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Continua a piovere, cresce l’allerta in Piemonte

allualluvioni44In apertura di seduta, il Consiglio regionale ha ricordato con un minuto di silenzio le vittime dell’alluvione del 1994

 

Si registra in queste ore un  peggioramento del tempo in Piemonte. In particolare al nord della regione e sulle Alpi cuneesi confinanti con la Francia e la Liguria sono previsti valori di pioggia “forti o molto forti”, come informa la Protezione civile regionale. I livelli sono ancora al di sotto delle soglie di attenzione, ma sono in crescita i corsi d’acqua degli affluenti dei bacini del Tanaro e del Toce. Stato di allerta per  frane nel Verbano, a Vercelli e Biella e nei settori meridionali.

 

In apertura di seduta, il Consiglio regionale ha ricordato con un minuto di silenzio le vittime dell’alluvione che, esattamente vent’anni fa, colpì duramente il Piemonte. La commemorazione è stata preceduta dal discorso del presidente del Consiglio regionale, Mauro Laus:

 

“Il 4 e 5 novembre di vent’anni or sono, il Piemonte fu colpito da una alluvione di dimensioni catastrofiche che causò la morte di 70 persone. Gli sfollati furono 2.226 e ripercussioni gravissime si ebbero a carico di edifici, infrastrutture e interi settori produttivi, con danni per miliardi di lire. Nella tragedia furono coinvolti 780 comuni delle province di Cuneo, Asti e Alessandria, oltre che del Torinese e del Biellese. I fiumi Po, Tanaro, Bormida, Belbo e alcuni loro affluenti – a causa delle forti piogge che interessarono tutta la nostra regione – sfondarono gli argini in più punti, provocando disastri di ogni sorta. Il Piemonte, colpito da questi dolorosi eventi, ebbe modo di mettere in campo tutte le forze disponibili per ripartire. Con tenacia e con orgoglio iniziò da subito la ricostruzione, anche grazie alla buona volontà delle popolazioni e l’aiuto di migliaia di volontari giunti da tutta l’Italia”.

 

Paura alluvione 20 anni dopo, il Piemonte è ancora a rischio

protezione civileLe vittime dell’alluvione del 1994 saranno commemorate in Consiglio regionale, nel corso della seduta del 4 novembre

 

Sono trascorsi vent’anni esatti dall’alluvione che mise in ginocchio la regione causando 68 vittime e danni per circa 20 mila miliardi di lire. E il fato vuole che, proprio in questo anniversario,  sia ancora  pre-allerta in tutto  Piemonte per una forte ondata di maltempo che dovrebbe iniziare il 4 novembre e proseguire per tutta la settimana. L’arpa comunica: quota neve non più bassa di 1.800 metri di altitudine. Ad oggi il “momento più critico” è previsto dall’agenzia per l’ambiente “tra martedì e mercoledì prossimi”, in paricolare nel Canavese e nelle zone di confine con la Liguria.

 

Il tragico evento del ’94  iniziò con le piogge di venerdì 4 novembre, poi precipitazioni, esondazioni, frane e smottamenti si estesero dal Cuneese all’Astigiano, all’Alessandrino e al Torinese. I bacini più colpiti furono quelli dei fiumi Tanaro, Bormida, Belbo e Po.

 

Venti anni dopo la Regione ha promosso un convegno a Torino, nei giorni scorsi, dove ’assessore all’Ambiente, programmazione territoriale e Protezione civile, Alberto Valmaggia ha sottolineato : “si è coniugato il ricordo con il fare, e questo lo si evince dalla realizzazione di un seminario non accademico, ma che nasce soprattutto come momento in cui si raccolgono i risultati di tutto il lavoro che è stato fatto in questi anni. E’ ormai rilevante dare notizie concrete sulle attività che oggi si fanno sul territorio in situazione di emergenza come in quelle di prevenzione, nonché sensibilizzare la coscienza di tutti i cittadini verso l’importanza che riveste il lavoro di tutela del territorio”.

