ma hanno insegnato a usare la propria testa e a prendersi lo spazio da soli, quando si era capaci di farlo.

 Sono sicuro che la parte pubblica debba sostenere luoghi che siano un riferimento per il dibattito e l’accumulo di conoscenza, nelle persone ( curatori e pubblico) e nelle cose (conoscenza, luoghi, oggetti). Non penso che esista una cultura senza istituzioni culturali; penso però che la qualità di un museo non sia la loro dimensione. Certo bisogna studiare forme nuove, ma per un motivo che è l’opposto dei luoghi comuni. Un po’ di multimedia-tecno-computerologia non salverà i musei. Ma una seria riflessione culturale che parta dalla passione per il bello che da sempre caratterizza il nostro paese può aiutare a capire questa enorme biblioteca di Alessandria d’Egitto, questa wundercammer senza limiti che sta diventando il nostro mondo. Gli strumenti di classificazione e controllo del mondo di ieri non ci servono per avere un ruolo degno della nostra storia nel mondo del futuro. Quindi cambiamo pure le istituzioni museali, ma non per ragioni contabili.

 

A Torino i consumatori di cultura sembrano essere soddisfatti dell’offerta artistica e culturale cittadina. Il mondo dell’organizzazione culturale e della produzione artistica, per contro, sembra vivere in una fase di depressione. In che modo, secondo lei, occorrerebbe rilanciare la produzione culturale e modernizzare le istituzioni, tenendo conto, tra le altre cose, che le risorse pubbliche o parapubbliche non ci sono più?

 

Forse non sarebbe male scontentare un po’ di pubblico locale. La cultura traguarda nuovi orizzonti, anche se riceve l’input di glorificare il potere del momento. Forse questo sforzo di accontentare il pubblico locale spiega in parte la depressione di cui lei parla. Se il mecenate è senza soldi e non ha idee grandi che stimolano l’artista, questi da sempre si lamenta, e sovente se ne va altrove.

Suggerisco, peraltro, di non prendersela troppo con gli assessori di turno.

Chi ha idee deve cominciare a realizzarle, a metterle in pratica e poi a metterle sotto il naso del Sindaco di Torino o del Presidente della Giunta Regionale, che, e qui non condivido Biffi Gentili, a mio parere sono preoccupati dell’attuale situazione, ma hanno scuola e stoffa per capire. Forse qui difendo la generazione mia, di Biffi e di Vanelli, più che il Partito Comunista Italiano.

Penso però che le risorse disponibili siano ancora ingenti: i risparmi delle famiglie, le inefficienze della spesa pubblica da riconvertire (ai tagli ci credo poco, se fosse così semplice qualcuno lo avrebbe già fatto!), i fondi regionali, nazionali ed europei se ben spesi (e completamente spesi), il credito bancario e le risorse delle Fondazioni.

Queste ultime non possono essere considerate come cassa per le politiche di Regione ed Enti Locali, ma soggetti che nella ricchezza di articolazioni della società italiana possono sperimentare innovazioni anche radicali nella organizzazione delle attività di pubblico interesse.  Autonome, ma con politiche discusse e valutate in modo pubblico e trasparente. Non ancelle della politica, ma neppure con l’ambizione di controllarla o di farsi controllori delle istituzioni dello Stato.

 

Lei è un grande esperto dei settori di avanguardia dell’interattività e dell’informatica “smart”. In che modo queste forme di comunicazione sono destinate a cambiare la produzione e il consumo culturale?

Internet è il passato. I Big Data sono la realtà di oggi. L’unificazione di tutti i contenuti su base digitale e la costruzione di piattaforme di uso individuale che cancellano lo spazio geografico e permettono l’interazione con una base di informazioni che non ha l’eguale nella storia dell’umanità sono ormai una realtà.

