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Lavoro e agricoltura: le richieste del Piemonte al Governo

«Più soldi per la cassa in deroga, sostegno al reddito per i lavoratori intermittenti, coinvolgimento dei disoccupati italiani e di coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza per far fronte alle necessità del comparto agricolo, soprattutto in vista della stagione della raccolta»: è quanto chiedono, rispettivamente alle proprie deleghe, gli assessori regionali al Lavoro, Elena Chiorino, e all’Agricoltura, Marco Protopapa ai ministri Nunzia Catalfo (Lavoro) e Teresa Bellanova (Agricoltura). 

«In primo luogo – spiega Chiorino – ho segnalato con una lettera al ministro Catalfo che dai dati ad oggi in nostro possesso e considerata anche l’assegnazione prevista nel secondo riparto, il Piemonte ha ancora risorse per soli 15 giorni lavorativi ai ritmi attuali di presentazione delle domande per la cassa in deroga. Gli stessi dati dimostrano che, per garantire le 9 settimane di copertura, al Piemonte mancano 141 milioni di euro, per coprire il fabbisogno totale di 315 milioni di euro».

«Ho inoltre sottolineato – argomenta ancora Chiorino – la necessità di avere maggiore chiarezza per quanto riguarda le misure di sostegno al reddito per i lavoratori intermittenti, che pare siano coperti solo in parte in base alle normative vigenti. Essendo una categoria di lavoro precario, ritengo vadano sostenuti in modo completo e senza lasciare indietro nessuno».

«Urgente esigenza – prosegue invece l’assessore Protopapa – è inoltre quella, da parte del comparto agricolo italiano, di circa 250mila lavoratori necessari per fronteggiare la stagione della raccolta. Durante un incontro svoltosi con il ministro Bellanova, è emersa l’opportunità di valutare il coinvolgimento di tutti quei cittadini italiani che si sono trovati improvvisamente senza occupazione e che, in alcuni casi, non possono godere nemmeno delle tutele e del supporto necessario per far fronte al periodo di lockdown, la cui durata, peraltro, al momento non è ancora definita e che potrebbe ulteriormente protrarsi».

«Allo stesso tempo – aggiunge Chiorino – ho chiesto espressamente che venga data la possibilità di impiego dei percettori del reddito di cittadinanza che, come prevede la normativa, avrebbero dovuto essere indirizzati verso nuove attività».

«Bellanova – conclude Protopapa –  ha convenuto che l’utilizzo di manodopera italiana, peraltro, comporterebbe indubbi vantaggi sia per i lavoratori che per le imprese. Per i lavoratori, che potrebbero accedere a un impiego, seppur temporaneo, in grado di garantire un reddito in questo difficile periodo. Per le imprese agricole, che potrebbero contare su un’importante iniezione di forza lavoro scongiurando l’eventualità di compromettere la fase del raccolto, determinante per tutta l’economia agricola».

«Ora attendiamo che il governo, a fronte delle nostre richieste – concludono Chiorino e Protopapa – risponda nel più breve tempo possibile alle nostre sollecitazioni, peraltro argomentate e inoppugnabili, considerando che la tutela dei lavoratori e delle loro famiglie è per noi fondamentale, soprattutto per assicurare la tenuta sociale e che, per quanto riguarda l’agricoltura, a settimane partiranno i raccolti ed è quindi necessaria, anche in questo caso, un’azione urgente».

Dalla Regione arrivano i fondi per sostenere autonomi e piccole e medie imprese

La misura supporta l’accesso al credito delle MPMI, comprese le imprese di autoimpiego degli artigiani e dei commercianti senza dipendenti e dei lavoratori autonomi, consentendo di far fronte agli oneri che i soggetti beneficiari sostengono per ottenere finanziamenti a fronte di esigenze di liquidità connesse all’attività di impresa e di lavoro autonomo. 

 

Dalla Regione arrivano contributi a fondo perduto finalizzati a sostenere le Micro Piccole e Medie Imprese ed i lavoratori autonomi piemontesi nell’attivazione di operazioni finanziarie connesse ad esigenze di liquidità. Obiettivo: favorire e sostenere l’accesso al credito delle MPMI e dei lavoratori autonomi piemontesi, mediante la concessione di contributi a fondo perduto che consentano ai soggetti beneficiari dei finanziamenti finalizzati ad esigenze di liquidità di far fronte agli oneri connessi al credito e, in via generale, di sostenere l’attivazione di tali operazioni da parte delle banche e degli intermediari abilitati alla concessione del credito. Le strutture regionali incaricate dell’attuazione sono la Direzione Competitività del sistema regionale e la Direzione Istruzione, Formazione e Lavoro, mentre il soggetto gestore sarà Finpiemonte. 

