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Eternit, sentenza annullata. I parenti delle vittime: “Vergogna!”

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Processo Eternit, in riva al Tevere si chiude il lungo percorso giudiziario iniziato sulle rive del Po. E la partenza dal Tribunale di Torino venne resa possibile dalla presenza della Saca (Gruppo Eternit) a Cavagnolo con la sua scia di morti

 

AGGIORNAMENTO

Annullata  senza rinvio, dichiarando prescritto il reato, da parte della Cassazione, la sentenza di condanna per  l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny nel maxiprocesso sull’Eternit. Contestualmente annullati anche i risarcimenti per i familiari delle vittime e per le amministrazioni locali, in primis Casale Monferrato,  che si erano costituite come parti civili. I parenti delle vittime dell’amianto: “Vergogna, vergogna!” Francesco Iacoviello, sostituto procuratore della Corte di Cassazione aveva chiesto di dichiarare prescritto il maxi-processo Eternit per disastro ambientale:“La prescrizione non risponde a esigenze di giustizia ma ci sono momenti in cui diritto e giustizia vanno da parti opposte”. In tal modo si annulla la condanna a 18 anni per l’ imputato,  che era stato condannato dalla corte d’appello torinese nel 2013. Rabbia e amarezza da parte dei familiari delle vittime dell’industria.

 

LE REAZIONI

 

Il commento del Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino

“Apprendo con sorpresa e disappunto della decisione della Corte di Cassazione di annullare, causa prescrizione del reato, la sentenza di condanna a Stephan Schmidheiny nel processo Eternit. Non può che destare profonda indignazione il fatto che migliaia e migliaia di persone e famiglie siano private del riconoscimento dei danni e delle responsabilità per ragioni che sono poco più che cavilli burocratici. Quando il diritto cozza con le più elementari ragioni di giustizia è segno che c’è qualcosa di profondo che non funziona nei meccanismi della giustizia italiana. Il danno provocato dagli stabilimenti piemontesi e italiani dell’Eternit va al di là delle morti finora contabilizzate e allunga la sua ombra sulle generazioni future: alle famiglie delle vittime, alle associazioni che si sono battute in questi anni e a tutti coloro che attendevano un giudizio di giustizia ed equità, vanno la mia solidarietà, il mio sostegno e la mia vicinanza.”

 

Guariniello: “Aspetto di leggere la sentenza”

Palazzetti, sindaco di Casale: “Dispiaciuta e amareggiata”

Lavagno (Pd): “Una richiesta che umilia la giustizia”

Cgil: “Richiesta sconcertante”

Airaudo (Fiom): “Richiesta pg scandalosa”

 

(Roma – Nostro servizio)  – Nella capitale oggi, mercoledì 19 novembre, si celebra l’ultimo atto della lunga trafila giudiziaria relativa alle morti bianche dell’Eternit, la fabbrica della morte che dall’inizio del Novecento sino al 1986 fu operativa a Casale Monferrato, portando si lavoro, ed illusorio (e relativo) benessere per molte famiglie, ma che ha lasciato – e continua a lasciare – una scia di morte tra i lavoratori ed i cittadini per via dei “ricordi” che ha lasciato e che si chiamano cancro al polmone, asbestosi, e soprattutto, il terribile mesotelioma pleurico, la neoplasia alla pleura (o, più raramente, al peritoneo) che non lascia scampo. E nell’elenco delle città martiri non c’è solo Casale, che è quella che ha pagato il tributo più alto in vittime, ma ci sono anche Cavagnolo, in Provincia di Torino, dove c’era la Saca, altra controllata del gruppo dalla proprietà belga prima e svizzera poi, Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Il 10 ottobre 2009 iniziò davanti al Tribunale di Torino il processo per disastro doloso e omissione volontaria delle misure di sicurezza nei confronti di Stephan Schmidheiny, multimiliardario svizzero, già consigliere per l’ambiente dell’allora presidente americano Bill Clinton, e dell’anziano Louis De Cartier De Marchienne, barone belga. Torino venne scelta perché nel maxi esposto indirizzato a Raffaele Guariniello, dove venivano documentate le innumerevoli morti per cancro dei lavoratori, si era specificato che Cavagnolo, era uno dei luoghi dove si era consumato il dramma.