La manipolazione dell’informazione, la dinamica delle reti, l’enorme quantità di dati memorizzati sono realtà operanti e concrete: epidemiologia e genetica, elettronica di consumo e videogiochi, produzione individuale di cose attraverso dispositivi che trasformano l’informazione in oggetti senza l’uso delle mani o di una fabbrica hanno ormai invaso il mondo, insieme a potentissimi modelli di simulazione della realtà. Non ha quasi più senso parlare di microelettronica: questa, anzi, è uno tra i tanti esempi di manipolazione dell’informazione.  Ma qui mi ripeto: ci sono volumi sull’argomento. Ci sono in Piemonte migliaia di specialisti in questi campi. E ci sono, in Piemonte, milioni di persone che usano le tecnologie e vi partecipano in un modo che, a diversi livelli, è interattivo e quindi produce e non solo utilizza conoscenza. C’è chi come Banzi ha permesso con una piccola scheda elettronica che porta il nome di un re di Ivrea, Arduino, a chiunque, nel mondo, artista o artigiano, hobbista o studente, di realizzare progetti complessi di interazione uomo-macchina, o chi, come mio suocero che è stato tecnico progettista alle Ferriere Fiat, di passare, all’età di 94 anni, alcune ore al giorno a usare un tablet per sentirsi sempre parte viva del mondo.

Ogni giorno si produce informazione digitale equivalente a trecento miliardi di romanzi dell’ottocento.

Sul piano della cultura, vedo la possibilità di un’interazione in due sensi: usare le idee della scienza come pennelli per dipingere e usare la bellezza che hanno espresso i pennelli per far sì che la scommessa sul futuro veda l’umanesimo quale carta vincente.

In concreto, molto si potrebbe fare per il turismo e per la cultura, ma bisogna correre, inventare cose nuove. Regalare le foto dei musei a Google serve a poco, forse è inevitabile ma di per sé non assicura ricadute locali. Diverso sarebbe stato se lo avessimo fatto all’inizio di Internet, quando Bill Gates, non a caso, ha comprato codici di Leonardo. Ma vorrei concludere con una nota di incontenibile ottimismo: ho fiducia nei giovani, nella loro creatività, soprattutto in quelli che ci arrivano da ogni parte del mondo.

 

 

Le precedenti interviste pubblicate sul “Torinese”:

 

ALBERTO VANELLI

http://www.iltorinese.it/vanelli-generazione-imprenditori-creativi-per-aumentare-pil-torino-culturale/

http://www.iltorinese.it/sgarbi-torino-citta-bella-ditalia-imparato-mettersi-in-luce/

E' miseria quotidiana anche in città, aumenta il numero dei "poveri della porta accanto"

Magari i nostri stessi insospettabili vicini di casa che hanno perso il lavoro, o i pensionati che vivono di poche centinaia di euro, rappresentano una vera e propria emergenza

 

barboniPochi giorni fa l’arcivescovo di Torino, mons. cesare Nosiglia e le diocesi torinesi hanno rivolto un appello ai fedeli, affinché non si dimentichino dei poveri. Anche in Piemonte le persone che si trovano in difficoltà a fine mese o addirittura del tutto indigenti sono moltissime. I cosiddetti “poveri della porta accanto”, magari i nostri stessi insospettabili vicini di casa che hanno perso il lavoro, o i pensionati che vivono di poche centinaia di euro, rappresentano una vera e propria emergenza. Un’azione positiva contro i poveri è quella svolta dal  Banco Alimentare che lo scorso anno  ha distribuito sul territorio regionale 5.100 tonnellate di cibo per un valore di 15. 3 milioni di euro, pari a 10,2 milioni pasti. L’associazione ha inoltre assistito oltre 120 mila persone, attraverso l’operato di sette dipendenti e 260 volontari, raccogliendo alimenti vicini alla scadenza (in questa direzione va anche la recente iniziativa del Consiglio regionale contro lo spreco di cibo) e pasti pronti non consumati da oltre 150  supermercati,  70 aziende e 26 mense. Preoccupa anche il fatto che crescono i bambini senza cibo, nella fascia di età da zero a cinque anni.

Chiamparino: "Tra il 2008 e il 2014 il Piemonte ha perso più di 100 mila posti di lavoro"

chiampa scrivania

“Esistono segnali di ripresa anche in Piemonte – ha aggiunto –  in particolare da parte delle piccole e medie imprese che hanno avuto una performance migliore delle stesse realtà in altre regioni, come Lombardia ed Emilia”

 

“La nostra regione ha perso più di 100 mila posti di lavoro tra il il 2008 e il 2014. Si tratta di un enorme stock di capitale umano da ricostruire, continuiamo ad avere delle code”. Parola del presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, intervenuto al convegno sul futuro sistema industriale piemontese, promosso dalla Fondazione Ugo La Malfa.