 

La dotazione iniziale della misura, approvata oggi dalla Giunta Regionale ammonta a a € 7.319.150,00, di cui € 3.000.000, derivanti dal Fondo per la nascita e lo sviluppo di iniziative di lavoro autonomo e di creazione d’impresa, destinati ai lavoratori autonomi.

La misura supporta l’accesso al credito delle MPMI e dei lavoratori autonomi, consentendo di far fronte agli oneri che i soggetti beneficiari sostengono per ottenere finanziamenti (concessi a far  data dal 17 marzo 2020 e fino al 31 dicembre 2020) a fronte di esigenze di liquidità connesse all’attività di impresa e di lavoro autonomo.

 

I beneficiari sono: le MPMI aventi sede legale o almeno una sede operativa in Piemonte e appartenenti a tutti i settori ammissibili ai sensi del Regolamento Ue e i lavoratori autonomi con sede operativa fissa in Piemonte, operanti nei settori ammissibili previsti dal predetto Regolamento.

Sono ammessi alle agevolazioni i soggetti che dimostrano un calo del fatturato,nel bimestre marzo/aprile 2020, pari o superiore al 30% rispetto allo stesso bimestre del 2019.

Si intendono comunque ammissibili tutte le attività avviate a partire dal 1 gennaio 2019.

Non possono beneficiare delle agevolazioni di cui alla presente misura i soggetti che abbiano ottenuto contributi in conto interessi e/o contributi a fondo perduto nell’ambito di altre misure regionali a valere sui medesimi finanziamenti oggetto della presente agevolazione.

 

L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto entro i seguenti massimali:

 

– euro 2.500 di contributo massimo erogabile per singola impresa o lavoratore autonomo, per i finanziamenti di importo inferiore a 50.000 euro;

– euro 5.000 di contributo massimo erogabile per singola impresa o lavoratore autonomo, per i finanziamenti di importo compreso 50.000 e 100.000 euro;

– euro 7.500 di contributo massimo erogabile per singola impresa (esclusi quindi i lavoratori autonomi), per i finanziamenti di importo superiore a 100.000 euro.

 

L’agevolazione è concessa ai sensi del Regolamento (UE) n. 1407/2013 – De minimis o ai sensi del Quadro Temporaneo di cui alla Comunicazione della Commissione Europea del 19 marzo 2020.

 

«La Regione, con questa misura – spiega l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino -. si dimostra vicino ai lavoratori autonomi, la categoria che, più di ogni altra, è stata bistrattata dai recenti provvedimenti del Governo che ha concesso loro soltanto un’ “una tantum” di 600 euro, meno di quanto viene percepito con il reddito di cittadinanza. E’ ora di finirla di considerare gli autonomi come lavoratori di serie B. Noi non lo abbiamo mai fatto e riteniamo che questo possa rappresentare un passo importante per dare una mano concreta a centinaia di professionisti e lavoratori che oggi non sono nelle condizioni di lavorare e che fanno davvero fatica non solo ad arrivare alla fine di questo mese, ma anche a pensare a una ripresa dell’attività, visti i gravi ammanchi subiti a causa dell’emergenza che stiamo vivendo»·

 

«Dobbiamo cominciare a dare risposte concrete alle esigenze di chi quotidianamente si mette in gioco attraverso il proprio lavoro – conferma l’assessore regionale alle attività produttive Andrea Tronzano – Il Piemonte ha al suo interno i giusti anticorpi per risollevarsi, ma lo saprà fare se tutti insieme agiremo da squadra coesa con un obiettivo ben definito. Sostenere anche le micro imprese compreso l’autoimpiego di artigiani e i commercianti senza dipendenti è una scelta importante perché testimonia l’attenzione di un Amministrazione per tutti i comparti del sistema produttivo. Questo aiuto serve proprio per dare un sostegno per l’ottenimento di finanziamenti bancari per coloro che cercano di guardare oltre l’orizzonte di questa crisi. L’obiettivo è di tornare a essere un sistema produttivo forte, ma per farlo dobbiamo coinvolgere tutti: professionisti, autonomi, commercianti, artigiani e  piccole e medie imprese».