 

E proprio il Comune di Cavagnolo,  prima della pronuncia della sentenza di primo grado aveva ritirato la sua costituzione di parte civile dietro il pagamento di una somma milionaria da parte dei legali di Schmidheiny,  offerta (poi ribattezzata “L’offerta del diavolo”) avanzata anche all’amministrazione comunale di Casale pari a 18 milioni di euro. Su questo punto il fronte anti – amianto in quell’occasione aveva vacillato perché il consiglio comunale, con il voto favorevole dell’allora maggiorana di centro – destra, aveva votato un atto di indirizzo nel quale di autorizzava l’allora sindaco Giorgio Demezzi e la sua giunta ad accettare la transazione (il tutto all’insegna che dopo sarebbe stato difficile il recupero delle somme e che questi avrebbero potuto venire impiegati immediatamente per la città), ma si verificò una vera e propria levata di scudi, che portò il sindaco Demezzi, tra una presenza in televisione da Gad Lerner ed un incontro con il ministro della salute Renato Balduzzi il 1 gennaio 2012 in prefettura ad Alessandria, ad un ripensamento ed alla reiezione della proposta.

 

Si arrivò così alla storica sentenza del 13 febbraio 2012 in cui il Tribunale condannò i due imputati, difesi da professionisti di elevato livello, a 16 anni di reclusione e ad un risarcimento multimionario alle parti civili. Guariniello,  che con il suo pool di magistrati sostenne le ragioni della pubblica accusa disse “mi sembra di sognare”. Unico neo di l’esclusione dei lavoratori di Bagnoli e Rubiera dagli episodi contestati ai due imputati. La Corte d’Appello, invece, il 3 giugno 2013 non solo ha confermato la validità dell’impianto accusatorio ma, allargando la responsabilità penale a tutti gli episodi contestati, ha aumentato a 18 anni la condanna all’imputato svizzero, mentre l’altro era nel frattempo deceduto. La sentenza, forse, non arriverà oggi, come spiegano il presidente ed il coordinatore dell’Afeva, l’Associazione familiari vittime amianto, Romana Blasotti Pavesi e Bruno Pesce, ma ci sarà comunque entro la fine del mese. E, intanto, sempre dall’ombra della Mole Antonelliana sta per partire contro gli ex vertici Eternit un secondo processo, con i capi d’accusa elaborati dalla Procura torinese.

 

Massimo Iaretti

 

 

“Eternit, leggi e tribunali speciali come a Norimberga”

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Dopo il triste epilogo del processo, al di là dei toni e dei richiami storici individua quella che potrebbe essere la strada per non dare più appigli giuridici a Schmidheiny, e ad altri casi simili, di sfuggire alle maglie della Giustizia: “Questi non sono reati comuni o illeciti amministrativi – dice ancora – ma veri e propri reati contro l’Umanità

 

Hanno culture e modi di agire diversi ma i loro sono i primi spunti per reagire alla caduta di un meteorite giudiziario. La sentenza della Corte di Cassazione che alle 21.12 di ieri sera, mercoledì 19 dicembre (giorno che resterà segnato in nero nel datario della giustizia) ha annullato la condanna a 18 anni di reclusione per l’ex proprietario dell’Eternit, Stephan Schmidheiny  ha lasciato attoniti tutti in aula ed è stata accolta al grido di “Vergogna, vergogna”. Finiscono, quindi, nel cestino , per prescrizione, sia il procedimento di primo grado davanti al Tribunale di Torino, iniziato nel 2009 e terminato nel 2012 e la sua impugnazione avanti la Corte d’Appello chiusa con la sentenza del 3 giugno 2013.

 

E se Bruno Pesce, coordinatore Afeva annuncia che “Non ci fermeremo, abbiamo il dovere di proseguire la lotta” e il procuratore Raffaele Guariniello evidenzia che la procura di Torino sta proseguendo l’istruttoria per due altri procedimenti per le morti dell’Eternit, uno che riguarda l’ipotesi di omicidio volontario per 213 lavoratori, l’altro per i lavoratori italiani che sono morti nei siti all’esterno dove si lavorava l’amianto, una voce fuori dal coro arriva da Gianluca Buonanno. Il parlamentare europeo del Carroccio evidenzia con durezza che “per i responsabili ci vogliono leggi speciali e tribunali speciali, come a Norimberga”.