 

Il sistema di Protezione civile piemontese è articolato su un modello di sussidiarietà rispetto al territorio, ha una ampia componente di volontari, circa 15.000, professionalizzati e offre una continua formazione alle scuole per promuovere la cultura della protezione civile ed è assurto a modello per le regioni italiane. Fra le diverse tematiche affrontate nel dibattito è emersa la necessità di compiere un ulteriore salto di qualità per costruire una cultura della Protezione civile con una cittadinanza resiliente, intendendo la formazione di cittadini consapevoli, aiutandoli a diventare attori della prevenzione di Protezione civile. Pur avendo il Piemonte un modello di intervento apprezzato anche dall’Europa, si è evidenziato il lungo percorso da fare per informare la cittadinanza e creare una conoscenza collettiva anche attraverso un coinvolgimento  pesante della popolazione nelle esercitazioni.

 

Per non dimenticare il drammatico anniversario, inoltre,  il Consiglio regionale organizza una mostra fotografica che torna indietro di 20 anni, al novembre 1994, raccontando le città e i paesi duramente colpiti da un’alluvione tremenda, che fece morti e distruzioni. 

 
L’esposizione, promossa dall’Assemblea  e intitolata Un fiume di ricordi. L’alluvione del 4-5-6 novembre ‘94 nelle foto di allora, è composta da 32 pannelli che riportano le istantanee di dieci fotografi che all’epoca ritrassero direttamente quella funesta sciagura. Sono inoltre presenti 7 pannelli dedicati al territorio, con una cartografia dell’evento, curati dall’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa Piemonte).

 

Le vittime dell’alluvione del 1994 saranno commemorate in Consiglio regionale, nel corso della seduta di martedì 4 novembre, e in quell’occasione sarà presentata la mostra, allestita per la prima volta a Palazzo Lascaris. Sarà poi trasferita ad Alba dal 5 all’8 novembre e quindi ad Asti, Alessandria, Castagnole delle Lanze, Farigliano, Pino d’Asti, Ceva e Lisio.

 

 

   

L’insegnante di religione: “Omosessuali? si può guarire”

pride1Della vicenda si è parlato sulle pagine torinesi  del quotidiano la Repubblica. Arcigay: “Se confermato è un fatto molto grave”

 

Secondo una insegnante di religione della scuola superiore Pininfarina di Moncalieri l’omosessualità è “un problema psicologico da cui è dimostrato scientificamente che si può guarire”.  “Se confermato si tratta di un episodio gravissimo – commenta l’Arcigay sul sito dell’Ansa – ma attendiamo le verifiche interne della scuola”.

 

Della vicenda si è parlato sulle pagine torinesi  del quotidiano la Repubblica. L’episodio è stato riferito dagli astudenti al presidente dell’istituto, che ha dato il via a una indagine interna, in attesa di un possibile coinvolgimento dell’ufficio scolastico regionale. “Nessuno si è sentito insultato – ha detto  a Repubblica il preside – ma la docente ha fatto disinformazione e invitato a discriminare. Occorre fare chiarezza”.

 

Sulla vicenda, interpellato dai giornalisti, l’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia ha detto che “le scelte sessuali sono private ed è fuori luogo parlarne a scuola, che dovrebbe erssere un luogo di accoglienza”.

 

(Foto: il Torinese) 

Grande Torino, tanti tagli e servizi a rischio

cielo sopra torinocastello piazzaponte mole vittorioInizia oggi – ha detto Fassino – una nuova sfida, alta, impegnativa ma anche affascinante”

 

Ieri si è insediato ufficialmente il Consiglio metropolitano di Torino, eletto dal voto degli amministratori locali dei 315 Comuni dell’ex provincia lo scorso 12 ottobre.

