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Il clima che cambia: pessime previsioni. La Regione studia i mutamenti

Le previsioni non sono delle migliori. Estati sempre più calde, fenomeni meteorologici sempre più estremi, invecchiamento di una popolazione sempre più vulnerabile, migrazioni di specie animali e vegetali, scioglimento dei ghiacciai: ecco  alcuni degli scenari previsti dagli studi più recenti e degli impatti prodotti dai cambiamenti climatici in Piemonte, di qui ai prossimi cento anni, trattati nel corso di formazione regionale sul climate change, organizzato dalla Regione Piemonte a Torino e conclusosi, nella sua parte teorica, mercoledì 28 marzo. Sono stati cinque gli incontri, a seguito di una delibera di adozione della strategia regionale ad hoc, e si riuniranno anche i diversi componenti del tavolo interdirezionale e interdipartimentale, incaricato dell’attuazione del programma di adattamento-mitigazione. Il  corso potrebbe diventare uno strumento da mettere a disposizione delle altre regioni italiane, sotto l’egida del Ministero dell’Ambiente. “La Regione Piemonte – spiega Roberto Ronco,  responsabile della Direzione regionale Ambiente, governo e tutela del territorio, – è presente e competente in materia, e può dire qualcosa di concreto su questi temi anche a livello internazionale”. I tecnici dell’Arpa Piemonte hanno parlato delle ricadute e degli impatti dei cambiamenti del clima sul territorio piemontese. Dopo una introduzione generale a livello globale, Simona Barbarino ha spiegato il concetto di “forzante radiativo”, la misura dell’influenza di un fattore come l’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera nell’alterazione del bilancio tra energia entrante ed energia uscente nel sistema. Il forzante positivo è associato al riscaldamento della superficie terrestre, mentre il forzante negativo al raffreddamento. Le proiezioni climatiche future fino al 2100 – scrive la Regione in una nota – per il Piemonte parlano di un aumento delle temperature con situazioni sempre più estreme. I modelli presi in esame sono due: uno più ottimistico, che tiene conto del raggiungimento dei risultati previsti dall’Accordo di Parigi, e l’altro pessimistico, che si muove come se i buoni propositi degli Stati firmatari non fossero andati a buon fine. Renata Pelosini ha spostato l’attenzione anche sugli impatti che tali cambiamenti possono avere in uno scenario in cui in Europa il 75% della popolazione vive in città e a metà secolo questa percentuale andrà verso l’80-65%, e in cui i centri urbani consumano il 69% dell’energia totale. In Piemonte il 20% del totale della popolazione risiede a Torino, una popolazione già da tempo soggetta ad un aumento dell’età media.

Negli ultimi 30 anni si è registrato un aumento della temperatura media di 0,7 gradi. Ne risentono le stagioni estiva ed autunnale. Le massime estive hanno fatto registrare valori estremi con diverse ondate di calore. In seguito quella che investì Torino nel 2003 ci fu un aumento di decessi del 33%. Il luglio del 2015 è stato il più caldo in assoluto e l’estate del 2017 una delle più secche degli ultimi 60 anni, con il Po a Torino sempre al disotto della portata media. In questa situazione, novembre diventa il mese più piovoso con episodi alluvionali frequenti, fenomeni brevi e intensi associati a forti venti. Il modello prevede per il 2040 una temperatura estiva media dai 28 ai 30 gradi con ondate di calore sempre più frequenti e durature, che andranno a coprire più di trenta giorni nell’arco di una intera stagione estiva.  Da considerare anche la migrazione delle specie: l’istrice, specie africana, è arrivata nelle colline di Valenza e di Cambiano. Altro esempio, le libellule: specie africane che si trovano anche in alta montagna. E poi l’allungamento della permanenza in vita della zanzara tigre, da ottobre a marzo. Ma non solo, a risentire dei cambiamenti sono anche i lepidotteri, e le api domestiche, in molti casi rimaste senza nutrimento. Anche la viticoltura comincia a risentire del climate change: c’è una perdita delle rese e uno spostamento in quota delle viti, il dolcetto è in crisi e il nebbiolo, nonostante le ultime annate eccezionali, a lungo andare tenderà a perdere la colorazione, anche a causa del cambio fenologico, che spinge i viticoltori ad anticipare le fasi di raccolta e produzione.