 

E, al di là dei toni e dei richiami storici individua quella che potrebbe essere la strada per non dare più appigli giuridici a Schmidheiny, e ad altri casi simili, di sfuggire alle maglie della Giustizia: “Questi non sono reati comuni o illeciti amministrativi – dice ancora – ma veri e propri reati contro l’Umanità. Ho chiesto alla Commissione Europea di attivarsi e di proporre l’imprescrittibilità  di questo tipo di reato. Esiste già una Convenzione europea sull’imprescrittibilità dei crimini contro l’umanità e i crimini di guerra, elaborata in seno al Consiglio d’Europa a Strasburgo”. L’idea di Buonanno, peraltro, era già stata avanzata alcuni anni fa da un avvocato vercellese, Bruno Poy, all’epoca candidato alla Camera per l’Udc, in un incontro elettorale per il rinnovo del Parlamento, ma non aveva successivamente avuto alcun seguito. Forse è ora che, in questo senso, a Bruxelles qualcosa inizi a muoversi davvero.

 

Massimo Iaretti

 

 

 

 

Cioccolatò, delizie in piazza San Carlo

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In programma anche il gemellaggio con l’Expo 2015 ed il premio ‘Cioccolato giovani’

 

Torna la rassegna per eccellenza del cioccolato, il festival ‘Cioccolatò’. Sarà anche occasione di riflessioni economiche e sociali, visto che le scorte mondiali di cacao sarebbero a rischio a causa dell’eccesso dei consumi e le minacce alle piantagioni di cacao per un fungo, oltre ai cambiamenti climatici. Appuntamento in piazza San Carlo nel fine settimana con i più famosi  produttori e maestri cioccolatieri di Torino e non solo che presentano tantissime prelibatezze. In programma anche il gemellaggio con l’Expo 2015 ed il premio ‘Cioccolato giovani’.

Se chiami a casa e trovi occupato

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La commissione municipale doveva valutare le condizioni di degrado delle palazzine di via Giordano Bruno. edifici di proprietà comunale,  che nel 2006 hanno ospitato gli atleti dei Giochi olimpici invernali. Un gruppo di rifugiati, circa un centinaio, ha però impedito – tra urla e insulti –  ad alcuni consiglieri comunali di visitare gli appartamenti occupati.

 

 (Leggi anche la cronaca nel servizio di Maria Ferreri e Chiara Mandich in COSA SUCCEDE IN CITTA’)

 

In altre città si verificano fenomeni ancora peggiori: oltre ad edifici pubblici (del demanio o del comune) ed immobili privati sfitti, in zone popolari particolarmente degradate succede che “uscendo di casa” si rischi di non poterci più rientrare. Perché nel mentre una famiglia (o un gruppo) di immigrati ha fatto irruzione e si è barricato dentro

 

Aspetto grottesco e drammatico della crisi è quello delle “occupazioni”. Da anni ormai, qui a Torino, siamo abituati ad avere ragazzi dei centri sociali che in nome di non meglio precisati valori di giustizia sociale, entrano in immobili sfitti o abbandonati e vi si installano.Ora, la cosa di per sé generava problemi di ordine pubblico e sicurezza (per esempio in alcuni edifici fatiscenti erano gli stessi occupanti abusivi ad essere in pericolo per la mancata messa in sicurezza della struttura, o per condizioni abitative tutt’altro che “a norma”) ma l’amministrazione pubblica ed il Comune hanno sempre lasciato un po’ correre, dando il là, oltre tutto, a giustificate polemiche da parte degli oppositori di turno, che hanno sempre richiamato a concetti di legalità e principio per contrastare il fenomeno.

 

Oggi, tuttavia, siamo passati ad una nuova fase del problema. Già negli ultimi anni si sono verificati casi in cui proprietari di appartamenti si sono trovati interamente defraudati dei loro diritti, a favore di “occupanti” protetti dai centri sociali e da delinquenti vari. Le forze dell’ordine e gli ufficiali giudiziari si sono trovati spesso nella condizione di non poter procedere per questioni di ordine pubblico e alcune situazioni, in diversi quartieri della città, si protraggono da anni, con ovvi danni economici per persone che non hanno nessuna colpa se non quella di aver acquistato (molte volte con sacrificio) quello che una volta era l’investimento più sicuro: il mattone.  L’atteggiamento della sinistra torinese è sempre stato ondivago. Da un lato, è evidente a tutti che l’Italia è un paese in cui la sicurezza è sempre stata interpretata, dalle famiglie, come “casa”. E ciò significa che per generazioni, gli italiani hanno lavorato e si sono prodigati per potersi permettere un immobile, che oggi viene tassato a livello nazionale e locale quasi con crudeltà.