 

“Esistono segnali di ripresa anche in Piemonte – ha aggiunto –  in particolare da parte delle piccole e medie imprese che hanno avuto una performance migliore delle stesse realtà in altre regioni, come Lombardia ed Emilia, ma con una ricaduta inferiore a livello di Pil e di occupazione perché sono cresciuti molto meno i servizi collegati alla grande impresa e le funzioni direzionali dei grandi gruppi. Cercheremo come Regione di creare punti di riferimento che consentano di potenziare una logica di sistema con il mondo della finanza e della conoscenza per rafforzare la politica di investimento dei grandi gruppi. Ora bisogna agire per attrarre investimenti e favorire l’innovazione legata alla manifattura oltre a  rafforzare la logistica”.

L'autopsia stabilisce che Andrea Soldi morì per "strangolamento atipico" durante il Tso

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polizia municipale 33Venne caricato in ambulanza e successivamente perse la vita. Il medico legale afferma oggi che sono stati determinanti la “compressione delle strutture vascolonervose del collo, l’ammanettamento quando era già incosciente e il trasporto”

 

L’autopsia ha stabilito che la morte è avvenuta per “strangolamento atipico”. Torna alla ribalta delle cronache il caso di Andrea Soldi, il  45enne torinese affetto da schizofrenia morto  lo scorso 5 agosto durante un ricovero forzato, un Tso. La consulenza prodotta dal medico legale Valter Declame al pm  Guariniello parla chiaro. Sono iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio colposo tre agenti della polizia municipale del  nucleo “Progetti e servizi mirati”, che vennero rimossi dall’incarico, e uno psichiatra dell’Asl To 1 che si occupava della terapia dell’uomo e che aveva deciso il Tso a seguito della richiesta di intervento del padre. Il figlio rifiutava infatti da tempo i farmaci per attutire schizofrenia. Così, in quel drammatico giorno dello scorso mese di agosto l’equipe giunse in piazza Umbria per sottoporre Soldi al trattamento sanitario obbligatorio, nei confronti del quale lui si era rifiutato. Venne caricato in ambulanza e successivamente perse la vita. Il medico legale afferma oggi che sono stati determinanti la “compressione delle strutture vascolonervose del collo, l’ammanettamento quando era già incosciente e il trasporto”.
   

Scatta l'allerta terrorismo: dopo la strage di Parigi crescono le misure di sicurezza

alpini sicurezza

ELICOTTERO CARABINIERISINDONE SICUREZZAGià in passato, precedenti allarmi – terrorismo avevano fatto innalzare il livello di guardia presso gli stadi, l’aeroporto di Caselle, i consolati stranieri, la sinagoga e i luoghi pubblici in genere

 

Misure di sicurezza rafforzate anche a Torino dopo la strage di Parigi.  Il presidente del Consiglio Matteo Renzi presiede oggi a Roma un vertice con il ministro dell’Interno Angelino Alfano , le forze di sicurezza e dell’intelligence “L’Italia – ha detto il premier – piange le vittime di Parigi e si unisce al dolore dei fratelli francesi. L’Europa colpita al cuore saprà reagire alla barbarie”. Dalla riunione nella Capitale emergeranno provvedimenti che coinvolgeranno anche gli obiettivi sensibili sotto la Mole. Già in passato, precedenti allarmi -terrorismo avevano fatto innalzare il livello di guardia presso gli stadi, l’aeroporto di Caselle, i consolati stranieri, la sinagoga e i luoghi pubblici in genere.

 

Il Capo della Polizia, Alessandro Pansa, ieri ha ordinato un immediato innalzamento dei livelli di sicurezza in tutto il Paese, con particolare attenzione ai potenziali obiettivi francesi. A Torino saranno “attenzionati” il consolato e il centro culturale francese. L’antiterrorismo italiano resta costantemente in  contatto con i francesi per seguire l’evoluzione degli eventi e per disporre  interventi preventivi. In Francia già da ieri è sospesa la libera circolazione del trattato di Schengen  in previsione del prossimo vertice sul clima previsto a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre. Il provvedimento era stato assunto dalle autorità francesi proprio per prevenire il rischio-terrorismo a causa di possibili infiltrazioni di soggetti legati  all’estremismo islamico. Dopo gli attentati di ieri potrebbero  verificarsi disagi ai valichi di frontiera piemontesi nel Torinese e nel Cuneese.