 

La convocazione è stata firmata dal sindaco metropolitano Piero Fassino, il supersindaco di Torino e della nuova istituzione.  Il Consiglio è composto da 18 tra sindaci e consiglieri comunali e si riunisce nella storica aula di piazza Castello che ha ospitato per lunghissimi anni le sedute del Consiglio provinciale, l’ultima delle quali prima della sua abolizione si è tenuta il 25 giugno scorso. “Inizia oggi – ha detto il primo cittadino – una nuova sfida, alta, impegnativa ma anche affascinante”

 

L’inaugurazione del nuovo Ente avviene in un momento di crisi nei rapporti tra centro e periferia.L’elenco dei temi che Fassino, nella sua veste di presidente Anci, anche a nome degli altri territori piemontesi ha sottoposto mercoledì a Palazzo Chigi è lungo, ed è stato concordato alla riunione dell’Unione Province Piemontesi tenutasi nei giorni scorsi: “La difficile situazione finanziaria delle Province piemontesi, le incognite sul riordino delle funzioni loro assegnate, il futuro della Città Metropolitana di Torino, che erediterà dal 1° gennaio 2015 funzioni e attribuzioni di quella che fu la prima Provincia italiana (istituita nel 1859); ma soprattutto il destino di servizi fondamentali di area vasta (dalla viabilità ai Centri per l’Impiego, dalle scuole medie superiori alla regolazione del trasporto pubblico e della gestione dei rifiuti) che le Province hanno sinora assicurato ai territori e ai cittadini e che ora sono nel limbo di un processo di riforma tutt’altro che concluso”.

 

Gli amministratori locali sono sul piede di guerra e intendono “fare fronte comune per chiedere al Governo di ridurre il taglio di risorse per un miliardo e 300 milioni di Euro alle Province, previsto dalla Legge di Stabilità all’esame del Parlamento. La situazione è piuttosto allarmante. L’equilibrio dei conti della costituenda Città Metropolitana potrebbe venir meno nel 2015, se venissero confermati i tagli ai trasferimenti statali e regionali ed il prelievo forzoso di risorse, stabilito quest’anno dal Governo e rinviato dal 31 luglio scorso al 30 aprile prossimo. C’è il rischio che neanche le programmate dismissioni immobiliari e di partecipazioni azionarie siano sufficienti a far quadrare i conti. 

 

“Quello che è certo è che – dicono i rappresentanti delle Province – oltre a vedersi praticamente azzerata la possibilità di effettuare scelte discrezionali sulle spese, le Province rischiano di non riuscire più a garantire il livello minimo di servizi. La Provincia di Cuneo, ad oggi, ha risorse per appaltare lo sgombero neve solo nel 50% della viabilità di propria competenza. Senza contare il problema degli eventuali esuberi di personale, che alcune Province chiedono di poter affrontare con il prepensionamento dei dipendenti con maggiore anzianità”. 

 

Alla seduta di insediamento del Consiglio metropolitano di Torino sono state invitate a partecipare  tutte le autorità istituzionali e le parti sociali del territorio. Testimoni, anche loro, delle incertezze che caratterizzano il futuro della Grande Torino.

 

 

I CONSIGLIERI METROPOLITANI DI TORINO

L’assemblea è composta da Alberto Avetta, Vincenzo Barrea, Barbara Cervetti, Andrea Tronzano, Eugenio Buttiero, Francesco Brizio, Mimmo Carretta, Michele Paolino, Gemma Amprino, Antonella Griffa, Roberto Montà, Lucia Centillo, Claudio Martano, Domenica Genisio, Mauro Carena per la lista di maggioranza (Città di Città); per le liste di minoranza Marco Marocco e Dimitri De Vita (Movimento Cinque Stelle) e Cesare Pianasso (Lega Nord-Fratelli d’Italia). Fra gli eletti figurano i sindaci di Chieri, Ciriè, Pinerolo, Cossano Canavese, Grugliasco, VillarDora.

(Foto: il Torinese)

Non era un “asilo degli orrori”, assolte le tre maestre

La decisione è della Corte d’Appello di Torino che si è pronunciata sulla vicenda che vide nel 2010  il sequestro della scuola

 

ASILOAssolte dall’accusa di maltrattamenti ai bimbi di quello che venne definito “l’asilo degli orrori”, le tre maestre della struttura privata  “Nel paese delle meraviglie di Pinerolo”.

 

La decisione è della Corte d’Appello di Torino che si è pronunciata sulla vicenda che vide nel 2010  il sequestro della scuola. Le tre donne vennero condannate a pene comprese tra i 10 e i 12 mesi: Elisa Griotti e Stefania Di Maria erano state condannate in primo grado a 10 mesi, Francesca Pamfili a 12. A inguaiarle era stato un video che mostrava i piccoli messi a dormire sotto un lavello e altre testimonianze.