 

In altre città si verificano fenomeni ancora peggiori: oltre ad edifici pubblici (del demanio o del comune) ed immobili privati sfitti, in zone popolari particolarmente degradate succede che “uscendo di casa” si rischi di non poterci più rientrare. Perché nel mentre una famiglia (o un gruppo) di immigrati ha fatto irruzione e si è barricato dentro. Ed in molti casi persone anziane, per nulla abbienti, si trovano in situazioni paradossali, con le proprie cose rubate o buttate e senza più un tetto sotto cui dormire.

 

A Torino si è verificato un fatto gravissimo: la Commissione Controllo di Gestione del Comune di Torino,   presieduta dal consigliere leghista Roberto Carbonero, aveva programmato un sopralluogo all’ex Moi, il villaggio olimpico costruito nel 2006 occupato da ormai quasi due anni dai profughi dell’Emergenza Africa, per verificare lo stato degli edifici e valutare i danni fatti durante gli oltre venti mesi di abusivismo. In un secondo tempo il sopralluogo è stato annullato per evitare – a detta del capogruppo PD Michele Paolino – “che venisse considerato una provocazione”. Rimandato a quando ci sarebbe stata più “calma e serenità”, la Commissione è stata comunque occasione per due consiglieri di opposizione, Marrone (Fratelli d’Italia) e Ricca (Lega Nord), di recarsi sul luogo ed essere accolti da cori di insulti, fischi e contestazioni dei centri sociali (e degli occupanti “profughi”).

 

In questo caso non si tratta di diritti di proprietà di cittadini violati direttamente, essendo comunque le palazzine inutilizzate, ma dell’ennesimo precedente inquietante: esiste un asse consolidato tra clandestini e centri sociali, per cui l’assetto organizzativo dei secondi e l’aggressività dei primi è messa a sistema per bloccare ogni forma di normale legalità. A rimetterci, in data odierna, due consiglieri di opposizione del consiglio comunale, ma quanti torinesi non vengono tutelati quotidianamente nella nostra città? Dovremo aspettarci anche a Torino che in certe zone, chi esce di casa rischi di non poterci più rientrare? Marrone e Ricca, dopo aver rischiato lo scontro fisico ed essersi ritirati, annunciano di voler denunciare l’amministrazione comunale alla Corte dei Conti per danno erariale; intanto, senza curarsene, gli squatter hanno organizzato un “presidio” nell’area Ex Moi questo pomeriggio.

 

Giovanni Vagnone

Carissima tav, 20 sindaci si rivolgono alla Corte dei Conti

notav striscionenotav manifestanteCome è noto, si parla di un aumento da 2,9 miliardi previsti a quasi 7

 

Il pasticciaccio della lievitazione dei costi della Torino-Lione, scoperto dal senatore Pd Stefano Esposito (vicenda che – quasi quasi – ha fatto ricredere il presidente Sergio Chiamparino sulla bontà dell’opera) ha dato un assist eccellente ai No- Tav. Ed ecco che prontamente, attraverso i sindaci contrari all’alta velocità ferroviaria viene presentato un esposto alla Corte dei Conti italiana, a quella d’oltralpe e  alla Comunità Europea sulle per lo meno presunte anomalie relative ai costi di realizzazione.

 

Come è noto, si parla di un aumento da 2,9 miliardi previsti a quasi 7. Sono una ventina i primi cittadini della Valle di Susa che hanno dato mandato agli avvocati Stefano Bertone ed Emanuele D’Amico. Gli stessi sindaci hanno anche chiesto ai presidenti del Senato e della Camera, di istituire una commissione di inchiesta parlamentare. Il ministro dei Tarsaporti Maurizio Lupi conferma, invece, che i costi non aumenteranno.

 

(Foto: il Torinese)

Stop alla pioggia ma in Piemonte restano i disagi del maltempo

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Le frane e gli allagamenti hanno lasciato il segno sul territorio

 

Dopo l’ondata di maltempo che ha flagellato la regione è tornato il sole Torna il sole sul Piemonte. Le frane e gli allagamenti hanno però lasciato il segno sul territorio. Ancora in difficoltà il Basso Piemonte, nel Novese e, al Nord, nel Biellese e nel Verbano Cusio Ossola. Qui il  livello dei laghi Maggiore e Orta è ancora superiore alla normalità. Terminata la pioggia, però, le acque dovrebbero calare  di 25-30 centimetri al giorno. Chiuso l’ospedale di Omegna, per consentire di liberare i locali da acqua e fango. Il sottosegretario Delrio, nell’annunciare la concessione dello stato di emergenza per le zone alluvionate, ha annunciato un nuovo piano del governo per la tutela del territorio nazionale contro le calamità naturali.