 

(Foto: il Torinese)

Migranti, inizia a Palazzo Lascaris la sfida tra Pd e grillini per la conquista della Sala Rossa

consiglio lascaris

marroneGRIMALDI“Noi Fratelli d’Italia – dice Marrone – siamo riusciti oggi a unire tutte le opposizioni, dal centrodestra ai 5 Stelle, nel condannare il completo fallimento del Piano di accoglienza 2014-2020 deliberato dalla Giunta Chiamparino”

 

In Consiglio regionale dibattito infuocato  sui migranti, richiesto da Fratelli d’Italia.  “Abbiamo imposto al centrosinistra la discussione sui flussi straordinari di immigrazione imposti al Piemonte dalla Giunta Chiamparino, migliaia di stranieri che in stragrande maggioranza non otterranno lo status di rifugiato, parcheggiati intanto a carico del welfare dei nostri Comuni”, ha dichiarato il capogruppo in Regione, Maurizio Marrone, che ha proposto un odg approvato anche dal M5S, poi bocciato a maggioranza. L’Assessore Monica Cerutti invece ha comunicato in aula che i dati sull’arrivo di migranti nel territorio regionale sono in calo.

 

“Il Consiglio Regionale ha respinto l’ordine del giorno – commenta il capogruppo di Sel Marco Grimaldi–  e noi abbiamo condiviso sin da subito il lavoro della Giunta e della nostra Assessora Monica Cerutti, a partire dal difficile impegno per rendere strutturale la rete dell’accoglienza, superando un’impostazione emergenziale. I dati sul Piemonte, aggiornati al 9 novembre, indicano la presenza di 6.177 persone in 332 strutture di accoglienza, più altre 958 nell’ambito dello Sprar, il Sistema di protezione per i richiedenti asilo gestito direttamente dai Comuni. Uno dei perni del Piano per l’accoglienza messo a punto dalla Regione è proprio quello di incentivare un maggiore coinvolgimento dei Comuni”

 

“Certo, i tempi di attesa per l’audizione dei richiedenti asilo sono ancora molto lunghi, e molti territori devono ancora attivarsi” ha aggiunto Grimaldi “ma la direzione non può che essere quella di un’accoglienza diffusa, che consenta l’integrazione di chi arriva all’interno delle comunità. Il fatto che il Piemonte si sia distinto in tal senso rispetto ad altre Regioni è solo motivo di orgoglio. I tentativi di riaffermare la logica dei respingimenti e della chiusura delle frontiere, addirittura regionali, sono fortunatamente tornati al mittente.  Purtroppo, nel tranello di Marrone quest’oggi sono caduti i 5 Stelle, che votando quel testo hanno mostrato di non avere ancora sciolto le ambiguità su un tema cruciale come questo”. 

 

Critico nei confronti dei grillini anche il Pd che, nel timore di perdere le elezioni comunali a Torino a favore del populismo pentastellato, sta iniziando la campagna elettorale .“La politica dei grillini è a dir poco confusa: sposano la linea dura della destra in regione sui profughi e fanno accordi sottobanco con la sinistra per le prossime amministrative di Torino”. Lo dichiara Davide Gariglio, segretario regionale e capogruppo in Consiglio regionale per il PD. “Le richieste  di Marrone erano assurde e di pura propaganda – prosegue Gariglio – e nonostante questo i grillini hanno dato il loro voto favorevole. Siamo in preda a un delirio politico che vede come unico nemico il Pd – rimarca – obiettivo da perseguire a qualsiasi costo, ricorrendo ad accordi e intese con qualsiasi parte politica. Sul tema dei profughi la Giunta – conclude – è stata esemplare sia in buon senso che in efficienza, a volte bisognerebbe essere meno accecati dalla ideologica del nemico e valutare le questioni con maggiore lucidità”.