 

L’indagine, coordinata dal pm di Pinerolo Ciro Santoriello, prese il via dalla denuncia di un cittadino. Alcuni dipendenti che operavano nella struttura, un ex dipendente e  un genitore di uno dei bambini dell’asilo nido hanno collaborato. 

 

Erano state ascoltate le dichiarazioni di due ex dipendenti, i quali affermavano di essere a conoscenza di un bambino infilato in un cassettone perché “troppo vivace”,  e di altri che venivano imboccati a forza e altri ancora messi a dormire in bagno. Le maestre però hanno sempre respinto ogni addebito. Il caso fece scalpore a livello nazionale.

Si torna a brindare col vermouth

Dopo un periodo di crisi legato alle mode passeggere, oggi l’immagine storica e le sue caratteristiche di prodotto di qualità tradizionale stanno facendo rinascere antichi marchi artigianali

 

cittàvuotaTorna di moda una delle eccellenze storiche piemontesi nata nel 1876, antica quasi quanto l’Unità nazionale che venne realizzata proprio con Torino capitale.  In  Italia e nel mondo sta spopolando il Vermouth, i cui consumi sono pari a 25 milioni di litri soltanto nel nostro Paese  nel 2013. Un dato straordinario, tenendo conto la concorrenza di prodotti imitati e contraffatti. Al Salone del Gusto di Torino appena concluso si sono riuniti i principali produttori con l’idea di creare un consorzio di tutela e di inventarenuove strategie di mercato. L’incontro è stato presieduto da Giorgio Castagnotti, presidente della mitica Martini & Rossi, e Giustino Ballato, a nome dei piccoli produttori.

 

Dopo un periodo di crisi legato alle mode passeggere, oggi l’immagine storica del vermouth e le sue caratteristiche di prodotto di qualità tradizionale stanno facendo rinascere antichi marchi artigianali.

 

“Ci sono molte ragioni – ha detto Castagnotti all’Ansa – che ci inducono a dire che Torino debba essere la capitale del Vermouth: il prodotto si è sviluppato qui, attraverso le sapienti mani di artigiani liquoristi ed ora la polvere depositata su eccellenti ricette viene rimossa: i Vermouth sono rivisitati in chiave moderna o semplicemente riproposti con la giusta combinazione tra storia e contemporaneità”.

 

(Foto: il Torinese)

La prima volta di Fca a Londra: Marchionne scorpora Ferrari

fiat fcasergio_marchionneSi è trattato  del primo appuntamento importante dopo la fusione ufficializzata il 12 ottobre e dopo la quotazione a Wall Street. Fca ha confermato i target 2014 con ricavi a 93 miliardi

 

L’addio al Lingotto è reale da ieri quando, nella nuova sede londinese di Fiat Chrysler Automobiles, in St. James Street 25, nel West End, nello stesso grattacielo del settimanale The Economist, di cui la società Exor di Fca possiede il 4,72%, si è tenuto il  primo consiglio di amministrazione della nuova azienda guidata da Sergio Marchionne.

 

Si è trattato  del primo appuntamento importante dopo la fusione ufficializzata il 12 ottobre e dopo la quotazione a Wall Street. Fca ha confermato i target 2014 con ricavi a 93 miliardi, ebit  sui 4 miliardi, utile netto di 600-800 milioni, indebitamento netto industriale tra 9,8 e 10,3 miliardi di euro. Ha dichiarato Marchionne: “Siamo in linea per conseguire gli obiettivi per l’intero 2014. Con la creazione di Fca e il suo debutto al listino di New York abbiamo intrapreso una nuova fase come azienda globale con possibilità sempre maggiori”.