 

«Si tratta di una misura importante – conclude l’assessore regionale al Commercio, Vittoria Poggio – che va a sostenere anche le centinaia di commercianti che stanno stringendo i denti e che non hanno, in molti casi, la certezza di avere la forza, quando verranno allentate le misure di contenimento e di distanziamento sociale, di rialzare le serrande. Il commercio rappresenta e ha sempre rappresentato una vera e propria spina dorsale dell’economia piemontese e italiana ed è giusto che la Regione sia al fianco degli imprenditori con provvedimenti concreti come questo, soprattutto nel momento della più grande difficoltà».

I carabinieri del Nas indagano sulle mail sparite

La vicenda delle email dei medici di base cancellate dai server del sistema sanitario piemontese, contenenti le segnalazioni dei medici su possibili pazienti positivi al covid, entra nel filone torinese delle indagini sul Coronavirus

I carabinieri dei Nas svolgeranno accertamenti che  entreranno a far parte del fascicolo aperto qualche settimana fa  per fare luce sulla carenza di mascherine e dispositivi di protezione per il personale medico-sanitario e infermieristico. Il procedimento sarebbe al momento senza indagati e ipotesi di reato.

Ripresi in sicurezza i cantieri della linea 1 della metropolitana

In base al ‘Protocollo di regolamentazione per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 nei cantieri edili’,  sono ripresi i lavori per i prolungamenti sud, Lingotto-Bengasi, e ovest, Collegno-Cascine Vica, della linea 1 della metropolitana torinese

L’emergenza sanitaria impone il  rilevamento della temperatura corporea dei lavoratori, l’utilizzo di mascherine, l’impiego di disinfettanti per le mani, il rispetto della distanza di sicurezza, la  sanificazione periodica degli ambienti di lavoro. Lo stop ai cantieri era scattato  il 22 marzo in base alle disposizioni del Decreto della Regione Piemonte.

Ripartire? Cirio: “Dal 4 maggio una ‘nuova normalità'”

Il governatore, Alberto Cirio, parla con l’agenzia Ansa della Fase 2:”Aspettare a braccia conserte che il virus se ne vada via per ripartire come prima è il più grande errore che si possa fare”

E aggiunge: “Parlare di normalità sarebbe imprudente, ma credo che il 4 maggio si possa iniziare una nuova normalità”, sulla linea intrapresa da Regione Lombardia e dalla Regione Veneto.

“Dobbiamo attrezzarci in questa fase di coda del virus epidemico per ripartire con una nuova normalità, per ripartire in sicurezza: è il grande sforzo di responsabilità e di lungimiranza che la politica tutta deve fare. Dovremo imparare a convivere col coronavirus e con le misure necessarie a contenerlo”, ha sottolineato Cirio che ha spiegato:  “Il Politecnico di Torino e gli atenei piemontesi hanno elaborato linee guida che potranno aiutare il Piemonte a farlo”.

Per il governatore del Piemonte serve “una cultura che deve insegnarci a vivere una nuova normalità, fatta di maggiore attenzione, evidentemente anche di minori contatti. Perchè la salute e la vita sono un bene primario”.

 

(foto archivio)

Via libera all’acquisto di 5 milioni di mascherine da distribuire

La Commissione Bilancio del Consiglio regionale, presieduta dal commissario Carlo Riva Vercellotti, ha approvato oggi all’unanimità in seduta legislativa la modifica alla legge regionale 7/2003 in materia di Protezione civile autorizzando la Giunta ad apportare le variazioni di bilancio necessarie per l’acquisto delle mascherine, importante presidio per la protezione di tutta la popolazione piemontese, alla quale saranno distribuite gratuitamente. Per la copertura delle spese sarà utilizzata una quota delle donazioni versate dalle imprese piemontesi per l’emergenza Coronavirus.

Come ha spiegato il presidente della Giunta, Alberto Cirio, si è voluto inserire questa previsione di acquisto all’interno di una legge affinché rimanga come gesto di responsabilità verso i cittadini e anche per garantire la trasparenza e tracciabilità circa l’impiego delle liberalità ricevute durante l’emergenza.