 

 MALTEMPO, IL DIBATTITO IN CONSIGLIO REGIONALE

La pioggia non ha dato tregua al Piemonte: al nord le province più colpite sono state quelle di Biella, dove è alto il rischio frane, e quella di Verbania, con i laghi Maggiore e Orta sorvegliati speciali. In provincia di Alessandria si lavora per riaprire le strade e far rientrare gli allagamenti, soprattutto nelle periferie del capoluogo.

È quanto ha riferito martedì 18 novembre in Consiglio regionale l’assessore alla Difesa del suolo Francesco Balocco, informando l’Aula che è in corso la stima degli ultimi danni verificatisi. Al momento la quantificazione dei danni e delle necessità di interventi nell’evento di metà ottobre e del 4-5 novembre vede circa 10 milioni di euro spesi con ordinanze dai sindaci, mentre l’importo complessivo che è in corso di definizione supera i 100 milioni di euro, 10 già spesi per le emergenze, 40 per le urgenze non immediate e 50 milioni per la sistemazione e il completamento, senza tenere conto dei danni ai privati.

Balocco si è poi soffermato sulla visita ad Alessandria del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Graziano Del Rio e del capo della Protezione civile Franco Gabrielli.

Del Rio ha annunciato l’ammissibilità di sforare il patto di stabilità per consentire gli interventi urgenti di messa in sicurezza del territorio, la possibilità per i Comuni di accedere a mutui a tasso zero per 3 miliardi, un piano nazionale con investimenti per 9 miliardi nei prossimi 7 anni e lo stanziamento nella legge di stabilità delle risorse per alimentare il fondo emergenze.

Il dibattito – per la maggioranza sono intervenuti i consiglieri Silvana AccossatoNadia ConticelliValter OttriaAntonio FerrentinoVittorio BarazzottoDomenico Ravetti (Pd) e Marco Grimaldi (Sel), per i gruppi dell’opposizione hanno invece parlato Paolo MighettiDavide BonoFrancesca FredianiGiorgio BertolaMauro CampoGianpaolo AndrissiFederico Valetti(M5S), Diego Sozzani e Massimo Berutti (FI) – si è sviluppato intorno alla constatazione che il disastrato stato del territorio italiano è una priorità assoluta, cui si deve mettere mano senza più ritardi, per evitare nuovi morti e per tentare di ridurre i rischi ai quali centinaia di migliaia di cittadini sono esposti ogni giorno.

Al termine è stata approvata all’unanimità la mozione, che aveva ottenuto un ampio parere favorevole il 17 novembre dalle Commissioni Ambiente (presidente Accossato) e Urbanistica (Conticelli), e che chiede alla Giunta di rivedere nel suo complesso il piano regionale strategico delle opere di difesa del suolo con riguardo sia allo stato idrogeologico territoriale, sia alla rete idrografica regionale. Sulla base di questo, si chiede di predisporre un elenco delle opere pubbliche da realizzare o ripristinare secondo priorità e pericolosità, e un piano di interventi di pulizia sui fiumi, in accordo con le comunità locali, attraverso tavoli di concertazione intercomunali, coordinati dalla Regione, organizzati tendendo conto delle aste fluviali e finalizzati alla prevenzione e al monitoraggio.

È stato invece respinto l’ordine del giorno, primo firmatario Mighetti (M5S), che chiedeva di riallocare gli stanziamenti previsti per la prosecuzione delle opere relative alla linea ferroviaria del Terzo valico dei Giovi (alta velocità Genova-Milano), impiegandoli per il ristoro dei danni alluvionali subiti dal territorio dell’Alessandrino.