 

Il cda del gruppo automobilistico Fca informa attraverso un comunicato stampa che «nell’ambito di un piano per la realizzazione di una struttura di capitale appropriata a sostenere lo sviluppo di lungo termine del Gruppo, ha autorizzato la separazione di Ferrari da Fca». Un’ operazione che «verrà attuata attraverso l’offerta pubblica di una parte della partecipazione di Fca in Ferrari pari al 10% del capitale di Ferrari e la distribuzione della rimanente partecipazione di Fca in Ferrari agli azionisti di Fca». Le azioni necessarie a completare queste operazioni verranno attuate nel 2015. Fca vuole che le azioni di Ferrari siano quotate negli Stati Uniti a New York e in un altro mercato europeo. Il titolo alla Borsa di Milano, dopo aver toccato la soglia dei 9 euro, raggiunta da Fiat il 22 aprile prima della presentazione del piano, ha chiuso in rialzo del 12,79% a 8,6 euro. Sono passate di mano più di  82 milioni di azioni, rispetto a una media giornaliera dell’ultimo mese di 12 milioni.

 

 

 

(Foto: il Torinese)

“La Tav costa così cara? Non facciamola più”

TUNNEL2treno frecciaredLe indiscrezioni dei giornali parlano di un possibile aumento da 2,9 a 7 miliardi

 

Sono state le indiscrezioni dei giornali su un possibile aumento dei costi per la Tav da 2,9 a 7 miliardi, a fare andare su tutte le furie il senatore Stefano Esposito, da sempre a favore della Torino-Lione. L’esponente Pd ha chiesto una audizione urgente in Commissione Trasporti dei vertici di Rfi e del ministro Maurizio Lupi. “Se la cifra fosse confermata – ha dichiarato – non indugerò un solo minuto a presentare una mozione parlamentare per chiedere l’interruzione dei lavori e di rinunciare all’opera”.

 

Rfi, la società controllata dalle  Ferrovie che gestisce la rete ferroviaria e le nuove linee nel Contratto di programma 2012-2016 firmato con il ministro delle Infrastrutture Lupi ha dovuto fare i conti con la lunga durata del cantiere e con  i probabili incrementi dei costi (per esempio legati all’inflazione) . Ma il commissario  straordinario per la Torino-Lione Mario Virano afferma: “non ci saranno altri costi. Si tratta soltanto di criteri di calcolo differenti.”

 

Secondo il “Sole 24ore” il costo complessivo dell’opera, tunnel di base e stazioni internazionali, previsto sugli 8,5 miliardi, salirebbe a causa delle regole contabili diverse tra Italia e Francia a circa  12 miliardi, a cui si aggiungono 1,6 miliardi per studi e progettazione già finanziati. Insomma, a conti fatti, il finanziamento italiano dell’opera dovrebbe salire  a 6,9 miliardi, e se verrà confermato il finanziamento Ue del 40%, la quota italiana dovrebbe risultare di 4,1 miliardi, contro i 2,9 contabilizzati fino ad oggi.

Chiamparino: “La Giunta non si tocca, al Piemonte serve stabilità”

chiamp consigliopichettoconsiglio aulaBagarre in aula per il rinvio del taglio delle indennità dei consiglieri. Pichetto (FI): “Resta l’incongruenza della posizione di Chiamparino che per sei mesi ha fatto campagna elettorale sulle vicende giudiziarie e oggi dichiara l’esatto opposto. Non è possibile avere due verità e recitare due parti nella commedia. Dove sono finiti gli striscioni srotolati in questo Consiglio Regionale dove il Pd sbeffeggiava i consiglieri che negli scorsi mesi erano finiti nel ciclone giudiziario e mediatico?”

 

“Qui ci prendono per il culo”. Parole grosse, ieri, in aula a Palazzo Lascaris in una giornata infuocata per il dibattito sugli assessori regionali per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio. Ma la frase “hard” pronunciata dal grillino Davide Bono era riferita al rinvio del taglio del 10% delle indennità dei consiglieri regionali. Il presidente dell’Assemblea Mauro Laus, che ha assicurato: “la riduzione degli emolumenti sarà votata la prossima settimana”, è stato costretto ad espellere dall’aula il rappresentante di M5S.