I consiglieri Marco Grimaldi (Luv), Francesca Frediani (M5s) e Silvio Magliano (Moderati) hanno chiesto delucidazioni in merito ai meccanismi di distribuzione delle mascherine, alle politiche di prezzo di quelle sul libero mercato e alle caratteristiche di tali dispositivi di protezione, mentre il consigliere Domenico Ravetti (Pd), oltre ad auspicare un incontro in Commissione Sanità con un tecnico che possa illustrare le caratteristiche e specifiche delle mascherine, ha suggerito che si preveda di destinare un contributo straordinario a favore degli operatori sanitari che sono oggi in prima linea per l’emergenza, anche utilizzando una parte dei contributi raccolti come donazioni.

Cirio ha spiegato che attraverso una gara bandita da Scr sono state individuate tre aziende che provvederanno alla produzione di 5 milioni di mascherine. Si tratta di dispositivi di protezione delle vie aeree, lavabili e riutilizzabili per 10 volte, che potranno essere utilizzati nella quotidianità. L’obiettivo è quello di ottenere 1,2 milioni di mascherine a settimana, partendo dopo il 25 aprile con la prima distribuzione, per raggiungere tutti i cittadini entro la prima decade di maggio. Quanto ai prezzi dei dispositivi in commercio,Cirio è convinto che sia necessario trovare un meccanismo di calmieramento che, senza inquinare la libertà del mercato, ponga un limite al possibile ricarico applicato da chi vende.

Per quanto riguarda la distribuzione delle mascherine è intervenuto l’assessore alla Protezione civile, Marco Gabusi, spiegando che dopo aver interpellato Poste italiane, farmacisti e sindaci è apparso evidente come il sistema di distribuzione migliore perché capillare e direttamente al domicilio dei cittadini, sia quello che prevede l’intervento diretto dei Comuni affiancati dalla Protezione civile. Qualora però, soprattutto i Comuni più piccoli riscontrassero difficoltà organizzative potranno segnalarlo alla Città metropolitana e alla Consulta delle Province per ottenere un supporto, mentre in altri casi la Regione potrà farsi tramite per coinvolgere anche Poste italiane.

Mascherine illegali, la GdF ne sequestra 400 mila

400.000 mascherine: a tanto ammonta il sequestro effettuato  dalla Guardia di Finanza di Torino.

Una vera e propria montagna di dispositivi di protezione importata illecitamente dai varchi doganali-aeroportuali (Malpensa e Ciampino) e illecitamente commercializzata in tutta Italia.

Torino, quartieri “Aurora” e “Parella”, Moncalieri, Orbassano, comuni della prima cintura torinese e Maddaloni nel casertano, questo è il teatro delle operazioni che ha visto i Finanzieri del Comando Provinciale Torino individuare gli ingenti quantitativi.

4 imprenditori cinesi sono finiti nei guai dopo aver, in concorso tra loro, introdotto in Italia containers di mascherine protettive tipo FFP2 e/o chirurgiche approfittando della situazione emergenziale connessa alla diffusione dell’epidemia da COVID 19.

La loro idea era quella di importare con le stesse modalità 5.000.000 di mascherine, nell’arco di una settimana; questo è quello che ha raccontato ai Finanzieri uno dei soggetti coinvolti nell’inchiesta (S.K., anni 26 laureatosi al Politecnico di Torino) che in caserma si è presentato a bordo di un’auto di grossa cilindrata, con vetri scuri e tanto di autista e interprete.

Sul punto basti pensare che due delle imprese coinvolte, infatti, hanno aperto la Partita Iva per il commercio all’ingrosso di dispositivi medici o protesi ortopediche proprio all’inizio del “periodo nero” ed in breve tempo, dichiarando falsamente in sede di controllo frontaliero che il materiale fosse destinato a “servizi essenziali” ovvero “pubblica utilità” hanno usufruito dello “svincolo diretto”.

Sedi legali e operative inesistenti, anzi nella stanzetta vuota del quartiere “Parella”, e precisamente in Via Giacomo medici, ove risulta la sede legale dell’azienda che ha importato merci per centinaia di migliaia di Euro, era presente solo uno scatolone con dentro 700 kit per diagnosticare il contagio da Covid-19, non conformi alla normativa in vigore relativamente alla produzione ed alla importazione.

I Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torno, pedinando i vari spostamenti dei soggetti coinvolti e monitorando costantemente il flusso delle importazioni, grazie al contributo di personale del Nucleo Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Torino, hanno rinvenuto e sequestrato in poche ore l’ingente quantitativo citato.

A Moncalieri, presso il magazzino di un noto market cinese le prime 100.000 mascherine sequestrate, poi altrettante in un Ristorante Sushi di Orbassano, ovviamente chiuso per gli obblighi di questi giorni, dove al posto dei clienti, adagiati sopra le sedie, c’erano ben allineati numerosi scatoloni pieni di “Chirurgiche”.

E intanto un altro carico viaggiava in direzione di Napoli, ma ad aspettarlo a Maddaloni, c’erano i finanzieri campani, in stretto contatto con il reparto torinese, che lo hanno intercettato e posto sotto sequestro.

Ora tutto il carico finirà alla Protezione Civile grazie ai provvedimenti emessi dai Pubblici Ministeri Vincenzo Pacileo, Marco Gianoglio e Alessandro Aghemo della Procura della Repubblica di Torino, che hanno coordinato le indagini.

L’operazione quindi, oltre ad evitare che il flusso commerciale finale fosse dirottato su speculatori economici, ha permesso di rifornire con l’enorme quantitativo di “mascherine”, grazie ai provvedimenti di requisizione del delegato dal Commissario per l’Emergenza Covid-19 sul territorio piemontese, gli Enti pubblici e/o assistenziali maggiormente in crisi in questo momento.

Nelle rsa piemontesi morte 252 persone a causa del coronavirus

I numeri di un dramma: nel primo trimestre 2020 sono morte nelle Rsa del Piemonte 2.874 persone, nello stesso trimestre dell’anno precedente ne erano morte 2.467.

Si tratta di 407 persone in più, delle quali  252 risultano decedute per cause Covid. Questi  i dati diffusi in videoconferenza dalla sede Unità di crisi della Regione Piemonte in corso Marche. Finora sono stati quasi 14 mila i tamponi eseguiti.  E’ risultato positivo circa il 40% del personale, e il 30% degli ospiti. Entro la settimana i tamponi saranno 20 mila.

 I DATI DELLA REGIONE: QUASI 14 MILA I TAMPONI ESEGUITI AL 14 APRILE, 755 NUOVI OPERATORI ASSUNTI PER AFFRONTARE L’EMERGENZA.

La Regione Piemonte ha reso noti, questo pomeriggio in conferenza stampa, i dati aggiornati del monitoraggio sulle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa).

Lo scorso 8 aprile il Coordinamento dell’Area Funzionale dell’Unità di crisi, ha richiesto formalmente a tutte le strutture del Piemonte – 750 dedicate agli anziani, di cui 366 Rsa – il numero dei posti letto, le unità di personale e i tamponi effettuati.

In particolare, viene evidenziato un notevole incremento dei tamponi effettuati nelle Rsa, che sono più che triplicati nell’ultima settimana, passando dai 4.085 del 7 aprile ai 13.940 del 14 aprile (sul totale di 74.060 tamponi realizzati a quella data sulla popolazione piemontese).

Di questi 3.610 sono positivi, 5.753 sono negativi e 4.577 sono in attesa dell’esito del tampone.

Sui tamponi effettuati alla data dell’8 aprile, gli ospiti delle Rsa risultati positivi sono il 40%, il personale il 30%.

Al 31 marzo nelle Rsa vi sono stati 407 morti in più del primo trimestre 2019, di cui 248 risultati positivi al Covid-19.

La delibera della Giunta regionale n. 4 del 20 marzo sulla “Sostituzione del personale nelle strutture residenziali e semiresidenziali socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in emergenza Covid-19” ha inoltre permesso l’assunzione di 755 nuovi operatori, di cui 645 con mansioni assistenziali e 110 in qualità di personale infermieristico.

I dati saranno aggiornati  con cadenza settimanale.

L’attuale emergenza ha poi evidenziato la necessità di potenziare l’assistenza infermieristica ai pazienti. L’Unità di crisi ha quindi predisposto, il 7 aprile, una circolare straordinaria per far fronte alle carenze riscontrate nelle strutture residenziali socio-sanitarie. Le Asl del Piemonte hanno così incrementato l’assistenza infermieristica domiciliare, per i prossimi quattro mesi, in misura minima di almeno un operatore ogni 20mila abitanti. Tale misura, che ha messo a disposizione delle Rsa piemontesi decine di infermieri, ha evitato la sospensione dei servizi infermieristici in alcune strutture.