 

Critici con la Giunta regionale anche i forzisti Pichetto e Ruffino e la leghista Gianna Gancia.

 

“Noi Fratelli d’Italia – ha concluso Marrone – siamo riusciti oggi a unire tutte le opposizioni, dal centrodestra ai 5 Stelle, nel condannare il completo fallimento del Piano di accoglienza 2014-2020 deliberato dalla Giunta Chiamparino  Il PD facendo quadrato attorno all’Assessore Cerutti con i soliti luoghi comuni del repertorio ideologico buonista ha respinto il mio odg appoggiato da tutta opposizione che chiedeva l’azzeramento del fallimentare Piano di accoglienza 2014-2020 e fermare i flussi imposti dal Ministero dell’Interno fino a un confronto della Giunta con il Consiglio delle Autonomie Locali per ridefinire un nuovo piano”

Estate di San Martino: in Piemonte clima da favola ma il rischio per gli incendi è al top

Interessate dagli incendi le valli di Lanzo e del Canavese e le valli Monregalesi, Varaita e Stura in provincia di Cuneo

 

INCENDIO FUOCOIl record di 27 gradi di temperatura registrato a Basaluzzo, nell’Alessandrino, la dice lunga sul fatto che “le stagioni non sono più come una volta”.  Anche a Torino, in questi giorni, si è toccata quota 24 gradi. L’estate di San Martino porta però con sè problemi seri. Il settore Protezione civile e Antincendi boschivi della Regione ha infatti dichiarato lo stato di massima pericolosità a partire da oggi per  gli incendi boschivi. 

 

Interessate dagli incendi le valli di Lanzo e del Canavese, in provincia di Torino, e le valli Monregalesi, Varaita e Stura in provincia di Cuneo. Gli uomini e i mezzi del Corpo Volontari AIB Piemonte, sono coordinati dal Corpo forestale dello Stato, con il supporto di elicotteri regionali e Canadair.

La Regione fa divieto assoluto di “accendere fuochi, far brillare mine, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, usare motori, fornelli, o inceneritori che producano faville o brace, accendere fuochi d’artificio, fumare, disperdere mozziconi o fiammiferi accesi, lasciare veicoli a motore incustoditi a contatto con materiale vegetale combustibile o compiere ogni altra operazione che possa creare comunque pericolo mediato o immediato incendio”. 

 

In caso di incendio colposo – ricorda la Regione – chi viene individuato come responsabile sarà perseguito con elevate sanzioni amministrative e penali.

A Cavour è tempo di TuttoMele!

MELE

MELEMELE2Kermesse del gusto e dell’agricoltura di qualità

 

E’ ormai entrata nel pieno svolgimento l’edizione numero trentasei di TuttoMele la manifestazione organizzata dal Comune di Cavour e da Procavour che, a partire da sabato e sino a domenica 15 novembre, incorona il centro del Pinerolese come capitale del mondo agricolo piemontese. Nel primo fine settimana si è registrato il tutto esaurito con moltissimi visitatori provenienti non soltanto dalla Città Metropolitana di Torino e delle vicine Province di Cuneo ed Asti, ma dall’intero sistema Piemonte. L’evento, che coinvolge anche i comuni del Cifop – Bibiana, Bricherasio, Campiglione Fenile, Garzigliana, Luserna San Giovanni, Lusernetta, Osasco, Pinerolo e San Secondo – è un vero e proprio “trionfo” delle mele, come prodotto della terra di questa parte di Piemonte, del turismo agricolo, della gastronomia e delle attrezzature per la frutticoltura, coinvolgendo l’intero centro storico del paese della Rocca. Il 2015, però, per via della feroce grandinata che ha limitato la produzione, è un anno non facile. “Ma proprio perché è un anno difficile – scrive la Procavour, senza tanti peli sulla lingua – perché occorre stringere i denti, abbiamo pensato alla nostra R- Evolution per cui chi verrà si troverà un allestimento espositivo evoluto e rivoluzionato, un percorso più consono a mettere in primo piano la frutta, i prodotti e la meccanizzazione agricola e subito dopo la gastronomia, gli show cooking, i corsi di cucina, e dimostrazioni ed i corsi di visual Food e tutto quanto gira attorno al nostro prodotto, buono, sano ed a chilometri zero”. E questo senza dimenticare un’area espositiva che nulla ha ad invidiare ad una campionaria. Dunque un’occasione in più per recarsi a Cavour, tutti i giorni sino a domenica 15 novembre. Tuttomele 2015 ospita, infine, dalla Liguria il Consorzio “Arcadia” di Albenga, dalla Sardegna la pro loco di Uta (Cagliari) e dalla Sicilia la pro loco di Ribera (Agrigento).