 

Incalzato dalle opposizioni il governatore Sergio Chiamparino ha uno scatto di orgoglio e difende a spada tratta i suoi assessori rimasti impigliati nella rete giudiziaria di Rimborsopoli: “Sarei stato un’opportunista politico se, per salvare la mia faccia, avessi deciso di sacrificare quella dei miei collaboratori”.  Così il presidente, ieri mattina, in Consiglio regionale. Come è noto la procura torinese ha chiesto l’imputazione coatta per il vicepresidente Aldo Reschigna (Pd) e per l’assessore Monica Cerutti (Sel) che pensavano di essere archiviati. “Sono convinto della loro correttezza e il Piemonte  in questo momento  ha bisogno di stabilità”.

 

“Il Presidente della Regione è ancora convinto, così come sei mesi fa, di poter rappresentare la legalità in Piemonte?”. A chiederlo Gilberto Pichetto (nella seconda foto), capogruppo di Forza Italia a palazzo Lascaris, commentando le comunicazioni del governatore.

 

“Sia ben chiaro, la mia posizione è sempre la stessa, estremamente garantista – aggiunge l’esponente azzurro –. Sono convinto, personalmente, che tutti i soggetti coinvolti potranno provare la propria innocenza. Resta però l’incongruenza della posizione di Chiamparino che per sei mesi ha fatto campagna elettorale su questo tema e oggi dichiara l’esatto opposto. Non è possibile avere due verità e recitare due parti nella commedia. Dove sono finiti gli striscioni srotolati in questo Consiglio Regionale dove il Pd sbeffeggiava i consiglieri che negli scorsi mesi erano finiti nel ciclone giudiziario e mediatico?”. 

 

“Ma vorrei allargare il discorso anche alle firme false – conclude Pichetto – che coinvolgono il centrosinistra. Se venisse provato che sono avvenute delle irregolarità, l’atteggiamento del centrosinistra saranno le dimissioni così come venivano richieste al centrodestra nella passata legislatura? O verrà cambiata nuovamente la propria opinione perché al tavolo degli imputati non ci sono più gli avversari politici? Il tempo è sempre galantuomo, sono soddisfatto che oggi il centrosinistra abbia cambiato idea e abbia assunto le nostre posizioni che fino a ieri criticava”.

 

Critici anche i grillini di M5S che hanno strigliato Chiamparino sul tema dei costi della politica. “Non vogliamo fare processi in Aula ma chiediamo coerenza – ha aggiunto il presidente di M5S Giorgio Bertola. È un problema anche nostro perché un vicepresidente della Regione ci rappresenta non solo di fronte ai cittadini ma anche in sede governativa. Sia per chiedere risorse allo Stato centrale sia per chiedere sacrifici ai cittadini ci vuole credibilità. Anche sulla questione delle presunte firme false si ritorna sulle stesse cose della passata legislatura, non si è voltata pagina”.

 

“Chiamparino parla di trasparenza e regole, occorre però chiedere che la magistratura faccia il proprio dovere”, ha commentato Gianna Gancia, presidente Lega Nord. “Ci siamo mossi in un quadro dove la politica conta sempre meno. Abbiamo sofferto molto per mancanza di equità e di leggi chiare però dobbiamo far sì che non sia la magistratura a dettare i tempi”.

 

“Ci riconosciamo nelle parole di Chiamparino, fin dall’inizio la nostra posizione è stata chiara e siamo stati attenti a non creare situazioni di imbarazzo per i piemontesi”, ha replicato il capogruppo del Pd, Davide Gariglio. “Accettiamo e attendiamo il giudizio della magistratura e se qualcuno sarà condannato saremo noi stessi a farci da parte per non contaminare i destini dell’ente che rappresentiamo. Non si può però imputare il difetto di garantismo al Pd della passata legislatura. Abbiamo fatto opposizione dura, ma con rispetto per le persone. Quanto alla questione delle firme per la presentazione delle liste elettorali, le abbiamo raccolte pur non avendone necessità. Siamo i primi a voler accertare i fatti e collaboreremo per fare chiarezza”. 

 

“Il giudice sia libero di adottare i provvedimenti che ritiene, ma la nostra Regione deve pensare ad affrontare la crisi e a fare il possibile per i piemontesi, dal momento che a tutti toccherà tirare la cinghia. Ritengo che la squadra della Giunta sia ottima e che debba continuare a lavorare”, ha commentato Alfredo Monaco presidente del gruppo Scelta civica per Chiamparino.