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Per ulteriori informazioni e per visionare i materiali del corso, consultare, alla voce “Formazione” del menu, il sito climapiemonte.wordpress.com/

Il Coni scrive al Cio e indica Torino/Milano per i Giochi olimpici invernali 2026

Il Coni ha ufficialmente indicato la candidatura della città di Milano/Torino per i Giochi olimpici invernali 2026, inviando una lettera al Cio, in relazione alla scadenza formale segnalata dal comitato olimpico internazionale. Il  Coni ha manifestato questo intendimento comunicando  di “voler proseguire nella fase di dialogo avviata nei mesi scorsi in seguito all’invito del Cio ricevuto il 29 settembre 2017”. Il Coni ora rimane in attesa della formazione del nuovo governo, poiché solo alla fine della fase di dialogo sarà il Cio a decidere quale sarà la città candidata.Nei giorni scorsi il Comune di Torino aveva dato l’avvio all’associazione Torino 2026 che si occuperà – se la candidatura ricadrà sulla città della Mole – di organizzare le Olimpiadi.

Terrorismo, l’ombra dell’Isis su Torino. Arrestato giovane adepto dello Stato Islamico

Accusato di “partecipazione all’associazione terroristica dello Stato Islamico” un italo-marocchino è stato arrestato questa mattina dalla Polizia a seguito di un’indagine dell’Antiterrorismo coordinata dalla procura di Torino. Elmahdi Halili, 23 anni, è  autore del primo testo di propaganda dell’Isis in lingua italiana. Diverse perquisizioni sono in corso in tutto il nord Italia nei confronti di soggetti legati all’estremismo islamico. Sono coinvolti anche alcuni italiani convertitisi all’Islam e cittadini di origine straniera, rispetto ai quali l’accusa  è di aver sostenuto una campagna di radicalizzazione e proselitismo a favore dell’Isis sul web.

Il Comune dà l’avvio all’associazione Torino 2026 (in caso di nuovi Giochi olimpici invernali)

La  Giunta comunale ha approvato oggi un provvedimento che autorizza l’avvio delle procedure per la costituzione dell’associazione “Torino 2026”. Il soggetto sarà senza fini di lucro e avrà il compito di curare le attività di studio, analisi e ricerca necessarie per valutare le condizioni di fattibilità dell’eventuale candidatura di Torino ad ospitare i Giochi olimpici invernali in programma tra otto anni. Un ulteriore passaggio di approvazione, necessario per il rispetto del cronoprogramma previsto dalle norme olimpiche internazionali, sarà quello del Consiglio Comunale. “Attraverso il lavoro dell’associazione Torino 2026 – dice la sindaca Chiara Appendino – verificheremo se l’evento olimpico potrà concretamente – attraverso un modello organizzativo che abbia come linee guida vincolanti quelle del riuso e del recupero delle strutture già esistenti, della salvaguardia dell’ambiente e di una oculata gestione delle risorse economiche – generare valore durevole per tutti i territori coinvolti”. La Città di Torino aveva già formalmente comunicato al Coni, lo scorso 7 marzo, l’ interesse a partecipare al dialogo finalizzato alla promozione della candidatura del capoluogo piemontese all’edizione 2026 dei Giochi invernali.