 

Massimo Iaretti

Il ritratto della città secondo tre sindaci, i bambini dei nidi e i centri sociali

chiampafassinoOltre ai sogni di grandezza e a quelli da bimbi, gli amministratori di Torino dovrebbero dedicare un po’ più di attenzione ai problemi del degrado dei quartieri e della misera quotidianità urbana

 

Due visioni da punti di osservazione diversi della città. La prima, quella dei bimbi dei nidi e delle scuole dell’infanzia torinesi  che all’Accademia Albertina e nella scuola materna Bay in via Principe Tommaso, nel quartiere San Salvario,  hanno esposto le loro opere nella mostra “Ti disegno mi disegni. Gli occhi delle bambine e dei bambini guardano la città”. La seconda, con sguardi più disincantati, quella dei sindaci che negli ultimi quattro lustri hanno governato Torino: il Valentino Castellani nato politicamente in Alleanza per Torino nel 1997, il sindaco olimpico e attuale governatore Sergio Chiamparino e il Lungo, Piero Fassino.

 

Così come i bambini dell’Albertina, per un giorno,  hanno indossato i panni di ricercatori, artisti, progettisti, liberando idee, desideri e fantasie che hanno ispirato le loro creazioni, anche i tre più attempati primi cittadini hanno avuto modo di illustrare come la città è cambiata – grazie o a causa loro – nell’ultimo ventennio. Il terzetto municipale, nel corso di un convegno sui venti anni del piano regolatore tenutosi alla caserma De Sonnaz ”Tra piano e trasformazione, Torino al futuro” hanno ripercorso i grandi cambiamenti urbanistici. Tra questi i sei milioni di metri quadri di aree produttive dismesse, il recupero del trincerone ferroviario, la pedonalizzazione di 320 mila metri quadrati di vie e piazze.

 

Castellani ha voluto ricordare l’importanza, all’inizio degli Anni Novanta (in collaborazione con la Giunta regionale dell’azzurro Enzo Ghigo) di scegliere la cultura come ragione di rilancio della città ex industriale. Chiamparino ha invece “difeso” i debiti rinfacciatigli dalle opposizioni, dicendo che sono stati funzionali a creare un patrimonio di opere ed eventi ormai riconosciuto da tutti. Fassino ha infine illustrato la trasformazione urbana della città che, secondo una ricerca Swg, è apprezzata dal 64% dei cittadini. Un dato di fatto che il capoluogo piemontese sia cambiato: nell’Intervista di Alberto Vanelli a Vittorio Sgarbi sul “Torinese”, il critico d’arte ha addirittura affermato che Torino è “la città più bella d’Italia”.

 

Bisogna però fare in modo che l’effetto – maquillage della Torino turistica e culturale non vada a discapito dei quartieri periferici. All’esterno del convegno dei sindaci,  la protesta dei centri sociali, che hanno una terza visione della città. L’accusa: il centro di Torino è diventato una vetrina ai danni delle periferie. Non siamo mai stati teneri con anarchici e antagonisti. Però,  se pensiamo a realtà indecenti come il suk di via Monteverdi, forse i manifestanti (per quanto essi possano, nel caso specifico, essere ideologicamente favorevoli al cosiddetto mercato del libero scambio, indipendentemente da ciò, la realtà è comunque lo scempio che vediamo in Barriera di Milano) non hanno tutti i torti. Così come se si pensa alle decine di famiglie sfrattate che occupano edifici pubblici. Oltre ai sogni di grandezza e a quelli da bambini, gli amministratori di Torino dovrebbero dedicare un po’ più di attenzione ai problemi del degrado dei quartieri e della misera quotidianità urbana.
 

Ghinotto