 

Parte da Torino la “Marcia su Roma” contro l’amianto

amiantoLe organizzazioni sindacali presenteranno la piattaforma regionale per definire le linee di intervento in tema di prevenzione, cura e bonifica degli effetti derivati dall’esposizione all’amianto

 

Sarà un caso ma la data è altamente evocativa (anche se ai promotori della manifestazione non sarà proprio gradita): parte  martedì 28 ottobre, la “Marcia su Roma” delle organizzazioni sindacali piemontesi contro l’amianto. A Torino , dalle ore 9.30 sino alle 14 l’aula magna del Campus Luigi Einaudi, in Lungo Dora Siena 100, ospita l’assemblea regionale dei sindacati piemontesi che è dedicata al tema dell’amianto, particolarmente sentito in territorio subalpino. Cgil, Cisl, Uil, associazioni degli ex esposti e dei familiari (in testa a tutte la casalese Afeva) si sono battute nel passato più e meno recente per avere in Piano nazionale amianto, che è stato licenziato con gli atti della seconda Conferenza nazionale di Venezia del novembre 2012, ma che attualmente è fermo al tavolo della Conferenza Stato/Regioni. Nell’evento di Torino le organizzazioni sindacali presenteranno la piattaforma regionale per definire le linee di intervento in tema di prevenzione, cura e bonifica degli effetti derivati dall’esposizione all’amianto.

 

E, a rafforzare ancora di più l’evento, ci sarà il fatto che esso si svolgerà nell’ambito della Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, appuntamento annuale dell’Agenzia Europea per aumentare la sensibilizzazione sui temi della prevenzione e sulla messa in guardia contro i principali rischi professionali che, ovviamente, non riguardano soltanto l’amianto. I lavori verranno moderati da Francesco Lo Grasso, segretario regionale Uil, al quale seguirà la relazione introduttiva di Nicola Pondrano, ex dipendente Eternit, con una lunga esperienza di lotta all’amianto alle spalle, che parlerà a nome di Cgil, Cisl e Uil Piemonte. Successivamente la tematica amianto verrà analizzata sotto diversi punti vista. Sono, infatti, previsti i contributi di Angelo Robotto, pure lui casalese e direttore di Arpa Piemonte, Alberto Valmaggia, assessore regionale all’ambiente (recentemente è stata presentata la relazione sullo Stato dell’Ambiente della Regione Piemonte, dove una parte significativa è riservata proprio all’amianto, con il richiamo ai siti di interesse nazionale di Casale Monferrato, dove aveva sede l’Eternit e di Balangero, dove si trovava l’Amiantifera, la più grande cava per l’estrazione dell’amianto a cielo aperto d’Europa), Laura D’Amico del collegio di difesa delle parti civili nel processo Eternit, Rosalta Altopiedi, consulente della procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, Donatella Piazzale di Incas, a nome dei patronati delle tre sigle sindacali, l’oncologa Daniela Degiovanni, anche lei casalese, consulente di parte civile nel processo di Torino contro Stephan Schmidheiny.

 

Le conclusioni verranno tratte dal segretario confederale Cisl, Luigi Sbarra, a nome delle confederazioni nazionali delle organizzazioni sindacali. E’ stato invitato a partecipare ai lavori anche l’assessore regionale alla sanità Antonino Saitta. E’ prevista la partecipazione di circa 300 rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza – rls provenienti da tutto il Piemonte e ci sarà una testimonianza particolare, quella di Romana Blasotti Pavesi, presidente Afeva, casalese, che ha perso per colpa del “mal d’amianto”, cinque familiari, tra cui il marito Mario, già lavoratore dell’Eternit, e la figlia Mria Rosa, che non aveva mai lavorato nella “fabbrica della morte” che da qualche anno è stata abbattuta e non esiste più, anche le sue conseguenze, nefaste  purtroppo, a Casale continuano a permanere.

 

Massimo Iaretti

 (Foto: Getty Images)