 

MB/ABwww.cr.piemonte.it

 

(Foto: il Torinese)

Polizia “piccante”, potrà usare lo spray al peperoncino

POLIZIA CROCETTAPOLIZIA FESTALa bomboletta potrà essere utilizzata durante i servizi di ordine pubblico, quali cortei, manifestazioni e disordini negli  stadi

 

La sperimentazione durerà 6 mesi e inizierà dalle città di Torino e Milano. I reparti mobili della Polizia di Stato saranno dotati, oltre aI consueti “attrezzi del mestiere”, anche di spray al peperoncino. La bomboletta piccante potrà essere utilizzata durante i servizi di ordine pubblico, quali cortei, manifestazioni e disordini negli  stadi dove spesso la situazione degenera. E’ quanto previsto da una circolare diramata dal Dipartimento della pubblica sicurezza al fine di limitare al minimo il contatto fisico tra agenti di polizia e manifestanti. Sarà individuato un agente per ogni squadra, che sarà dotato del  nuovo dispositivo.

 

(Foto: il Torinese)

Tentarono di avvelenare vecchia zia: condannati a 10 anni

tribunaleLei 62 anni e il figlio 36 erano stati scoperti dalla polizia su segnalazione  dei medici della clinica che avevano trovato il veleno

 

La giustizia ha fatto il suo corso. Vi ricordate dell’assurda vicenda della donna e di suo figlio che avevavno tentato per tre volte di avvelenare la zia quasi centenaria per impossessarsi del suo patrimonio? I due sono stati condannati a 10 anni di reclusione.  Erano arrestati lo scorso mese di giugno in una dimora per anziani di Cavour. Avevano somministarto alla zia 97enne  alcune dosi di topicida. Lei 62 anni e il figlio 36 erano stati scoperti dalla polizia su segnalazione  dei medici della clinica che avevano trovato il veleno.

 

(Foto: il Torinese)

Stato di emergenza per i comuni alluvionati e arriva il piano del governo

Richiesta la possibilità  per i Comuni alluvionati di non essere vincolati dal patto di stabilità

 

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AGGIORNAMENTO

E’ in arrivo un piano del governo sul rischio idrogeologico. Lo ha annunciato ad Alessandria il sottosegretario Graziano Delrio. “Almeno potremo dire che abbiamo fatto tutto il possibile per proteggere un territorio tanto fragile come il nostro”, ha aggiunto Delrio all’Ansa. Intanto il governo concede ai Comuni danneggiati dal maltempo la dichiarazione di stato di emergenza

 

 

 

Dopo la tregua dei giorni scorsi è ancora pioggia incessante su tutto il  Piemonte. Nel Nord della regione si attende la nuova perturbazione e le province più colpite sono quelle di Biella, Alessandria e Verbania. E’ forte il rischio di  frane, e nel Vco si teme di nuovo per il livello dei  laghi Maggiore e Orta. Nell’Alessandrino si sta ripristinando la viabilità. Nel capoluogo si è intanto svolto l’incontro tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, e il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli.

 

Gli amministratori locali hanno chiesto il riconoscimento dello stato d’emergenza, con la possibilità  per i Comuni alluvionati di non essere vincolati dal patto di stabilità. Necessitano fondi per le opere urgenti. “In un mese siamo andati a bagno tre volte”, hanno dichiarato all’Ansa il sindaco di Alessandria e di Novi Ligure, Rita Rossa e Rocchino Muliere.

Frejus, ore 11,36: è caduto l’ultimo diaframma del secondo tunnel

frejus1frejus2Allo “storico” momento erano presenti  il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino

 

Abbattuto l’ultimo diaframma della seconda canna del traforo del Frejus. Ora è completato lo scavo della seconda galleria del tunnel autostradale di collegamento tra l’Italia e la  Francia.

 

Il progetto della  galleria di sicurezza parallela al traforo risale a 5 anni fa. Il costo complessivo dell’opera e’  pari a 407, milioni di euro, suddivisi tra i due Paesi. Nel maggio del 1979 era stato fatto cadere l’ultimo diaframma del traforo del Frejus, allora in costruzione.

 

Allo “storico” momento erano presenti  il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, i vertici delle due societa’ concessionarie, la nostra Sitaf e la francese Sftrf.

 

La seconda canna è lunga 12.878 metri, di cui oltre 6 mila sul territorio italiano. Il diametro è di 8 metri e disponedi 34 rifugi e 10 stazioni tecniche e di 9 bypass di cui 5 per la parte italiana che saranno terminati entro i prossimi due anni. Il traffico potrà circolare – o almeno così si prevede –  nel 2019, una volta finita la realizzazione degli impianti di ventilazione, illuminazione e antincendio.

 

(Foto: FMB – il Torinese)