Le criticità del 112, allarme dei sindacati delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali delle forze dell’ordine, del corpo nazionale dei vigili del fuoco e dell’emergenza sanitaria hanno lanciato l’allarme sulle criticità del numero unico di emergenza 112. Sono stati ascoltati in Regione dalla quarta commissione e dall’assessore alla Sanità Antonio Saitta, che ha dichiarato l’intenzione di potenziare gli addetti al numero unico – per i quali sono in corso le procedure per l’assunzione – e l’impegno ad approfondire l’argomento. I sindacati – Stefano Agostinis di Nursind, Claudio Cambursano di Conapo, Salvatore Astrella di Confsal, Pietro Di Lorenzo di Siap, Marino Anzillotti di Siulp e Paolo Boido di Sap – hanno denunciato che il numero unico di emergenza sta creando non pochi problemi. La sala unica detta “laica” in quanto non facente capo ad alcuna organizzazione di soccorso, a loro parere sembra avere ben poco di “laico” dal momento che nelle richieste di soccorso pare privilegiare l’invio di soccorsi sanitari rispetto a quelli tecnici. Non tiene nemmeno presente che, quando si verifica per esempio un grave incidente stradale, è impossibile far intervenire il pronto soccorso prima che il passeggero sia estratto dalle lamiere. Dunque in molti casi, i tempi d’intervento non vengono compressi ma dilatati e, non di rado, dal momento in cui chi richiede l’intervento compone il numero unico al momento in cui ha inizio il contatto con il servizio di soccorso più appropriato possono trascorrere anche cinque minuti. Proprio per evitare questo – hanno convenuto – sarebbe necessario prevedere sale operative interforze, oltre che strumenti adeguati per la geolocalizzazione e la possibilità di accesso a postazioni Internet. L’assessore Saitta ha riconosciuto che si tratta indubbiamente di una questione delicata: “Come assessore alla Sanità sono stato incaricato dal presidente Chiamparino di seguire questo tema anche a livello nazionale e complessivamente, nel corso dei vari tavoli di lavoro, l’accento è posto generalmente sui vantaggi del numero unico”. Il Piemonte ha sottoscritto il disciplinare nel giugno 2016 e “al momento – ha spiegato – sono operative due centrali uniche a Grugliasco (To) e a Saluzzo (Cn), che nel 2017 hanno ricevuto complessivamente 1.488.759 chiamate. Di queste, 682mila si possono classificare come non congrue perché non caratterizzate dall’emergenza ma, per esempio, dalla necessità di ricevere informazioni che si sarebbero potute reperire in altro modo: questo ha permesso di non allertare senza motivo mezzi di soccorso e forze dell’ordine permettendo agli operatori di concentrarsi sulle reali necessità. Stiamo inoltre potenziando il numero di addetti al numero unico, di cui sono in corso le procedure per l’assunzione di dieci operatori a Grugliasco e cinque a Saluzzo e pensiamo sia il caso di audire in Commissione anche i responsabili delle due centrali uniche per avere un quadro più dettagliato su cui ragionare”.

 

Dopo la siccità torna l’acqua sulle montagne piemontesi, ricaricate le sorgenti in Valle di Susa

In Valle di Susa, grazie alle abbondanti nevicate invernali e’ scongiurata la siccità del secondo semestre 2017. Gli esperti che hanno preso parte al programma Snow water equivalent lo hanno potuto verificare scavando un centinaio di trincee nella neve a quote comprese tra i 1.300 e i 1.800 metri di altitudine sopra Bardonecchia. Lo spessore medio della neve invernale e’  di 1 metro e 69 cm  ovvero 335 chili al metro cubo e l’altezza di 0.55 metri di acqua. Sono intervenuti nelle misurazioni operatori di 21 squadre di Arpa di Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Veneto, e uomini dell’Esercito, del Corpo Forestale della Valle d’Aosta e delle società Enel, Iren Energia, A2a. In Valle di Susa, dunque, nei prossimi mesi ci sarà  acqua bbondante.

Non solo Olimpiadi, il perché di Torino candidata Capitale europea del verde

E’ tempo di candidature internazionali per Torino. La nostra città non si candida  solo ai Giochi olimpici invernali del 2026, ma anche a  a diventare la Capitale verde europea nel 2021, Si tratta di un riconoscimento della Commissione Europea destinato a città di almeno 100 mila abitanti che abbiano  standard ambientali di qualità certificati, impegnate in obiettivi di sviluppo sostenibile e pianificazione territoriale. E dal punto di vista “green” il capoluogo piemontese (escluso il negativo record di inquinamento atmosferico) è un’eccellenza, in particolare per quanto concerne il patrimonio arboreo. I viali alberati sono un vanto della città sabauda. La giunta comunale ha approvato di recente  la costituzione di un tavolo di lavoro per predisporre la candidatura al titolo che fino ad oggi non ha mai visto una città italiana tra le finaliste, dalla sua istituzione nel 2008.  La giuria  è composta da rappresentanti della Commissione europea, del Parlamento europeo, del Comitato delle regioni, dell’Agenzia europea dell’ambiente, dell’ICLEI – Governi Locali per la Sostenibilità, dell’Ufficio del Patto dei Sindaci e dell’Ufficio europeo dell’Ambiente. Sono 12 gli indicatori presi in considerazione: – cambiamenti climatici e interventi di mitigazione/adattamento; – trasporti locali; – aree urbane verdi e uso sostenibile del territorio; – natura e biodiversità; – qualità dell’aria; – inquinamento acustico; – produzione e gestione dei rifiuti; – gestione delle risorse idriche; – trattamento delle acque reflue; – ecoinnovazione e occupazione sostenibile; – rendimento energetico; – gestione ambientale integrata. Perché aspirare a diventare ‘Capitale Verde’? Si otterrebbero importanti vantaggi, come l’aumento dei turisti e della visibilità sui media internazionali oltre ad auspicabili investimenti esteri e risorse per realizzare i progetti ambientali.