L’assessore al Welfare, Chiara Caucino, ha sottolineato l’efficacia delle azioni condotte finora dall’Area funzionale Rsa rispetto alle criticità riscontrate presso le strutture, in particolare sull’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, sull’incremento dei tamponi effettuati e sulla sostituzione del personale assente.

Tutte le Asl piemontesi hanno poi recepito le indicazioni della circolare del 3 marzo scorso dell’Unità di crisi, in cui veniva richiesta l’attivazione di nuclei di vigilanza.

“L’attenzione alla situazione delle case di riposo – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – è documentata fin dal primo atto dell’Unità di crisi del 23 febbraio nel quale già si raccomandava ai gestori delle strutture di limitare l’accesso dei visitatori e di attenersi alle misure di prevenzione previste dalle disposizioni ministeriali, che la maggior parte delle strutture ha applicato. In qualche caso, nonostante le misure, si sono verificati contagi. Oggi abbiamo più task force e Usca nelle aziende sanitarie locali dedicate all’emergenza delle case di riposo, oltre a quasi 800 infermieri e operatori socio sanitari assunti per soccorrere le case di riposo rimaste sguarnite di personale a causa del contagio. Sui test sierologici abbiamo avviato la sperimentazione ed ora aspettiamo le indicazioni del Ministero della Salute per procedere secondo le linee che verranno individuate dalle autorità sanitarie”.

 

La Regione acquista cinque milioni di mascherine lavabili

Verranno finanziate con 6 milioni di euro grazie alle donazioni 

Saranno consegnate a casa attraverso Comuni e Poste italiane: successivamente sarà obbligatorio  indossarle

La Giunta regionale ha predisposto una modifica al bilancio per garantire la copertura economica necessaria all’acquisto delle mascherine da distribuire a tutta la cittadinanza. È stato approvato questa mattina un provvedimento che verrà presentato domani ai Capigruppo del Consiglio regionale, per destinare 6 milioni di euro per il 2020 all’acquisto e distribuzione di dispositivi di protezione per tutta la popolazione piemontese, attraverso una modifica della legge 14 sulla Protezione civile.

 

Tutti i Capigruppo hanno già espresso parere favorevole e, pertanto, nella mattinata di venerdì una apposita commissione legislativa approverà in via definitiva l’intervento.

 

Per la copertura delle risorse necessarie verrà utilizzata una parte delle donazioni ricevute dalla Regione Piemonte sul conto corrente attivato per l’emergenza coronavirus.

 

«Abbiamo pronto l’acquisto di 5 milioni di mascherine lavabili per tutti i piemontesi – spiegano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, insieme all’assessore alla Protezione civile Marco Gabusi e alla Sanità Luigi Icardi –.Ad aggiudicarsi la gara realizzata attraverso SCR sono state tre aziende del Piemonte. Insieme a Poste italiane e alle associazioni che rappresentano gli enti locali stiamo definendo le modalità migliori per organizzare la distribuzione alle famiglie su tutto il territorio. Ringraziamo tutti i Capigruppo del Consiglio regionale per la sensibilità dimostrata e la generosità di chi ci ha permesso con le proprie donazioni di coprire la spesa. Prima di rendere le mascherine obbligatorie era, infatti, fondamentale poterle garantire a tutti, ancor più in vista della fase di ripartenza».
Nella foto L’Unità di crisi della Regione Piemonte

 

Coronavirus: mail cancellate, la Regione chiede chiarimenti alle asl

La Regione Piemonte ha chiesto chiarimenti all’Asl Città di Torino a proposito delle comunicazioni dei medici di famiglia ai Servizi di igiene di pazienti con sintomi  da coronavirus, con relativa richiesta di test diagnostico, che sarebbero andate perse, forse per un malfunzionamento del sistema, non in grado di contenere tulle le comunicazioni nella casella.

Secondo le  prime informazioni  il problema sembra essere stato causato da uno straordinario flusso di email.

“Se ci sono delle responsabilità, verranno accertate”, dice l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, che ha inviato la richiesta di chiarimento a tutte le Asl della Regione.