 

La classifica delle città che hanno vinto il premio 

• Stoccolma, Svezia 2010 • Amburgo, Germania 2011 • Vitoria-Gasteiz, Spagna 2012 • Nantes, Francia 2013 • Copenaghen, Danimarca 2014 • Bristol, Inghilterra 2015 • Lubiana, Slovenia 2016 • Essen, Germania 2017 • Nimega, Olanda 2018 e per il 2019 Oslo • Norvegia.

 

 

(foto. il Torinese)

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“La rana e il bue”, ovvero lo psicodramma olimpico (e tragicomico) targato Torino

Di Enzo Biffi Gentili

La questione, un po’ penosa, della candidatura torinese a ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 appare come uno psicodramma, tragicomico, interpretato, non sempre magistralmente, da tre diversi protagonisti principali. Vediamo quali.
I primi sono i piddini un po’ ammaccati, i grandi sostenitori iniziali. Tutto sommato li possiamo capire, per due ragioni. Da un lato, hanno voluto rammentare un successo passato che si sono attribuito, e che è stato ampiamente riconosciuto -certo, aprendo una voragine, ma non stiamo a spaccare il capello in quattro- e quindi siamo in pieno “come eravamo”. Dall’altro, perfettamente consapevoli del fatto che oggi il contesto economico e finanziario è completamente differente, hanno tentato di indurre a un’impresa pericolosa, se non disperata, le altre forze politiche a loro avverse per dimostrarne le deficienze, e l’attuale amministrazione comunale, che ci è cascata.
Quindi i grillini sono i deuteragonisti. Da una parte la Sindaca, evidentemente preoccupata di essere accusata di perdere un’opportunità per la Città e di compromettere la nuova immagine “governativa” del movimento (non caso è stata sostenuta da Giggino Di Maio, oggi nel ruolo dello “statista” e del trattativista). È stato, a giudizio di chi scrive, un errore, anche per quella dimostrata difficoltà a intrattenere rapporti decenti con decisori e concorrenti, da Sala a Malagò a Zaia, facendo così nascere il sospetto di una molto scarsa considerazione -sul filo della cattiva educazione, ma è oggi la politica, si sa- della sua autorità. Da un’altra parte si sono agitati, con notevoli risultati, i grillini “militanti”, da sempre contrari alla “narrazione” olimpica e ad alcune grandi opere. Giudicati da Chiamparino inaffidabili, in realtà hanno dimostrato coerenza, che è ancora, seppur rara, una virtù.
Gli ultimi protagonisti sono i torinesi, di diverse opinioni politiche, anche antagonistiche, ma uniti dalla stessa propensione a tentativi di conflitto con Milano. A loro va ricordata una favola tra le più note della cultura occidentale, La rana e il bue, scritta e riscritta da Esopo, Fedro, La Fontaine. Tutti la conoscono: una rana è su un prato -o al fiume, o in uno stagno, poco importa- con i suoi ranocchietti i quali, vedendo un bue poco distante, sono colpiti dalla sua gran stazza. Allora la loro mamma, un po’ gelosa e per non perdere di autorità, decide di iniziare a gonfiarsi d’aria, chiedendo ai figlioletti, ripetutamente, se è cresciuta abbastanza. A ogni risposta negativa riprende a tentare, sino alla fine a scoppiare come una vescica. È evidente la morale: chi, di taglia modesta, vuole imitare un gigante, finisce male (solo Gianni Rodari ci ha dato una conclusione diversa della fiaba: il bue impietosito decide di farsi piccolo, ma escluderei che “la grande Milano tradizionale e futurista”, oggi dopo l’Expo universale di nuovo particolarmente gasata e rampante, sia disposta a questo epilogo “buonista”). Insomma, nello stemma di Torino oggi si rischia di sostituire al mammifero un batrace, seppur sotto la specie, dannosa, della rana-toro.

Un progetto per mettersi in proprio e vincere la crisi: piccole imprese crescono

Piccole imprese (lentamente) crescono. Sono più di 3 mila le  persone, di cui 1800 nell’area metropolitana di Torino,  che si sono registrate, dal mese di giugno ad oggi, al portale www.mettersinproprio.it, e 1200 (652 nel Torinese) hanno sottoscritto il patto di servizio, mentre 66 in tutto il Piemonte, 37 delle quali nell’area torinese, sono le nuove imprese nate finora grazie al programma regionale Mip-Mettersi in Proprio. I dati emergono da un convegno organizzato di recente dalla Città Metropolitana.  Nato nel 1994 grazie a un’intuizione della Provincia di Torino e proseguito dalla Città metropolitana fino alla fine del 2016, il servizio è ripartito a giugno 2017 con il coordinamento della Regione Piemonte, grazie a un finanziamento di 7 milioni e mezzo di euro provenienti dal Fondo sociale europeo. “Mip-Mettersi in Proprio si propone di sostenere concretamente chi intende avviare un’attività imprenditoriale o di lavoro autonomo, accompagnandolo in tutte le fasi della creazione d’impresa, dalla valutazione della fattibilità del progetto al supporto nella stesura del business plan”, spiegano in Città Metropolitana. La Regione ha dato vita, in collaborazione con Città Metropolitana e Agenzia Piemonte Lavoro, a un sistema che comprende i Centri per l’impiego, un team di esperti, tutor personalizzati, un’area web dedicata e una rete di 190 sportelli diffusi su tutto il territorio, in grado di accogliere e accompagnare gratuitamente aspiranti imprenditori o lavoratori autonomi nella realizzazione della propria idea d’impresa. “L’obiettivo del programma – commenta l’assessora al Lavoro della Regione, Gianna Pentenero – è favorire la diffusione dello spirito imprenditoriale tanto tra coloro che sono alla ricerca di lavoro, contribuendo a migliorare i livelli occupazionali, quanto tra i già occupati, aiutando i neo imprenditori a evitare scelte sbagliate e ad aumentare la propria competitività. I servizi gratuiti di accompagnamento alla creazione d’impresa sono particolarmente utili come dimostrano i dati relativi ai primi 9 mesi di attività e le testimonianze che vengono presentate oggi”.  “Siamo molto orgogliosi del Mip, un servizio che ora è esteso a tutto il Piemonte, ma che è stato ideato nel 1996 dalla Provincia di Torino – ha dichiarato la sindaca della Citta metropolitana di Torino, Chiara Appendino – Uno strumento davvero strategico in un periodo ancora segnato dalla crisi economica, in cui la nuova impresa e il nuovo lavoro autonomo possono rappresentare un’occasione di auto impiego e di sviluppo locale

Come funziona e a chi si rivolge Mip

Mip si rivolge alle persone tra i 18 e i 65 anni, disoccupate, inattive, oppure occupate, che intendano avviare un’iniziativa imprenditoriale di piccole/medie dimensioni o di lavoro autonomo in Piemonte. Per accedervi, occorre innanzitutto registrarsi al portale www.mettersinproprio.it e iscriversi agli incontri di pre-accoglienza  che si svolgono presso i centri per l’impiego regionali. Superata questa fase preliminare, gli aspiranti imprenditori o lavoratori autonomi possono attivare il percorso scegliendo, tra i 190 sportelli diffusi sul territorio regionale, quello più vicino o più adatto ad accompagnare il proprio modello di business. Qui tutor e  figure specialistiche  li seguono dalle prime fasi fino alla stesura del business plan, fornendo consulenza giuridica, commerciale, economica e assistenza specialistica anche dopo l’avvio dell’attività (analisi delle condizioni di mercato, ad esempio, e delle opportunità di sviluppo).

Oltre 47 mila infortuni sul lavoro. In calo i casi in Piemonte, ma crescono quelli mortali

In Piemonte gli infortuni sul lavoro nel 2017 sono stati 47.457, e si tratta di un calo rispetto all’anno prima, pari a  – 0,6%. Purtroppo sono però  in aumento gli incidenti mortali, in particolare nei trasporti e nell’edilizia: se nnon sono verificati 83, in crescita del 2,5%). Il dato e’ emerso durante la presentazione del progetto per il reinserimento delle persone con disabilità da lavoro, svoltosi a Torino. Sono percorsi personalizzati presso le aziende e finanziati fino a150.000 euro, allo scopo si permettere la conservazione del posto. Qualche cifra sugli infortuni. Di questi 7.792 avvengono nel tragitto casa-lavoro (aumento +0,6%) e 6.930 riguardano stranieri (+1,5%). 1.948  riguardano le malattie professionali, con un calo del 10,1% rispetto al 2016, dei quali 307 tumori (-10,5%).